Gay Boys Reloaded

Votes taken by Queerboy

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    Quanti ricordi! Ero piccolino. Però qui ho pure incontrato una persona che per me è stata importante. E' che le persone spesso vanno avanti, dimenticano, lasciano indietro volentieri. Secondo me è pure giusto così. Il mondo cambia ed esige saper cambiare. Purtroppo non si può congelare il tempo. Certo che mi farebbe piacere tornare a parlare un po' con chi ha vissuto questo ed altri forum (penso che oggigiorno sia proprio l'idea di forum ad essere andata fuori moda). Sapere le esperienze che hanno avuto. Come sono cambiati. Cosa è sopravvissuto di quando erano anche loro piccoli. Ma è possibile? Ci sarà qualcuno disposto a spendere tempo per una rievocazione storica di questo tipo? Mah...
  2. .
    Mi piacciono i tuoi racconti! Solo che non vale... il fratellino ha ricevuto sperma in tutti i buchi possibili, tu lo hai appena assaggiato. Vergognati!!!

    :D :P :D
  3. .
    Sei bravo! E' un peccato che tu non voglia dedicare troppo tempo alla scrittura! :)
  4. .
    Bello bello! Ma quindi ora è finito? :(

    P.S. Perché usano i preservativi se sono fratelli e cmq lo hanno già fatto senza? xD
  5. .

    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Premetto che non sapevo se postarlo perché le cose porno arrivano solo ad un certo punto. Questo racconto infatti è prima di tutto una storia d'amore e di crescita adolescenziale, il tutto va però a finire in scene dettagliatamente pornografiche xD

    Quindi, se vi va di dedicare attenzione a questa storia, sappiate che dovrete pazientare un pò prima di arrivare alle cose hard! Ma non è detto che sia un male ;)

    Buona lettura!

    Stefano non era molto alto. Un metro e settantadue era meglio di niente ma non soddisfaceva appieno le sue aspettative. Essere bassi - pensava Stefano - non era un grosso problema di per sé, ma piuttosto per le conseguenze che comportava. Se sei alto le ragazze ti filano. Puoi avere le sopracciglia folte, la mascella da buttafuori ubriaco e lo sguardo da pesce lesso: tanto piaci lo stesso. Se invece non hai abbastanza serotonina nel sangue - perché i tuoi geni non funzionano, non è che ci puoi fare nulla - ecco che i lineamenti più fini diventano effemminati, la timidezza goffaggine e, cristo, se sei simpatico assumi persino un ché di ridicolo.
    Non c’è mica nulla da fare: se sei basso non ti caga nessuno.

    “Stefano!”

    In realtà quando si guardava allo specchio Stefano si trovava pure carino. Non un divo del cinema, certo, ma sostanzialmente si riteneva più che accettabile e non capiva il motivo per cui si ritrovava scapolo alla tarda età di diciassette anni compiuti.
    Scapolo… – pensava Stefano - il maschile storpio di zitella. La zitella almeno ha un ruolo sociale. Se sei zitella puoi ambire alla compassione della gente, forse anche a quella del parroco del paese… Ma se sei scapolo, no caro, non hai più la minima speranza se sei scapolo.

    Voce femminile isterica – “Stefano!”

    La professoressa si alzò bruscamente dalla sedia facendola cigolare e mandando in aria il registro in cui erano memorizzate le note disciplinari e le insufficienze di tutta la classe.
    “Ti ho fatto una domanda, ragazzo! Credi di poter continuare così per tutto l’anno? Ti ricordo che siamo a dicembre e che hai due mesi scarsi per recuperare. Devo forse ripeterti che la tua media dopo l’ultimo compito è di-sa-stro-sa?”
    “Mi scusi professoressa – rispose il ragazzo – stavo solo pensando…”
    “Tu non ti puoi permettere di non stare attento ad una mia lezione. Fuori dalla mia aula adesso! SUBITO!”

    Dopo essere uscito dall’aula con aria rassegnata, Stefano si diresse verso le macchinette del caffè. Forse un po’ di droga gli avrebbe fatto bene. Chiamava così la caffeina da quando il tecnico di laboratorio, un biologo un po’ in là con gli anni, li aveva ammoniti sull’uso delle sostanze stupefacenti. Secondo lui, non bisognava guardarsi solo dall’eroina, dalla cocaina e dalla nicotina, ma anche da tutte le sostanze che finivano con il suffisso “ina”, caffeina indi compresa.
    Droga che fosse, la caffeina non era particolarmente cara. Se li poteva permettere trenta centesimi nonostante la paghetta da fame che i suoi genitori gli sganciavano. Ecco, altro problema, se anche avesse avuto una ragazza sarebbe rimasto vergine lo stesso: probabilmente non avrebbe potuto permettersi il lusso di comprarsi un preservativo. Quanto costava un preservativo?
    Vergine. Altra brutta parola. Diciassette anni e vergine, segaiolo incallito, non riusciva a trovare nessuna che fosse disposta a scopare con lui. Che poi non è che voleva scopare e basta. Insomma, la sua prima volta doveva essere speciale, e comunque non gli andava il concetto di fare sesso senza perlomeno stare assieme alla ragazza in questione. Gli sapeva di squallido.
    Ma tutti questi pensieri lasciavano il tempo che trovavano, perché lui, Stefano, era basso. Nessun essere umano avrebbe potuto pensare di accoppiarsi con lui, con il nano morto di seghe.
    A parte forse Domenico, della seconda C, ma lui non aveva mica la figa. E a Stefano, piaceva solo la figa.
    In realtà Stefano trovava che Domenico era pure carino. Stefano avrebbe potuto pensare di essergli amico… forse pure di abbracciarlo e stringerlo…? Ma punto lì, basta, stop, il resto gli faceva repulsione. No, Stefano non era mica un finocchio ed era alla disperata ricerca di…

