La vacanza in montagna

Capitolo 10 Disgusto

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    LEGGENDA GAY

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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSUALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



    ========================================================


    Capitolo 9


    Racconto inventato.


    La mia mano destra, era paralizzata sotto il collo di Alessio. Ecco perché la sentivo intorpidita.
    Le coperte erano bloccate da Ferdinando.
    Chi sa, se il ragazzo si fosse addormentato li sopra o si fosse scoperto per qualche sonno agitato?

    Nel buio, cercavo di ritrovarmi, non ci riuscivo.
    Il braccio destro, intorbidito non riuscivo a muoverlo. Una sensazione orribile, era come se fosse bloccato.
    Con il sinistro, cercavo di recuperare le coperte. Cosi potevo coprirmi, stavo sentendo freddo.
    Ogni volta, che prendevo in mano le lenzuola, non riuscivo a farle risalire. Dopo qualche tentativo mi arresi.

    Decisi che la soluzione migliore era alzarmi dal letto.

    In quel momento, mi sembrò un'impresa sollevare la schiena dal materasso. Ci provavo ma non ce la facevo.
    Così mi presi del tempo. Mi dicevo:

    "calma e rifletti"

    Due cose nelle quali sono negato.

    Sgranai gli occhi con la mano sinistra, la destra era ancora inabilitata. Faticai ma ci riuscì.
    Inizialmente vedevo nero, poco dopo iniziai a definire le sagome che mi circondavano. Anche grazie a una leggera illuminazione, che non sapevo da dove provenisse.

    Mi chiedevo un'altra cosa:

    " Perché lui non sente il freddo cane che mi ha svegliato!?"

    Il ragazzo, dormiva tranquillo senza coperte e completamente nudo. Proprio un bel corpo, l'effetto bianco e nero, che dava l'assenza di una adeguata illuminazione era una cosa inebriante.
    Spiccava un particolare.
    L'assenza di pelo e il corpo atletico passavano in secondo piano, difronte al suo cazzo eretto, il resto era nulla.

    Mi sentivo attirato, richiamato da una magica cantilena verso quel prelibato pezzo di carne maschia.
    Cercavo di allungare il mio arto superiore sinistro per raggiungerlo. Nel buio, vedevo le mie dita divincolarsi nel nulla, mentre si avvicinavano sempre più all'ambita meta. Finalmente! Esse raggiunsero la destinazione Sfiorarono per un breve istante il caldo membro di Ferdinando.
    Lui si mosse, arretrai la mano di scatto.

    Il ragazzo, continuava a dormire sereno.

    In me successe qualcosa di strano.
    In un flash mi si ripropose tutto quello che feci la sera prima. Fui schifato da me stesso.
    Tanto che guizzai fuori dal letto, senza sapere in che modo riuscii a uscirne. Fui così fulminio, da non destare il sonno dei altri ragazzi.


    Nel letto a fianco dormivano Ivan, Max e Fabrizio; quest'ultimo teneva abbracciati a se i altri due ragazzi.

    Mi muovevo, attento di non colpire le lattine di birra vuote lasciate in giro. Evitando di far rumore e soprattutto male. Posai il piede su qualche indumento, era inevitabile, c'era troppa roba a terra.
    Cercavo i miei vestiti. Capivo a fatica con il buio, decisi di prendere il cellulare per usare la luce dello schermo come guida.
    Notai i miei pantaloni, mi inginocchia e dalla tasca presi il cellulare.
    Premetti il tasto centrale. Vidi che erano le 05:12. Molto presto.
    Non sarei riuscito a tornare in mezzo a quei ragazzi. Il senso di disgusto mi risaliva dentro, tanto da farmi sentire sporco.
    Decisi di prendere le mie cose e farmi un bagno.

