Gay Boys Reloaded

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    Secondo me è la realtà 😜
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    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Io e la mia migliore amica stavamo, come ogni estate, a prenderci il caffè freddo in un bar qua vicino. Lei più grande di me di qualche anno. Suo fratello, più piccolo di lei di due anni, è ballerino. Un bel ragazzo, non c’è che dire. Solo che lavora in pianta stabile fuori, ormai. Viaggia per l’Italia, a volte per l’Europa, altre volte ancora per il mondo. Un gran bel ragazzo, ma non esattamente il mio tipo. A me piacciono molto i twink, più giovani di me glabri o con appena qualche peletto.
    “Sai Lore, oggi pomeriggio in aeroporto arriva Marco”, mi disse lei. “Ma dai?” risposi io, “E quanto sta?”. “Qualche giorno. Scende con Francesco. Stasera andiamo a fare un apericena, ti andrebbe di venire?”. Ovviamente dissi di sì. Ogni tanto che si può scheccare tra amici resto a casa?

    Nel pomeriggio rimango a lavorare, pensando a tante cose. La mia testa vagava: non facevo nulla da mesi ormai, ero tornato vergine… il fratello di Anna è un bel ragazzo, ma è passiva anche lui… fosse per lo meno versatile! Mentre pensavo queste cose, andai a sbirciare il suo Instagram. Oh mio Dio! Foto da modello, quasi da pornodivo! E con un costume che mette in risalto un pacco enorme! Fui colto da una voglia tale da dovermi segare in bagno al lavoro!

    Giunse la sera. Mi lavai, mi misi in tiro ed andai in centro all’appuntamento. Già c’era Francesco, e ci mettemmo subito a chiacchierare e scheccare inter nos. “Allora, sei stato ad Amsterdam? E dimmi che hai fatto là in questa settimana?” chiesi io. “La troia” rispose lui ridendo e mostrandomi le foto delle sue conquiste notturne. “Ma beata te che trovi cazzi di bonazzi giovani anche inciampando in un ospizio! Io qua non ne trovo uno neanche a pagarlo tra un po’!”. E ci mettemmo a ridere entrambi. Parlando del più e del meno si erano fatte quasi le dieci e mezza, ed arrivò Lorenzo. Ed io là: OH MY GOSH! Se il mio cazzo avesse potuto parlare avrebbe intonato a squarcia gola l’inno alla gioia! Dovevate vederlo: un bonazzo trentenne, capello all’indietro castano, occhi da cerbiatto, viso squadrato, labbra carnose di un rosa pastello, mento squadrato, maglietta blu scura con scollatura abbastanza ampia da intravedere la muscolatura naturale sotto il corpo (e la maglietta che lasciava vedere la tartaruga non troppo pronunciata), giubbino sulle spalle e jeans neri aderentissimi. Arrivò così. Io là a fissarlo come un pesce lesso, mentre Francesco che mi disse “Guardala la diva, fa tutta Madonna ahahahah”. Appena arrivato mi salutò come sempre con un abbraccio (ragazzi, CHE PROFUMOOOOOO). “Raga c’è un problema. Anna non sta benissimo, quindi non viene stasera”. “Cazzo Lore, potevi avvisarci! A quest’ora dove lo facciamo sto apericena?”, disse Francesco. “Raga, calmi. Possiamo fare una roba molto easy”, intervenni io, “Ce ne andiamo da me, tanto sotto casa ho il Carrefour H24. Prendiamo due robe da mangiare, preparo al volo. Qualcosa da bere e si viaggia”. “Si dai, facciamo così” disse Francesco. “Si però che palle, na volta che arrivo in sta città e voglio uscire. Va beh, stavolta va bene. Tanto è colpa mia, quindi accetto”.

    Andammo a fare la spesa. 10 euro per il mangiare pasta e 70 euro di alcool: due bottiglie di vino, 12 birre da 66 cl e 3 bottiglie di vodka al caramello. Cazzo, pensai, vogliono ubriacarsi malissimo! Menomale che ho una stanza con due letti liberi.
    Salimmo a casa mia. Mi misi a preparare una carbonara che fece furore. Nel frattempo finimmo le due bottiglie di vino insieme alla pasta e ci mettemmo a parlare. Nel frattempo, iniziammo con la prima bottiglia di vodka al caramello. Mentre parlavamo, ed eravamo già un po’ brilli, a Lorenzo viene l’idea di vedere un film in streaming. “Va bene Lore, che vediamo?” “Vediamoci Spiderman Homecoming. L’attore è bonissimo”, disse Francesco. “No, per favore. Sto ragazzino non lo scoperei neanche con un cazzo finto”, rispose Lorenzo. “Guarda che è bono”, dissi io. “Si, e io sono Rocco Siffredi”, disse Lorenzo.
    Tira e molla, finiamo la bottiglia di vodka e scegliamo il film. Prendo il portatile e lo collego al televisore in salotto. Sullo schermo c’era aperta la sessione di Google Chrome su due pagine. Una era GDR-Italia, un gioco di ruolo meraviglioso a cui partecipo, l’altra era un film porno che avevo visto il giorno prima. “Ebbravo il porcellino! Ma che fai, fai la frocia pure nei giochi di ruolo?” disse ridacchiando Francesco. “Guarda cara che la sono la più frocia. Schecco in continuazione ed ho fatto avere al mio personaggio più ragazzi a letto di quanto non abbia fatto tu finora”, risposi fieramente. “Si, ma tu li hai immaginati. Io li ho presi, succhiati e bevuti realmente”, ribattè lui. Cazzo, m’ha fregato.