    Tuuut.

    Stefano sollevò la divisoria di plastica che lo divideva dal bicchierino di caffè. Ne inspirò l’aroma. Droga.
    In realtà il caffè non gli piaceva più di tanto, però berlo lo teneva sveglio e gli dava un aria di indipendenza – ne era ferventemente convinto. Vedendolo bere il caffè alle macchinette tutte le mattine, le ragazze avrebbero sicuramente iniziato a prenderlo in considerazione. Bere il caffè era roba da gente matura, mica da nani sfigati.

    Driiiiiin.

    La campanella della ricreazione. Orde di studenti sudati e puzzolenti si apprestavano ad invadere con il loro tanfo l’angolo delle macchinette. Ecco, questa era una cosa che Stefano non capiva. Perché i suoi coeranei sembravano così allergici all’acqua e al sapone? Okay lui era basso, ma almeno si lavava. Stefano si defilò prima che arrivassero gli uomini rancidi e si rifugiò in cortile.
    Cortile era una parola grossa. In realtà si trattava di un piccolo spazio davanti all’entrata della scuola con qualche vaso di fiori secchi sui lati.
    “Ciao Rigoni!”
    Stefano si girò verso il proprio interlocutore. Ecco. Parli del diavolo – sì, insomma - pensi del diavolo… Un ragazzo più o meno della sua altezza – bassezza – gli sorrideva. Era bello, dai lineamenti morbidi ed aveva i capelli un po’ lunghi, col ciuffo che gli copriva parzialmente l’occhio sinistro.
    “Ciao Domenico.Ti chiamerei pure io col cognome ma non so quale sia. A proposito, come hai fatto tu a scoprire il mio?”
    Domenico ridacchiò.
    “Eh, sai…ho svolto delle accurate indagini!”
    Stefano si irrigidì. Ecco, di lì a poco Domenico ci avrebbe provato con lui. Come avrebbe fatto a dirgli di no senza offenderlo? E senza compromettere l’amicizia… Sì, insomma, non voleva quello che voleva lui, però gli piaceva la compagnia di Domenico, alla fine gli stava simpatico. Anche se era così… anormale…
    “E perché le hai svolte?” chiese con malcelata preoccupazione.
    Domenico gli rivolse uno sguardo allibito prima di scoppiare in una fragorosa risata.
    “Ma scusa – rispose –in che altro modo pensi che ti chiamino i tuoi compagni quando ti gridano di tornare in classe che la Bianchi interroga?”
    Stefano si rammentava la situazione. Era stata la prima volta che aveva parlato con Domenico – e, se la matematica non è un’opinione, questa era già la seconda.

    All’epoca, durante il quarto d’ora di intervallo del venerdì, Stefano stava aspettando che il caffè finisse di scendere nel bicchierino quando un ragazzo della sua altezza gli si era avvicinato e gli aveva rivolto la parola.
    “Bella maglietta, pure a me piacciono gli Iron! A proposito, non mi sono presentato, io sono Domenico…”
    Avevano parlato per tutta la pausa, un po’ di musica, un po’ di calcio. Stefano non avrebbe mai detto che lui fosse finocchio. Domenico sembrava maschile al cento per cento, non aveva per nulla la voce falsettata ed i suoi atteggiamenti erano sicuri, decisi. In qualche modo ne era rimasto pure affascinato, anche se ovviamente non dal punto di vista sessuale. E’ solo che era basso e nonostante questo era figo. Era stato solo dopo, quando la sua migliore amica che aveva assistito alla scena lo aveva messo in guardia della cosa, che Stefano aveva scoperto l’omosessualità di Domenico.
    Quando la campanella aveva suonato ancora una volta per rammentare agli studenti - uomini rancidi - di tornare in aula, Stefano e Domenico stavano ancora parlando e Marina lo aveva richiamato proprio usando la scusa dell’interrogazione della Bianchi. Non era per niente vero, ma Marina si era giustificata dicendo che era una strategia posta in extremis per salvarlo dalle avances di Domenico.
    “Mica sarai finocchio, Stefano! – gli aveva fatto lei - preferivi forse startene a parlare con quello lì?”
    “Ma cosa centra, stavamo solo parlando. E poi mica è gay quello.”
    “Ma sì – gli aveva detto Marina fra una risatina e l’altra – ti dico che è frocio, lo sanno tutti a scuola. E di sicuro ci sta provando con te, insomma ti ha parlato per tutta la pausa, e poi ti fissava. Fidati, ho il sesto senso in queste cose”.
    Quel giorno Stefano era tornato in aula ed aveva ripensato a Domenico per tutta l’ora successiva. Non riusciva a capacitarsi del fatto che uno come lui fosse davvero finocchio.

