Enrico 06

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  1. cavallino
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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Qui potrete trovare i capitoli precedenti

    Enrico 01 http://gayboysover17reloaded.forumcommunity.net/?t=44662344
    Enrico 02 http://gayboysover17reloaded.forumcommunity.net/?t=44684499
    Enrico 03 http://gayboysover17reloaded.forumcommunity.net/?t=44729046
    Enrico 04 http://gayboysover17reloaded.forumcommunity.net/?t=44776570
    Enrico 05 http://gayboysover17reloaded.forumcommunity.net/?t=44807358


    Quando il giorno seguente Marco si presentò in cucina all’alba delle dieci mancava solo Enrico. Le due signore erano in mutandine e stavano terminando di preparare la colazione e come il giorno prima erano senza reggiseno, mentre gli uomini indossavano piccoli slip da bagno.
    -Alla buonora,- lo salutò sua madre, -vai a dare una voce a Enrico o rimarrà senza colazione.
    Marco uscì sentendo gli sguardi degli adulti sul suo sederino nudo, visto che si era presentato in tanga e si diresse verso la camera dell’amico.
    Quando entrò dormiva ancora, sdraiato a pancia in giù sul letto e lo sguardo del ragazzo venne calamitato dal suo perfetto culetto, decisamente stuzzicante considerando che dormiva nudo e teneva una gamba ripiegata, mostrando impudicamente il piccolo ano.
    -Ehi, pigrone, sveglia!- Lo apostrofò e non poté impedirsi di ricordare quanto piacere gli aveva dato quel buchino che occhieggiava fra le natiche rotonde dell’adolescente.
    -Non sto dormendo,- rispose Enrico con voce ancora leggermente impastata, poi si sollevò un poco e vedendo la direzione del suo sguardo lo fissò maliziosamente.
    -Ti piace sempre?- ridacchiò.
    -Certo,- rispose con convinzione il ragazzo, -ma adesso è ora di andare a fare colazione. I nostri stanno spazzolando via tutto.
    Enrico si mise seduto e Marco notò che aveva il pisello bello dritto, ma non se ne stupì, perché al mattino capitava invariabilmente anche a lui di svegliarsi in erezione.
    -Vieni qui,- lo invitò Enrico guardandolo con occhi improvvisamente torbidi e lui si avvicinò al letto. Il ragazzino lo fece girare e infilò le dita nella bretellina che gli reggeva il tanga alla vita, poi lo abbassò, sfilandoglielo dalle gambe. Marco lo lasciò fare, un po’ stupito per quell’attacco inatteso e quando gli accarezzò le natiche sentì un formicolio premonitore all’inguine.
    -Anche tu hai un culetto bellissimo,- sussurrò Enrico palpandogli il sederino e spingendo le dita nel perfetto solco che lo divideva. Marco fremette e improvvisamente si sentì vivo dietro e mentre un ditino dell’amico gli stuzzicava l’ano, le immagini di quello che aveva combinato la notte precedente gli si riaffacciarono alla mente e quasi senza rendersene conto si rilassò, permettendo al ragazzino di insistere nella carezza e sentendo il suo uccello irrigidirsi.
    Quando, verso le undici, erano andati a letto, si sentiva irrequieto e non aveva molta voglia di dormire. Quanto aveva combinato durante la giornata con Enrico e Laura gli ritornava continuamente in mente e avrebbe voluto ripetere quelle esperienze, con Enrico soprattutto, si scoprì a desiderare. Non aveva mai pensato che un ragazzo potesse provare tanto piacere sentendosi sodomizzare, ma quando Laura lo aveva fatto a lui, sia pure con le dita, gli era piaciuto moltissimo e mentre il dito della donna gli altalenava dentro aveva immaginato che fosse un sesso maschile quello che lo penetrava e improvvisamente aveva desiderato provare quel tipo di esperienza.
    Sempre più eccitato si spogliò e si guardò nel grande specchio posto di fronte al letto vedendo un ragazzino bello, ancora piuttosto efebico e con il pisello dritto, ma non era quello che voleva vedere. Si sdraiò sul letto e volse la schiena allo specchio, sbirciandosi da sopra una spalla. Il suo culetto gli piacque e immaginò che fosse un ragazzo a osservarlo, desiderando di farselo e si divaricò un poco le natiche in un gesto di offerta, osservando affascinato il buchino che si apriva morbidamente al loro centro. Si mise in ginocchio e si accarezzò quel piccolo forellino che sembrava chiamarlo, poi si penetrò adagio con un dito provando un vivo piacere e il suo uccello si irrigidì ancora di più. Completamente perso nelle sue fantasie si sdraiò supino e cominciò a masturbarsi muovendo il dito all’interno dell’ano e desiderando di essere penetrato da qualcosa di più consistente.
    Improvvisamente pensò al regalino che aveva comprato per Lilli e che non aveva ancora avuto occasione di darle. Con lei aveva sperimentato praticamente tutto quanto era possibile fare di canonico per una coppia e un giorno lei gli aveva chiesto con un sorriso birichino: -chissà se è bello usare un dildo...
    -Non hai mai provato?- Le aveva chiesto.
    -No, ma la mamma ne ha uno e non credo che lo usi da sola, per quanto ne so con papà scopano come ricci.
    -Come fai a saperlo?
    -Be’, qualche volta origlio alla porta,- gli aveva confessato arrossendo, -e una volta li ho anche sorpresi mentre lo stavano facendo.
    -Se ne sono accorti?
    -Si...
    -E cos’è successo?- Chiese Marco, intrigato da quelle confessioni.
    -Nulla, mi hanno semplicemente chiesto di lasciarli soli. In seguito ne abbiamo parlato e mi sono scusata per averli interrotti, ma proprio non lo avevo fatto apposta. Mi ero limitata a entrare in stanza per dare loro la buona notte. Da quel giorno non ho mai dimenticato di bussare, però loro si sono dimostrati sempre più disinibiti quando ero presente e alla sera non è raro che si mettano a limonare in maniera piuttosto spinta quando guardiamo insieme la televisione, specie dopo che ho confessato che noi due facciamo l’amore.
    -Così vorresti provare un attrezzo artificiale.
    -Perché no? Ma non da sola, mi piacerebbe se lo facessimo insieme...
    -Vedrò se posso procurarmene uno,- aveva detto Marco sapendo che era necessario essere maggiorenni per entrare in un porno shop.
    -Potrebbe essere bello anche per te,- aveva aggiunto quel diavoletto di ninfetta.
    -Per me?- Si era stupito lui.
    -Certo, mi piacerebbe moltissimo farti il culetto... Non hai mai provato?
    -No,- aveva risposto piuttosto stupito da quell’idea.
    -Peccato, penso che tu abbia perso qualcosa. Ai ragazzi giovani dovrebbe piacere farsi fare il culetto e il tuo è bellissimo...
    -Perché poi dovrebbe essere bello?- aveva chiesto Marco sempre più intrigato dai loro discorsi, -tu hai fatto l’amore con una ragazza?
    -Alla prima domanda rispondo che alla nostra età non si è ancora completamente né carne né pesce e che quindi si può godere indifferentemente con tutti senza distinzione di sesso. Per la seconda la risposta è si. Qualche volta ci accarezziamo fra amiche, tu non lo hai mai fatto con un compagno?
    -Be’, si qualche volta è capitato...- aveva confessato lui.
    -Penso che sia capitato più di qualche volta,- aveva affermato maliziosamente Lilli, -alla nostra età è molto difficile non concedersi certe scappatelle... Io ne ho sempre voglia...
    -Anch’io.
    -Tu a me il culetto lo hai fatto,- aveva aggiunto, guardandolo con occhi torbidi, -e mi è piaciuto moltissimo, non vedo perché non dovrebbe piacere anche a te, non mi sembra che ci sia differenza fra sederini maschili e femminili.
    -Be’, vedremo,- aveva detto diplomaticamente Marco, poi avevano smesso di parlare e avevano cominciato a fare l’amore, approfittando del fatto che la casa della ragazzina era deserta e che lo sarebbe rimasta fino al giorno seguente.
    Ripensando al suo acquisto Marco si diresse verso l’armadio e aprì il cassetto dove teneva la biancheria. Nascosto sotto una pila di mutandine e calze estrasse un pacchetto e lo aprì, attendo a non rompere la carta colorata che lo avvolgeva. Dentro c’era una scatola che conteneva un fallo artificiale che riproduceva la forma stilizzata di un pene maschile non troppo grosso. Era stato un suo amico maggiorenne a procurarglielo e quando glielo aveva consegnato il giorno prima della partenza per le vacanze, gli aveva chiesto maliziosamente: -per chi è?
    -Dai,- aveva risposto arrossendo, -per chi vuoi che sia?
    -Per te?
    -Ma no,-aveva affermato con forza Marco, rosso come un peperone.
    -Be’, in ogni caso può andare bene per entrambi,- aveva infierito il ragazzo, che conosceva bene Lilli, -l’ho preso di misura media...
    Marco girò la rotellina alla base del fallo e lo sentì vibrare, poi se lo puntò fra le natiche fino a farlo combaciare con il buchino. Sentì una stilettata di piacere, ma si rese conto che era troppo asciutto per insistere nella penetrazione, così andò in bagno e prese un vasetto di crema dopo sole. Era sempre più coinvolto in quello che stava facendo e quando si premette un dito intriso di crema sull’ano avvertì un palpito di attesa. Spinse più forte e scivolò facilmente dentro al culetto provando subito piacere e istintivamente inarcò i fianchi in un gesto di offerta, mentre nella mente si affollavano immagini che lo vedevano posseduto da un ragazzo e fu inevitabile che pensasse a Enrico mentre muoveva su e giù il dito nel buchino sempre più rilassato.
    Si inginocchiò sul letto e cercò di penetrarsi con il fallo guardandosi nello specchio. Senti una fitta di dolore quando spinse, ma ormai non riusciva più a fermarsi e si sforzò di accogliere l’oggetto nel piccolo ano ancora vergine. Quando cedette gli sfuggì un gemito, ma continuò a spingere fino a che non gli scivolò tutto dentro. Rimase senza fiato, sentendosi riempire in maniera sconvolgente e dolorosa, ma le vibrazioni attenuarono il bruciore trasformandolo a poco a poco in piacere, un piacere di segno sconosciuto che aumentava attimo dopo attimo. Mosse un poco il fallo e le sue vibrazioni si irradiarono dal culo al sesso rigidissimo facendolo pulsare. Sempre più coinvolto in quel gioco solitario si sdraiò supino, sollevando le gambe fino a portarsele sulle spalle e fece altalenare con più intensità il dildo nel buchino ormai completamente dilatato.
    Il piacere crebbe fino a diventare insopportabile e improvvisamente capì che sarebbe riuscito a venire senza masturbarsi, ma solo continuando a sodomizzarsi con il vibratore. “Oddio,” pensò con la mente in fiamme, “vorrei un cazzo, un cazzo vero che mi inculasse tutto...” e di nuovo pensò a Enrico e si vide nella posizione in cui era con l’amico che lo possedeva e lo faceva godere.
    Senza stringerlo spinse in avanti il pene e continuò a muovere sempre più in fretta il dildo fino a che con un grido si abbandonò all’orgasmo e il suo uccello fiottò una incredibile quantità di seme che lo raggiunse fino al viso.
