Gay Boys Reloaded

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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSUALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Era estate, il ponte di ferragosto. I miei amici ed io, dopo un anno sparso in varie città d’Italia e d’Europa, decidevamo sempre di vederci e dedicare solo a noi una settimana. Eravamo quattro amici, di cui due gay. Tutti single, per scelta o da poco. Io avvocato ventisettenne, uno dei più giovani (e fortunati) d’Italia, Giuseppe un ballerino dal corpo perfetto, Davide un calciatore mulatto di serie C, e Francesco un cubista da sballo.
    Eravamo amici da anni, ormai, e visto che i nostri lavori ci portavano sempre fuori Milano, ogni anno ci vedevamo e decidevamo di passare una settimana insieme con i nostri rispettivi partner, se ce ne fossero stati. Quell’anno eravamo tutti single, e decidemmo una meta più o meno esotica. Trovammo una villetta con piscina in Sicilia, a pochi chilometri da Palermo: era circondata da palme ed aveva un prato all’inglese e delle siepi che evitavano che qualsiasi cosa si vedesse dall’esterno. La villetta era a due piani, con il piano di sotto con cucina, salotto ed un bagno, e poi le scale portavano ad un secondo piano, con due camere da letto, un bagnettino piccolo ed una jacuzzi. 400 euro per una settimana in quel piccolo paradiso ci parse regalato.
    Il primo giorno passammo praticamente tutto il giorno in piscina, con i costumi e certe pose che lasciavano ben poco all’immaginazione.
    “Giuseppe, la smetti di farti quelle cazzo di foto?”
    “Marco finiscila vah. Fatti un appello!”
    Giuseppe era l’unico gay oltre me nel gruppo, e ci conoscevamo da sempre.
    Il secondo giorno, forse per il caldo e per la pressione, iniziavo ad avere strane allucinazioni. Infatti dopo mezz’ora di piscina, presi il mio portatile ed andai nel soggiorno a lavorare. Volevo nascondere la mia erezione, che non passava anche solo sentendoli. Quella sera, per il caldo e le situazioni che c’erano state, rimasi alzato ed andai avanti a scrivere e bere. I pensieri mi turbavano, mi tormentavano. I tre giorni successivi passarono così, con le temperature che salivano e con me che andavo avanti così. I pensieri che facevo mi rendevano impossibile avvicinarmi ai ragazzi. Me li sarei fatti tutti, uno per uno. E dormivamo tra l’altro tutti nella stessa stanza, e la cosa mi rendeva difficile anche solo avvicinarmi al mio letto.
    Il sesto giorno era ferragosto, ed era l’ultima notte che avremmo trascorso insieme là. Ero deciso a godermi almeno quella nottata e quei due giorni a bordo piscina. La mattina, Giuseppe e Francesco andarono a fare un giro, mentre Davide restò a letto e io rimasi in piscina. Ero là a rilassarmi con il mio whisky accanto, quasi mi stavo addormentando, ma un rumore sordo mi fece trasalire. C’era Davide che si era svegliato e si era tuffato in acqua appena sveglio, tutto nudo. Ancora aveva visibile l’erezione mattutina: una cosa immensa! Saranno stati 19-20 centimetri, e non era del tutto eretto. Io arrossii a vedere quella barretta di cioccolato al latte. Lui uscì dall’acqua, si mise nella sedia sdraia accanto alla mia come nulla fosse e prese un sorso di whisky.
    “Allora, Marco, hai finito coi compiti estivi?”
    “Mah… si… direi di si” dissi io imbarazzato.
    “Beato te che non hai pressioni oltre a quelle lavorative. Io al di là del lavoro, mi sono lasciato da un mese e non mi sfogo da quando Gloria mi ha piantato”.
    “Capita, purtroppo. Ti sembra che io mi sfoghi spesso?”
    “Ti ho visto in questi giorni. Sei eccitato ed imbarazzato pure in questo momento. Ma non lo dici”
    Tacqui per la vergogna.
    “Ti vergogni? Io ho bisogno di una bella sfogata e tu fai la fichetta santa?”
    “Davide! Ma sei impazzito? Sei etero e sei mio amico”.
    “Sotto le docce non hai idea di quanti culi ho sverginato”.
    Non sapevo che dire. Intanto il mio cazzo pulsante faceva capolino dallo slip,
    “Marco, non sono gay. Però ad un bel ragazzo non dico mai di no”.
    Si alzo, mi prese di peso e mi scaraventò in piscina, poi si tuffò anche lui.
    “Avanti, non rompere le scatole, non scopo da un mese”.
    Il pudore ben presto cedette posto all’eccitazione. Lui si strusciava sul mio sedere, che ormai era scoperto, con lui che mi teneva contro un lato della piscina. Ad un certo punto mi sussurrò “Usciamo, voglio farti assaggiare il cioccolato”. Mi venne un urlo godereccio “Siiiiii!”.
    Usciti dalla piscina, si distese sul prato e, allargando le gambe, disse sontuosamente “Fammi vedere perché Giuseppe dice che fai pompini divini”. Mi chinai ed iniziai a spompinarlo pian piano, poi sempre più forte. “Figa fai piano, così mi fai sborrare subito, e voglio ancora il tuo culo”. Ma ebbe appena il tempo di dirmelo che mi inondò bocca e faccia di sborra. Proprio in quel momento stavano entrando i ragazzi.
    “Davide! Marco! Che cazzo fate?!” irruppe Francesco.
    “Vieni a provare la boccuccia di questa troietta, è fantastica l’avvocatessa”, rispose Davide che poi, rivolgendosi a me, disse “Dai, che oggi il cioccolatino ti farà divertire”.
    Neanche il tempo di finire la frase e Giuseppe, vedendoci nudi e vedendomi ricoperto di sperma, soggiunse “Se volevi un po’ di cazzo, bastava dirlo amore”.
    Vidi Giuseppe spogliarsi del tutto col cazzo già in tiro, con Davide che era andato a spogliare Francesco ancora incredulo. Iniziai nel frattempo a limonare con Giuseppe sussurrandogli “Ho sempre sognato un momento come questo”. Nel frattempo anche Francesco iniziava a smollarsi, dietro gli incitamenti di Davide che diceva “Vai tranqui, questo qua ti farà godere più di quella troia della tua ex, parola mia”. Così mi ritrovai, ancora bianco della sborra secca in viso di Davide, a succhiare altri due cazzi, mentre Davide stava lì a guardare la scena ed a menarsi. Dopo che mi inondarono entrambi la gola di sborra che sistematicamente ingoiai, mi fecero mettere a pecorina. Ormai ero in balia loro, parlavo come se fosse una scolaretta in un porno etero con Rocco Siffredi. Appena Davide mi chiese “Sei pronta per prendere tre trapani?” io dissi senza controllo “Siii, sfondatemi, scopatemi in tutti i modi, voglio essere vostro fino a che non partiamo da qui!”
    Davide non aspettò due volte e mi inculò senza preavviso, strozzandomi un urlo in gola. Sentire i sui 23 centimetri nelle viscere mi mandava in paradiso. Col suo stantuffare mi stava facendo godere come mai prima. Nel frattempo succhiavo gli altri due siluri a Giuseppe e Francesco, coi loro cazzi che erano diventati nuovamente marmorei. Ad un certo punto vidi solo Francesco davanti a me. Mancò poco perché capissi cosa stesse per fare Giuseppe: sentii un calore ed urlai come mai prima d’ora. “Aaaaaaaaaaaaah Dio siiiiiii! Daiiiiii!”. Ne avevo due dietro, mai fatto prima. Cazzo, due ragazzi dentro di me che mi stavano sbattendo come mai prima. Ad un certo punto uscirono, Davide si mise sotto di me e mi baciò, poi vidi passare dietro Francesco. Ma non avevo idea ancora. Bastò un commento di Davide per farmi presagire il peggio: “Non c’è due senza tre, cara la nostra troietta”. Sentii tre cappelle pressare e forzarmi. Ormai ero spanato, e prima che urlassi, Davide mise una mano dietro la mia nuca e mi baciò. Avevo i miei tre amici dietro.
    Mi stantuffarono per mezz’ora così, dopo di che uscirono. Io ero sfinito, ma mi misi in ginocchio per ricevere il loro seme. E così fu: tre cazzi pieni di sborra puntati sulla mia faccia che mi inondarono. Sembravo babbo natale, ero ricoperto dalla sborra degli amici che ho sempre adorato. Giuseppe nel frattempo prese a spompinarmi per sdebitarsi, e anche lui si riempì la faccia della mia sborra, per chiudere con un bacio.
    Ero ancora estasiato, e ci tuffammo tutti nudi in acqua.
    “Brava, sarai la nostra troietta estiva d’ora in poi”, disse Davide.
    Io mi ero appena ripreso, e bracciata dopo bracciata, mi avvicinai a Davide.
    “Va benissimo, ma ora tocca a te”, gli sussurrai alle spalle prima di sbatterlo all’angolo. Il mio cazzo era appena tornato in tiro e senza farmelo ripetere due volte lo infilai dentro il buchetto di Davide, che pensavo vergine. Entrò come burro, con mia somma sorpresa!
    “Non eri etero?” gli dissi mentre me lo scopavo
    “Sotto leeee… docce capi…capita di farsi scopare… non è maaaaa…oooh…. Male”. Replicò.
    Francesco era dall’altro lato ancora shoccato ed eccitato, e Giuseppe lo vide.
    “Ora tocca a te!” Urlò Giuseppe dirigendosi su Francesco che, malgrado si dimenasse, si lasciò penetrare. Li scopammo per un po’, poi uscendo dall’acqua, li ricoprimmo della nostra sborra, per poi inginocchiarmi e sborrare loro su di noi.
    Da allora, Francesco e Davide rimasero single e ci vedemmo ogni volta che fosse possibile. Ma quella settimana divenne il nostro punto di sfogo: ogni settimana estiva programmata doveva essere solo per noi, per divertirci ed essere ognuno la troia degli altri.
  2. .

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    Beh, ho sempre scritto (con scarso successo XD), ma mai questo genere di racconti. Così, rispettando l'obbligo di provare cose nuove (che mi sono imposto da me qualche giorno fa), ho buttato giù due righe che ora vi propongo. Tutta fantasia, neh (anche se certe cose sono reali :P). Buona lettura :D

    Era un’estate particolarmente torrida, cosa che faceva gioire quasi tutte le persone che conoscevo, ma che per me, che il caldo lo soffro tremendamente, significava condanna a morte. Se a questo uniamo la mia scarsa socialità capirete bene che vivevo praticamente isolato, circondato da ventilatori ed aria condizionata. Tenevo un contatto stabile solo con un caro amico, che conosco fin dai tempi delle scuole medie, il quale usava la cortesia di venirmi a trovare spesso. Luca, questo il nome del mio amico, aveva, al contrario di me (che sembro praticamente un orso. Aspetto fisico adatto al carattere direi), un fisico snello, sportivo, corti capelli castani e niente barba. Insomma, proprio il mio opposto, in certi momenti sembro Rasputin. O peggio. Ad ogni modo questo bravo ragazzo aveva fama di essere donnaiolo, uno di quelli che ci andava giù pesante, se capite cosa intendo. Di nuovo il mio opposto, visto che ho un carattere schivo e timido e diverse insicurezze. E, inoltre, una sicura bisessualità, anche se le uniche esperienze sono state con donne. Bene, un giorno il buon Luca mi venne a trovare, deciso a prendere in mano la situazione obbligandomi a uscire di casa. Era intenzionato a trovare qualche attività che stimolasse la mia curiosità spingendomi ad abbandonare il mio fresco rifugio. Impresa impossibile, ma mi dispiace scoraggiare la gente, così non dissi niente. Dopo una lunga serie di rifiuti il nostro fu sul punto di arrendersi, io, invece, mi allungai a letto. Il mio amico, invece, si mise a cazzeggiare al pc. Intanto si chiacchierava amabilmente. Dico io, perché uscire e rischiare di sciogliersi quando ci si può divertire al fresco? Insomma, parla tu che parlo io, il pomeriggio proseguiva tranquillamente, fino a che, Dio solo sa per quale motivo, mi venne una potentissima erezione. Una di quelle inaspettate, immotivate, che però è impossibile nascondere. E che non passano nemmeno se pensi al povero Bambi. Capite che l’imbarazzo era abbastanza forte. Luca, in ogni caso, fissava il monitor e sembrava non essersene accorto. Deciso a salvare capra e cavoli continuo a parlare come se nulla fosse, ma intanto mi giro lentamente sul fianco, dando le spalle al mio amico e fingendo di cercare qualcosa nei cassetti del comodino. Dico, passerà, no? D’improvviso sento Luca alzarsi e sedersi sul letto, di fianco a me. Messa una mano sulla spalla il mio amico mi gira verso di lui. Dopo avermi guardato intensamente negli occhi mette la mano sotto la maglietta e inizia ad accarezzare il mio corpo. Potrei mentire dicendo che le sue dita scorrevano su una tartaruga scolpita, ma no, la sua mano incontrava un corpo morbido, che la palestra non l’ha mai vista nemmeno in cartolina. Mentre con la mano continua a massaggiarmi il buon Luca inizia a baciarmi sul collo. Porca miseria, sembrava conoscere tutti i miei punti deboli, tutto quello che mi fa impazzire. Inutile dire che ormai nelle mutande avevo un martello pneumatico che pulsava prepotentemente contro le mutande. Luca, con un rapido gesto della mano, abbassò i pantaloncini e le mutande, guardando per un attimo il mio pene durissimo. Lentamente, poi, mentre con una mano lo accarezzava e giocava con le mie palle, iniziò a baciarmi di nuovo il corpo scendendo sempre di più, fino ad arrivare all’oggetto del desiderio che, inutile dirlo, lo aspettava in trepidante attesa. Con una mano lo teneva ben fermo, mentre con la bocca iniziò a baciarlo e leccarlo. Dapprima l’asta, tutta. Poi, lentamente, si dedicò alla cappella, che pulsava sempre più. Staccatosi per un momento fece la stessa cosa con le mie palle, baciandole e succhiandole. Mi faceva impazzire. Infine si decise e lo prese tutto in bocca, completamente. Era una sensazione meravigliosa, era bravissimo. Continuò per un po’, fino a quando non esplosi, inondandogli la bocca ed il viso di calda sborra. Sebbene la mia erezione non si decideva a scomparire del tutto decisi di ricambiargli il favore, dedicandomi per la prima volta al suo pisello che, pur non essendo enorme, era comunque di tutto rispetto. Felice (oltre che eccitato) di aver scoperto che quel mio bell’amico era, in fondo, molto più simile a me di quanto pensassi.
  3. .

