Enrico 03

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  1. cavallino
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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Qui potrete trovare gli altri capitoli

    Enrico 01 http://gayboysover17reloaded.forumcommunity.net/?t=44662344
    Enrico 02 http://gayboysover17reloaded.forumcommunity.net/?t=44684499

    Mancava appena un mese al mio dodicesimo anno quando i miei genitori decisero di iscrivermi a una palestra. La ginnastica mi piaceva molto e l’ambiente era divertente, frequentato, almeno nei turni che mi erano stati assegnati, da ragazzi della mia età o di poco più grandi. Il maestro era giovane e c’era anche un giovane medico che provvedeva a una visita generale nel giorno della prima seduta ed era a disposizione di quanti ne avessero avuto bisogno. Non vi erano molte necessità di questo tipo, a parte qualche stiramento o delle leggere distorsioni, ma dopo un mese che frequentavo la palestra mi accorsi che qualche ragazzo entrava nello studio medico al termine del nostro turno che andava dalle cinque alle sette di sera. Non ci feci molto caso, pensando che volessero qualche informazione di carattere medico e in effetti spesso era così e poiché la fine del nostro turno coincideva con la chiusura della palestra per due ore, il momento era propizio e il giovane medico si dimostrava sempre disponibile.
    Il primo giorno di palestra coincise anche con la visita medica e quando mi fui cambiato, indossando calzoncini corti e maglietta, mi diressi verso lo studio del dottore. Era una prassi per tutti i nuovi, come mi avevano spiegato all’atto dell’iscrizione e quindi mi presentai senza problemi.
    -Ecco Enrico,- mi saluto cordialmente, -io mi chiamo Claudio. Adesso spogliati che facciamo la tua prima cartella clinica.
    Non ebbi obiezioni e mi tolsi maglietta e pantaloncini, rimanendo con le sole mutandine.
    -Devi togliere anche quelle,- mi disse.
    Lo feci, un po’ imbarazzato e quando fui nudo lo guardai interrogativamente.
    -Quanti anni hai?- Mi chiese.
    -Dodici, be’ quasi...
    -Bene, vedo che sei abbastanza sviluppato, adesso sali sulla bilancia.
    Lo feci e lasciai poi che mi misurasse con un metro spalle, vita, fianchi, cosce e braccia, infine mi auscultò il torace e la schiena e mi fece fare le solite cose che si fanno durante una visita medica completa, valutando anche i miei riflessi. Poi si sedette e mi disse di andargli di fronte e lo vidi prendere una strano strumento che sembrava un compasso, ma molto grande e di materiale plastico.
    -Girati,- mi disse, poi vedendo il mio sguardo stupito aggiunse: -serve per valutare una eventuale scogliosi. Adesso mettiti sull’attenti e rimani fermo.
    Mi misurò partendo dall’osso sacro e le sue mani indugiarono sulle mie natiche, non era spiacevole, anzi, mi procurarono un formicolio che mi fece vergognare, perché mi accorsi che il mio pisello non era del tutto tranquillo, poi mi disse di girarmi e ripetè l’operazione partendo dal pube. Mentre lavorava, fu inevitabile che le sue dita mi toccassero il pene, aumentando la mia vergogna perché quei piccoli sfioramenti lo stavano facendo irrigidire, ma lui parve non farci caso e finalmente mise via lo strumento.
    -Non ti spaventare adesso, è solo l’ultima visita,- sorrise e senza darmi il tempo di rispondere, allungò una mano, accogliendomi nel palmo il sacchettino dei testicoli. Rimasi come paralizzato, mentre lui mi palpava con delicatezza, per assicurarsi che entrambi i testicoli fossero scesi, come mi spiegò poi. Loro erano scesi, ma sotto quella carezza il mio pisello si drizzò del tutto e mi sentii diventare di brage.
    -Ecco fatto,- disse allegramente quando ebbe finito. –Sei sano come un pesciolino, adesso vai a fare ginnastica e non preoccuparti,- aggiunse con un sorrisino complice, -è normale che un ragazzo giovane come te abbia certe reazioni se viene toccato un poco.