    Preso dall'abitudine, sbloccai il cellulare, per controllare se avessi dei messaggi. Il cellulare però mi si aprii nella galleria. Mi trovai a guardare una foto che non avevo scattato io. Nel immagine, eravamo ritratti io e Alessio, pieni di sperma sui nostri addomi. Chiusi il cellulare di colpo, lo lasciai cadere sui pantaloni.

    Mi trovavo nuovamnete in quel decadente bagno.
    Sotto i getti, del acqua appena tiepida, che lasciavo corre lungo il mio nudo corpo mi risaliva un solo pensiero:

    "Mi faccio schifo, più di questo orribile bagno."

    Ero arrabbiato con me stesso.

    "Come potevo essermi lasciato andare cosi?"

    Si, di solito mi lascio andare un po'. Qualcosa di spinto. Ma mai cosi, soprattutto mai con dei perfetti sconosciuti.
    Mi ritornava su anche il resto della giornata.
    La scopata del pomeriggio con Filippo e Marco, il pissing di Axel, l'approccio di Filippo mancato.
    Il giorno precedente, non è stato uno dei migliori per me.
    Mi stavo dimenticando, del tipo incontrato in bagno.

    Speriamo, la giornata odierna che sta per iniziare sia migliore.

    Forse, con l'acqua, cercavo di cancellare quel malessere che sentivo in me. Non ci riuscivo. Non ne capivo nemmeno bene la causa.

    "Come potevo star mele, per essermi divertito?"

    Scorreva l'acqua. Io, ero ancora fermo immobile, al centro della doccia perso nei miei pensieri; nel malessere che era sorto in me.

    Ci volle un po', alla fine trovai le forze d'iniziai a lavarmi.
    Mi insaponi più che potevo, sfregando come se volessi cancellarmi via. Non ci riuscivo.
    Sollevai il volto, verso il soffione rotondo. L'osservavo, come se cercassi da lui una risposta. L'unica cosa che arrivò, una goccia che mi colpi lo zigomo sinistro.

    Passai qualche istante, nuovamente impietrito e assalito da tutto.

    Socchiusi gli occhi e apri l'acqua, la lascia scorrermi lungo il volto e scivolare via sul resto del corpo. Scorsi inebetito, qualche secondo, per me però passarono secoli.

    Allungai la mano, presi l'accappatoio e l'ho indossai.

    Asciugavo i capelli con il fon, sperando che il rumore non svegliasse nessuno.

    Percorsi, con le ciabatte umide, il corridoio che portava alla camera; con il terrore di doverci rimettere piede.
    Una volta nella stanza, cercai il più in fretta possibile, di rimettere le cose a posto e rivestirmi. Il solo stare li dentro, mi faceva tornare in uno stato comatoso.

    Tutti erano dove e come li avevo lasciati, o quasi. Ferdinando non aveva più il cazzo duro.
    Se riuscivo a perdermi in certi particolari forse non stavo poi male con me stesso. Pensai. Lo avessi mai fatto, mi sentivo uno schifo, peggio di prima della doccia.

    Mi rivesti, prendendo qualcosa di pulito dalla valigia, più in fretta che potevo. Dovevo lasciare la stanza.

    - Ciao Luca, vieni qui da me!

    Una leggera voce mi chiamava, con il tono di uno che sembra si sia appena alzato.
    La riconobbi, era quella di Ferdinando.

    Ero completamente vestito, pronto per lasciare la stanza, cosi deci si ignorarlo.


    Scesi. Mi colpi una luce azzurrognola, mi diressi verso di essa.
    Era il pc di Luigi. Il ragazzo, si era addormentato sulla poltrona, con il computer sulle ginocchia.

    "Che abbia lavorato tutta la notte?"

    Aveva l'aria tenera e dolce.
    Presi il pc, scostai il cavo dell'alimentazione e l'appoggiai sulla poltrona affianco.
    Osservarlo mi aveva messo di buon umore. Fino a quando, non mi ricordai il brusco modo in cui mi aveva mandato via la sera prima.
    Lasciai la biblioteca e mi diressi in cucina.

