Enrico 04

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  1. cavallino
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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Qui potrete trovare i capitoli precedenti
    Enrico 01 http://gayboysover17reloaded.forumcommunity.net/?t=44662344
    Enrico 02 http://gayboysover17reloaded.forumcommunity.net/?t=44684499
    Enrico 03 http://gayboysover17reloaded.forumcommunity.net/?t=44729046


    -Ecco,- disse Enrico, -adesso sai tutto...
    I due ragazzi erano sdraiati dietro al cespuglio dove avevano pranzato e il maggiore guardò l’amico che aveva il volto ancora acceso per quanto aveva appena confessato e lo sbirciava in attesa di un suo commento. Il racconto aveva spiegato molto chiaramente le ragioni che lo avevano spinto a fargli quella insolita richiesta e lo avevano anche eccitato, perché sentirlo parlare delle sue esperienze lo aveva portato a immaginarsi in situazioni simili e sebbene non ritenesse di avere desideri omosessuali, doveva ammettere che qualche tentazione gli era venuta. Per la verità alcune fantasie di quel tipo le aveva sempre avute e quando si masturbava gli capitava spesso di inserire anche un maschietto fra le immagini erotiche che gli si affacciavano alla mente, ma ascoltando il ragazzino queste si erano fatte più precise e si era visto nei suoi panni, specie quando il medico aveva tentando di fargli il culetto e con stupore aveva provato l’ambiguo desiderio di sperimentare un’esperienza simile.
    Nemmeno Enrico era tranquillo, come dimostrava chiaramente il suo pisello che sbucava parzialmente dalla parte superiore del minuscolo tanga e accorgendosi che gli occhi dell’adolescente erano puntati sul suo inguine. Si rese conto di essere nelle stesse condizioni.
    -Be’, devo dire che adesso capisco i motivi della tua richiesta,- disse e guardò ammirato il sederino dell’amico che si era sdraiato sulla pancia. –Hai proprio un culetto eccezionale,- continuò, senza riuscire a distogliere gli occhi dalle sue perfette rotondità.
    -Davvero ti piace?- Gli chiese maliziosamente, con una civetteria inconscia che lo rese ancora più desiderabile agli occhi di Marco che ormai aveva deciso di accontentarlo e provare con lui il suo primo rapporto completo con un ragazzo. –Se vuoi lo puoi prendere,- continuò Enrico, guardandolo con occhi improvvisamente torbidi, -però anche il tuo culetto è molto bello,- continuò, -davvero ti sei limitato solo a qualche carezza con gli amici?
    -Be’...
    -Dai, io ti ho raccontato tutto di me, potresti farlo anche tu...
    -Un paio di volte mi sono spinto più lontano,- ammise Marco improvvisamente rosso in viso, ma capiva che la loro confidenza era arrivata a un punto tale che era inutile conservare dei segreti.
    -Raccontami,- lo spronò Enrico, inginocchiandosi e sollevando la testa oltre al cespuglio per vedere se i bagnanti del gommone occupavano ancora la spiaggetta e mettendo così ancora più in mostra il culetto. Le due coppie erano sempre li e vide che avevano aperto un ombrellone e stavano sdraiati all’ombra tenendosi abbracciati.
    -È successo quando avevo dodici anni,- disse Marco, -avevo un amichetto di qualche mese più giovane con il quale ci accarezzavamo abbastanza spesso. Era stato lui a fare il primo passo, ma devo dire che mi aveva trovato molto consenziente, così ci davamo piacere quasi tutti i giorni perché, come è successo a te con Giorgio, abitavamo vicinissimi e i nostri genitori erano molto amici. In Luglio andammo a fare un week end in un agriturismo con i nostri genitori e decidemmo di fare una passeggiata nell’entroterra mentre loro riposavano dopo il pic nic che avevamo fatto in campagna. Ci addentrammo nella pineta e sbucammo presso uno stagno. “Me ne è venuta voglia,” disse Carlo, sbirciandomi. “anche a me,” ammisi, perché, come lui, avevo sempre i sensi in subbuglio e sembrava che non ne avessi mai abbastanza.
    Ci fronteggiammo, abbassandoci i pantaloni e le mutandine, poi cominciammo ad accarezzarci ancora in piedi. “voglio farti provare una cosa nuova,” sussurrò spingendomi contro un albero e prima che potessi impedirglielo si inginocchiò, mi strinse l’uccello e gli avvicinò il viso. “Cosa fai?” Chiesi piuttosto sbalordito. “Vedrai com’è bello,” mormorò e senza darmi il tempo di reagire me lo prese tutto in bocca, assorbendolo fino a che il nasino non fu a contatto con il mio pube. Cominciò a muovere la testa e io andai subito in orbita perché una carezza così non l’avevo mai ricevuta e mi sembrava di impazzire dal piacere. Venni in un tempo brevissimo e anche se non riuscivo ancora a emettere seme fu il più lungo e violento orgasmo mai provato prima e Carlo mi lasciò solo quando mi fui completamente quietato, anzi, dovetti essere io a spingerlo a staccarsi, perché non riuscivo più a sopportare la sua lingua che continuava a muoversi sul mio pisello.
    Quando si rialzò mi fissò con occhi appannati: “ne ho una voglia da impazzire,” sussurrò, sdraiandosi a terra. Glielo presi subito in mano, perché capivo che aveva bisogno di sfogarsi, ma quando mi chiese di rendergli la carezza non ne fui capace e mi limitai ad appoggiargli il viso sul pancino masturbandolo con forza fino a che non lo sentii venire. I sobbalzi del suo inguine negli attimi che precedettero l’orgasmo spinsero il suo pisello contro le mie labbra e non mi allontanai, ma non ebbi il coraggio di prenderglielo in bocca e lasciai che si quietasse così, con le labbra a contatto del suo affare, ma chiuse.
    Capitò ancora un paio di volte che mi succhiasse, ma io proprio non riuscivo a farlo, così a poco a poco ci allontanammo l’uno dall’altro e qualche mese dopo lo vidi in compagnia di un ragazzo più grande. Evidentemente pensavano di non essere osservati e non si erano accorti della mia presenza, perché camminavano tenendosi abbracciati e il maggiore gli aveva messo una mano sul culetto, così capii quale era la natura del loro rapporto. Capii anche che doveva essere stato lui a insegnargli quello che aveva fatto a me, perché è difficile ché l’idea di prendere in bocca un pisello venga spontaneamente e qualcuno deve pure insegnartelo...
    -Ecco,- concluse Marco, -questo è stato tutto quello che ho fatto con un ragazzo.- Adesso anche lui aveva il viso arrossato, ma continuava a fissare il sederino dell’amico.
