Enrico 01

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  1. cavallino
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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    I capitoli che seguiranno non mi riguardano personalmente, ma mi sono stati raccontati da Enrico. Ora l'ex ragazzino ha 22 anni e devo dire che non mi ha aiutato affatto nello scrivere, perché, sebbene abbia una magnifica ragazza, quando viene a trovarmi cerca sempre, riuscendoci, di offrirmi il suo spettacoloso sederino e in questi casi addio scrittura...
    Non so se questa sia la sede adatta per proporre questi capitoli, perché le donne hanno un forte peso nella vicenda, tuttavia se vie è piaciuto Bisex potrebbe piacervi anche Alex. Sappiatemi dire qualcosa.

    -Ci cerchiamo una spiaggetta?- Chiese Marco guardando Enrico con un sorrisino.
    -Certo,- rispose felice l’adolescente perché questo avrebbe significato una scorazzata sulla moto dell’amico e lui lo sapeva benissimo.
    Marco aveva diciassette anni e un’Honda 250 nuova fiammante con la quale andavano a cercare le spiaggette più isolate della Costa Smeralda dove poi il maggiore portava Lilli, la sua ragazza, così le possibilità di girovagare in moto con l’amico non erano molte per Enrico.
    -Lilli non c’è?- Chiese infatti, perché si era aspettato di vederlo partire con lei.
    -No, è rientrata per quattro o cinque giorni a Milano con il padre.
    -È successo qualcosa? Siamo qui da meno di una settimana.
    -No, ma si era iscritta a un torneo di tennis e il padre ne ha approfittato per finire del lavoro che aveva lasciato in sospeso. È un torneo piuttosto importante e le dispiaceva rinunciarvi proprio adesso che ha buone possibilità di entrare nella squadra femminile under sedici del suo club.
    Questo apriva nuove prospettive al ragazzino e cioè quella di fare parecchi giri in moto e di cercare di mettere in pratica un’idea che da tempo rimuginava, ma che pensava fosse piuttosto difficile da realizzare, ammesso che ne avesse mai trovato il coraggio. Improvvisamente si sentì eccitato perché forse avrebbe potuto capire se Marco era il ragazzo giusto con cui metterla in pratica.
    -Vado a prendere il costume,- disse.
    Abitavano entrambi in una bellissima villa sopra Porto Cervo con piscina e una splendida vista sul mare. La villa era dei genitori di Enrico che avevano invitato quelli di Marco di cui erano amici di vecchia data. I due ragazzi si conoscevano praticamente da sempre, ma la differenza di età che li divideva aveva fatto si che si frequentassero poco. Marco infatti aveva appena compiuto diciassette anni, mentre Enrico ne avevo tredici da poco più di due settimane. Quattro anni si facevano sentire alla loro età e quella era la prima volta che si frequentavamo con assiduità, tuttavia erano molto in confidenza e il maggiore aveva raccontato all’amico qualche avventura con le ragazze che aveva avuto. Poche per la verità perché Lilli era la sua prima vera esperienza, ma ampiamente sufficienti a fare sognare Enrico visto che era praticamente un verginello, almeno con le donne.
    -Magari non ci serve...- ridacchiò Marco, perché parecchie delle spiaggette del posto consentivano di fare nudismo, visto che erano deserte.
    -Prenderò il tanga,- decise Enrico. Non lo usavano quasi mai in spiagge frequentate, ma quando andavano in barca era quasi di rigore, a meno che non si stesse del tutto nudi. Quell’anno non ci erano ancora andati, ma erano li solo da pochi giorni e Marilù, il motor yacht di diciotto metri dei genitori di Enrico, aveva bisogno di manutenzione e se ne stava occupando proprio in quel momento suo padre, accompagnato da Giorgio, il papà di Marco. Le loro mamme invece avevano deciso di rimanere in piscina, così i due erano liberi di andare dove volevamo.
    -Io l’ho già fatto,- disse Marco, avviandosi al garage per tirare fuori la moto.