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    Quando lo vidi provai subito una strana sensazione, uno strano calore alla pancia, che partì dall’ombelico, mi attraversò il piccolo membro sotto misura ed arrivò al buchetto perennemente bagnato.
    Da quel giorno ogni volta che lo vedevo mi si stringeva lo stomaco, inoltre, quando parlavo con lui le parole mi uscivano a stento, ero sempre emozionato.
    Il problema era che si trattava del professore di informatica, che, al liceo aveva improvvisamente sostituito la titolare, incinta.
    Poco più che trentenne, di bell’aspetto, la voce calda ed i modi gentili, mi colpì immediatamente ed implacabilmente.
    Io, tra l’altro, non ero più vergine da tempo: infatti, qualche estate prima, alcuni marpioncelli dagli ormoni galoppanti, che si trovavano nel paese di campagna dove trascorrevo qualche settimana in compagnia dei nonni, constatarono che ero una troietta, peraltro piuttosto carina, con i lineamenti delicati, la pelle liscia e lo sguardo da cerbiatta (“Cazzo! Questo è una femmina sbagliata!” sentenziarono), premurandosi, contemporaneamente, di farmi conoscere i loro membri, utilizzandoli per allargarmi a dovere l’orifizio intonso e per riempirmi la boccuccia a cuore. Soddisfatta la pratica iniziale, mi usarono ogni giorno per godere, tutti quanti, nessuno escluso, soprattutto quando facevamo il bagno, inizialmente in mutande poi tutti nudi, in una vecchia vasca per l’irrigazione, nascosta in un campo abbandonato dove andavamo solo noi. Devo dire che questa cosa, nonostante il dolorino che provavo ogni volta che me lo mettevano dentro lo stretto pertugio, mi diede da subito un grande piacere.
    Ma torniamo al professorino, che avendo notato i miei rossori e le mie titubanze durante i nostri colloqui, un giorno mi domandò di fermarmi per qualche minuto dopo le lezioni, per risolvere la questione.
    Ero tutto un fremito, sarei rimasto solo con lui!
    Dopo aver avvertito casa del ritardo, mi sedetti nel corridoio davanti alla sala dei professori, attendendo.
    Arrivò quasi subito, invitandomi ad entrare.
    Fortunatamente non c’era nessuno.
    Mi chiese immediatamente quali problemi avessi con lui, ed io: “Nessuno professore, è che quando la vedo mi sale il calore, mi emoziono e non capisco più nulla”.
    Noto un certo interesse, poi: “Secondo te da dove nasce questa cosa?” domanda ancora:
    “Beh… se posso dirlo…”.
    “Dimmi, dimmi”, incalza.
    “Sa, il fatto è che… che mi piacerebbe tirarle un pompino”, ecco, l’avevo detto.
    La reazione fu piuttosto pacata: “Mhh… immaginavo qualcosa del genere, si può fare.”.
    “Però non qui, vieni con me” aggiunse.
    Ero al settimo cielo, lo seguii come un cagnolino o meglio una cagnetta in calore, fino all’aula di informatica. Questa si trovava in un’ala della scuola ufficialmente inagibile quindi nessuno ci avrebbe rotto le scatole. La Stanza era chiusa ma lui ne possedeva la chiave.
    Appena dentro richiuse subito e poi mi chiese di tirargli fuori l’uccello.
    “Vieni, occupati del tuo professore, vedrai che sorpresa”.
    Devoto mi inginocchiai davanti a lui, che si era appoggiato alla scrivania, slacciai la cintura, sbottonai il pantalone, che gli abbassai assieme alle mutande.
    Accidenti, come era grosso! Mi parve enorme, di sicuro era il più grande che avessi mai visto. Seppur moscio riuscivo a stento ad afferrarlo, mi pendeva giù dalla mano, apparendomi pesantissimo, lunghissimo e larghissimo
    Accostai timidamente le labbra, lo leccai per un attimo, poi lo succhiai in punta come avevo imparato a fare per farli venire subito duri. In un attimo mi ritrovai davanti ad un palo d'acciaio. Per farlo entrare in bocca dovevo aprirla completamente ed anche così entrava con difficoltà.
    Ci penso lui, mi mise una mano sulla testa e dopo aver afferrato i capelli cominciò a scoparmi la bocca, spingendomelo fino in gola, avanti e indietro sempre più velocemente. Respiravo dal naso, a stento, ma ero felice, li se ne accorse: “Ti piace eh! Penso che stiamo risolvendo i tuoi problemi”.
    Certo, anche se avrei preferito lavorare io di bocca invece che farmela sbattere in quel modo, ma andava bene lo stesso, stavo dando piacere al mio idolo.
    Venne improvvisamente, giù in gola, mi affrettai ad ingoiare per evitare di soffocare. Comunque, un rivoletto di sperma sbagliò strada e mi uscì dal naso. Mi liberò la bocca, respirai profondamente, non avevo neppure avvertito il sapore del suo succo.
    “Professore” dissi “veramente so fare di meglio”.
    “Non ti preoccupare, mi andava così, avrai tempo per farmi vedere cosa sai fare. Oggi non c'era molto tempo”.
    L'avremmo rifatto, dentro di me esultai come per un goal al novantesimo.
    Si affacciò sulla porta, constatò che non c'era nessuno, quindi sgattaiolammo fuori.
    Mentre scendevamo le scale che conducevano all'uscita, mi domandò a bruciapelo: “Ma il culetto come è messo?”
    “Beh... ha già visto qualcosa” borbottai, spiazzato.
    “Mi piacerebbe esplorarlo accuratamente, magari assaggiare un po' il buchino”.
    “Come vuole, professore”. Non dissi altro, però pensando immediatamente alle dimensioni del suo arnese.
    “Liberati dopodomani, il pomeriggio, ti porto in un posto” continuò lui, sussurrando.
    “Sicuramente” risposi.
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    Quando si è dei ragazzi adolescenti, non poter fare sesso è davvero una tortura. Si è nel pieno della propria prestanza fisica, si è costantemente eccitati e pronti alla monta e si riprende l’erezione in un battibaleno: in nessun’altra età si è tanto adatti al sesso. Quant’è crudele la nostra società, che non lascia i ragazzi adolescenti assecondare i propri bisogni anche quando sono fortissimi e li costringe a fare tutto di nascosto portando a perdere la verginità molto più tardi di quando dovremmo secondo natura, ossia appena se ne sente l'istinto.
    Noi omosessuali, poi, siamo i più sfortunati di tutti a quell’età: è quasi impossibile trovare un complice con cui sfogare i propri istinti, perché quasi tutti sono etero e anche chi per sua natura sarebbe disposto a sperimentare non osa, per omofobia interiorizzata.
    Insomma, a noi gay per vivere un’adolescenza sessualmente piena serve proprio un miracolo, ma a volte i miracoli succedono: vi racconto del giorno in cui ho avuto il privilegio di poter montare un maschio e ancora di più di avere la prima volta perfetta. È stata veramente la giornata dei miracoli.

    Circa metà aprile. Piove, ma non è un problema: adoro la pioggia. Sto entrando a scuola, un liceo molto duro che però io adoravo, perché per me studiare è un gioco, e che gran gioco! Manca ancora una decina di minuti al suono della campanella e come al solito mi piazzo vicino alle scale in attesa di potermi avviare verso la mia classe al piano superiore. Mi immergo nel libro che mi sono portato.
    A uno a uno vedo entrare in classe i miei compagni. Arriva la professoressa: ho matematica e ne sono felice. Sono proprio anormale, ma non ci posso fare niente: il rigore mi piace e i problemi mi divertono.
    Poco dopo di lei arrivano i numerosissimi ritardatari: per ultimo entra Federico, arrivato quest'anno e protagonista di molti miei sogni erotici fin da subito. Non è molto alto, come me, ma è più bello di ogni bronzo greco, e ci somiglia pure: d’inverno ha un colorito normale, ma appena spuntano i primi raggi di sole primaverile si abbronza tutto in pochissimi giorni. Veste sempre da sportivo, e sportivo è: gioca a calcio in una squadra locale, e quando non ha gli allenamenti va in palestra.
    È la lussuria maschile personificata, ma a quanto pare solo io vedo la sua bellezza: non lo si vede mai con una ragazza ed è tremendamente insicuro, tanto che cammina sempre a testa bassa, come se volesse nascondersi.
    Cazzo, averlo in classe è una tentazione continua e ogni giorno tornando a casa mi sento contemporaneamente un grande stoico e un ancora più grande sfigato per non averci mai provato con lui.
    È spesso assente, però, ma non manca mai agli allenamenti di calcio, a quanto dice un suo amico di mia conoscenza.
    Le due ore di matematica passano in un attimo, e mentre io ancora rifletto sulla spiegazione mi accorgo che gli altri si stanno già preparando per scendere: abbiamo educazione fisica, la materia che odio di più. Non solo non sono bravo negli sport non avendone mai praticati, ma condividiamo gli spogliatoi con ragazzi delle classi superiori, e non ce n'è uno che non sia un atleta e un perfetto toro da monta: trattenere l’erezione è quasi impossibile, quindi mi devo muovere con la massima discrezione onde nessuno scopra che mi farei tutti i presenti seduta stante se solo potessi.
    Mentre stiamo scendendo in palestra, la mia professoressa dice a me e a Federico di restare in classe perché deve parlarci. Ci chiede se avendo fatto entrambi tanti assenze siamo sicuri di riuscire a tenere il passo: io rispondo di sì con una certa tracotanza, mentre Federico, sempre a testa bassa, mormora un “non lo so”. Mi lascia andare e trattiene ancora Federico.
    Arrivato in palestra vedo che tutti i miei compagni sono già ad allenarsi. Entro nello spogliatoio e l’odore di maschio mi entra nelle narici causando un’ovvia reazione nei miei pantaloni. Ci sono alcuni stalloni probabilmente di quinta, non uno senza un fisico bestiale quanto gli istinti che mi stimola quella vista, tutti seminudi e sudatissimi perché hanno appena finito la lezione. Porca troia, quanto invidio le ragazze che questi maschi magnifici probabilmente si scopano ogni volta che hanno voglia, solo che io non vorrei farmi scopare da loro bensì prenderli da dietro in modo animalesco. Che brutto desiderare solo l’irrealizzabile!
    Faccio un pessimo lavoro a coprire il ringonfiamento nei miei pantaloni, ma nessuno sembra fare caso a me e prima che io finisca di cambiarmi la maglietta dopo averli silenziosamente ammirati se ne sono già andati tutti.
    Sono da solo, perfetto. Senza più curarmi della mia erezione mi spoglio. Mi sto cambiando i pantaloni quando sento qualcuno entrare e d’istinto mi giro, facendo involontariamente quello che avrei dovuto fare mesi prima: mettere in bella mostra la mia virilità pulsante per Federico.
    Panico.
    Lui mi scruta per un secondo, nota il pacco rigonfio e ride.
    <<oh oh, Mirko: ma a chi stai pensando per avere il cazzo così duro?>> Dice ammiccandomi.
    Con i battiti del mio cuore che fanno il rumore di cento tamburi nelle mie orecchie, gli rispondo, ancora nel panico: <<eeeeh...ehm… a quella figa della quarta B. L’ho vista scendendo in palestra, madonna che culo, quanto me la farei!>>
    Federico ride di nuovo e mi dice con una voce che non riconosco: <<ahahah, sì, è vero, me la farei pure io, cazzo! Quanto ho voglia di scopare, ma non ci sta mai nessuna!>>
    Sconvolto dal fatto che Federico, sempre così titubante e taciturno ora stia quasi ghignando e tenga la testa ben alta ma eccitatissimo dalla situazione, gli dico: <<fossi una ragazza scoperei con te subito, guarda che muscoli che c’hai! Se solo non sembrassi sempre spaventato avresti la fila!>>
    <<oh, buono tutto ma ora cambiamoci che sennò la prof ci fa secchi>>
    <<eh hai ragione Fede>>
    Mentre io mi infilo i pantaloni da ginnastica lui si sfila la maglietta, e alla vista di quel corpo paradisiaco il mio cazzo inizia a bagnarsi dalla voglia.
    Anche se ormai mi sono cambiato, la mia parte razionale sta perdendo influenza su di me e quindi resto a guardarlo mentre si spoglia: prima di mettersi la maglia da ginnastica si toglie anche le scarpe, e poi anche i pantaloni, mostrando le sue gambe da calciatore scolpite nel bronzo più puro dal migliore artista, senza un pelo, cosa che di norma non mi piace ma su di lui rende tutto ancora più conturbante.
    <<oh che fai mi guardi?>>
    <<scusa, scusa, pensavo ad altro>>
    <<ma ce l’hai duro per me?>>
    Ammutolisco.
    <<lo prendo per un sì.>>
    Inizia ad avvicinarmisi. È a pochi centimetri da me, sento il suo odore di giovane maschio pieno di testosterone e virilità adolescenziale.
    Apro la bocca per improvvisare una scusa, e mi ritrovo dentro la sua lingua.
    Non mi faccio neanche più domande, non penso più, agisco solo d’istinto, e il mio istinto mi porta ad avviluppare la mia lingua alla sua esplorando la sua bocca mentre con le mani tasto la sua corporatura perfetta e bollente come la situazione che si è appena creata nello spogliatoio. Si stacca, e io sento un vuoto immenso.
    <<se vuoi scopare scendi alla mia fermata del pullman con me, che ho la casa libera>>
    <<hai dei preservativi?>>
    <<ma a che cazzo ci servono, Mirko?! Siamo maschi e siamo vergini, almeno io lo sono, che vuoi che succeda?>>
    <<porca troia, non vedo l'ora>>
    Ho così tanto testosterone in corpo che scopro una forza animalesca che non credevo di avere e in palestra sbaraglio tutti nella gara di corsa. Le successive ore evaporano nel tempo: tutto quello che conta per me è che tra poche ore inizierò a vivere davvero, CAZZO!
    Sul pullman io e Fede quasi non ci parliamo, per non destare sospetti. Alla sua fermata lo seguo, e mi porta a casa sua. Appena arrivati posiamo gli zaini e lo seguo in camera sua, una stanza dalle pareti tempeste di poster della Juve .
    Senza mezzi termini mi dice: <<ok, bando alle ciance. Vuoi che ti scopi o mi vuoi inculare tu?>>
    Esaltato dalla sua schiettezza mi sento in dovere di rispondergli altrettanto francamente: <<ti inculo io. Poi mi faccio pure cavalcare da te, ma ora voglio la tua figa maschia..>>
    Non so se sia la foga repressa o il fatto che ho chiamato il suo culo figa maschia, ma dopo quelle parole mi placca buttandomi sul letto e baciandomi voracemente. Nel groviglio dei nostri corpi adolescenti ci sfiliamo i nostri indumenti meno le mutande, e d’istinto mimiamo entrambi il gesto di fottere strofinandoci le nostre marmoree virilità. Esploro quel corpo divino baciandogli i capezzoli duri quanto i suoi muscoli da atleta, massaggiandogli gli addominali e mordendolo sul collo, perché no?, tutto mentre continuiamo a strusciarci gli inguini godendo come mai nella nostra vita. Emettendo versi inumani veniamo entrambi nelle nostre mutande: il nostro primo orgasmo provocato dal contatto con un altro maschio.
    <<dimmi che ti rimane duro abbastanza da prendermi.>>
    Non dico nulla: mi limito a girarlo di forza e metterlo a pecora. Buttiamo via le nostre mutande. Ero già pronto a fotterlo, ma all’improvviso mi balena in mente un pensiero.
    <<oh FEDE, CAZZO, DIMMI CHE HAI UN LUBRIFICANTE>>
    <<no, ma tu ce l'hai, Mirko. Leccami la mia figa maschia, come la chiami tu, tanto so che lo vuoi. Il lubrificante non ci serve per godere, abbiamo i nostri corpi.>>
    Ho un attimo di inibizione al pensiero di leccargli l’ano, ma poi realizzo che non è un culo ma una figa maschia, che non è il posto da cui si caga ma il posto in cui si scopa. Gli apro per bene le natiche marmoree sprigionando la fragranza che solo i feromoni di un maschio eccitato hanno e mi fiondo ad assaporare la parte più eccitante del corpo più eccitante che avessi mai visto. Prima lo lecco come farebbe un cane, con la lingua piatta, poi faccio grandi leccate attorno al buco per stuzzicarlo e non perdere uno solo dei suoi aromi più intimi e sinceri, per poi iniziare a introdurre la mia lingua dentro. Godo anche io, seppur non quanto lui quando gli infilo due dita nel posto dove nessuno si sogna di infilare niente a parte me, che tra poco ci infilerò altro, e nel mentre gli sego il suo organo completamente depilato, pulsante e dalle dimensioni in realtà superiori alle mie. Dopo qualche minuto, però, non resisto più. Inizio a strofinare la punta del mio cazzo sulla sua apertura tanto desiderata, che lubrificata dalla mia saliva sembra davvero una figa ma molto più seducente, e poi lo indirizzo dentro con la mano, spingendo all’interno tutta la cappella. Il suo ano, dall’eccitazione, non oppone praticamente resistenza e lui geme senza trattenersi minimamente. Gli afferro quella zona tra le natiche e i fianchi, appoggio naturale per scopare a pecora, e lascio il posto all’animale in calore che è dentro di me. Lo scopo senza violenza ma con la forza che ogni scopata dovrebbe avere; ogni volta mi tiro quasi completamente fuori da lui per poi rientrarci tutto, con le nostre palle che sbattendo tra di loro intensificano ancora di più il nostro piacere liberatorio. Non mi importa che io quasi non conosca il ragazzo a cui sono dentro, non me ne frega nulla del fatto che lui sembra un atleta olimpionico mentre io non ho affatto un bel fisico, non penso più a nulla perché non c’è nulla di più importante è bello di quello che sto provando in questo momento. La prima volta di norma è sempre scomoda e dolorosa mentre noi sembra che scopiamo da una vita. Non mi faccio domande, ormai accetto i miracoli di questa giornata, godo e basta. Ovviamente duriamo poco: in meno di cinque minuti esplodo in un orgasmo sconquassante, ma non contento continuo ad affondare nella sua carne divina finché anche lui non viene riempiendo il letto del suo seme. Crolliamo esausti. Ci abbracciamo e ci addormentiamo crogiolandoci nel confortante odore dell’altro, obbedendo all’istinto più animale che ci sia: l’affetto.

    Ci svegliamo che è già sera, e io sono costretto a tornare di fretta a casa e a rimandare la promessa fatta a Federico di farmi montare da lui, promessa che manterrò pochi giorni dopo. Di lì a breve avrò anche occasione di farmi scopare assieme a Federico da uno stallone nato solo per la monta di due anni più grande, ma quella è una storia da raccontare in un altro momento.