    Si quietò molto adagio a quando si sfilò l’attrezzo dal sederino continuò a sfregarselo nel solco, godendo ancora delle sue vibrazioni, poi si abbandonò sul letto deliziosamente soddisfatto, ma stupito di quanto aveva fatto e ancora incredulo di essere riuscito a provare tanto piacere. Non lo avrebbe mai creduto possibile, ma era successo e ancora una volta pensò a Enrico e capì con rinnovato stupore che dopo le fantasie che gli avevano invaso la mente mentre si sodomizzava, se avesse tentato di possederlo non sarebbe riuscito a rifiutarsi.
    Adesso, mentre le dita dell’adolescente lo frugavano sempre più intimamente, fu di nuovo pieno di desideri molto trasgressivi, ma anche se l’amico stava trasformando il suo ano in un piccolo centro di nervi scoperti, sapeva che non era il momento per proseguire nel gioco.
    -Basta,- sospirò allontanandosi, -i nostri ci stanno aspettando.
    Il ragazzino lo guardo maliziosamente, ma si alzò e indossò il tanga mentre lui lo imitava, poi si diressero in cucina cercando di sistemare i recalcitranti uccellotti dentro ai minuscoli slip.
    -Eccovi finalmente,- li salutò Giulia, poi sorrise maliziosamente osservando i costumini dei due ragazzi, -vi siete svegliati piuttosto arzilli,- osservò, -o è l’effetto di ritrovarvi in una camera da soli?- Aggiunse con un risolino.
    I ragazzi, rossi come peperoni, non risposero e si affrettarono a sedersi, nascondendo così i piselli che stentavano a rientrare nei ranghi.
    Giulia offrì al figlio una tazza di caffellatte, mentre Enrico, più calmo, si avvicinava alla mamma intenta a preparargli la colazione.
    -Certo che hai una moglie e un figlio con dei sederini perfetti,- osservò Luigi guardando con entusiasmo le rotondità di Enrico e Laura. Quello più in mostra però era il ragazzino perché indossava il tanga mentre la mamma portava mutandine che, per quanto ridotte, le coprivano il culo.
    -Quale preferisci?- Gli chiese Gianni ridendo.
    -Mmmh... non posso giudicare bene,- osservò l’amico, -quello di Laura è coperto...
    -A questo si può rimediare,- rise la donna e si abbassò il piccolo indumento, scoprendo un fondoschiena liscio e tondo da fare invidia a una negretta.
    -Sono perfetti entrambi,- constatò Luigi, -per decidere manca solo la prova consistenza,- aggiunse, alzandosi e avvicinandosi ai due che continuavano a rivolgere i culetti agli amici, poi appoggiò le mani sulle invitanti rotondità di entrambi apprezzandone la pelle soda ed elastica.
    Enrico si sentì avvampare, ma notando che la mamma non si era mossa la imitò, lasciando che l’uomo proseguisse nella carezza. La vide sussultare e capì che le dita di Luigi la stavano frugando nel solco e immediatamente dopo venne sottoposto allo stesso trattamento e gli si mozzò il fiato quando si sentì stuzzicare il buchino.
    -Oooh...- sospirò Laura, -adesso basta, dobbiamo finire ancora la colazione...
    Luigi si allontanò con una certa riluttanza e quando si voltarono Enrico aveva un’erezione così marcata da spingere il suo pisello a sbucare fuori dallo slip, mentre Laura si lasciò ammirare l’inguine depilato non avendo ritenuto necessario tirarsi su le mutandine.
    -Cosa facciamo oggi?- Chiese Giulia quando finalmente furono tutti seduti attorno al tavolo.
    -Marilù è pronta,- disse Gianni, -bisogna solo provvedere ai rifornimenti. Pensavamo di farlo questa mattina insieme a voi due.
    -Dobbiamo venire anche noi?- Chiese Enrico con scarso entusiasmo.
    -No,- sorrise il padre, -potrete raggiungerci nel pomeriggio, lascerò il gommone piccolo in banchina. Ci troverete ormeggiati al Pevero, ma non oltre le cinque.
    -In questo caso potremmo andare a cercare qualche spiaggetta,- propose Enrico cui una passeggiata in moto piaceva molto di più di un giro per supermercati e distributori.
    -Va bene,- approvò Laura e anche Marco che non aveva ancora aperto bocca, tutto intento a demolire un mezzo panettone, si dichiarò d’accordo.
    -In questo caso in marcia,- decise Gianni alzandosi. –Però...- aggiunse meditabondo guardando i fondoschiena di Marco e Giulia che lo precedevano, -anche i sederini di tua competenza sono decisamente notevoli- e senza aspettare risposta allungò le mani sui fondoschiena dei due. Come avevano fatto prima Laura ed Enrico non si negarono alla carezza e si irrigidirono un poco solo quando le dita dell’uomo li cercarono più profondamente, stuzzicando i buchini che celavano fra le natiche.
    -Sarà meglio fermarsi,- disse dopo qualche attimo Giulia con voce non troppo ferma, -o non so come andrà a finire. Marco non disse nulla, ma si affrettò a filare in camera per vestirsi.
    -Abbiamo dei genitori piuttosto intraprendenti,- gli disse Enrico che lo aveva raggiunto, osservando il pisello dell’amico che era sbucato fuori dal piccolo tanga.
    -Direi proprio di si,- affermò Marco.
    -Tuo padre mi ha toccato il buchino...
    -Anche il tuo.
    -Faresti l’amore con lui?
    -Non lo so,- mormorò il ragazzo, -sicuramente vorrebbe farmi il culetto e io non ho mai provato...
    -Però sono sicuro che hai voglia di farlo,- affermò Enrico guardando l’amico e vedendolo arrossire.
    -Tu lo faresti con mio padre?- Gli chiese.
    -Penso di si... è stato bello quando mi ha accarezzato, mi sono eccitato subito e poi lo stava facendo anche alla mamma e voi ci guardavate, anche questo è stato bello. A te è piaciuto?
    -Si,- ammise Marco infilandosi i pantaloni di una tuta e una maglietta.
    -Non metti quelli corti?- Si stupì Enrico.
    -No, ieri mi sono graffiato le gambe sui cespugli andando in moto e non voglio farlo di nuovo.
    -Be’, visto che quello che sta davanti sei tu io metterò i calzoncini.
    Appena furono fuori dal cancello della villa Enrico appoggiò le mani sull’inguine di Marco e sentì con emozione il sesso dell’amico tendersi sotto il palmo. Quello che era successo a casa lo aveva eccitato e mentre il dito di Luigi gli stuzzicava il buchino si era visto riverso sul letto con l’uomo dietro di lui che lo possedeva. Questa immagine, ancor più del dito impertinente, aveva fatto si che il suo uccellotto superasse il bordo superiore dello slip. Una volta in moto poi, sentire i fianchi di Marco aderire al suo inguine aveva rinfocolato la sua eccitazione e gli era sembrato naturale accarezzarlo, sicuro che non si sarebbe negato. In effetti Marco non protestò nemmeno quando una manina di Enrico gli scivolò sotto la cintura elastica della tuta e gli fece sgusciare l’uccello fuori dal piccolo slip, stringendolo fra le dita.
    Passarono davanti a un’area di servizio dotata anche di bar e Marco fermò la moto.
    -Prendiamo un caffè?- propose, togliendosi il casco.
    -Certo,- approvò il ragazzino estraendo la mano dalla tuta dell’amico, poi gli rivolse un sorrisino malizioso, seguendolo nel locale.
    All’interno c’era una coppia molto giovane e a loro sembrò di riconoscere due dei ragazzi che erano nella spiaggetta deserta un paio di giorni prima. Evidentemente anche loro dovevano averli riconosciuti perché si avvicinarono sorridendo.
    -Non eravate nella spiaggetta vicino al Romazzino?- Chiese la ragazza.
    -Si,- confermò Marco, -voi eravate con due amici.
    -È vero, vorremmo andarci anche oggi. Venite con noi? Io mi chiamo Giovanna e questo è Tommaso, Tom per gli amici.
    Le amicizie erano facili al mare, specie tra ragazzi giovani e i due non si stupirono dell’invito.
    -Marco,- rispose il ragazzo presentandosi –e questo è Enrico. Non so se riusciremo a venire, dobbiamo raggiungere i nostri genitori in barca...
    -Solo nel pomeriggio,- intervenne Enrico, -potremmo andare alla spiaggia con il gommone e poi raggiungerli, è vicinissima al Pevero.
    -È vero,- approvò lui sbirciando l’amico, -vedremo di riuscirci.
    -Benissimo vi aspettiamo,- disse Tom, -adesso dobbiamo andare a fare la spesa, o questa sera rimarremo senza cena.
    I quattro si avviarono all’uscita e i due ragazzi salirono in moto osservando i nuovi amici che si sistemavano su uno spider Alfa Romeo. Non appena furono in strada Enrico fece scivolare di nuovo una mano sotto la tuta di Marco e gli cercò l’uccello. Lo sentì drizzarsi subito e si strinse all’amico accarezzandolo adagio. Vennero superati dallo spider e i due ragazzi li salutarono allegramente, fissando la mano di Enrico affondata nella tuta di Marco, perché non si era accorto che li stavano superando e non aveva fatto in tempo a toglierla. Marco non disse nulla, ma il suo pisello si impennò fra le dita di Enrico che continuò ad accarezzarlo, stringendosi a lui e facendogli sentire contro la schiena il sesso irrigidito.
    Era molto eccitato e impugnando il pene dell’amico riandava con il pensiero a quanto avevano combinato insieme. Era il sesso che lo aveva sverginato quello che gli pulsava fra le dita e improvvisamente si sentì vivo dietro e capì che desiderava ripetere l’esperienza anche se era stata dolorosa, almeno inizialmente. Però, ricordando il piacere che aveva provato, l’eventuale dolore non lo spaventava e, ripensando alle parole di Giulia, si disse che forse la seconda volta non sarebbe stato così acuto.
    Arrivarono su una stradina sterrata che portava al mare e la percorsero per un tratto, poi Marco fermò la moto, togliendosi il casco, ma non accennò a scendere, godendosi la mano dell’amico che gli accarezzava il pisello.
    -Me ne hai fatto venire una voglia matta,- sussurrò guardandolo da sopra una spalla.
    -Ne ho voglia anch’io,- mormorò il ragazzino.
    -Ti desidero...
    -Anch’io...
    -Subito.
    -Si,- sospirò Enrico scendendo dalla moto.
    I due ragazzi si fronteggiarono e il maggiore appoggiò le mani sulle spalle dell’adolescente attirandolo a sé e avvicinando la bocca alla sua. Si baciarono per un tempo lunghissimo, strettamente abbracciati, con le mani che stringevano i culetti e gli inguini che si fregavano l’uno contro l’altro e quando Marco abbassò i calzoncini di Enrico questi spinse in fuori i fianchi per farsi raggiungere meglio e gli fece scivolare la tuta e lo slip sulle cosce, liberandogli l’uccello. Stringendo nella mano il sesso duro dell’amico desiderò baciarlo e ripetere quella bellissima esperienza che avevano fatto per la prima volta un paio di giorni prima. Si chinò adagio, rimanendo dritto sulle gambe per permettere a Marco di continuare ad accarezzarlo dietro e portò le labbra a contatto del membro eccitato che gli pulsava fra le dita.
    Il sospiro del ragazzo gli disse quanto gli piacesse quel bacio e le sue mani divennero più intraprendenti, stuzzicandogli il buchino e facendogli desiderare una penetrazione più consistente.
    Marco frugò nel bauletto della moto e ne estrasse un tubetto di crema dopo sole. Se ne spremette una buona quantità su un dito e cercò di nuovo l’adolescente fra le natiche. Gli trovò il buchino e lo penetrò adagio. Il mugolio di Enrico gli fece capire che godeva di quella carezza e continuò a muovere il dito fino a che sentì che il piccolo ano si distendeva morbidamente e provò a introdurvi un secondo divo.