    Enrico entrò in casa e indossò il tanga, coprendolo con dei calzoncini corti. Le loro mamme stavano uscendo per andare in piscina e chiese alla sua se potevano fare uno spuntino al mare e rientrare solo nel pomeriggio. Acconsentirono entrambe e i due ragazzi prepararono dei panini, riempirono una grossa bottiglia termica con acqua e ghiaccio, poi caricarono tutto nel bauletto della moto, indossarono i caschi e partirono.
    -Da che parte andiamo?- Chiese Marco visto che era la prima volta che veniva in Sardegna, mentre Enrico poteva ormai considerarmi un veterano.
    -Verso il Romazzino, direi: ci sono un sacco di spiaggette.
    Marco conosceva la strada ed Enrico si godette la passeggiata con le mani appoggiate sulle cosce dell’amico. Gliele aveva messe quasi sull’inguine e a un tratto si rese conto che il pollice della sinistra era proprio contro il suo pisello. Non la spostò, perché improvvisamente l’idea che aveva in mente stava prendendo forma e voleva scoprire le reazioni di Marco, anzi, approfittando di una buca dell’asfalto che lo aveva costretto a rafforzare la presa sull’amico, le spinse un poco più in su. Lui non disse nulla, ma il suo pene cominciò a ingrossare e dopo pochissimo tempo si accorse che era quasi completamente eretto e gli premeva contro il pollice. Mosse la mano come per caso e lo sentì tendersi ancora di più. Indossavano entrambi calzoncini leggerissimi e l’uccello del ragazzo doveva essere sgusciato fuori dal minuscolo tanga, sul lato sinistro, così a Enrico sembrò di toccare il sesso nudo dell’amico. Marco continuò a guidare tranquillamente, e lui mantenne il contatto contro quel tronchetto di carne e mentre lo faceva anche il suo pisello cominciò a drizzarsi.
    Qualche esperienza con dei ragazzi l’aveva avuta e anche abbastanza spinta, così, vedendo che l’amico non accennava a spostarsi, immaginò che anche lui non ne fosse proprio a digiuno. La posizione sulla moto però non gli permetteva molti movimenti, così era possibile che subisse la pressione della sua mano senza riuscire a impedirlo. Non lo sapeva, ma lasciò la mano dove si trovava.
    Raggiunsero il litorale e indicò all’amico una stradina che ricordava di avere visto l’estate scorsa quando con i genitori erano arrivati da quella parte via mare e si eravamo fermati in una piccola cala. Il viottolo che imboccarono era parecchio tortuoso e accidentato e ci si poteva passare solo con una moto, era inoltre abbastanza lungo da scoraggiare eventuali bagnanti che avessero voluto raggiungere la spiaggetta a piedi. I sussulti della moto fecero si che l’adolescente potesse spingere ancora di più la mano contro il sesso dell’amico, ma lui continuò a tacere e il suo uccello prese a pulsargli contro il pollice, a dimostrazione della sua eccitazione crescente.
    Si fermammo quasi in riva al mare e scesero dalla moto lasciandola parcheggiata all’ombra di un grosso cespuglio.
    -Possiamo fare a meno dei costumi,- disse Enrico guardandosi intorno e appurando che la minuscola spiaggetta era del tutto deserta. Al largo c’erano delle barche ancorate, ma a meno che non avessero usato un cannocchiale non avrebbero potuto accorgersi se i ragazzi avevano o meno il costume da bagno.
    -Direi proprio di si,- approvò Marco, rivolgendogli un’occhiatina indagatrice e si sfilò i pantaloncini. Enrico lo imitò e si tolse anche il tanga, lasciando che il pisello ancora dritto puntasse liberamente all’insù. Marco lo sbirciò e si tolse a sua volta il costumino. Anche il suo sesso era eretto e il ragazzino lo fissò pensando a quello che aveva in mente. Nudi si erano già visti, ma con gli uccellotti dritti mai. Il maggiore sul pube aveva un cespuglietto chiaro ancora abbastanza piccolo, che copriva a mala pena lo scroto, mentre Enrico poteva ostentare solo un piccolo boschetto alla radice del membro e per il resto era ancora completamente glabro.
    -Ce l’hai duro,- disse rivolgendo all’amico un’occhiatina maliziosa e arrossendo suo malgrado.
    -Anche tu non sei per niente tranquillo,- gli rispose Marco sbirciandogli l’inguine.
    -È stata una gita un po’ eccitante...- sussurrò Enrico, che adesso cominciava a essere pieno di dubbi su quanto avrebbe voluto fare in seguito.
    -Già... Sei una piccola peste,- lo redarguì Marco, ma non sembrava affatto arrabbiato.