    Presi una tazza, ci misi una busta di the al limone.
    Con il bollitore,mi diressi al lavabo per riempirlo d'acqua. Dopo lo misi sul fuoco.
    Rimasi davanti al piano di cottura, ad attendere che fischiasse.

    Aspettavo l'assordante suono, per interromperli il prima possibile. All'improvviso, mi senti baciare sul collo.
    Uno, due e tre baci che dal colletto della maglia risalirono sino all'orecchio sinistro.
    Pensai a un saluto di Luigi, svegliatosi dalla sua presunta notte di lavoro.

    Era però Ferdinando. Rimasi impietrito.

    - Buon giorno, Luca. Passato bene la notte? Bella, la serata?

    Il ragazzo, facendo leva con le braccia si sedette sul banco da lavoro a isola.
    Si notarono i sodi bicipiti, contrarsi e rilassarsi nel esecuzione del movimento.
    I pettorali ben visibili, con due piccoli capezzoli vicini tra loro ma appena divisi dalla fessura che c'è tra i due petti.
    Addominale tonico e definito perfettamente disteso.
    Le mani, appoggiate sulle sode cosce e poco più giù i altrettanto curati polpacci.
    I suoi bei piedi, penzolavano sbattendo contro al mobile con i talloni. Prima il sinistro e poi il destro, piccoli movimenti; sembrava contasse i secondi che passavano.
    Oggi mi sembrava, molto più palestrato di quanto non lo avessi notato ieri sera.

    Come non notare poi il suo cazzo, sembrava un piccolo cuccio addormentato nel suo nido. Due gonfie e morbide nuvole di cotone, per i più spartani, le palle.

    Forse perché piccoli e biondi ma non si notava alcun tipo di pelo. Se non i baffetti biondi, poco sopra il labbro, una leggera riga che si mosse:

    - Prepara del the pure per me. Vediamo, tu hai preso? Limone, se vedo giusto. Per me quello nero, grazie.

    Presi una tazza e la bustina.

    - Luca! Sei arrabbiato? Per caso ho fatto, detto qualcosa che ti disturba? Perché eviti di parlarmi?

    Il mio malessere interiore, si faceva notare.
    Ferdinando lo percepiva, come una reazione nei suoi confronti.
    In parte la cosa è vera. Riguarda anche la sera passata con lui e i altri. Però mi dispiaceva chei mie turbamenti si ripercuotessero cosi. Cercai di tirarmi su, per rispondere.

    - No, no. Non ti preoccupare.
    - Luca. Non mi tenere buono, se ho fatto qualcosa perdonami.
    - Ferd, non hai fatto nulla!!!
    - Calmati.
    - Scusa.
    - Luca, qualcosa non va. Parliamone, ti voglio aiutare.

    Sospirai profondamente. Presi un attimo dentro di me per decidere se renderlo partecipe o meno del mio malessere.

    - Luca, non ricominciare con la scena muta.

    Forse per me era un attimo, per lui un po' di più.

    - Vedi e che...
    L' inconfondibile fischio della teiera sovrastò le fievoli parole. Suoni che mi uscirono a fatica di bocca e a un tono impercettibile.

    Spostai la teiera dal piano di cottura, mesi l'acqua nelle tazze il resto in un termos. Il quale avevo preparato in precedenza. Cosi chi veniva dopo di me trovava l'acqua a temperatura ottimale.

    - Mi stavi dicendo?
    - Vedi e che...
    - Su, alza un po' la voce.
    - Vedi e che..
    - Ok, cosi bravo.
    - Mi è difficile esprimermi! Se mi interrompi ancora di più.

    Con le mani, mimo la chiusura delle labbra; con una cerniera lampo. Le muoveva come fossero sigillate, da esse non usciva un suono, solo mugugni.