    -Questo coso mi da fastidio,- dichiarò Enrico, sfilandosi il tanga che minacciava di segargli in due il pisello e sdraiandosi di nuovo a pancia in giù.
    -Non hai torto,- approvò Marco imitandolo, senza riuscire a staccare gli occhi dal suo fondoschiena.
    Quasi senza rendersene conto allungò una mano e lo sentì irrigidirsi quando gliela posò sui perfetti globi delle natiche, ma subito dopo si rilassò, lasciando che gli spingesse le dita nel solco. Enrico voltò il capo fissandolo con occhi torbidi e aprì le gambe sollevando un poco i fianchi in un tacito invito. Marco lo cercò più a fondo e premette adagio un dito sul piccolo ano.
    -Si...- mormorò il ragazzino quando spinse con più forza e fremette sentendosi penetrare un poco.
    -Hai voglia di farmelo?- Chiese in un sussurro, inarcandosi sotto la pressione del dito che stava sparendo a poco a poco nel suo corpo.
    -Si,- ammise Marco, -ma qui è impossibile... Ti piace?- Aggiunse affondando ancora di più dentro di lui.
    -Si... ma brucia un po’,- sussurrò Enrico.
    -Lo so, è necessario usare della crema e qui non abbiamo niente...
    -Lo farai quando sarà possibile?
    -Si,- capitolò il ragazzo, perché adesso il desiderio di prendere quel giovanissimo efebo che gli si offriva con tanta naturalezza era diventato molto forte. Con un sospiro fece scivolare il dito fuori dal suo culetto ed Enrico si voltò, mettendosi supino, con l’uccellotto teso che sembrava volesse decollare dall’inguine.
    -Ne una voglia matta,- confessò, guardando l’amico.
    -Anch’io,- sospirò Marco, toccandosi il pene irrigidito.
    -Cosa fanno quelli sulla spiaggia?- Chiese ed Enrico si inginocchiò di nuovo, sbirciando da dietro il cespuglio.
    -Direi che si danno da fare,- ridacchiò e Marco si inginocchiò a sua volta accanto a lui.
    Le due coppie erano strettamente abbracciate e sebbene fossero a più di trenta metri si vedeva benissimo che i due ragazzi avevano le mani infilate nelle mutandine delle compagne e che queste impugnavano i loro uccellotti che avevano fatto sgusciare fuori dagli slip.
    -Be’,- almeno non ci daranno fastidio,- disse Enrico, allungando una mano e accarezzando il pene di Marco.
    -È vero...- gli rispose, rendendogli la carezza e vedendolo socchiudere gli occhi quando le sue dita lo impugnarono.
    I due ragazzi si sdraiarono e Marco passò un braccio sulle spalle dell’adolescente che si strinse a lui, appoggiandogli la testa sulla spalla e una mano sul sesso.
    Una tettina dell’amico era a pochi centimetri dal suo viso e notò che aveva il capezzolo turgido. Enrico pensò a quanto gli piaceva sentirsi accarezzare i seni e improvvisamente desiderò baciare quello di Marco. L’anno precedente era riuscito ad osservare una coppietta che limonava in spiaggia, credendosi al sicuro perché era deserta. Lui era in barca e aveva preso un grosso binocolo per cercare una spiaggia raggiungibile con il gommone, o a piedi dalla costa e era capitato addosso ai due. Il ragazzo stava baciando con passione la sua compagna e le accarezzava i seni nudi facendola contorcere dal piacere, poi si erano staccati e lui aveva chinato la testa sul suo petto prendendole fra le labbra un capezzolo. La bocca aperta di lei gli aveva suggerito che stava gemendo di piacere e la aveva vista aprire le gambe quando una mano del ragazzo le era scivolata sull’inguine, lasciando che si intrufolasse sotto le mutandine e introducendo a sua volta una manina nello slip del compagno. L’improvviso arrivo di un gruppo di bagnanti li aveva interrotti e dopo pochi minuti se ne erano andati.
    Ripensando a quella scena immaginò che anche a Marco sarebbe piaciuto farsi baciare in quel modo e si sollevò un poco, abbassando la testa e dando una piccola leccatina al capezzolo dell’amico. Lui mancò un respiro e il suo uccello gli si impennò nella mano facendogli capire quanto gradisse quel bacio, così continuò a succhiare quel capezzolino che sembrava diventato una piccola bacca, facendo scivolare la mano dolcemente sul membro sempre più rigido dell’amico.
    -Basta,- gemette ad un tratto Marco.
    -Ti piace?- Gli chiese maliziosamente Enrico.
    -Da matti,- ammise, sollevando il bacino sotto la carezza corrosiva del ragazzino che continuava a impugnarlo, -ma mi stai facendo venire...
    -Non vuoi?
    -Si, ma non troppo in fretta... E poi...
    -Poi cosa,- lo spronò Enrico, visto che si era interrotto.
    -Davvero vuoi perdere tutte le verginità?- Gli chiese, fissandolo con occhi torbidi.
    -Si,- mormorò il ragazzino rendendogli lo sguardo, conscio dell’atmosfera carica di sensualità che si stava creando fra loro.
    -Forse adesso potresti perderne una...- Mentre gli baciava il seno a Marco era tornato in mente quello che gli aveva fatto Carlo e aveva desiderato che anche lui gli regalasse quella carezza così bella e proibita, però gli mancava il coraggio di chiederglielo.
    -Quale?- sussurrò Enrico, fissandolo intensamente.
    -Quella della bocca...- si decise a dire.
    -Vuoi che te lo baci?
    -Tu lo desideri?
    -Non lo so...- sussurrò, stringendogli il pene, -però voglio davvero perdere tutte le verginità...- aggiunse e volse il capo verso il membro dell’amico stretto nel suo pugno.
    Marco aveva un uccellotto bello grosso, ma non enorme, “appena un poco più grosso del mio”, pensò e per la prima volta gli osservò attentamente il sesso. Quando si erano visti nudi e in erezione e poi quando si erano masturbati non aveva avuto l’occasione di vederlo così da vicino, ora invece lo stava facendo con una sorta di curiosità morbosa.
    “È bello,” pensò, “e mi piace stringerlo in mano e sentire il suo calore. Marco vuole che glielo prenda in bocca e fra poco lo farò. Lo farò non solo perché voglio fare tutte le esperienze possibili, ma perché ne ho voglia. Ho voglia di sapere cosa si prova a succhiare un sesso uguale al mio e di dare a Marco quel piacere che anch’io conosco... Spero solo di essere capace di farlo bene.” L’adolescente era molto eccitato, ma la sua eccitazione era più mentale che fisica, anche se il suo uccellotto era irrigidito da una violenta erezione. Era quanto stava per fare che lo riempiva di libidine e sapere che era un atto trasgressivo e condannato da molti non faceva che aumentare la sua eccitazione.