    Ora che aveva accettato la cosa, ci stava pure parlando con Domenico, sfidando il rischio che Marina lo vedesse interloquire di nuovo e senza più scuse valide con l’anormale.
    Domenico gli sorrideva. Aveva un sorriso fantastico.
    “Ah, sì – disse imbarazzato Stefano - hai ragione! Scusa, mi ero dimenticato di quell’episodio… Sì, in realtà Marina esagera sempre le cose, alla fine la Bianchi non mi ha mica interrogato…”
    Domenico si strinse le spalle. “Che fai oggi pomeriggio?” chiese.
    Ecco. Pugnalata alla schiena. Perché poi Domenico gli avrebbe chiesto di uscire. E fin qui tutto ok…ma poi? E comunque…anche senza il poi… ma se uscivano e qualcuno li vedeva in giro insieme?
    “Esco con una ragazza” rispose Stefano.
    Gli occhi di Domenico brillarono per un secondo.
    “Dai? Con chi, se non è troppo privato?” chiese il ragazzo con tono complice.
    Stefano si maledisse. E adesso chi tirava in ballo?
    Aveva fatto una mossa decisamente stronza. Chi avrebbe voluto uscire con uno basso come lui? Non sarebbe stato credibile se avesse tirato fuori una ragazza decente.
    “Beh, sì, in realtà… non mi va di parlarne…”
    Le guancie di Stefano avvamparono. Odiava anche quell’aspetto di sé. Non era per nulla virile.
    Domenico sorrise malizioso.
    “Va beh insomma, se per caso finisci presto con lei o se ti si libera il pomeriggio tu chiamami che ci facciamo un giro in centro. Ci scambiamo il numero di cellulare, ti va?”
    “Sì. Sì, ok!”
    Stefano annotò il numero di Domenico e la campanella suonò.

    Non lo avrebbe chiamato - pensò Domenico - ma almeno ora aveva il suo numero. Era stato proprio un colpo di fulmine - rammentò il ragazzo. Prima aveva visto la maglietta, poi l’angelo che la indossava e, nel frattempo, si era già fiondato ad attaccar bottone.
    In realtà non si curava per niente quell’angelo, anzi, sembrava facesse di tutto per abbruttirsi. Si tagliava i capelli a spazzola, atteggiava il viso da duro, si vestiva pure da schifo. Ma tutto sommato non riusciva a rovinarsi del tutto. Anzi, assumeva quell’aria un po’ goffa che lo rendeva più interessante e che ispirava un sacco di tenerezza. Se mai fosse riuscito a conquistarlo però, lo avrebbe costretto a cambiare look! E allora non ce ne sarebbe più stata per nessuno, perché Stefano sotto sotto era davvero bello.
    Conquistarlo…
    Domenico lo sapeva che la sua mente divagava troppo facilmente, però in quasi sedici anni di vita da diverso la fantasia era stata il suo unico rifugio dalla cruda realtà. La cruda realtà, come aveva imparato Domenico, era una cosa veramente schifosa. Specialmente se sei gay in un mondo di etero oppure – immaginava il ragazzo - se sei etero in un mondo di gay. In generale se sei un diverso non hai il diritto di esistere; o meglio lo hai pure, ma solamente nella misura in cui non lo sei. Se sei gay, per esempio, puoi mangiare, puoi pisciare, puoi persino ammalarti ed essere guarito gratuitamente dal servizio sanitario. Ma tutto questo lo puoi fare solo perché anche gli etero mangiano, pisciano e si ammalano. Un ragazzo gay non ha il diritto di vivere una storia d’amore. E se proprio ha la sfrontatezza di provarci lo stesso deve farlo in silenzio, di nascosto o perlomeno senza rompere troppo i coglioni, senza pretendere di tutelarsi dal punto di vista economico e sociale, senza parlare nemmeno dell’idea malsana di adottare un bambino.
    Domenico in realtà non aveva mai preteso di adottare un bambino, anche se gli sarebbe piaciuto e – pensava – sarebbe stato un padre migliore di tanti uomini eterosessuali, capaci di piantare moglie e figli per la segretaria ventenne con la figa stretta. Però si sentiva in diritto di poter vivere una storia d’amore con un ragazzo come Stefano, quello sì. Il problema era che ammettere al mondo di essere diversi portava a spiacevoli conseguenze, per le quali Stefano non avrebbe mai accettato di stare con lui. Domenico sapeva di piacergli, ma questo non cambiava nulla, perché lui – Stefano - avrebbe fatto di tutto per convincersi e convincere di essere normale, compreso inventarsi balle clamorose su appuntamenti immaginari – e segreti - con ragazze fantastiche.

    ... to be continued ...

    Edited by Elchicoloco - 16/6/2014, 00:27
5 replies since 5/11/2012
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