    - Mmmmm mmmmm mmmm
    - Vedi e che, mi fa stare male l'orgia che abbiamo fatto ieri. Solo il ripensarci mi da il disturbo, non lo so spiegare. Ma anche, lavar scopato con Filippo e Marco nel pomeriggio, Axel che…
    - Allora, sai cosa è il divertimento. Scusa non dovevo parlare.
    -Credevo che il divertirmi senza pensieri mi facesse star bene, invece oggi sto da cani.

    Ferdinando mimo l'apertura delle cerniera.

    - Luca, siamo ragazzi. Ci possiamo divertire senza pensieri, come hai detto tu.
    Ieri volevi divertirti, bene! Hai scopato con me, Fabrizio, Alessio, Max, Ivan e Simone. Ti sei divertito molto, si vedeva che ti piaceva. Non cadere in qualche orribile moralismo oggi. Divertiamoci, cazzo!

    Con una mano, strinse vigorosamente il suo pacco e lo sbatte in su e giù un paio di volte. Dalla smorfia di dolore, deve aver esagerato nel strattonarlo.

    - Io sto male, però.
    - Luca, pensa a quanto e stato divertente e non ad altro. Dimmelo che ti sei divertito.
    - Certo ieri e stato fantastico. E che ...
    - Luca evita di rimarginare.
    - Quanto zucchero?

    Mente parlavamo. Schiaccia le bustine da thè, appoggiandola sul cucchiaio, avvolgendo lo spago su di esso e infine premendo con un dito, mettendo in mezzo la cartina identificativa. Cosi estrassi l'acqua imprigionata nel filtro.

    - Un cucchiaio raso.

    Zuccherai la bevanda, mescolai e in fine li e la porsi.
    Feci la stessa operazione per la mia bustina, solo misi poi più zucchero.

    Sorseggiando, riprendemmo la discussione.

    - Ferd, mi sento sporco non riesco a non pensarci.
    - Non sei il primo e nemmeno l'ultimo ma ti sei divertito. Questo conta.

    Sospirai, alzai gli occhi al cielo.
    Forse volevo solo sentirmi dire, che sono sporco e faccio schifo per quello che ho fatto. Quando li riabbassai, notai una mano sul stipite della porta.

    Lo sguardo, piano piano scivolò su di chi fosse quel arto. Muto e silenzioso, intento a origliare tutto o in parte il discorso mio e di Ferdinado.
    Presto, non fu più un mistero.
    Il braccio era di Luigi.
    Quando si accorse, che lo notai, si girò su se stesso e andò via.
    Posi la tazza, dove trovai uno spazio libero e mi precipitai per seguirlo.
    Venni bloccato.

    Ferd., sceso dal banco da lavoro, mi prese la mano e mi blocco. Fu una fermata brusca e sul momento mi dava fastidio tutto l'arto.

    - Sei scemo?!
    - Luca, tu sei innamorato di lui.
    - No. Non sono innamorato di nessuno.

    Quale follia, passava per la testa di Ferdinando.
    Io e Luigi siamo solo buoni amici, nulla di più.

    - Sto male, perché...
    - Luca, ti ho capito. Non serve ripeti. Seti, te lo ripeto evita di pensarci. Divertiti! Oggi fai il duro, domani il romantico o vedi tu cosa ti piace. Non pensare, concentrati solo sul divertimento. Prendi in esempio me o pure Fabrizio, pensiamo solo a divertirci. Con Alessio, abbiamo fato e facciamo gli stronzi. Con te io sono stato più dolce. Fabrizio non lo sa fare, lascia a me quella parte e lui fa il dispotico. Vedi non ci divertiamo cosi, un giorno scassa palle e l'altro, almeno io più dolce. Quindi Luca, divertititi? Ho rigirato e rigirato le parole come fai tu, spero mi abbia capito.

    Il problema non era capirlo, però aveva ragione dovevo divertirmi ed evitare di rimuginarci troppo.