    Mentre mi rivestivo continuavo a sentire le sue mani sui testicoli e il mio pisello non ne voleva sapere di rientrare nei ranghi. Mi tirai su precipitosamente i calzoncini sperando che non mi stesse osservando, ma lui mi girava le spalle così sospirai sollevato e andai a fare ginnastica.
    Dopo il primo mese ero completamente a mio agio e avevo fatto amicizia con alcuni ragazzini della mie età con i quali stavamo progettando di vederci anche fuori dalla palestra. I miei giochi con Giorgio continuavano, ma era quasi sempre lui a venire a casa mia e una volta mi disse che era sua madre a volere così, perché pur non avendo particolari obiezioni su quello che facevamo insieme, non voleva che anche alla sorellina capitasse di venire coinvolta, così le occasioni di trovarci tutti e tre insieme furono rarissime, anche se pensavo che i due fratelli qualcosa insieme combinassero.
    Un giorno a un ragazzo della mia età capitò di avere un’erezione mentre faceva la doccia. Non era strano e nemmeno troppo insolito e in genere prendevamo in giro il malcapitato facendolo arrossire. Mi ero accorto però che quando il ragazzo aveva il pene a riposo sembrava lo avesse più grande del mio, mentre vedendolo eretto mi accorsi che non lo era affatto, anzi, forse era addirittura più piccolo. Questa considerazione l’avevo fatta già in altre occasioni e non sapevo spiegarmene la ragione, così decisi di chiedere informazioni a Claudio.
    L’occasione capitò un giorno in cui avevo fatto tardi e mi trovai a fare la doccia da solo. Mi vestii, indossando i calzoncini corti e mi diressi verso lo studio del medico. Quando fui sulla porta vidi che stava cambiandosi per andare via e mi fermai indeciso perché era in mutandine.
    -Vieni,- mi invitò cordialmente, riprendendo il camice. Notai che indossava degli slip piccolissimi e che aveva un fisico asciutto e molto proporzionato.
    Mi avvicinai e mi chiese cosa poteva fare per me. Adesso ero imbarazzato e lui capì la mia titubanza.
    -In uno studio medico non ci si deve vergognare di niente,- mi disse sorridendo, -immagino che avrai una domanda piuttosto intima da farmi se no saresti venuto in un altro momento, ma non ci sono certo problemi.
    -Be’,- balbettai sempre più imbarazzato, -si tratta di questo...- e come dio volle riuscii a spiegargli il dubbio che avevo.
    -Non è strano come pensi,- disse, -si tratta dei corpi cavernosi. Sai cosa sono?
    Non lo sapevo, naturalmente e lui mi spiegò che quando si aveva una erezione questa era dovuta all’afflusso di sangue che invadeva i corpi cavernosi e cioè una specie di canali che percorrono il pene e che quando sono pieni di sangue lo fanno drizzare.
    -A molti uomini,- concluse, -capita che quando hanno il pene a riposo i corpi cavernosi non siano completamente vuoti, facendolo così apparire più grosso. In altri invece si svuotano completamente e sembra più piccolo. Adesso vieni qui-, aggiunse sedendosi, -e vediamo se si tratta proprio di questo.
    Mi avvicinai imbarazzato, perché immaginavo cosa volesse fare e infatti fu lui stesso ad abbassarmi i calzoncini e le mutandine. Non lo avevo dritto perché provavo troppo imbarazzo, ma quando me lo prese delicatamente in mano, muovendolo un poco, avvertii il noto formicolio che preludeva a un’erezione e mi irrigidii fra le sue dita.
    -È vero che sembra più piccolo,- disse, continuando in quella che a me adesso sembrava una carezza simile a quelle che ci scambiavamo con Giorgio, -adesso però sdraiati, così potrò visitarti meglio.