    Stesero i teli da mare sulla sabbia e si sdraiarono, ma i loro uccellotti pareva che non avessero la minima intenzione di rientrare nei ranghi.
    -Ne ho voglia...- mormorò l’adolescente e proprio non riuscì a tenere una mano lontana dal pisello eretto.
    -Anch’io,- ammise Marco in un sussurro, imitandolo.
    -Vuoi che ti faccia venire?- Chiese improvvisamente Enrico, arrossendo di nuovo, ma ormai deciso a vedere se avrebbe potuto ottenere da lui quello che voleva.
    -Ti accarezzi con gli amici?- Gli chiese Marco, rivolgendogli un’occhiatina maliziosa.
    -Qualche volta capita,- confessò il ragazzino, -tu non lo hai mai fatto?
    -Quando avevo la tua età si,- ammise, -ma adesso c’è Lilli e le cose sono diverse.
    -Allora non vuoi che ti faccia venire.
    -Non lo so... Certo che ne ho voglia...- sospirò, allungandosi sulla schiena.
    Enrico usò tutto il coraggio che aveva e gli fece strisciare una mano sulla pancia, spingendola verso l’inguine. Se avesse voluto Marco avrebbe potuto fermarlo, ma rimase immobile e quando gli strinse il pene emise un piccolo sospiro, concedendosi alla carezza. Cominciò a masturbarlo piano e lui spinse in alto il bacino mentre il respiro si faceva più frequente. Ormai rassicurato sulle reazioni dell’amico gli prese una mano e se la portò sull’inguine. Anche lui aveva bisogno di carezze e Marco non si tirò indietro, impugnandolo e muovendo la mano sul suo sesso irrigidito.
    I due ragazzi si masturbarono adagio per qualche minuto, osservandosi mentre le loro mani li stavano portando verso una conclusione inevitabile, poi Marco emise un gemito e il suo uccello ingrossò ancora di più. Enrico capì che era prossimo all’orgasmo, ma anche lui ormai stava per venire e intensificò la carezza. I gemiti del ragazzo divennero più frequenti e si tese tutto lasciando che solo il torace e i talloni toccassero terra.
    -Vengo,- singhiozzò, masturbandolo con più forza.
    Sentire il membro dell’amico pulsare e i gemiti sempre più frequenti che gli uscivano dalle labbra aveva portato l’ eccitazione di Enrico al massimo e si lasciò travolgere dall’orgasmo ancora prima di lui, bagnandogli la mano con qualche goccia di seme. Marco gridò ancora e dal suo pene zampillò un lungo getto di crema che lo bagnò fino alla gola. A quelli ne seguirono altri e l’adolescente non lo abbandonò fino a che non si lasciò cadere sul telo, imitandolo e sentendosi deliziosamente appagato. Quando ripresero fiato Marco lo guardò con una luce incerta negli occhi.
    -È stato bello,- sussurrò Enrico, appoggiandogli una guancia sul petto e accarezzandogli piano il pene ancora piuttosto teso.
    -Si,- ammise Marco, passandogli una mano sulla spalla e stringendolo un poco, -non avrei mai pensato che mi sarei di nuovo accarezzato con un ragazzo. Ma adesso basta,- decise, accorgendosi che il suo sesso stava reagendo alle piccole carezze che gli faceva l’amico. –Andiamo a fare un bagno, siamo decisamente appiccicosi,- aggiunse con un risolino.
    -Eh, si,- convenne Enrico, poi la giovane età venne loro in aiuto e scoppiarono in una allegra risata, alzandosi e correndo verso il mare.
    -È bello fare l’amore con una ragazza?- Chiese Enrico quando, dopo un bagno lunghissimo, si sdraiarono nuovamente al sole.
    -Fantastico, è la cosa più bella del mondo.
    -Lo hai fatto molte volte?
    -Fino all’anno scorso no, ma adesso tutte le volte che posso.
    -Lo fai con Lilli?
    -Certo, anche lei non ne ha mai abbastanza...
    -E con i ragazzi?-
    -Adesso non più.
    -Fin dove ti sei spinto con loro.
    -Be’, ci accarezzavamo...
    -Solo quello...?- lo stuzzicò l’adolescente che voleva scoprire se aveva avuto esperienze più complete, visto quello che intendeva chiedergli.
    -Be’, si...- Ma Enrico intuì che non diceva la verità, -perché vuoi saperlo?
    -Mi piacerebbe sapere se è bello farsi... farsi fare il culetto,- si decise a dire, diventando rosso come un peperone.
    -Alle donne piace da matti,- gli rispose, lanciandogli un’occhiatina indagatrice.
    -E ai ragazzi?