    Ora avevo un altro pensiero che prendeva le mie attenzioni.

    "Perché Luigi era scappato via?"

    Ferdinando, bloccandomi mi impedì di scoprilo. Forse a sentito tutto e non gli è piaciuto, cosa avevo fatto.

    - Quindi, prova a fare anche tu lo stronzo. Con Les è bello vedere come si arrabbia. Io e Fabrizio ci divertiamo un sacco a farlo incavolare. Dovresti provare, di do una mano io, dopo se ti va? Anche se ho notato, che piace anche a te essere preso per le corna. Luca! Sei perso di nuovo??
    - Ti ascolto. No, lo stronzo non lo faccio. Non mi piace, povero Alessio.

    Comunque, aveva ragione a richiamarmi ogni volta all'attenzione. Quando ero perso dai miei pensieri oltre che sembrare sordo, mi ci perdevo per un po' di tempo. Non troppo, giusto quello di far pensare di parlare ai muri ecco.

    Forse, era anche il scoprire nuove forme di divertimento che mi hanno destabilizzato. Credo che quest'ultima ipotesi sia la più veritiera. In questi giorni di emozioni nuovo ne avevo provate troppe.

    - In cosa ti sei perso? Parla, ti ho ascoltato una volta faccio il pacchetto completo
    - Nulla di che, credo tu abbia ragione.
    - Ho, quindi hai capito l'importanza del divertimento?
    - No

    Sospiro malinconico di Ferd.

    - Sul aver provato nuove vie inesplorate del piacere, credo mi abbia dato il tormento questo particolare.
    - Ok, però prima ti aveva distratto altro.

    "Arguto il ragazzo"

    - Luigi, come lo ho visto è scappato. Perché ?
    - Lacciolo perdere. In questi giorni lascia da parte i problemi e pensa al divertimento. Parola d'ordine. Divertirsi!!!
    Ripetilo iinsieme a me

    Segui il coretto delle nostre voci.

    - Ora Ferd ti dispiacerebbe, liberarmi.
    - Certo, ora che hai capito cosa devi fare.

    Potei tornare alla tazza da the, contento. Ferdinando mi aveva aiutato ascoltandomi, ero felice.
    Lui mi guardava, sorrideva e quando passava lo sguardo sulla tazza, che aveva da poco ripreso in mano, ridacchiava.
    Stava nudo, appoggiato al banco da lavoro, dove in precedenza si sedette.

    Forse? Aveva capito, di aver fatto un buon lavoro di ascolto. Anche se da come si comportava, sembrava quasi si aspettaste alto.

    " Ma cosa?"

    I miei pensieri vennero interrotti, da una sua domanda.

    - Allora che ne pensi?

    "Ha cosa si stava riferendo?"

    Mi ero perso nuovamente nei miei pensieri per troppo tempo? Quindi mi richiamava alla sua attenzione per sapere se avessi ancora dubbi?
    Oppure, cercava di dirmi altro?
    Chiedere, sarebbe stato un buon modo per risolvere questo inghippo.

    - Penso di che?
    - Del mio corpo.

    Si staccò dal mobile, sollevò le mani a mezz'aria e fece lento un giro su se stesso.

    Ora, notai i sodi glutei e la muscolosa schiena. Belle anche le gambe.

    - Si vede, che mi alleno bene?
    - Certo.
    - Posso fare il culturista?
    - Be, se devo essere sincero. Sei fantastico. Però il culturista fallo fare a Fabrizio.
    - Ti faccio cagare.
    - No, esagerato non ti ho detto questo. Fabrizio, se ci lavora ancora può diventarlo facilmente. Tu sei lontano da quel obbietivo.
    - Cosi non ti paccio?
    - A me i culturisti non piacciono. Fabrizzio se si pompa ancora non mi piacerà. Tu puoi migliorare, ma non diventare un culturista.
    - Luca, i culturisti non sono solo quelli gonfi e pieni d'olio che pensi tu. Quando torniamo, ti faccio vedere pure quello che dico io.
    - Ok.
    - Perchè non me lo hai preso in mano?
    - Cosa?
    - Questa mattina, quando hai visto il mio alza bandiera. Mi avrebbe fatto piacere.

