Gay Boys Reloaded

Votes taken by TheDreamer1989

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    CITAZIONE (mister. x @ 5/10/2013, 06:04) 
    Mi sono iscritto apposta per ringraziarti di quello che sei riuscito a scrivere....mi e successa la stessa cosa due mesi fa...e nn so se avrò la stessa forza che hai avuto te di andare avanti...a volte vorrei mollare tutto....e vero che il primo amore nn si scorda mai...ma perche il destino e cosi crudele?.......

    Che dire... Innanzi tutto che mi dispiace tanto! Sono "eventi" dai quali non ci si riprende mai completamente, non te lo nego... Però la vita continua, come si dice, e non si può far diversamente!

    Se non hai la forza di andare avanti, fidati prima o poi la troverai... In un modo o nell'altro verrà il giorno della svolta, il giorno in cui tutto sembrerà di nuovo (quasi) tutto normale... Lui ti mancherà sempre, ma sarà anche per sempre vicino a te!

    Non so perchè succedano queste cose, però succedono e noi non possiamo farci nulla... Possiamo urlare e disperarci, possiamo arrabbiarci con Dio e col mondo, col destino che ci odia... ma la realtà non tornerà ad essere come prima...

    Questo non significa che bisogna arrendersi e accettare passivamente il destino, bisogna lottare! Non per cambiare la realtà che evidentemente non può essere cambiata, ma lottare per non continuare a vivere anche per chi non c'è più...

    Non ti stupire se ci vorrà del tempo... io per due anni negavo tutto, anche a me stesso... volevo dimenticare e fingere che non fosse mai accaduto... Poi la forza per andare avanti si trova!

    Ti sono vicino!

    Ciao.
  2. .
    CITAZIONE (giovanniponti1990 @ 4/10/2013, 17:41) 
    però deve continuare il racconto!!! sbrigati! xD

    Chiedo scusa a tutti i lettori, ma ho avuto davvero poco tempo libero nell'ultima settimana... Però non disperate, il prossimo capitolo non tarderà... :)

    Grazie ancora a tutti per l'apprezzamento!

    TD89
  3. .

    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Parte 4 - Per ringraziarti per tutto quello che hai fatto...

    La storia con Marika non durò molto. Fu Miky a troncare dopo aver saputo che la ragazza aveva un “debole” per l’intera squadra di calcio in cui lui si allenava. Non la prese esattamente bene però, e sinceramente la cosa mi lasciò abbastanza perplesso. Solitamente Michael si buttava sempre tutto alle spalle e ricominciava da capo quando qualcosa non andava. Quella volta però sembrava proprio aver accusato il colpo, e non era da lui. Per qualche giorno non volle dire niente nemmeno con me, ma poi finalmente un pomeriggio cedette alle mie insistenti domande sul perché fosse così giù di morale.

    “Samu, quella troia si è ripassata tutta la squadra. Come cazzo ho fatto a credere che stesse con me perché le piacevo...”

    Che Marika non fosse esattamente una ragazza seria l’avevo sempre pensato, ma lui sembrava felice con lei e non ho mai parlato con lui dei miei dubbi.

    “Sai cosa mi da fastidio Samu? Che si sia scopata l’intera squadra non me ne frega un cazzo. Il fatto è che quelle teste di cazzo dei miei compagni se la ridevano alle mie spalle... Perché lei in giro diceva di stare con me e poi si ripassava tutti loro...”

    Ecco, ora era chiaro. Miky aveva accusato il colpo perché era stato ferito nell'orgoglio. E soprattutto perché era stato ferito nell'orgoglio da persone che considerava amiche, era stato ferito dai propri compagni di squadra.

    “Dai, Miky, non te la prendere! Capisco quello che provi, ma lasciali perdere quegli idioti che hanno ragionato col cazzo piuttosto che con la testa...”

    “Si si, tranquillo. Ho lasciato la squadra di calcio, sicuro che li lascio perdere! Anzi, loro hanno perso me...”

    Eccolo li il mio amico Miky! Loro avevano ferito lui, ma lui era riuscito a portare via a tutti l’unica cosa di cui non potevano fare a meno: lui stesso! Infatti Miky era il migliore di tutti, tutti lo consideravano una vera promessa del calcio e la sua (ormai ex) squadra vinceva sempre grazie ai suoi preziosi goal! Senza di lui avevano poche speranze...

    Il non giocare più a calcio permise a lui di concentrarsi un po’ più sullo studio per la maturità che avremmo dovuto sostenere di li a poco. Non amava studiare, ma non aveva nessuna intenzione di ripetere l’anno. Meglio studiare tre mesi intensamente che rifare tutto l’anno in quello schifo di scuola continuava a ripetersi e a ripetermi.

    E così, anche i nostri incontri risentirono di un drastico calo. Poco male, anch'io dovevo studiare e il tempo per altro ce n’era poco. In più poi, Miky non sembrava ancora così entusiasta dei nostri incontri come un tempo!

    Arrivarono i giorni della maturità che entrambi affrontammo al massimo delle nostre potenzialità. Il secchione tra i due ero io e naturalmente uscii col massimo dei voti. Lui dovette accontentarsi di un mediocre sessantotto, ma poco gli importava. Era talmente felice di aver finito la scuola e di potersi finalmente dedicare alla sua vita che il voto era certamente l’ultimo dei suoi pensieri.

    Finimmo gli orali con pochi giorni di differenza l’uno dall'altro e nel primo weekend libero per entrambi ci concedemmo una rilassante giornata di mare. Miky sembrava un’altra persona. Senza più tensione e ormai finalmente rasserenato dall'aver finito la scuola, sembrava non risentire più nemmeno della mancanza del calcio.

    Tornammo a casa al calar del sole e quando ormai ci stavamo salutando sul pianerottolo di casa sua, lui si avvicino a me e mi sussurrò quel che ormai non pensavo più di poter sentire.

    “Samu, dobbiamo festeggiare come si deve la fine della scuola. Stasera i miei non ci sono, faranno tardi, che ne diresti di venire da me?”

    Stavo per rispondere, se non fosse stato che Miky, dopo essersi stampato un mega sorriso sul volto, continuò.

    “E poi c’è una cosa che non facciamo da molto tempo, e se ti va potremmo riprendere! Non sai da quanto tempo è che...”

    E si interruppe perché la signora Rosa, vicina di pianerottolo, usci con una busta della spazzatura in mano. La salutammo e lei ricambiò chiedendoci come stavamo.

    “Ci vediamo stasera Miky” lo salutai io con un fugace occhiolino. E la risposta di Miky non si fece attendere. Ad alta voce mi disse “Sono carichissimo Samu!!!”

    Mentre salivo le scale, sentivo la signora scendere e tra se e se sospirare “eh, quanta energia hanno i giovani d’oggi!” Se solo avesse saputo a quale “carico” Miky faceva allusione... Feci una risata tra me e me e me ne entrai in casa.

    Mi feci una bella doccia, mi cambiai e cenai con i miei genitori. Finita la cena dissi che avrei passato la serata a casa di Miky visto che i suoi sarebbero stati fuori, e naturalmente loro non ebbero nulla da obiettare.

    Scesi le scale e incrociai i genitori di Miky che stavano uscendo. Li salutai e augurai loro una buona serata e poi entrai e salutai Miky che era in soggiorno ad aspettarmi.

    “Finalmente se ne sono andati.” disse Miky appena mi vide. “Sono settimane orami che aspetto questo momento, non ce la faccio più!”

    Eccolo li il mio Miky tornato quello di un tempo! Spontaneamente e senza troppi giri di parole aveva chiaramente detto quel che si aspettava che succedesse. E non sarei stato certo io a cambiare i suoi piani!

    “Dai, vieni di la!” e svelti ci infilammo in camera sua.

    Ovviamente quel che lui si aspettava è che io ciucciassi come si deve il suo bel pisellone, tuttavia io avevo in mente un’altra cosa. Non che non volessi fargli un bel pompino, intendiamoci, ma ero deciso a provare anche altro. Sempre che Miky fosse d’accordo...

    Per non perdere tempo, appena chiusa la porta della camera Miky era già intento a calarsi i pantaloncini, ma con suo grande stupore fui io a fermarlo.

    “Aspetta Miky. Aspetta un attimo!”

    “Che c’è Samu, credevo ne avessi voglia...”

    “Si, ne ho voglia. E tanta anche... però...”

    “Però cosa?”

    “Però mi piacerebbe che sta sera tu, beh ecco... se ti va... mi piacerebbe che avverassi una mia fantasia, un mio sogno diciamo.”

    Lo sguardo di Miky si fece un attimo interrogativo, ma poi la sua naturale ingenuità infantile e bambinesca mi fece scoppiare dal ridere...

    “Ma in questo sogno o fantasia, poi alla fine me lo fai un pompino?”

    In quelle occasioni sembrava davvero un bambino. Risi a crepapelle e poi risposi.

    “Si, assolutamente si.”

    “Ok, allora dimmi cosa vuoi fare e noi la faremo. A lei i ciak regista...” e mi fece un occhiolino.

    Faceva caldo e lui indossava solo un paio di calzoncini da calcio (che ormai non usava più per le partite) e una t-shirt. Quei calzoncini non mi fecero sfuggire il fatto che fosse già molto eccitato e la cosa mi piaceva. Naturalmente anche io non ero da meno, così cominciai a raccontare.

    “Innanzi tutto io dovrei rimanere da solo qui nella tua camera e tu dovresti uscire e chiudere la porta. Poi io dovrei svestirmi completamente nudo e dovrei mettermi sotto le lenzuola del tuo letto facendo finta di dormire.”

    Miky ascoltava in religioso silenzio, così continuai.

    “Poi tu dovresti entrare in camera senza fare rumore, avvicinarti al letto, calarti poco i calzoncini e i boxer, giusto quel che basta per fare uscire il pisello. Poi dovresti insalivarti un po’ la cappella e appoggiarmela sulle labbra. Dovresti strisciarmi bene la cappella finché le mi labbra non si apriranno e faranno entrare il tuo pisello in bocca...”

    “Ok ok, fermati.” mi interruppe Miky. Temevo il peggio. “Fermati perché sennò poi con troppe cose da fare mi dimentico la sceneggiatura. Intanto iniziamo così. Me lo dici dopo cos'altro devo fare. Vado fuori, ti do cinque minuti e rientro ok?”

    “D’accordo, grazie Miky”

    “E di che? Sembra che si prospetti una seratina davvero interessante.”

    “Ah, Miky un'altra cosa.” dissi mentre lui era già sulla porta. “A parte farli scendere sia davanti che dietro di appena 10 centimetri per farlo uscire, non devi assolutamente cavarti nulla di quello che indossi... E non accendere la luce.”

    “Ok, capo” disse uscendo e richiudendo la porta alle sue spalle.

    Non posso crederci, si stava per avverare una delle mie fantasie più nascoste. Se fossi riuscito a fare fare a Miky tutto quello che volevo, quella sera sarebbe davvero stata memorabile. Ma non c’era tempo da perdere in pensieri in quel momento. Miky sarebbe rientrato dopo poco. Così, mi svestii completamente, buttai i miei pochi vestiti per terra e mi misi nudo sotto le lenzuola. Spensi la luce e per un attimo realizzai che ero nudo sotto le lenzuola di Miky e lui stava per scoparmi!

    Sentivo il suo odore in quelle lenzuola e la cosa mi eccitava da matti. Appena sentii aprire la porta chiusi gli occhi e inclinai la testa dalla parte del fianco del letto.

    Non potevo vedere, ma i rumori che sentivo erano inequivocabili. Sentii che Miky si avvicinava al letto, sentii il rumore dei pantaloni che Miky fece scendere e sentii il suo pisello sbattere sul suo addome quando si fece scendere anche i boxer. Poi lo sentii sputarsi su una mano ed era chiarissimo che stava eseguendo tutto alla lettera.

    Poi, quasi all'improvviso, lo sentii abbassarsi e appoggiare qualcosa di umido sulle mie labbra... La sensazione era bellissima. Lo lasciai strofinare per un po’ e poi aprii come da programma le labbra e inizia a ciucciarlo e a leccarlo per bene. Sentivo Miky godere e mugolare... ma non volevo che venisse, i giochi erano appena cominciati.

    Feci uscire il suo pisello dalla mia bocca lasciandolo bagnato da molta saliva. Aprii gli occhi e potei ammirare il suo bel pistolone grazie alla luce della luna che filtrava dalla finestra.

    “Fai scendere lentamente del tutto boxer e pantaloncini, cavati le infradito e mettiti in ginocchio qui sopra di me, in modo da poter entrarmi ancora in bocca.”

    Eccitato come non mai, con un pisello ormai di marmo, eseguii alla lettera e io ripresi il mio lavoretto di bocca. Poi mi fermai di nuovo. Ora veniva la parte più difficile. Se avesse fatto anche quello, poi non ci sarebbero stati più limiti tra noi. Avevo un po’ paura della sua reazione, ma osai comunque. Ormai eravamo in ballo...