    Mettiamo su sto film, “Love, Simon”. Prendo qualche popcorn e tre birre dal freezer e premiamo play. A metà film prendo altre tre bottiglie di birra, visto che le prime le avevamo finite. Sembravamo degli amici etero davanti ad una partita di calcio, credetemi (e lasciatevelo dire da uno che ama il calcio e che spesso ha visto i posticipi serali con gli amici – etero – tracannando birra ghiacciata).
    Alla fine del film restiamo un po’ là sul divano. Pieno luglio, c’era un caldo sfibrante. Per di più, con l’alcool il caldo era insopportabile. “Marco, scusami ma devo togliermi la maglietta perché sto sudando troppo, sarà la birra”, disse Lorenzo. Non mi creai problemi a dirgli subito si. Appena se la tolse, mi venne duro: fisico perfetto, totalmente glabro a trent’anni con una muscolatura naturale non esagerata ma che era veramente uno spettacolo. Lui notò che lo fissavo e rise un po’ imbarazzato: “Ma che, per caso ti piaccio?”. “Onestamente ora mi metterei in ginocchio davanti a te” risposi in balia dell’alcool. Francesco scoppiò a ridere, io divenni rosso e Lorenzo mi disse: “Va beh, prendi l’altra bottiglia di vodka”.

    Erano le due passate. Eravamo tre ragazzi gay ubriachi che stavano spettegolando e parlando di tutto e di più. Si parlava di pratiche sessuali preferite, provate o da provare. “Qual è il tuo sogno erotico?” mi chiese Francesco. “Onesto?”, dissi io, “Ho sempre desiderato fare una threesome con tanto di pioggia dorata”. “Ma dai, sei serio? Allora passa le altre birre che ti annaffio io”, rispose Francesco ridendo in maniera molto rumorosa. “Ma dai, Franca. Sei passiva pure tu! Come mi scopi? Ma per favore”, risposi io ridendo. “Io no. Però le pompe me le faccio fare, e mi piace innaffiare i miei adoni. E poi Lore è versatile, vero Lore?” disse Francesco. “Sta’ zitta Franca, sei ubriaca e pazza”, disse Lorenzo. “Ma dai. Non scopi da due settimane, quindi sei pure bella carica…”. Nel frattempo, vedo Francesco avvicinarsi a Lorenzo e stampargli un bacio sulle labbra. Poi, con la mano, fa cenno a me di avvicinarmi. A quel punto mi misi a baciarlo pure io. Mentre baciavo Lorenzo, Francesco si mise in piedi sul tavolo ed iniziò a fare la pipì su me e Giuseppe. Non me l’aspettavo. Giuseppe mi disse di aprire la bocca, che sarebbe finito presto. Praticamente ci inzuppò, e non vi dico le condizioni del pavimento! Appena finì, scese dal tavolo e ci disse di andarci a sciacquare in bagno, che alla cucina-soggiorno ci pensava lui.

    Andammo in bagno io e Lorenzo. Ci svestimmo fino agli slippini e mettemmo tutto in lavatrice. Il tempo di sciacquarci la faccia e tornammo in cucina. Ma Francesco non c’era! C’era un biglietto sul tavolo: ME NE SONO ANDATO DAL TUO VICINO, VOI DUE CONTINUATE SENZA DI ME. LE BIRRE FINITEVELE. MARCO, HO PRESO LE CHIAVI, COSI’ RIENTRO DOPO “Che stronzo, mi ha incastrato” disse Lorenzo, “Ora sono eccitato”. “Se vuoi mi occupo io di te”, dissi io.

    Mentre glie lo dissi, mi avvicinai al suo viso, gli diedi una carezza e lo baciai. Continuammo in quel bacio per un paio di minuti. Le nostre labbra prima e le nostre lingue poi si avvinghiarono. Appena ci staccammo, lo fissai in quegli occhi da cerbiatto spettacolari. Ero in totale balìa sua. Abbassando un attimo lo sguardo, vidi che il suo cazzo già faceva capolino dal suo slip nero. Mi inginocchiai dinnanzi a lui, baciandogli pian piano il petto, poi la tartaruga, l’ombelico fino ad arrivare alla cappella. Sapeva tutto il suo corpo ancora dell’urina di Francesco. Me ne fregai. Ero là, ormai tanto valeva cercare di fare bingo!

    Gli massaggiai il pacco da sopra gli slip neri con la mano, mentre la mia lingua leccava la cappella leggermente sporgente dallo slip. Iniziò a mugolare, ma dopo un po’ mi disse di fermarmi. Mi fermai di scatto e lo fissai. Mi fece gesto di no, col dito. Capii che non ne sarei uscito facilmente. Andammo in bagno, nella vasca. Mi fece mettere dentro in ginocchio. Entrò anche lui, dopo aver chiuso il tappo della vasca, ma rimase in piedi. Si abbassò leggermente lo slippino e mi puntò il cazzo in faccia. “Apri la bocca”, mi disse, “che ti faccio un po’ di sciacqui”. Iniziò con un getto fortissimo. Il gusto era meno acre di quella di Francesco. Ero là, a farmi docciare integralmente da lui. Qualche getto mi ordinò di berlo, ed io ubbidii. Appena ebbe finito lui, si mise in ginocchio lui e mi disse di alzarmi e fare la stessa cosa a lui. Lo feci senza mezzi termini. In due scaricammo poco più di due litri di pipì l’uno sull’altro. Appena ebbi finito, mi prese di peso e mi portò di nuovo sul divano, baciandoci. I nostri intimi li avevamo lasciati in vasca ormai. A quel punto mi puntò il cazzo in faccia. Per lo meno 21 centimetri di scettro di carne. Non aspettai altro. Iniziai una pompa con vigore e voglia (dopo che uno non vede un cazzo vero per mesi, direi che è il minimo!), e i suoi mugolii erano profondi e sonori.

