Gay Boys Reloaded

Posts written by piccino

  1. .
    Wow. Bello, intenso, erotico
    Penso uno dei più belli che abbia mai letto.
    Dicci se ha un seguito!!!!
  2. .
    Non male! Magari avessi avuto un vicino di casa così pure io. Invece solo porno. Etero per di più lol
  3. .
    Ehi! ce l'ho fatta!! (diaciamo)
    di seguito il "continuo" de 'Il ragazzino sfuggente'

    ciaooo

    QUI
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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSUALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



    ========================================================

    Ciao a tutti!
    Eccomi dopo anni a pubblicare il mio racconto ancora semi incompiuto. ho rivisitato quello che avevo scritto ai tempi facendone un solo capitolo della storia e arrangiando alcuni tratti.

    Per chi fosse interessato di seguito i capitoli come nella prima edizione:
    PRIMA PARTE
    SECONDA PARTE
    TERZA PARTE
    QUARTA PARTE
    QUINTA PARTE


    Gli admin o i mod potranno cancellarli se lo ritengono opportuno, nella pubblicazione che segue, come già detto, sono compresi tutti e 5 i capitoli che avevo pubblicato anni fa.

    Alla pubblicazione odierna potranno rimanere tante domande a cui vorrete una risposta. Spero questa volta di riuscire a pubblicare il seguito senza dover far attendere troppo.

    Premetto a chi leggerà il mio racconto che in caso volesse commentare anche negativamente ogni parola che verrà scritta verrà presa in considerazione e nel caso lo riterrò opportuno (se accennano a correzioni o arrangiamenti) migliorerò la pubblicazione.

    Beh, dopo tutto questo vi auguro buona lettura e spero che il mio racconto vi piaccia!

    Quel ragazzino sfuggente…



    Era un giorno come un altro di quelli di luglio. Il sole splendeva caldo sopra il mondo. L’allegria estiva invadeva l’aria. L’unica cosa che poteva migliorare tutto era un bagno fresco in piscina.

    Era un giorno come un altro per me, un giovane ragazzo di 15 anni, 175 cm di altezza con un corpo snello ma poco allenato. Capelli castano scuro e occhi chiari tinti di un verde smeraldo che potrebbero far innamorare qualsiasi coetanea.

    Mi trovavo in giro con alcuni amici per quel piccolo paesino monotono e noioso in cui vivevamo. Spesso ci trovavamo ad annoiarci, fumando le nostre sigarette immersi in discorsi che oggi sembrano senza significato ma che al tempo ci faceva sentire già adulti.

    È stato allora che tutto avrebbe preso una nuova piega rendendo tutta l’estate molto più interessante.

    Per colpa del caldo decidemmo di andare a rinfrescarci con un gelato ma, proprio davanti alla nostra meta, la pasticceria del paese, vidi passare un ragazzo mai visto prima d’ora.

    Era più basso di me, penso alto fino alla mia spalla. Magro e ben proporzionato. Belle spalle larghe, una vita strettissima e delle gambe allenate. Probabilmente uno sportivo. Capelli scuri, dritti in testa a formare una perfetta cresta. Occhi marroni, opachi. Sembravano rappresentare il nulla.

    Rimasi un attimo fermo, colpito da quella vista, con gli occhi persi nel vuoto che in realtà lo stavano squadrando da testa a piedi.

    Il tempo però scorreva ancora perfettamente. Lui mi passò accanto e, una volta fuori dal mio campo visivo, mi ripresi da quel momento di distrazione tornando a concentrarmi sul gelato. Raggiunsi gli altri, presi il gelato e ci incamminammo di nuovo per andare al campetto dove ci sedemmo sulla prima panchina a portata del nostro sedere.

    Una volta accomodato alzai gli occhi davanti e…era li, davanti a me, di nuovo! Solo, seduto su di un’altalena. Aria solitaria, triste. Come nei film quando il protagonista scappa e si ritrova sull’altalena avvolto dai propri pensieri. I miei occhi si fermano nuovamente su di lui.

    Poco dopo si alza e si dirige con passo veloce verso l’uscita ed oltre.

    Non rifletto nemmeno ed automaticamente mi alzo anch’io.

    “Ehi, scusate ma devo andare. Mi sono dimenticato che la strega di mia madre mi ha chiesto di fare due cose a casa e questa è la volta buona che mi sbatte fuori se non trova tutto come vuole lei. Sei tutto va bene ci vediamo stasera!”