    “Rialzati in piedi, scendi dal letto. Dovresti scoprirmi lentamente dalle coperte. Fermarti un attimo ad osservarmi e poi darmi dei bacetti a stampo cominciando dalle labbra fino a scendere sul collo, sul torace, sull'addome e sul pisello.”

    Lui rimase un attimo interdetto. E così io, preoccupato di rovinare tutto, corressi subito il tiro.

    “Ok, no, come non detto, questo non ti va di farlo. Non c’è bisogno, fa niente.”

    “Hey Samu, non ho mai baciato un cazzo, lo sai che io sono etero e anche se faccio queste cose con te io non...”

    Poi si interruppe per qualche istante...

    “Ok, dai, che sarà mai un bacetto... ok, lo faccio. In fondo ti avevo promesso che avremmo realizzato la tua fantasia in pieno.”

    “In pieno dici? Allora ci sarebbe dell’altro per questa seconda scena.” deglutii e continuai... ormai tanto valeva proporre proprio tutto.

    “Dopo avermi baciato velocemente il cazzo, tu dovresti anche dargli una leccata a lingua aperta dal basso verso l’alto per un paio di volte. Non devi prenderlo in bocca, devi solo leccarlo!”

    Miky sbarrò gli occhi. Ecco, pensavo, avevo osato troppo.

    “Ok, ma che sia la prima e l’ultima volta. Promettimi che non mi chiederai mai più di farlo.” fu la sua risposta.

    “Promesso” e così Miky iniziò la sua parte. Scese dal letto, mi tolse di dosso le lenzuola e dopo un attimo di esitazione mi baciò dolcemente sulle labbra, poi sul collo, poi all'altezza dello sterno, poi sullo stomaco, in fine sull'ombelico e poi sulla punta del cazzo. Credevo che non avesse il coraggio di fare l’ultima parte e invece rimasi decisamente stupito.

    Lo sentii abbassarsi e poi, per la prima volta, la sua lingua sfiorò il mio pisello. Fu una sensazione stupenda. Diede altre due leccate belle profonde e intense. Poi quando stavo per fermarlo per dirgli della terza parte, sentii che stava afferrando il mio pisello con due dita. In men che non si dica lo sentii scendere con la sua bocca sulla mia asta. Mi stava ciucciando il cazzo!!!
    “Che fai Miky?” chiesi io con immenso stupore... Lui non rispose, continuò a fare su e giù con la bocca per qualche istante e poi si rialzò.

    “Questo era un extra, per ringraziarti per tutto quello che hai fatto e che farai per me” rispose “ma che sia la prima e l’ultima volta. Non dico che non mi sia piaciuto, ma sono cose che io non faccio...”

    Incredibile, riusciva sempre a lasciarmi senza parole.

    “Vuoi andare avanti?” chiesi io, e aggiunsi “l’ultima parte dovrebbe piacerti molto... grazie Miky comunque, è stato bellissimo!”

    “Figurati, certo che andiamo avanti. Che facciamo ora?”

    “Cavati la maglietta, per questa parte devi essere completamente nudo...”

    Obbedì e rimase in attesa di ordini. Quanto era bello Miky, tutto nudo non l’avevo mai visto. Lasciava quasi senza fiato. E pensare che qualche anno dopo sarebbe apparso molto più bello e decisamente più eccitante, ma questo ancora non lo sapevo.

    “Voglio che tu me lo metta dentro Miky, voglio che tu sia il primo. Hai un preservativo?”

    Non rimase troppo stupito. Forse se lo aspettava. Si avvicinò veloce al comodino e prese un profilattico dalla scatola, che diede a me perché glielo mettessi.

    “Come vuoi farlo Samu?”

    “Voglio fare il missionario. Voglio vederti negli occhi mentre lo fai.”

    “Ok, allora sdraiati sulla schiena e apri le gambe.” disse posizionandosi.

    “Fai piano però Miky...”

    Lui mi sorrise e mi fece provare la sensazione più bella del mondo. Entrò dolcemente. All'inizio sentii un po’ di male ma poi mi bastò fissarlo negli occhi per provare il piacere che supponevo avrei provato.

    Andammo avanti per circa dieci minuti finché lui non venne dentro di me e io lo seguii a ruota senza nemmeno toccarmi.

    Dopo essere venuto si accasciò su di me, mi diede un altro bacio a stampo sulle labbra e mi disse che gli era piaciuto tantissimo...

    (Continua...)

    Edited by Elchicoloco - 16/6/2014, 19:48
  4. .
    Parte 2 - Vuoi vederlo? E’ grosso…

    “Buon pomeriggio signora. Samuele è in casa? Perché sono tre giorni che non lo vedo e non lo sento…”

    “Si, Michael, è in casa, aspetta che te lo chiamo. Probabilmente è stato molto indaffarato con lo studio.”

    Sentii mia madre pronunciare quella frase dalla mia stanza e avevo capito che di li a breve Miky sarebbe spuntato dalla porta.

    “Samuele, c’è Michael alla porta che ti cerca.” Disse mia mamma entrando in camera mia.

    “Ah, fallo entrare. Digli pure di venire di qua.”

    “D’accordo, piccolo, ma poi io esco e torno solo verso l’ora di cena. Non distruggetemi casa, mi raccomando.”

    Ecco, nonostante quel nomignolo che ancora a 16 anni continuava ad affibbiarmi, mia mamma era una persona eccellente e mi lasciava tutto lo spazio di cui avevo bisogno. Ricevuto il permesso da lei, Michael non tardò ad entrare in camera mia e senza convenevoli mi chiese “Dove cazzo sei finito in questi giorni. Perché mai non ti sei più fatto sentire?”

    Il motivo era abbastanza semplice: ero imbarazzato. Imbarazzato all’idea di tornare sull’ultimo argomento affrontato. Certo, lui sembrava aver reagito bene alla mia confessione, ma se avesse cambiato idea, se ci avesse riflettuto e avesse ritenuto meglio per lui non avere un migliore amico gay, come avrei fatto io a sopportare un suo allontanamento?

    “Beh, ho avuto da fare. E poi volevo darti un po’ di tempo per assimilare la cosa! Si insomma per riflettere su quello che ti ho detto l’altro giorno.”

    “Ragazzi, io vado. Mi raccomando! E se volete far merenda c’è della torta in frigo.” furono le parole di mia madre mentre usciva di casa.

    “Ok mamma. A dopo” - “Arrivederci signora” furono le nostre risposte.

    Miky affacciandosi in salotto aspettò che la porta di casa si fosse chiusa alle spalle di mia madre e poi, ritornando a fissarmi mi disse

    “E che c’è da assimilare? Sei gay e allora? Non mi fa ne caldo ne freddo. Anzi, almeno non litigheremo mai per la stessa ragazza.”

    Come potevo dubitare di lui. Se mi dovessero chiedere un solo aggettivo per descrivere Miky, beh, quell’aggettivo sarebbe certamente “sincero”. Con me Miky non ha mai detto una bugia, non mi ha mai detto una cosa e fatta un’altra. Se ha detto che non c’erano problemi relativamente al mio essere gay, significava che era vero. Lui è così: tremendamente ingenuo, a volte quasi troppo, e tremendamente onesto.

    “Posso farti una domanda Samu? Sei solo mio amico o sei innamorato di me?”

    Come sempre Miky non usava mezzi termini. Il suo migliore amico è gay, lui è un gran figo e così la sua testa necessariamente gli impone di chiedere se l’altro sia innamorato di lui.

    Non che si sbagliasse, intendiamoci. Figo è figo. Alto quasi 1.80, capelli mori corti, occhi scurissimi dallo sguardo penetrante e un gran bel fisico dovuto al calcio che pratica da diversi anni e che è, neanche a dirlo, la sua passione più grande.

    Dire che ero innamorato di lui non è esatto. Non che non ci abbia mai pensato, anzi. Ma con lui era qualcosa di più. Si lo amavo. Ma era un amore che andava oltre l’aspetto fisico. Un amore fraterno. Qualcosa di speciale.

    “Ma no che non sono innamorato di te. Cosa credi che io mi innamori del primo ragazzo che mi passa davanti?” fu la mia risposta.

    “Beh, non ci sarebbe mica niente di male sai. Io non mi offenderei, anzi”

    Ecco, se non fossi sicurissimo del fatto che Miky fosse etero, la frase sarebbe potuta apparire decisamente ambigua. E allora, siccome ormai eravamo in argomento e siccome non c’erano freni inibitori tra noi, e visto che ormai non avevo più nessuna carta da tenere nascosta osai andare oltre.

    “Che vuoi dire, che se fossi innamorato di te scoperesti con me?”

    Rimase un attimo interdetto. La domanda lo aveva un po’ spiazzato. Di solito era lui quello delle uscite stravaganti mentre io ero un po’ più timido. Ma la risposta non tardò comunque.

    “Hey io sono etero Samu, ficcatelo in testa. Però, tra noi due tutto è possibile no. Cioè, a me piacciono le ragazze, ne sono sicuro, ma se mai dovessi fare qualcosa con un ragazzo, beh l’unico potresti essere tu.”

    Ditemi voi se questa non è una vera e propria dichiarazione d’amore. Come si fa a non essere innamorati di uno come Miky, capace di dire queste cose senza imbarazzo ne preoccupazione per le possibili conseguenze. Ma lui è sempre stato così. Sicuro di se stesso, risoluto e chiaro nei discorsi. Non ha mai amato i giri di parole.

    A quel punto non sapevo proprio cosa rispondere e così giocai un po’ sulla difensiva tirando fuori un po’ di spudoratezza che non mi era proprio congeniale.

    “Senti senti. Io potrei fare qualcosa con te solo se mi assicuri che poi non ti innamori di me e che non cambi sponda anche tu. Mica voglio che mi diventi una checca Miky!”

    “Guarda che se mai dovessi fare qualcosa con te, io sarei solo attivo Samu. Non ho nessuna intenzione di prenderlo in culo.”

    “Quindi, se ti lasciassi fare l’attivo a te starebbe bene…” e lasciai la frase volutamente in sospeso. In quel momento avevo una sola cosa per la testa. L’idea di fare qualcosa con Miky mi eccitava non poco. E i pantaloni della mia tuta non erano certo molto protettivi di questo mio, diciamo, “pensiero”.

    “Samu, ma ce l’hai duro?” Ecco, detto e fatto. Scoperto. “Sul serio vorresti fare qualcosa?” continuò Miky.

    “A te cosa andrebbe di fare?” Incredibile che l’abbia detto proprio io. Il timido Samuele, impacciato con tutti che sta contrattando una performance sessuale. E con un ragazzo per giunta…

    “Ti andrebbe di succhiarmi il pisello Samu? Mi sta venendo duro a forza di tutti questi discorsi…”

    Che dire, certo che mi andava. Non avrei potuto chiedere di meglio. “Ok, siediti sul letto.”

    Senza fiatare Miky si sedette al bordo del letto e in men che non si dica io ero in ginocchio tra le sue gambe leggermente divaricate. Lui indossava dei jeans e, nonostante tutto, entrambi eravamo comunque evidentemente imbarazzati.

    Naturalmente, il suo istinto da leader, gli impose di condurre il gioco.

    “Guarda che se non lo tiri fuori, non ti salta in bocca da solo.”

    “Ah, per giunta devo anche tirarmelo fuori da solo dopo tutto che ti faccio un piacere.” Dissi io ironicamente imbarazzato.

    “Come se alla fine la cosa sia piacevole solo per me, eh…” fu la sua immediata e beffarda risposta.

    Mi feci coraggio e sbottonai uno per uno i bottoni di quei jeans. Lui alzò leggermente il sedere per permettermi di sfilare i jeans fino alle sue caviglie e lasciandolo così con i boxer che a stento riuscivano a contenere un’evidente erezione.

    L’imbarazzo era palpabile, e l’aria si era fatta pesante. Fu lui a rompere il ghiaccio: “Vuoi vederlo. E’ grosso…”

    Senza rispondere afferrai quei boxer e li feci scendere vicino ai jeans e rialzando lo sguardo mi trovai di fronte al pisello di Miky che prima di allora non avevo mai visto.

    In effetti, oltre al mio, non avevo mai visto nessun altro cazzo dal vivo. Per essere il primo però non ero di certo capitato male. Non era lunghissimo, ma era abbastanza grosso di circonferenza. Diciamo circa 16/17 cm… ma a me sembrava davvero un gran bel cazzo!

    “Ti decidi a prenderlo in bocca o vuoi farlo esplodere da quant’è duro?”

    “Cazzo Miky, aspetta un attimo. Lo so che non vedi l’ora ma anche per me è la prima volta.”

    “Ok, scusa Samu. Semmai perché non cominci a leccarlo un po’…”

    Così feci. Cominciai a leccarlo piano piano. Lentamente con un pezzettino di lingua iniziai dal basso e salii lungo tutta l’asta fino alla cappella, intorno alla quale feci qualche giro. Poi tornai a scendere e avanti così per un po’ finché la voce di Miky non mi interruppe.

    “Dai, ciuccialo un po’ adesso.”

    Un respiro e le mie labbra avvolgevano già quella magnifica cappella dura come il sasso.

    “Samu sei fantastico, ahhh si… ti prego continua… ciuccialo tutto, fino in fondo.”