    E più pompavo, più quel cazzo sembrava ingigantirsi. Almeno dieci-quindici minuti di pompino. Mi godevo quel cazzo come se fosse uno scettro. Ad un certo punto, senza avviso, Lorenzo mi scaricò una dozzina di fiotti di sborra in bocca. Un bel po’ la ingoiai, ma parte mi colò dalla bocca. A quel punto, estratto il cazzo dalla mia bocca, lo usò per spalmarmi nel resto del viso la sborra residua. A quel punto mi si avvicinò e schioccò un bacio dolcissimo. Poco dopo si chinò lui ed iniziò a stantuffarmi con la bocca il cazzo. Venni in neanche cinque minuti ma parecchio. Lorenzo bevve tutto.

    Finita la pompa, si alzò, prese due birre dal freezer, me ne passò una, si risedette accanto a me e mi abbracciò. Tra un bacio e l’altro bevevamo sorsi di birra gelata. Nel frattempo, nudi entrambi, sentimmo scoccare la serratura. Era Francesco. “Beh? Ancora così state? Ho preso altre sei birre e i cornetti per la colazione!” disse Francesco entrando. “Stronza appoggiali sul tavolo e passa il mocio sul pavimento”, disse Lore. “Franca, già che ci sei, spogliati pure tu che facciamo quella cosa dopo”, aggiunsi io.
    Finimmo le nostre due birre ghiacchiate, ed a quel punto ci raggiunse Francesco che si era nel frattempo spogliato tutto, con la bottiglia della vodka ed altre tre bottiglie di birra. Finimmo la vodka in pochi minuti, poi fu il turno delle altre birre gelate. Erano quasi le quattro del mattino. Eravamo là, ubriachi e nudi. Ad un certo punto, Francesco si alza e dice “Ragazzi, ora voglio anche il mio round!”.

    Ci alzammo, andammo verso la mia vasca da bagno. Ci mettemmo dentro, e stavolta avevo due cazzi puntati in faccia: partirono entrambi insieme, con Lorenzo che, ad un certo punto, fece il giro e continuò contro il mio sedere. A quel punto, senza dir niente, finito lo scarico, entrò di botto. Mi mancò l’aria: non me l’aspettavo, inizialmente provai un male cane ma mentre avevo questo dolore Francesco continuava a scaricarmi pipì sul viso ed in bocca, con la conseguenza che bevvi anche un po’. “Tranquilla, la pipì è sterile”, disse.
    Mentre Lorenzo iniziò a cavalcarmi col suo cazzo, Francesco mi infilò il suo in bocca. Mi ritrovai così come quasi un pollo allo spiedo, infilzato da una parte all’altra. Lorenzo stantuffava, ed il dolore divenne presto piacere. Francesco mi faceva mancare l’ossigeno per come mi scopava la bocca. Non l’aveva enorme, circa 16-17 centimetri, ma lo usava con molta foga.
    Dopo poco, Francesco estrasse il suo cazzo. Pensai che volesse venire o volesse darsi il cambio con Lorenzo. Lore mi fece sdraiare su un fianco e lui si girò, rimanendo su un fianco, guardandomi viso a viso ma rimanendomi dentro. Una volta passato così, mi disse “Baciami e continua a baciarmi per un po’”. Non capii, ma a un certo punto prese di forza la mia testa, la avvicinò alla sua e mi baciò. In quel preciso momento, Francesco entrò di forza col suo cazzo nel mio culo ed iniziò a stantuffare in sincrono con Lorenzo. “Bella la passiva che ti scopa eh?” disse ridendo Francesco. Io provavo un misto di dolore lancinante e piacere unico. Ne avevo due dentro. Due ballerini fighissimi, con il più porco dei due che mi baciava e fissava negli occhi.
    Cavalcavano tutto il tempo. Sentivo anche delle scossette quando una delle due cappelle arrivava a toccare infondo. Ero in loro balìa.
    Quindici, forse venti minuti anche così. Dopo questi venti minuti passati su un fianco, entrambi uscirono e mi sentii immediatamente vuoto. Dopo essere usciti, si misero davanti a me e mi scaricarono in faccia ed in bocca un’infinità di fiotti. Altri otto-dieci Lorenzo, sei-sette invece quelli di Francesco ma molto più pieni. Mi sentivo un muro al cospetto di un imbianchino. A quel punto, si inginocchiarono loro e mi baciarono. “Ora tocca a te”, disse Lorenzo. Cercai di mettermi in piedi, e da lì venni subito sulle loro splendide facce. Pochi fiotti, onestamente. Ma fortissimi. Scaricatomi, iniziarono i due a leccarmi il cazzo ed a leccarsi in volto per cercare di racimolare un po’ di miei umori. Quel “lecca-lecca”, però, mi stimolò e mi scappò anche la pipì, che scaricai addosso a loro. Lorenzo si fece solo la doccia, Francesco invece bevve. Appena finito, i due si misero in piedi, mi fecero distendere nella vasca e scaricarono ancora anche loro tutta la birra filtrata dai reni che avevano in corpo. Finito ciò, si distesero accanto a me e, mentre Lorenzo mi baciava, Francesco aprì l’acqua ed azionò l’idromassaggio.

    Rimanemmo lì un’altra mezz’ora abbondante. Verso le sei guardammo l’alba insieme. A quel punto facemmo colazione e, ben asciutti, ci rivestimmo. Quando ci salutammo, Lorenzo mi disse “Non credere che questa sia l’ultima volta. Anzi è la prima di tante. Ma mi raccomando, con mia sorella: sborra in bocca!”. Ci mettemmo a ridere entrambi, ci baciammo io e lui, poi io e Francesco e ci salutammo, dandoci appuntamento per un’altra sera. Fu così che il fratello della mia migliore amica divenne il mio più grande scopamico-scopatore, prima di sposarci.