    “Ok dai, a stasera” “Povera, non chiamarla sempre strega. È così brava” “Tanto non fai nulla a casa, rimani ancora un po’”

    Non ho nemmeno aspettato le loro risposte che già mi ero incamminato mentre alle spalle sentivo la loro voce dire: “Ok dai, a stasera” “Povera, non chiamarla sempre strega. È così brava” “Tanto non fai nulla a casa, rimani ancora un po’.

    Lo trovai appoggiato al muro di una casa a pochi metri dal campetto. Piede contro il muro, testa che fissa il suolo, braccia incrociate che sembrava ereggessero un muro contro il mondo che lo circondava.

    Lo avevo raggiunto ma ora? Gli sarei passato davanti e sarei andato a casa, senza fare nulla. Io sono così, timido, represso e sfigato? Si questo era l’aggettivo che mi si addice maggiormente.

    Invece mi fermai davanti a lui. Il caldo mi aveva assalito. Il sole a confronto era uno scaldabagno. Sentivo le vene pulsarmi in testa. Tutto pulsava. Ero sudato. Ero ridicolo. Ma cosa mi aveva spinto in questa imbarazzante situazione in cui non sarebbe accaduto nulla se non una plateale figuraccia?

    Alzò la testa. Mi guardò per un attimo e, incrociando direttamente i suoi occhi mi sentii ancora peggio. I suoi occhi mi fecero sprofondare nel vuoto più totale. Il mio stomaco sempre più aggrovigliato. Aveva gli occhi lucidi, come se avesse pianto da poco. Quel piccolo particolare mi fece tornare in me o per lo meno in quel me che si era presentato davanti a lui senza ragione.

    “Ciao, sono Fabio. Come va?” le uniche parole che mi uscirono dalla bocca, in un soffio, tutte assieme. Le più stupide mai sentite. Le più imbarazzanti mai pronunciate. Ma perché?

    “Va così. Sono Domenico” le sue parole uscirono tranquille, spontanee e furono le uniche. Subito dopo si giro e sparì nell’unica via di fianco alla casa a cui era appoggiato.

    Questa volta non feci nemmeno un passo. Rimasi lì fermo a fissare il muro a cui poco fa era appoggiato Domenico. Provavo una serie di emozioni alle quali non sapevo nemmeno dare nome, altre proprio non riuscivo a capirle ma una, una in particolare mi rimase addosso: ero terrorizzato. Le gambe mi tremavano, il fiato non riusciva a raggiungere i polmoni e lo stomaco, lo stomaco era sottosopra come mai prima.

    Corsi a casa, entrai senza salutare nessuno. Mi rinchiusi in camera mia per poi passare subito sotto la doccia. Accesi la musica dello stereo e rimasi sotto il getto dell’acqua fredda. L’acqua scorreva sul mio corpo mentre nella mia testa rimbombava solo il suono della musica. Mi sentivo la testa vuota, come tutto il mio corpo, il mio essere. Non ricordo l’ultima volta che avevo pianto ma ricordo che quella volta le lacrime mi rigavano il viso, incessantemente sgorgavano senza fine per poi fondersi con l’acqua e scomparire sotto i miei piedi. C’era qualcosa in quel ragazzino, c’era qualcosa in Domenico che mi legò istantaneamente a lui. Non riuscivo a capire neanche questo. Non capivo più nulla.

    Ad un tratto sentii un tonfo accompagnato da delle urla. Mi accorsi che era mia madre che stava tentando di buttare giù la porta perché stavo facendo scorrere troppo l’acqua. Esco dalla doccia e passo il resto del pomeriggio in silenzio.

    Alla fine riuscii a pensare o per lo meno a prendere una ‘decisione’. Erano circa le 21.00 e uscii. Mi diressi verso il solito bar in cui ci trovavamo tutte le sere dove gli altri mi aspettavano. Presi una birra, anche se non avevo l’età in quel locale una ce la concedevano sempre. Pensavo mi avrebbe aiutato a liberare la testa invece, mi chiusi in un angolo a rimuginare su quello che era accaduto nel pomeriggio.

    Dopo un po’ mi stufai e decisi di fare due passi. Accesi l’iPod e mi misi le cuffie nelle orecchie. La musica partì all’istante e mi inoltre tra le vie buie del paese.
    All’improvviso un’ombra, un ragazzo che camminava nel buio come me mi fece sussultare per lo spavento. Era lui, ancora!