    Non avevo mai provato, ma mi piaceva proprio succhiare il cazzo. La sensazione era davvero mai provata. Qualcosa di unico.

    “Più forte dai. Più veloce. Leccalo un po’, poi ciuccialo ancora…” Ormai Miky farneticava e intuivo che non avrebbe tardato molto a venire. E infatti non mi sbagliavo.

    “Vedo le stelle cazzo. Ti prego, continua… spostati vengo!”

    Non so se fu la velocità con cui lui raggiunse l’orgasmo oppure la mia voglia di provare ad assaporare quel nettare bianco che non mi fece spostare in tempo, sta di fatto che il primo schizzo mi arrivò direttamente in gola. Gli altri in vece finirono sul mio viso.

    “Cazzo che bello. E’ stato meraviglioso Samu. Non immaginavo che mi piacesse così tanto farmi succhiare il pisello.” Fu la sua risposta appena ripreso. “A te è piaciuto” mi chiese subito dopo, a conferma che non era solo un egoista.

    “Si abbastanza. Hai un gran bel cazzo.”

    Ed entrambi accennammo un sorriso.

    “Aspetta, vieni qui, sei tutto sporco.” E con un dito mi levo dal viso il suo sperma e se lo spalmò sullo stomaco.

    “Dai valà, andiamoci a lavare e a sistemare in bagno” dissi io. Ma quando, alzandomi, lui vide che io ero ancora duro, la sua reazione fu davvero inaspettata.

    “Cazzo, ma tu sei ancora duro. Dobbiamo fare qualcosa. Oh, io non ti faccio certo un pompino, sia chiaro. Al massimo una sega… Dai vieni qui!”

    E in un attimo mi trovai con le sue mani nelle mutande. Non mi ci volle molto a venire e poi andammo a sistemarci e a lavarci. Appena in tempo, perché poco dopo mia madre fu di rientro.

    Per Miky era ora di andare, ma prima di andarsene mi sussurrò una frase che non avrei dimenticato facilmente

    “Mi è piaciuto davvero tanto. Quando vorrai giocare ancora con lui, devi solo chiedere. A domani.”

    Non ci potevo credere. Avevo fatto il mio primo pompino a Miky e a lui era piaciuto. Inoltre mi annunciava che ce ne sarebbero stati altri.

    Io non potevo pretendere molto da lui. Già il fatto che mi abbia fatto una sega era tanto per uno come lui. Però, che tra noi ci fosse qualcosa del genere a me non dispiaceva… e non mi dispiacerà mai!

    (Continua...)
  5. .
    << PARTE 6

    Era passato poco meno di un mese da quando Felipe ed io ci incontrammo su quel vagone per Parigi, eppure a me sembrava che ci conoscessimo da sempre. Non ho mai creduto nei colpi di fulmine, ho sempre pensato che per innamorarsi sul serio ci volesse tempo, che fosse necessario lavoraci su... e invece l’impossibile è successo! Quell’avventura innescata dal peggior momento di tutta la mia vita, si stava rivelando come la migliore esperienza di sempre!

    Passammo quattro giorni a Vienna a girovagare su e giù per la città. Inutile dire che nella città della musica Felipe si sentiva a casa. Ebbi modo di scoprire che la musica per lui non era solo una passione, ma un vero e proprio sogno.

    L’ultima sera fu molto silenziosa. Entrambi eravamo ben consapevoli che dall’indomani sarebbe cambiato tutto. L’indomani ci aspettava il treno che ci avrebbe portato a Roma, che mi avrebbe portato a casa e che avrebbe portato lui lontano da me!

    Ma non volevamo disperare ancora! Avevamo tutta la notte e tutto il viaggio per stare insieme. Dopo cena ci ritirammo in camera e dopo una doccia rilassante ce ne andammo a letto e semplicemente abbracciati, dopo esserci scambiati un lungo e intenso bacio passionale, ci addormentammo l’uno tra braccia dell’altro.

    La mattina seguente la partenza era prevista per le undici, ma noi arrivammo in stazione già poco dopo le nove. Parlavamo del più è del meno mentre aspettavamo il treno per Roma. Soprattutto cercando di accantonare il discorso su cosa sarebbe successo tra noi una volta messo piede sul suolo Italiano. Io sapevo che tutto sarebbe stato diverso e che comunque pochi giorni dopo anche lui sarebbe dovuto tornare in Spagna. Ma ormai io non potevo più vivere senza di lui e non avevo la minima idea di come evitare di perderlo.

    Ma come si dice, l’uomo propone e Dio dispone! Mentre stavamo ancora chiacchierando, il telefono di Felipe squillò e sebbene non conoscessi bene lo spagnolo sentii la voce di Felipe farsi rauca e gli vidi scendere persino una lacrima dal viso. Aveva ricevuto una pessima notizia.
    La nonna che tanto amava, giunta alla veneranda età di 95 anni era deceduta e la madre lo aveva informato chiedendogli di rientrare immediatamente a Barcellona.

    Dopo avermi spiegato la situazione, mi disse che non sarebbe più potuto venire a Roma con me e che avrebbe preso subito un taxi per l’aeroporto di Vienna e da lì il primo aereo per Barcellona!

    Non potei fare a meno di abbracciarlo e, in definitiva, lasciarlo andare...

    Tornai a Roma decisamente molto affranto. Ero molto dispiaciuto per Felipe e mi dispiaceva anche di non averlo potuto salutare come si deve. Avevo progettato di fargli da cicerone per Roma e di riuscire a trovare dei momenti di intimità con lui anche nella mia città!

    La mia famiglia mi aspettava a braccia aperte alla stazione e così, per non dover spiegare troppe cose, cercai di farmi spuntare un sorriso sulla faccia e scesi dal treno per abbracciarli e tornare a casa!

    Durante i giorni seguenti, provai a scrivere a Felipe qualche sms ma non ebbi risposta. Volevo sapere come stava e se potevo fare qualcosa per lui. Ma niente! Sembrava essersi volatilizzato.

    Passarono un po’ di settimane prima che potessi avere ancora sue notizie, ma finalmente intorno alla fine di settembre potei leggere una sua mail... e quello che mi scrisse cambiò ancora una volta la mia vita!

    Mi chiese scusa per non essersi fatto vivo prima, ma mi disse che a causa delle circostanze non era riuscito a trovare il tempo di scrivermi. Mi disse anche che però non mi aveva dimenticato e che non riusciva più a vivere senza di me! Ho bisogno di vederti, mi scrisse, ho bisogno di fare l’amore con te, di abbracciarti e di baciarti.

    Poi, una proposta! Mi disse che la nonna aveva lasciato a lui un piccolo appartamento in cui viveva a Barcellona e che in una lettera gli lasciò detto di andarci ad abitare solo una volta che avesse trovato il vero amore! E così, su due piedi, mi chiese di trasferirmi a Barcellona con lui!

    Aveva pensato a tutto, potevo finire là i miei studi e contemporaneamente perfezionare lo spagnolo. E noi avremo potuto vivere la nostra storia alla luce del sole... “Ti amo, vieni da me... Per sempre tuo, Felipe!”


    *************



    Volete sapere com’è andata a finire la storia tra me e Felipe? Siete curiosi di sapere se ho fatto la pazzia di volare da lui?

    Beh, in effetti non ci vuole molto per raccontarvelo. Anzi, per avere un racconto dettagliato potreste chiedere ai miei genitori che in una calda estate di sette anni più tardi stavano prendendo un aereo per raggiungere il proprio figlio a Barcellona e stargli vicino nel giorno del suo matrimonio. Nel giorno in cui si sarebbe unito per la vita con l’uomo che amava.

    Ebbene sì, quella pazzia l’ho fatta! Ho raccontato tutto ai miei, e non l’hanno presa bene subito! Ma io ero determinato e così decisi di iscrivermi all’università di Barcellona e di trasferirmi li assieme al mio Felipe.

    Giunto la ebbi modo di conoscere la sua famiglia e scoprii che sua madre era la gentile proprietaria del B&B dove avevo soggiornato le prime notti del mio interrail a Barcellona. Un segno del destino?

    I miei poi accettarono il mio essere diverso e cominciarono a fregarsene di quel che diceva la gente a Roma. Mi raggiunsero per la laurea e conobbero Felipe, del quale restarono entusiasti!

    Dopo la laurea trovai un buon lavoro e Felipe riuscii a dedicarsi alla sua passione per la musica riuscendo anche a incidere un cd, che sebbene non abbia avuto un gran successo in termini di vendite, il solo fatto che qualcuno gli avesse dato quell’opportunità, gli diede una tale carica da invogliarlo a scrivere ancora tanta buona musica.

    La proposta di matrimonio arrivò da lui una sera di Aprile e, dopo essermi ripreso dalla sorpresa, non potei fare altro che accettare! Vivere in Spagna mi aveva permesso di accettare me stesso completamente e avevo conosciuto anche tanta gente simpatica senza pregiudizi.

    In più il fatto che la mia famiglia fosse fiera di me mi riempiva il cuore e allontanava definitivamente tutti i fantasmi che affollavano la mia mente da molto tempo!

    Non dimenticherò mai il momento in cui Felipe ed io ci giurammo amore eterno come non dimenticherò mai la nostra prima notte di nozze!

    Avevamo prenotato una suite in un lussuoso hotel a Lloret de Mar, una località balneare a 60km da Barcellona. Appena raggiunta la stanza fummo travolti dalla passione come la prima volta. E come la prima volta, il destino volle che io inciampassi ancora una volta aggrappandomi a Felipe e tirandolo così sul letto con me!

    Baciandoci cominciammo a spogliarci. Fissai il mio sguardo nei suoi bellissimo occhi mentre gli slacciavo al cravatta e gli sbottonavo la camicia. Poi, gli levai scarpe, calzini e pantaloni e lo lasciai in boxer. Quindi, mi spogliai anch’io quasi senza smettere di baciarlo.

    Entrambi eravamo molto eccitati e non tardammo a levarci anche i rispettivi boxer e slip. Ormai ero abituato a sentire le sue labbra attorno al mio cazzo, ma quella volta l’emozione fu nuova e molto più intensa. Felipe alternava tecniche di gola profonda con lunghe e lente leccate su tutta l’asta. I ruoli s’invertirono parecchie volte, fino a che non decise he era il momento di prendermi. Mi fece sdraiare di schiena e entrò in me dolcemente baciandomi intensamente. Non ci misi molto a venire. Il contatto col suo addome fu fatale. Poi anche lui venne. Ci calmammo un attimo e poi ce ne andammo felici e contenti verso il bagno a concederci una vasca idromassaggio calda dove invece di rilassarci, riprendemmo i giochi...

    Quando Marco distrusse il mio mondo non accettandomi per quello che ero pur essendo lui il mio ed io il suo migliore amico, credevo che la mia vita sarebbe andata a rotoli per sempre. E invece, quella fu la scintilla che fece scattare una nuova vita per me... Diversa, piacevole, entusiasmante e, in definitiva... perfetta! O per lo meno, perfetta per me e per quello che sono!

    (Fine)
  6. .

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    CITAZIONE
    Chiedo scusa a tutti per la lunga attesa. Finalmente sono riuscito a scrivere la sesta parte e spero di postare presto anche le ultime due che ancora mancano per raccontare la fine di quest'avventura... Spero che l'attesa da parte vostra sia valsa la pena.

    Buona Lettura. TD89

    << PARTE 5

    Arrivammo a Budapest all’alba, dopo aver trascorso la notte in treno. Quel viaggio da Copenaghen a Budapest non lo dimenticherò mai: fu il più scomodo di tutta la mia vita. Non riuscii a chiudere occhio e arrivai a Budapest decisamente stravolto. Felipe invece sembrava piuttosto tranquillo e rilassato. Ed era anche molto eccitato perché sebbene non avesse pianificato molto di quel viaggio, non vedeva l’ora di andare al museo della musica ungherese… Io in realtà non so bene cosa ci trovasse di così bello, ma lo accompagnai comunque e la giornata completata da un bel giro panoramico della città su un battello lungo il Danubio, risultò essere davvero una piacevole giornata. Chi è stato a Budapest però, sa che l’attrazione sicuramente più affascinante sono le immense terme dei Bagni Széchenyi e io, amante da sempre del relax, non potevo certo farmele scappare. Così convinsi Felipe, non certo a forza, ad andarci.