    Edited by mirq - 6/2/2018, 23:37
  5. .
    Gioco di sguardi sulla spiaggia non particolarmente affollata... esci dal mare con la muta e ti spogli della stessa mostrando un fisico piacevole, non palestrato ma che mostra gli effetti del nuoto.
    Ti sfili la muta e esce un piccolo slip a contenere i tuoi gioielli di famiglia... bella vista devo dire. Un bel pacco anche se nascosto dal nero del costume. Ti guardo e incrociamo lo sguardo, sono sdraiato poco davanti a te con il mio slip celeste che non nasconde le mie voglie. Il mio membro si muove e tu ne cogli l'ingrossarsi.
    Sono a gambe larghe, non nascondo nulla sfruttando quella vena di esibizionismo che è in me.
    Sposto il membro lateralmente per mostrare ancora di più il suo essere barzotto. Sistemi il tuo cazzo con un gesto che non è solamente spontaneo... stringi il membro come a offrirlo e per attirare la mia attenzione su di lui.
    Continuò a sistemare il mio cazzo. Te lo faccio vedere attraverso il tessuto. È un offerta muta ma inequivocabile. Esci dall'acqua e vai verso le cabine, aspetto un attimo s ti seguo, il mio cazzo pulsa dalla voglia e ti seguo.
    Da lontano, non troppo,ma continuo a punture il tuo culo che voglio ! Ho voglia di riempirti.
    Entri in una cabina e lasci aperta la porta, arrivo ed entro.
    Sei ancora vestito del tuo slip, allungo le mani e approfitto per strizzarti il cazzo, non male devo dire.
    Ti avvicini e ricambi. Anche tu vuoi capire cosa offro. Sembri soddisfatto, ti avvicini e ci baciamo. Le lingue guizzano e penetrano le bocche.

    Sei soddisfatto, sono soddisfatto, le mani continuano a toccare e le mie passano a sentire la consistenza del tuo culo. Sodo come me lo aspettavo, ti giro e mi abbasso. Ti bacio la schiena e abbasso lo slip, sento il sapore del sale e ti sfilo questo inutile indumento, anche il mio cade ormai superfluo.
    Ti assaporo e arrivo alle tue chiappe sode che mordicchio e stuzzico, le allargo e cerco il centro passo la lingua con lappate lunghe e leggere, voglio stuzzicarti e ottengo l'effetto, gemi e muovi il culo per avere di più.
    Mi rialzo e faccio abbassare te... finalmente hai davanti quello che finora hai solo immaginato. Lo guardi e commenti soddisfatto... ti piace il mio cazzo come ti piace il mio essere imponente anche la pancetta che mi porto dietro ti piace.
    Dove ti eri nascosto mi domando senza cercare risposta, ti avvicini al cazzo e cominci a stringerlo, lo imbocchi delicatamente mette le tue mani mi accarezzano.
    Cominci a succhiare con voglia e passione, sembra che io sia quello che cercavi. Il mio cazzo ti arriva fino in gola... il diametro si fa sentire e ti allarga. Continui facendomi gemere di piacere, ti tengo la testa e la schiaccio contro il mio pube depilato. Comincia la danza del sesso deciso e animale. Ormai è più solo il piacere a comandare. Il sangue non è più nel cervello ma è solamente nel cazzo che è diventato il centro del mondo.

    dove ti eri nascosto?

    È la quinta volta che me lo ripeti e mentre mi stringi il cazzo e ricominci a leccarlo, la tua lingua scorre dalla base alla cappella fermandosi sul frenulo per dare ancora più piacere. Scendi fino alle palle scendi ancora sotto verso il perineo, verso il culo. Lo so che ti spiace stuzzicarmi il culo, lo vuoi lo vorresti scoprirai che io non lo concederò se non alla lingua o forse ad un dito birichino.
    Risali di nuovo le palle le mordi e le prendi in bocca ti spingo giù lo devi ingoiare tutto. Non deve esserci un millimetro di cazzo fuori dalla bocca, dalla gola. Voglio sentire la cappella che dilata la gola vorrei sburrarti direttamente nello stomaco anche se non lo farò.
    Ti ribelli e sollevi la testa è da stronzo quale sei strisci un po' con i denti l'asta del cazzo. Arrivi alla cappella e stringi le labbra per strapparmi un gemito di piacere. Ci riesci. Mi godo il su e giù sempre più umido e scivoloso.
    Lasci il cazzo e risali.
    Continui a leccare e risali.
    Verso le mie labbra e risali.
    Arrivi e le lingue si incrociano, sai di me. Mi piace questo retrogusto di cazzo e di sale.
    Mantra ci baciamo non so come ma sento che il cazzo non è più libero, lo hai preso tra le mani e lo tieni mentre ti giro.

    Ti piego leggermente e lo scivolare dentro di te.

    Il glande fatica ad entrare, deve aprirsi la strada e aprire te. Dolce e piacevole dovere.
    Ti rialzo, voglio che ti siedi, devi fartelo entrare dentro.
    Voglio che il cazzo ti sparisca dentro e che ti riempia prima di cominciare a scopare perché e di questo che parliamo.
    Stiamo scopando.
    Muovi il culo, ondeggi e sento le tue pareti che mi accarezzano morbide e mangia cazzi.
    Sei uno stronzo perché scopri che mi piace avere il cazzo imprigionato dentro di te. Oppure sei talmente Troia che vuoi godertelo fino all'ultimo millimetro.
    Tutte e due.
    Ti pieghi e riproponi le labbra
    Ti ribalto, ti costringo a pancia sotto e ti cerco. Sei sdraiato impotente sotto la mia fisicità. Il mio cazzo comincia ad esplorare gli spazi, cerca gli antri vogliosi, entra nel tuo culo aprendoti un millimetro alla volta.
    Ti vuole
    Vuole godere di te
    Lo spingo dentro ma non è una fatica. Lo faccio scorrere ma entrò nel burro
    Ti fa un po' male ma non mi spiace. Sarà un piacere maggiore dopo.
    Lo uso come un piolo per tenere una tenda che si pianta allargando il buco.
    Il dolore è passato.
    Ti sento godere, non scappi.
    Il culo si spinge all'indietro a cercare più cazzo
    Vuole fino all'ultimo decimo di millimetro
    Mi implori di scoparti deciso di farti male, di spaccarti il culo, di farlo diventare una caverna in maniera di ricordare a lungo questa sfilata. Lo faccio spingo deciso le palle sbattono contro il tuo culo ed il piacere monta. Sei sdraiato e io sono sulla tua schiena per spingerti il cazzo nel culo, lo faccio ruotare per sentire bene le tue pareti per fartelo sentire bene entro esco cambio angolazione, lo faccio impuntare sul l'ingresso della tua rosetta per poi affondare completamente ed infilare il membro all'ultimo millimetro. Mi piace stare su in fondo e ruotare il bacino, ti chiedo di stringere il culo mi massaggi il cazzo, me lo massaggi e me lo mungi con il culo. Le tue pareti stringono il mio cazzo e gli impediscono quasi di uscire imprigionandolo e bloccandone i movimenti.
    Strappo via il cazzo dal tuo culo, ti giro e ti alzo le gambe...il tuo culo aperto e spanato si offre alla mia vista e occhieggia voglioso. Il mio cazzo duro e voglioso si avvicina ti alza ancora le gambe ti appoggio il glande e spingo dentro dentro di te.
    Riprendo a scoparti con ritmo con decisione dentro in fondo. Entro ed esco con il tuo culo che si spalanca E mi accoglie affamato di cazzo, affamato di piacere e di darsi, voglioso di essere preso. Voglioso di stare sotto di fare sesso in maniera piacevole deciso animalesca, godi e godo anch'io anche se non sborro.
    Non è ancora ora ci sono altre cose da provare altre sensazioni da cogliere. Mi sfilo ti giro di fianco, rientro E ti scopo e godo di te. È cambiato l'angolo e sono cambiate le sensazioni ma la voglia rimane invariata e non soddisfatta. Continuiamo un po' così,forse persino troppo ginnico questo modo di scopare ma ci sta tutto ci piace tutto.
    È ora di concludere ti pieghi e lo riprendi in bocca vuoi sentirlo eruttare nella tua bocca, poche succhiate, pochi colpi e vengo. Il mio sperma ti riempie e tracima dalle labbra, ti piace e continui a succhiare con delicatezza. Mi rilasso ma è anche ora di pensare al tuo piacere, mi abbasso e ti bacio il cazzo pieno di precum, lo stringo nel vecchio gioco di mano accompagnando il tutto con le labbra... anche tu sei al limite e mi esplodi addosso.

    Ci rassettiamo e sappiamo che, ne siamo sicuri, non sara l'ultima volta.
  6. .
    Ciao, apri il portone? ok
    Semplici queste parole ma sono quelle che aprono la strada.
    Apri la porta e ti trovo in una mise interessante, canotta nera e slip a righine centrali proprio lì interessante freccia verso il piacere.
    Un caffè? perché no! serve a spezzare una tensione che non c'è, c'è il piacere di chiacchierare un po prima di dedicarsi a quello che vogliamo entrambi, qualche confidenza.
    Mi racconti della tua notte precedente, del tuo incontro, di quanto tu abbia goduto ad essere riempito in maniera completa e totale, della tenerezza e della durezza e di quanto ti abbia gratificato il piacere dato e ricevuto.
    Il caffè è finito, che dici andiamo di là?
    Mi spoglio lentamente, la maglia, la camicia, i jeans scivolano verso il basso e ne approfitti, approfitti di me, della mia disponibilità e voglia.
    Ti abbassi verso il mio inguine, verso i miei slip che contengono un cazzo ancora tranquillo
    Abbassi gli slip e ti fiondi a baciare il mio glande, lo coccoli con la lingua, lo prendi il bocca ed intanto il cazzo prende vita.
    Chiudo gli occhi, il piacere mi prende, indurisco, non ancora di ferro ma comincio a prendere consistenza.
    La tua bocca continua a muoversi sul cazzo ormai duro, mi muovo anch'io, comincio a scoparti la bocca. Delicatamente, per il momento almeno, il piacere di sentire scivolare il mio cazzo all'interno del tuo cavo orale è senza prezzo, non c'è fretta è il momento delle sensazioni, della delicatezza e dello scorrimento in una bocca calda ed accogliente, fantastico.
    driiin driiin ... azz il telefono, ma chi rompe adesso? telefonata importante, abbandoni il mio cazzo e rispondi.
    Finisco di spogliarmi in attesa del tuo ritorno, mi sdraio sul letto in attesa, non c'è fretta bisogna comprendere le cose importanti. Intanto il mio cazzo si asciuga, perde la lucentezza della tua saliva, si ammorbidisce, perde consistenza, si adagia sui coglioni rasati, ti toccherà ricominciare da capo.
    Torni, affamato, ti fiondi sul cazzo lo riprendi tra le labbra mmmmmm che piacevole sensazione riprendi dall'inizio ed il cazzo riprende consistenza, si indurisce lo ingoi, si lo fai entrare in gola, sento distintamente la glottide chiudersi sul glande e farlo entrare, soffochi ma ritorni ad ingoiarlo.
    Non ho bisogno di tenerti la testa, da solo ti butti sul cazzo come non ci fosse domani, lo vuoi in gola, vuoi che senta la sensazione del tuo completo abbandono, del tuo completo possesso del mio cazzo.
    Chi comanda durante un pompino? il cazzo o la bocca?
    Cazzo che bello avere la tua bocca che scivola avanti ed indietro sulla mia asta, sentire la gola che si chiude sulla cappella, sentire i tuoi mugugni e vedere quanto ti piace e le tue confessioni? dove le mettiamo? tra una succhiata e l'altra mi confessi che hai sbocchinato ed ingoiato calibri notevolmente lunghi ma fortunatamente (per te?) non grossi come il mio che guadagna in larghezza quello che non ha in lunghezza pur difendendosi egregiamente.
    Ti tiro su, voglio altro, voglio sapere cosa vuoi.
    Ti tiro su per baciarti, le lingue combattono la loro battaglia di piacere, si mordicchiano e sento sulle tue labbra il mio gusto, mi piace, mi piace il duello delle lingue ma cos'è che vuoi? in culo sussurri flebilmente, Ti strizzo forte i capezzoli, gemi e te lo faccio ripetere cos'è che vuoi? inculami, inculami!!!!!
    Riempimi il culo con il tuo cazzo.
    Lo dici quasi pregando.
    E chi sono io per non accontentarti?
    Girati, mettiti alla pecorina, indosso un preservativo in maniera febbrile, ne ho voglia, voglio il tuo culo. II culo che ha dato piacere ad un altro non tante ore fa ma ora voglio che si riempia del mio cazzo.
    uauuuu...
    Ma che bel culo...a 90° come piace a me, completamente offerto, depilato e lucente, pronto per essere penetrato, mi avvicino (o ti avvicini tu?) mi appoggio al tuo buchetto (?) ed entro, piano mi chiedi, piano entra piano, delicatamente, delicatamente ma arrivo in fondo ed assaporo la tua temperatura interiore.
    Non avevi bisogno di controllare la febbre? il mio cazzo la sta misurando, te la sta misurando, è perfetta, perfetta per dare piacere.
    Mi muovo, ti muovi, comincio a spingere con più forza.
    I miei coglioni cominciano a danzare, non sbattono ancora contro le tue chiappe sto andando ancora piano, mi sto godendo le sensazioni che mi dà il tuo culo ti stai godendo le sensazioni che ti dà il mio cazzo.
    Driin Drinnn Drinnn...
    Un'altra telefonata, non puoi non rispondere. Troppo importante chi chiama per non rispondere.
    Mi chiedi di uscire, esco dal tuo culo e tu rispondi ma non cambi posizione, resti alla pecorina e parli, parli. Provo a stuzzicarti, entro di nuovo nel tuo culo per non perdere di consistenza e per continuare a godere di te.
    Protesti mentre parli, parli mentre protesti? muovi il culo per sentire meglio il mio cazzo, ma non protestavi? continui a parlare ed a muovere il culo.
    Finisci la telefonata ed allora spingo, divento cattivo, voglio sfondarti, i miei coglioni sbattono contro le tue chiappe finalmente. Continuo a spingere e sento la marea del mio sperma montare, non voglio ancora godere, mi fermo e poi riprendo, mi fermo e poi riprendo, esco ti faccio girare sulla schiena ti alzo le gambe e rientro nel tuo culo affamato.
    Gemi di piacere il mio cazzo ti tocca tutto dentro, hai gli occhi chiusi e gemi riprendo a spingere, spingo forte alzo una gamba per spingere meglio.
    Continuo a spingere con continuità, i miei coglioni sbattono e fanno montare lo sperma, sono in fondo, sento che non posso, non voglio più resistere, mi lascio andare e lo sperma fluisce verso il tuo culo dove, giustamente, viene fermato dal profilattico, mi lascio andare al piacere, gemo, gemi.
    Ancora qualche spinta, la voglia di assaporare le ultime sensazioni, le ultime carezze che il tuo culo mi dà.
    Il cazzo si ammorbidisce ed esce delicatamente, entrambi un po’ spiaciuti ma molto goduti.
    Ancora una tenerezza, sfili il profilattico pieno e mi detergi delicatamente, ancora due coccole abbracciati ma è ora di tornare al mondo esterno, il tempo è fluito rapido e tiranno
    Mi aspetta una cena da preparare, mi porto dietro una sensazione di soddisfazione e piacere, una pienezza di rapporto che ci gratifica.
    E' stato un sogno? Sicuramente bellissimo
    .
  7. .