    Marco adesso desiderava intensamente quel tipo di bacio e gli appoggiò una mano sulla testa, spingendola gentilmente verso il basso. Lui non si oppose e scivolò adagio sul pancino del ragazzo fino a che le sue labbra furono a pochi millimetri dal pene.
    “Sto per farlo.” Il pensiero attraversò come un lampo la mente di Enrico. “Sarà bello?” Si chiese ancora, ma non era la cosa più importante. Come gli era già successo si sentiva come sdoppiato e si vedeva dal di fuori mentre stringeva nel pugno la verga di Marco e la sua bocca vi si avvicinava molto lentamente, ma senza mai fermarsi. Appoggiò timidamente le labbra su quel tronchetto di carne calda e avvertì l’odore dell’eccitazione dell’amico. Non era sgradevole e spinse in giù la mano, scoprendo il glande, poi allungò la linguetta e gli diede una leccatina. Marco emise un sospiro e lo spinse ad andare più a fondo, ma Enrico resistette, perché voleva che tutte le sensazioni che gli venivano da quella azione così trasgressiva che compiva per la prima volta gli rimanessero bene impresse nella mente. Però, mentre imparava a conoscere il sapore dell’amico, si rese conto che la sua decisione di prenderglielo in bocca si era trasformata in desiderio.
    Provava un misto di curiosità, eccitazione e voglia, ma le ultime due componenti stavano rapidamente prendendo il sopravvento spingendolo a portare fino in fondo quanto aveva appena iniziato. gli sembrò di nuotare in un mare di ovatta quando schiuse le labbra e sentì suo sesso pulsare, irrigidito da una erezione quasi dolorosa. Infine abbassò la testa e si lasciò invadere completamente dal pene, strappando un gemito a Marco. Con la mente in fiamme iniziò a muovere il capo su e giù e la sua lingua avviluppò il membro turgido, che gli si impennò contro. “Sto facendo un pompino,” pensò con una sorta di stupore, “sto facendo il mio primo pompino e mi piace, mi piace da matti succhiare Marco e sentirlo godere di quanto gli sto facendo...”
    Marco era perso in un mare di lussuria e guardava affascinato la testolina dell’amico che si muoveva sul suo inguine regalandogli sensazioni deliziose. Quello che gli aveva fatto Carlo era solo una pallida immagine di quanto stava vivendo, ma allora aveva solo dodici anni, mentre adesso poteva assaporare per intero un piacere che solo Lilli aveva saputo regalargli. Forse anche più forte si trovò a pensare sorpreso, perché quel rapporto con un ragazzino così giovane gli infiammava i sensi e sapere che era un maschietto come lui che lo stava succhiando lo riempì di libidine portandolo molto vicino a godere.
    Quasi senza rendersene conto gli cercò il sesso e lo trovò turgidissimo, a testimonianza che gli piaceva quanto stava facendo ed Enrico si girò in senso inverso al suo per farsi accarezzare meglio.
    -Ti piace?- Gli sussurrò, sollevando il capo e rivolgendogli uno sguardo ambiguo.
    -È bellissimo... E a te?- Chiese, fissando intensamente il sesso dell’amico che stringeva nel pugno.
    -Si,- ammise l’adolescente, arrossendo e guardandolo con occhi torbidi, -non pensavo potesse essere tanto bello baciare così un ragazzo...- e abbassò di nuovo la testa, facendogli frullare la lingua sul pene. Sembrava che gustasse un gelato e Marco si contorse sotto quella carezza corrosiva. Enrico spinse in avanti una coscia e lui vi posò sopra la testa, trovandosi il pene dell’adolescente a pochi centimetri dal viso. Lo sentì fremere sotto le sue dita e come aveva fatto il ragazzino prima lo fissò con occhi diversi. “È bello,” si trovò a pensare, “e mi piace stringerlo e sentire che mi pulsa fra le dita... Sembra quasi un animaletto.” Improvvisamente si chiese cosa avrebbe provato se lo avesse succhiato a sua volta.
    Non aveva mai pensato di farlo, ma vedendo l’amico contorcersi sotto le sue carezze e sentendo le sue labbra avvolgerlo, il pensiero si fece più pressante e improvvisamente si rese conto di avere voglia di restituirgli ciò che gli stava facendo. Enrico spinse in avanti il bacino in un invito quasi inconscio e Marco avvicinò le labbra al suo sesso. Come aveva fatto lui prima volle assaggiarlo per rendersi conto di come fosse baciare così un ragazzo. Allungò timidamente la lingua, passandola sul glande gonfio di desiderio ed Enrico si irrigidì, cessando di succhiarlo e aspettando con un fremito quello che avrebbe deciso di fare. Le labbra di Marco si schiusero quasi da sole e con un mugolio si lasciò invadere da quel pene che sembrava chiamarlo.
    “L’ho fatto,” pensò, stupito di averne trovato il coraggio, mentre la sua lingua si muoveva quasi da sola sulla verga rigida, “gliel’ho preso in bocca e sto facendo il mio primo 69 con un ragazzo...” Improvvisamente si rese conto che gli piaceva quanto stava facendo: gli piaceva almeno quanto la carezza che riceveva e sentire quel membro duro e caldo fremere contro la sua lingua, lo riempiva di libidine. “È diverso dal leccare una donna,” pensò, “ma forse è più coinvolgente, perché è un sesso come il mio quello che ho in bocca ed è un po’ come sentirsi violentare... è come se mi stesse scopando in bocca...”
    Quasi senza rendersene conto Enrico si spostò, mettendosi sopra di lui, con le ginocchia aperte che gli inquadravano le spalle e riprese a succhiarlo e Marco, ancora stupito di quanto stava facendo, ma acutamente conscio del piacere che gli veniva non solo dalle labbra dell’amico, ma anche dal suo membro che lo invadeva, lo succhiò con più forza.
    “Cosa dovrò fare quando godrà?” Si chiese, lo aveva visto venire e sapeva che non era ancora in grado di emettere molto seme, ma non sapeva se distogliere o no la bocca quando sarebbe venuto il momento. Enrico stava pensando la stessa cosa, ma non si poneva il problema. Quanto stavano facendo era troppo bello per pensare ad altro e di nuovo si sentì come sdoppiato e vide due ragazzi che si succhiavano appassionatamente, con i corpi che cominciavano a fremere, prossimi all’orgasmo. Si vide inginocchiato sopra l’amico, con le gambe allargate e il culetto sollevato che ondulava sulla sua bocca e quasi in risposta a ciò che immaginava sentì le mani di Marco sulle natiche. Il ragazzo lo cercò profondamente nel solco, solleticandogli il buchino che la posizione portava a schiudersi e quando lo penetrò adagio con un dito l’adolescente capì che non sarebbe più riuscito a trattenersi a lungo.