    “Domenico!” le parole mi uscirono spontanee dalla bocca a voce bassa.

    Mi stava passando accanto, indifferente alla mia persona. Lo presi per un braccio, lo tirai verso di me e lo abbracciai.

    Ancora, ma che cazzo faccio?!

    Questa volta però avevo una sensazione diversa addosso. Ero tranquillo, felice addirittura a mio agio con quello che avevo appena fatto.

    Lui non disse nulla e dopo qualche secondo lo lascia libero da quel strano abbraccio.

    “Perché?” damandò lui di scatto guardandomi.

    “Non lo so. Mi è venuto d’istinto. Non ci ho pensato.”

    “Pff, non ha senso. Sei stupido”

    “Iniziamo bene, nemmeno mi conosci e già siamo passati agli insulti”

    “Fabio, un nome riesco a ricordarlo facilmente”

    “Solo perché sai il mio nome non vuol dire che mi conosci. Vuoi conoscermi? Andiamo al campetto e parliamo”

    Rimase ancora più sorpreso che non dell’abbraccio e, ancora con la bocca aperta, si incamminò verso il campetto in cui tutti e due eravamo stati nel pomeriggio.

    Mi coricai nell’erba e lui mi imitò fermandosi un po’ più lontano da me. Ci avvolse il silenzio. Decisi di rompere il ghiaccio e, incoraggiato dal buio che ci circondava, dissi:

    “Perché sei così sfuggente? Faccio orrore a tal punto?”

    Finita la domanda mi girai, come per seguire le mie parole verso il mio interlocutore. Il leggero chiarore della luna piene mi fece intravedere sul viso di Domenico un sorriso formato da un’arcata perfetta e bianchissima. Un sorriso spontaneo, semplice, dolce.

    “No”

    “Cosa c’è allora?”

    Il sorriso mutò immediatamente. Turbai in un attimo il suo umore, lo vidi di nuovo come nel pomeriggio solo su quell’altalena.

    Mi allungai, gli presi la mano stringendogliela. Abbassò lo sguardo dalle stelle ai miei occhi.

    “Se non ti va di parlarne va bene lo stesso. Staremo qui in silenzio a guardare il cielo”

    “Fabio, hai degli occhi bellissimi”

    Rimasi a bocca aperta: mai erano riusciti a stupirmi così tanto. Gli sorrido involontariamente, cercando di non farlo ma quel ragazzino riusciva a farmi stare bene. Aveva su di me il pieno controllo, gioia o terrore che fosse riusciva a farmi emozionare con poche parole.

    Fù lui questa volta a rompere il silenzio che si era creato:

    “Quanti anni hai?”

    “15, tu?”

    “14”

    “Che scuola farai il prossimo anno?”

    “Ancora le medie. Ho perso un anno quindi…”

    “Dove lo farai l’ultimo anno?”

    “Qui”

    “Dove abiti?”

    A questa domanda non ci fù risposta. Lui mutò umore impercettibilmente. Si fece nuovamente cupo.

    Decidemmo che il giorno dopo ci saremmo incontrati nel pomeriggio a casa mia per guardare un film e andammo a casa perché si era fatto tardi. Ci incamminammo ognuno per la sua strada ma, io non avevo ancora avuto risposta ad una domanda perciò decisi di seguirlo per vedere dove abitava. Non mi sembrava giusto quello che stavo facendo. Mi sembrava una pugnalata alle spalle nei suoi confronti ma ero troppo curioso. Non riuscii a resistere. Nel frattempo lui si era fermato davanti ad un palazzo di tre piani e ed aveva suonato un campanello. La porta si aprì e lui vi scomparve dietro. Mi affrettai ad avvicinarmi per leggere il nome sul campanello. Pasquero.

    A missione compiuta mi incamminai per tornare a casa e nel tragitto incontrai uno degli amici che avevo mollato al bar:

    “Oh Fabio! Dove vai da solo di sera?”

    “Nulla, due passi. Pensavo. Ora vado a casa, mi annoio”

    “Stavo andando anch’io. Anche stasera non abbiamo fatto nulla. Va beh, a domani.”

    “Notte!”