    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSUALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    .... Filippo aveva appoggiato il suo cazzo sulle mie labbra, provai a dire qualcosa ma come aprii la bocca me lo mise dentro e iniziò a scopare la mia bocca, ogni tanto affondava di più e provavo un senso di soffocamento dopo alcuni minuti finalmente venne, affondando il cazzo fino in gola, costringendomi ad ingoiare tutto, intanto era arrivato anche Daniele e ci guardava incuriosito, si stava masturbando e come Filippo si allontanò da me si avvicinò reclamando la sua parte ma io corsi in bagno a lavarmi mi sentivo sporco, ero appena entrato in doccia quando si aprì la porta erano Daniele e Filippo, mi fecero inginocchiare e prima che potessi dire niente iniziarono a pisciarmi addosso poi mi lasciarono li andandosene vantandosi di quello che avevano fatto e deridendomi.
    Finalmente rientrarono i miei genitori e tornai alla solita vita, dopo due giorni dovevo andare in piscina ed ero un pò preoccupato, come al solito Daniele mi venne a prendere ma non mi disse niente e dopo la piscina mi riaccompagnò a casa salutandomi, ero sollevato ma in qualche modo anche deluso, passarono i giorni la scuola era finita e anche la piscina, ero finalmente libero di fare quello che volevo senza altri impegni, una mattina mia madre uscì resto di casa per andare a lavoro e uscendo mi chiese se più tardi potevo portare della roba alla Maria così dopo colazione ancora con il pigiama bussai ai vicini, nessuno rispondeva stavo per andarmene quando si aprì la porta, era Daniele e mi invitò ad entrare aveva solo i boxer e devo dire che aveva davvero un bel fisico, mi disse che la madre era in bagno a prepararsi per uscire e che potevo lasciare la roba a lui, poi feci per andarmi ma quando stavo per uscire Daniele si precipitò verso di me schiacciandomi contro la porta, si strusciava e mi sussurrava nell'orecchio cose sconce, mi aveva abbassato il pigiama e mi toccava il buchino con le dita poi mi spinse nella sua camera mi buttò sul letto e mi iniziò a scopare con forza e io gemevo, poco dopo si aprì la porta, era la signora Maria, mi prese il panico ma lei senza battere ciglio disse al figlio che usciva raccomandandosi di ripulire quando avevamo finito, sapevo che era una donna con una mentalità aperta ma non pensavo così, poi mi salutò e uscì, Daniele riprese a sbattermi ancora con più forza mi diceva che ero una troia e quelle come me dovevano essere usate poi lanciò un urlo e scaricò il suo carico dentro di me.
    Ero sconvolto da quello che era successo ed eccitato allo stesso tempo, avevo paura che la Maria dicesse qualcosa a mia madre ma fortunatamente non fu così, le cose erano tranquille la solita vita intervallata dai miei incontri con Daniele che quando aveva voglia, cioè tutti i giorni, mi invitava da lui e andavamo nella sua stanza, ormai ero il suo svuotapalle, così mi chiamava lui la sua troia personale, un giorno dovevamo andare dai nonni ma io non avevo voglia allora la signora Maria disse a mia madre che se voleva potevano lasciarmi a dormire a casa sua tanto per lei non era un disturbo, il marito era sempre fuori per lavoro, così mi lasciarono in consegna e partirono, il pomeriggio la Maria mi fece il bagno, avevo un pò di vergogna ma la lasciai fare, mi fece anche un clistere poi mi portò in camera sua e mi fece mettere un perizoma poi un vestitino corto da donna, mi truccò gli occhi e mi mise il rossetto, voleva che quella sera fossi carina, dopo un pò saranno state le 18 arrivò Daniele insieme a 4 ragazzi del gruppo, si avvicinò a me e mi disse che sembravo proprio una troia e che dovevo fare la carina con i suoi amici che vedendomi così conciata non persero tempo iniziando a palparmi e spogliarmi poi a turno mi scoparono, mi sentivo indolenzito e con il culo slabbrato, la signora Maria mi aiutò a sistemarmi e mi mise una crema sul buchetto che ormai era diventata una voragine, poi mi disse che la cena era pronta, mangiai poco mi sentivo pieno, forse per la sborra che mi ero bevuto, poi stanco morto andai a letto, sul tardi Daniele mi svegliò dicendomi che ero stata brava e che quella notte mi avrebbe fatto un regalo, non capivo poi vidi che non era solo, c'era un ragazzo di colore con lui Abdul, era nudo e aveva un cazzo enorme, Daniele mi disse che Abdul mi avrebbe sfondato a dovere, avevo paura avevo un cazzo di 25 cm e molto largo mi avrebbe sventrato, mi divincolavo ma Daniele mi teneva fermo mentre Abdul si stese su di me e nonostante le mie suppliche mi entrò dentro con forza, un dolore atroce, Daniele temendo che gridassi mi aveva tappato la bocca infilandoci il cazzo, Fortunatamente Abdul poi fu molto delicato capendo la situazione, la cosa iniziava a piacermi essere preso da 2 ragazzi contemporaneamente mi eccitava molto, aveva ragione Daniele ero veramente una piccola troietta.
    Da quella sera non sono più stato dai vicini, poi fortunatamente si sino trasferiti, a distanza di tempo ho saputo che la signora Maria era stata arrestata perchè gestiva insieme al figlio una casa di appuntamenti e ho realizzato che probabilmente quella sera si erano fatti pagare dai ragazzi, con Abdul abbiamo continuato a vederci per un pò non potevo farmi scappare un cazzo come il suo......
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    Ciao, sono Claudio dopo le mie esperienze al campeggio non era più successo niente, la mia vita andava avanti tranquillamente, una nuova scuola e nuovi amici, passarono velocemente i mesi tra scuola e corsi di nuoto, era passato un altro anno avevo 14 anni anche se ne dimostravo decisamente meno, la scuola era quasi finita e avevo tanto tempo libero per me, frequentavo ancora la piscina visto che i miei genitori ex atleti credevano molto nello sport come una attività che avrebbe formato il mio fisico e il mio carattere, io non ero molto entusiasta della cosa ma non potevo fare come volevo quindi accettavo le loro imposizioni, visto che mio fratello si era trasferito in Inghilterra per studio, spesso mi accompagnava il figlio dei nostri vicini, Daniele un 17 enne non molto raccomandabile secondo me, ma essendo il figlio della Maria la migliore amica di mia madre lei lo riteneva affidabile.
    Daniele era il classico teppistello che non perdeva occasione di infastidire le matricole della scuola, era quasi un metro e ottanta e con un fisico delineato dalla palestra e dal calcio, che si prendeva cura di me perché la madre lo assillava e anche perché i miei ogni tanto gli davano qualche soldo per il disturbo, quindi mi tollerava anche se spesso mi diceva che ero solo un peso per lui, un giorno i miei genitori decisero di prendersi una settimana di vacanza e visto che ancora avevo la scuola mi avrebbero lasciato dai genitori di Daniele che era tutt'altro che felice di dividere la sua stanza con un moccioso, così mi considerava.
    Arrivò il giorno della partenza e i miei dopo le varie raccomandazioni si diressero verso l'aeroporto, avrei voluto andare con loro ma non sentirono ragioni, presi la mia roba e mi trasferii a casa della signora Maria, iniziarono subito primi problemi, Daniele il pomeriggio usciva e sua madre gli disse di portarmi con lui altrimenti non lo avrebbe fatto uscire, mi sentivo fuori posto avrei voluto starmene a casa ma Maria non sentì ragioni, Daniele era su tutte le furie doveva accudire a un moccioso, ma non avendo altre possibilità mi portò con lui, frequentava un gruppo di ragazzi da tutti ritenuti dei bulli che infastidivano tutti nel quartiere, naturalmente presero subito di mira me, mi sfottevano mi facevano dei dispetti in continuazione, non mi facevano fare vita, per tutta la settimana Daniele mi portava con se ma io mi sentivo fuori posto , ogni volta mi vedevano mi toccavano il culo a volte mi facevano vedere la forma dei loro attributi, mi dicevano che non ero un ragazzo ma assomigliavo più a una ragazzina, parlavano in continuazione di sesso, ma secondo me erano solo degli sfigati e l'ultimo giorno prima del rientro dei miei, glielo dissi visto che non c'era nemmeno una ragazza nel loro gruppo, risultato che iniziarono a inveire contro di me e contro il loro amico che mi aveva portato lì, Daniele era furioso.
    Rientrammo a casa che era già ora di cena, i suoi genitori erano partiti per andare dai parenti della Maria, Daniele faceva finta di niente anche se vedevo la rabbia in lui, dopo cena andai subito a letto dicendo ce ero stanco, lui invece uscì, rientrò piuttosto tardi e mi svegliai, non era solo, c'era anche Filippo un suo amico che tutte le volte che mi vedeva si prendeva per i fianchi e mimava una scopata sentivo odore di alcool e fumo, non mi dissero niente però vidi che si tolsero tutti i vestiti e rimasero completamente nudi, io sbirciavo cercando di non farmi vedere, Daniele aveva uno strano sorrisetto sulle labbra, poi si rivolse a me e mi disse che il pomeriggio se non ci fosse stato lui i suoi amici mi avrebbero ammazzato di botte per le cose che gli avevo detto, ero solo una ragazzina viziata e che ora lo dovevo ringraziare e dovevo fare la carina con lui e il suo amico, io non capivo a cosa si riferiva, si avvicinò e prima che potessi dire qualcosa si tolse le mutande e si mise a cavalcioni sul mio petto, avevo il suo cazzo davanti alla faccia era molto grosso e pieno di vene, puzzava di piscio cercai di respingerlo ma era troppo forte per me, disse di fare la brava che tanto avrebbero fatto quello che volevano quindi mi conveniva collaborare, mi avrebbero fatto divertire ma io non volevo perché sapevo che poi m avrebbero sputtanato in giro, quindi anche se eccitato dalla cose continuavo a respingerlo anche se ne profondo speravo che non desistessero.
    Dovevo tenere la parte, non dovevo far vedere che mi piaceva, ma Filippo che era più sveglio si accorse che avevo il pisello in tiro e subito iniziò a dirmi che ero un ricchione succhia cazzi e sapeva lui come trattarmi, mi fecero girare mi tolsero i pigiama e senza complimenti Daniele entrò in me, fu una sensazione bellissima, ci sapeva davvero fare, mi scopò per pochi minuti poi ansimando si scaricò nel mio intestino, poi lasciò il posto a Filippo che era più rude e deciso negli affondi, andò avanti per dieci minuti poi si accasciò su di me rimanendo con il suo cazzo piantato dentro, l'alcool e chissà quale altre cose avevano fatto il loro effetto, erano letteralmente crollati, riuscii a liberarmi e andai a farmi la doccia, la mattina mi svegliai con uno strano sapore in bocca, avevo il cazzo di Filippo sulle labbra .... ma questa è un altra storia
  9. .
    Viaggio nella memoria per narrarvi chi era Piero devo ritornare indietro nel passato ora ho 52 anni e Piero lo conobbi quando ero maggiorenne da alcuni mesi ,ho sempre avuto problemi di vista dai 4 anni comunque a 18 anni a seguito di un incidente stradale in moto venni ricoverato al CTO della mia ex citta.
    Ero allettato da alcuni giorni ed ormai mi ero adattato al reparto per prepararsi all'intervento i medici mi prescrissero un clistere ...adesso sarei felice di riceverlo ma allora non sapevo cosa fosse, alla sera dopo cena l'infermiere Piero arrivo in stanza ed io che ero in trazione immobilizzato al letto mi disse" andiamo a fare un giro stasera " impaurito con brividi mi porto lungo il corridoio con tutto il letto fino alla stanza "VUOTATOIO" un corridoio stretto in cui passo il letto che Piero spinse dentro a sinistra un armadio di ferro grigio una sedia comoda ed una macchina autoclave per lavare padelle e orinatoi al letto.Piero attaccò un asta da flebo all'altezza delle ginocchia e se ne andò qualche minuto ,quando ritorno portava una caraffa fumante che appoggiò sull'autoclave chiesi cos'era e Piero mi disse il tuo clistere , gelai dall'armadio tirò fuori una sacca rossa che riempi per la metà di quel liquido e lo appese al gancio dell'asta scopri il lenzuolo e mi fece abbassare lo slipgirandomi sul fianco Piero si mise guanti in lattice e lubrificato un dito di vasellina mi unse ano e retto soffermandosi gemetti era piacevole tolse il dito e senti entrare un tubicino che aperto il rubinetto mi innondo le viscere strano effetto mi eccita con un erezione vista da Piero.
    Dopo mezzo litro non resistevo e Piero tolse il tubo era il mio primo clistere mi mise la padella e mi liberai a me sembrava bene Piero controllo e sentezio non basta bisogna che facciamo un secondo...mi rimise sul fianco verso altro liquido più freddo e stavolta un litro me lo somministrò poi mettendoci sulla comoda evacuai bene pronto per il giorno dopo e l'intervento chirurgico.
    Passarono mesi guarito e tornato alla vita normale non pensavo piu all'ospedale,al clistere ed a Piero un giorno da un mio amico edicolante trovai delle riviste Club e special Club il titolo in copertina era "clisteri per tutti" lo portai a casa e mi segai leggendolo nella rivista ho cominciato a capire che c'era chi godeva in un altro modo io che allora ero etero nelle pagine trovai inserzioni di un infermiera di Verona che allora tramite fermo posta gli scrissi, come recapito telefonico usai quello della mia radio dove ogni giorno trasmetteva mi chiamo dandomi indirizzo a Verona corso porta nuova fu semplice al sabato raggiungerla ma dopo il suono del campanello una doccia fredda mi si abbatté voleva un regalino di 300000 lire con la coda tra le gambe ritornai a casa senza far nulla.
    Nei giorni a seguire guardavo Portobello un giornale di annunci e li che trovai il telefono in un annunciò di Piero "infermiere pratica al domicilio cure infermieristiche catetere,clistere,iniezioni etc chiamare, un giorno mi feci coraggio e lo chiamai chiedendo tutto quanto costava io dissi che me lo avevano fatto in ospedale e ne avevo bisogno perché soffrivo di stitichezza.L'infermiere abitava a quindici minuti da casa mia con la bicicletta raggiunsi la casa di Piero ero con qualche minuto di ritardo quando suonai il campanello con il cuore in gola mi apri Piero dicendomi " tu! " buongiorno Piero e lei su accomodati come stai mi accolse calorosamente e fu molto più semplice lui vedeva che ero impacciato , allora il Clistere ti ha fatto talmente bene che adesso vuoi che lo facciamo ancora ...feci un cenno con la testa mi invito a seguirlo in camera ove mi ordino di spogliarmi , quando tutto nudo Piero che mi aveva già visto mi disse di mettermi sul fianco sinistro piegando gamba destra Piero si sedette dietro il mio culone indossando i guanti di lattice poi lubrifico per bene l'orifizio anale gemevo e lui continuo dolcemente ti piace mi domando alla parete attaccò ad un chìodo un enteroclisma blu di quelli da viaggio era pieno fino all'orlo un lungo tubo a cui alla fine vi attaccò una cannula sterile lunga scartata davanti a me che Piero me la infilo tutta nell'ano aperto il rubinetto senti il calore del liquido entrare era stupendo piacevole Piero mi accarezzava le chiappe devi fare bei respiri profondi così entra meglio segui il consiglio ma a metà clistere ero pieno e dolorante andai ad evacuare finito il.primo Piero mi fece ancora un altro solo che stavolta notò che avevo il cazzo duro allungata la mano mentre scendeva il liquido me lo afferrò e mi masturbo lentamente fino a che l'ultima goccia del clistere mi entro lui continuo a segarmi fino a che sborrai nella sua mano, evacuai bene stavolta quando ritornato in camera Piero mi disse sei migliorato il secondo era un litro e mezzo secondo me facendoli più spesso diciamo una volta a settimana e arriveresti a 2 litri ...l'offerta era interessante ma non mi potevo permettere da spendere 50000 £ a volta non so quando potrò ancora tirai fuori i soldi lo pagai mi rivesti e me ne andai a casa.
    Qualche giorno dopo mentre ero in radio Piero mi chiamo mi disse che gli piacevole e che le cure me le avrebbe fatte gratuite se volevo anzi mi invito a passare da lui per cenare alle sette mi presentai a casa di Piero portando un bottiglione di rosso da bere cosa gradita da Piero fu una cena tranquilla conoscitiva lui mi allungava la mano sotto ogni tanto ed io lo lasciavo fareci siamo bevuti tutto il vino per poi abbandonarci sul divano mi cominciò a baciarmi era il.primo uomo che lo faceva con la lingua mi spoglio tutto accarezzandoli e toccandomi tutto sarà stato le nove di sera e Piero mi disse devi fare ciò che dico adesso vai in camera che ti preparo un clistere che stasera lo ricevi tutto 2 litri .
    Andato in camera Piero mi raggiunse con la sacca piena attaccandola al muro prima di indicarmi la cannula mi fece un massaggio al pancione poi a gambe divaricate mi mise il tubo tra le natiche chiudi gli occhi e respira profondamente lui mi accarezzo il cazzo inturgidito lo scalpello e lo prese in bocca era bellissimo godetti in bocca di Piero fu come un aspirapolvere puli tutto quando riaperto gli occhi goduto notai che l'enteroclisma era finito lui stacco il tubo e corsi in bagno ove finalmente evacuai tutto.
    Fu il primo clistere ricevuto interamente quando ebbi finito di evacuare e tornato in camera Piero aveva già preparato la sacca piena mi ordino di mettermi sul fianco ,vedevo il liquido giallognolo era camomilla mi accarezzo dolcemente prima di inserire la cannula e aprire il rubinetto lentamente mi invitava a respirare profondamente ed io mi riempio ogni respiro che facevo per caso spostando il braccio toccai la patta del suo pantalone era rigonfio lui calo cerniera e me lo fece sentire in mano era enorme più del mio vorrei tentai di masturbarlo il flusso del clistere si sentiva più forte e poco dopo avevo finito il secondo clistere da due litri.
    Mi sentivo pieno come un otre mi aiuto a tirarmi su ed andare in bagno seduto sul wc lui davanti col suo cazzone duro lo assaggiato con la lingua e poi tutto in bocca e gola ad un certo punto mentre evacuavo Piero stava per godere mi afferrò la testa e senti il fiotto di sborra salata e calda in bocca godeva gemendo e spingendolo in gola quasi da asfissiarmi.
    La serata continuo a letto con un 69 e limonamento continuo verso la mezzanotte me ne andai a casa .
    Passarono qualche settimana prima di risentire Piero mi chiamo in radio avevo un fortissima tosse e dovevo andare dal medico gli dissi nel pomeriggio ed io che avevo un vecchio medico dopo la visita mi prescrissero una cura di iniezioni 10 fiale di rocefin , mi ero trasferito da poco in una zona nuova vivevo solo in 30 mt.a sinistra la cucina al centro la doccia ed a destra la camera occupata dai miei dischi di vinile e il piccolo studio che usavo per registrare programmi l'appartamento era in un complesso dove vivevano un sacco di dottori e per farmi le iniezioni bastava che chiedessi ed avrei trovato,sotto casa per andare in cantina c'era un telefono a gettoni chiamai Piero e gli raccontai tutto mi disse che veniva lui nel pomeriggio verso le tre, puntuale Piero alle tre arrivò wow disse rocefin queste bruciano dai stenditi che ti faccio la punturina io mi misi a letto e poco dopo Piero mi venne a bucare era davvero forte il dolore ma soffocando l'urlo me la inietto massaggiandomi bene il culone ora ti lascio riposare domani ritorno al mattino dopo che ho staccato dalla notte in ospedale passo per farti la puntura e clistere così continui la cura per la stipsi, mi lasciò dolorante alle sei e mezza sentii bussare ricordai dopo alcuni momenti che era lui tossendo andai ad aprire la porta portavo un sacchetto di brioches che accompagnando col caffè feci la colazione mentre Piero preparava di fronte a me l'iniezione mescolando il liquido alla polvere poi misi a bollire dell'acqua appena vide che bolliva mi chiese del sale da cucina 2 cucchiai colmi più una boccetta di glicerina verso dentro.
    Dal sacchetto che Piero mi aveva portato c'era un enteroclisma blu di quelli ripiegabili lo aveva acquistato per me,finito il caffè piero mi invito ad andare a stendermi cosa che esegui erano forti pizzicavano parecchio soffocavo l'urlo sul cuscino lui ne approfittava per palparmi il culo per bene poi mi lasciava pochi secondi per ritornare con in mano la sacca piena che staccato un quadro dal muro mise l'enteroclisma alla parete disciuse natiche infilò la cannula e aperto il rubinetto mi innondo la stanza non era enorme ed io avevo una rete senza testiera lui abbasso la cerniera tirò fuori il suo cazzone duro e mentre andava il clistere volle che lo succhiassi mi lamentavo per il dolore mugolavo Piero spingeva il suo cazzone più profondo finché lui mi sborro in bocca e gola intanto tutto il clistere da due litri erano entrati mi lasciò andare ad evacuare Piero invece si stese e si assopì nel mio letto.
    Erano le 13.30 avevo preparato il pranzo e mi stavo per mettermi a tavola quando Piero si risvegliò mi disse ciao e andò in bagno quando tornato in cucina chiesi se pranzava o voleva caffè rispose caffè dopo un piatto di spaghetti al ragù bagnati da un bottiglione di rosso finito di mangiare stavo facendo i piatti Piero guardava come vivevo mi si mise dietro strofinando il cazzone tra le chiappe che si vedevano nel boxer mi afferrò le tette mi disse sottovoce lo hai mai preso dietro feci un cenno con la testa di no,lo vuoi vero e spingeva quel coso duro mi levo i boxer e mi piego sul tavolo della cucina sputò sulla mano e lo passo nel mio anoappoggio il cazzone ma niente non riuscì .
    Preso dall'euforia del momento mi porto in camera e un 69 abbiamo fatto fino alle tre del pomeriggio poi disse che era l'ora della puntura si alzò e preparo siringa e fiale per poi venire ad iniettarmela tra le mie urla mi massaggio per poi preparare un altro clistere con della camomilla verso il brichetto nella sacca addizionando con acqua tiepida porto la sacca in camera somministrandola chiesi se non mi faceva male troppi clisteri Piero rispose che per il mio intestino era un toccasana mi rilassa e con le carezzine me lo gustai tutto era caldo e piacevole gemevo Piero si eccitava quando tutta la camomilla mi fu dentro senza perdere una goccia andai a scaricarmi in bagno Piero trafficava in cucina mi osservava che evacuavo sorseggiando il vino quando stavo per finire Piero disse appena finito ne facciamo un'altro ero completamente nelle sue mani finito ritornai in camera ove la sacca era già pronta attaccata al muro sorrideva mi stesi nuovamente e Piero mi infilo la cannula dicendo bene bene apri il rubinetto e il flusso caldo cominciò ad invadermi le viscere molto lentamente gemevo sempre di più godevo e Piero era sempre più eccitato tutto il liquido ancora 2 litri mi entrarono e poco dopo li andai scaricare Piero mi osservava dalla porta a cazzo duro quando finalmente ebbi finito Piero mi mise un dito unto d'olio di semi lubrificandomi gemevo al ditalino mi riporto in camera e messo a pecorina Piero mi spinse il cazzone dentro senza fatica entroe senza farmi male cominciò a pomparmi fu meraviglioso godevo come un matto mi teneva per i fianchi ,mi sculacciava,mi sbatteva forte fino a quando stava per venire estrasse il cazzone ed il fiotto della sborra lo sentii nella schiena . Breve pausa e poi ancora dentro di me a cavalcarmi vedeva che godevo e mi piaceva ero completamente sottomesso a lui variò le posizioni fino a risborrare questa volta dentro stremati ci rilasammo felici con baci carezze e limonamenti vari poi Piero disse che era meglio lavare ancora una volta l'intestino con un altro clistere andò in cucina aperto il rubinetto dell'acqua calda la miscelo non erano due litri solo mezza sacca tanto per risciacquare mi infilo cannula ed il flusso caldo mi riempi veloce per poi evacuare.
    Piero mi aspettava seduto al tavolo sorseggiando un bicchiere di vino mi avvicinai a lui che mi afferrò per le chiappe sei proprio un bravo paziente infilo un dito nel mio ano sei ben aperto disse e sta settimana sarai mio...mugolai come tuo risposi si domani lavoro e poi sono in ferie una settimana vorrei che venissi a casa mia qualche giorno così ti posso curare e amare.
    Era una proposta interessante e non avevo nessun problema ad andare con lui così preparai una piccola borsa tanto sono sicuro che sarei stato sempre nudo o quasi ed insieme a Piero ci avviammo a casa sua
    Per cena una pizza da asporto e un bel rosso poi a nanna nel suo lettone mi stringeva baciandomi poi per concludere la serata mi scopo ancora sul fianco venendomi dentro,esausti ci addormentammo soddisfatti.
    Alle 6 Piero si alzò senti la doccia io restavo nel tepore del letto poi ad un certo punto prima di.lasciarmi venne da me scopri il lenzuolo e senti l'umido dell'alcol sulla natica zac mi fece risvegliare con dolore era la mia cura di rocefin mi lasciò solo e mi riassopi ero stanchissimo fino a quando senti aprire la porta era già pomeriggio ed era già rientrato si avvicinò a fianco del letto mi diede un lungo bacio poi disse so io come svegliarti bene ...pochi minuti e ne ritorno con il mano l'enteroclisma stacco un quadro e lo attacco al muro mi infilo la cannula nel culo e apri il rubinetto il flusso caldo mi invase.
  10. .