    -Oooooh...- sospirò il ragazzino, sollevando il capo dal pene che teneva in bocca.
    -Ti piace?
    -Si...- mormorò agitando i fianchi e riprendendo a succhiarlo.
    -Fermati,- gemette Marco a un tratto, -mi stai facendo venire...
    -Non vuoi?- Gli chiese Enrico guardandolo con occhi torbidi.
    -Non così... Ti desidero, vorrei entrare ancora nel tuo culetto.
    -Anch’io ti desidero,- affermò l’adolescente.
    -Adesso...
    -Si...
    Enrico prese un telo da mare e lo stese per terra scegliendo un piccolo dosso del terreno che gli avrebbe permesso di rimanere con i fianchi sollevati, poi si tolse la maglietta e guardò sorridendo il compagno inarcando i fianchi.
    -Vieni,- disse semplicemente guardando i suoi occhi puntati sul suo sederino che si mostrava sfacciatamente, con i pantaloncini arrotolati appena sotto le natiche. Era indecente e bellissimo e Marco indugiò un poco a godersi lo spettacolo di quell’efebo eccitato e pronto a concedersi.
    -Ti piace?- Gli chiese maliziosamente Enrico, appoggiandosi una mano su una natica in un gesto carico di promesse e godendo dello sguardo dell’amico i cui occhi sembravano volerlo penetrare.
    -Da matti...
    -Allora vieni,- ripeté sdraiandosi bocconi sul telo.
    Marco si avvicinò e si abbassò i pantaloni sulle cosce. Il desiderio che provava era troppo pressante perché pensasse di spogliarsi completamente: quello che desiderava adesso era entrare in quella delizia di culetto che gli si offriva così lascivamente.
    Penetrò di nuovo Enrico con le dita, usando altra crema e dilatandolo finché non lo sentì completamente arreso, poi gli puntò il rigidissimo pene fra le natiche, centrandolo.
    Enrico avvertì la pressione e cercò di rilassarsi al massimo, perché adesso desiderava con tutto se stesso di essere preso dall’amico, ma quando questi spinse provò una fitta di dolore. Non fu così intenso come la prima volta, ma faceva ancora male; l’eccitazione però era troppo forte e inarcò i fianchi, andando incontro al sesso di Marco con un gesto carico di sensualità che rivelava quanto fosse grande il suo desiderio di essere preso. Il ragazzo spinse e l’adolescente gridò quando sentì l’ano cedere e fu invaso dalla sconvolgente presenza del grosso membro, ma anche questa volta il dolore fu meno acuto della precedente e bastarono pochi attimi perché scomparisse, lasciando posto a quella sensazione ambigua e bellissima che aveva imparato a conoscere e di cui ormai sapeva che non avrebbe più potuto fare a meno. Gemette di nuovo quando Marco cominciò a muoversi dentro di lui, ma fu un gemito di piacere, un piacere che ingigantiva attimo dopo attimo e che gli fece scaturire una grossa goccia di seme dal sesso rigidissimo che premeva contro il telo da mare.
    -Oddio,- singhiozzò, -è bello, è bellissimo Marco. Dammelo più forte...
    -Si piccolo,- gemette a sua volta il ragazzo altalenando su quei fianchi che parevano vivi e venivano incontro alle sue spinte in un movimento fluido e ritmato che faceva aumentare vorticosamente la sua eccitazione. Si guardò il sesso che usciva quasi per intero dalle natiche arrese dell’adolescente per poi rituffarvisi dentro e godette anche dei piccoli gemiti che riusciva a strappargli a ogni affondo.
    Enrico si sentiva scavare il maniera deliziosa e provava un piacere fortissimo ogni volta che il sesso dell’amico lo riempiva, un piacere che cresceva senza soste e che non credeva possibile potesse essere così intenso.
    “Chissà se anche le ragazze provavo quello che provo io quando fanno l’amore” si chiese. “Mi sto comportando da femmina con Marco, è come se fossi la sua ragazzina che si fa inculare e anche sentirsi un po’ donna è bello... Vorrei avere una vagina per potergliela dare”, pensò ancora con la mente piena di immagini che lo vedevano mentre offriva il proprio sesso femminile al ragazzo. Si vide sdraiato supino con Marco sopra di lui che lo scopava e gli accarezzava i seni e si chiese se quella fosse una posizione possibile per due maschietti. “Si,” decise “e la prossima volta che lo faremo voglio provare...” Non pensò nemmeno di accarezzarsi il pene: quello dell’amico che gli scorreva fra le natiche era sufficiente a portarlo all’orgasmo, un orgasmo che ormai non poteva più aspettare per esplodere.
    -Mi fai venire,- gemette contorcendosi sotto di lui.
    -Siii...!- Gridò il ragazzo incalzandolo con lunghi colpi, -sto venendo anch’io, ti sto godendo tutto il culo... Ecco, adesso...!- L’ultima parola fu un vero grido e si piantò fra le natiche dell’amico mentre dal suo pene zampillava un lungo getto di crema.
    -Oooooh...- singhiozzò il ragazzino sentendosi allagare e si abbandonò all’orgasmo, inondando il telo con il suo giovane seme e accogliendo con piccoli gemiti il frutto del piacere di Marco che si perdeva nel suo corpo.
    Rimasero a lungo nella posizione in cui l’orgasmo li aveva colti, ancora profondamente uniti l’uno all’altro, perché il pene di Marco non aveva perso la sua erezione e riusciva ancora a penetrare l’amico che godeva di quella trasgressiva presenza. Si sentivano deliziosamente appagati e cercavano di prolungare il più possibile quei momenti di calma dopo la tempesta che li aveva avviluppati.
    -È stato fantastico,- mormorò Enrico dopo essere riuscito a recuperare il fiato, -non avrei mai creduto che si potesse godere così tanto...
    -Nemmeno io.
    -Si però tu hai fatto ancora la parte del maschietto e non puoi sapere quello che ho provato io...
    -È vero, ma è stato bellissimo ugualmente.
    -Dovrai provare,- affermò Enrico guardandolo da dietro la spalla con occhi luccicanti e a Marco sembrò di vedere lo sguardo che gli rivolgeva Lilli dopo che avevano fatto all’amore, -è troppo bello sentire qualcosa di vivo che si muove dentro di te.
    -Forse hai ragione,- ammise, ricordando quello che aveva combinato la notte prima e improvvisamente sentì una piccola stilettata di desiderio fra le natiche.
    -No!- Si lamento Enrico mentre l’amico si spostava scivolando fuori dal suo corpo.
    -Lo vorresti ancora dentro?- Gli chiese Marco stupito.
    -Credo di si...- gli rispose arrossendo, -è troppo bello...
    -Sei un ragazzino insaziabile.
    -Forse, ma non so cosa farci. Mi hai fatto provare una forma di amore molto particolare che mi è piaciuta da matti e continuo ad avere voglia di farlo.
    -Se tu che me lo hai chiesto.
    -È vero, ma questo non toglie che mi sia piaciuto,- rispose il ragazzino stringendosi all’amico.
    -Andiamo in spiaggia?- Propose lui, -un bagno è quanto mai indicato,- aggiunse sorridendo.
    -Eh, si,- approvò l’adolescente alzandosi e passandosi le dita fra le natiche umide in un gesto indecente e carico di erotismo.
    La spiaggia era deserta e distava pochi metri così lasciarono la moto dove si trovava, togliendosi gli indumenti che avevano ancora addosso e dirigendosi nudi verso il mare.
    Dopo un bagno lunghissimo si sdraiarono al sole ed Enrico notò che sul sederino dell’amico che giaceva prono si vedeva il segno arrossato della bretella del tanga.
    -È bastato prendere un giorno di sole nudi perché si vedano i segni del costume, anzi ci stiamo bruciacchiando,- notò, sbirciandosi il pancino dove si vedeva un triangolino di pelle arrossata sul pube.
    -Sarà meglio ungersi un poco, almeno sulle parti non abbronzate,- suggerì il ragazzo prendendo dalla borsa da mare un flacone di olio solare.
    -Te lo spalmo io,- si offrì Enrico.
    Marco gli consegnò il flacone e si rimise prono, ma un attimo dopo sussultava, perché gli stava facendo gocciolare l’olio sulla schiena riscaldata dal sole.
    -Disgraziato,- gridò, -è gelido.
    -Oh, dai, non brontolare,- ridacchiò Enrico, -è solo fresco, poi cominciò a spalmargli il liquido su tutto il corpo.
    Marco tacque e si godette le mani dell’amico che gli scivolavano sulla pelle procurandogli piccoli brividi. Quando, dopo avergli unto la schiena e le gambe si attardò sul culetto accarezzandolo leggermente e spingendosi sempre più in profondità nel solco, nella mente del ragazzo tornarono ad affacciarsi immagini che lo vedevano penetrato dall’adolescente e le immagini si facevano sempre più vivide e precise mano a mano che Enrico approfondiva le carezze. Quando gli divaricò le natiche lui non si oppose e sentì quasi fisicamente gli occhi del ragazzino puntati sul suo buchino completamente esposto.
    Enrico era emozionato mentre faceva vagare le mani sulla pelle liscia ed elastica del giovane. Gli piaceva moltissimo accarezzarlo e sentire i muscoli vibrare sotto le dita e continuò a impastare quel culetto sodo e perfetto, spingendosi gradualmente verso il solco che lo divideva. Marco sospirò e lui capì che gli piaceva quello che gli stava facendo. Quando gli sfiorò il buchino il ragazzo mancò un respiro, ma non si mosse, rimanendo completamente rilassato, così si spinse più avanti e aprì le tonde mezzelune abbronzate che formavano il culetto dell’amico guardando con emozione il piccolo ano affacciarsi nel mezzo. Con una certa esitazione, perché non sapeva se lo avrebbe gradito, vi appoggiò sopra un dito e di nuovo il ragazzo mancò un respiro, ma non lo respinse, evitando di contrarre le natiche e lasciandolo libero di proseguire. Incoraggiato, spinse con più forza e sentì il piccolo muscolo distendersi, aiutato dall’abbondante olio con cui lo aveva intriso, poi all’improvviso cedette e vi affondò adagio dentro, strappando un mugolio a Marco.
    Questi aveva i sensi in fiamme e se Enrico se ne fosse reso conto avrebbe cercato di penetrarlo subito perché era questo che ormai voleva, però procedendo così lentamente non faceva altro che portare la sua eccitazione al massimo e renderlo sempre più disponibile a quanto entrambi desideravano.
    Mosse un poco il dito nel culetto sempre più arreso e Marco sospirò forte, continuando a concedersi a quella carezza così trasgressiva e fantastica che stava trasformando il suo ano in un centro di piacere quasi insopportabile. “Chissà se Lilli prova il piacere che sto provando io quando la tocco così,” pensò, abbandonandosi sempre di più al dito che lo scavava e sentendo il pene pulsare contro la pancia, irrigidito da un’erezione che stava diventando dolorosa.
    Con la mente persa in un mare di godimento capì che sarebbe potuto venire solo sentendosi penetrare in quel modo, senza bisogno di essere toccato davanti e quasi senza rendersene conto raccolse le gambe sotto il petto, sollevando il culo e offrendosi completamente al ragazzino in un gesto indecente e pieno di sensualità che testimoniava quanto le sue mani lo avessero reso disponibile a proseguire in quel gioco che ormai non poteva avere che una conclusione e quanto la desiderasse.