    "Ho cavolo! Se ne era accorto"

    - Sai le cose che mi hanno preso, non credo ne vuoi risentire.
    - Ti riascolterei volentieri, però ho capito.
    - Bene.
    - Luca?
    - Dimmi?
    - Luca?
    - Cosa c'è?
    - Luca?
    - Che c'è?

    Con un tono sempre più spazientito. Sia il mio che il suo.

    - Dai, su?

    Credo, volesse c'arrivassi. Però ero scollegato.
    Spazientio mi girai e posai la tazza nel lavandino.

    Mi voltai, lui era li.

    - Potresti,mettere via la mia tazza?

    Non dissi nulla, la presi e misi vicino alla mia. Mi rivoltai, lui era sempre li vicino.

    Ammiravo il suo corpo, sentivo la volgia di toccarlo. Cosi muscoloso e glabro, non resistetti. Misi una mano sulla sua spalla destra.
    Lui fece il musccolo e io potei tastarne la durezza.
    Dopo, scorsi le dune del deserto che erano i suoi muscoli del bracco, toccandolo solo con due dita. Tra salite e discese non me ne persi uno.
    Era estasiato, dal tour che stavo facendo.
    Lui rilassò il bracio e lento lo lasciò cadere. I continuai a segguire la musculatura fino a raggiungere il polso e poi le dita.
    Quando arrivai al culmine, mi accorsi che aveva fatto ricade il bracio sul suo fianco e la mano la appogio sulle cosce con le dita che puntavano alle palle.
    Oservai, poco. Anzi pocchisimo sopra le palle. Il pregiato pezzo di mascolinità era in piena forma. Dicassete centimetri che mi invitavano.
    Accettai quella proposta agguantandoli con la mano. Strinsi saldamente il cazzo di Ferd, poi iniziai a fare giu e su, giu e su, giu e su, cosi via.
    Alzai lo sguardo, colsi il suo volto sorridente.

    - Ora hai capito.
    - Certo.

    L'allusione che fece in precedenza e tutti quei Luca, erano per ricordarmi di divertirmi. Come potevo non farlo, con un ragazzo simile a mia disposizzione. Ero propio perso per non esserci arrivato prima, dopo aver superato il momento no. Procedevo con la sega.

    Lui avvicinò il suo volto al mio. Poso le sue labra sulle mie.
    Rimanemmo cosi, bloccati per un pò. Poi lui prese il mio labro inferiore tra i suoi.
    Forse, voleva che prendessi io l'iniziativa. Però a me piacque sentire, il calore delle sue labbra sulle mie e il respiro solleticarmi il labbro superiore. Lui diede il via alle danze e io lo segui iniziando a trastullarmi il suo labbra superiore.
    La sega, era più dolce nella presa e lenta rispetto a prima.
    Ero troppo preso dal suo labbro per dedicarmi ad altro con piene energie.
    Da succhiarci le labbra passammo a uno scambio di lingue.
    Nel mentre, io lasci la presa dai 17cm di Ferdinado, che come ci abbraciammo si schiacciarono sulla mia coscia destra. Sentivo la sua cappella pulsare onostante avessi i pataloni.
    Con le mani dietro al corpo di lui, toccavo la sue dure natiche. Lui aveva le sue mani dentro hai mie pataloni, che se non fosse stato per i miei boxer avrebbe toccato pelle a pelle le mie natiche.

    Mi sfilai dalla sua bocca e con una serie di pacetti scesi dalle labra, al collo, spalla sinistra e poi mi spostai all'addome. Poi con piccoli risucchi, mi portaono fino all'ombelico.
    Un piccolo cratere, ci misi la lingua e lo solleticai un pò. Al termine ripresi la discesa,arrivai al pube del ragazzo.