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    Entrammo in casa baciandoci, la sua lingua non si staccava dalla mia.
    I miei denti tenevano le sue labbra.
    Puzzavamo d'alcool. Vodka, vino, tequila, ci eravamo conosciuti due ore prima in discoteca.
    Erano le 3 e mezza quando lo vidi e lui vide me. Non so come dopo pochi istanti ci ritrovammo a baciarci mentre la musica in sottofondo passava da “Perfect Illusion” di Lady Gaga alla più vecchia “Belive” di Cher.
    Era tutto spettacolare, ero in estasi per l'alcool, i suoi occhi verdi ed i suoi riccioli neri.
    Dopo poco eravamo al bancone a prendere due shot, e poi altri due, per poi finire sui divanetti a pomiciare come due quindicenni la loro prima volta in discoteca.
    Inciampai sul tappeto e lui mi sorresse mentre cercavamo di toglierci i giubbotti cercando di fare il meno rumore possibile, ma era impossibile.
    Entrammo in camera sua e i vestiti cominciarono a volare.
    Scaraventai tutto via, sciarpa, felpa, maglione, tutto.
    Levai le scarpe con un'incredibile velocità e subito dopo volarono via anche i pantaloni.
    Lui era già li nudo sul letto col cazzo in mano che se lo menava.
    Mi tolsi le mutande e mi fiondai su di lui.
    Le sue mani mi strinsero mentre le nostre bocce si incrociavano ancora.
    Salì su di lui e cominciai a strusciarmi al suo cazzo facendolo passare tra le mie natiche sode.
    Mi buttò già di schiena e si avventò contro il mio cazzo prendendolo tutto in gola.
    Sentivo la cappella schiacciarsi tra le pareti della sua gola e lui puntava a prenderne ancora di più.
    Si staccò dal mio cazzo e cominciò a succhiarlo, mordicchiarlo, poi di nuovo fino in fondo. Gli tenevo la testa schiacciata mentre con i piedi segavo il suo cazzo duro.
    Si staccò nuovamente e venne verso si me passandomi i miei sapori in bocca.
    Lo atterrai io sta volta e mi abbassai a succhiargli il cazzo.
    Era grosso, bello, non grosso quanto il mio però, lungo, con una bella cappella che pulsava di sangue e voglia di essere succhiata.
    Mi fiondai e come lui cercai di prenderlo tutto, ma non riuscì.
    Lui scoppiò a ridere poi mi spostò col corpo e mi disse di riprovare.
    Lo presi tutto con mia grande sorpresa. Lui gridò un “Dio continua” mentre mi spingeva giù con la sua mano.
    Mi staccai dal cazzo e un filo di bava calò dalla mia bocca dritto sulla sua cappella.
    Dovevo riprenderla e gustarmela ancora per molto.
    Mi abbassai e ripresi il mio lavoro.
    Non lo vedevo bene, era disteso con la testa buttata giù e ansimava come pochi.
    Mi staccò da lui per ribaciarmi come poco prima, poi si alzò dal letto e andò all'armadio dal quale prese una piccola boccetta di vetro.
    “Usi?”. Chiese.
    “L'ho provato, ma non ne faccio molto uso”. Dissi.
    “Ne vuoi?”. Chiese avvicinandosi stappandola.
    Sarà stata la botta dell'alcool, sarà stato che quel ragazzo mi piaceva da morire, accettai.
    Tirai su di naso per cinque secondi il popper e ricaddi sul letto.
    La mia testa girava ancor di più, mi sentivo ancor più leggero.
    Anche lui tirò su e poi si fiondò a succhiarmi il cazzo. Era voglioso, fogato, lo voleva tutto.
    Si alzò da terra, dov'era piegato in ginocchio e mi girò allargandomi il culo.
    Cominciò a leccarmi il buco, era meraviglioso.
    Gli presi la testa e lo schiacciai ancor di più verso di me. Sentivo la sua lingua entrare ed uscire, leccare le pareti. Poi si staccò e poggiò la cappella.
    Entrò tutto insieme. Mi staccai da lui urlando mentre con una mano mi toccavo il culo con l'altra mi tappavo la bocca.
    Lui si buttò subito su di me baciandomi e chiedendomi scusa, io lasciai il buco e r'indirizzai li il suo cazzo. Entrò, la cappella poi l'asta e alla fine sentì lo scroto che si poggiava sulla mia carne.
    Iniziò lentamente mentre mi fissava negli occhi, poi aumentò, sempre di più.
    Era stupendo, bravissimo. Lo fermai per un istante e lo feci uscire da me. Mi voltai ed allargai le gambe.
    Non faticò a ritrovare l'entrata, tutto, di nuovo dentro.
    Le nostre pelli al contatto producevano un suono quasi ipnotico. Lui mi passò la bottiglietta di popper e tirai ancora una volta.
    La testa riprese a girarmi.
    Mi vedevo la sul letto con lui che mi fotteva come un animale, come una bestia, ed io contento che gli stringevo la mano mentre la sua testa si poggiava sulla mia sussurrandomi parole che ora, e credo mai ricorderò.
    I suoi muscoli si muovevano per far si che io godessi e per far si che non mi stancassi di lui.
    I suoi dorsali si contraevano e rilassavano velocemente come le natiche.
    Mentre mi teneva giù, con una mano andai a cercare il suo culo per farmi fottere ancora più velocemente. Non era da me fare quelle cose, non ero mai stato così selvaggio e animalesco come ora.
    Si tolse da me e cadde accanto.
    Stremato tirò su ancora del popper per poi fissarmi negli occhi.
    Presi l'iniziativa. Salì sopra di lui e lo ripresi dentro.
    Lui sussultò. Sapevo che non era ancora venuto.
    Cominciai a muovermi, velocemente, sempre di più.
    Lui mi prese la gola e cominciò a stringerla per portarmi a se e baciarmi.
    Mi prese il cazzo gonfio e voglioso e cominciò a segarmi, ma poi lo lasciò subito.
    Mi buttò sul letto e si staccò da me.
    Si sputò su una mano e se la passò sul buco.
    Si sdraiò come ed allargò le gambe.
    Non aspettavo altro.
    Entrai piano prima la cappella, poi fuori, poi di nuovo dentro, dopo un minuti lo stavo fottendo più forte di come lui mi avesse fottuto.
    Urlava.
    Gridava.
    Godeva e mi implorava di non fermarmi.
    Lo voltai, volevo vederlo negli occhi.
    Ripresi a scoparlo, portai le sue gambe sopra le mie spalle e ripresi a fotterlo.
    Ad un tratto urlò, urlò molto e una schizzata bianca gli colpì il viso, poi un'altra che arrivò al collo e così altre.
    Il suo petto era pieno della sua calda sborra.
    Io ero quasi arrivato e lui continuava a farsi fottere.
    Mi staccai da lui e gli esplosi sul cazzo.
    Un'ondata di calda sborra si unì alla sua e io ricaddi accanto a lui stremato.
    Lo fissai negli occhi verdi mentre i riccioli erano ricaduti sulla sua fronte.
    Mi baciò e poi si avvinghiò a me. Ci addormentammo in quella posizione.
    La mattina dopo avevo la sua testa poggiata sul mio petto e lui che dormiva.
    Si svegliò poco dopo e mi sorrise baciandomi ancora.
    “Comunque, molto piacere, Giacomo”. Disse allungando la mano.
    Risi. “Piacere Giacomo, io sono Giacomo”. Ridemmo entrambi e poi ci ribaciammo.


    «Forse non è giusto, ma a volte ciò che succede in un solo giorno, può cambiare un'intera vita.»
    Khaled Hosseini