    Enrico accarezzò le perfette natiche del ragazzo e gli strappò un gemito quando cominciò ad altalenargli dentro, provocandogli lunghi brividi ogni volta che il suo dito affondava nel buchino divenuto morbidissimo.
    -Ti piace?- Sussurrò.
    -Si...- sussurrò a sua volta Marco, -è bello...
    Enrico volle provare a penetrarlo con due dita come prima aveva fatto lui e gli versò ancora un poco d’olio nel solco, questa volta senza sollevare alcuna protesta perché il culetto di Marco era ormai bollente e quella piccola doccia fresca fu addirittura gradita. Il ragazzino unì un secondo dito a quello con cui penetrava l’amico e spinse di nuovo, strappandogli un gemito quando gli affondò dentro, poi le mosse su e giù e Marco ondulò i fianchi venendo incontro alle sue spinte con il buchino ormai completamente arreso.
    Adesso però Enrico desiderava qualcosa di più dall’amico e lo spinse a sdraiarsi, poi si mise a cavalcioni su di lui e gli estrasse delicatamente le dita dal culetto, guardando affascinato il buchino che restava morbidamente dilatato e sembrava quasi chiamarlo. Gli puntò contro il rigidissimo pene e sentì Marco tendersi e vibrare come se fosse attraversato da una leggera corrente elettrica.
    -Vuoi?- Chiese emozionato.
    -Si,- sussurrò Marco, -prova...- Era ormai deciso a fare la sua prima esperienza, anzi, lo desiderava moltissimo, ma quando sentì il membro pressarlo con più forza istintivamente si contrasse perché, anche se nebulosamente, si rendeva conto che stava facendo un passo molto importante, forse decisivo per la sua futura vita sessuale e provava ancora vergogna e imbarazzo nel concedersi a quel rapporto che, anche se nessuno ne fosse venuto a conoscenza, lo avrebbe classificato come omosessuale. “No,” si disse, “come gay no... al massimo come bisessuale,” perché era sicurissimo che avrebbe fatto l’amore con Lilli appena se ne fosse presentata l’occasione che sperava fosse ormai molto vicina. I quattro anni di differenza con Enrico gli facevano comprendere di più il significato di quanto stava facendo. Al contrario dell’adolescente che non solo si era concesso senza problemi, ma lo aveva addirittura spinto a quella esperienza, a lui qualche dubbio rimaneva, ma si rendeva conto che il desiderio di sentirsi penetrare era più forte di qualsiasi dubbio e quando il ragazzino lo tentò con più forza si rilassò quasi senza rendersene conto, autorizzandolo a proseguire.
    “Chissà se anche Lilli prova quello che sto provando io quando facciamo l’amore,” si chiese di nuovo, cercando di rilassarsi al massimo per permettere a Enrico di entrare dentro di lui, “no, non quando facciamo l’amore, quando l’ho sverginata...” si corresse, perché perdere la verginità del culetto era proprio quello che stava per fare. Poi non pensò più a nulla perché la presenza del sesso di Enrico che gli forzava le tenere pareti dell’ano fu più importante di qualsiasi altra cosa e si sentì pronto a concedersi.
    -Fai piano...- mormorò avvertendo una fitta di dolore.
    -Si,- sussurrò Enrico, -ma tu rilassati, lasciami entrare...- e la sua spinta si fece più insistente.
    Marco avvertì una stilettata lancinante di dolore quando il suo buchino cedette e il membro di Enrico lo invase fino in fondo dandogli la sensazione di essere squartato. Gridò forte e si inarcò tremando contro il ragazzino, completamente privo di fiato, ma ormai lo aveva tutto dentro e l’adolescente rimase immobile, incollato alle sue natiche, per permettere al culetto dell’amico di abituarsi a una presenza che sapeva essere sconvolgente.
    -Ti faccio male?- Sussurrò.
    -Si...-gemette Marco, ma mentre lo diceva il dolore cominciò a diminuire, sostituito da un piacere ambiguo e fino a quel momento sconosciuto che crebbe rapidamente, cancellando il bruciore della penetrazione. L’avere usato la sera prima il fallo artificiale lo aveva probabilmente aiutato, facendogli capire quale era il modo migliore di rilassarsi, così il dolore fu meno intenso e più breve di quello avvertito da Enrico quando lo aveva sverginato e dopo pochissimo tempo si sentì pronto a proseguire in quel modo così inconsueto e trasgressivo di fare l’amore.
    Il ragazzo sospirò, rilassandosi e il piacere aumentò, facendo si che il suo uccello, ammorbiditosi durante la penetrazione, si inturgidisse di nuovo pulsandogli contro il pancino. Era un piacere di segno diverso da quello cui era abituato quando faceva l’amore con Lilli e anche di quello provato quando lo aveva fatto con Enrico, ma in entrambi i casi si era comportato da maschio, ora invece faceva la parte femminile con l’amico e si chiese se era simile a quello che provavano le donne quando si facevano scopare.
    “Mi ha sverginato,” pensò, sempre più coinvolto da quella forma di amore così nuova e sconvolgente, “ed è bellissimo sentirmi riempire dal suo uccello... chissà se riuscirò a godere come ha fatto lui...” Ma mentre lo pensava sapeva che ci sarebbe riuscito, anzi, che non avrebbe potuto farne a meno e di nuovo si rese conto che non avrebbe avuto bisogno di accarezzarsi il pene per raggiungere l’orgasmo, perché il piacere sempre più forte che avvertiva fra le natiche sarebbe stato sufficiente a farlo godere.
    Sospirò e mosse un poco i fianchi per spingere l’adolescente a muoversi, perché voleva sapere cosa avrebbe provato nel sentirsi scavare da un membro maschile ed Enrico capì che l’amico adesso era pronto a continuare in quel loro modo così bello e proibito di amarsi e cominciò ad altalenare lentamente nel suo culetto completamente arreso.
    -È bello...- sospirò Marco, -adesso è bello...
    Enrico si mosse più in fretta e Marco gemette, ma questa volta di piacere, poi gli andò incontro con in fianchi, adeguandosi alle sue spinte e i due ragazzi si impegnarono in una fantastica cavalcata strappandosi gemiti sempre più forti che contribuivano ad aumentare la loro eccitazione e avvicinandosi alla inevitabile conclusione di quel loro rapporto così bello e trasgressivo.
    Enrico guardava il suo membro entrare e uscire dal culo dell’amico e come aveva fatto lui due giorni prima pensò che era una cosa fantastica essere riuscito a sverginare un ragazzo e sentirlo godere sotto di sé. “Adesso sono io il maschietto e lui è la mia ragazzina,” pensò, “ma non è come farlo con una donna... Con Giulia è stato diverso, adesso forse è ancora più coinvolgente, perché è un ragazzo come me quello che sto scopando e quando godrà lo farà con un sesso uguale al mio...” Ma mentre pensava a queste cose si rese conto che era con il culo che Marco stava godendo, proprio come era successo a lui e che il pene non era che la naturale via di sfogo del piacere che gli derivava dall’ano dilatato e riempito dal suo membro che gli scorreva dentro.
    -Più forte Enrico,- singhiozzò Marco, -fammelo più forte che sto venendo...- Sentire il sesso dell’amico muoversi dentro di lui lo aveva portato a un parossismo di eccitazione che non gli permetteva più di aspettare e gridò ancora, sollevandosi sulle ginocchia per essere preso fino in fondo e sculettando sulla verga che stava facendolo impazzire di piacere. Dopo pochi attimi si sciolse gemendo in un orgasmo fortissimo che fece fiottare il suo pene un numero incredibile di volte senza che fosse stato mai toccato e lo lasciò completamente senza fiato in balia del ragazzino che continuava a incularlo.
    Enrico lo cavalcò come un torello impazzito, inebriandosi dei suoi gemiti e quando lo vide godere lo scopò ancora più forte. Gli sembrava di essere inesauribile, ma anche lui stava per venire e quando tutti i fremiti di Marco si furono placati si piantò fra le sue natiche singhiozzando e riempiendo l’amico con un primo lungo getto di seme.
    -Oooooh...!- Sospirò Marco, sentendosi allagare. Non era mai stato goduto così e il frutto del piacere del ragazzino che si perdeva nel suo corpo gli regalò altre sensazioni sconosciute di stupore e di piacere che lo portarono ad agitarsi contro di lui fino a che non si accasciò ansante sulle sue spalle.
    -Mamma...- gemette Enrico, rimanendo piantato fra le natiche del compagno, -è la fine del mondo...
    -Si,- mormorò Marco, godendosi il suo uccellotto che, adesso che i sensi si erano un poco placati, avvertiva ancora più intensamente, -è davvero la fine del mondo... Sei ancora dentro di me.
    -Ti faccio male?
    -No, nessun dolore.
    -Ti piace?
    -Si, è bello sentirti così...- confessò Marco sentendosi nonostante tutto arrossire.
    -È fantastico fare l’amore in questo modo, avevo ragione a volere provare tutto.
    -Be’, in quanto a verginità ormai siamo ridotti a zero,- ridacchiò il ragazzo, sculettando adagio contro il suo inguine. Si erano girati su un fianco, ma Enrico riusciva ancora a penetrarlo, anche se la sua erezione si stava a poco a poco affievolendo.
    -Peccato,- sussurrò sentendolo scivolare fuori dal suo culetto.
    -Lo volevi ancora dentro?- Gli chiese maliziosamente Enrico facendolo stendere supino e andandogli sopra.
    -Credo di si,- sussurrò il ragazzo improvvisamente serio, guardandolo negli occhi, -mi hai sverginato ed è stato bellissimo.
    -Anche tu me lo hai fatto ed è stato bellissimo anche per me.
    -Adesso sappiamo entrambi cosa provano le ragazze quando si fanno scopare.
    -Ti sei sentito un po’ donna mentre facevamo l’amore?
    -Si,- ammise Marco arrossendo, -mi sembrava di essere una ragazzina che si concedeva a un ragazzo.
    -È successo anche a me...
    -Siamo riusciti a essere maschi e femmine a turno,- mormorò Marco turbato, fissando l’amico. Quello che lesse nei suoi occhi doveva essere lo stesso sguardo che lui rivolgeva a Lilli dopo avere fatto l’amore e intuì che Enrico stava leggendo nei suoi quello di una ragazzina appagata e felice. L’adolescente capì a cosa stava pensando, perché lo stava facendo anche lui e improvvisamente sentì di amare quel ragazzo al quale si era concesso e che gli aveva donato la verginità più preziosa per un maschietto. Non era mai stato innamorato, ma riconobbe subito il sentimento che provava per Marco, perché quello che sentiva non lasciava posto ad alcun dubbio.
    Inchiodò gli occhi in quelli dell’amico, leggendovi un turbamento e una sorpresa simili a quelli che stava provando e avvicinò le labbra alle sue.
    I due ragazzi si baciarono a lungo, a volte staccando le bocche e lasciando che solo le linguette giocassero fra loro, fino a che si staccarono, completamente privi di fiato, fissandosi intensamente.
    -Potremmo anche innamorarci...- sussurrò Enrico.
    -Si...- gli rispose Marco con un filo di voce.
    -Sarebbe grave?
    -Non lo so... Non pensavo che potesse succedere a due ragazzi.
    -E adesso?- Chiese Enrico inchiodando gli occhi nei suoi.
    -Adesso non ne sono più sicuro...
    -Ti amo...- riuscì a dire il ragazzino, quasi incredulo di esserne stato capace, ma consapevole che era la verità.