    Nelle varie piscine c’era, naturalmente, un sacco di gente, ma stranamente, quando andammo in sauna rimanemmo poco dopo il nostro ingresso, completamente soli e l’occasione era troppo ghiotta. Guardai Felipe dritto negli occhi e cominciai a baciarlo. L’idea di farlo in sauna mi eccitava tanto e non volevo sprecare quell'opportunità. Di li a poco poteva entrare chiunque perciò non c’era nemmeno un minuto da perdere. Presi l’iniziativa e cominciai a baciare Felipe ovunque. Poi, scesi leccando e assaporando ogni goccia che scendeva dal suo corpo e arrivai al suo magnifico cazzo che feci subito sparire nella mia bocca. Adoravo ciucciare, era forse la cosa che mi riusciva meglio e era diventata la mia droga. Le sensazioni che l’avere un cazzo in bocca mi dava erano e sono tuttora indescrivibili per me. Mi piace sentirlo crescere e indurirsi sempre di più, mi piace muovere la lingua e sentirlo pulsare tra le labbra. Mi piace lubrificarlo al massimo con la saliva e mi piace gustare tutto il suo sapore. Evidentemente il mio lavoretto fu davvero molto ben fatto perché il mio amante non resistette a lungo ed erutto copiosamente nella mia bocca. E fu giusto in tempo, perché poco dopo l’arrivo di un paio di persone ci costrinse a sospendere il tutto, col risultato che Felipe era appagato, ma io avevo un’erezione spaventosa che non accennava a scendere e che facevo davvero fatica a coprire con l’asciugamano, tra l’altro nemmeno grande. Il fatto che la sauna fosse molto offuscata dal fumo e che le altre persone si sedettero relativamente lontane da noi due ci aiutò… Felipe infatti, intuendo che avessi bisogno del suo “aiuto”, ma non potendo ricambiare il servizietto, si limitò ad infilare la sua mano sotto il mio asciugamano e a farmi una piacevolissima sega che culminò in una potente sborrata sull'asciugamano. Uscimmo dalla sauna esausti e andammo a cambiarci. Tornammo nel nostro ostello e ci cambiammo per andare a mangiare qualcosa.

    Mentre Felipe si faceva una doccia da solo io ne approfittai per controllare il blog e la posta elettronica. Avevo una decina di commenti di amici e conoscenti e quattro email da leggere: una dei miei genitori, una di una mia amica che mi minacciava per non averla portata con me perché a suo dire dal mio blog aveva capito che stavo facendo un viaggio eccezionale che sicuramente voleva fare al più presto pure lei. Poi una solita mail di spam che cestinai in due secondi e l’ultima di Marco! Si, avete capito bene, la mail proveniva dall'indirizzo email da colui che aveva detto che non mi avrebbe più rivolto la parola.

    Rimasi li impalato un tempo indefinito a leggere il nome del mittente e non avevo il coraggio di aprire quella mail. Poi mi decisi e lessi il contenuto che diceva pressappoco così:

    “E’ quasi un mese che sei partito e mi sembra un’eternità perché noi non siamo mai stati così tanto tempo lontani. Leggo il tuo blog e anche se non ho mai commentato so che stai vivendo un’esperienza unica, un esperienza che vorrei vivere con te. Quando ripenso a quello che ti ho detto mi vergogno di me stesso. Tu sei il mio migliore amico e non riesco a vivere senza di te. Pensarti in giro per l’Europa tutto da solo mi distrugge perché sarei dovuto essere li con te. Perché noi siamo fratelli e non importa se tu sia gay oppure etero. Non so trovare le parole giuste per chiederti scusa. Vorrei salire su un aereo e volare da te. Ma non so dove potrei trovarti e non so se mi vorrai ancora come amico dopo quel che ti ho fatto e ti ho detto. Se puoi perdonami, sennò odiami, non importa ma ti prego, ho bisogno del mio migliore amico!”

    Confesso che mi lasciò molto interdetto quello che lessi, da un lato la cosa mi sollevò perché c’era ancora una speranza con Marco ed ero felice che lui avesse capito e si fosse dimostrato quindi la bella persona che conoscevo io, ma dall'altro non so perché, ma non avevo nessuna intenzione di sfruttare quella possibilità di riappacificarmi. Marco mi aveva tanto fatto soffrire che credevo di non riprendermi più. Mi aveva costretto a partire per scappare da tutto e da tutti e adesso che ero riuscito ad essere finalmente felice in un mondo che poco o niente aveva a che fare con quello che io chiamavo casa, non avevo più voglia di tornare sui miei passi. Risposi alla mail con una sola parola: NO! Una sola parola che però deve essere stata molto efficace perché anche dopo essere ritornato in Italia rividi Marco solo 7 anni più tardi.

    Non ebbi molto tempo di riflettere sulla decisione istintiva che avevo preso perché Felipe usci dalla doccia e le sue intenzioni erano bellicose. Nudo e bagnato era uno splendore. Si affacciò sulla porta del bagno e con uno sguardo molto ma molto malizioso, passandosi la lingua sulle labbra mi disse che era rimasto con la gola secca e aveva tanta sete… Io naturalmente lo invitai a bere direttamente dalla sorgente che svettava dritta più che mai…

    Sentire la sua lingua sul mio corpo e poi sul mio cazzo mi eccitava così tanto che non potevo resistere a lungo. Ma Felipe mi sorprese, scese a leccare le mie palle e poi passò al sottile lembo di pelle che porta a raggiungere il punto più nascosto di tutto il corpo umano. Mi tirò a se e visto che ero sdraiato di schiena sul letto, mi fece mettere le mie gambe sulle sue spalle. Poi, si abbassò su di me a far coincidere i nostri corpi, mi baciò e mi sussurrò qualcosa all'orecchio e che non capii ma che intuii molto bene. A qual punto chiusi gli occhi. Lo sentii rialzarsi e poco dopo appoggiare la sua cappella sul mio buchino. Poi pian piano cominciò a farsi strada in modo molto dolce: era la mia prima volta.

    Ero preoccupato ma non avevo nessuna intenzione di fermarlo… e così lui mi fece suo. Da quel momento per sempre!

    Il nostro passaggio a Budapest terminò pochi giorni dopo e noi ci avviammo per quella che per me sarebbe stata l’ultima tappa. Destinazione Vienna, la patria di Mozart e della musica classica…

    PARTE 7 >>

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:56
  7. .

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    << PARTE 3

    Nei miei primi venti anni di vita ho trascorso tanti momenti piacevoli e, devo essere sincero, non posso proprio lamentarmi. Se però, qualcuno dovesse chiedermi quale sia stato il giorno più bello in assoluto di tutta la mia vita, non avrei dubbi: sicuramente la seconda notte a Parigi con Felipe!

    Arrivati in città, siamo scesi alla famosa Gare de Lyon e ci siamo diretti subito nell’alberghetto che avevamo prenotato durante il viaggio, assistiti dalla connessione internet che avevo sul mio tablet. Purtroppo, in quel periodo tutti gli alberghi di Parigi che potevamo permetterci sembravamo stracolmi e l'unico che riuscimmo a trovare aveva a disposizione solo una camera matrimoniale.

    Prima di prenotare ne parlammo un po', e ci riflettemmo su. Se da un lato non mi sembrava vero di condividere con lui sia camera che letto, dall'altro la parte razionale del mio cervello mi ricordava che avrei condiviso la camera e avrei dormito con un perfetto sconosciuto. Un ragazzo che fino a poche ore prima non conoscevo affatto. E la cosa non mi sembrava troppo normale! Essendo sempre stato più razionale che emotivo, devo dire che in quel momento ero abbastanza restio alla cosa. Facemmo altri tentativi di ricerca, con scarso successo però, e così alla fine cedetti ricordando a me stesso che alla fine, se la convivenza si fosse dimostrata proprio insostenibile, si sarebbe trattato comunque di pochi giorni.

    Arrivammo in albergo e ci sistemammo. A turno facemmo una doccia e poi decidemmo di uscire a fare un giro.

    Devo confessare che, nonostante conoscessi Felipe solo da poche ore, la sintonia tra noi c’era eccome. Io naturalmente ero follemente innamorato di lui perché mi trasmetteva un non so ché di magico. D'altra parte comunque, anche lui non sembrava indifferente nei miei confronti. Non riuscivo bene a capirne il perché, ma ero convinto che ci fosse qualcosa che non mi aveva ancora detto, che tuttavia non riuscivo a intuire.

    Il primo pomeriggio a Parigi trascorse nel migliore dei modi e prima di tornarcene in albergo decidemmo di fare una passeggiata sul lungo Senna.

    Mentre parlavamo del più e del meno approfondendo la nostra reciproca conoscenza, un ragazzo sconosciuto ci raggiunse, abbracciò Felipe e lo salutò calorosamente rivolgendosi a lui in spagnolo. Pensai che avesse trovato un amico, cosa della quale ebbi la conferma poco dopo. Felipe ci presentò e mi disse che il suo nome era Adrian e che era un suo conoscente che si era trasferito da poco in Francia. L'amico parlava perfettamente inglese e capito che con me non poteva parlare in spagnolo, si rivolse in me in lingua anglofona. In realtà non si rivolse proprio a me ma disse a Felipe una cosa che mi lasciò senza parole. Gli disse qualcosa come "E bravo Felipe, hai fatto conquiste e ti sei portato il nuovo ragazzo in vacanza…"

    Confesso che rimasi basito e fissai ad occhi spalancati con aria d’interdizione Felipe, il quale per tutta risposta fulminò con lo sguardo l’amico. Quest'ultimo, colto l'imbarazzo nell'aria, se ne defilò velocemente dicendo che stava ritardando a un impegno e se ne andò salutandoci in fretta. A quel punto Felipe decise di spiegarmi.

    "Vedi, solitamente tendo a non presentarmi alla gente dicendo 'piacere, sono gay' però, in effetti, è vero. Io sono omosessuale. E non è una cosa segreta. A casa mia lo sanno e lo accettano. Lo sanno anche i miei amici. In Spagna la cosa è vista in modo molto naturale."

    Non dissi niente. Avevo in me un misto senso di smarrimento e di felicità. Non mi sembrava vero che Felipe giocasse dalla mia parte, ma nello stesso tempo non potevo certo confessare il segreto di una vita in cinque minuti e per di più nel bel mezzo della strada.

    Felipe continuò. "Non ti ho detto niente perché mi stai molto simpatico e l’idea di passare il resto del viaggio con te mi piace. Per questo non volevo rovinare tutto. Per di più in Italia so che non siete molto 'amici' di quelli come me e così… vabbè, se vuoi che mi cerchi un’altra stanza, non preoccuparti, lo capisco."

    A quel punto dovevo proprio dire qualcosa, anche perché Felipe sembrava avere ormai gli occhi lucidi ed io ho rivisto in lui me stesso qualche settimana prima quando Marco aveva preso proprio male la mia confessione.

    "Sì, hai ragione, in Italia l'omosessualità non è ben accettata… anzi forse la maggior parte degli italiani è omofoba, tuttavia…"

    E qui avrei dovuto dire, "…tuttavia io sono gay, tu mi piaci da morire e non sai quanto vorrei fare l’amore con te." Poi lui avrebbe sorriso, avremmo fatto una corsa fino in albergo felici ed eccitati e avremmo fatto sesso per il resto del viaggio.

    Il fatto però è che io non dissi così, ma continuai la frase con "…tuttavia, io non ho nessun problema nei confronti dei gay. Anche tu mi sembri una persona a posto e, in ogni caso, mi fa piacere continuare il viaggio in tua compagnia. Penso di aver trovato un buon amico."

    Ecco, se io fossi stato in Felipe in quel momento, l'unica parola che non avrei voluto sentire era quella: "amico". E invece l'avevo pronunciata proprio io. Assurdo!

    Ricapitolando, avevo conosciuto una persona la cui compagnia era decisamente piacevole, dall'aspetto affascinante ed eccitante, un bel maschio insomma. Pure gay, senza problemi ad ammetterlo e in nessun modo effemminato. Addirittura poteva anche essere interessato a me. Insomma, il sogno della mia vita ed io che faccio, invece di saltargli addosso all'istante, resto abbastanza indifferente e superficiale. Da non credere…

    Mi sono sentito un coglione per tutta la sera e il giorno seguente. In ogni momento avrei voluto dirgli la verità ma sapevo che se l'avessi fatto poi tutto sarebbe stato ufficiale. E anche se evidentemente Felipe non avrebbe avuto la stessa reazione di Marco, per ovvi motivi, l'esperienza con Marco mi aveva segnato in modo tale che non mi permetteva neanche di pronunciare una parola in quella direzione. Nella direzione cioè di ammettere quello che sono veramente.

    Fortunatamente il giorno seguente ci divertimmo come non mai e l'aria tra noi fu molto giocosa e allegra. Stavo per trascorrere la mia seconda notte a Parigi e a poche ore dal tramonto non sapevo ancora che la mia vita di lì a poco sarebbe cambiata per sempre.

    Quella sera, la luna era enorme. Piena come non avevo mai visto. Da Campo di Marte poi, sembrava immensa. Per chi non fosse mai stato a Parigi, devo aggiungere che Campo di Marte costituisce un complesso di parchi e giardini che si affaccia sulla parte ovest della Torre Eiffel.

    Da quei giardini Felipe ed io ammiravamo la luna che sembrava coronare la torre. Insomma, l'immagine che avevo davanti ai miei occhi era decisamente da cartolina. Erano molte le coppie d’innamorati che passeggiavano lì, mano nella mano ed io confesso che avrei voluto fare lo stesso con lui.

    Stavamo per tornare e andarcene a dormire quando un assurdo e imprevisto temporale estivo ci sorprese. Non eravamo molto lontani dal nostro albergo ma senza ombrello ci inzuppammo completamente. Il clima tra noi sembrava irreale, per metà tragitto abbiamo corso tentando inutilmente di non bagnarci, e poi stanchi abbiamo proseguito a piedi ridendo come pazzi fino all'albergo.