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    Alla soglia dei 40 anni,pieno delle mie belle certezze etero,ecco che,inaspettato,arriva il fulmine che tali certezze è destinato a
    sgretolare.Questo fulmine di 18 anni e occhi a mandorla che mi ferma una mattina lungo le scale del palazzo dove entrambi abitiamo.Huey è il suo nome,secondogenito di una famiglia originaria del nord est della Cina che gestisce da 10 anni un ristorante nel centro città.Mi ferma per dirmi che ha saputo delle lezioni di inglese che do privatamente,lezioni di cui lui avrebbe bisogno per rimettersi in riga con questa materia in vista della maturità.Preso quasi alla sprovvista non riesco a dargli una risposta riguardo a date e orari.Ma la mia confusione del momento è causata da altro..il suo sorriso ed i contorni del suo viso.Lo invito ad entrare
    in casa mia affinchè io possa dargli una data d'inizio da fissare in calendario.Mi racconta dello scarso livello di rendimento
    che ha con questa lingua.Mentre parliamo non riesco a staccare gli occhi dalle sue labbra,molto femminee come del resto sembrano essere i suoi modi.Ci accordiamo per il giorno successivo alle 21 e ci salutiamo.
    La sera della prima lezione,21 in punto,il trillo del campanello.Lo accompagno nel mio studiolo facendolo sedere alla scrivania e sedendomi io sul divano dietro di lui.Iniziamo un primo esercizio di traduzione,ma mentre io detto e lui scrive il mio sguardo è rivolto alla figura del suo corpo.Indossa una tutina di cotone leggero,una specie di pigiama che non ha avuto motivo di cambiare solo per il fatto di scendere due piani da casa sua..un paio di pantofole più simili a ballerine che si diverte a scalzare e a rinfoderare dopo averle fatte dondolare sulla punta,ora di un piede,ora dell'altro.Mi soffermo ad osservare quel gioco dei suoi
    piedi nello stesso identico modo con cui ho sempre guardato i piedi femminili.Pare quasi che avverta il mio sguardo,si volta verso di me proprio mentre sono assorto in quella visione..mi sorride e mi chiede di controllare ciò che fin li ha scritto.
    Lo raggiungo alla scrivania per dare un'occhiata al foglio ma il mio pensiero è rimasto ai suoi piedi...e la folle curiosità mista al desiderio di guardarglieli da vicino.Gli dico che la traduzione è perfetta e che mi stili ora una lista di "phrasal verbs".
    Mentre lui si rimette a scrivere lascio cadere la mia penna..scendo a cercarla...ma quello che cerco è tuttaltro..è uno dei suoi piedi che incontro quasi subito..la pantofola abbandonata sul pavimento e quel piede nudo e roseo a svettarmi ad un palmo dal viso..ho il cuore che mi batte come un tamburo..e incapace di resistere ci avvicino il naso..l'odore intenso che emana mi causa un'erezione tale e una voglia di posarci sopra le labbra che riesco a trattenere a stento..e a stento riesco a riconoscere me stesso..li in quella situazione di eccitazione massima per due piedi maschili..come rompere il guscio del proibito attraverso
    i piedi di un ragazzino..riemergo da quella tempesta dei sensi cercando di dissimulare il più possibile ma trovo il suo viso sorridente...e con una luce maliziosa dirmi che la penna è ancora sul pavimento...già..la penna..me la sono totalmente dimenticata perso com'ero in tuttaltro...la raccolgo senza mancare di tornare a guardare quel piedino meraviglioso e mi rimetto in piedi.
    Huey non smette di guardarmi e sorridermi mentre mordicchia la sua penna..me la porge per farmi notare la scalfittura che c'è
    sul cappuccio dicendomi che quel morso più forte l'ha impresso mentre avvertiva il mio respiro solleticargli le dita..io balbetto qualcosa ma in viso sto avvampando..poi succede qualcosa che nella vita non avrei mai immaginato potesse accadere...Huey mi prende per mano e insieme raggiungiamo il divano..mi fa sedere e si slaccia la tuta lasciandola cadere ai suoi piedi..nudo e sottile come un giunco..ne sono come ipnotizzato..le tempie ed il cuore sembrano volermi esplodere..per tacere dell'erezione che mi sta crescendo mentre si china con il suo viso bellissimo all'altezza del mio...quegli occhi a mandorla e quelle labbra carnose contornate dal nero corvino dei suoi capelli..è un attimo..sfiora le mie labbra con un dito per poi appoggiarci le sue..mi bacia e mi
    sussurra se lo voglio..rispondo al suo bacio..la mia lingua risponde alla sua..è un bacio lunghissimo che mi proietta in paradiso e glielo dico..mi sorride e si stacca da me..appoggia la schiena al bracciolo e allunga le sue caviglie sulle mie ginocchia..gliele accarezzo..sfilo via prima una delle sue pantofoline e poi l'altra..la visione di quei due piedini unita al fatto che adesso me li sta offrendo mi fa perdere il controllo..mi chino con il viso su di essi..li annuso e li bacio..bacio ognuna delle dieci dita e mi lascio inebriare dal loro odore..ho il cazzo durissimo..abbandono per un attimo quel paradiso olfattivo per liberarmi di maglietta e boxer..mi appoggio sul bracciolo opposto al suo e mi porto i suoi piedi sul petto..e poi più su..ad un centimetro dalle mie
    narici..il mio uccello ormai svetta al massimo dell'erezione..Huey sottrae uno dei suoi piedi al mio viso per scendere ad accarezzarmi il cazzo..sento il piacere già crescermi dentro e ad occhi chiusi non smetto d'inebriarmi dell'odore erotico di quel piedino..annuso le sue dita..le bacio come fossero petali di un fiore bellissimo..faccio scivolare la mia lingua tra ognuna di esse fino ad insalivarle tutte..mentre lui muove su e giù l'altro suo piede appoggiato all'asta del mio uccello..
    sono al settimo cielo..e sul filo dell'orgasmo più bello mai immaginato..forse perchè sconosciuto..Huey sente il mio
    ansimare sempre più forte e toglie l'altro suo piede dalla mia bocca..si gira per sdraiarsi accanto a me..le nostre labbra di nuovo vicine...mi sorride dicendomi di quanto la mia bocca odori dei suoi piedi e che mai avrebbe pensato puzzassero così tanto..gli sorrido a mia volta sussurrandogli che è l'odore più eccitante ed erotico che abbia mai sentito e che mai avrei immaginato di trovarlo sui piedi di un bellissimo ragazzino come lui..strofina la punta del suo naso sulle mie
    labbra..ci baciamo e sento una delle sue mani avvolgermi l'uccello e tornare a masturbarmi..accarezzo a mia volta il suo scettro eretto..è il primo sesso maschile altrui che tocco in vita mia ma mi è naturale iniziare a segarlo restituendogli ogni onda di piacere che lui sta regalando a me..onda che aumenta in entrambi mentre le nostre lingue giocano a rincorrersi l'una nella bocca dell'altro..orgasmo che ci regaliamo a distanza di pochi secondi l'uno dall'altro..e il nostro sperma caldo sulle mani e sui nostri ventri..rimaniamo a limonare per lunghi minuti abbracciati..per poi raggiungere la doccia..e li ricominciare..
    A mezzanotte passata ci salutiamo..gli ho prestato un paio di infradito da doccia e con quelle torna nel suo appartamento.
    Dovremo solo essere capaci nelle settimane a venire di separare le ore di studio da quelle che dedicheremo ad amarci..ed io già conto le ore nell'attesa di averlo a letto con me...letto che raggiungo esausto per l'emozione vissuta..emozione che mi assale quando vedo sul pavimento le sue pantofoline..me le metto sul cuscino e inizio a esplorarne l'interno con il naso e a riempirmi il cervello dell'odore che emanano..e un'altra insopprimibile sega sta per ricominciare..

    Edited by Mr Feetlover - 30/11/2016, 17:56
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    Piccola premessa: se vi aspettate il tipico racconto osceno, spinto e privo di senso, con descrizioni iniziali banali e schematiche... VADE RETRO.

    TITOLO: Sex Trip
    AUTORE: spleen boi (Wang Puppy su EFP)
    CATEGORIE: young, scolastico, angst, introspettivo, malinconico, lemon, fluff



    Prologue



    « Lì. »
    Un gemito levitò nel vuoto - a vibrargli fu proprio l'anima -, solo il cigolio del letto incrinò il morbido silenzio che s'era poggiato, tenue, ai bordi delle labbra dei due.
    Lambire la bocca di Mark fu per Jackson un desiderio irrefrenabile; stringerlo al buio, forse, una richiesta inconfondibile.
    C'era arte nel modo in cui il bacino del rossiccio premeva contro le natiche tese del ragazzo platino, poesia nello scorrere ripetitivo della sua intimità fra le viscere umide e convulse del suo amore, alchimia nella forza incessante con la quale si cercavano, acciuffavano - e graffiavano, di tanto in tanto -, coperti da quella che parve loro l'ombra più oscura e pesta della camera dei suoi.
    Perché Jackson era un piglia-in-culo senza sosta speranze.
    Perverso, imprevedibile. Inafferrabile, mistico, vacuo, fatuo. Egli era la notte, egli era il vespro e l'alba insieme. Il fascino dei suoi zigomi affilati e definiti, l'incanto della sua bocca rossa come le ciliegie e gonfia, gonfia di preziosa eroticità: il corpo suo tutto urlava di non voler nient'altro che esser saziato da chi di dovere.

    Ne aveva avuta di sfacciataggine per infiltrarsi in quella stanza, così, con nonchalance. Si era poi spogliato di ogni abito ed era affondato goffamente sul materasso, per chiamare il maggiore e offrirgli la piccante visuale di una posa indecente, avvolto nel lunghissimo nastro da ginnastica della sorella.
    Dai fianchi in giù correva una serie di fasci in stoffa pregiata a comprimere ed esaltare la carne viva celata al di sotto. Naturalmente, il nastro non copriva le zone più osé.
    Aveva puntellato le coperte con le ginocchia - gambe sconciamente divaricate - per mostrargli impudicamente il sempreglabro paio di glutei, sodi ma pieni, che confinava con una coppia di cosce magre. Le gambe, toniche e slanciate, a dondolare a ritmo alterno.
    E i piedi, quei piedi... così invitanti da scatenargli una reazione di palese spaesamento.
    Con un palmo a sopprimere - o a tastare? - l'incipit d'erezione al cavallo dei jeans e una mascella abbassata a mostrar la dentatura aguzza, aveva boccheggiato un po' prima d'incastrar le parole fra loro, sulla punta della lingua.
    « Sei... incorreggibile, davvero » aveva tentato.
    « Vieni a punirmi, allora » aveva pigolato maliziosamente l'altro, che lo guardava di testa in giù, col capo sul copriletto a sporger le perle ch'erano i suoi occhi a mandorla oltre le sue stesse gambe.
    Mark non se l'era di certo fatto ripetere due volte.
    Per quanto fosse incazzato - del resto il suo parentado sarebbe giunto, di ritorno dalle vacanze, a spezzar la pacata tranquillità di casa Tuan di lì a un'ora - si sarebbe presto acquietato.
    Il livello di perversione di Jackson - chissà, forse per osmosi? - raggiungeva picchi talmente alti da contagiare, come un virus mortale, il mondo della sessualità di Mark, il quale più di una volta, nel corso dell'amplesso, sarebbe stato colto in flagrante dalla propria coscienza nell'occhio del ciclone di parolacce e porcherie attribuite alla bella persona di Jackson. Ma quest'ultimo ci sapeva fare così bene, dannazione. Chi mai avrebbe osato biasimare un adolescente come lui per essersi lasciato sedurre, stravolgere dal nuovo, frizzante e capace compagno di classe, giunto direttamente dalla Cina a scombussolargli l'esistenza?
    Abbandonata ogni titubanza insieme ai vestiti - che palle slacciare la cinta! -, lo raggiunse sul comodo giaciglio matrimoniale per aggredirgli la bocca con famelica passione, quasi volesse consumarlo, ridurlo a pezzi. Ma sarebbe stato un peccato sbranarlo - e che peccato! -, quindi preferì scendere con la bocca a disegnare i contorni della sua mascella.
    Jackson, dal canto suo, non s'interessava molto del romanticismo caotico e confuso propinatogli dal compagno. Al contrario, la sua mente - probabilmente situata o quanto meno ipoteticamente localizzabile chissà dove fra le sue gambe - visualizzava un unico, pregnante comando: afferrare il bel cazzo di Mark, rigido e svettante contro l'ombelico di quest'ultimo.
    Costui avrebbe potuto giurare di sentirselo pulsare all'unisono con quello che adesso stringeva fra le dita.
    Toccare il corpo asciutto del suo spleen boi risultava talmente accattivante da risvegliare quella che, più tardi, avrebbe compreso essere sì un'omosessualità latente, ma pur sempre di passaggio.

    A interrompere l'inspiegabile remissività di questa sua peculiarità era stato ciò che per lungo tempo aveva ritenuto un puro, mero gioco da compagni sportivi: schiaffeggiare i sederi e palpare i pettorali altrui.
    Trasferitosi da Hong Kong ad L.A. subito dopo la vincita nella scherma delle Olimpiadi londinesi, aveva abbandonato ogni briciolo di decoro orientale.
    Aveva di fatti iniziato a frequentare le ragazze di scuola che stravedevano per i suoi bicipiti e starnazzavano in coro, allo stadio, per ogni suo touchdown, a dispetto del metro e sessantasette - scarso - d'altezza.
    E sì, c'era da ammetterlo: solo allora aveva acquisito gusto per la moda e si era rifornito dei capi d'abbigliamento giusti da sfoggiare per i corridoi - perennemente, esclusivamente in total black.

    I ricordi di Jackson sfumarono quando avvertì l'apice della virilità dell'altro scivolare ripetutamente contro il bocciolo magnoleo custodito fra le proprie natiche. Aveva già portato il mento sul cuscino dei genitori di Mark quando questi si dilettò a far sguizzare ogni centimetro del suo turgido membro contro la pelle morbida di due glutei perfettamente disposti ad accoglierne l'intera misura.
    « Lascia che sia io a prepararti, la prossima volta » proferì mentre la fame di sesso lo aggredì inaspettatamente.
    « Zitto ed entra, per piacere » lo sgridò il biondino, spingendo il didietro in direzione del pube alle sue spalle.
    « ... Ok, ma poi non dire che ti faccio male » sibilò ebbro di desiderio, per poi entrare in lui senza delicatezza.
    Nonostante il lubrificante rendesse estremamente umida la parte, un bruciore intenso ed istantaneo colse Jackson di sprovvista. Soffocare un urlo di dolore fu inutile.
    Afferratolo per le spalle - i pollici a premere contro i trapezi accennati dell'ex schermista olimpionico - prese a stantuffare al suo interno emettendo rumori sgradevoli, imbarazzanti, ma tremendamente appaganti.
    Il glande lucido di Mark, deliziosamente circonciso, riceveva vampate di piacere nel ripetere meccanicamente - seppur con interessanti variazioni - il movimento di spinta di bacino.
    Non si trattenne nemmeno per un attimo. Anzi, di lì a poco si trovò a poggiare il busto contro la schiena del compagno per regalare ad entrambi uno scorrere più rapido del membro nelle viscere irritate di Jackson.

    Nonostante fossero praticamente coetanei, qualcosa in Mark lo aveva sempre reso vecchio. Jackson, invece, così fresh e cool, era piombato come un uragano nella sua vita e lo aveva ringiovanito. Risvegliato da un sogno, da un incubo.
    Al ragazzo di Hong Kong piaceva definirlo coma emotivo.

    La parte razionale di Mark sembrò intervenire per renderlo lucido quando la porta d'ingresso batté nel silenzio di quel desolato pomeriggio autunnale.
    Uno sguardo rapido alla sveglia di sua madre - le sei e trenta, cazzo - e un'occhiata curiosa oltre la finestra, il veicolo familiare parcheggiato nel vialetto.
    Voltato Jackson di pancia in su, sovrappose i palmi sulla sua bocca - non un accenno ad interrompere le spinte.
    Di fronte ai chiassosi mormorii del compagno, Mark rispose portandosi un indice sulle labbra, come per ribadire il concetto, e proseguì a penetrarlo.
    Rincasare così presto avrebbe permesso ai genitori e alla sorella di disfare le valigie e riprendere le forze per la giornata seguente, ma i piani dei due ragazzi erano ben differenti: o meglio, quelli del rossiccio, che abbandonò solo per pochi istanti il giaciglio su cui stava possedendo il suo amante affinché chiudesse la porta a chiave.
    « Mark, noi andiamo dallo zio Ben, raggiungici per cena! » spiegò a voce alta sua madre, dal piano inferiore, prima di richiudere la porta alle spalle della famiglia.
    A quanto parve, disfare i bagagli non doveva essere stato in cima alle priorità del suo parentado.

    Buon per loro.

    Tornato sul letto, non fece complimenti e divaricò le gambe per accomodarsi sul petto dell'ospite - l'erezione pulsante tenuta in una mano, un ciuffo platino stretto fra i polpastrelli della mancina.
    « Apri la bocca » imperò, risoluto, battendo la dura intimità d'acciaio contro la soffice consistenza del bel viso orientale che gli si parava di fronte.
    Jackson ubbidì senza indugi, e avvolse - fagocitò - per mezzo delle labbra buona parte della verga venosa e abbondante della sua metà.
    Qualche cristallo di lacrime si soffermò sulle sue ciglia per lo sforzo, ma una selvaggia sete degli umori di Mark lo colse impreparato - la mano di quest'ultimo a masturbare frettolosamente la corona del glande, mentre le labbra del biondino ciucciavano teneramente la pelle quasi violacea del medesimo.
    Un brivido sfrecciò lungo la schiena del ragazzo cremisi quando riversò il frutto del suo climax - un orgasmo lungo e delirante - nelle fauci golose del compagno.
    Copiosi fiotti di seme scesero per la sua gola, ingoiandone perfino le ultime gocce, sporadicamente rilasciate da un membro ormai in procinto di rammollirsi.
    « Fermo, lo sai che sono troppo sensibile quando vengo » lo ammonì Mark, nel tentativo di spostargli la testa dall'affare penzolante fra le sue cosce.
    « Lo sai che amo leccartelo da moscio » rispose senza vergogna l'altro, suscitando lo stupore, il fastidio e contemporaneamente il riso del suo amore.

    Dopo uno spintone giocoso si accasciò al suo fianco, sul letto, e gli tatuò un bacio di ringraziamento sulle labbra, pronto a sanare il debito di un acme indimenticabile.
  13. .