    Marco mugolò forte, con il bacino che sobbalzava sotto i baci dell’amico e le sue gambe si aprirono quasi da sole, permettendo a Enrico di cercarlo nel solco come faceva lui. Quando si sentì penetrare un poco gemette e si abbandonò al piacere, allagando con un primo getto di seme la bocca dell’adolescente. Questi fu colto quasi di sorpresa e fu costretto a inghiottire, ma non lo abbandonò e continuò a succhiarlo, sciogliendosi a sua volta fra le sue labbra. Anche ricevere il frutto del loro orgasmo piacque ai ragazzi che continuarono a succhiarsi fino a che tutti i fremiti dei loro corpicini non si furono quietati e giacquero ansanti l’uno accanto all’altro, con i sessi che avevano fatto godere ancora in bocca perché il piacere che si erano dati era stato fortissimo e desideravano prolungare la fantastica sensazione di avere un pene fra le labbra e sentire il proprio imprigionato da quelle dell’altro.
    -Oddio,- sospirò Enrico quando finalmente si staccarono, fissando affascinato l’uccello di Marco che conservava ancora un certo vigore ed era a pochi centimetri dai suoi occhi.
    -Eh si,- gemette a sua volta l’amico, -non avrei mai pensato che avrei fatto una cosa del genere...
    -Ti dispiace?- Chiese Enrico girandosi e andandogli vicino con gli occhi che esprimevano preoccupazione.
    -No,- sussurrò Marco, passandogli una braccio sulle spalle e attirandolo a sé, -non si può essere dispiaciuti quando si è provato tanto piacere...
    -Davvero ti è piaciuto?
    -Tu cosa ne pensi?- Gli chiese a sua volta, guardandolo maliziosamente.
    -Penso di si,- decise il ragazzino, stringendoglisi contro. –Sai, continuò sollevando il viso e guardandolo intensamente, -ti ho bevuto... Ti ho sentito godere e ho bevuto il tuo seme, anche quello mi è stato bello.
    -L’ho fatto anch’io ed è piaciuto anche a me. E così,- continuò sorridendo, -entrambi abbiamo perso un’altra verginità...
    -Già,- ridacchiò Enrico, -ma se è sempre così bello perdere delle verginità non vedo l’ora di perderle tutte...
    -Forse stiamo per perderne un’altra,- sussurrò Marco, -anche se non l’avevamo considerata.
    -È cioè?
    -Hai mai baciato nessuno?
    -Un bacio vero intendi?
    -Si.
    -No, non so nemmeno come si faccia...
    -Ho voglia di baciarti,- sussurrò Marco, stupendosi per primo della sua ammissione. Anche quella era una cosa che non aveva mai pensato di fare con un ragazzo, ma quel suo amico così giovane e disponibile lo attraeva irresistibilmente. Avevano fatto un 69 insieme e quindi non vedeva nulla di strano nello scambiarsi un bacio, non più almeno e poi a lui baciare piaceva moltissimo e quando lo faceva con Lilli si eccitava immediatamente. Improvvisamente si chiese se anche con Enrico sarebbe stata la stessa cosa e il desiderio di baciarlo divenne più forte.
    -Vuoi?- Gli chiese, stringendolo e avvicinando il viso al suo.
    -Credo di si,- sussurrò il ragazzino fissandolo, -ma non l’ho mai fatto...- Le loro labbra si toccarono e le braccia di Marco lo strinsero dolcemente, poi gli pose una mano sul capo facendogli schiacciare la bocca contro la sua.
    In un primo momento rimasero così, poi la lingua del maggiore leccò le labbra e i denti di Enrico, forzandoli a schiudersi. Lui lo fece e si sentì invadere dalla lingua dell’amico che si avviluppò alla sua. In un primo momento rimase passivo, poi anche lui spinse la linguetta in avanti, facendo arretrare quella di Marco e giocando con lei fino a quando non fu di nuovo ricacciato indietro. I due ragazzi si baciarono a lungo, scoprendo l’uno nella bocca dell’altro il sapore dei loro sessi e del loro seme e quando Marco portò una mano sul seno di Enrico solleticandogli un capezzolo questi si erse come quello di una ragazza e l’adolescente mugolò senza interrompere il bacio chilometrico che si stavano scambiando. Una gamba Marco si insinuò fra le sue e lui le schiuse docilmente come avrebbe potuto fare una fanciulla, permettendo alla coscia di incastrarsi contro la sua inforcatura.
    Le loro mani divennero più intraprendenti e quando finalmente si staccarono, completamente privi di fiato, erano di nuovo eccitati e si stringevano reciprocamente gli uccellotti irrigiditi.
    -È bellissimo,- sospirò Enrico, guardando l’amico come avrebbe potuto fare una ragazzina innamorata.
    -Si, è una delle cose più belle che ci siano,- ammise questi, -e così abbiamo perso un’altra verginità, anche se non l’avevamo messa nel conto.
    -Quale?
    -Be’, quella della bocca. Ne avevamo considerate solo due, invece sono quattro, bisogna infatti contare anche i baci: una per quelli dati a una donna e una per quelli dati a un ragazzo.
    -E così siamo a nove,- disse Enrico ridacchiando, -chissà se ce ne siamo dimenticata qualcuna.
    -Non so, vedremo, ma adesso un bel bagno ci starebbe proprio bene. Vediamo a che punto sono quelli sulla spiaggia. Mi sembra di sentire dei gridolini, forse se ne stanno andando.
    Si sollevarono cautamente dal cespuglio sbirciando i bagnanti e li colsero in un momento molto particolare. Le due ragazze stavano infatti godendo sotto le carezze dei compagni ed erano stati i loro gemiti quelli che avevano sentito. Le osservarono vivere un orgasmo tumultuoso e poi accarezzare con forza i ragazzi finché anche loro cedettero al piacere, bagnando le mani delle loro compagne.
    -Lo hai mai fatto così?- Chiese Enrico con occhi improvvisamente torbidi.
    -In compagnia vuoi dire?
    -Si.
    -No, però penso che Lilli ci starebbe. È una ragazzina del tutto disinibita e sembra che non ne abbia mai abbastanza. Qualche volta l’ho sentita fare delle affermazioni che mi fanno pensare che non si tirerebbe indietro se dovesse capitare un’occasione simile. Una volta mi ha domandato se ci eravamo mai accarezzati insieme e in un’altra occasione mi ha chiesto di portarti in spiaggia con noi,- concluse sorridendogli maliziosamente.
    -Sarebbe bello, ma è un po’ difficile con una moto sola.