    Salimmo in camera e appena entrati successe l'irreparabile. Io scivolai sul pavimento e, tentando di aggrapparmi a Felipe per non cadere, riuscii involontariamente a scaraventare entrambi sul letto. Lui sopra di me. Ridemmo ancora per un attimo, ma poi fissandoci occhi negli occhi, complici le birre bevute durante il giorno Felipe mi disse "Te quiero!"

    Non conoscevo lo spagnolo ma quelle parole le capii molto bene. Fissavo i suoi occhi ambrati e desideravo solo baciarlo. Rendendosi conto della situazione, Felipe fece per alzarsi, quasi scusandosi, ma a quel punto l'emotività prevalse sulla razionalità e lo trattenni.

    Lui, che non si aspettava quella reazione da parte mia, rimase un attimo interdetto ma io lo rassicurai subito avvicinando le mie labbra alle sue. Fu il bacio più bello della mia vita. Fu il mio primo bacio.

    Esplorai le sue labbra ancora umide dalla pioggia. Sentivo i suoi capelli bagnati gocciolare sulla mia fronte. Le sue labbra avvolgevano le mie e la sensazione che provavo era decisamente indescrivibile. Da quel momento fummo travolti dalla passione.

    Cominciò a baciarmi sul collo e nel frattempo scese a sbottonare la mia camicia bagnata bottone dopo bottone la aprii completamente e iniziò a baciarmi il petto. Scese a sbottonarmi i jeans che mi sfilò dopo avermi tolto le scarpe. Titubante, ero rimasto steso sul letto con la camicia aperta e con solo gli slip addosso. Felipe si spostò su di me, in ginocchio sul letto all'altezza del mio ventre e lentamente, fissandomi negli occhi, cominciò a spogliarsi. Si tolse la maglietta bagnata mostrando un fiso che mi eccitava da matti. Il fatto poi che fosse tutto bagnato amplificava la cosa. Ed era anche del tutto evidente, vista la mia potente erezione che ormai faceva fatica a restare negli slip.

    Poi, si tolse i jeans corti e tornò a baciarmi. Il mio secondo bacio fu migliore del primo. Questa volta le nostre lingue s'incontrarono e a quel punto fui io a rigirare Felipe sul letto, passando sopra di lui e scendendo a baciarlo dopo essermi tolto la camicia bagnata. Scesi fino ai suoi boxer aderenti e notai che anche lui era iper eccitato. Decisi di osare, gli sfilai i boxer e mi avvicinai al suo cazzo con la bocca: stavo per fare il mio primo pompino. Lentamente sfiorai la cappella con le labbra e scesi per tutta l’asta quasi per tracciarne un percorso. Baciai quel meraviglioso cazzo ovunque e poi, altrettanto lentamente, risalii fino alla cappella. Delicatamente aprii le labbra e la mia lingua si avvicinò quasi chiedendo permesso. Leccai poco alla volta la cappella e Felipe sembrava davvero gradire in quanto sentii le sue mani accarezzarmi i capelli. Poi osai di più e presi in bocca tutto il cazzo. Pompavo su e giù e cercavo di metterci molta saliva per rendere la cosa più eccitante.

    La sensazione che stavo provando nell'avere quel cazzo in bocca poteva essere compresa solo guardando il mio cazzo che era dritto e duro come non mai e, aveva già fatto capolino dagli slip che ancora indossavo. Mentre ciucciavo quel meraviglioso oggetto di piacere Felipe mi fermò, e avvicinandosi a me tornò a baciarmi. Ci alzammo in piedi sempre baciandoci e lentamente sui s’inginocchiò ai miei piedi. Mi calò gli slip e dopo aver alzato lo sguardo verso di me e aver sorriso si fiondò sul mio cazzo. Pochi stanti prima avevo fatto il mio primo pompino e ora stavo per ricevere il secondo. Questa volta però era tutto diverso e mi sentivo come in paradiso… Felipe mi stava facendo godere come mai prima di allora.

    PARTE 5 >>

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:56
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    << PARTE 2

    Il breve periodo trascorso a Barcellona è stato così interessante e pieno di emozioni che mi ha permesso di accantonare per un attimo il pensiero che da giorni riempiva la mia mente: Marco! Il mio migliore amico, il compagno di ogni avventura, mio fratello non voleva più avere a che fare con me. Eppure io ero sempre lo stesso! Non riuscivo a capire la ragione del suo atteggiamento e della sua reazione così ostile. Mi ha colto di sorpresa, non me lo aspettavo e mai avrei potuto prevederla.

    Facevo questi pensieri mentre aspettavo che il treno per Parigi partisse, fino a che un gruppetto di ragazzini caciaroni con il loro baccano mi permisero di tornare ad avere cognizione di causa. A essere sincero la cosa cominciava a essere fastidiosa ed io non volevo passare tutto il viaggio con le cuffie nelle orecchie per non sentire le loro grida. Così, decisi di spostarmi in un altro vagone in cerca di più calma. Il treno era molto affollato e i posti liberi non erano molti. Dovetti attraversare diversi vagoni prima di scorgere un posto libero. Quel vagone sembrava tranquillo, per lo più popolato da persone d’affari in viaggio per lavoro. Andai verso quel posto ma quando mi avvicinai abbastanza da vedere chi era seduto nel sedile attiguo e comunicante restai quasi folgorato.

    Dovetti sgranare gli occhi e chiedere a me stesso se non fosse una visione! Mi ci volle un po' per rendermene conto ma alla fine conclusi che non potevo sbagliarmi! Sguardo penetrante, ricci castani, il ragazzo seduto in quel preciso sedile di quel vagone di quel treno era il ragazzo della jazz band che avevo notato in quel locale difronte al mio B&B a Barcellona.

    Non sapevo come approcciarmi, considerato che lo spagnolo non lo parlavo per niente. Decisi di optare per l’inglese e chiesi se il posto fosse libero. Sorprendentemente ebbi una risposta in un perfetto inglese e la risposta mi consentì di sedermi proprio vicino a lui.

    Ringraziai, sistemai il mio bagaglio e mi accomodai con il cuore che in quel momento batteva a mille. Ero ben consapevole che quella era un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare. Come potevo fare? Certo non ero il tipo che cominciava una conversazione dal nulla con uno sconosciuto e non volevo nemmeno banalmente chiedere che ore fossero o roba del genere. Fortunatamente il destino mi sorrise e fu lui a iniziare un dialogo. Parlammo in inglese poiché era familiare a entrambi!

    Anche tu in viaggio per Parigi?” mi chiese.

    Sì, in realtà sono Italiano, ma sono qui a Barcellona perché è stata la prima tappa del mio Interrail e Parigi sarà la seconda!

    La sua risposta fu come manna dal cielo!

    Ma è incredibile! Anch’io inizio oggi un interrail. La mia prima tappa e Parigi perché io sono di qui, di Barcellona!

    Ma dai, su serio? Allora abbiamo già qualcosa in comune noi due…” fu questa la mia risposta che avrei volentieri continuato con “se anche tu fossi gay sarebbe proprio il massimo!” ma mi trattenni dal pronunciare questa seconda parte e la lasciai in sospeso.

    Piacere di conoscerti allora, collega di Interrail! Il mio nome è Felipe…

    Piacere mio Felipe, io sono Lorenzo!

    In breve facemmo conoscenza e il viaggio sembrò davvero troppo corto. Scoprimmo che entrambi avevamo la stessa età. Io gli dissi di essere studente universitario frequentante la facoltà di medicina mentre lui mi raccontò di come aveva deciso di prendersi un periodo di pausa per pensare al suo futuro e di essersi concesso quel viaggio per conoscere gente e chiarirsi le idee…

    Felipe era davvero un tipo simpatico e quel suo inglese con un accento così strano per me lo rendeva davvero molto sexy. Parlammo per molto tempo e scoprimmo, tra le altre cose, che entrambi viaggiavamo da soli con l’idea di pianificare il viaggio tappa dopo tappa. Vista la stessa età e le idee comuni, visto anche l’affiatamento che ormai era nato, decidemmo in comune accordo di condividere la tappa di Parigi e perché no, eventualmente anche le tappe successive.

    Parlare con lui mi faceva uno strano effetto. Era come un sogno diventato realtà. Dopo quella sera mai avrei pensato di rivederlo, né tantomeno che potesse diventare il mio compagno di viaggio… E invece era vero, era tutto vero e se Barcellona mi aveva stregato visitare Parigi con lui sarebbe stato senz’altro semplicemente fantastico!

    Conoscevo Felipe solo da poco ma già ero pazzo di lui!

    Il viaggio passato a chiacchierare e a far conoscenza sembrò davvero molto breve. Non so esattamente perché, ma non gli dissi di averlo già visto quella sera in quel locale. Probabilmente, se non lo feci, fu perché non volevo passare per un maniaco che lo stava seguendo. In ogni caso ebbi la conferma che quel ragazzo fosse proprio Felipe poiché lui mi raccontò della sua passione per la musica e del fatto che ogni tanto suonasse con la sua band in un locale vicino casa sua.

    Il treno si arrivò alla Gare de Lyon di Parigi nel primo pomeriggio e il mio viaggio in compagnia di Felipe stava per iniziare…

    Già di per se, sembrava essere un miracolo quel che mi stava succedendo. In pochi giorni ero passato dalla periferia di Roma alla bellissima Barcellona. Avevo avuto il mio primo rapporto con un uomo e avevo conosciuto quell’angelo di nome Felipe. Per di più poi proprio con Felipe avevo l’opportunità di condividere quel viaggio che si faceva sempre più interessante.

    Se le novità, per così dire, fossero finite lì, io ne sarei rimasto contento comunque… fortunatamente, però il destino aveva ancora un discreto numero di soprese in servo per me!

    La Ville Lumière ci stava aspettando ed io non vedevo l’ora di passare tutto il tempo con quel nuovo fantastico amico che avevo avuto il privilegio di conoscere…

    Non mi era mai successo prima e perciò non sapevo bene come interpretare quel che mi stava accadendo... credo però che con Felipe fosse scattato un vero e proprio colpo di fulmine!

    PARTE 4 >>

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:56
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    << PARTE 1

    Il viaggio per Barcellona non sembrò durare tanto. Probabilmente, i molti pensieri che affollavano la mia mente non mi fecero prestare troppa attenzione all'orologio.

    Arrivai alla stazione di Barcellona-Sants alle sette di sera, ma essendo Agosto il sole era ancora ben alto in cielo e faceva decisamente caldo.

    Sebbene non avessi pianificato molto per quel viaggio così improvvisato e decisamente all'insegna dell’avventura, il primo B&B in cui soggiornare per i quattro giorni nei quali sarei rimasto a Barcellona l’avevo prenotato da casa. E così, avendo voglia di farmi una doccia e cambiarmi, presi un taxi e mi feci portare all'indirizzo giusto.

    Mi sarei immaginato di peggio, invece il rapporto qualità prezzo sembrava ottimo. Una stanza modesta ma funzionale, piccola ma accogliente. La cosa che mi colpì più di tutte fu la grande simpatia della signora che mi accolse alla reception, la quale in un perfetto inglese mi registrò e mi accompagnò in stanza. Nonostante potesse avere l’età di mia madre, era davvero una donna affascinante. Semplice e non volgare, insomma un’ottima padrona di casa.

    Dopo essermi fatto una doccia scorsi dalla finestra della mia stanza che dall'altra parte della strada c’era un localino che sembrava niente male. Dalle porte e finestre aperte si sentiva suonare musica jazz e mi sembrava che si potesse anche mangiare qualcosa. Decisi di provare, visto che ero anche affamato.

    Il locale si presentava molto bene e la musica non era per niente assordante. Anzi, era piuttosto piacevole anche per me che non ero un grande estimatore della musica di quel genere. Un cameriere molto ma molto bello mi accolse e mi fece accomodare. Diamine se era figo! Forme perfette. Occhi castano chiaro quasi verdi, capelli mori e lisci e un fisico che s’intravedeva sotto la maglietta davvero notevole.

    Sarei potuto restare ad ammirare quel ben di dio per molto tempo se qualcun altro nel locale non mi avesse colpito molto ma molto di più! Mi voltai verso il palchetto, dove il complesso stava suonando e rimasi letteralmente folgorato dal ragazzo alla tastiera. Poteva avere pressappoco la mia età e anche se non era nulla di particolare, nel senso che il cameriere a confronto era sicuramente da passerella, quello che mi lasciò senza fiato fu il suo sguardo. Indossava cappello in testa che lasciava intravedere dei ricci castani e più in giù aveva questi occhi color ambra che sembrava emettessero una luce particolare. In certi momenti pareva proprio che stesse guardando me. I nostri sguardi s’incrociarono più di una volta ed io rimasi a sentirlo suonare per tutta la sera. Fui uno degli ultimi clienti a lasciare il locale quella notte. Speravo di riuscire a trovare un pretesto per conoscere quel tastierista che tra l’altro suonava divinamente.