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    Era estate, il ponte di ferragosto. I miei amici ed io, dopo un anno sparso in varie città d’Italia e d’Europa, decidevamo sempre di vederci e dedicare solo a noi una settimana. Eravamo quattro amici, di cui due gay. Tutti single, per scelta o da poco. Io avvocato ventisettenne, uno dei più giovani (e fortunati) d’Italia, Giuseppe un ballerino dal corpo perfetto, Davide un calciatore mulatto di serie C, e Francesco un cubista da sballo.
    Eravamo amici da anni, ormai, e visto che i nostri lavori ci portavano sempre fuori Milano, ogni anno ci vedevamo e decidevamo di passare una settimana insieme con i nostri rispettivi partner, se ce ne fossero stati. Quell’anno eravamo tutti single, e decidemmo una meta più o meno esotica. Trovammo una villetta con piscina in Sicilia, a pochi chilometri da Palermo: era circondata da palme ed aveva un prato all’inglese e delle siepi che evitavano che qualsiasi cosa si vedesse dall’esterno. La villetta era a due piani, con il piano di sotto con cucina, salotto ed un bagno, e poi le scale portavano ad un secondo piano, con due camere da letto, un bagnettino piccolo ed una jacuzzi. 400 euro per una settimana in quel piccolo paradiso ci parse regalato.
    Il primo giorno passammo praticamente tutto il giorno in piscina, con i costumi e certe pose che lasciavano ben poco all’immaginazione.
    “Giuseppe, la smetti di farti quelle cazzo di foto?”
    “Marco finiscila vah. Fatti un appello!”
    Giuseppe era l’unico gay oltre me nel gruppo, e ci conoscevamo da sempre.
    Il secondo giorno, forse per il caldo e per la pressione, iniziavo ad avere strane allucinazioni. Infatti dopo mezz’ora di piscina, presi il mio portatile ed andai nel soggiorno a lavorare. Volevo nascondere la mia erezione, che non passava anche solo sentendoli. Quella sera, per il caldo e le situazioni che c’erano state, rimasi alzato ed andai avanti a scrivere e bere. I pensieri mi turbavano, mi tormentavano. I tre giorni successivi passarono così, con le temperature che salivano e con me che andavo avanti così. I pensieri che facevo mi rendevano impossibile avvicinarmi ai ragazzi. Me li sarei fatti tutti, uno per uno. E dormivamo tra l’altro tutti nella stessa stanza, e la cosa mi rendeva difficile anche solo avvicinarmi al mio letto.
    Il sesto giorno era ferragosto, ed era l’ultima notte che avremmo trascorso insieme là. Ero deciso a godermi almeno quella nottata e quei due giorni a bordo piscina. La mattina, Giuseppe e Francesco andarono a fare un giro, mentre Davide restò a letto e io rimasi in piscina. Ero là a rilassarmi con il mio whisky accanto, quasi mi stavo addormentando, ma un rumore sordo mi fece trasalire. C’era Davide che si era svegliato e si era tuffato in acqua appena sveglio, tutto nudo. Ancora aveva visibile l’erezione mattutina: una cosa immensa! Saranno stati 19-20 centimetri, e non era del tutto eretto. Io arrossii a vedere quella barretta di cioccolato al latte. Lui uscì dall’acqua, si mise nella sedia sdraia accanto alla mia come nulla fosse e prese un sorso di whisky.
    “Allora, Marco, hai finito coi compiti estivi?”
    “Mah… si… direi di si” dissi io imbarazzato.
    “Beato te che non hai pressioni oltre a quelle lavorative. Io al di là del lavoro, mi sono lasciato da un mese e non mi sfogo da quando Gloria mi ha piantato”.
    “Capita, purtroppo. Ti sembra che io mi sfoghi spesso?”
    “Ti ho visto in questi giorni. Sei eccitato ed imbarazzato pure in questo momento. Ma non lo dici”
    Tacqui per la vergogna.
    “Ti vergogni? Io ho bisogno di una bella sfogata e tu fai la fichetta santa?”
    “Davide! Ma sei impazzito? Sei etero e sei mio amico”.
    “Sotto le docce non hai idea di quanti culi ho sverginato”.
    Non sapevo che dire. Intanto il mio cazzo pulsante faceva capolino dallo slip,
    “Marco, non sono gay. Però ad un bel ragazzo non dico mai di no”.
    Si alzo, mi prese di peso e mi scaraventò in piscina, poi si tuffò anche lui.
    “Avanti, non rompere le scatole, non scopo da un mese”.
    Il pudore ben presto cedette posto all’eccitazione. Lui si strusciava sul mio sedere, che ormai era scoperto, con lui che mi teneva contro un lato della piscina. Ad un certo punto mi sussurrò “Usciamo, voglio farti assaggiare il cioccolato”. Mi venne un urlo godereccio “Siiiiii!”.
    Usciti dalla piscina, si distese sul prato e, allargando le gambe, disse sontuosamente “Fammi vedere perché Giuseppe dice che fai pompini divini”. Mi chinai ed iniziai a spompinarlo pian piano, poi sempre più forte. “Figa fai piano, così mi fai sborrare subito, e voglio ancora il tuo culo”. Ma ebbe appena il tempo di dirmelo che mi inondò bocca e faccia di sborra. Proprio in quel momento stavano entrando i ragazzi.
    “Davide! Marco! Che cazzo fate?!” irruppe Francesco.