    -Neanche tanto: basterebbe fare due viaggi, le distanze sono molto brevi.
    -È vero,- convenne Enrico che cominciava a immaginarsi in spiaggia insieme ai due amici, magari nudi.
    -Vedremo,- concluse Marco, -e poi c’è anche la tua barca, domani dovrebbe essere pronta.
    -Forse, ma non credo che la potremo utilizzare prima di dopodomani. Vediamo cosa combinano quelle due coppiette, io ho voglia di fare un bagno,- aggiunse.
    I ragazzi adesso erano tranquillamente sdraiati e i due amici decisero che potevano raggiungere la spiaggia. Si rimisero i tanga, ma fecero un po’ di fatica a sistemare i loro recalcitranti uccellotti dentro i minuscoli slip, poi si avvicinarono rumorosamente alla spiaggia in modo che i bagnanti si accorgessero del loro arrivo.
    La loro presenza non parve disturbare affatto le due coppiette, che continuarono a rimanere abbracciate, anche se si erano date una rassettata ai costumi e i ragazzi si tuffarono e rimasero in acqua una buona mezz’ora.
    -Abbiamo giusto il tempo per asciugarci,- disse Marco, sistemando l’asciugamano a una decina di metri dalle due coppie, che era la distanza massima consentita dalle dimensioni della spiaggetta e stendendosi a pancia in giù.
    -Vuoi rientrare?- Gli chiese Enrico imitandolo e sbirciando il perfetto culetto dell’amico.
    -Be’, sono ormai le quattro e fra una cosa e l’altra non saremo a casa prima delle cinque. Giusto in tempo per un panino.
    -Perfetto,- approvò Enrico, appoggiando la testa fra le braccia e godendosi il sole.
    C’era una leggera brezza che mitigava il calore e spirava verso di loro, provenendo dalla direzione delle due coppie che si erano sedute e sembravano in procinto di abbandonare la spiaggia.
    -Certo che hanno due sederini bellissimi.- Le parole di una delle ragazze arrivò fino a loro come se si fosse trovata a meno di un metro e visto che aveva parlato a bassa voce non poteva certo rendersi conto che veniva udita perfettamente dai ragazzi.
    -Scommetto che i nostri maschietti se li farebbero entrambi,- disse la seconda ragazza.
    -Penso proprio di si,- affermò la prima. Chi ti faresti per primo?- Chiese a un compagno.
    -Tutti e due,- le rispose ridendo, -hanno due culetti che sembrano fatti apposta per essere goduti.
    -Già, chissà se fanno l’amore fra loro...- si domandò il secondo ragazzo.
    -Spero di si,- disse la prima che aveva parlato, -se non lo fanno hanno perso molto e hanno anche l’età giusta per non essere sopraffatti dalle varie castrazioni che ti vengono inferte crescendo. Anche la differenza di età mi sembra perfetta e la parte femminile dovrebbe farla il più giovane, almeno inizialmente, anche se poi potrebbe andare in pari con l’amico...
    -Giovanna ha proprio ragione,- affermò un ragazzo, -se non avessimo cominciato a fare l’amore fra noi a quell’età, adesso non ne saremmo più capaci.
    -E sarebbe un vero peccato,- affermò Giovanna convinta, -anche noi due abbiamo cominciato verso i dodici anni, vero?- Chiese rivolta all’amica.
    -Si e adesso possiamo goderci un mucchio di cose insieme...- Le rispose, stuzzicandole con un ditino impertinente un capezzolo che si drizzò subito. Erano entrambe senza reggiseno e avevano delle tettine molto belle e a quanto pareva altrettanto sensibili a certe carezze.
    -Guarda che se fai così me ne viene voglia subito...- disse infatti Giovanna, allungando una manina sull’inguine dell’amica che sedeva a gambe incrociate.
    -Vedere quei fondoschiena così appetitosi sta facendo venire qualche fantasia anche a me,- disse uno dei ragazzi, appoggiando una mano sul culo dell’amico che si era sdraiato a pancia in giù, rivolgendosi verso Marco ed Enrico per potersi godere la vista dei loro sederini nudi.
    -Con me o con le ragazze?- Gli chiese maliziosamente.
    -Con tutti e tre,- ridacchiò, palpandogli una natica, -ma si è fatto tardi e dobbiamo proprio andare.
    La piccola comitiva si alzò e si diresse verso il gommone passando accanto ai due ragazzini che non avevano perso una parola del loro dialogo. La biondina che doveva essere Giovanna rivolse loro un cenno di saluto e quando si girò mostrò un fondoschiena perfetto che il tanga lasciava del tutto nudo. I ragazzi videro che anche gli altri avevano costumi simili ed Enrico colse lo sguardo di Marco che scivolava indiscriminatamente sui quattro culetti, come stava facendo il suo. I ragazzi non dovevano avere più di diciotto o diciannove anni ed avevano dei sederini tondi e abbronzati che rivaleggiavano con quelli delle compagne.
    -Andiamo anche noi?- Propose Marco quando il gommone fu partito.
    -Si,- approvò Enrico alzandosi, -hai sentito i loro discorsi?
    -Certo, devono essere due coppiette molto disinibite.
    -Non mi pare ci possano essere dubbi al riguardo. Faresti l’amore con loro?- gli chiese Enrico con una lucina maliziosa negli occhi.
    -Non lo so,- rispose meditabondo Marco, -fino a qualche ora fa avrei detto di no, ma adesso non ne sono più così sicuro...
    Quando arrivarono alla moto constatarono che avevano i costumi ancora bagnati e decisero di farne a meno e quando se li tolsero per indossare i soli calzoncini corti si scambiarono un’occhiata piuttosto complice, sbirciandosi gli uccellotti che non erano ancora rientrati completamente nei ranghi.
    -Non si potrebbe fare a meno dei caschi?- Chiese Emilio.
    -Sono obbligatori,- gli rispose Marco, -però fino a che non saremo sulla statale penso che possiamo non metterli.
    Enrico sali dietro l’amico e lo abbracciò, stringendosi lui e appoggiandogli la testa sulla schiena, con le mani molto vicine all’inguine. Si sentiva benissimo e ripensando a quanto avevano combinato ammise che gli era piaciuto ogni momento di quella specie di iniziazione che avevano condiviso e che l’avrebbe ripetuta volentieri. Improvvisamente senti qualcosa premere contro una mano e si rese conto che era il pisello di Marco che si stava drizzando, quasi contemporaneamente si accorse che anche lui stava avendo un’erezione e si strinse di più all’amico spingendogli il sesso ormai eretto contro la schiena.