    -Anch’io,- mormorò Marco rendendogli lo sguardo, -non avrei mai creduto che potessi innamorarmi di un ragazzo, ma è successo...- e mentre lo diceva anche lui si rese conto che era la verità e si sentì felice per averla confessata all’amico.
    -È bellissimo essere innamorati se si prova quello che sto provando io...- sussurrò Enrico appoggiando la fronte alla sua.
    -Si è bellissimo,- sospirò Marco stringendolo a sé e cercandogli le labbra.

    I ragazzi che arrivarono a Marina di Porto Cervo verso l’una erano molto diversi da quelli che erano partiti la mattina. Si sentivano straordinariamente uniti e se gli sguardi che di tanto in tanto si scambiavano fossero stati intercettati da qualcuno, questi non avrebbe potuto avere dubbi circa il rapporto che li univa.
    Parcheggiarono la moto di fronte al gommone che li stava aspettando in banchina: un quattro metri con motore da 20 cavalli che loro avrebbero potuto condurre anche senza patente e che andava benissimo per i piccoli spostamenti.
    -Mangiamo qualcosa prima di partire?- Propose Marco.
    -Certo, ho una fame da lupi,- gli rispose Enrico sorridendo maliziosamente, -certa ginnastica mi fa aumentare l’appetito...
    -Ne hai ancora voglia?- Gli chiese altrettanto maliziosamente l’amico.
    -Credo di si e tu?
    -Anch’io,- rispose Marco, poi vide un signore che li stava osservando un po’ stupito e spinse l’amico a dirigersi verso una vicina pizzeria.
    -Dovremo stare un po’ più attenti,- disse, addentando una pezzo di capricciosa.
    -A cosa?- Si stupì il ragazzino.
    -A come ci comportiamo. Penso che quel tipo in banchina possa avere pensato che i nostri rapporti non sono semplicemente quelli di due amici.
    Enrico capì cosa intendeva dire e annuì, perché nemmeno a lui stava bene che qualcuno potesse accorgersi della natura del loro legame, anche se in quel momento avrebbe voluto gridarlo a tutti.
    -Siamo due gay?- Chiese all’amico.
    -In questo momento penso di si,- gli rispose con un piccolo sorriso, ma non credo che sia la definizione giusta.
    -Qual’è allora?
    -Ha ancora voglia di fare l’amore con una donna?- Gli chiese Marco prima di dargli una risposta.
    -Certo,- affermò il ragazzino, -anche se l’ho fatto per la prima e unica volta con tua madre... –
    Ovviamente si erano confessati le avventure del giorno precedente con le rispettive mamme ed entrambi avevano convenuto che era stato molto bello e che lo sarebbe stato ancora di più se avessero potuto farlo insieme.
    -È questo che intendevo dire. In pratica siamo bisessuali perché riusciamo a provare piacere con le donne e con i maschietti, quindi non ci si può definire solo gay.
    -Sono d’accordo,- approvò Enrico, finendo l’ultimo pezzo della sua Quattro Stagioni, -è bellissimo essere bisessuali,- aggiunse poi, come pensando ad alta voce, -io non potrei più fare a meno di fare l’amore con te e allo stesso tempo desidero ripetere l’esperienza con una donna.
    -Con la mamma?- Gli chiese maliziosamente Marco.
    -Con lei o magari con qualche altra ragazza...
    -Succede anche a me. È stata brava la mia mammina?- Gli chiese rivolgendogli un sorrisino complice.
    -Oh, si,- affermò entusiasticamente Enrico, -mi ha fatto andare sulle nuvole... E la mia?
    -È stata fantastica, una vera bomba...
    -Non l’ho mai vista fare l’amore con un uomo, mi sarebbe piaciuto guardarvi.
    -Anche a me, nemmeno io ho mai visto mia madre con un maschietto... Chissà potrebbe anche succedere.
    -Credi?- Chiese Enrico piuttosto dubbioso.
    -Penso di si. I nostri genitori si stanno concedendo molte libertà fra loro in nostra presenza.
    -Anche con noi,- disse Enrico ripensando a quanto era successo la mattina, -forse hai ragione.
    -Staremo a vedere,- concluse Marco. –Cosa ne dici di andare?- Chiese dopo qualche attimo di silenzio.
    Si alzarono e raggiunsero il gommone ed Enrico si sdraiò sul prendisole lasciando che fosse Marco a pilotarlo, perché sapeva benissimo che all’amico piaceva farlo almeno quanto a lui andare a spasso in moto. Quando uscirono dal porto l’adolescente si sfilò i calzoncini corti e la maglietta e anche Marco si liberò degli indumenti, osservando Enrico che era sdraiato supino e teneva le ginocchia sollevate e leggermente aperte, lasciando che il culetto, protetto solo dalle sottilissima bretella del tanga che si perdeva fra le natiche, si mostrasse in maniera molto stuzzicante.
    -Andiamo alla spiaggetta?- Propose il ragazzino.
    -Ci saranno le altre due coppie...
    -Probabilmente si. Mi sono sembrati simpatici, almeno quelli che abbiamo conosciuto.
    -È vero, ma li abbiamo sentiti parlare dei loro rapporti,- fece notare Marco, guardando maliziosamente l’amico che si era seduto e aveva aperto ancor di più le gambe e sembrava godere dei sui occhi che gli frugavano il sederino. –Penso che se li raggiungiamo cercheranno di combinare qualcosa anche con noi, specialmente i ragazzi...- aggiunse.
    -Forse hai ragione,- mormorò Enrico guardandolo con occhi divenuti improvvisamente torbidi, -ti spiacerebbe?
    -Non lo so... Forse no e a te?
    -Nemmeno a me, forse...
    -Be’, raggiungiamoli e vediamo come va a finire,- decise Marco, avendo capito che l’amico era intrigato da una possibile avventura con le due coppie e rendendosi conto che nemmeno a lui sarebbe dispiaciuto.
    -Ho voglia di baciarti,- disse improvvisamente Enrico, mettendosi su un fianco.
    Marco non rispose, ma mise il motore al minimo e si sdraiò accanto a lui.
    -Anch’io,- sussurrò abbracciandolo.
    I due ragazzi si unirono in un interminabile bacio ed Enrico pensò che era una sensazione bellissima e sempre nuova sentire la linguetta dell’amico duellare con la sua. Gli cercò i seni e i capezzoli di Marco si inturgidirono sotto le sue dita, poi non riuscì a trattenere un mugolio quando l’amico gli strinse i capezzoli facendoli ergere come quelli di una donna. Le loro carezze divennero più precise e di nuovo Enrico gemette nella bocca di Marco quando gli intrufolò una mano dentro allo slip, stringendogli il sesso turgidissimo. Si staccarono ansanti, guardandosi negli occhi con espressione felice per quel nuovissimo legame che li univa e Marco continuò a stringere l’uccellotto dell’adolescente, facendogli scivolare una mano sul culetto e cercandolo nel solco. Lo vide sussultare quando gli trovò il buchino e lo guardò maliziosamente.
    -Ne hai ancora voglia.- Affermò.
    -Oh, si,- rispose il ragazzino rendendogli il sorriso e cercandolo a sua volta fra le natiche.
    -Tu no?- Chiese, stuzzicandogli il piccolo ano e sentendolo palpitare.
    -Credo di si,- rispose Marco e non poté impedirsi di arrossire, perché non riusciva ancora ad ammettere senza problemi che gli piaceva moltissimo quel loro modo così trasgressivo di amarsi e che sentirsi penetrare dall’amico lo aveva fatto impazzire di piacere, anche se solo due giorni prima non avrebbe mai pensato di essere tentato da un certo tipo di amore. Però era successo e il piacere che ne aveva tratto lo portava a desiderare di ripetere l’esperienza.
    Un grosso gommone li superò a pochi metri di distanza e si staccarono precipitosamente guardando, rossi come peperoni, le due coppie che lo occupavano e che avevano rallentato fino ad affiancarsi. Con un certo sollievo videro che si trattava di Tom e Giovanna in compagnia dell’altra coppia che era con loro due giorni prima, ma li sbirciarono pieni di imbarazzo perché era impossibile che non li avessero visti mentre erano abbracciati.
    -Salve ragazzi,- li salutò allegramente Giovanna, senza mostrare di essersi accorta di nulla, -state andando alla spiaggetta?
    -Si,- rispose Marco, ancora rosso.
    -Bene, noi probabilmente siamo più veloci e vi precederemo cercando di occupare tutto lo spazio disponibile, così eviteremo che si fermino altre persone. Ci vediamo là, fate con comodo,- aggiunse con un sorriso birichino.
    -Va bene,- disse Marco, guardando la mano di Tommaso che vagava sul culetto dell’amico lasciato nudo dal tanga. Il ragazzo li fissò sorridendo e non si mosse, godendosi le carezze e sollevando un poco i fianchi per concedersi meglio. Gli sfuggì un mugolio quando Tom gli affondò le dita nel solco, poi Giovanna, che era al timone, diede gas e il grosso scafo si allontanò velocemente.
    -Credi che ci abbiano visti?- Chiese Enrico.
    -Penso proprio di si, non avrebbero potuto farne a meno...
    -Be’, non credo sia un grosso problema,- affermò il ragazzino guardandolo maliziosamente.
    -Direi di no,- mormorò Marco, che però era ancora imbarazzato per essersi fatto sorprendere dai quattro mentre si baciavano.
    -Sono sicuro che fanno l’amore insieme.
    -Su questo non c’è dubbio, lo hanno affermato quando pensavano di non essere ascoltati e poi hai visto come Tom accarezzava l’altro ragazzo.
    -Ha un bel culetto e gli piaceva farselo toccare,- osservò Enrico lanciandogli un’occhiatina un po’ torbida.
    -Molto bello davvero,- approvò Marco, -e penso che Tom lo abbia accarezzato davanti a noi per metterci a nostro agio.
    -Lo credo anch’io,- sospirò il ragazzino rilassandosi e sdraiandosi a pancia in giù.
    -Sei in una posizione molto stuzzicante,- gli fece notare Marco guardandogli il perfetto sederino rivolto verso di lui, visto che l’adolescente aveva la testa in direzione della prua del gommone.
    -Sono contento che ti stuzzichi,- gli rispose sorridendo e sculettando ostentatamente e Marco pensò che era un piccolo efebo del tutto disinibito e privo di pudore. Lo invidiò un poco anche, perché lui aveva ancora difficoltà ad accettare senza problemi il fatto che gli piacesse fare il culetto a un ragazzo e soprattutto farselo fare.
    Quando raggiunsero la spiaggetta videro che era deserta a parte le due coppie che avevano tirato a riva il gommone e stavano piazzando due ombrelloni. Approdarono e anche loro portarono l’imbarcazione parzialmente sulla sabbia, poi presero un ombrellone e raggiunsero il gruppetto.
    -Questa è Claudia,- disse Giovanna presentando gli amici, -e questo Robi. Erano più giovani di Tom e Giovanna e Claudia era una splendida biondina di non più di sedici anni con bellissimi occhi azzurri e un fisico ancora adolescenziale, ma perfetto, con piccoli seni dai capezzoli eretti e due interminabili gambe. Roberto dimostrava diciotto anni ed era anche lui biondo, con grandi occhi verdi che, notò Marco, erano puntati sul culetto di Enrico che volgeva loro le spalle e si era chinato per sistemare l’ombrellone.
    -Facciamo i nudisti?- Propose allegramente Giovanna, -siamo i soli occupanti della spiaggia e viste le sue dimensioni non credo che ci sia posto per altri.