    Dovevo essere sincero con me stesso però! Per uno come me che non aveva mai tentato in nessun modo un approccio con un altro ragazzo, per via del fatto che a Roma io ero per tutti (eccezion fatta per colui che aveva spezzato il mio cuore e la mia anima) un etero impeccabile, sarebbe stato davvero difficile trovare una scusa per parlare con lui la mia prima sera di viaggio in un paese che non conoscevo e in una lingua che nemmeno parlavo. Anche se ero consapevole di essere in uno dei paesi in cui l’omosessualità era ben accetta, non sarei mai riuscito a farmi avanti. L’essere cresciuto in Italia mi frenava molto in quel senso.

    Uscito dal locale, mi rassegnai e considerai quell'infatuazione platonica, dovuta a quegli occhi stupendi, una piccola e piacevole parentesi di quel viaggio e me ne andai serenamente a letto. I quattro giorni a Barcellona trascorsero davvero bene e forse troppo in fretta. Tornai un’altra volta in quel locale ma non ebbi la stessa fortuna della prima sera.

    Durante il mio soggiorno a Barcellona visitai alcuni musei e naturalmente la basilica della Sagrada Familia. L’ultimo giorno prima della partenza, andai a visitare il Castell de Montjuïc, fortezza secentesca costruita sulla cima dell’omonima collina dalla cui sommità si può ammirare tutta Barcellona. Può essere assurdo ma proprio quando meno me lo sarei aspettato, fu proprio lì che abbi il mio primo approccio con un ragazzo.

    Prima di terminare la visita, poiché mi aspettava una discreta camminata per tornare al mio alloggio, mi diressi verso i bagni pubblici del museo interno al castello per fare pipi. Solitamente avrei usato uno dei bagni chiusi con la porta, ma siccome il bagno era completamente vuoto, scelsi gli orinatoi. Purtroppo per me però non feci nemmeno tempo ad iniziare che un uomo entrò nel bagno e si piazzò proprio di fianco a me come se non ci fossero altri posti.

    La mia inesperienza mi fece compiere un passo falso. Mi soffermai forse troppo ad ammirare il cazzo di discrete dimensioni del mio vicino e quello per lui fu un segnale fin troppo chiaro. Poteva avere sui trent'anni circa, non di più ma erano comunque dieci in più dei miei. Anch'io a dimensioni non ero messo male e anche questa cosa non passò inosservata. Mi prese alla sprovvista. Si avvicinò ancora di più a me e non appena ebbi finito di rimettere il mio attrezzo nei pantaloni, mi afferrò per un braccio e prima che potessi rendermi conto di cosa mi stava succedendo ero già con lui dentro ad un gabinetto con la porta che si stava chiudendo alle sue spalle. Ero già pronto per arrivargli un pugno nello stomaco quando lui s’inginocchiò e alzò lo sguardo verso di me in attesa. Vedendo la mia indecisione dettata più dall'incoscienza per quel cambiamento improvviso della situazione che dal fatto che stessi valutando o meno il da farsi, il tizio allungò le mani e cominciò a sbottonarmi i pantaloni senza dire nulla.

    La mia reazione non tardò ad arrivare e in men che non si dica il mio cazzo svettava al massimo dell’erezione. L’uomo che non doveva essere nuovo a questo tipo di approcci spalancò la bocca e accolse subito il mio cazzo fino in gola, cominciando un lento ma intenso pompino.

    Dopo un attimo di esitazione decisi di lasciarlo fare, appoggiai le mie mani sui suoi capelli e mi gustai sensazioni mai provate prima di allora. Chiusi gli occhi e lasciai cadere leggermente la testa all'indietro. Non avrei tardato molto a venirgli in bocca. Lui se ne accorse e lasciò momentaneamente uscire il cazzo dalla bocca per passare a leccare tutta l’asta e le palle. Si soffermò molto sulla cappella e poi riprese a ciucciare avidamente. Usava molta saliva e la cosa mi piacque davvero tanto. Arrivai al punto di non resistere più e gli svuotai in gola una quantità di sborra notevole e inaspettata sia per me sia per lui. Sebbene lui ingoiasse tutto, un po’ gli usci sue labbra sporcandogli il mento. Mi ripulì per bene il cazzo con la lingua e poi passandosi la lingua sulle labbra si gustò le ultime gocce del mio nettare caldo. Ancora in ginocchio alzo di nuovo lo sguardo verso di me e mi fece l’occhiolino. Poi, velocemente si alzò apri la porta e se ne andò, lasciandomi col cazzo ancora fuori dai pantaloni incredulo per quello che mi era appena successo.

    Mi ricomposi e mi sciacquai il viso. Uscii dal bagno cercando quel tipo che tuttavia sembrava essersi volatilizzato.

    Nel viaggio di ritorno pensai e ripensai a quell'esperienza. Il mio primo pompino era stato inaspettato, assurdo per il modo e le circostanze, ma assolutamente piacevole da ricevere. Difficilmente sarei riuscito a farne a meno da quel momento in poi.

    Quella stessa notte non riuscii a dormire e mi addormentai solo verso l’alba. La mattina seguente, dopo aver fatto colazione, aver saldato il conto e salutato la gentilissima signora del B&B mi avviai col mio bagaglio verso la stazione da cui ero arrivato a Barcellona alla volta di Parigi, prossima tappa della mia avventura…

    In quel momento, dopo aver preso posto sul treno, ero consapevole che difficilmente avrei dimenticato Barcellona. La città era splendida, le persone erano amichevoli e cordiali e c’erano anche molti bei ragazzi in giro. Inoltre l’avventura che avevo vissuto la sera prima mi aveva segnato e se mi fosse rimasto qualche dubbio sul mio orientamento sessuale, a quel punto avevo la certezza di essere gay. E la cosa a essere sincero non mi pesava per niente. Lontano da casa, lontano dai pregiudizi e lontano dai dispiaceri potevo finalmente essere me stesso ed ero sicuramente intenzionato a vivere appieno ogni avventura che mi si sarebbe prospettata…

    Lasciai Barcellona con un po’ di amarezza quella mattina, sarei restato molto di più ma l’avventura doveva continuare per quanto entusiasmante fosse stata la prima tappa.

    Il treno partì e osservai per l’ultima volta la bella Barcellona. Quello che però in quel momento non sapevo ancora, era che pochi mesi più tardi quella splendida città sarebbe diventata anche casa mia… sì, casa mia e di Felipe!

    PARTE 3 >>

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:56
  10. .

    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    CITAZIONE
    Cari lettori, dopo un lungo periodo di assenza rieccomi qui. Mi scuso per questa lunga ed apparentemente ingiustificata assenza dal forum, ma è successo davvero di tutto in questi ultimi mesi. Ora però sono qui e sono felice di potervi proporre la prima parte del mio nuovo racconto.

    Spero che possa piacervi e che la lettura possa appassionarvi. Mi auguro di riuscire a trasmettervi la stessa passione che ho io nello scrivere e spero di tutto cuore di non annoiarvi.

    In questa prima parte non c'è quasi nulla di erotico, ma il tempo per vivere in pieno i sentimenti e descriverli nei dettagli arriverà...

    Buona lettura!

    Vostro, TD89

    Agli occhi di tutti, quello che stava per iniziare era un giorno qualunque, come lo sono stati tanti altri prima e come lo saranno tanti altri dopo. Effettivamente, anche per me sarebbe stato un giorno qualunque se non fosse che avevo deciso che proprio quello era il giorno giusto per rivelare al mondo il mio segreto più nascosto…

    Nato e cresciuto alla periferia di Roma, ho vissuto i primi venti anni della mia vita in famiglia, dove potevo contare sull'appoggio e sulla fiducia dei miei genitori. Sono sempre stato un ragazzo che non si è mai distinto per doti eccezionali, né si è mai fatto notare per particolari scelleratezze. Un bravo ragazzo, così mi definivano i genitori dei miei amici. L’amico ideale per molti e per molte. Il fidanzato giusto per la maggior parte delle figlie degli amici dei miei genitori. Da sempre sono un buon cattolico, ho frequentato un gruppo di scout per diversi anni e nello stesso periodo sono stato educatore in parrocchia. Non amo esageratamente lo studio ma ho sempre ottenuto ottimi risultati a scuola. Insomma, i miei genitori erano molto fieri di me ed io di loro.

    Gli amici non mi sono mai mancati, ho sempre potuto contare su un buon gruppetto di valide persone con le quali uscire e divertirmi. Tra loro c’era Marco, il mio migliore amico! Con lui ho condiviso tutto dall’età di due anni. I nostri genitori erano amici e spesso uscivamo tutti insieme. Abbiamo sempre frequentato la stessa classe ed essendo entrambi figli unici ci sentivamo come fratelli. Passavamo insieme le vacanze e c’era una buona dose d’intimità tra noi. Ci raccontavamo tutto, condividevamo ogni momento. Io sapevo tutto di lui e lui sapeva tutto di me…

    In realtà, lui sapeva tutto di me tranne un piccolo e insignificante dettaglio. Qualcosa che fino a quel momento non avevo detto ad anima viva e che riuscivo a nascondere molto ma molto bene. Quello che non sapeva rappresentava la macchia sulla mia candida reputazione. Quello che non sapeva è che io sono gay.

    Sono consapevole di essere attratto dai ragazzi dall'età di 12 anni. E’ successo un’estate in campeggio. Come al solito la mia famiglia era in vacanza con quella di Marco e noi due condividevamo la stessa tenda. Una sera faceva particolarmente caldo ed entrambi eravamo in tenda per la notte indossando solo gli slip. Marco stava già dormendo mentre io non riuscivo a prendere sonno. Mi giravo e rigiravo sul materassino e a un tratto, non so nemmeno perché, mi sono fermato a fissare il corpo del mio amico. Lo vedevo chiaramente in quanto la pallida luce della luna filtrava dalla finestrella della tenda e illuminava quanto necessario l’interno della tenda. Tra i tanti pensieri, l’unico che mi passava per la testa era quello in cui io volevo provare a baciare Marco. A baciare tutto il suo corpo e diventare quasi un tutt'uno con lui. Volevo stendermi su di lui e fare aderire i nostri corpi. Volevo accarezzarlo e desideravo che lui accarezzasse me.

    Dopo quella sera, in cui non avevo ancora ben capito cosa mi stesse succedendo, i pensieri di quel genere non sono certo cessati e, anzi, sono decisamente aumentati. Entrambi siamo cresciuti, siamo cambiati ma otto anni dopo eravamo ancora migliori amici. Non affrontavamo spesso l’argomento sesso. La mentalità cattolica forse ci frenava un po’ in questo senso e nessuno dei due era fidanzato per cui, gli argomenti tra noi erano altri.

    Ad essere sincero, io ovviamente non ero fidanzato perché le ragazze non mi interessavano e così evitavo delicatamente tutte le proposte che ricevevo da alcune ragazze, ma di Marco non ho mai capito perché facesse apparentemente la stessa cosa. Nonostante fosse certamente etero, non aveva voluto impegnarsi con nessuna ragazza, solo qualche veloce e insignificante storiella con qualche compagna di classe.

    Una sera Marco era a casa mia e se ne uscì con una strana frase. Mi disse “Facciamo un patto. Tra noi non ci dovranno mai essere segreti. Ci diremo sempre tutto, come abbiamo sempre fatto. D’accordo?”.

    Lì per lì rimasi leggermente sorpreso. Per me era ovvio, non gli ho mai nascosto niente se escludiamo il mio orientamento sessuale. In ogni caso sorrisi e risposi che ero d’accordo e che accettavo il patto. Ci stringemmo la mano e siglammo con un sorriso complice il nostro patto.

    Lo so, è stupido che a vent’anni ci comportassimo ancora come due ragazzini. Ma io ero felice che Marco fosse il mio migliore amico e sapevo che quello che c’era tra di noi non sarebbe mai cambiato per nulla al mondo. Niente ci avrebbe mai potuto allontanare. Conoscevo fin troppo bene Marco e sapevo che lui mi voleva bene sul serio.

    Il giorno seguente, la mattina dopo aver siglato quello strano patto, mi svegliai e realizzai all’improvviso che nel momento esatto in cui avevo siglato quel patto l’avevo immediatamente infranto. Nascondendogli il mio segreto non ero onesto con lui e la cosa non mi piaceva. E così avevo deciso che quello sarebbe stato il giorno in cui avrei detto a Marco che sono gay.

    Confesso che ero un po’ preoccupato ma conoscendolo, considerando il nostro rapporto, ero convinto che dopo un primo imbarazzante momento di stupore, avrebbe capito e tutto sarebbe stato come prima. Ma… mai altra previsione fu tanto sbagliata come quella!

    Avevo appuntamento con Marco in biblioteca per studiare ed ero deciso a sfruttare un momento di pausa in cui generalmente ce ne andavamo a prendere una boccata di aria fresca nel giardino antistante alla biblioteca per rivelargli il mio segreto.

    Il momento fatidico era arrivato ed io ero deciso più che mai.

    Marco, a proposito di ieri sera, dovrei dirti una cosa!