    ATTENZIONE
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    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Per chi non avesse letto la prima parte la potete trovare qui:


    https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=58322832

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    La mia prima volta (2 parte)

    Arrivato a casa sentivo un bruciore sul buco del culo. Me ne andai al bagno e avevo ancora la parte superiore tra le chiappe impastata dello sperma. Sentivo l’odore di sudore, misto a quello di maschio che mi aveva ormai invaso tutto… decisi di fare una doccia per non far accorgere a nessuno in casa di ciò che era accaduto. E mentre mi lavavo, col culo dolorante pensavo e ripensavo del perché mi fossi cacciato in una tale situazione. Lo scrupolo il rimorso mi invadeva. Dall’altra parte avevo capito come ci si sentisse a essere posseduto, diventare oggetto di piacere per gli altri. E mentre mi insaponavo avevo ancora nelle orecchie suoi gemiti di piacere, il suo ansimare, I suoi baci le sue carezze. La notte durante i miei sogni spesso avevo gli incubi e sognavo di fare sesso con un uomo, col volto coperto, che mi faceva paura, e i obbligava a fare sesso con lui. E mi svegliavo sudato, a volte anche impregnato di sperma a causa delle polluzioni . E mi promisi che non ci sarei mai più ricaduto, ma non fu così. I giorni passarono e dopo circa una settimana il desiderio di sesso si fece nuovamente forte . Mi sembrava un po' imbarazzante andare a trovare l'amico, provavo anche un senso di vergogna. Avrei voluto segarmi come facevo prima, ma era una cosa che non mi appagava più. Così decisi di farmi coraggio andare nuovamente da Marco, magari con una scusa banale, quella di voler parlare con lui di ciò che era accaduto giorni prima. Appena mi vide i suoi occhi si illuminarono. Sembrava che mi stesse aspettando. Gli dissi: " Senti Marco, ho pensato a quello che è successo la settimana scorsa, forse abbiamo fatto una sciocchezza, e mi vergogno molto, non voglio perderti come amico" . Lui mi tranquillizzò dicendomi :" Non preoccuparti, sono cose normali che accadono e del tutto naturali , e mi è piaciuto molto . E tu ti sei più segato dopo di allora?". E io dissi di no. e lui riprese " come mai?, Forse non ti piace più il sesso? " ed io ripresi " No anzi... " avrei voluto dirgli che ero li per quel motivo, ma non lo feci. Era troppo imbarazzante. E il cuore mi batteva fortissimo. Poi mi disse: " vieni ti faccio vedere una cosa" . Mi porto nella sua cameretta, molto piccola. C'erano tutte le comodità dalla tv, allo stereo e le pareti tutte ricoperte di poster di ogni genere, Formula uno, calcio. Rimasi ammirato dalle immagini di calciatori che mostravano delle curve a dir poco bellissime, delle cosce gambe atletiche . Si accorse subito di questo e mi disse:” visto che belli? Ti piacciono? Io non sono proprio come loro però dai non sono da buttare via … o no? Me, lo disse col proposito di scoprire quello che pensavo in quel momento di lui. E ci riuscii alla grande perché io ribadii, “ Marco mi piaci un sacco, e soprattutto vorrei dirti la verità . Mi piacerebbe tanto riprovare con te. “ divenni di un rosso tremendo in faccia. La mia voce si fece molto tremolante e il cuore ricominciò a battere fortissimo. Ero riuscito a dire quello che pensavo. Mi disse “l’avevo capito “ e fece il suo solito sorrisetto malizioso, e allo stesso tempo amichevole . Immediatamente chiuse la porta a chiave. E iniziò a baciarmi sulle labbra. Era bellissimo per me. Non lo avevo mai fatto prima di allora. Poi mi disse di rilassarmi e di aprire la bocca. Immediatamente la sua lingua si unì alla mia. Non sentii minimamente disgusto per questo. Sentii come un solletichio tra le spalle e un forte formicolio alle palle. Mi stavo eccitando. Poi iniziò a togliermi la maglietta e io la sua finalmente vidi il suo bel petto . Non era come quello dei giornalini porno ma mi piaceva. Mi disse prendi i miei capezzoli e inizia a succhiarli, a baciarli e così feci. Ero felice di renderlo felice. Vidi subito che anche lui si stava eccitando , con una mano si toccava la patta. Poi mi invito a toccargli il cazzo . Senti che era molto gonfio. Dai toglilo fuori e fanne quello che vuoi. Così feci iniziai a masturbarlo. Mi piaceva sentire la sua asta tra le mani. Poi ancora una volta mi invitò a prenderlo in bocca. Mi disse “ non preoccuparti, non ti vengo dentro, te lo prometto” e io mi feci questa volta coraggio. Iniziai a baciargli la punta. Sentivo una sensazione nuova. L’odore del suo pene era forte. Mi disse "dai coraggio prendilo in bocca". E così feci . Mi disse piano piano di leccarlo e contemporaneamente succhiarlo come se fosse un gelato. Iniziò a mugolare dal piacere. Sentivo pian piano la sua asta crescere sempre di più. Mi arrivava fino alla gola . A volte sentivo un senso di soffocamento ma mi piaceva . Avevo finalmente vinto il disgusto e quella situazione diventava sempre di più piacevole. Mi invitò pian piano a leccargli palle e così feci. Dopo circa 10 minuti mi tolse tutti i vestiti. Anche io ero molto eccitato. Mi fece distendere sul letto con la pancia sul letto e le gambe per terra. Iniziò a leccarmi il buco del culo. Finalmente mi piaceva molto sentire la sua lingua che mi accarezzava dentro. Mentre con le mani mi allargava sempre di più le chiappe. “adesso ti inculo, cerca di stare rilassato” e così feci. Avevo timore che mi potesse fare ancora una volta male, ma non fu così. Poggiò la sua punta sul mio culo e questa volta fece con delicatezza. Sentivo man mano il suo cazzo che si faceva strada in me. pian piano spinse più forte. Il suo cazzo era nuovamente in me tutto per me. Avevo già dimenticato il dolore della settimana prima. Avrei voluto fermare quel momento . Ma ad un certo punto sentimmo un rumore dietro la porta. Era la madre che era rientrata da fuori, insieme a lei c'era qualcun altro. Speravamo che non venisse da noi. Mi supplicò di non fare rumore e così feci. Avevo un sacco di paura. il cuore batteva fortissimo in me . Ad un tratto sentimmo i passi divenire sempre più forti , qualcuno si stava avvicinando. Poi il rumore della maniglia della porta abbassarsi . Meno male che l'avevamo chiusa a chiave.Subito dopo qualcuno bussò. una voce disse: “ Marco ci sei ? dai aprimi sono Luigi”. Era suo cugino più piccolo di lui ma 2 anni più grande di me. Disse ancora “non preoccuparti se stai fumando, non dico nulla alla zia, lo so che ci sei “. Era quello che credeva in quel momento. Nel frattempo io e Marco ci eravamo rivestiti di fretta . Non appena Marco aprì la porta salutò Luigi e gli disse sottovoce “hai ragione stavo fumando ma che cazzo fai, così lo dici? speriamo non ti abbia sentito lo sai che si incazza da morire se scopre che fumo! Questo è Matteo lui abita qui vicino è venuto da me per parlarmi di una cosa ” . se le era bevuta, nonostante nella stanza non c’era la minima puzza di sigaretta, ma di altro. A quel punto dissi “Marco io devo andare, quando sei libero così finisco di raccontarti?” Lui disse “quando vuoi sono qui” . A quel punto Luigi aveva compreso che aveva interrotto la nostra " discussione" e chiese scusa. Ormai era troppo tardi . Li salutai e me ne andai contento di aver provato una nuova sensazione, ma allo stesso tempo questa volta col culo asciutto poiché non avevamo sborrato ne lui e ne io. Dovetti finire a casa con una grande sega.

    CONTINUA……………..
  14. .

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    PREMESSA

    E' la riscrittura, riveduta e corretta, del racconto già pubblicato col titolo “ECCITAZIONE”.
    Ho voluto pubblicare questa nuova versione che rispetto alla precedente offre una lettura più scorrevole, l'eliminazione di alcuni passi non necessari e l'aggiunta di alcuni particolari piccanti.
    Buona lettura.

    LA MIA DOPPIA VITA

    Ho sempre avuto una predilezione per il sesso orale. La mia prima moglie era bloccata per queste pratiche, le piaceva farsi leccare la figa ma faceva la preziosa se le chiedevo un pompino.
    Con la seconda moglie le cose andavano meglio, le piaceva fare sesso in tutti i modi immaginabili. Una delle cose che più ci avevano eccitato, era quando le avevo infilato l'uccello in bocca mentre lei aveva la testa bloccata da due cuscini appoggiati contro la testiera del letto. Conducevo il gioco e questo mi dava un esaltante senso di potere. La guardavo in viso mentre le appoggiavo il pene sulle sue labbra morbide, per poi penetrarla in profondità. Ero eccitatissimo e lei aveva commentato che è bello avere un cazzo in bocca.
    Incuriosito da quella affermazione, mi era venuta voglia di provare, così un giorno, forse aiutato da un paio di whisky, misi un annuncio su un sito per incontri gay. Era una inserzione abbastanza semplice, del tipo: "Maturo, serio, pulito, ospitale, solo per giochini di mano o di bocca. Astenersi mercenari o perditempo."
    Non avevo messo il numero di telefono, per non farmi riconoscere, ma mi si poteva contattare via e-mail.
    Ricevetti alcune risposte, la maggior parte erano curiosi che non concludevano. Fra gli altri mi rispose un certo Peter, di un paese vicino, e fissammo un incontro per il giorno dopo.
    Arrivò a casa mia puntuale. Era un uomo maturo, un po' tarchiato, con due bei baffetti.
    Ero imbarazzato, non sapevo rompere il ghiaccio. Parlammo del più e del meno, poi fu lui a chiedermi di venire ai fatti. Fingendo una disinvoltura, che in realtà non provavo, gli chiesi cosa preferisse, se era attivo-passivo, solo passivo o solo attivo. Mi rispose categorico: - Solo attivo! -
    Il cuore mi fece un balzo, Peter con due sole parole aveva stabilito per me il ruolo passivo e per la mia prima esperienza omosessuale avrei preferito qualcosa di reciproco. Dovevo soddisfare quello sconosciuto senza esserne ricambiato, non mi sembrava un rapporto alla pari fra uomini ma al punto in cui eravamo non volevo più tirarmi indietro.
    Ci spogliammo e lo portai in camera da letto. Per l'occasione avevo steso un copriletto pulito, che poi avrei rilavato.
    - Beh, allora fai qualcosa? - mi chiese impaziente.
    Mi sedetti sul letto e glielo presi in mano. Aveva un uccello tozzo, molto largo al centro e sottile in punta. Lo massaggiai un po', quando gli venne duro mi feci coraggio e per la prima volta in vita mia, lo presi in bocca e cominciai a pompare. Il ghiaccio era rotto, mi stavo eccitando. Volevo riprovare la posizione che tanto mi piaceva fare con mia moglie, così mi distesi sul letto, ma lui non capiva come fare, ero io a dover muovere la testa su e giù. A un certo punto mi chiese di leccargli il culo. La cosa mi disgustava, ma avevo la testa tra le sue gambe, gli leccai i coglioni poi spinsi la lingua nel buco, mentre lui si masturbava.
    Dalla mia posizione disteso vedevo il suo buco del culo, le sue palle, la sua mano che si muoveva frenetica e il mio pene perfettamente rasato, eretto e del tutto inutile. Pensai che la vista del mio corpo nudo, abbandonato sotto di lui, doveva avere un effetto molto eccitante. Alla fine mi sborrò addosso. Lasciò andare l'uccello che gli penzolò tra le gambe ed io lo ripresi in bocca regalandogli ancora qualche brivido di piacere.
    Andammo assieme in bagno, lui si lavò l'uccello, io feci una rapida doccia per togliermi di dosso il suo sperma. Avevo ancora l'uccello durissimo, ma non gli badai. Preparai il caffè che sorbimmo in cucina ancora nudi, poi lui si rivestì ed io lo accompagnai sulle scale, nudo e in erezione, fortunatamente nella mia casa vivo solo. Sulla porta, al momento di salutarci mi promise che sarebbe ritornato.
    Quello stesso pomeriggio ricevetti la mail di un certo Paolo, gli lasciai il mio numero e il mattino dopo mi richiamò.
    Era una voce giovane, si sentiva che era emozionato, sicuramente era alla sua prima esperienza. Sulla mail aveva scritto che voleva un pompino. Lo capivo, anch'io desideravo tanto un pompino all'epoca del mio primo matrimonio, quando mia moglie non mi accontentava ma a quei tempi non esistevano i siti per incontri ed il mio era rimasto a lungo un desiderio insoddisfatto.
    Fissammo l'appuntamento per il pomeriggio. Durante il giorno mi richiamò altre tre o quattro volte, voleva essere rassicurato e certamente era passato molte volte dalla strada dove abitavo. Arrivò con mezz'ora di anticipo e mi trovò ancora sotto la doccia che mi stavo preparando a riceverlo. Era giovane e tremava per l'emozione. Senza esserne richiesto, mise subito in chiaro di essere solo attivo.
    Quel ragazzo non mi piaceva, ma ormai era li così mi tolsi l'accappatoio, e gli dissi di spogliarsi. Lo invitai ad andare in bagno per darsi una rinfrescata all'uccello, poi lo feci sedere sul letto, mi accovacciai tra le sue gambe e mi diedi a massaggiargli il cazzo per farlo venire duro. Dopo pochi secondi che lo toccavo, si mise a gemere e venne.
    Gli presi in bocca la punta, tanto per fargli provare il piacere delle labbra calde sul pene. Lui si alzò di scatto e si rivestì in tutta fretta, profondendosi in mille scuse. Fuggì via e non l'ho più rivisto, ma non ne sento la mancanza. Quella esperienza non è stata molto piacevole.
    La sera stessa misi un altro annuncio, cominciavo a divertirmi stavo scoprendo il piacere perverso di rivestire il ruolo passivo.
    Molte risposte, alcuni volevano conoscere particolari scabrosi tipo se mi facevo pisciare addosso, se davo un regalino, se poteva sborrarmi in bocca e se la ingoiavo, se poteva filmarmi mentre gli succhiavo il cazzo, cose del genere.
    Rispondevo a tutti. “No, non voglio farmi pisciare addosso”, “se ti fa piacere puoi venirmi in bocca”, “ti faccio un pompino gratis ma non sono disposto a pagarti”, “non voglio essere filmato, i film prima o poi vanno a finire su internet”, ecc. Comunque nessuno di questi ha dato seguito alla cosa.
    Finalmente ricevetti una mail seria, di un certo Gianni, che senza perdere tempo, venne a casa mia. Era maturo e ben piazzato.
    I soliti discorsi per conoscersi un po', era un tipo simpatico e chiacchierone. Ci spogliammo e andammo a letto. Si sdraiò comodo aspettando incuriosito le mie mosse. Mi distesi vicino a lui e presi a masturbarlo. Anche lui cominciò a toccarmi il pene che mi rizzò subito. Mi spostai tra le sue gambe e lo presi in bocca. Questo per me è un momento particolare, quando la mia bocca entra in contatto con il pene del partner, è come varcare un punto di non ritorno, non so se mi spiego, anche se ho già ricevuto in bocca molti cazzi è sempre come se fosse la prima volta. Gianni aveva l'uccello grosso e lungo, non riuscivo a farcelo stare tutto, così mi lavorai di bocca la punta, mentre con la mano gli massaggiavo la radice. Era lento a venire, lo pompai per molto tempo e mi facevano male le mascelle. Per riposarmi la bocca gli leccai l'asta e i testicoli, intanto lui prese a masturbarsi rapidamente. Per vedere se si eccitava di più, gli raccontai dell'uomo che aveva preteso che gli leccassi il culo.
    Si eccitò come una bestia e venne. Gli diedi una leccatina di circostanza alla cappella bagnata di sperma, poi andai a sciacquarmi la bocca, mentre lui si lavava l'uccello.
    Notai la stranezza della cosa, dopo un rapporto a me toccava lavarmi la bocca mentre l'altro si lavava il cazzo, come a mettere in risalto i rispettivi ruoli.
    Andammo in cucina e misi su il caffè. Intanto, seduti nudi al tavolo, parlavamo delle solite cose, la crisi economica, la mancanza di lavoro, la riforma pensioni, i cinesi e quant'altro. Bevuto il caffè e fumate un paio di sigarette, pensai che stesse per andare via, ma inaspettatamente mi disse:
    - C'è ancora tempo, facciamone un'altra. - e si avviò deciso verso la camera da letto.
    Mi cascarono le braccia: ero stanco del primo rapporto, le mascelle mi facevano ancora male e poi stavo cercando di riguadagnare la mia dignità verso quell'uomo al quale avevo appena succhiato il cazzo. Ora lui mi assegnava di prepotenza un ruolo subordinato al suo desiderio, disponendo di me a suo piacimento. Non seppi opporre un rifiuto. Tornammo sul letto e anche questa volta si distese come un pascià aspettando che mi dessi da fare.
    Tornai ad accovacciarmi tra le sue gambe e ripresi in bocca quel grosso cazzo. Feci qualche variante, provando ad ingoiarlo per intero, ma mi soffocavo e poi non volevo fargli male con i denti. Per riposare la bocca, ogni tanto glielo massaggiavo e glielo leccavo.
    Quando vidi la sua mano scattare sul pene, gli dissi: - Questo è compito mio. - e lo ripresi in bocca pompando con più lena. Ansimando mi disse: - Sto per venire! - Non mi allontanai, ma continuai a pompare fino a quando mi sentii inondare la bocca del suo liquido caldo. Gli strinsi leggermente la cappella con le labbra, quattro cinque volte, per fargli durare l'orgasmo più a lungo, un trucco che avevo imparato da mia moglie. Poi andai in bagno a sputare e lavarmi la bocca.
    Finalmente Gianni andò via, lasciandomi frustrato psicologicamente, ma anche in uno stato di grande esaltazione sessuale. Gianni è tornato spessissimo a trovarmi, minimo due volte la settimana, sempre con un breve preavviso, senza preoccuparsi di chiedermi se ne ho voglia o no. E' l'uomo al quale ho fatto più pompini in assoluto, ho perso il conto. Lo so, mi usa ogni qualvolta ha voglia di farselo succhiare, cosa che capita spesso, ma a me va bene così.
    La storia sta venendo troppo lunga, per pubblicarla dovrò tagliare qualcosa, ma non posso chiudere senza raccontare dell'altro incontro avuto sempre grazie all'annuncio sul sito gay.
    Venne a trovarmi Aldo, un altro uomo maturo, come gli altri sposato e ufficialmente etero. Anche in questo caso superato il primo imbarazzo, ci spogliammo e ci mettemmo sul letto. Cominciammo a masturbarci reciprocamente, poi lui mi avvicinò il cazzo alle labbra e mi chiese di baciarglielo. Con la lingua saggiai la punta, il frenulo, l'asta, i testicoli, poi gli feci sentire il calore delle labbra sul glande. Infine lo presi in bocca e cominciai a pompare. Non veniva mai. Avrebbe voluto baciarmi, infilarmi un dito nel culo, incularmi, ma nessuna di queste cose mi piace, e fui intransigente nel rifiutare.
    Cambiammo più volte posizione, infine si alzò in piedi costringendomi di conseguenza ad inginocchiarmi davanti a lui. Era la prima volta che mi inginocchiavo davanti ad un uomo, a sottolineare la mia sottomissione. Lui eccitatissimo mi guardava dall'alto con le labbra increspate da un sorriso malandrino. Mi infilò la cappella fra le labbra, poi con un colpo di reni me lo spinse tutto in bocca, soffocandomi. Mi staccai e girai la testa per respirare, Aldo con una mano mi riportò la testa in posizione, mentre con l'altra mano guidò nuovamente il cazzo nella mia bocca. Ero completamente succube, assecondavo i movimenti del suo bacino, mentre lui imprimeva il ritmo che più gli piaceva. Lo estraeva strofinandomi il glande sulla faccia e attorno alle labbra, poi lo rituffava dentro fino alla gola. Andò avanti così non so quanto tempo. Le mascelle mi dolevano ma dovevo resistere, non volevo interromperlo quando sentiva montare l'orgasmo, trasmettendomi le sue sensazioni con il movimento incessante e sempre più svelto e con i suoi rantoli di piacere. Finalmente me lo tolse di bocca, si masturbò brevemente e venne.
    Gli incontri successivi sono andati più o meno allo stesso modo, dopo i preliminari con le mani, si alzava e io dovevo inginocchiarmi. Mi piaceva guardarlo dal basso, troneggiare sopra di me, col suo bel palo duro puntato contro la mia faccia. Cominciavo col leccargli i testicoli, poi risalivo lungo l'asta e finalmente raggiungevo la cappella. Lui lo guidava con la mano nella mia bocca, faceva avanti e indietro e lo spingeva sempre più in fondo, facendomi mancare il respiro. La novità consisteva nel fatto che aveva smesso di tirarlo fuori e mi veniva direttamente in bocca. Era sempre una sborrata lunga e molto abbondante. Dopo la sputavo in un fazzoletto oppure andavo in bagno a sciacquarmi la bocca.
    Non mi piace ingoiare lo sperma, mi fa schifo, ma in fondo desidero che prima o poi mi costringa a mandarla giù, per provare anche questa esperienza. Dovrebbe pretenderlo in maniera decisa, magari nel momento in cui mi ha sottomesso, inginocchiato ai suoi piedi mentre ricevo la sua sborrata in bocca, come per volermi umiliare ancora di più facendomela bere e dopo forse potrebbe ordinarmi di pulirgli il cazzo con la lingua. Credo che, vinta la mia repulsione iniziale, questo sarebbe un fortissimo coinvolgimento erotico per entrambi.
    Questi uomini sono tornati molte altre volte evidentemente sono rimasti soddisfatti delle mie prestazioni orali, io ci metto tutta la buona volontà. Cerco solo sesso, non amore, quello è riservato alla mia sposa, con la quale ho rapporti molto soddisfacenti ma, con l'avanzare degli anni, ho difficoltà erettili e per questo motivo pratico sesso orale con gli uomini, perché è una delle poche cose ancora in grado di eccitarmi. Quando faccio l'amore con mia moglie, mi concentro su questi ricordi e riesco a mantenere a lungo una bella erezione, per il momento faccio a meno del Viagra.
    Per concludere devo riconoscere che mia moglie aveva come sempre ragione: avere un cazzo in bocca è bello!
    Mi piacerebbe leggere le vostre osservazioni, le vostre esperienze e perché no, anche le vostre critiche. A presto con altri racconti sulla mia doppia vita.