    Arrivai a casa senza incontrare più nessuno. I miei erano ancora svegli quindi mi fermai a fare ancora due parole con loro. Come al solito la conversazione diventò un interrogatorio sulla mia vita sociale e amorosa. Li mollai lì scocciato. Tornai in camera e cominciai a spogliarmi per farmi un’altra doccia. Pensavo e ripensavo a Domenico, non riuscivo a scacciare questo chiodo fisso dalla mia testa. Mi stavo insaponando quando mi accorsi di avere il pene eretto. Non avevo voglia di masturbarmi quindi continuai a lavarmi ignorando il mio amico. Mi stavo sciacquando quando ho notato che avevo ancora un’erezione ed era sempre più duro. Cominciava anche a darmi un leggero fastidio, sentivo quasi un leggero dolore. Intanto continuavo a pensare a Domenico. Avevo deciso che lo avrei presentato ai mie i amici. Lo avrebbero accettato di sicuro, leghiamo abbastanza in fretta con le persone che si presentano nel nostro gruppo.

    Ero lì che rimuginavo su queste cose, sotto la doccia, accompagnato dalla musica in sottofondo che mi tiene sempre compagnia quando…EURECA! Ebbi un colpo di genio e finalmente capii che il mio cazzo durissimo e Domenico erano collegati!

    Oramai era durissimo. Nella mia testa solo più lui, Domenico. Ancora più di prima ero pervaso dalla sua immagine nella mia mente. Cominciai a fare su e giù, lentamente. Ero deciso a segarmi. Ero sempre più eccitato, il ritmo sempre più veloce. Domenico, il suo sorriso, il suo sguardo, il suo corpo. Ormai il ritmo è frenetico. Senza nemmeno rendermene pienamente conto vengo, schizzando copiosamente. Un po’ di sperma si ferma sulla mia mano, il resto fuso con l’acqua. Ero pervaso da una sensazione meravigliosa, un calore, una soddisfazione che non avevo mai provato prima. Mi immagino insieme a lui, di nuovo abbracciati.

    Mi diedi un’ultima sciacquata prima di uscire dalla doccia. Mi asciugai frettolosamente, misi un paio di boxer addosso e mi buttai nel letto. In men che non si dica mi addormentai.

    Il giorno dopo mi svegliai in tarda mattinata, verso mezzogiorno. Mi alzai a malavoglia dal letto, andai in cucina e accesi la macchinetta del caffè. Nel frattempo mi sono andato a lavare, mi sono vestito e sono tornato in cucina per bere il caffè.

    Si preannunciava un grande giorno, il giorno perfetto. Avrei passato il pomeriggio con Domenico. Subito dopo il caffè esci casa. Volevo comprare qualcosa da poter bere nel pomeriggio e qualche snack da sgranocchiare. Incontrai per caso due amiche che erano andate a fare colazione assieme e mi fermai a parlarci un po’.

    “Ehi! Come va? Oggi che fai?” esultò subito la prima.

    “Ma boh, nulla. Perché?” ribattei.

    “Andiamo a fare un giro in bici per le colline, vieni?” concluse la seconda.

    “No, mi dispiace ma non posso. Scusate, devo andare! Vi scrivo dopo. Ciaoo!” risposi frettoloso mentre già cominciavo a camminare per liberarmi dalla conversazione. Se mi fanno un’altra domanda sono finito, non so come ribattere, non sono pronto a inventare una scusa per non andare con loro oggi pomeriggio, non ci avevo pensato.

    Faccio un giro veloce alla bottega, prendo le due cose che cercavo e in pochi minuti sono già alla cassa. Uscendo decidetti di passare al bar a prendere un thè veloce e sedendomi prendo con me ‘La Stampa’. Quella noiosa della prof. di storia ci tartassa ogni giorno dicendo che dobbiamo rimanere aggiornati sull’attualità. Ero lì, seduto al bar, intento a leggere il giornale ma, come la sera prima, la mia mente era presa da altro: Domenico.

    Perché penso continuamente a lui? Perché non riesco a togliermelo dalla testa? E poi ieri sera, perché ero così eccitato al pensiero di Domenico? Sono GAY? No, non era così. Lui era solo un nuovo amico, era solo un ragazzino che mi aveva fuso la testa. No, non ero gay, ne ero sicuro. Ma poi lo saprei no? Non è una cosa che si scopre all’improvviso. Cioè o lo sei o non lo sei. Non cambia tutto da un girono all’altro in questa maniera.
    In pochi secondi mi ritrovai da felice a scandalizzato. Non so se ero più spaventato o più schifato a quel pensiero. Non potevo esserlo veramente. Non ero così, mi piacevano le ragazze, non i maschi. Non può essere. E poi, le mie ex? Cos’erano? E gli altri? Gli altri cosa avrebbero pensato di me?