    Viaggiavano pianissimo e dopo qualche attimo Marco gli prese una mano e se la schiacciò contro il pene. Enrico lo strinse e lo sentì pulsare sotto la leggerissima stoffa dei calzoni corti. Volle spingersi più avanti e fece scivolare una mano sotto i pantaloncini dell’amico, impugnando quello che adesso era diventato un tronchetto di carne calda e pensando che poche ora prima lo aveva preso in bocca. “Ho fatto il mio primo pompino,” si disse con la mente piena delle immagini di quello che avevano combinato, “e anche il mio primo 69 con un ragazzo ed è stato tutto fantastico, così come è molto bello stringere questo sesso così simile al mio che mi pulsa fra le dita e sapere che presto lo accoglierò anche nel culetto.
    Arrivarono finalmente a casa e quando scesero dalla moto che Marco lasciò sul prato si guardarono sorridendo, acutamente consci dei loro uccellotti che tendevano in maniera quasi indecente la stoffa dei pantaloncini.
    -Andiamo a vedere se le nostre mamme sono ancora in piscina,- propose Enrico.
    -Si ma prima dobbiamo darci una calmatina o almeno indossare dei costumi da bagno, se no non so proprio cosa potrebbero pensare...
    I due ragazzi entrarono in casa e indossarono dei tanga asciutti, poi si diressero verso la piscina che si trovava sul retro. Per raggiungerla dovettero percorrere un breve tratto di sentiero lastricato che serpeggiava attraverso grandi cespugli di mirto per poi scendere verso la piscina che era a un livello inferiore rispetto alla casa e contornata da una siepe di oleandri, salvia e rosmarino che la rendevano impenetrabile a sguardi estranei.
    Quando furono dietro la siepe sentirono dei gridolini inequivocabili e senza bisogno di mettersi d’accordo si avvicinarono cautamente, sollevando la testa al di sopra della siepe e quando finalmente riuscirono a vedere la piscina rimasero allibiti.
    Le loro mammine stavano facendo l’amore e avrebbero potuto fare tranquillamente a meno di prendere qualsiasi precauzione per non farsi sentire. Erano avvinte in un acceso 69 e sembrava che fossero prossime a godere. La mamma di Enrico era più giovane dell’amica, l’adolescente infatti era nato quando lei non aveva ancora compiuto i diciannove anni, quindi adesso ne aveva trentuno e non li dimostrava affatto mentre la mamma di Marco ne aveva trentotto, ma anche lei sembrava molto più giovane. La mammina di Enrico era sopra l’amica, con la testa tuffata fra le sue cosce e il bacino che sobbalzava sulla sua bocca che la stava leccando con passione.
    I due ragazzi in un primo tempo sbalorditi, poi sempre più eccitati, seguirono quanto le loro mamme stavano facendo stringendosi e fissando intensamente gli inguini depilati che andavano incontro alle linguette che vi scorrevano in mezzo. Marco, quasi senza rendersene conto, strinse a sé Enrico e gli posò una mano sul culetto. Il ragazzino sembrò quasi non accorgersene, ma quando le dita dell’amico lo cercarono nel solco inarcò i fianchi in un gesto d’offerta che infiammò ancora di più i sensi di Marco. In quel momento se avesse potuto lo avrebbe preso immediatamente, tanto era il desiderio di entrare in quel culetto rotondo che si dimenava sulle sue dita.
    I ragazzi continuarono a guardare affascinati e assistettero all’orgasmo delle due donne che fu quasi contemporaneo e venne vissuto con grida e gemiti che accesero ancora di più i loro sensi, poi finalmente giacquero ancora affannate e la mamma di Enrico si abbandonò sull’amica con la bocca accostata alla passerina che aveva appena fatta godere e la sua che si schiacciava su quella dell’amica.
    Marco ed Emilio si dileguarono silenziosamente e quando furono in casa si guardarono con gli occhi accesi.
    -Non lo avrei mai pensato,- sussurrò l’adolescente.
    -Be’, lo abbiamo fatto anche noi...
    -Si, ma loro...
    -Loro sono uguali a noi e se ci è piaciuto fare un 69 insieme non capisco perché non possa piacere anche a loro.- Mentre lo diceva Marco capì di essere convinto delle sue parole e si rese anche conto che non lo infastidiva sapere che sua madre faceva l’amore anche con le donne. Non lo infastidiva, però osservarla lo aveva eccitato fino alla follia.
    I pensieri di Enrico seguivano più o meno la strada di quelli dell’amico e anche lui con una sorta di stupore ammise a se stesso che vedere sua madre impegnata in un gioco lesbico non lo aveva affatto disgustato, ma la sua eccitazione era cresciuta vorticosamente e ora desiderava solo la liberazione di un orgasmo.
    -Vieni qui,- sussurrò Marco e lui gli volò fra le braccia. Le loro bocche si fusero in un bacio infuocato e mentre lo facevano si abbassarono l’un l’altro gli slip cominciando a masturbarsi quasi con disperazione. Vennero in un tempo brevissimo, troppo eccitati per cercare di trattenersi o di darsi reciprocamente piacere con la bocca, come avrebbero potuto fare: non lo pensarono nemmeno perché in quel momento avevano solo bisogno di uno sfogo e la reciproca masturbazione era sufficiente a raggiungere lo scopo. Godettero senza cessare di baciarsi, mugolando l’uno nella bocca dell’altro e bagnandosi i pancini con lunghi getti di seme, poi, finalmente appagati, si staccarono ancora ansanti, con le mani strette sul sesso che avevano fatto godere.
    -Gesù,- sospirò Marco, -mi sembrava di impazzire...
    -Anche a me,- sussurrò Enrico, -ma dovremo farci una doccia...
    -Eh, si,- approvò l’amico osservando i loro pancini che recavano le tracce del piacere appena vissuto.
    -La facciamo insieme?
    -Perché no, abbiamo anche il bagno in comune.
    Quando uscirono dalla doccia si guardarono sorridendo, fissandosi i rispettivi piselli che non erano affatto a riposo. Era stata una doccia abbastanza stuzzicante perché si erano insaponati a vicenda senza evitare alcuna parte dei loro corpicini e mentre Marco gli stava insaponando il culetto Enrico, rosso come un peperone, gli aveva mormorato: -prova a... a mettermi un dito dentro.
    Marco aveva appoggiato un dito intriso di sapone contro il piccolo ano dell’amico e aveva spinto, facendolo sussultare.
    -Fa un po’ male,- aveva mormorato Enrico, senza tuttavia sottrarsi alla pressione.
    -Devi rilassarti.
    -Come si fa?- Sussurrò Enrico che era già stato penetrato da un dito, ma aveva sempre provato un po’ di dolore.
    -Devi spingere e cercare di aprire il buchino.
    -Ma come?- Chiese ancora Enrico che cercava di rilassarsi, ma continuava a sentire male quando Marco premeva più forte sul suo forellino vergine.