    -Non abbiamo molto da toglierci,- sorrise Marco.
    -È vero, ma è quel poco quello che conta,- gli rispose maliziosamente la ragazza, sfilandosi con un gesto aggraziato il piccolo slip e mostrando un cespuglietto scuro ridotto ai minimi termini che non nascondeva nulla della perfetta fessura che le divideva l’inguine. Robi la imitò e Marco non poté impedirsi di fare vagare gli occhi sui sesso di entrambi, notando che il ragazzo era piuttosto ben dotato e aveva il pene parzialmente eretto. Le carezze di Tom devono avergli fatto un certo effetto, pensò, sfilandosi il tanga e osservando gli sguardi dei ragazzi puntati sul suo uccellotto, si rese conto che nemmeno lui era del tutto tranquillo.
    -Perfetto,- disse Giovanna quando tutti furono nudi e si sdraiò, appoggiando il capo sull’inguine di Claudia che si era stesa supina al sole. Anche lei si era depilata piuttosto radicalmente e la sua fessurina si mostrava impudicamente fra le gambe leggermente divaricate.
    Marco ed Enrico preferirono sdraiarsi a pancia in giù, perché i loro uccellotti non erano affatto a riposo e non volevano farsi vedere in erezione, lo fecero in senso contrario l’uno all’altro, però scelsero una posizione che permetteva loro di vedere le due ragazze e quando Giovanna si spostò un poco, spostando la testa proprio sul pube di Claudia i capezzoli della ragazzina si drizzarono ancora di più.
    -Avete due sederini bellissimi,- disse Robi e si sdraiò a sua volta, appoggiando con molta naturalezza la testa su una coscia di Enrico, con una guancia a contatto della natica. Lui non protestò, ma scambiò un’occhiatina con Marco che aveva seguito le manovre del ragazzino e lesse nello sguardo dell’amico una punta di malizia.
    -Hai proprio ragione,- approvò Tom che era l’unico ancora in piedi, accovacciandosi fra i due, -sono culetti spettacolosi, roba da mangiarseli...- aggiunse appoggiando lievemente le mani sulle perfette rotondità dei ragazzi. Li sentì fremere e sollevarono un poco la testa guardandolo sorpresi per quell’approccio così diretto e immediato, ma non fecero nulla per allontanarlo.
    -Chissà se sono anche in grado di godere,- si intromise Giovanna che aveva seguito le sue manovre.
    -Se non lo fossero avrebbero perso molto,- affermò Claudia, poi le si mozzò il respiro perché l’amica, girandosi per parlare con gli altri, le aveva appoggiato una guancia sull’inguine, con le labbra praticamente a contatto con la sua fessurina.
    -Eh, si,- disse meditabondo Tom continuando ad accarezzare i ragazzi, -però si potrebbe sempre rimediare...- e insinuò le dita nei loro solchi, spingendosi in profondità fino ad incontrare i buchini che celavano in mezzo.
    -No...- sussurrò Marco contorcendosi, ma nemmeno questa volta si negò né lo fece Enrico quando sentì un dito premere con più insistenza sul suo forellino. L’adolescente aveva la testa piena di immagini piuttosto trasgressive e anche se provava vergogna nel lasciarsi accarezzare in quel modo da un maschietto di fronte alle ragazze, non trovava la forza di fermarlo e godeva delle sue dita profondamente infilate nel solco che gli stuzzicavano il buchino facendogli provare continui brividi.
    -Perché no?- Chiese a bassa voce Roberto, -è bellissimo essere accarezzati così...
    -Fate l’amore insieme, vero?- Sussurrò Marco, inarcandosi contro la mano di Tom. Anche lui si sentiva coinvolto in quel gioco e come l’amico era imbarazzato vedendo gli occhi delle ragazze puntate sui loro sederini e sulle dita di Tommaso che li frugavano, ma anche lui non aveva la forza di fermarlo perché sentiva il buchino sempre più vivo palpitare sotto le dita del ragazzo e il piacere che ne ricavava era più grande della vergogna.
    -Certo,- intervenne di nuovo Giovanna, -lo fanno i due ragazzi, lo facciamo noi e lo facciamo insieme...- e così dicendo allungò la linguetta passandola sulla fessura di Claudia che mancò un respiro e con un gesto indecente e carico di erotismo aprì le gambe per farsi raggiungere meglio.
    -Penso che anche voi lo facciate,- continuò la ragazza, -o almeno ci siete molto vicini...
    -Ci avete visti sul gommone?- Chiese Marco il cui sederino stava diventando un piccolo centro di piacere.
    -Si, eravate bellissimi...
    -Oooooh...- il gemito fu di Enrico perché Tom lo stava penetrando con un dito e quando se lo sentì scivolare dentro non riuscì a impedirsi di andargli incontro con i fianchi. Nonostante la vergogna il piacere che provava era troppo forte per negarsi e poi avevano appena confessato che anche loro si dedicavano a certi giochi e vedere Giovanna che leccava adagio la passerina dell’amica lo riempiva di libidine. Sentì Marco mugolare e vedendo il dito di Tom profondamente affondato fra le sue natiche capì che anche lui era stato penetrato.
    -Avete già provato a fare l’amore qui?- Sussurrò il ragazzo facendo altalenare lentamente le dita nei culetti sempre più arresi. I due non risposero, troppo imbarazzati per fare certe confessioni, ma i piccoli movimenti dei loro fianchi gli fecero capire che amavano quel genere di carezze.
    -Su,- mormorò, -non è il caso di vergognarsi, vi abbiamo appena detto che anche noi facciamo l’amore in un certo modo e se volete possiamo dimostrarvelo, vero Robi?- Chiese fissando l’amico.
    -Certo,- rispose lui e si sollevò, inginocchiandosi di fianco a Tom che adesso mostrava una vistosa erezione, poi con molta semplicità glielo prese in mano e chinò la testa, facendoselo scivolare fra le labbra.
    -Che bello,- sussurrò il ragazzo, -Robi è bravissimo con la bocca, forse ancora più bravo delle ragazze...
    -È naturale,- disse Giovanna, -voi maschietti sapete succhiare un pisello meglio di noi, così come noi siamo più brave a leccare una passerina, vero tesoro?- Chiese all’amica e senza darle il tempo di rispondere incollò la bocca al suo inguine. Il lamento che sfuggì dalle labbra di Claudia dimostrò quanto gradisse quella carezza e la ragazzina si divaricò tutta per permetterle di raggiungerla meglio.
    -Visto?- Disse Tom con voce non molto ferma, -non c’è nulla da vergognarsi, è troppo bello per provare emozioni diverse dal piacere.
    Marco ed Enrico erano eccitatissimi sia per quello che Tom stava facendo ai loro sederini, sia per quello che Giovanna stava facendo a Claudia. Avevano avuto una sola occasione di vedere due donne impegnate in un gioco lesbico, ma si trattava delle loro mamme e le avevano sbirciate da sopra una siepe. Adesso invece potevano vedere la linguetta di Giovanna guizzare fra le labbra del sesso della ragazzina che aveva allargate, rivelando la vagina rosea e il clitoride che si ergeva come un minuscolo pene. I sospiri sempre più frequenti che le uscivano dalle labbra aumentavano vorticosamente la loro eccitazione e quasi senza rendersene conto stavano sculettando contro le mani di Tom che continuava a penetrarli con un dito.
    -Allora, avete fatto o no l’amore con i culetti?- Chiese di nuovo il ragazzo.
    -Si,- sospirò Enrico che non aveva ancora aperto bocca, -solo che...,- ma non riuscì a terminare la frase, troppo imbarazzato per farlo.
    -Solo che?- Lo invitò a proseguire Tom.
    -Be’, lo abbiamo fatto solo una volta...
    -Mmmh... si sente che siete ancora quasi vergini, ma si sente anche che vi piace molto. Sono sicuro che non avete mai provato a farlo dopo essere stati completamente dilatati.
    -Come?- Chiese stupito Marco.
    -Ve lo mostrerò, se volete. Quando i buchini hanno subito un certo trattamento non si prova più il minimo dolore nel prendere un uccellotto, solo piacere. Volete provare?
    I ragazzi rimasero in silenzio, ma i loro fianchi parlavano per loro e pur non staccando gli occhi dalle due ragazze li avevano sollevati per concedersi completamente alle sue dita.
    -Oooooh...- gemette Tom perché Roberto lo stava succhiando con più intensità, -fermati Robi, facciamo vedere a questi ragazzini come è bello farsi dilatare il culetto e si inginocchiò fra le gambe divaricate di Enrico mentre il compagno assumeva una identica posizione con Marco, poi i due aprirono le natiche dei ragazzi e vi affondarono il viso strappando loro un singhiozzo quando cominciarono a vellicare con la lingua i forellini che avevano messo allo scoperto.
    Marco ed Enrico non avevano mai provato una carezza del genere e sentire le lingue dei due frugarli così intimamente portava la loro eccitazione alle stelle. Entrambi inarcarono i fianchi per offrirsi meglio e gemettero sempre più forte sentendosi penetrare da quelle linguette che stavano trasformando i loro buchini in due centri di piacere quasi dolorosi. Se Robi e Tommaso avessero voluto prenderli in quel momento non avrebbero incontrato nessuna resistenza, perché ormai anche quel fondo di vergogna che covava ancora nella loro mente nel lasciarsi andare con tanto abbandono a un rapporto omosessuale di fronte alle ragazze era scomparso e non rimaneva altro che il piacere fortissimo che ricavavano da quelle carezze così proibite e dai singhiozzi sempre più alti di Claudia che godeva sulla bocca della compagna. I due ragazzi però volevano prepararli in modo diverso alla penetrazione e quando li videro completamente in orbita li spinsero a inginocchiarsi, cosa che fecero subito, offrendo i culetti in una posizione indecente e trasgressiva che li riempì di libidine.
    Tom prese un tubetto di crema e se ne spremette un buona quantità sulle dita, poi la passò a Roberto che fece altrettanto. Quando premette un dito sul piccolo ano di Enrico questi si inarcò, andandogli incontro e lui vi scivolò dentro facilmente facendolo sospirare. Marco invece emise un lungo gemito quando Robi lo penetrò ed entrambi non riuscirono a tenere fermi i fianchi mentre le dita dei ragazzi si muovevano dentro di loro.
    Perso in un mare di piacere Enrico sentì che Tom gli insinuava un secondo dito nel culo e capì che stava usando gli indici di entrambe le mani. Il ragazzo prese a stirare le tenere pareti e lui sentì il buchino cedere sempre più, rilassandosi morbidamente sotto l’azione di quelle dita diaboliche. Si sentiva aperto e pronto per essere penetrato, ma evidentemente non era ancora il momento. Marco gemette e poiché erano in posizione inversa l’uno rispetto all’altro, vide che Robi lo stava inculando con due dita di ogni mano e che il suo ano era così dilatato che poteva vederne l’interno roseo. Dopo un attimo toccò a lui gemere, perché Tom gli aveva riservato lo stesso trattamento e quando il ragazzo mosse le dita sentì un piccolo scatto nel buchino e si rese conte che aveva ceduto completamente, rimanendo aperto anche quando il ragazzo faceva scivolare fuori le dita.
    Sentiva il pene pulsare, irrigidito da una erezione quasi dolorosa e guardando quello di Marco, anche lui teso fino allo spasimo, vide sgorgare dalla sua punta una grossa goccia di seme, accompagnata da un mugolio dell’amico. Completamente in orbita, si abbandonò al ragazzo che lo scavava e il desiderio di concedersi a lui divenne irresistibile.