    -Non lo so, penso di si se hanno certe tendenze... Perché me lo chiedi?
    Era arrivato il momento di spingersi più lontano e improvvisamente il ragazzino si sentì imbarazzato, perché non sapeva come avrebbe accolto le sue parole.
    -Perché vorrei provare tutto quello che è possibile in fatto di sesso, ma ho avuto solo qualche esperienza che non ha fatto altro che rendermi più curioso.
    -Con dei ragazzi?
    -Si e anche con una ragazzina, ma vorrei provare proprio tutto e con tutti. Solo così saprò cosa mi piace.- Adesso Enrico parlava più liberamente, visto che l’amico non aveva avuto reazioni negative di fronte alle sue confessioni.
    -Be’, anche questa può essere una strada giusta per prendere certe decisioni, io però non ho mai avuto esperienze complete con dei ragazzi, così non so cosa dirti.
    -Non ci ha mai nemmeno pensato?
    -Forse si,- ammise con una certa riluttanza, -ma non ho mai messo in pratica certi pensieri.
    -Perché?
    -Non so. Forse perché avevo paura di spingermi troppo lontano, o perché non mi è mai capitata l’occasione giusta, ma devo dire che non l’ho mai nemmeno cercata.
    -Quante verginità può perdere un ragazzo?- Gli chiese Enrico, alleggerendo così l’atmosfera un po’ torbida che si stava creando fra loro.
    -Be’,- mormorò Marco dopo averci pensato un poco, -sette credo...
    -Sette?- Chiese stupito l’amico.
    -Prova a pensarci: due per la bocca e cioè leccare una ragazza e succhiare un ragazzo, due per le mani, accarezzando un ragazzo o una ragazza, altre due per l’uccello a seconda se scopi una ragazza o fai il culetto a un ragazzo e una sola per il sederino, perché in questo caso solo un ragazzo può farti perdere questa verginità. Il totale fa sette,- concluse ridendo.
    -Sono proprio indietro,- constatò Enrico io ne ho perse solo due...
    -Quali?- Gli chiese maliziosamente Marco, sorridendo.
    -Quelle delle mani.
    -E vorresti perderle tutte?
    -Si.
    -Avrai avuto un motivo per prendere una decisione del genere.
    -Si.
    -Me lo vuoi dire?
    -Solo se mi fai una promessa.
    -Quale?- Chiese sorpreso Marco.
    -Mi farai il culetto?- Ecco lo aveva detto. Era diventato rosso come un peperone, ma aveva avuto il coraggio di dirgli quello che voleva e adesso lo guardava con una espressione interrogativa che rivelava tutto il suo imbarazzo per quella richiesta.
    -Se fossi gay toccherei il cielo con un dito,- rispose Marco fissandolo dubbiosamente, -sentirsi fare una proposta del genere da un ragazzino bello e giovane come te sarebbe un sogno, però non lo sono...
    -Sono davvero bello?- Chiese Enrico quasi senza rendermene conto.
    -Certo. Hai un corpicino perfetto un uccellotto bello grosso e un culetto spettacoloso. Potresti essere una tentazione per tutti, per un gay poi saresti il sogno di una vita.- Le sue ultime parole furono accompagnate da una risatina molto maliziosa.
    -Anche tu sei bello,- mormorò Enrico guardandolo con occhi torbidi, -è per questo che vorrei fare con te la mia prima esperienza, per questo e perché siamo amici. Non vorrei farla con uno che non conosco bene e nemmeno con uno della mia età, perché è più facile farlo con un ragazzo più grande e più esperto... Ma non hai risposto alla mia domanda,- lo stuzzicò dopo un breve silenzio, sdraiandosi a pancia in giù.
    -Il fatto è che non lo so,- lo sguardo di Marco gli scivolò sul sederino perfetto e vi indugiò a lungo, -forse si, ma preferirei decidere dopo che mi avrai raccontato i motivi che ti spingono.
    -Va bene, ma prima mangiamo,- acconsentì Enrico, -ho una fame da lupi.
    -Anch’io.- I due ragazzi si alzarono dirigendosi verso il cespuglio dove avevamo parcheggiato la moto in modo da potere mangiare all’ombra.
    -Certo che hai un culetto davvero bello,- disse Marco, guardando il fondoschiena perfetto e abbronzato dell’amico che gli camminava davanti. –Sembra quello di Lilli...
    -Se vuoi lo puoi prendere,- sussurrò Enrico, guardandolo da sopra una spalla con una lucina torbida negli occhi.