    -Devi spingere come quando vai al gabinetto...
    Enrico guardò con stupore l’amico, ma fece come gli aveva suggerito e sentì l’ano schiudersi, poi il dito di Marco intriso di sapone si aprì un piccolo varco e infine gli scivolò tutto dentro facendogli mancare il fiato
    -Adesso è bello,- sussurrò muovendo adagio i fianchi, -vuoi provare?
    -Si,- aveva risposto Marco, quasi senza rendersene conto e aveva permesso al ditino dell’amico di introdursi profondamente dentro di lui ricavandone una sensazione ambigua e indefinibile, ma comunque piacevole.
    -Mi farai il culetto?- Gli aveva chiesto Enrico facendo altalenare adagio il dito nel suo sederino e sculettando sul suo che ancora lo penetrava.
    -Ti ho già detto di si,- aveva risposto con il fiato un po’ corto, osservando il proprio pene che stava drizzandosi, -ma non oggi, siamo venuti fin troppe volte.
    -Be’, solo tre,- disse Enrico il cui uccellotto era già bello dritto.
    -Bastano,- decise Marco –e poi dobbiamo essere in piena forma quando faremo la festa al tuo sederino,- aggiunse ridacchiando, -adesso andiamo a vedere se le nostre mammine si sono quietate.

    Quando finalmente entrambe ebbero recuperato il respiro Laura, la mamma di Enrico, guardò turbata l’amica.
    -Mi è sembrato di avere visto i ragazzi che ci osservavano,- disse.
    -Quando?
    -Mentre stavamo baciandoci...
    -Ne sei sicura?
    -Direi di si...
    -E non ti sei fermata?
    -Non ci sono riuscita... Stavo venendo e anche tu, dopo non c’era più nessuno.
    Giulia rimase un poco in silenzio, pensando alle parole dell’amica, poi un piccolo sorriso le illuminò il volto. –Be’, se è successo immagino che dovremo dare qualche spiegazione,- disse.
    -Si, ma forse fingeranno di non averci viste.
    -In questo caso dovremo essere noi a spingerli a fare domande. Non credo sia bene che tutto passi sotto silenzio e poi mi sembrano abbastanza svegli per potere capire certe cose. Enrico non ti ha mai sorpresa in momenti intimi?
    -Si, una volta è entrato in camera mentre stavo accarezzandomi e mi ha vista godere...- Ammise Laura, -e un’altra sono stata io a sorprenderlo mentre si masturbava.
    -E cosa è successo?
    -Nulla. Entrambi abbiamo superato la cosa piuttosto bene. Un giorno poi è venuto a dormire con me quando suo padre non c’era e quando mi sono svegliata avevo il suo pisello fra le cosce, dietro, ma anche in quel caso non è capitato niente.
    -Anche a me è successo qualcosa di simile e una volta ho sorpreso Marco mentre si accarezzava con un amico, erano piccoli e non ne ho fatto un dramma, anzi ho detto loro che se non avessero portato a termine l’operazione sarebbero stati male e me ne sono andata.
    -È capitato anche a Enrico,- disse Laura sorridendo, -solo che sono stati sorpresi dalla mamma dell’amichetto con cui si stava masturbando e le cose sono andate più o meno come con te. Me lo ha raccontato lei.
    -Siete amiche?
    -Molto, abitiamo anche nello stesso condominio.
    -Immagino che facciate l’amore insieme,- affermò Giulia con un sorrisino malizioso.
    -Qualche volta...- confessò Laura arrossendo.
    -È persino romantico,- sorrise Giulia.
    -Cosa?
    -Che due adolescenti facciano l’amore mentre le loro mammine fanno altrettanto.
    -Già,- sorrise a sua volta Laura.
    -Be’, considerando che siamo piuttosto libere di costumi, come i nostri mariti,- proseguì Giulia, -e che certamente faremo ancora l’amore insieme e che esiste la possibilità che possiamo venire di nuovo sorprese, direi che dobbiamo fare in modo che i ragazzi non diano peso alla cosa. Magari dopo averci viste saranno scappati in casa e si saranno accarezzati,- concluse guardando maliziosamente l’amica.
    -Forse,- rispose lei, rendendole l’occhiatina, -c’è una certa differenza di età, ma sono molto amici, solo che se cominciano a masturbarsi insieme finirà che si spingeranno più lontano. Marco ha diciassette anni, anche se non li dimostra e certamente fa l’amore con Lilli, se inizieranno ad accarezzarsi cercherà di spingere Enrico a qualcosa di più dei semplici giochi di mano.
    -Vuoi dire che cercherà di fargli il culetto?
    -Si, o lo porterà a baciarsi come abbiamo fatto noi...
    -Ti disturba?
    -No, penso di no. Sono molto giovani e se fanno certe esperienze insieme riusciranno a crescere senza troppi tabù.
    -Proprio come i nostri mariti. A me piace moltissimo quando fanno l’amore fra loro.
    -Anche a me,- rispose con entusiasmo Laura, -chissà forse sarebbe bello vedere anche i nostri ragazzini, ammesso che lo facciano.
    -Vieni qui,- disse Giulia all’amica e le passò un braccio sulle spalle stringendosela contro. –Lasciamo che ci trovino così...
    -Nude?
    -Perché no? Quando andremo in barca immagino che staremo nudi, quindi tanto vale cominciare subito.
    Laura non disse nulla e appoggiò la testa sulla spalla dell’amica, lasciando che la sua mano le accarezzasse dolcemente una tettina. Non sapeva se stessero facendo la cosa giusta, ma doveva ammettere che l’idea di farsi sorprendere dai due ragazzini in un atteggiamento piuttosto intimo anche se tutto sommato abbastanza innocente, la intrigava e la eccitava.
    -Chiudi gli occhi,- sussurrò Giulia quando sentirono i ragazzi arrivare piuttosto rumorosamente e tolse la mano dal capezzolo che stava stuzzicando e che si era drizzato come una piccola bacca, ma lasciò che le dita sfiorassero il seno dell’amica.
    Enrico e Marco fecero sporgere la testa dalla siepe e videro le due donne che pareva dormissero, con Laura che aveva appoggiato il capo sulla spalla di Giulia che le circondava le spalle con un braccio, la mano abbandonata sul braccio dell’amica con le dita che premevano sulla perfetta tettina dal capezzolo ancora irrigidito.
    -Sono ancora nude,- alitò Enrico all’orecchio di Marco.
    -Già e sono anche abbracciate...
    -Sembra che dormano, cosa facciamo?
    -O be’, direi di avvicinarci. Quello che potevamo lo abbiamo fatto, vorrà dire che assisteremo alla loro sorpresa,- ridacchiò Marco.