    -Oddio,- gemette, -dammelo, prendimi adesso...- Aveva la mente in fiamme e gli sembrava di avere un centro di nervi scoperti fra le natiche: un piccolo gorgo che voleva essere riempito da qualcosa di più consistente delle dita che lo avevano reso così disponibile.
    -Si,- singhiozzò a sua volta Marco, sculettando sulle mani di Robi, -dallo anche a me...- Come l’amico provava un bisogno disperato di sentirsi penetrare e solo un sesso maschile avrebbe potuto placare la tremenda eccitazione che lo avviluppava come una nebbia e darle finalmente sfogo.
    -Si,- sussurrò Tom, -adesso siete pronti...- e li fece spostare mettendoli uno di fianco all’altro, con i sederini sollevati che sembrava chiedessero di essere presi e i buchini completamente aperti e pronti a essere penetrati.
    -Siete bellissimi,- sussurrò il ragazzo mettendosi dietro a Marco e lasciando all’amico più giovane il compito di sodomizzare l’adolescente, -sembra che abbiate due fighette, due fighette che non chiedono altro che essere scopate.
    Pensando alla sua posizione Enrico si vide come lo vedeva Robi e pur provando ancora un fondo di vergogna nel mostrarsi in un modo che molti avrebbero considerato osceno,si sentì davvero una ragazzina pronta a concedersi, perché gli sembrava di avere un sesso femminile al posto dell’ano: una vagina che desiderava disperatamente essere scopata. Guardò Marco e vide che il suo faccino esprimeva un completo abbandono, con gli occhi socchiusi che rivelavano quanto desiderasse quello che stava per fare. “Forse anche lui adesso si sente come una femmina pronta a fare l’amore,” pensò, avvertendo acutamente il sesso di Robi strusciare nel suo solco, “oddio, adesso mi incula e io ne ho una voglia da impazzire...”
    Tom e Robi puntarono i rigidissimi uccelli sui buchini dei ragazzi e li presero di colpo, affondando in loro come nel burro e facendoli gridare. Avevano sentito i membri centrarli e sapevano che erano decisamente grossi, ma quando furono sodomizzati provarono solo piacere, un piacere che ingigantì subito, facendoli contorcere contro i loro amanti e quando cominciarono a scorrere nel loro sederini gridarono ancora, abbandonandosi completamente al delirio dei sensi che li aveva travolti.
    -Godo,- singhiozzò Enrico mentre un getto di seme sprizzava dal suo pene sovreccitato.
    -Anch’io,- gli fece eco Marco e anche il suo uccello zampillò. Non era un orgasmo completo quello che avevano vissuto, ma il sentirsi scavare dai ragazzi aveva quasi strappato loro quei due singoli getti.
    -Così,- gridò Tom incalzando con spinte sempre più forti Marco, -è così che ci si fa prendere: con il cazzo duro e il culo morbido come il burro. Siete due puttanelle fantastiche e adesso vi faremo godere come matti. Ti piace scopare un ragazzino così bello?- Continuò fissando il sesso dell’amico che altalenava sempre più in fretta fra le natiche di Enrico.
    -Oh, si, è fantastico... Lo sto facendo godere come una donna...
    -Certo, perché loro adesso si sentono donne. Due puttanelle che si fanno sbattere... È giusto che sia così quando si prova tanto piacere nel farsi inculare.
    Enrico pensò che era vero. In quel momento si sentiva come una ragazzina che godeva intensamente nel concedersi a un maschio e guardando il faccino completamente arreso di Marco e sentendo i piccoli gemiti che Tom gli strappava, capì che anche lui provava le stesse sensazioni, poi non pensò più a niente, perché il piacere era diventato troppo forte e stava per abbandonarsi all’orgasmo, con l’ano che pulsava sul membro che gli scorreva dentro.
    -Ecco,- singhiozzò Roberto, -sento che il tuo culo sta godendo e fa venire anche me... Prendilo tutto, adesso...!- E con un grido si piantò fra le sue natiche allagandolo con un primo lungo getto di seme.
    Enrico gridò forte, contorcendosi contro l’amante che si svuotava dentro di lui e godette come non gli era mai successo, dando libero sfogo ai singhiozzi che gli salivano alle labbra, appena consapevole del suo pene che eiaculava, perché tutte le sensazioni di piacere erano concentrate nell’ano e nel membro che vi scorreva dentro. Accanto a lui anche Tommaso e Marco stavano raggiungendo il punto di non ritorno e vide l’amico inarcarsi contro il ragazzo mentre il suo uccello eruttava lunghi schizzi. Gridò forte anche lui, senza cercare di trattenersi e quando Tom gli venne dentro, accolse ogni suo getto con piccole grida di donna in amore.
    Quando la tempesta si placò i ragazzi si abbandonarono al suolo e i due adolescenti accettarono con piacere il peso dei loro amanti sulla schiena, percependo acutamente i loro sessi che li tenevano ancora saldamente impalati e godendo di quella presenza viva che continuava a riempirli deliziosamente.
    -Siete stati la fine del mondo,- affermò Giovanna e si accorsero che le ragazze si erano avvicinate, accoccolandosi accanto a loro.
    Marco sbirciò Enrico vedendolo arrossire e si rese conto che anche il suo volto doveva essere di brage, perché entrambi non si erano mai trovati in una situazione simile e provavano ancora vergogna per essersi abbandonati con tanta intensità a un rapporto omosessuale sotto gli occhi di due ragazze. Però avevano goduto come ricci e anche loro si erano date parecchio da fare, così rimasero in silenzio, ma non cercarono di cambiare posizione.
    Lo fecero invece Tommaso e Robi, portandoli a mettersi su un fianco per non gravare loro addosso, ma quando Robi arretrò, sfilandosi un poco dal culetto di Enrico, l’adolescente, che aveva appoggiato la testa fra le braccia, nascondendo parzialmente il volto, spinse indietro i fianchi in un inequivocabile invito a rimanergli dentro.
    -Ne hai ancora voglia?- Gli sussurrò all’orecchio Robi.
    -Credo di si...- rispose in un soffio e mosse un poco i fianchi sul membro che lo impalava. Avrebbe voluto sculettare con più forza, ma si vergognava a dimostrare troppo chiaramente il suo desiderio di fronte alle ragazze.
    -E tu?- Chiese Tom a Marco che gli premeva il culetto contro l’inguine, sdraiato di fronte all’amico.
    -Forse...- sussurrò avvampando e il suo sguardo corse alle due giovani donne inginocchiate accanto a loro.
    -Non dovete vergognarvi,- disse dolcemente Giovanna che aveva intuito l’imbarazzo dei due ragazzini, -anche noi abbiamo fatto l’amore insieme a voi ed è stato fantastico osservarvi e farci osservare, eravate bellissimi...
    -Anche voi,- disse Marco, cercando di buttarsi alle spalle tutti i pudori e scoprendo che non era così difficile.
    -Oh, si,- affermò Claudia, stringendosi all’amica e accarezzandole un seno.
    -Anche i nostri maschietti ne hanno ancora voglia,- disse Giovanna, -una sola volta non può bastare quando si fa l’amore con due ragazzini così giovani e così belli.
    -È vero,- rispose Tom, muovendosi lentamente nel corpo di Marco e sentendolo rispondere alle sue spinte, -un culetto così merita di godere e di essere goduto più di una volta.
    -Oooh...!- Il piccolo gemito era stato di Enrico, perché Robi stava altalenando lentamente dentro di lui e Marco vide gli occhi dell’amico socchiudersi, mentre il volto esprimeva tutto il piacere che provava. Il sesso di Tom adesso era completamente rigido e nonostante fosse già venuto tre volte in quella straordinaria giornata, sentì che anche lui stava eccitandosi di nuovo e si abbandonò al suo amante, sollevando una gamba per offrirsi meglio e guardando l’uccello di Robi che si muoveva nel culetto aperto di Enrico che aveva assunto una posizione simile alla sua. Fissò affascinato il buchino dell’amico che circondava morbidamente il grosso membro e sollevando gli occhi verso di lui vide il suo sguardo che lo frugava fra le natiche. Provò un pizzico di vergogna nel mostrarsi in quella posizione tanto trasgressiva, che molti avrebbero considerata oscena, ma la vergogna rinfocolò la sua eccitazione e non cercò di chiudere le gambe, godendo degli sguardi dell’amico e delle ragazze che adesso si erano inginocchiate accanto a loro e li guardavano con occhi pieni di libidine.
    -È la cosa più bella del mondo vedere due ragazzi in amore,- mormorò Giovanna con voce rotta, poi abbracciò la compagna facendola sdraiare e le affondò la testa fra le cosce, girandosi in senso contrario al suo e offrendole la passerina da baciare. Claudia non si fece pregare e le due si impegnarono in un 69 infuocato che accrebbe l’eccitazione dei ragazzi che pur essendo piuttosto impegnati riuscivano a osservarle.
    -Sono bellissime,- mormorò Tom, piacerebbe anche a voi farlo?
    -Si...- sussurrò Marco fissando il pene irrigidito di Enrico e desiderando di sentirselo in bocca, -ma come?- Non aveva infatti intenzione di rinunciare al membro di Tom che lo stava scavando e non vedeva come avrebbero potuto fare nella posizione in cui erano.
    -Adesso te lo mostriamo,- disse Tom, facendolo inginocchiare, attento a non sfilarsi dal suo sederino.
    Robi, che ne aveva capito le intenzioni, scivolò fuori dal culetto di Enrico, strappandogli un piccolo gemito di frustrazione.
    -Aspetta,- sussurrò, -non intendo affatto smettere, solo devi metterti in una posizione diversa perché possiamo fare l’amore tutti e quattro insieme. Fece girare il ragazzino sulla schiena e gli sollevò le gambe, portandosele sulle spalle e puntando il pene sul buchino che era rimasto completamente dilatato e sembrava chiamarlo.
    Quando se lo sentì affondare di nuovo dentro Enrico emise un lungo gemito che non terminò fino a quando l’inguine di Robi non si incollò alle sue natiche e guardò il ragazzo che lo stava possedendo con una espressione torbida e completamente arresa.
    “Adesso sono davvero una ragazzina che si fa scopare,” pensò mentre la sua componente femminile prendeva il sopravvento e lo faceva sentire sempre più donna e quasi senza rendersene conto si aprì tutto sotto le spinte del ragazzo che aveva ripreso ad altalenare dentro di lui, “è bello guardare in faccia chi ti sta facendo fare l’amore... chissà se le ragazze provano quello che sto provando io...”
    -Vai sopra al tuo amichetto,- sussurrò Tom a Marco e lui eseguì assumendo la posizione del 69 con Enrico e guardò affascinato il membro di Robi che gli altalenava nel culo. Il sesso dell’adolescente si ergeva rigidissimo e lui vi avvicinò le labbra facendoselo scivolare tutto in bocca. Il singhiozzo che gli strappò gli disse quanto godesse di quel bacio, poi toccò a lui gemere, perché il ragazzino glielo aveva preso a sua volta in bocca e il piacere che gli dava, unito a quello del sesso di Tom che lo scavava sempre più forte, era quasi doloroso.
    Sentirono le due ragazze gridare e le videro godere appassionatamente con la testa affondata l’una fra le cosce dell’altra e i bacini che sussultavano violentemente sotto la sferza dell’orgasmo. Vennero a lungo, lasciandosi osservare senza pudore e godendo degli occhi dei ragazzi puntati sui loro corpicini in amore, poi si accasciarono senza più un briciolo di fiato, guardandoli con occhi torbidi e luccicanti che dimostrando il loro appagamento e il piacere che avevano ricavato dall’essere state osservate e, adesso, dall’osservarli.