    Lo feci, rosso come un peperone, liberandomi dei calzoncini e degli slip che mi si erano attorcigliati alle caviglie e mi impedivano di muovermi. Quando fui steso sul lettino me lo prese di nuovo in mano.
    -Hai proprio un bell’uccellotto,- disse e mi sembrò che la sua voce non fosse più ferma come prima, ma la sua mano continuava a muoversi e improvvisamente capii che se non si fosse fermato non sarei più riuscito a trattenermi e avrei goduto. Anche lui doveva averlo capito perché sussurrò: -lasciati andare, se troppo eccitato per poterti fermare adesso.
    Era vero e mi abbandonai sul lettino chiudendo gli occhi e dopo pochissimo tempo mi contorsi sotto la sua mano, sopraffatto dall’orgasmo. Non riuscivo ancora a emettere seme, ma godevo sempre più a lungo e lui non mi lasciò fino a quando si accorse che mi ero calmato.
    -Immagino che adesso starai meglio,- sussurrò maliziosamente, lasciando che mi rialzassi e mi rivestissi, -quando avrai qualche altra curiosità vieni pure,- concluse, levandosi il camice. Si vedeva benissimo che aveva l’uccello dritto sotto le mutandine e capii che si era eccitato mentre mi accarezzava.
    Passò un altro mese e di nuovo mi trovai a essere l’ultimo a lasciare la palestra. Mentre facevo la doccia Carlo entrò nel locale e mi guardò con aperta ammirazione. Indossava un accappatoio e se lo tolse, mettendosi a sua volta sotto una doccia vicino alla mia. Il suo sguardo che sembrava accarezzarmi mentre mi sciacquavo mi faceva un effetto strano, ma non spiacevole e quando cominciai ad asciugarmi mi accorsi che mi stavo eccitando. Quasi inconsciamente mi strofinai l’asciugamano sull’inguine e quel piccolo massaggio mi fece raggiungere un’erezione completa.
    -Vieni con me,- disse Claudio, che aveva a sua volta terminato di asciugarsi, rimettendosi l’accappatoio e dirigendosi verso lo studio. Mentre si copriva notai che il suo affare si stava drizzando e lo sbirciai affascinato, perché non avevo mai visto il pene eccitato di un adulto. Non fui capace di dirgli di no, anche se immaginavo quello che sarebbe successo, e lo seguii, rimanendo nudo, tuttavia non mi aspettavo quello che invece capitò.
    Mi fece sdraiare sul lettino è cominciò ad accarezzarmi come aveva fatto l’ultima volta, però invece di portarmi all’orgasmo in quel modo, quando vide che cominciavo a fremere abbassò la testa e me lo prese in bocca. La sorpresa fu totale e volli fermarlo, ma lui me lo impedì e cominciò a succhiarmi. Quello che mi faceva era bellissimo e non opposi più resistenza, abbandonandomi alle sensazioni sconvolgenti che mi regalava. Non riuscii a negarmi nemmeno quando mi prese una mano e se la portò sul sesso e le mie dita si strinsero su un membro durissimo e molto più grosso del mio. Mossi la mano perché non mi sembrava giusto negargli quel piacere mentre ne ricevevo tanto da lui, però mentre lo facevo scoprii che era bello stringere quel tronchetto di carne sempre più duro.
    Carlo si fermò, accorgendosi che stavo per venire e mi rivolse uno sguardo torbido, muovendo il bacino contro la mia mano.
    -Ti piace, vero?- Sussurrò. Non risposi, perché me ne mancò il coraggio, ma avrei voluto dirgli che era bellissimo.
    Mi spinse ad allargare le gambe e lo assecondai, fremendo quando sentii le sue dita frugarmi nel solco, poi uno mi centrò il buchino, massaggiandolo e regalandomi nuove sensazioni di piacere, infine la sua bocca mi accolse di nuovo. Lo masturbai con più forza e lui mugolò, irrigidendosi, poi si sollevò e gemette forte, offrendosi alla mia mano. Adesso era dritto e potevo vedere il suo sesso stretto nel mio pugno che si muoveva su e giù.