    Le mani di lui ora erano sulle mie spalle, le mie invece toccavano ancora il suo sedere. Fino a quando non portai la destra nuovamente al suo cazzo. Iniziai a praticarli una sega, con io che tenevo lo sguardo sullo stesso piano del stantuffare che avevo avviato.
    I miei occhi erano in primo piano su quella meraviglia di 17 cm. Grosso, sodo e pulsava nella mia mano. Mi fermavo un attimo, quando lo scappellava del tutto, lasciavo la presa e ammiravo. Osservao la rossa cappella ingrossarsi e vibrare, prima di riprendere il movimento giu e su.

    Quando lo sguardo si posava sulla primizia mascia di Ferdiando, veniva voglia di assaporarla. La visuale in primo piano poi non aiutava a trattenere l'isinto di afferala. Infatti poco dopo era tra le mie labbra, la succhiavo e rilasciavo di continuo. Mentre con la mano continuavo a segare l'asta.
    Posi l'occhio in alto, oltre le braccia di lui che gingevano la mia testa, notai il suo sguardo estaiato dal mio lavoretto di bocca e mano.
    Tornai con lo sguardo al suo pube. Una leggera peluria bionda lo ricopriva. Notavo anche la mia mano che si muoveva, con ritmo leggero e costante lungo l'asta.

    Sentivo, nei miei boxer, all'interno dei miei pataloni, il mio cazzo chiedere pieta. Voleva uscire, poter esprimere alla luce del sole il suo entusiasmo, gioire del piacere che una mano o una bocca poteva dargli. Lo ignorai, la mia preucapazione era dare piacere ad un altro pene.

    Ferd posò le sue mani sulla mia nuca, dando una leggera pressione. Era il suo modo di dire:

    " Fammi una bella pompa"

    Anche se non le pronuciò queste parole, pensai dicesse cosi.

    L'accontentai, mollai la presa e feci scivolare le labra su un pò dei 17cm, poi risali e riscei poco più giù. Ero lento volevo conquisatre con calma, tutto quel maschio pezzo di carne, centimetro dopo centimetro.
    Ci volle un pò ma alla fine le mie labbra ragiunserò la peluria bionda del pube del ragazzo.
    Nella mia bocca ora si trovava il suo membro, che pulsava sotto gli sfiori della mia lingua.

    Ora rilasciavo e risucchiavo, tutta lasta di Ferd. Seguendo un ritmo da prima dolce e poi, poco a poco più veloce.
    Rilasci il cazzo di lui del tutto, sputai la saliva a terra e inizia ad alternare brevi pompini e veloci seghe .

    Mi fermai a osservare lui, la musculatura dell'addome contratta. I pettorali diedero un colpetto.
    Poi osservai lui famri un occhiolino e sorridermi.

    - Bravo, continua cosi!
    - Certo, non me lo lascio scapparre.

    Entrambi con il tono provato dalla situazione.

    Ad un certo, dopo questo breve scambio di battute. Mentre tenevo il cazzo di lui saldamente in mano.
    Notai il mondo che mi circondava, erano arrivati dei ragazzi che preparandosi la colazzione p non avevano altro che occhi per noi. Notavo chiaramente i gonfiori dei pacchi e c'era chi se lo sfregava.
    Canddi in imbarazzo.
    Non so se non se fosse accorto pure Ferdinando, della loro presenza. Però mi guardo e disse:

    - Andiamo in un posto più riservato.
    - Certo.

    Imbarazzatisimo, usci dalla stanza dopo un fugace saluto al pubblico; il quale rimase quasi male per la nostra uscita di scena. Cera chi come Vincenzo ci chiese di segguirci ma Ferd rispose che era una festa privata.