    “Vieni a provare la boccuccia di questa troietta, è fantastica l’avvocatessa”, rispose Davide che poi, rivolgendosi a me, disse “Dai, che oggi il cioccolatino ti farà divertire”.
    Neanche il tempo di finire la frase e Giuseppe, vedendoci nudi e vedendomi ricoperto di sperma, soggiunse “Se volevi un po’ di cazzo, bastava dirlo amore”.
    Vidi Giuseppe spogliarsi del tutto col cazzo già in tiro, con Davide che era andato a spogliare Francesco ancora incredulo. Iniziai nel frattempo a limonare con Giuseppe sussurrandogli “Ho sempre sognato un momento come questo”. Nel frattempo anche Francesco iniziava a smollarsi, dietro gli incitamenti di Davide che diceva “Vai tranqui, questo qua ti farà godere più di quella troia della tua ex, parola mia”. Così mi ritrovai, ancora bianco della sborra secca in viso di Davide, a succhiare altri due cazzi, mentre Davide stava lì a guardare la scena ed a menarsi. Dopo che mi inondarono entrambi la gola di sborra che sistematicamente ingoiai, mi fecero mettere a pecorina. Ormai ero in balia loro, parlavo come se fosse una scolaretta in un porno etero con Rocco Siffredi. Appena Davide mi chiese “Sei pronta per prendere tre trapani?” io dissi senza controllo “Siii, sfondatemi, scopatemi in tutti i modi, voglio essere vostro fino a che non partiamo da qui!”
    Davide non aspettò due volte e mi inculò senza preavviso, strozzandomi un urlo in gola. Sentire i sui 23 centimetri nelle viscere mi mandava in paradiso. Col suo stantuffare mi stava facendo godere come mai prima. Nel frattempo succhiavo gli altri due siluri a Giuseppe e Francesco, coi loro cazzi che erano diventati nuovamente marmorei. Ad un certo punto vidi solo Francesco davanti a me. Mancò poco perché capissi cosa stesse per fare Giuseppe: sentii un calore ed urlai come mai prima d’ora. “Aaaaaaaaaaaaah Dio siiiiiii! Daiiiiii!”. Ne avevo due dietro, mai fatto prima. Cazzo, due ragazzi dentro di me che mi stavano sbattendo come mai prima. Ad un certo punto uscirono, Davide si mise sotto di me e mi baciò, poi vidi passare dietro Francesco. Ma non avevo idea ancora. Bastò un commento di Davide per farmi presagire il peggio: “Non c’è due senza tre, cara la nostra troietta”. Sentii tre cappelle pressare e forzarmi. Ormai ero spanato, e prima che urlassi, Davide mise una mano dietro la mia nuca e mi baciò. Avevo i miei tre amici dietro.
    Mi stantuffarono per mezz’ora così, dopo di che uscirono. Io ero sfinito, ma mi misi in ginocchio per ricevere il loro seme. E così fu: tre cazzi pieni di sborra puntati sulla mia faccia che mi inondarono. Sembravo babbo natale, ero ricoperto dalla sborra degli amici che ho sempre adorato. Giuseppe nel frattempo prese a spompinarmi per sdebitarsi, e anche lui si riempì la faccia della mia sborra, per chiudere con un bacio.
    Ero ancora estasiato, e ci tuffammo tutti nudi in acqua.
    “Brava, sarai la nostra troietta estiva d’ora in poi”, disse Davide.
    Io mi ero appena ripreso, e bracciata dopo bracciata, mi avvicinai a Davide.
    “Va benissimo, ma ora tocca a te”, gli sussurrai alle spalle prima di sbatterlo all’angolo. Il mio cazzo era appena tornato in tiro e senza farmelo ripetere due volte lo infilai dentro il buchetto di Davide, che pensavo vergine. Entrò come burro, con mia somma sorpresa!
    “Non eri etero?” gli dissi mentre me lo scopavo
    “Sotto leeee… docce capi…capita di farsi scopare… non è maaaaa…oooh…. Male”. Replicò.
    Francesco era dall’altro lato ancora shoccato ed eccitato, e Giuseppe lo vide.
    “Ora tocca a te!” Urlò Giuseppe dirigendosi su Francesco che, malgrado si dimenasse, si lasciò penetrare. Li scopammo per un po’, poi uscendo dall’acqua, li ricoprimmo della nostra sborra, per poi inginocchiarmi e sborrare loro su di noi.
    Da allora, Francesco e Davide rimasero single e ci vedemmo ogni volta che fosse possibile. Ma quella settimana divenne il nostro punto di sfogo: ogni settimana estiva programmata doveva essere solo per noi, per divertirci ed essere ognuno la troia degli altri.
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    Mi ero trasferito da un paio di mesi a Toronto, per cercare di cambiare vita. In Italia non avevo più futuro, vivevo da solo e mi ero stufato di non avere nessuna prospettiva. Avevo ricominciato dal basso: ero riuscito a farmi assumere come segretario di uno studio legale dell’Ontario. Anche se avevo difficoltà con il francese, riuscivo benissimo a parlare e scrivere in inglese. Spesso scendevo a little Italy per cercare di conoscere qualche conterraneo, ma nessuno: sembrava che tutti gli italiani che vivevano a Toronto si fossero volatilizzati, perfettamente mimetizzati con i canadesi. Trascorrevo quei giorni da solo, non ero neanche più contattato dai miei amici e conoscenti italiani.