    Nota

    Nell'intento di rendere più eccitante questa narrazione, ho voluto evidenziare il rapporto di sottomissione/dominazione che si instaura tra di fa e chi riceve una fellatio. Devo precisare che dalle mie esperienze ho tratto una conclusione diversa: si tratta di una pratica fortemente erotica e coinvolgente per entrambi i soggetti, e questo li pone su un piano decisamente alla pari.
  15. .

    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSUALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Ho sempre avuto una spiccata preferenza per il sesso orale. La mia prima moglie, italiana, era bloccata per queste pratiche, le piaceva se io le leccavo la figa e si eccitava da morire quando le leccavo il culo, ma raramente ricambiava.
    Con la seconda moglie, brasiliana, le cose andavano meglio, le piaceva fare sesso in tutti i modi immaginabili. Una delle cose che più mi avevano eccitato, era stata quando le avevo infilato l'uccello in bocca mentre lei era con le spalle e la testa appoggiate su due cuscini contro la testiera del letto. Le strofinavo sulle labbra la punta e poi lo infilavo tutto in bocca, e pompavo fino all'orgasmo.
    Io ero eccitatissimo e lei aveva commentato che è bello avere in bocca un cazzone. In verità il mio non è affatto un cazzone, ma in quel momento era duro e grosso come mai.
    Comunque mi era venuta voglia di vedere cosa si provava ad avere in bocca un cazzone. Così un giorno, forse aiutato da un paio di whisky, misi un annuncio su un sito per incontri gay. Era una inserzione abbastanza semplice, del tipo "Maturo, serio, pulito, ospitale, solo per giochini di mano o di bocca. Astenersi mercenari o perditempo."
    Non avevo messo il numero di telefono, per non farmi riconoscere, ma mi si poteva contattare via e-mail.
    Ricevetti alcune mail, per la maggior parte erano curiosi, che non concludevano. Comunque quel giorno mi rispose un certo Peter, di un paese vicino, e fissammo un incontro per il giorno dopo.
    Arrivò a casa mia puntuale. Era un uomo maturo, un po' tarchiato, con due bei baffetti.
    Ero molto imbarazzato, non sapevo rompere il ghiaccio. Parlammo del più e del meno, poi fu lui a chiedermi di venire al sodo. Fingendo una sicurezza, che in realtà non provavo, gli chiesi cosa preferisse, se era attivo-passivo o solo passivo o solo attivo. Mi rispose categorico: - Solo attivo! -
    Il cuore mi fece un balzo, avrei dovuto recitare un ruolo solo passivo, e per la mia prima esperienza gay non era il massimo.
    Ci spogliammo in fretta e lo portai in camera da letto. Per l'occasione avevo steso un copriletto pulito, che poi avrei rilavato.
    - Beh, allora fai qualcosa? - mi chiese impaziente.
    Così mi sedetti sul letto e glielo presi in mano. Aveva un uccello tozzo, molto largo al centro e sottilissimo in punta. Lo scappellai e ci giocai un po', quando gli venne duro mi feci coraggio e per la prima volta in vita mia, lo presi in bocca e cominciai a pompare. Il ghiaccio era rotto, mi stavo eccitando. Volevo riprovare la posizione che tanto mi piaceva fare con mia moglie, così mi distesi sul letto, ma lui non riusciva e mettersi sopra, dovevo comunque muovere io la testa su e giù. Mi chiese se volevo leccargli il culo. La cosa mi disgustava, ma ero con la testa tra le sue gambe, gli leccai i coglioni, poi per accontentarlo, spinsi la lingua nel buco, mentre lui mi si masturbava addosso.
    Dalla mia posizione disteso vedevo le sue palle, la sua mano che si muoveva frenetica e il mio pene eretto e completamente ignorato. Pensai che quella vista doveva essere molto eccitante per lui. Alla fine mi sborrò addosso. Lasciò andare l'uccello che gli penzolò tra le gambe ed io lo ripresi in bocca dandogli ancora qualche brivido di piacere.
    Andammo assieme in bagno, lui si lavò l'uccello nel bidè, io feci una rapida doccia per togliermi di dosso il suo sperma. Avevo ancora l'uccello durissimo, ma non gli badai. Preparai il caffè che sorbimmo in cucina ancora nudi, poi lui si rivestì ed io lo accompagnai sulle scale, ancora nudo e in erezione, fortunatamente nella mia casa vivo solo. Ci salutammo e gli dissi di ripassare a trovarmi quando avesse avuto tempo.
    Quello stesso pomeriggio ricevetti una mail di un certo Paolo, gli lasciai il mio numero e il mattino dopo mi richiamò.
    Era una voce giovane, si sentiva che era emozionato, sicuramente era la sua prima esperienza. Voleva un pompino, lo capivo, anch'io avrei voluto qualcuno che mi facesse i pompini all'epoca del mio prima matrimonio, quando mia moglie non mi accontentava ma all'epoca non esistevano i siti per incontri.
    Fissammo un incontro per il pomeriggio. Durante il giorno mi richiamò altre tre o quattro volte, voleva essere rassicurato e certamente era passato diverse volte dalla strada dove abitavo. Alla fine venne, con mezz'ora di anticipo, mi trovò ancora sotto la doccia che mi stavo preparando all'incontro. Era un ragazzo giovane e tremava per l'emozione. Mise subito in chiaro che lui era solo attivo.
    Mi tolsi in fretta l'accappatoio, e gli dissi di spogliarsi. Lo invitai ad andare in bagno per darsi una rinfrescata all'uccello, poi lo feci sedere sul letto, mi accovacciai tra le sue gambe e mi diedi da fare col suo cazzo, massaggiandolo per farlo venire duro e scappellarlo. Si mise a gemere e venne.
    Gli presi in bocca la punta, tanto per fargli provare il piacere delle labbra calde sul pene. Lui si alzò e si rivestì in tutta fretta, profondendosi in mille scuse. Fuggì via e non l'ho più rivisto, ma non ne sento la mancanza. Quella esperienza non è stata molto piacevole.
    La sera stessa misi un altro annuncio, cominciavo a divertirmi ed avevo scoperto il sottile piacere di fare solo il passivo.
    Molte risposte, alcuni volevano entrare nei particolari, se mi piaceva farmi pisciare addosso, se davo un regalino, se la bevevo, cose del genere.
    Rispondevo a tutti, no, non volevo farmi pisciare addosso, mi piaceva farmi scopare in bocca, se lo voleva avrei bevuto la sua sborra, facevo pompini gratis ma non ero disposto a pagare nessuno, ecc. Comunque non hanno dato seguito alla cosa.
    Finalmente ricevetti una mail seria, di un certo Gianni, che senza perdere tempo, venne a casa mia. Era maturo e ben piazzato.
    I soliti discorsi per conoscersi un po', era un tipo simpatico e chiacchierone. Poi ci spogliammo e andammo a letto. Si distese comodo aspettando che mi dessi da fare io. Mi distesi vicino a lui e presi a masturbarlo. Anche lui cominciò a toccarmi il pene, non mi ricordo se mi venne duro e no, ero tutto preso dal mio ruolo. Mi accucciai tra le sue gambe e gli feci un pompino. Aveva l'uccello grosso e lungo, facevo fatica a farlo stare tutto in bocca, così mi davo da fare sulla punta, mentre con la mano gli massaggiavo la radice. Era lungo a venire, lo pompai per molto tempo e mi facevano male le mascelle. Per riposarmi la bocca lo leccai lungo l'asta e i testicoli e lui prese a masturbarsi rapidamente. Per vedere se si eccitava di più, gli raccontai dell'altro incontro che avevo avuto quando l'amico mi aveva chiesto di leccargli il culo.
    Si eccitò come una bestia e venne. Gli diedi una leccatina di circostanza sulla cappella bagnata di sperma, poi andai a sciacquarmi la bocca, mentre lui si lavava l'uccello.
    Andammo in cucina e preparai il caffè. Intanto, seduti nudi al tavolo, parlavamo delle solite cose, la crisi economica, la mancanza di lavoro, la riforma pensioni, i cinesi e quant'altro. Bevuto il caffè e fumate un paio di sigarette, pensai che stesse per andare via, invece mi disse: - C'è ancora tempo, facciamone un'altra. -
    No so descrivere la sensazione che provai: ero stanco del primo rapporto, le mascelle mi facevano male e poi stavo cercando di recuperare un po' di dignità nei confronti di uno sconosciuto a cui avevo appena succhiato il cazzo. Con quella richiesta Gianni mi faceva ripiombare nella sottomissione, disponendo di me a suo piacimento. Ma non fui capace di opporre un rifiuto. Tornammo sul letto e anche questa volta si distese come un pascià aspettando che mi dessi da fare.
    Tornai ad accovacciarmi tra le sua gambe e ripresi a pompare quel grosso cazzo. Feci qualche variante. cercando di ingoiarlo per intero, ma mi soffocavo e poi avevo paura di fargli male con i denti. Per riposare un po' la bocca, ogni tanto glielo massaggiavo.
    Questa volta gli impedii di masturbarsi da solo al momento di venire, gli dissi: - Questo è compito mio! - e me lo cacciai in bocca pompando con più lena. Quando mi disse: - Sto per venire! - non tolsi la bocca, ma continuai a pompare più velocemente, fino a quando mi sentìì inondare la bocca del suo liquido caldo. Gli strinsi leggermente con le labbra la punta, per fargli durare l'orgasmo più a lungo, un trucco che avevo imparato da mia moglie. Glielo strizzai per leccare fino all'ultima goccia. Poi andai in bagno a sputare e lavarmi la bocca.
    Finalmente Gianni andò via, lasciandomi prostrato psicologicamente e fisicamente, ma eccitatissimo. Gianni è tornato spessissimo a trovarmi, minimo due volte la settimana, sempre con un brevissimo preavviso. E' l'uomo al quale ho fatto più pompini in assoluto, ho perso il conto. Lo so, mi usa ogni qualvolta gli viene voglia di farselo succhiare, cosa che capita molto spesso, ma a me va bene così.
    La storia sta venendo troppo lunga, per pubblicarla dovrò tagliare qualcosa, ma non posso chiudere senza raccontare dell'altro incontro avuto sempre grazie all'annuncio sul sito gay.
    Venne a trovarmi Aldo, un altro uomo maturo, anche lui, come gli altri, sposato e ufficialmente etero. Anche in questo caso superato il primo imbarazzo, ci spogliammo e ci mettemmo sul letto. Cominciammo a masturbarci reciprocamente, poi lui mi avvicinò il cazzo alle labbra e mi chiese di baciarglielo. Leccai la punta, l'asta, i testicoli, poi gli feci sentire il calore delle labbra sul glande. Infine lo presi in bocca e cominciai a pompare. Non veniva mai. Avrebbe voluto baciarmi, infilarmi un dito nel culo, incularmi, ma nessuna di queste cose mi piace, e fui intransigente nel rifiutare.
    Cambiammo più volte posizione, poi lui si mise in piedi ed io mi inginocchiai davanti a lui. Era la prima volta che mi inginocchiavo davanti ad un uomo, a sottolineare la mia sottomissione mentre gli facevo un pompino. Lui eccitatissimo mi guardava dall'alto con le labbra increspate da un sorriso malandrino. Me lo spinse tutto dentro a forza, soffocandomi, Mi staccai per respirare e subito lo ripresi in bocca. Non avevo bisogno di muovere la testa, era lui che pompava, tenendomi ferma la nuca.
    Poi si staccò per venire. A questo punto avrei preferito che mi venisse in bocca, per accentuare la mia umiliazione.
    Gli incontri successivi sono andati più o meno allo stesso modo, dopo qualche preliminare con le mani, mi inginocchiavo mentre lui gestiva il suo uccello a piacimento. Mi piaceva quando me lo guidava in bocca con la mano, quando cominciava a spingerlo sempre più in fondo fino alla gola. Aveva pure smesso di tirarlo fuori al momento di venire, riempiendomi così la bocca con la sua abbondante sborrata.
    Dopo la sputavo per terra oppure andavo in bagno a sputare e lavarmi la bocca. Non mi piace ingoiare lo sperma, mi fa schifo, ma devo confessare non mi dispiacerebbe incontrare un giorno un uomo mi chieda, anzi, mi ordini di bere il suo sperma, lasciandomi inginocchiato senza togliermi il cazzo dalla bocca fino a quando non ingoio fino all'ultima goccia. Dovrebbe succedere così, altrimenti, se nessuno lo pretende, non me la sento di mandarlo giù.
    Tutti questi uomini sono tornati altre volte evidentemente sono rimasti soddisfatti delle mie prestazioni orali, io ci metto tutta la buona volontà. Cerco solo sesso e amicizia, non amore, quello è riservato alla mia sposa, con la quale ho rapporti molto soddisfacenti.
    Non sono uno scrittore, questo racconto non è inventato, è la mia esperienza, mi piacerebbe leggere i vostri commenti, perché no anche negativi, vorrei sapere se quello che eccita me possa eccitare anche qualcun altro.
68 replies since 11/2/2014
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