    -Più forte Enrico,- singhiozzò a un tratto, -fammelo più forte che sto venendo. Oooooh... Ecco...- L’ultima parola fu un vero grido e si tese tutto mentre dal suo pene usciva un primo getto di seme che mi bagnò la pancia e la mano. Continuai a masturbarlo, ascoltando i suoi gemiti e guardando affascinato il suo membro che godeva, perché non avevo mai visto un adulto in preda all’orgasmo, ne mai mi era capitato di assistere all’emissione di seme e lui ne stava emettendo moltissimo. Era caldo e riceverlo sul pancino mi dava una sensazione strana, ma non spiacevole. Quando si fu un poco calmato si piegò e me lo riprese in bocca mentre la sua mano mi cercava di nuovo fra le natiche. Venni in brevissimo tempo, troppo eccitato per riuscire a trattenermi e mi agitai sul suo dito che mi aveva penetrato un poco e su quella bocca fantastica che mi stava facendo impazzire.
    -Sei una vera meraviglia,- sussurrò guardandomi mentre ero ancora senza fiato, -adesso sarà meglio fare di nuovo una doccia...
    La facemmo insieme e lui volle insaponarmi, indugiando con le mani sul mio inguine e sul culetto, andandoci ancora in mezzo e stuzzicandomi il buchino, poi volle che fossi io a insaponarlo e non disse nulla quando trovai il coraggio di rendergli la carezza, anzi quando gli premetti un dito fra le natiche mi parve che gli piacesse molto.
    -Spingi più forte,- sussurrò infatti, inarcandosi e gli sfuggì un mugolio quando, aiutato dal sapone, lo penetrai completamente e il suo pene si drizzò. Anch’io ero di nuovo eccitato perché era stato bello sentire il mio dito affondare in quel piccolo canale stretto ed elastico che gli pulsava intorno, ma era troppo tardi e dovevo rientrare.
    -Se verrai a trovarmi fra quindici giorni ti farò una sorpresa,- mi disse quando lo salutai, -ti avviserò io quando sarà il momento.
    Invece di quindici giorni passarono quasi due mesi prima che Claudio mi dicesse di andarlo a trovare al termine della ginnastica. Le ragioni erano state una sua lunga assenza per motivi di lavoro e una vacanza che i miei si erano presi, portandomi con loro.
    Avevo pensato a lungo a quanto era successo e non ne avevo fatto parola nemmeno con Giorgio, perché prima di prendere qualsiasi decisione volevo capire quello che avevo in testa. Quanto avevo fatto con il giovane medico mi era piaciuto, soprattutto quando me lo aveva preso in bocca, ma avevo capito che si trattava di qualcosa di diverso di quello che facevo con l’amico. I nostri erano giochi di bambini, con Claudio invece non era un gioco, ma una vera attività sessuale. Mi rendevo conto che gli era stato abbastanza facile convincermi a partecipare: era molto difficile infatti per un ragazzino giovane come me e con i sensi sempre in subbuglio sottrarsi al fascino di un adulto, tuttavia non ero sicuro di volere continuare a fare certe cose con lui, così quel periodo di tempo mi aveva permesso di arrivare a una conclusione: sarei andato da lui ancora una volta e se si fosse spinto più lontano avrei interrotto il nostro rapporto. Non ero completamente sprovveduto e le carezze sul culetto che mi aveva fatto mi avevano convinto che avrebbe cercato di ottenere di più da me e non mi sentivo pronto a spingermi più lontano di quanto non avessi già fatto. Non ancora almeno.
    Quel giorno comunque decisi di restare fino a che la palestra non si fosse svuotata, ma mi accorsi che altri due ragazzi indugiavano, sbirciandomi mentre facevo la doccia che loro avevano già terminato, poi uscirono e pensai che si stessero rivestendo per andarsene. Uno lo conoscevo bene, si chiamava Gianni e aveva quasi tredici anni, l’altro invece, Mino, era più grande e doveva averne quattordici.