    Il mondo si stava lentamente sgretolando sotto i miei piedi. Il mondo che conoscevo stava mutando. Mi sentii solo e sconsolato, perso in mille domande, ero sovrastato da domande. Continuamente ne sorgevano di nuovo e le risposte erano sempre meno, nessuna in realtà.
    Guardai le altre persone che erano all’interno del bar. Sembrava avessero tutti gli occhi fissi su di me, come se avessero percepito già, prima di me, il mio cambiamento. Mi sentii ancora più solo, escluso, diverso.

    Pagai velocemente e me ne tornai a casa per poter stare tranquillo e riflettere ma, l’unica cosa che continuavo a fare, era tentare di autoconvincermi che Domenico era solo un amico, nulla di più. Arrivai in fretta a casa, mi buttai sul letto e tentai di rimettere in ordine i miei pensieri ma più ci pensavo è più capivo che Domenico non era solo un amico come pensavo, come volevo convincermi.

    All’improvviso i miei pensieri furono interrotti dal suono di un campanello. Riordinai i pensieri, per quanto ci potessi riuscire e scesi giù ad aprire la porta. Aprii, vidi la luce del sole, un’ombra e poi… un dolore alla faccia, poi freddo, poi ancora dolore. Cosa stava succedendo?!


    Lui è mio. Chi sei tu? Che cosa vuoi da lui? Perché lo tocchi?

    Vedevo solo due ombre, coricate nell’erba. Non erano vicinissimi ma uno dei due, allungandosi, riusciva a prendere la mano dell’altro. Lo stava toccando. E non gliela lasciava. I minuti passavano, il tempo trascorreva inesorabilmente e quella scena, quel tocco non dava segni di conclusione.

    Chi è? Come si permette!

    Le domande mi riempivano la testa e le risposte non accennavano ad arrivare. Lo stomaco era in subbuglio. Le vene pulsavano in testa e l’unico sentimento che riuscivo a mettere a fuoco era la rabbia. Rabbia perché lui era mio.

    Ad un certo punto, senza alcuna ragione apparente, si alzarono e si incamminarono verso l’uscita assieme. Li seguii a prudente, nascondendomi nell’ombra mentre loro continuavano a parlare ignari della mia presenza. Ad un certo punto si fermarono. Il cuore mi balzò in gola. Mi avranno scoperto? Cominciai a sudare freddo. Poi vidi che si stavano salutando. Probabilmente le loro strade a questo punto si sarebbero divise. Domenico si incamminò verso casa mentre l’altro…l’altro rimase ancora un attimo immobile per poi seguire Domenico. Cosa fa? Perché lo segue? Domande, domande, domande continuavano a ingorgare la mia mente e non riuscivo a trovare una sola risposta a quello che stava accadendo. Mi incamminai di nuovo seguendo le due ombre come all’inizio. Arrivammo davanti a casa, Domenico suonò al campanello e poco dopo scomparve chiudendo dietro di sè la porta. La seconda che ombra si avvicinò velocemente alla porta e subito dopo se ne andò. Continuai a seguirlo finchè non arrivammo davanti ad una casa, in una via buia verso la periferia del paese (se in un paese esiste la periferia). Aprì la porta e, come poco prima Domenico, scomparve lasciandosi la porta alle spalle.

    Mi fermai un attimo ad osservare quella grande casa, il cortile, l’aiuola. Era tutto ben curato. Un cane abbaiò di colpo, sussultai e decisi che era il momento di tornare a casa. Ripercossi a ritroso il percorso che avevo appena fatto. Suonai il campanello ed entrai in casa. Mi rifugiai nella camera da letto, mi svestii e mi coricai. La mia mente non smetteva di elaborare le immagini che poco fa aveva immagazzinato ma ero stanco, mi ero posto già troppe domande. Chiusi gli occhi e mi addormentai quasi all’istante.

    Il giorno dopo mi sveglia abbastanza presto, scosso da un brutto sogno. Non ricordo che sogno fosse ma la sensazione che mi era rimasta addosso era bruttissima. O era colpa della notte precedente.