    Ora eravamo nuovamente soli. Ci spostammo nel elegande bagno del piano terra. Però non era il momento di aprezzare la bellezza del ambiente ma quella del maschio che avevo davanti. Un afascinate ragazzo che voleva le mie attenzioni.

    Nel trambusto il suo cazzo si era ammosciato un pò.
    Iniziai con il leccarli le palle, sobalzavano al passaggio della mia lingua.
    Poi, con il riprendere vigore del cazzo di lui, passai con la punta della lingua dalle palle all'asta. Scorrevo i 17 maschi centimetri su e giù di buon ritmo. Ora mi affondai sulla palla destra e la risucchia, con la mano sinistra presi il cazzo in mano e lo strinsi.

    Ferdinado fece un sussulto, un fremito e rilasciai il suo attributo ma non il suo membro.

    Non potevo evitare la palla sinistra, ottenne lo stesso trattamento. Con la stessa reazione di Ferd. .
    Mollai la presa e inizia a stantuffare il cazzo di lui.

    - Daiii rifaloo, risssuuchia le palle!

    Non risposi e non me lo feci ripetere, obbedì.

    Come ne aspiravo una, sentivo come se mi gallegiase in bocca. La risucchiavo, quasi la volessi stappar via.
    Mi piaceva senire che mi riempiva la bocca. Avere nelle mie fauci, un simbolo di cosi alta mascolinità, mi dava anche un senso di potere.

    " Cosa rende un uomo tale? Oltra al suo cazzo? Le palle!"

    Tutte le sue parti da maschio alfa, erano passate nella mia bocca. Le avevo assaporate e addorate, una concessione fantastica che un uomo può concedere ad un altro. Punti fragili e sensibile, che venivano manegiati con le giuste cure.

    Presi il cazzo in bocca e inizia a spompinarlo.
    Duro poco, Ferd mi posò una mano sulla spalle, lo guardai aveva una sguardo perso nel piacere.

    - Cii soono quaasii

    Lasci la presa.
    Lui, lo prese tra tra le sue mani e iniziò a segarsi rivogendomi le chiappe in muso.
    Io mi spostai, in modo da avere una visuale sulla scena. Presi pure il cellulare e inizia a scattare qualche foto.
    Lui si masurbava energicamente. Poco dopo, con qulache fremito e gemito, riverso il suo bianco e denso liquido con 8 potenti schizzi.
    Io scattai ogni istante, dallo schizzo a getto al bianco liquido riversato sul pavimento del bagno.

    Mi alzai.
    Ci scambiammo un intenso bacio.

    - Fantastico. Fammelo subito sto lavoro se mi vedi con l'alzabandiera.
    - Provederò.

    Ci scambiammo un altro bacio. Poi lui mi rivolse la parola:

    - luca, hai visto le foto che ti ho scattato ieri?
    - Le hai fatte tu?
    - Certo, prima di ripulirvi e metervi sotto coperta vi ho immortalati. Marco, mi ha detto che fotografi l'atto finale, cosi sperò di averti fatto piacere.
    - Certo, grazie.

    Anche se la mia prima reazione e sta di tutt'altro tipo. Qusto però e meglio non ricordarlo, come tutto il resto del mio malessere.

    - Ci si vede, dopo.
    - A dopo.

    Lui lasciò il bagno.
    Con la carta igenica, raccolsi e ripuli il pavimento dal densoe bianco seme di Ferd.
    Ripensai al ci vediamo dopo, che il ragazzo mi disse poco fà, e come una molla pensai, alla sera avrei dormito con lui e gli altri.
    Questo poteva solo dire:

    " Orgia"


    Capitolo 11

    Edited by Jak-91 - 11/6/2019, 20:11
     
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    CITAZIONE (stefanoroma @ 18/4/2019, 17:05) 
    bello

    Grazie.
    A breve pubblicherò il seguito.
     
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2 replies since 6/4/2019, 23:24   468 views
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