    Quando uscii non c’era più nessuno e mi avviai verso lo studio medico, rimanendo di sasso quando vidi il dottore in compagnia dei due ragazzi. Indossavano tutti le mutandine al contrario di me che avevo ritenuto inutile rivestirmi.
    -Vieni Enrico,- mi disse cordialmente Claudio, -oggi abbiamo altri due amici.
    Mi avvicinai titubante, acutamente conscio della mia nudità, ma sembrava che la cosa non desse fastidio a nessuno, anzi tutti e tre mi stavano osservando con evidente piacere.
    Claudio mi pilotò verso una poltrona e mi fece sedere sulle sue ginocchia, appoggiandomi le mani sugli inguini, con le dita che mi sfioravano il sesso. Quel contatto mi provocò un brividino e guardando i due ragazzi che ci fronteggiavano mi accorsi che mi stavo eccitando.
    -Gianni e Mino sono molto amici,- mi sussurrò Claudio in un orecchio, stringendomi dolcemente –e a loro piace moltissimo farsi osservare in certi momenti...
    I due ci rivolsero uno sguardo ambiguo, poi si avvicinarono abbracciandosi e accostando le bocche. Non avevo mai visto due persone baciarsi a parte nei film, adesso invece vidi i due scambiarsi un lungo bacio, con le labbra schiacciate l’una contro l’altra e le mani che vagavano sui loro corpicini. Si abbassarono le mutandine e continuarono a baciarsi, accarezzandosi i piselli fino a che non divennero durissimi, poi si strinsero i culetti, strofinandosi l’uno contro l’altro. Mi ero eccitato e la mano di Claudio che mi toccava dolcemente i testicoli aumentava la mia eccitazione e ormai non mi chiedevo più se fosse bene o male quello che stavo facendo: vedere i due ragazzi sempre più coinvolti nei loro maneggi e sentire la mano del medico accarezzarmi con estrema leggerezza mi stava rendendo disponibile a qualunque cosa, anche se un angolo della mia mente rimaneva come distaccato, quasi fosse un osservatore estraneo che seguiva una scena che si stava svolgendo in una specie di teatro di posa.
    Gianni si staccò dall’abbraccio dell’amico e con un piccolo sospiro si inginocchiò, stringendogli il pene e puntandoselo contro le labbra, poi aprì la bocca e lo assorbi tutto, fino a che il suo nasino non venne a trovarsi a contatto con il pube dell’amico e il gemito di Mino mi fece capire quanto quella carezza gli piacesse. Il ragazzino continuò per un poco a succhiarlo e mentre lo faceva si accarezzava il pisello prepotentemente eretto, poi il maggiore lo costrinse a staccarsi e lo fece sdraiare su una larga poltrona, si inginocchiò e glielo prese a sua volta in bocca. Quando gli intrufolò una mano fra le cosce il ragazzino si aprì tutto, offrendosi completamente alla carezza. Adesso ero eccitatissimo e mi sdraiai contro Claudio, lasciandolo libero di fare vagare le mani su tutto il mio corpo e quando mi cercò fra le gambe le allargai, lasciando che vi scivolasse in mezzo, cercandomi nel solco fino a trovare il buchino. Me lo stuzzicò adagio, facendomi contorcere sotto quella carezza corrosiva e quasi senza che me ne rendessi conto le mie gambe si aprirono ancora di più.
    -Fermati...- gemette Gianni, -mi stai facendo venire...
    Mino si staccò da lui che sollevò le ginocchia, divaricandosi e offrendo il culetto all’amico che prese un tubetto di crema, se ne spremette una buona quantità su un dito e lo cercò fra le natiche. Quando lo penetrò gli sfuggì un mugolio e sollevò il bacino in un invito inequivocabile. Mino gli tolse il dito dal culetto e gli puntò contro il pene, poi spinse e un lungo gemito uscì dalle labbra di Gianni quando il membro dell’amico lo invase fino in fondo.