    Mi alzai dal letto, feci colazione in fretta. Seguì una veloce doccia, più per rinfrescarmi che non per lavarmi ed uscii di casa. Vagai per un paio d’ore per il paese poi passai a fare la spesa prima di tornare a casa. Al supermercato però, tutto allegro e gonfio di buon umore, mi imbattei in lui. Lui che la sera prima lo aveva toccato. Ti odio. Lui è mio. Tu non puoi toccarlo. Tu non puoi stare con lui. In breve comprai quello che dovevo. Pagai alla cassa e uscii tenendo sempre lo sguardo su di lui, non perdendolo mai di vista. Uscimmo dal supermercato, e ci incamminammo. Lui davanti. Io a pochi passi dietro di lui. Arrivammo di nuovo davanti a quella casa. Alla luce del sole era ancora più curata. Non c’era un filo d’erba, un fiore, un granello di polvere che fosse fuori posto. Fissai per qualche minuto la casa. Come la sera prima. Poi suonai al campanello. In breve tempo sentii dei passi dietro la porta che si aprì velocemente davanti a me. L’istinto mi guidò. Non riuscii a fare nulla per controllarmi. Gli sferrai un pugno dritto in faccia. La mano cominciò subito a farmi male. Non pensavo che dare un pugno facesse così male ma avrei dovuto capirlo da me che colpire un osso fa male. La faccia è fatta solo di ossa. Potevo pensarci e darglielo da un’altra parte. Lui cadde a terra, sbatte ancora la faccia per terra. Si accasciò a terra in balia del dolore. Dopo poco riuscì ad alzare la testa, mi guardò, mi scrutò. Si rialzò a malapena, tenendosi la faccia con la mano.


    Il viso mi faceva malissimo. Aveva cominciato a farmi male anche la testa. Probabilmente per la botta data al pavimento. Mi rialzai a fatica. Davanti a me, sul ciglio della porta un giovane ragazzo. Alto come me. Un fisico più robusto. Sport o palestra pensai.

    “Che cazzo fai? Chi sei? Cosa vuoi? Perché?” tutto mi uscì di bocca con un unico fiato, senza pensare, senza sapere se davvero volevo sapere o se semplicemente avrei dovuto sbattergli la porta in faccia e chiudere a chiave. Ero spaventato. Mi avevano appena aggredito sul ciglio della porta di casa mia. Non sapevo che fare.
    Ero pietrificato.

    “Lui è mio. Non toccarlo più” le sue uniche parole. Balbettate, quasi come se fosse lui a dover avere paura. Si girò e corse via in fretta. Io rimasi lì a fissare il vuoto senza capire quello che era successo. Senza più capire nulla.

    Mi svegliai da quell’incanto e chiusi di fretta la porta sbattendola. Chiusi a chiave. Corsi in bagno per valutare il colpo che avevo ricevuto. Mi aveva spaccato un labbro, mi usciva sangue. Lo zigomo sinistro era gonfio, blu e faceva malissimo. Che cazzo stava succedendo nella mia vita?

    Passarono un paio d’ore dall’accaduto. Il campanello suonò nuovamente. Trasalii. La paura crebbe dentro di me in maniera esponenziale. E se fosse Domenico? Dovevo andare a vedere chi aveva suonato. Lentamente scesi dal letto. Ad ogni passo verso quella porta la mia paura aumentava. Avevo voglia di piangere. Il sangue si era gelato nelle mie vene. Ero arrivato davanti alla porta. Il campanello suonò per la seconda volta. Mi sfuggi un piccolo gemito, un verso di paura, un urlo soffocato in gola. Aprii lentamente la porta e… era lui, era Domenico! Grazie al cielo. Alla sua vista spalancai la porta, gli saltai addosso e non riuscii più a resistere. Mi misi a piangere. Bene, ottima impressione! Lo abbracci a caso senza nemmeno conoscerlo, gli stringi la mano, alla seconda volta che lo vedi gli salti ancora al collo, piangi come una bambina. Bravo Fabio! Ottima impressione devi aver fatto!

    Mi ricomposi un minimo e lo feci entrare. Da quando avevo aperto la porta Domenico non aveva ancora proferito parola. Richiusi la porta e feci strada verso camera mia. Ci sedemmo sul letto, uno accanto all’altro. Fissavo il pavimento. Ero imbarazzato dalla situazione, imbarazzato da quello che avevo appena fatto. Da quello che avevo fatto in quei giorni. Ero ancora spaventato. Il battito del mio cuore continuava a rimbombare nella mia cassa toracica, nella mia testa, velocissimo, fortissimo. Non riuscivo più a pensare, a muovermi, a riprendermi da tutto questo.