    I due ragazzi avanzarono verso la piscina e quando si trovarono di fronte alle due donne i loro sguardi furono come calamitati dagli inguini perfettamente depilati che mettevano a nudo le deliziose ferite che li dividevano. A Enrico venne in mente il sesso liscio di Lolli, la sorellina di Giorgio e gli sembrò che sua madre e Giulia fossero quasi ritornate bambine.
    -State dormendo?- Chiese Marco e al suono della sua voce la mamma aprì gli occhi.
    -Ehi, siete arrivati presto,- disse, facendo finta di non notare gli occhi dei ragazzi fissi sul loro grembo. Anche Laura sembrò svegliarsi e si sciolse pigramente dall’abbraccio dell’amica, mettendosi a sedere.
    -Salve ragazzi,- salutò allegramente e anche lei parve non fare caso ai loro sguardi che adesso indugiavano fra le sue gambe che la posizione assunta aveva fatto schiudere.
    -Be’? Non avete mai visto due donne nude?- Chiese allegramente Giulia, mettendosi a sua volta seduta e tenendo le gambe molto divaricate. Li vide arrossire, ma proprio non riuscivano a staccare gli occhi dai loro corpi.
    -Vi siete depilate,- mormorò Marco.
    -Per forza. Con i costumi microscopici che indossiamo non potevamo permetterci un boschetto, così abbiamo deciso per un’azione radicale. Anche voi dovreste farlo, tu almeno,- aggiunse, guardando con aria critica i pelini che fuoriuscivano dal costume del figlio. I due ragazzi avevano indossato dei piccolissimi tanga ed effettivamente Marco avrebbe dovuto darsi una rasatina per non essere indecente. Anche Enrico avrebbe dovuto, ma avendo un cespuglietto non ancora completo era più composto dell’amico.
    -Non è bello rimanere vestiti di fronte a due signore nude,- osservò Giulia, ci costringerete a coprirci.
    -No,- disse impulsivamente Enrico, ma subito dopo avrebbe voluto mangiarsi la lingua, perché il suo uccellotto non era affatto a riposo e se le donne rimanevano nude avrebbero dovuto spogliarsi anche loro e si vergognava a farsi vedere eccitato.
    -Allora levatevi gli slip,- disse puntualmente Giulia.
    -Avanti non siate timidi,- rincarò Laura, -non sarete certo i primi maschietti che vediamo al naturale...
    -Si, ma...- balbettò Enrico arrossendo, conscio del suo affare che minacciava di sgusciare fuori dal minuscolo slip.
    -Non sarete nemmeno i primi maschietti che vediamo con il fratellino sull’attenti,- rise Giulia, -coraggio, non c’è nulla da vergognarsi nel dimostrarci che non siete insensibili alle nostre grazie.
    I due adolescenti si guardarono e fu Marco il primo a decidersi, facendosi scivolare lo slip lungo le gambe e scalciandolo via. Enrico lo imitò e i due lasciarono che le signore osservassero i loro sessi sempre più dritti.
    -Però, mica male i nostri ragazzi,- approvò Giulia guardandoli con aperta ammirazione e facendoli arrossire ancora di più, poi si sdraiarono a pancia in giù su degli asciugamani, nascondendosi così almeno in parte.
    -Hanno anche dei sederini bellissimi,- osservò Laura.
    -Si, tondi e sodi da fare invidia a quelli di una donna,- aggiunse Giulia e posò una manina impertinente sul perfetto culetto di Enrico, facendolo rabbrividire. I due si rendevano conto che le loro mamme stavano giocando e li stavano anche prendendo un po’ in giro, però fra loro si stava instaurando un’atmosfera un po’ torbida che li spingeva a proseguire nel gioco.
    -Sai quante verginità si possono perdere?- Domandò improvvisamente Marco a sua madre che lo osservò divertita.
    -È di questo che parlate quando siete soli?
    -Anche, abbiamo provato a contarle e volevo vedere se coincidono con quello che ci direte voi.
    -Be,- mormorò Laura meditabonda, -sette direi...
    -In un primo tempo lo avevamo pensato anche noi. Quali sarebbero?
    Laura le enumerò, ripetendo in maniera identica quelle che loro avevano contato poi, con le guance arrossate, perché nonostante tutto era un po’ in imbarazzo a parlare di certe cose con i due adolescenti, domandò: -voi ne avete trovate altre?
    -Si,- intervenne Enrico che cominciava a sentirsi a suo agio e si godeva la mano di Giulia ancora appoggiata al suo culetto. –Quelle della bocca sono due in più.
    -E quali?
    -Be’ il primo bacio con una ragazza o un ragazzo è una specie di verginità...
    -È vero,- approvò Giulia, -a questo non avevo pensato... E voi quante ne avete perse?- Chiese maliziosamente.
    -Be’...- Enrico non riuscì a proseguire, guardando imbarazzato la mamma.
    -Mettiamola così,- intervenne lei venendo in aiuto del figlio, -quante vorreste perderne?
    -Tutte,- si lasciò sfuggire Enrico e di nuovo avrebbe voluto mordersi la lingua, perché in quel modo aveva candidamente ammesso che gli sarebbe piaciuto fare esperienze anche con un maschietto.
    -Mica male,- disse Giulia, -quando si dice non volersi negare nulla...
    -E voi quante ne avete perse?- Chiese improvvisamente Marco.
    -Tutte,- sussurrò sua madre, arrossendo, ma non volendo negare una risposta e rendendosi conto che lei e Laura dovevano essere le prime a fare certe confessioni se volevano che i ragazzi si sciogliessero e accettassero quanto probabilmente avevano visto.
    -Anch’io,- ammise Laura, con le guance infuocate.
    -Siete fortunate, devo ammettere che noi siamo ancora molto indietro...
    -Non volete dirci quali avete perso?- Gli chiese maliziosamente la mamma.
    -Stanno arrivando altri due maschietti,- intervenne Laura cui pareva di avere sentito una macchina entrare nel giardino, salvando così i ragazzi da ammissioni che si sarebbero visti costretti a fare dopo quanto le due donne avevano confessato, -andiamogli incontro è quasi l’ora dell’aperitivo.

    Edited by Elchicoloco - 20/6/2014, 23:26
     
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    FIGO GAY

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    Fantastico ragazzo no se gli altri ma a me i racconti di Enrico e famiglia e amici mi sta prendendo non fermarti qua vai avanti ti prego sei grande scrivi da dio e sembra vivere quello che racconti!!!!Avessi io avuto un'adolescenza simile all'età di marco invece me la sono solo sempre sognata.
     
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  3. manu the beast
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    Bello...riesci a tenere alta la "tensione" fino alla fine!!!bravo
     
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