    Avevo seguito la scena affascinato, appena conscio delle mani di Claudio che mi accarezzavano il sesso e i seni e del suo pene irrigidito che aveva fatto sgusciare fuori dalle mutandine e adesso era adagiato contro il mio solco. Non aveva cercato di puntarmelo sul buchino, ma lo sentivo strusciarsi fra le natiche e quel contatto mi accendeva ancora di più i sensi. Istintivamente chiusi le gambe, imprigionandolo fra le cosce e la mia eccitazione aumentò sentendo quel tronchetto di carne calda che vi scorreva in mezzo.
    Quando Mino cominciò a ondeggiare contro Gianni il ragazzino emise un lungo gemito e mi chiese di avvicinarmi.
    -Vai,- mi spronò Claudio, -vedrai come sarà bello.
    Quasi in trans mi alzai e mi avvicinai ai due ragazzi fissando il sesso turgido del ragazzino che sembrava volesse decollare dall’inguine. “Deve piacergli molto,” pensai ed era certamente vero perché la sua espressione si era fatta completamente arresa e andava incontro con il bacino al pene dell’amico che lo scavava. Mi avvicinai ancora di più e quando fui alla distanza giusta Gianni mi fece scivolare una mano fra le gambe, accarezzandomi il culetto e spingendomi verso il suo viso. Il mio sesso rigidissimo si avvicinò alle sue labbra e lui mi assorbì tutto con un piccolo sospiro di soddisfazione. Avrei voluto gridare mentre iniziava a succhiarmi, ma non ne fui capace e guardai affascinato il membro di Mino che altalenava fra le natiche del ragazzino che sembrava completamente in orbita e mugolava sordamente con il mio pisello ficcato in bocca.
    Volli accarezzarlo, ma quando cominciai a masturbarlo adagio, lui mi allontanò la mano. -No,- sussurrò, -se mi tocchi vengo subito...- Evidentemente quello che gli faceva Mino era sufficiente a portarlo all’orgasmo, così lo lasciai e lui me lo prese di nuovo in bocca.
    Claudio si avvicinò alle mie spalle e mi abbracciò, cercandomi fra le natiche con una mano intrisa di crema. Era bello sentirsi toccare in quel modo e lo lasciai fare anche quando premette con un dito sul mio buchino: gli fu facile penetrarmi e sentii uno spasimo misto di piacere e dolore mentre mi invadeva. Rimase qualche momento fermo e quando cominciò a muoverlo delicatamente su e giù il dolore era scomparso, sostituito da una sensazione di pienezza che non riuscivo a definire, ma che era comunque piacevole. Ero molto vicino a venire quando mi fece scivolare fuori il dito, poi sentii la presenza del suo uccello fra le natiche, in basso. Non fui in grado di impedirgli di affondarmi nel solco, ma quando lo sentii premere sul buchino ebbi paura.
    -No...!- Mi lamentai e lui diminuì la pressione, ma lasciò che il pene vi rimanesse puntato contro.
    Stavo vivendo una situazione stranissima: da una parte ero un preadolescente che si stava concedendo a una forma di amore molto trasgressiva, mentre dall’altra ero una specie di osservatore imparziale. Il grande specchio posto su una parete dello studio medico contribuiva a rendere quanto mai reale quella situazione e mi pareva di osservare da un punto di vista completamente distaccato quanto stava accadendo.
    Vedevo un adolescente che stava sodomizzando un giovanissimo efebo che succhiava un coetaneo e dietro di lui vedevo un uomo che cercava di penetrarlo. Non mi dispiaceva quanto vedevo, ma nello stesso tempo mi rendevo conto di essere uno dei ragazzi coinvolti in quel gioco così trasgressivo. La bocca di Gianni però stava portandomi all’orgasmo e quando Claudio spinse di nuovo più forte provai dolore e mi contorsi, facendo scivolare il suo sesso fuori dal mio buchino parzialmente violato. Quell’ambigua fitta di dolore mi scatenò l’orgasmo e mi sciolsi nella bocca dell’amico che stava a sua volta godendo sotto i colpi di Mino e vidi alcune gocce di seme zampillare dal suo uccello tesissimo che non era stato mai toccato. Le mie contorsioni impedirono a Claudio di riprendere la posizione e il suo membro mi scivolò fra le cosce che istintivamente serrai, lasciando che vi ondeggiasse in mezzo.