    All’improvviso un calore sul fianco. Una mano, quella di Domenico. Alzai lo sguardo verso lui. Di scatto si allungò verso di me e mi baciò. Per un attimo rimasi immobile poi ricambia il bacio. Ci baciammo a lungo, in maniera dolce. Le mie mani si erano gettate su di lui: una sul collo e l’altra sul fianco sinistro, entrambe per tirarlo verso di me. Anche la sua mano che era già sul mio fianco mi tirava verso di lui mentre l’altra non si era ancora mossa. Ci baciavamo intensamente. Le nostre lingue si intrecciavano, esploravano il nuovo territorio appena scoperto. Il mio corpo cominciava a rilassarsi. Il suo tocco caldo cominciava a sciogliere la tensione che avevo accumulato. Il suo bacio mi stava trasportando in un mondo sconosciuto. Lentamente cominciammo a scivolare verso il letto, coricandoci senza mai staccarci. Mi ritrovai coricato con Domenico a cavalcioni sopra di me. Smettiamo di limonare e lentamente comincia a darmi leggeri baci sulla guancia, sulla mandibola. Lento scende verso il mento, poi sul collo dove si sofferma con qualche morso oltre ai baci. Mi toglie la maglietta e riprende a baciarmi, scendendo sul petto, sugli addominali, sull’ombelico andando sempre più giù. Era tranquillo e sicuro nei movimenti, come se sapesse perfettamente cosa stava facendo. Mi tirò giù i pantaloncini e torno su, per baciarmi ancora. Ricambia ancora quel bacio fugace e dalla mia bocca, come un soffio sulle sue labbra “Io non so come si fa”. Sentii le sue labbra allargarsi, il suoi denti premere sulle mie labbra: stava sorridendo. Mi baciò ancora e senza dire nulla torno giù, mi sfilò anche i boxer e…ero tutto eccitato, il mio cazzo era durissimo. Sbucò come una molla dai boxer che Domenico mi aveva tolto. Lo prese nella sua mano. Sentii il suo respiro sulle mie palle, la sua lingua e infine tutta la bocca. Aveva cominciato ad andare su e giù con la mano, lentamene. Quella sensazione era una tortura. Un piacere meraviglioso, mai provato prima. Una sensazione di calore, di gioia. Al coltempo un ritmo così lento, così delicato, così infinito. Avrei voluto urlargli di più, più forte, più veloce ma non riuscivo a parlare. Ero in uno stato etereo. Ad un tratto qualcosa mutò nuovamente. Era tutto così caldo e umido. Scivola dentro e fuori ed era ancora meglio di prima. Domenico me lo stava prendendo in bocca, dolcemente, curando alla perfezione tutto il bisogno che aveva creato poco prima. Lo guardai, imbarazzato in quella situazione. Lui mi stava guardando fisso con quei bellissimi occhi. Ora non vedevo più il vuoto del giorno precedente, non vedevo più il nulla: vedevo tutto quello che volevo. Lui. Mi accorsi che nel frattempo si era spogliato anche lui. Si era tolto la maglietta e i pantaloni rimanendo solo in mutande. Il suo corpo, per quello che riuscivo a vedere in quella posizione era bellissimo, tonico, definito. Volevo toccarlo. Mi allungai alzandomi leggermente dalla posizione in cui ero. Affondai le mie mani nei suoi capelli, morbidissimi. Glieli tirai leggermente, verso di me. Lui si fermò un attimo e poi venne verso di me. Le nostre labbra si ritrovarono ancora, le nostre lingue si intrecciarono nuovamente. Toccai le sue spalle, il suo petto, i suoi addominali. Si tirò giù anche le mutande. Io arrivai a prenderlo tra ne mie mani e imitando quello che poco prima aveva fatto con me cominciai a fare su e giù lentamente segandolo. Al mio tocco gemette sulle mie labbra. Ero sempre più eccitato. Lui mi stava masturbando lentamente, io avevo il suo membro che riempiva il mio pugno, i nostri corpi sudati era l’uno sull’altro, quasi a volersi fondere. Le nostre labbra era chiuse ermeticamente dando spazio solo alle nostre lingue. Domenico si alza leggermente, sempre su di me ma con un filo d’aria tra i nostri corpi. Sento che sta facendo qualcosa con il mio cazzo, toccano il suo corpo. In un attimo una sensazione di calore riveste il mio membro. Gemo sulle labbra di Domenico mentre lui comincia lentamente a muoversi. Lo stavo scopando, ero dentro di lui. Si era staccando dalle mie labbra, seduto su di me, muovendosi adagio in una danza tanto sensuale che non avrei mai potuto immaginare. La mia eccitazione è tale che quasi mi fa l’erezione che avevo. Si muove sempre più in fretta, un ritmo sempre più frenetico. Un piacere sempre più forte. Comincio a gemere forte, senza riuscire a trattenermi. Anche dalle sue labbra, a volte, scappa un gemito di piacere. Continua a far entrare e uscire il mio cazzo da lui. Sto per venire. Sto venendo. “Domenico io…”. Non ebbi il tempo di concludere la frase. I colpi si fecero più intensi, più forti. Lui si abbassò nuovamente verso di me. Mi baciò il collo, salì sul mento e poi nuovamente sulle mie labbra. Più feroce di prima, più eccitato che all’inizio, più vorace di me di sempre. Io non resisto più. Mi inarco dando io stesso l’ultimo colpo, affondando il più possibile dentro di lui. Sborro dentro di lui, in un attimo di pace assoluta, di piacere di tutti i sensi, in un momento perfetto. Si corica accanto a me, dandomi ancora qualche bacio fugace. Io ero esterrefatto da quello che avevo appena provato. Mi segavo praticamente tutti i giorni ma questo non aveva nulla in comune, non si poteva minimamente paragonare a quello che avevo appena provato. La mia testa vuota, il mio corpo soddisfatto. Per fortuna solo un pensiero mi balzò alla testa, un pensiero che speravo Domenico avrebbe apprezzato. Ripresi il suo membro nella mia mano. Era lungo, dritto, bello, perfettamente duro. Riempiva completamente la mia mano. Cominciai a segarlo. Prima lentamente poi sempre più veloce. Lo baciai. Lo sentii gemere sulle mie labbra, sempre di più. Stavo riuscendo nel mio intendo e lui stava apprezzando. Sento che comincia a mancargli il fiato, respira sempre più affannosamente. Ci siamo quasi. Cominciai ad andare più veloce che potevo e, di li a poco, senza alcune preavviso, dei fiotti bianchi vennero spruzzati da quel bellissimo cazzo. Tornai coricato accanto a lui. Ci scambiammo ancora qualche coccola, poi mi addormentai abbracciato a lui.
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    Io lo conosco perchè ho guardato 'Mommy' ma non per nome.