    Un bel giorno ricevo un messaggio su Instagram: era lui! Il ragazzo che adoravo ed a cui ancora non avevo detto di amarlo, che si era fidanzato. Alberto, di qualche anno più piccolo di me, un ragazzino peperino che adorava la moda e che intesseva abiti meravigliosi, a metà tra un sarto ed uno stilista. Era lui! Non ci credevo!

    - Ciao Marco! Non mi caghi più eh? Ora sei diventato canadese e ti fai i canadesi!
    - Alberto!!! Ciaooo! Ma quando mai! Qua è un mortorio…
    - Davvero? Palleeee…
    - Perché?
    - Voglio trasferirmi anch’io… ma se là c’è la noia, che vengo a fare?
    - Intanto vieni, ti fai una vacanza e poi decidi se stare. Tanto un letto l’hai sempre, lo sai 😉
    Ma che cavolo gli ho scritto? Va beh, tanto non accetterà mai, pensai.

    - Va bene, ma i voli costano un casino!
    - E te lo regalo io il biglietto! Fatti il passaporto, fatti un visto per vacanza, di due mesi. Tanto che devi fare luglio ed agosto?
    - Va beh, fallo, il passaporto l’ho già. Vengo, ma mi puoi ospitare tu? Sicuro?
    - Vai tranquillo, dai te lo cerco subito
    - Oddio grazie! Grazie mille sei un tesoro! Quando preparo la valigia?
    - Preparala per dopodomani!
    - Tu sei pazzo!
    - Si sono pazzo! Sbrigati dai!
    Ma che cavolo ho combinato!? Non ci credevo. Mi misi a cercare voli dall’Italia. Madonna che prezzi… 1200, 1000, 1100… aspetta! Questo è a 580 euro! Ordino subito! Ma 14 ore di volo… vediamo… pieno di scali! Palermo Roma, Roma Londra, Londra Toronto. Va beh, anche se odierà, posso prendergli solo questo.

    - Preso! Parti domani sera alle 22:15 da Palermo, arrivi a Toronto dopodomani alle 12:40. Ci sono un po’ di scali ma è l’unico che ho trovato (bluff clamoroso)
    - Non è un problema. Grazie sempre!

    Non vedevo l’ora che arrivasse quel venerdì. E così fu: arrivò quel venerdì e lo andai a prendere in aeroporto. Quanta tensione! Appena lo vidi uscire rimasi senza fiato! In foto sembrava Harry Potter, ma di presenza sembrava una statua greca! Perfetto, meraviglioso, alto un metro e settantatrè circa, gambe sottili, sorriso meraviglioso, tra le dita una sigaretta, neanche un segno di barba in volto, chioma mora. Stavo impazzendo! Ma mi trattenni, ho aspettato che lui mi vedesse e mi avvicinai.

    Prendemmo subito un taxi ed arrivammo a casa.

    - Vuoi farti una doccia? – dissi io
    - Si, ne ho di bisogno assolutamente! – rispose lui
    - Allora non posso aiutarti. Qua ho solo una vasca idromassaggio
    Mi guardò, scoppiammo a ridere.
    - Mi accontento dai!
    - Il bagno è là.

    Andò, si fece un bel bagno e poi si rivestì. Passammo tutto venerdì a casa a raccontarci delle nostre vite, mentre il sabato lo portai a visitare Toronto. Era estasiato! Per cena mangiammo a Little Italy. Mi sembrava fossimo solo io e lui.

    La giornata corse veloce, ed arrivammo a casa verso le 10 e mezza, distrutti dall’interminabile passeggiata. Vasca idromassaggio, noi due ubriachi e Lady Gaga e Britney Spears alla TV. What else? Proprio da clichè! Eppure, per quanto assurdo, ci trovammo là a lavarci, ad asciugarci canticchiando quelle canzoni. Dopo un po’ misi un cd di canzoni che piacevano ad entrambi. Tranquilli ci adagiammo a letto.
    - Sincero, perché sei voluto venire in Canada?
    Ma perché gli ho fatto questa domanda? Lui si corrugò in viso
    - Ho fatto coming out. Mia madre non mi vuole più parlare, mio padre mi ha cacciato fuori casa ed ha chiesto ai genitori dei miei amici e delle mie amiche di non accogliermi.
    Si mise a piangere. Lo abbracciai e gli dissi:
    - Su, dai! Sei qui, ora! Non possono farti niente di male!
    - Mio padre mi ha augurato di morire!
    E scoppio in un pianto disperato.
    - Lasciali stare! Ora sei qui: cambia vita! Lunedì andiamo all’ambasciata e chiedi un visto permanente, come ho fatto io.
    Mi fissò, sorrise e mi disse:
    - Se non ci fossi tu, sarei perso. Mi volevo uccidere!
    Lo guardai
    - Non dire queste stronzate! Fatti una vita qua, ora
    Mi fissò anche lui e mi baciò.