    Capivo che in quel modo lo avrei portato all’orgasmo, ma non mi sottrassi perché mi sembrava giusto che anche lui potesse sfogarsi in qualche modo e quello che mi stava facendo non metteva a rischio il mio culetto.
    Nino gridò e si piantò fra le natiche di Gianni e dai suoi sussulti capii che stava venendo.
    -Oddio, che bello...- gemette Gianni che aveva ripreso fiato –mi sta godendo dentro... Lo stai prendendo anche tu?- Mi chiese, rimanendo con le gambe divaricate e godendosi gli ultimi sussulti di Mino.
    Non riuscii a rispondergli, ma capii che la nostra posizione poteva indurlo a pensare che Claudio me lo avesse messo dentro, poi il medico si mosse con più intensità e sentii il suo pene ingrossare e inumidirsi fra le mie cosce. Lui cominciò a gemere e i suoi movimenti divennero quasi frenetici, infine lo sentii godere e il suo seme mi bagnò le natiche e i testicoli mentre sculettavo contro di lui aiutandolo a scaricarsi completamente.
    Fu l’ultima volta che andai in quella palestra. Quando rientrai a casa infatti ripensai a quello che era successo e anche se le immagini che mi tornavano alla mente mi eccitavano, mi resi conto che non ero ancora disponibile a spingermi tanto lontano. Così cercai una scusa e convinsi i miei a iscrivermi in una palestra diversa e non rividi più né il giovane medico, né i vecchi amici.
    Passarono i mesi e ripensai spesso a quanto era accaduto, chiedendomi se fosse davvero bello farsi fare il culetto. Gianni aveva goduto moltissimo ed era venuto senza bisogno che nessuno gli toccasse il pisello: questo deponeva a favore di quel tipo di amore, tuttavia avevo sentito male quando Claudio aveva tentato di penetrarmi, ma capivo che quello non era stato il momento adatto e che forse un po’ di dolore la prima volta lo si doveva provare per forza, inoltre dovevo ammettere che mi era piaciuto sentire il suo sesso scivolarmi fra le cosce e che anche sentirmi bagnare dal suo seme era stato bello.
    Avevo così maturato la decisione di provare anch’io, non fosse altro che per stabilire se mi sarebbe piaciuto o no, ma non avevo trovato il ragazzo giusto con cui lasciarmi andare. In ogni caso non sarebbe stato un adulto. Avevo bisogno di qualcuno che fosse maggiore e più esperto di me, ma non con una differenza di età tale da farmi sentire una specie di animaletto con cui fare sesso.
    Avevo bisogno insomma di un amico e Giorgio, che pure avrebbe potuto essere la persona giusta, era anche lui troppo giovane per portarmi a desiderare un rapporto di quel tipo. Forse Marco avrebbe potuto essere l’ideale, pensai, ma non ne ero sicuro perché la nostra amicizia, anche se ci conoscevamo praticamente da sempre, non era mai stata altro che superficiale, vista la differenza di età che ci divideva. In ogni caso avevo pensato che fra i ragazzi che conoscevo solo lui avrebbe potuto togliermi definitivamente ogni dubbio su un certo modo di fare l’amore. Lo avevo pensato, ma avevo capito che sarebbe stato molto difficile mettere in pratica i miei desideri fino a che pochi mesi dopo, fresco tredicenne, ci eravamo trovati insieme al mare.

    Edited by Elchicoloco - 20/6/2014, 23:26
     
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  2. tommaso 1979
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    bello aspetto il seguito
     
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    FIGO GAY

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    Bellissimo stupendo racconto come è ingenua e romantica l'adolescenza ,bellissimo sto racconto aspetto anche io con ansia il seguito.
     
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