    Lo colsi leggermente alla sprovvista. Eravamo entrambi seduti su una panchina, lui alzò lo sguardo verso di me e si mise in ascolto.

    Effettivamente una cosa che non sai di me, da dirti, l’avrei…

    Il suo sguardo si fece indagatore, ma non proferì parola. Continuai a parlare.

    Io, ecco, vedi devo confessarti che…” lunga pausa, presi un respiro profondo e poi abbassando lo sguardo che fin ora era rivolto occhi negli occhi “…sono gay, sono attratto fisicamente dai maschi!

    Aspettai qualche istante prima di alzare di nuovo lo sguardo. Quando decisi di farlo però notai che Marco era allibito.

    Ti conosco troppo bene per essere sicuro che quello che mi hai detto non è uno scherzo. Non ci posso credere, questo è troppo!” Furono queste le parole che mi disse. Poi si alzò, se ne andò verso la porta della biblioteca e in attimo, sparì all'interno.

    Inutile dire che quella non era la reazione che mi aspettavo. Mentre restavo lì nel tentativo di capire cosa fosse meglio fare, vidi Marco spuntare nuovamente dalla stessa porta in cui era sparito un attimo prima. Aveva con sé il suo zaino. Si fermò un attimo, mi fissò negli occhi e poi salì in sella alla sua bicicletta e sparì dietro l’angolo della strada.

    Si svolse tutto così in fretta che io non ero nemmeno risuscito ad alzarmi da quella panchina. Incredulo avevo passivamente assistito a quella che avrei scoperto poco dopo essere l’ultima volta che in cui avrei rivisto Marco per molto ma molto tempo.

    Tornando a casa speravo che un po’ di tempo avrebbe permesso a Marco di capire e accettarmi in modo che le cose potessero tornare quelle di prima. Con questa speranza mi sedetti a tavola quella sera, ma nonostante tutto non ero molto presente e i miei genitori se ne accorsero. Mi chiesero cosa avessi fatto ma io dissi solo che era stata una pessima giornata. Finii in fretta di mangiare e me ne andai a letto. Sarei volentieri tornato indietro, ma non potendolo fare, speravo che un buon sonno potesse calmarmi e farmi smettere di temere il peggio per il rapporto col mio migliore amico, con mio fratello…

    Avevo già gli occhi chiusi quando sentii squillare il cellulare. Non l’avevo nemmeno spento. Era un messaggio di Marco. Presi fiato prima di aprirlo, ma quando lo lessi rimasi letteralmente di pietra.

    Ti credevo sincero. Ti consideravo mio fratello. Chissà da quanto tempo mi nascondi questa cosa. Da sempre forse… Mi fai schifo. E’ innaturale, è contro natura. Un uomo deve essere attratto dalle donne. Sei malato. Non ti azzardare a cercarmi, evitami. Non voglio vederti mai più! Se non ti sputtano in giro è solo per difendere la mia reputazione che ormai è legata in gran parte alla tua. Da ora in poi, per me non esisti!

    Una lacrima solcò il mio viso, non riuscivo a credere che proprio lui mi avesse appena scritto quelle parole. Ero convinto di conoscerlo bene e di poter prevedere la sua possibile reazione, ma mi ero sbagliato e di grosso anche. In quel momento mi sono reso conto di aver perso le due persone più importanti della mia vita. Mio fratello e il mio migliore amico!

    Da quella sera fu tutto diverso. Volevo tentare di parlare con lui, ma sapevo che era così cocciuto che non avrebbe mai cambiato idea. Solo il tempo avrebbe potuto cambiare, forse, le cose tra noi.

    L’estate era alle porte e la prima sessione d’esami all’università stava terminando. Studiare, anche se in distrattamente, era l’unico modo per non piangere e non pensare a lui. Superai non proprio brillantemente tutti gli esami. Intravidi anche Marco agli appelli ma non tentai nemmeno di avvicinarlo né lui mi rivolse mai lo sguardo prima o dopo l’esame.

    Le prossime lezioni sarebbero cominciate solo a ottobre successivo e quelli erano gli ultimi giorni di luglio. Avevo due mesi pieni che per la prima volta, senza Marco, non sapevo come riempire.

    Non so come quella folle idea mi passò per la mente, ma in quel momento ero convinto che la cosa migliore per dimenticare tutto e ricominciare a vivere serenamente fosse partire e allontanarmi da tutto. Così mi decisi e comprai un biglietto Interrail per l’Europa. I miei genitori all’inizio fecero un po’ di storie e soprattutto mi chiesero perché partivo da solo e non con Marco.

    Liquidai la questione con una banale scusa. Dissi che Marco aveva trovato una ragazza e per l’estate aveva altri programmi. Non li convinsi molto, ma al punto giusto da dare il loro benestare al mio viaggio.

    Pianificai davvero poco del viaggio prima della partenza. L’unica cosa che scelsi fu la prima meta. Per il resto mi sarei affidato al caso: sarebbe stato un viaggio day-by-day! Sebbene parlassi abbastanza bene inglese e francese ero un po' titubante e preoccupato quando partii, ma una volta in viaggio, salutati i miei genitori alla stazione e dopo aver visto la mia città che si stava allontanando alle mie spalle, tutto apparve più facile.

    Barcellona mi stava aspettando ed io non vedevo l’ora di arrivare.

    Su treno ebbi modo di riflettere sul fatto che in qual momento stavo dicendo addio a una parte molto lunga e importante della mia vita. Tutto quello cui ero abituato da sempre, in un attimo era sparito nel nulla. La porta che si affacciava su quella vita si era chiusa a doppia mandata ed io sapevo bene che non avevo la chiave per riaprirla.

    Quello che però non sapevo, è che di lì a poco si sarebbe aperto, anzi spalancato, un enorme portone. Un portone mediante il quale sarei potuto entrare in un'avventura che avrebbe cambiato la mia vita per sempre. Di lì a poco un ragazzo qualunque di nome Felipe, nato e cresciuto in un piccolo paesino spagnolo, sarebbe entrato nella mia vita per sempre...

    PARTE 2 >>

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:56
  11. .
    CITAZIONE (Robyswich65 @ 5/11/2011, 13:25)
    Complimenti ragazzo anche se ho 46 anni ma mi sono ritrovato ad avere l'età dei protagonisti del tuo racconto e non sai come avrei voluto vivere le stesse esperienze con un mio coetaneo ma la mia timidezza mi ha sempre frenato.
    Complimenti davvero per avermi fatto vivere quello che avrei voluto vivere io a quell'età.

    CITAZIONE (lover88 @ 5/11/2011, 14:40)
    Questo racconto mi ha davvero colpito nel profondo, non solo perchè è scritto davvero bene ma perchè in segreto ho sempre sognato di vivere un'esperienza del genere col mio migliore amico icon12 e perciò mi ci sono in buona p parte rispecchiato dentro.

    CITAZIONE (ShReK93 @ 5/11/2011, 23:49)
    wow veramente complimenti!!! è proprio un bellissimo racconto!

    CITAZIONE (manuxxx @ 6/11/2011, 21:32) 
    mi piace!

    Tante grazie a voi per i complimenti! Sono lusingato. :D
  12. .
    CITAZIONE (hypnotic poison @ 4/11/2011, 18:14) 
    Il migliore del concorso che abbia letto finora =) Secondo me c'è proprio tutto quello che un racconto di questo tipo deve avere: un'introduzione accattivante che ti lasci intendere che questa storia sia successa in un tempo indefinito (ma non molto lontano dal presente), una caratterizzazione dei personaggi (seppur breve, ma per ovvie ragioni) semplice ed efficace, ma soprattutto l'espressione dei sentimenti...cosa che spesso non riscontro nella maggior parte dei racconti. Due tipologie di racconto secondo me sono le più efficaci: sentimentale o erotico, non pornografico; di quest'ultimo tipo, benché rimestato in tutte le salse, sempre le stesse cose ti racconta (alla lunga è stancante e macchinoso: tutti sappiamo come si scopa, molti non sanno cosa si provi o non sono abbastanza sensibili da poterlo raccontare, esprimere e di conseguenza non sanno quindi farti passare l'unica cosa soggettiva -e bella perché soggettiva- dell'atto in sé e cioè il sentimento). Quindi lasciare in secondo piano il rapporto sessuale per risaltare invece l'aspetto personale dei personaggi (che appunto son persone e non due cani in calore) secondo me è stata una scelta azzeccatissima. BRAVO!! ;)

    Non so davvero che dire... non mi aspettavo così tanti complimenti... Ancora mille grazie... :)
  13. .
    Davvero 1000 grazie! :D
  14. .
    Grazie a tutti per i commenti positivi! :D
  15. .

    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
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    CITAZIONE
    RACCONTO CANDIDATO AL CONCORSO LETTERARIO

    Matteo ed io, fin dai tempi della scuola elementare, siamo sempre stati inseparabili. Vicini di casa, compagni di banco, in due parole migliori amici. Ci vedevamo praticamente tutti i giorni. Avevamo gli stessi interessi e le stesse ambizioni. La nostra era un’amicizia particolare. O si andava d’accordo, oppure se capitava di litigare, cercavamo sempre, poi, un modo per riavvicinarci. Non era necessario che uno dei due facesse il primo passo, ci capivamo e tornavamo quelli di prima senza nemmeno dire una parola. Era come se ci leggessimo nel pensiero.

    Con Matteo, ogni occasione era perfetta per ridere e scherzare. Anche quando non c’era nulla da ridere, quando uno dei due era giù di tono, l’altro riusciva sempre a rinfrancarlo con le parole, i comportamenti e le azioni più appropriate per le circostanze.

    Nonostante la nostra fosse un’amicizia invidiabile ed invidiata da molti, è proprio in un momento critico e relativamente negativo che inizia questa storia.

    Era un freddo pomeriggio d’inverno ed io ero a casa sua a studiare per l’interrogazione di letteratura del giorno dopo. A me la letteratura è sempre piaciuta, amavo perdermi tra i versi delle poesie e immergermi nei romanzi più coinvolgenti. A Matteo meno, molto meno. Lui non ha mai capito nulla di letteratura e tutti i miei sforzi per fargli entrare in testa qualche pensiero critico erano abbastanza vani. A malapena riuscivo a fargli prendere un misero sei, un sei e mezzo quando andava bene. Ma lui non sembrava risentirne. Anzi, mi diceva sempre che non dovevo smettere di insistere con lui. Mi aveva persino promesso che prima o poi sarebbe riuscito a prendere un voto decente. E così, per fare in modo che lui potesse rispettare quella fantascientifica promessa, ogni volta che l’interrogazione era alle porte, facevo di tutto per tentare di fargliela mantenere...

    Quel giorno però, le cose erano decisamente diverse. Lui naturalmente lo notò appena iniziammo a studiare. Io ero vago e distaccato. Come se non m’importasse nulla di nulla. Come se quasi fossi poco a mio agio in una situazione come quella, che da anni era la normalità per noi. Come se ci fosse qualcosa che non potessi confidargli. E, in effetti, qualcosa c’era.

    Come era consuetudine, i pomeriggi invernali di studio a casa sua si svolgevano seduti su divano in tavernetta con i libri sul tavolino di vetro, scalzi perché ci è sempre piaciuto camminare senza scarpe in casa e con il camino accesso di fronte a noi che riscaldava la stanza. I suoi genitori non erano mai in casa per via del lavoro e lui era figlio unico per cui, quand’eravamo a casa sua, eravamo assolutamente indisturbati da tutto e da tutti.

    Matteo, si rese conto che c’era qualcosa che non andava, così chiuse il libro, incrociò le gambe sul divano e si girò verso di me. “Cosa succede?” mi disse, e continuò “Dai, vedo che c’è qualcosa che non va, ma non capisco cosa possa essere. Ti va di parlarmene?”

    Io non volevo parlargliene, perché sapevo che era una cosa stupida. Tuttavia, non potevo smettere di pensarci.

    Devo premettere che Matteo ed io, nonostante avessimo ormai 18 anni, non eravamo mai stati fidanzati con nessuna ragazza; ma sinceramente la cosa non è mai pesata a nessuno dei due. Entrambi sapevamo che prima o poi avremmo trovato la ragazza giusta con cui avere i primi approcci. C’eravamo giurati, che quando sarebbe successo ne avremmo parlato con l’altro, per condividere tutti i dettagli e tutte le sensazioni provate. Entrambi eravamo etero convinti e mai avremmo potuto immaginare cosa sarebbe successo un giorno. Soprattutto io, che consideravo Matteo come un fratello, un ragazzo per il quale provavo una fortissima amicizia, un ragazzo cui volevo molto bene, dal quale avevo paura di separarmi ma null’altro. O perlomeno così credevo fino a quel pomeriggio galeotto.

    Rimasi in silenzio, così lui riprese “Hey, allora, vuoi stare tutto il pomeriggio in silenzio e sorbirti la lista delle mie supposizioni al riguardo, oppure ti decidi a dirmi cosa c’è che non va?”

    “D’accordo,” iniziai “va bene, visto che ci tieni te lo dirò. Ma non prendermi per un imbecille.”