    Come regista non lo conosco ma se tutti i film sono belli come 'Mommy' penso che guarderò tutti i suoi film!

    Anche se a volte un po' mi ha spiazzato il film mi è piaciuto dall'inizio alla fine.

    Vi aggiornerò se guardo gli altri!! ciaoo
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    Ehilà!! com'è poco trafficata questa zona del forum! raccontate qualcosa di voi, visto che siamo vicini vada male che ci conosciamo!! :D:D

    ciaooo
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    Ma la pagina è nuova! :D mi sono perso qualcosa... :o: :o: ;)

    comunque, anch'io piemontese! provincia di Asti ;D
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    qualcuno sa qualcosa della 7 stagione??

    CITAZIONE (Mayal20 @ 16/1/2014, 14:48) 
    C'è la scena di questo episodio che mi ha quasi commosso per la genuinità che ha. Chi non vorrebbe una reazione del genere?

    www.youtube.com/watch?feature=play...p__IgTp6Q#t=439

    (se non si apre già al punto, è dal minuto 07:19 )

    Spettacolare ahah :D
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    Telefilm spettacolare... L'ho visto un po' di tempo fa ma lo ricordo perfettametne. Da guardare assolutamente :lol:
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    davvero molto bello! in queste poche righe hai riassunto quello che molti giovani vorrebbero trovare facendo festa con gli amici! complimenti!! :lol:
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    ahahaha scusate!! :gnamgnam.png: :gnamgnam.png: :gnamgnam.png: vmq non sono proprio due anni dai! XD nel fine settimana dovrei pubblicare il resto... sperooo!
253 replies since 31/8/2012
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