    Nel giro di cinque minuti stemmo uno abbracciato con l’altro baciandoci. Due corpi praticamente nudi ed umidi uno contro l’altro. Due ragazzi ventenni che stavano unendo le loro labbra per asciugare le loro lacrime. Ad un certo punto, senza neanche accorgermene, mi trovai la sua mano sul pacco.
    - Ma cosa fai Alberto!
    - Ho desiderato farlo da una vita, Marco. Non ho mai avuto nessun ragazzo… neanche carnalmente
    - Alberto… devo confidarti una cosa: io ti amo. Ti ho sempre amato…
    Quella frase lo fece sorridere di nuovo, e riprendemmo a baciarci.
    Pochi minuti perché poi la mano cessò di palparmi. Ed Alberto iniziò ad abbassarsi. Con le labbra, iniziò a baciare la mia cappella. Poi pian piano iniziò a prenderlo in bocca. Mio Dio! Anche se era inesperto, ci sapeva fare! Mugugnavo e godevo come un pazzo! Dopo un po’ iniziai anch’io a fargli un pompino, ritrovandoci nel più classico 69. Succhiava in continuazione e sempre più velocemente, stavo impazzendo! Mi staccai dal suo membro e iniziai a giocare col suo ano completamente chiuso. Prima lo umettai un po’ con la lingua, e gemette senza troppi ghirigori. Poi pian piano iniziai ad affondare un dito con molta delicatezza. Era bollente e strettissimo! Quando riuscì a forzare la sua serratura con un dito, ci presi gusto e ne infilai un altro, poi un altro ancora, sempre con l’accortezza di lubrificare il buchetto. Lui si era ormai staccato e gemeva senza ritegno.
    - Mettilo dentro! Tutto dentro! Ti voglio dentro di me amore mio!
    Non me lo feci ripetere due volte: preservativo, lubrificante e poi, lentamente, iniziai a penetrarlo. Appena infilai la cappella stava impazzendo dal dolore, mi fermai finché gli passasse il bruciore. Poi pian piano continuai ad entrare. I suoi mugugni di dolore furono cambiati in ansimi di godimento. Iniziai piano a stantuffare e raggiunsi una velocità media in cui lui inizialmente sembrava godere.
    - Mi hai sempre desiderato e mi scopi come una mammoletta? Fammi tuo!
    Cazzo, diceva sul serio? Va bene, ora gli faccio vedere io! Lo presi per i fianchi ed iniziai a scoparmelo violentemente. Iniziò ad uscire del sangue e mi preoccupai.
    - Come va? Ti sta bene?
    - S…si continuaaaaa cosiiii
    Lo prendo in braccio, ci alziamo, lo sbatto contro il muro e continuo a scoparmelo di brutto. Godeva in una maniera bestiale, ed io non ero da meno. Lo stavo violentando e sentivo il cazzo che scoppiava. Dopo un po’, dovetti uscire: stavo per venire. Lui non si reggeva in piedi, allora lo scaraventai sul letto. Mi misi all’altezza della sua faccia e iniziai a venire. Naso, guance, fronte, collo, labbra, persino in bocca: dodici-tredici fiotti lo invasero. Lui ancora gemeva, si stava segando, allora presi il suo posto: lo segavo e, appena stava per venire, mi misi con la faccia contro il suo cazzo e presi tutto il suo seme. In viso ed in bocca. Anche lui venne parecchio. Esausti, ci buttammo fianco a fianco sul letto. Tutti sporchi e sudati. A quel punto si voltò, si mise sopra di me e tornammo a baciarci.
    - Ti amo anch’io da quando ti ho visto, pazzo mio!
    Mi riempì di dolcezza quella sua frase. Nel frattempo si era fatta quasi mezzanotte, ci rimettemmo in vasca, ci lavammo e rilassammo, poi nel letto nudi, umidi ed innamorati, addormentandoci abbracciati ed uno contro l’altro.
  6. .