    Marco si avvicinò e la sua mano si mosse quasi da sola, posandosi sulle natiche tonde dell’amico che fremette e quasi inconsciamente inarcò i fianchi con un gesto carico di sensualità. Le dita di Marco si intrufolarono nel solco, arrivando a sfiorare il buchino e di nuovo l’adolescente fu percorso da un piccolo brivido.
    -Anche tu hai un culetto molto bello,- sussurrò, allungando una manina e appoggiandogliela sul sedere. Il ragazzo fu acutamente conscio di quella carezza, ma non allontanò la mano nemmeno quando le dita di Enrico si fecero più curiose e si intrufolarono profondamente nel solco. Non aveva mai ricevuto una carezza simile da un ragazzo, ma improvvisamente si sentì vivo fra le natiche e lasciò che le dita dell’amico premessero sul buchino. Lo stava facendo anche lui e sembrava che il ragazzino gradisse quella carezza, perché i suoi fianchi ondulavano dolcemente sulle sue dita e lo stava fissando con uno sguardo torbido in cui si leggeva un’attesa simile a quella che avevano gli occhi di Lilli quando la toccava così.
    Le sensazioni di Enrico non erano diverse e anche se era stato accarezzato altre volte in quel modo, adesso che aveva deciso di concedersi all’amico e che sembrava che a lui la cosa non dispiacesse, quei contatti gli procuravano un fremito di attesa. Non sapeva come avrebbe reagito quando fosse arrivato il momento: quasi certamente avrebbe provato dolore e si chiedeva se una volta passato avrebbe provato anche piacere, era comunque ben deciso a non tirarsi indietro se Marco, abbandonate le sue titubanze, che visto come lo stava accarezzando dovevano essere ormai molto poche, avesse deciso di prendergli una delle tante verginità che ancora aveva.
    Le carezze dell’amico lo eccitavano e il suo membro era ormai completamente eretto, ma si accorse che anche Marco lo aveva dritto e fu sempre più conscio delle tonde natiche dell’amico che fremevano sotto le sue carezze. Volle spingersi più avanti e premette sul buchino sentendolo cedere un poco. Marco si irrigidì, ma di nuovo non si negò e lo cercò più a fondo, stuzzicandogli l’ano. Enrico cercò di rilassarsi e quando venne penetrato un poco gli mancò il respiro. Rese la carezza all’amico e lo sentì sospirare quando il suo buchino cedette e poté introdursi appena dentro di lui. Improvvisamente si chiese se Marco gli avrebbe permesso di possederlo e desiderò di poterlo fare, così come si trovò a desiderare sempre più di essere preso dall’amico.
    I due ragazzi continuarono ad accarezzarsi i sederini fissandosi in silenzio, quasi timorosi di rompere quell’atmosfera carica di sensualità che erano riusciti a creare, poi Marco si voltò verso il mare e si irrigidì.
    -Allarme rosso,- disse lasciandolo, -sta arrivando un gommone.
    Si affrettarono a indossare i microscopici tanga, ma gli uccellotti di entrambi erano troppo dritti per rimanere dentro i piccolissimi slip, così lasciarono che fuoriuscissero in alto e sorridendosi allegramente si sistemarono dietro un grosso cespuglio che li riparava dal mare, tirando fuori le provviste dal bauletto della moto. Infine si sederono a mangiare, consapevoli dell’atmosfera di complicità che si era creata fra loro.
    -Era bello,- sussurrò il ragazzino.
    -Cosa?- Lo stuzzicò l’amico, addentando un panino.
    -Be’, accarezzarci i culetti.
    -Si,- ammise Marco, -lo avevi già fatto?
    -Qualche volta e tu?
    -Non proprio così...
    -Dai, non dirmi che non hanno mai cercato di toccarti il sedere, specie sui mezzi pubblici.
    -Quello si,- rise Marco, -alla tua età mi capitava sempre e anche adesso non è raro che succeda, ma in quel caso non ho il culetto nudo.
    -Cosa fai quando ti capita?
    -Be’, cerco di spostarmi...
    -Sempre?- Gli chiese maliziosamente Enrico e Marco lo guardò arrossendo, poi gli chiese: -tu non lo fai?
    -Non sempre, qualche volta è bello lasciarsi toccare senza sapere chi è che lo fa.
    -Forse...
    -Davvero hai cercato sempre di spostarti?
    -Be’, un paio di volte no...
    -Lo avevo pensato. A me una volta me lo hanno toccato sotto le mutandine,- confessò Enrico, rivolgendo uno sguardo torbido all’amico e iniziando un secondo panino.