    -È fantastico,- sospirò Giovanna, -godere così tanto e sapere che ci stavate guardando, ma adesso siete voi che dovrete farci vedere come siete belli quando fate l’amore.
    I ragazzi non si vergognavano più nel lasciarsi osservare mentre si concedevano sempre più a quel loro modo di amarsi così bello e proibito, anzi cominciarono a trarre piacere dalla presenza di Giovanna e Claudia e avvertirono acutamente gli occhi delle due fanciulle puntati sui loro culetti in cui altalenavano sempre più in fretta i due ragazzi e sulle loro bocche intente a succhiarsi.
    Continuarono a lungo, perché gli orgasmi vissuti, specialmente da Marco ed Enrico, permettevano loro di prolungare il piacere e infatti furono Tom e Robi a lasciarsi andare per primi.
    -Vengo...-, gridò il maggiore, piantandosi fra le natiche di Marco, -te lo godo tutto questo tuo culo di donna...- e cominciò a fiottare dentro al giovane che accolse il frutto del suo piacere mugolando, ma senza cessare di succhiare l’amico.
    -Oh, siiiii...!- Singhiozzò Robi, sciogliendosi nel corpo di Enrico e all’adolescente parve di essere una ragazzina in amore che accoglieva dentro di sé il frutto del piacere del suo uomo, ma anche lui non cessò di fare frullare la lingua sul sesso sempre più teso di Marco. Mentre Tom lo riempiva con la sua crema vide il buchino dell’amico contrarsi più volte sul grosso pene che lo allagava e capì che anche il suo palpitava su quello di Robi mentre gli godeva dentro. I due ragazzi rimasero fermi, piantati fra le natiche degli adolescenti, lasciando che continuassero a succhiarsi fino a raggiungere l’orgasmo. Quando lo fecero si abbandonarono senza riserve al piacere e le ragazze li osservarono affascinate contorcersi sui sessi che li impalavano, riempiendosi l’un l’altro la bocca con lunghi getti che bevvero senza mai distogliere le labbra dal membro che si svuotava dentro di loro.

    Marco ed Enrico stavano navigando diretti all’appuntamento con Marilù. Era abbastanza tardi e avevano appena il tempo necessario per arrivare al Pevero entro le cinque, come era stato loro chiesto.
    Erano rimasti in silenzio per lunghi minuti, ripensando a quanto avevano combinato, poi Enrico, che fra i due era il più disinibito nonostante la giovanissima età e forse proprio per questo, rivolse un sorrisino malizioso all’amico.
    -È stato piuttosto sconvolgente,- disse, sedendosi sul prendisole a gambe incrociate di fronte a lui.
    -Lo puoi dire forte,- rispose Marco come parlando a se stesso, facendo scivolare gli occhi sul corpicino nudo dell’amico. Non avevano ritenuto necessario rimettersi i tanga e quando erano usciti dalla minuscola baia erano passati con sublime indifferenza accanto ad alcune imbarcazioni, ignorando gli sguardi stupiti dei loro occupanti. Il che la diceva lunga su quanti tabù si fossero lasciati alle spalle.
    -Però è stato bellissimo,- affermò Enrico, -non avevo mai goduto tanto in vita mia. A te è piaciuto?
    -Si...- confessò a bassa voce Marco, -anche se non avrei mai pensato di trovarmi in una situazione del genere.
    -Lo rifaresti?
    -Credo di si...
    -Anch’io,- affermò l’adolescente, fissando a sua volta il corpo nudo dell’amico e il pene che riposava giudiziosamente sul cuscino dei testicoli. Nemmeno lui era eccitato, anzi, in quel momento non avrebbe certo potuto affrontare altri giochi amorosi, però quel dialogo lo intrigava e guardando Marco capì che succedeva anche a lui.
    -Be’,- disse il ragazzo sorridendo, -non si può proprio dire che ci sia rimasta qualche verginità...
    -Eh, no. In tre giorni le abbiamo perse tutte...
    -Cosa ti è piaciuto di più?
    -Tutto, credo. Non rinuncerei a nulla di quello che ho fatto.
    -Nemmeno a farti dilatare il culetto?
    -No, è stata forse l’esperienza più sconvolgente. Roberto è entrato dentro di me senza procurarmi il minimo dolore. È successo anche a te?
    -Si, ho provato solo piacere. Anche le ragazze sono state fantastiche.
    -Oh, si!- Approvò con entusiasmo Enrico, -chissà, forse riusciremo a fare l’amore anche con loro... Ti fa male il culetto?
    -No, e a te?
    -Nemmeno. Sembra quasi che non sia successo niente...- rispose e non riuscì a impedirsi di arrossire, -Torneremo a quella spiaggetta?
    -Non so: fra due giorni torna Lilli...
    -Farai l’amore solo con lei?
    -No, penso di no,- affermò Marco fissandolo intensamente, -non credo che potrei rinunciare a te.
    -Nemmeno io,- sospirò il ragazzino stiracchiandosi, poi gli rese lo sguardo: -ti amo,- disse in un sussurrò.
    -Anch’io,- mormorò Marco, -è per questo che non voglio rinunciare a te...
    -Dirai a Lilli quello che abbiamo combinato in questi giorni?
    -Credo di si... Fra noi non esistono segreti e queste non sono cose da tenere nascoste. Ti dispiacerebbe?
    -No,- affermò Enrico con sicurezza, -non riuscirei a nascondere quello che ci è successo nemmeno ai nostri genitori, figuriamoci alla tua ragazza. Come pensi che la prenderà?
    -Certamente bene. È una ninfetta scatenata e sono sicuro che le piacerebbe moltissimo vedermi alle prese con un maschietto...
    -Te lo ha detto lei?
    -Non direttamente, ma me lo ha fatto capire.
    -Forse questo significa che ha fatto l’amore con qualche amica.
    -Si, me lo ha confessato.
    -Be’, io non ho nulla in contrario se le confiderai i nostri rapporti, però sono sicuro che mi sentirò molto imbarazzato quando la vedrò dopo che le avrai detto tutto,- mormorò Enrico guardando di sottecchi l’amico.
    -Tu lo confesseresti ai nostri genitori?
    -Credo di si, non fanno altro che chiederci quante verginità abbiamo perso e penso che facciano l’amore fra loro senza distinzioni di sesso.
    -Questo è sicuro,- affermò Marco –e penso anche che stiano cercando di farcelo capire. È difficile tenere nascoste certe situazioni quando si vive nella stessa casa.
    -Già... Faresti l’amore con mio padre?- Chiese maliziosamente Enrico.
    -Adesso si,- disse Marco, ricordando che gli aveva già rivolto la stessa domanda quando il suo culetto era ancora vergine –e tu con il mio lo faresti?
    -Certo, te l’ho già detto e magari potrebbe anche capitare...
    -Lo credo anch’io... Be’, direi che la cosa migliore è lasciare che succeda quello che deve succedere e non farsi troppi problemi.
    -Hai ragione,- approvò Enrico guardando l’amico con occhi divenuti improvvisamente torbidi, -ho voglia di baciarti...
    -Anch’io,- mormorò Marco.
    L’adolescente si protese verso di lui offrendogli le labbra e i due ragazzi si baciarono a lungo. Quando si staccarono, completamente privi di fiato, si guardarono con occhi lucenti e pieni di allegria che rivelavano quanto il sentimento che li univa fosse bello e profondo.
    -Be’, vedremo quello che succederà, -sorrise Marco, -ma adesso sarà meglio rivestirsi, siamo praticamente arrivati da Marilù.- Il grosso Yacht era infatti a un centinaio di metri, ma quando lo raggiunsero non notarono segni di vita da parte dei loro genitori, che pure dovevano avere sentito il gommone avvicinarsi.
    -Potremmo anche rimanere nudi,- propose Enrico.
    -Forse, ma preferisco togliermi il costume se saranno nudi anche loro, piuttosto che presentarmi così.
    Si rimisero i microscopici tanga e assicurarono il gommone alla poppa della barca, poi salirono a bordo.
    -Ecco i ragazzi,- li accolse Laura quando fecero capolino sul quadrato di poppa.
    Era nuda e si era sdraiata su un divano appoggiando la testa sulle ginocchia di Luigi e anche Giulia era in una posizione simile, solo che la sua guancia era proprio a contatto del sesso di Gianni. I ragazzi notarono che i loro papà non erano affatto tranquilli come dimostravano i membri quasi eretti.
    Sbirciarono gli adulti e prima di essere invitati a farlo si liberarono dei costumi, accomodandosi su un divano.
    -Che vita beata,- sospirò Laura, accostando la guancia al sesso di Luigi che si drizzò completamente.
    -Abbiamo interrotto qualcosa?- Chiese Marco maliziosamente.
    -Mmmh... forse,- rispose sua madre, -ma non importa, è ora di rincasare.
    -Eh, si,- approvò Gianni, alzandosi a malincuore e dirigendosi verso la plancia, lasciando che il suo uccello svettasse in aria senza tentare minimamente di coprirsi.
    Luigi lo raggiunse e quando afferrò la ruota del timone gli accarezzò il culetto tondo e abbronzato come quello di un ragazzino. Gianni non si negò alla carezza e accese i motori, lasciando che le dita dell’amico gli scivolassero profondamente nel solco.
    I ragazzi si scambiarono un’occhiata complice e si stesero sui divani, al sole, godendosi la passeggiata di ritorno e non dissero nulla quando le loro mamme si avvicinarono, sdraiandosi a loro volta e appoggiando il capo l’una sulle cosce del figlio dell’altra, con le guance a contatto degli uccellotti. In un altro momento si sarebbero drizzati subito, ma erano arrivati al capolinea in fatto di performance, così rimasero quieti e non videro lo sguardo malizioso che le due donne si scambiavano.
    -Abbiamo deri ragazzini molto tranquilli,- disse Giulia, strofinando una guancia sul pisello di Enrico che però rimase tranquillo.
    -Eh, si,- approvò Laura, -imitandola con Marco senza ottenere un risultato migliore, -sembrerebbe che si siano dati alla pazza gioia.
    -Ho proprio paura di si. Quante verginità sono andate perdute?- Chiese appoggiando un ditino sul pisello di Enrico.
    -Tutte,- rispose per lui Marco,- stringendo una perfetta tettina di Laura e sentendo il capezzolo irrigidirsi.
    -In questo caso meritate un giusto riposo,- decise Giulia, dando un piccolo bacio al pene di Enrico e alzandosi per raggiungere i due uomini.
    -Amen,- approvò Marco appoggiando la testa sulla coscia dell’amico rimasta libera e chiudendo gli occhi.

    Edited by Elchicoloco - 20/6/2014, 23:26
     
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    FIGO GAY

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    Ragazzo sei stato stupendo mi hai sopreso veramente,intrigante questo racconto e sono sicuro che molti staranno leggendo i tuoi racconti solo che sai, stai toccando argomenti ancora tabù nella vita reale e quindi molti hanno ancora un po di vergogna nell'esprimere le loro opinioni non che non piaccia però.Quindi ti prego a nome di tutti continua e credo che tu avrai altri quadretti da farci scoprire nei tuoi racconti, io penso scusa la mia presuntuosità uno famigliare a 6 e l'altro a 3 con Lilli la ragazzina di Marco,scusa se continuo a darti suggerimenti sei tu che scrivi non me ne sto dimenticando credimi.Coraggio stai andando alla grande non fermarti!!!!!!
     
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