    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSUALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Vigilia di Natale. La neve ormai è ben compatta e rende tutto più candido. Tutto. Tranne me. Ero scuro quel giorno di pomeriggio, perché tutti i miei amici si erano organizzati per passare il 25 dicembre insieme, e mi hanno detto tutto all’ultimo rendendomi impossibile, di fatto, di andare con loro. “Begli amici!” ho pensato. Mia madre e mio padre sapevano che qualcosa bolleva in pentola come ogni Natale, e li ho lasciati sognare (sognando un po’ anch’io). Il pomeriggio loro hanno iniziato a preparare per il pranzo di Natale con tutti i parenti, e mia madre mi chiese se stavo con loro o andavo coi miei amici. “Mamma, che domande fai? Certo che sono coi miei amici! Devo solo vedermi con loro per sapere se ci vediamo già da stanotte o direttamente domani”, le risposi. Ecco, mi ero messo in un bel guaio. Mia madre non si aspettava altra risposta, ed io avevo detto una stronzata. Va bene, pensai, ora vedo di trovarmi un alloggio. Al massimo mi invento un’altra stronzata e domani mattina resto a casa. Va beh, meglio uscire. Andai in un bar vicino l’università. “Hei Dany! Dammi una Peroni da 66”, dissi al barista. “Subito signore!”, sentii dire dal bancone. Era una voce diversa, non era quella di Daniele, il solito barista. Guardai meglio: era un ragazzo più o meno della mia età, sui ventidue anni, occhioni da cerbiatto, capelli castano chiaro con una lieve riga sulla mia destra, t shirt rossa satura e grembiule. Stavo s-venendo. Bevo sta birra e parlo col ragazzo.
    -Come ti chiami?
    -Giovanni, tu?
    -Luca, per gli amici succhiotto
    -Perché succhiotto?
    “Eh sapessi”, pensai… “Ma non posso dirtelo… mi levi il saluto”.
    -Niente, un soprannome idiota dato dai miei amici
    Woo, mi sono salvato in calcio d’angolo. Parliamo del più e del meno. Scopro che è un fuori sede rimasto in città perché hanno interrotto i trasporti, e quindi è a casa solo. “Eh, se vuoi ti faccio compagnia io”, pensai.
    -Senti Luca, hai da fare per stanotte? Domani immagino in famiglia…
    Oh Dio, me l’ha chiesto per davvero!
    -Veramente sono libero domani. Per stasera dovrei solo prendere il pigiama a casa.
    -Ok, allora vieni da me? Non ho voglia di passare il Natale solo… magari con un amico è meglio!
    -Va bene, basta che sei accollativo.
    -Certo!
    -Allora ok!
    Si fanno le otto meno dieci. Giovanni deve chiudere il locale. Afferra due birre da 66 e chiude il locale. Gli do un passaggio in macchina. Prima ci fermiamo da me e prendo il cambio per l’indomani. “Per la notte?” pensai. “Evitiamo. Mi porto solo l’intimo. Preservativi? Nah, secondo me non ci sta”. Basta prendo un paio di boxer, un jeans una tshirt e scendo. Andiamo a fare un po’ di spesa: due fette di carne per stasera, due per domani, tre bottiglie di vodka, due sestetti di lattine di birra. Dritti a casa sua. Entriamo, accendiamo il riscaldamento a palla, prepariamo, mangiamo. Ok, si fanno le dieci e mezza e lui mi chiede:
    -Ti dispiace se mi porto avanti con la doccia? Non voglio festeggiare il Natale ancora sudato.
    -Ok, no problem.
    -Dopo la fai anche tu, così siamo ben puliti per il Natale.
    “Te la faccio io la festa di natale”, ho pensato tra me e me. Lui va a farsi la doccia, ma lascia la porta aperta. Io con la scusa di fare pipì entro in bagno mentre lui si sta infilando in doccia. Ma che bel culo! Qualcosa di meraviglioso! Anche il cazzo niente male! Un bel ragazzo. Mentre entra, cerco di nascondere la mia erezione. Inizia a farsi la doccia e canta Britney Spears. “Work bitch? Troppo da cliché, non può essere vero” penso. Finisce la doccia, esce con un asciugamano che non gli nascondeva molto, tutto nudo e mi dice:
    -La doccia è tutta tua.
    Faccio la doccia e penso. Magari me lo faccio. Anche violentemente. No dai, seriamente. Finisco, mi asciugo e mi metto subito i miei boxer. Esco dal bagno ancora umidiccio con solo i boxer addosso e vedo lui che era in slippini e nient’altro. “O mio Dio”, mi è passato per la testa. Era là seduto sul divano a iniziare la maratona di Teen Wolf.
    -Vieni qui, dai!
    -Un attimo prendo la vodka. Quale vuoi? Caramello, menta o anice?
    -Prendi caramello e menta.
    -Cazzo, bevi parecchio?
    -Sapessi
    Ok, quel sapessi non me l’aspettavo. Prendo la vodka dal freezer, due bicchieri e mi siedo. Iniziamo la maratona insieme. Ogni tanto beviamo un po’, poi lui arriva e si abbraccia a me. Siamo solo al terzo episodio.
    -Guarda quanto sono felici
    -Eh si, vedrai che troverai la ragazza giusta anche tu- gli dico io.
    Si ammutolisce, si stacca e mi dice:
    -Guarda che non mi interessano le ragazze…
    -Che vuoi dire?
    -Che ho voglia di un ragazzo…
    -Ah beh, e allora?
    -Vorrei che quel ragazzo sia tu.
    Si ferma e mi bacia. Ok, questo non me l’aspettavo.
    -Ma sei sicuro?
    -Dai si, sei gay pure tu no? Ti prego, non scarto un pacco regalo da anni ormai…
    Ok, ora sta salendo la temperatura. Mi tocca il pacco carezzandolo dai boxer scivolando fino alla gamba. Riprende a baciarmi, ed io lo abbraccio e lo bacio a mia volta. Ecco, ora siamo uno tra le braccia dell’altro, in un bacio che non sembra avere fine. Ad un certo punto si stacca, mi urta testa contro testa e mi sussurra:
    -Fammi vedere se sei abbastanza perverso per stare con me.
    Ok, vuoi vedere la perversione, ti faccio provare io la perversione tesoro! Gli sorrido, lo spingo schiena sulla seduta del divano, mi porto in avanti e gli strofino il pacco sulla faccia. Lui quasi da schiavetta le lecca e morde. Me le vuole strappare di dosso a morsi. Ad un certo punto coi denti strappa i miei boxer e scoppia fuori il mio cazzo in erezione. Ci adagiò la bocca per iniziare un pompino, ma io preso dall’eccitazione del momento, gli tengo fermo la testa ed inizio a scoparlo in bocca. Fino in gola. Mi guardava tra lacrime e sorriso mentre lo scopavo fino alle tonsille. Poi ho estratto il mio cazzo che era diventato enorme e pulsante.
    -Ora mostrami perché ti chiamano succhiotto.
    Gli sfilo gli slip. Aveva un cazzo turgido meraviglioso. Sarà stato di ventidue o ventitrè centimetri. Mi sono bastati due minuti, forse tre. È venuto immediatamente, ed ha sborrato tanto, nei capelli, in faccia, in bocca, un po’ su di se’.
    -Ora tocca a me divertirmi
    Lo prendo per le gambe e me lo avvicino al cazzo. Ci sputo sopra ed entro di colpo. Giovanni grida. Grida come un ossesso
    -Siiiiiiiiiiiiiii! Oddio dai, scopami come se fossi il tuo primo ed ultimo ragazzo!
    Lo prendo come un ordine. Inizio a scopare a colpi ritmici sempre più calzanti. Ad un certo punto sono uscito, ed ho iniziato ad infilarci le dita. Prima una, poi due , poi tre. Infine il pugno. Poi rinfilo il cazzo. Entravano pure le palle adesso. Scopo in continuazione. Adesso si sono sincronizzati i nostri ansimi, e sento il suo battito cardiaco accelerato. Sto per venire. Esco, lui si adagia con la bocca, ma schizzo ovunque su di lui: capelli, viso, bocca, occhi, orecchio, un po’ sul collo. Alla fine mi ripulisce il cazzo con la lingua, mi avvicina e mi dice:
    -Buon Natale amore mio
    Siamo rimasti abbracciati in quel modo tutta la notte, tutti sporchi di sperma e felici. Da quel natale io e Giovanni stiamo insieme.




    Spero che questo racconto di fantasia vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate <3
6 replies since 16/6/2016
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