    -Ma com’è possibile?- Chiese Marco stupito e sempre più intrigato dalle confidenze che si stavano scambiando.
    -Ero in calzoncini corti perché stavo andando a giocare a pallone e l’autobus era strapieno, così quando ho sentito una mano contro il sedere non sono riuscito nemmeno a muovermi. Il padrone della mano ha pensato che ci stessi e in parte aveva ragione e ha cominciato a palpeggiarmi con più forza. Era piacevole e mi sono eccitato, poi mi ha fatto scivolare la mano sotto i calzoncini e le mutandine e mi ha toccato il culetto nudo. Era bello, però mi vergognavo e avevo anche paura che qualcuno potesse accorgersi di quello che facevo, così ho cercato di spostarmi, ma c’era troppa gente e i miei movimenti sono serviti solo a rendergli più facile la strada e ho sentito le sue dita scivolarmi nel solco e toccarmi il buchino...
    -Com’è finita?- Chiese Marco, suo malgrado eccitato e con la mente piena di fantasie che lo vedevano nella situazione appena raccontata dall’amico.
    -Fortunatamente eravamo ormai arrivati al capolinea e L’autobus si stava svuotando, così ci siamo divisi, ma quando mi sono girato una mano si è stretta sul mio pisello che era diventato molto duro e ho visto che era un uomo di circa trent’anni che mi stava toccando. Mi ha dato una strizzatina facendomi l’occhiolino e quando siamo scesi mi ha proposto di rivederci, ma ormai stavo raggiungendo gli amici che mi aspettavano e non gli ho nemmeno risposto,- concluse Enrico, bevendo un bicchiere d’acqua.
    -Be’, bisogna dire che sei davvero disinibito, non so se avrei avuto il coraggio di comportarmi così.
    -Forse perché non ti è mai capitata un’occasione simile,- ridacchio Enrico.
    -Forse, ma penso che tu sia più portato di me verso i ragazzi.
    -Non credo, credo invece che a te siano mancate le occasioni. Ammetto che non mi dispiace accarezzarmi con un ragazzo, ma sono sicuro che piace anche a te. Forse se non avessi conosciuto Lilli avresti fatto l’amore con qualche amico.
    -È possibile- ammise Marco, ma adesso penso che sia ora di ricevere le tue confessioni: non c’è rimasto più niente da mangiare...- continuò sorridendo e sdraiandosi beatamente all’ombra con un bicchiere d’acqua.
    -Va bene,- acconsentì Enrico, sdraiandosi a sua volta vicino a lui, -però un po’ mi vergogno,- ammise, improvvisamente intimidito da quello che avrebbe detto.
    -Oh, dai, non credo che ci siano più grossi pudori fra noi,- lo spronò l’amico, -non dopo quello che abbiamo combinato,- aggiunse guardandolo maliziosamente.
    -Hai ragione,- ammise il ragazzino, -be’, le cose sono andate più o meno così...

    Edited by Elchicoloco - 20/6/2014, 23:28
     
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  2. Senza_te
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    Complimenti per l'eccitante racconto...!!!
     
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  3. marco333
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    interessante! nel più bello ti sei fernato, voglio il continuo.
     
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    FIGO GAY

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    Uahoo se il buon giorno si vede dal mattino aspettiamo con ansia il proseguo di questo tuo nuovo racconto pieno di buoni proprositi.Scrivi alla grande continua e non ti fermare.
     
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  5. manu the beast
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    Solo una cosa:WOW!!!
     
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  6. skikko
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    ke devo aspettare molto x il seuito? fortissimo e pieno di libidine bravoooooooooooooooo
     
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  7. Senza_te
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    interessante ed intrigante!
     
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  8. flusco
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    bel racconto image
     
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