    Lui mi ammonì subito “Imbecille? Ma ti pare! Sei il mio migliore amico, figuriamoci se non ti conosco a sufficienza per sapere che non lo sei e non lo sarai mai, qualunque cosa ti stia angosciando. Comunque, continua pure...”

    Quelle parole mi rinfrancarono, e mi ricordarono quanto anche Matteo mi volesse bene. Così, iniziai il mio breve racconto.

    “Vedi, è dall’altro giorno che non riesco a smettere di pensare ad una cosa che mi hai detto. Mi riferisco al fatto che tu mi abbia confidato di aver cominciato a uscire con Lara. Cioè, sono felice per te, anche perché lei è davvero bella e simpatica. Però in qualche modo, ho il presentimento che questo fatto possa cambiare qualcosa tra di noi. Sapevo che alla fine uno dei due avrebbe trovato una ragazza e inevitabilmente questo non sarebbe potuto accadere contemporaneamente per entrambi. Però non pensavo che sarebbe stato così difficile per quello che non fosse stato il primo.”

    Mi interruppi e rimasi un attimo in silenzio fissando Matteo negli occhi. Lui non disse nulla. Così, continuai.

    “Lo so, è stupido. Magari domani sera usciamo, mi trovo una ragazza pure io e la storia è bella che finita. Però se non dovesse accadere, io non potrei mai limitare la tua libertà e sono sicuro che prima o poi tu dovrai scegliere con chi uscire, con chi passare il tuo tempo. E so che la scelta non ricadrà su di me. E per quanto sia felice per te, non riesco a non pensare che questo a me farebbe abbastanza male.”

    Sebbene mi sentissi un completo idiota nel pronunciare quelle parole infantili, non potevo farne a meno. Quella situazione mi dava veramente l’angoscia. Matteo era il mio migliore amico da quando avevamo entrambi 2 anni, e quei 16 anni di amicizia ormai mi avevano dato dipendenza. Quell’amicizia era la mia droga.

    Dopo un imbarazzante ma breve silenzio, si decise a parlare.

    “Ero sicuro che fosse quella la cosa che non andava. Ormai ti conosco troppo bene per non vedere e capire lo sguardo che fai quando qualcuno ti dice qualcosa che non vorresti sentire. E l’altro giorno, quando ti ho parlato di Lara, hai fatto quello sguardo, e anche se hai finto di essere contento per me ho visto che non lo eri. Piuttosto mi chiedevo quanto saresti riuscito a resistere senza dirmi nulla.”

    Al che, replicai “Non è che non sono contento per te, è solo che sono preoccupato. Ho bisogno dei tuoi consigli, delle giornate passate con te, delle uscite insieme a fare conquiste. Delle giornate al mare d’estate e in montagna d’inverno. E ho paura che tutto questo, all’improvviso, possa finire.”

    Lui non disse nulla. Si mise in ginocchio sul divano, mi fissò e mi fece cenno con la testa di avvicinarmi. Capii immediatamente, mi avvicinai a lui e lo abbracciai.

    Tra noi funzionava così. Quando c’era qualcosa di davvero serio che turbasse uno dei due, non servivano parole. Bastava un abbraccio. Uno di quelli veri, uno di quelli che ti fa dimenticare di essere triste e angosciato. E così fu. Riacquistai fiducia, e mi resi conto di quanto ero stato stupido nel pensare quello che avevo appena confessato. Dovevo riflettere meglio e rendermi conto che la nostra amicizia era qualcosa di immutabile.

    L’abbraccio finì, ma quando stavo per staccarmi Matteo iniziò a farmi il solletico. Sapeva che non sopporto il solletico sui fianchi, ma tutte le volte che voleva “punirmi” approfittava di questa mia debolezza.

    Imploravo pietà e ridevo a crepapelle. Lui, tuttavia, non accennava a fermarsi. Così caddi all’indietro sul divano e lui finì sopra di me continuando a farmi impazzire per il solletico.

    Riuscii a divincolarmi, mi alzai in piedi e gli dissi con tono di sfida “Ah, si eh... vuoi la guerra dunque. Preparati ad assaggiare la vendetta.” Non finii nemmeno la frase e mi tuffai su di lui che, preso alla sprovvista, si sdraio sul divano costretto dalla mia forte presa.

    “Lo sai che sono più forte di te. E ora? Cosa pensi di fare? Tanto non puoi muoverti...” dissi con tono da vincitore.

    In effetti, era vero, ero più forte di lui e in quel nostro gioco di lotta che facevamo spesso, se lo bloccavo in quel modo non poteva fare altro che chiedere pietà. Quella volta però... andò diversamente.

    Matteo mi fissò negli occhi e poi fece qualcosa che mi pietrificò. Alzo la testa e mi baciò sulle labbra. Fu un bacio dolce, ma appena realizzai ciò che stava accadendo, mi alzai di scatto e mi allontanai da lui.

    “Che diavolo fai? Ma sei pazzo...?”

    Dopo essersi seduto, mi rispose così. “No, Luca, non sono pazzo. Sono solo convinto che abbia ragione tu. E’ inevitabile che uno dei due avrà la sua prima volta prima dell’altro e l’altro inevitabilmente ci rimarrà male perché si sentirà tagliato fuori. L’unico modo allora, affinché questo non accada, è che la prima volta di entrambi sia tra noi due. Ti va?”

    Lo osservai muto e con gli occhi spalancati. Non potevo crederci. Mi stava proponendo di fare sesso con lui. Potevo io fare sesso con un ragazzo, col mio migliore amico. A me piacevano le ragazze ma, stranamente, quella proposta non mi faceva schifo come pensavo, anzi, mi incuriosiva non poco. Non capivo cosa mi stesse accadendo, però ero tentato di accettare la cosa. Solo non sapevo come mi sarei dovuto comportare. In fin dei conti ero preparato a un altro genere di prima volta. Non certo con Matteo.

    “Allora, che ne pensi?” interruppe il mio pensiero con queste parole. Non sapevo cosa rispondergli. Ero tremendamente confuso.

    Poi, un turbine di pensieri invase la mia mente e non capii più nulla. Così, anziché rispondergli, mi portai verso di lui e lo baciai. Questa volta il bacio fu intenso e passionale. Dolce e delicato. Le nostre labbra s’inumidivano a vicenda e i nostri nasi si sfioravano. A un tratto Matteo scese a baciarmi il collo e lentamente cominciò a sbottonarmi la camicia. Io ero come in estasi e in quel momento speravo che la cosa non finisse mai. Mi sfilò la camicia e rimasi in maglietta. Poi mi tolse la maglietta e mi lasciò a petto nudo. Cominciò a baciarmi i pettorali non troppo scolpiti e soffermandosi sui capezzoli scese verso l’addome. Era quasi arrivato alla cintura quando lo fermai. Ebbe un attimo di esitazione che sparì quando cominciai a togliergli la felpa. Insieme alla felpa, che era abbastanza attillata, venne via anche la maglietta e così anche lui rimase a petto nudo. Mi tuffai a baciare quel fisico che a me sembrava assolutamente perfetto. Scesi delicatamente fino ai jeans e li feci quello che mai avrei immaginato di fare. Cominciai a sbottonarli e facilmente riuscii a sfilarglieli. Lo lasciai in boxer e calzini, e tornai a baciarlo. Matteo si girò, mi fece stendere e delicatamente, senza smettere di baciarmi, mi sfilò la cintura e lentamente scese a togliermi i pantaloni. Eravamo entrambi con i soli boxer addosso e con un evidentissimo stato d’eccitazione sotto. Non riuscivamo a smettere di baciarci.

    Se ci ripenso, mi sembra ancora incredibile, ma in quel momento non volevo smettere. Fu Matteo a prendere l’iniziativa per andare oltre. Si avvicinò al mio orecchio destro e mi sussurrò le parole più belle del mondo “Sei il mio migliore amico, ti voglio tutto per me...”

    Poi scese e, baciandomi l’addome, mi sfilò i boxer. Quindi, si concentrò sul mio cazzo eretto come non mi era mai capitato prima. Delicatamente, cominciò a far passare la lingua su tutta l’asta. Io appoggiai la testa al bracciolo del divano e chiusi gli occhi. Provavo una sensazione strana e contemporaneamente molto piacevole. Cominciò a ingoiare il mio cazzo e man mano che scendeva, la sensazione di piacere che mi provocava aumentava. Appoggiai le mie mani sulla sua testa e, accarezzandogli i capelli, seguivo il movimento senza imporre nessun ritmo particolare. Volevo che continuasse all’infinito, ma a un certo punto non riuscii più a trattenermi e venni tra le sue labbra. Lui non ebbe nessuna esitazione e ingoio tutto il mio nettare.

    A quel punto, mi resi conto che era il mio turno. Stranamente, non vedevo l’ora di farlo. Così feci sdraiare Matteo e gli tolsi velocemente i boxer di dosso per poi concentrarmi su quel cazzo che vedevo per la prima volta. Come aveva fatto lui, mi soffermai a leccarlo e poi lo ingoiai, ma non per molto, perché poi tornai a leccare per tutta la lunghezza e mi soffermai anche sulle palle, che baciai avidamente. Tornai a succhiarlo giusto in tempo perché poco dopo mi venne in gola. Ed io ingoiai senza pensarci. Poi salii verso il suo viso. Lui aprì gli occhi e mi fissò. Ci baciammo e poi lui mi sorrise. Al che io gli dissi “Ma che stiamo facendo Matteo?” e lui mi rispose “Luca, amico mio, con te ho condiviso tutta la mia vita, ti voglio un bene dell’anima e anche questo momento speciale andava condiviso con te. Vuoi andare oltre?” Io, ancora inebriato dalla strana circostanza che si era venuta a creare, senza esitazione risposi affermativamente.

    Così, totalmente incosciente, mi stesi sulla schiena e lui guardandomi negli occhi cominciò a penetrarmi delicatamente. Ovviamente era la prima volta per me e appena cominciò ad entrare provai dolore. Lui se ne accorse e si fermò, mi baciò e mi fece abituare alla cappella che era già dentro. Poi tornò a spingere, il dolore che provavo era forte, ma non m’importava, volevo sentirlo dentro di me. Ci volle abbastanza tempo per entrare, ma quando fu tutto dentro, la sensazione era di assoluto piacere. Così cominciò a fare avanti e indietro dentro di me e mentre lo faceva, mi fissava negli occhi con uno sguardo che sprizzava appagamento. Poco prima di venire nuovamente, estrasse il suo cazzo e mi inondò tutto l’addome. Poi si accascio su di me e mi baciò, spargendo col suo petto la sua sborra, che ci “incollò” l’uno all’altro.

    Avevo appena perso la mia verginità, ma ero al settimo cielo perché era successo col mio Matteo, l’amico migliore, il fratello che sognavo d’avere.

    Poi venne il mio turno. Matteo si mise carponi sul divano e dopo essermi inginocchiato dietro di lui, cominciai a penetrarlo. Sentivo che anche per lui non era facile adattarsi a quella nuova sensazione, ma anch’io delicatamente, cercai di fargli sentire meno male possibile. Fu così che dopo essere entrato tutto fino alla fine, cominciai lentamente a muovermi. Ad un certo punto mi disse che voleva bere di nuovo il mio nettare e così, prima di venire, uscii e dopo averlo fatto girare lui mi prese in bocca il cazzo che ciucciò avidamente fino a farmi rovesciare nella sua gola una grossa quantità di succo, ingoiato fino all’ultima goccia da Matteo.

    Eravamo esausti e ci accasciammo l’uno sull’altro dopo esserci baciati per l’ultima volta. Restammo abbracciati per un po’ e poi decidemmo di andare a farci una doccia insieme. Nella doccia continuammo a scambiarci tenerezze ma, soprattutto, parlammo.

    “Matteo, ma che abbiamo fatto? E’ sbagliato, noi siamo etero. Com’è potuto accadere? Che significa tutto questo?” chiesi dopo aver rivisto nella mia mente tutta la scena della nostra prima volta e avendo realizzato senza annebbiamenti quanto era successo.

    La risposta di Matteo fu eloquente. “Non è sbagliato, perché il bene che ci vogliamo è immenso e ce lo siamo dimostrati. D’ora in poi, sappiamo che qualunque cosa accada nulla potrà separarci. Indipendentemente da come andranno le cose d’ora in poi, troveremo sempre il modo per dimostrarci l’un l’altro il sentimento profondo che proviamo. Ti voglio bene Luca”. Quasi mi commossi, ma trattenni le lacrime e risposi semplicemente “Ti voglio bene Matteo”.

    Qualche settimana dopo, Matteo si fidanzò con Lara, e qualche mese dopo anch’io trovai una ragazza con cui mi piaceva stare. In ogni caso, comunque, i miei incontri con Matteo non finirono, come aveva predetto, e i momenti più romantici della mia vita resteranno quelli con lui, nonostante tutto il resto. L’amicizia che ho con Matteo è qualcosa di assoluto, puro e senza precedenti. So che nulla ci potrà separare e che lui ci sarà sempre per me come io ci sarò sempre per lui. E questo non cambierà mai!

    Edited by Elchicoloco - 20/6/2014, 17:57
16 replies since 31/7/2010
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