Gay Boys Reloaded

Votes given by (Stefan)

  1. .
    non so cucinare un caxxo!!! :cry: :cry: :cry:
    non muio di fame grazie a mia madre a mia cugina e a qualche amico gay maturo che poi mi chiede di contraccambiare alla cenetta in natura :alienff:
    so fare solo il caffè!

    l'utente sotto di me sa fare grossi palloni con le gomme da masticare.
  2. .
    rigorosamente neri

    l'utente sotto di me qualche volta si è dipinto le labbra con il rossetto :P
  3. .

    ATTENZIONE
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    Relazione complicata quella con il ragazzo biondo di Palermo. Matteo, 22 anni, lunghi capelli lisci biondi, alto un metro e ottanta: uno di quei casi preziosi di eredità normanna lasciata alla terra di Sicilia.
    Relazione complicata ma anche segnata da magiche coincidenze. Lo vidi la prima volta in un ristorante gay-friendly di Palermo. Io con un amico, lui al tavolo di fronte con un amico maturo sui 35-40 anni, la mia stessa età. Lo fissai a lungo: il viso era proprio bello e la bellezza era efebica, chiaramente gay. Il suo accompagnatore aveva qualcosa di duro nell’espressione: un mafioso con la pistola sotto il giubbino? O solo pregiudizi?
    Lo fissai a lungo, avrei voluto fermarlo e chiedergli il numero di telefono: quando mi piace un ragazzo non ho alcuna timidezza a fermarlo. Ma sta di fatto che i due uscirono insieme e poi non avrei potuto essere screanzato col mio accompagnatore di quella sera mettendomi a filare con un altro…

    Passarono i mesi, ebbi altri partner, dimenticai il ragazzo. Poi una sera su un social network vidi una fotografia. Un ragazzo biondo. Sì, era lui! Gli inviai un messaggio con foto molto esplicite: 1) il mio corpo nudo; 2) una mia foto in giacca e cravatta; 3) un ragazzo che mi succhiava il pene; 4) un ragazzo di spalle che si impalava sopra di me e si vedeva il mio pene molto massiccio che entrava nella piega dei suoi glutei.
    Il mio interlocutore rispose un po’ stizzito che non apprezzava foto porno e che comunque si: confermava di essere stato una volta in quel ristorante con un amico maturo; i nostri ricordi coincidevano, era proprio lui.

    Le foto non gli piacevano… ma magari il loro contenuto sì. Dopo ventiquattro ore eravamo insieme in una elegante terrazza bar, con vista sul bel Mar Mediterraneo. Parlavamo e io allungavo le mie dita sulla sua mano. Poi uscendo, lo cingevo ai fianchi e lo tiravo forte a me. In macchina ci baciammo, ci appartammo. Io tirai fuori il pene dai pantaloni. Lui disse: no, non farlo. Ma un attimo dopo la sua mano fredda impugnava il mio pene, e con un sapiente movimento lo rendeva durissimo. Io accarezzavo i suoi lunghi capelli con la mano e spingendogli la nuca lo invitavo a succhiare il mio pene. Ma lui disse che no, non era il momento. Per fortuna. Perché dopo pochi minuti arrivò la polizia con i lampeggianti e facemmo appena in tempo a riabbottonarci.

    Settimana dopo, in una famosa pasticceria del centro di Palermo. Lui ordina un tè e io un dolce dal nome evocativo: tiramisù. Prendo un pezzo col cucchiaio e glielo infilo in bocca. Poi sotto la pioggia corriamo in macchina. Lo porto alla periferia della città. In un posto dove battono i trans. Ci fermiamo su una stradina dissestata. Ci baciamo appassionatamente. La sua mano corre sul suo pene, me lo tocca con molta dolcezza e bravura. Anche il suo pantalone è sbottonato. Non vuol sapere di succhiarmelo. A quel punto mi chino io e affondo la mia bocca sul suo pisellino che cresce a contatto con la mia lingua. Il mio pene è massiccio, il suo è lungo e sottile, ha un sapore da ragazzo pulito. Lui poi mi ricompensa del mio lungo pompino con la sua mano sapiente. Ma in effetti mi sta offrendo il suo corpo prezioso un poco alla volta. Facendosi desiderare.

    Terzo appuntamento, andiamo al cinema a vedere il classico cinepanettone di natale. La sala è semivuota. Lui poggia la sua testolina bionda sulla mia spalla. Poi ci baciamo. Cominciamo a giocare con le mani sui pantaloni. Io prendo il mio giubbotto e lo metto sulle gambe. Lui da sotto il giubbotto apre la cerniera del mio pantalone, il cazzo svetta già duro e massiccio. Comincia a fare su e giù con la mano. E io mi godo il film e la sua mano che mi stringe il cazzo.
    Nel viaggio di ritorno gli chiedo apertamente quando è che potrò fare sesso completo con lui. Lui mi dice: con calma, senza pressioni, verrà il giorno che accadrà spontaneamente e allora andremo in albergo e lui si offrirà completamente su un letto. Gli dico va bene, posso aspettare. Ma proprio in quel momento squilla il suo telefono: una voce dura, da persona poco per bene, lo interroga: dove sei? Con chi sei stato? Lui risponde: sono stato con alcuni amici al cinema. “Gli amici”: è la scusa che dicono le donne quando vengono sorprese dal loro fidanzato. Non mi piace il tono possessivo e quasi criminale di quella voce al telefono. Penso che quel ragazzo frequenti brutte conoscenze, e mi dà fastidio il fatto che lui non si conceda a me e nello stesso tempo sia così remissivo con persone così strane. Scende il gelo tra di noi. Lui si accorge della mia freddezza. Mi saluta con un bacio sulla guancia. E scende dalla mia macchina che lo ha portato sotto casa sua.

    I giorni successivi passano nell’indifferenza. Ma a me piace troppo e riallaccio i rapporti. Lo chiamo. Lui mi spiega che tra lui e il tipo del telefono non c’è alcun rapporto. Solo un incontro, poi lui si è rivelato ossessivo, possessivo. E a quel punto lui ha cercato di divincolarsi con garbo, quasi con il timore per una sua reazione. Sarà vera la storia? Boh, nell’incertezza continuo a desiderarlo e a volerlo incontrare per possederlo.

    Ci rivediamo. Lui è un ora in ritardo. Forte è la tentazione di ripartire con la mia macchina e di lasciarmelo per sempre alle spalle.
    Ma lo aspetto mentre esce dalla piscina dove va a nuotare. Entra col borsone e mi fa un sorriso che rompe un po’ il gelo delle incomprensioni accumulate negli ultimi giorni. Andiamo al cinema a vedere Cinquanta sfumature di grigio. Ma prima ci fermiamo in un localino a mangiare. Cominciamo a conversare. Ormai siamo ritornati ad essere intimi e affiatati. Io arrotolo una forchettata di spaghetti e gliela infilo in bocca, lui mi fa bere l’acqua dal suo bicchiere dopo che avevo finito la mia birra. Gli chiedo: sei stato con qualcuno in questi giorni? Lui: no e tu? Io sfacciatamente: sì ho fatto sesso con una mia vecchia conoscenza. Gli dico: guarda ho quaranta anni e ho testosterone in eccesso, il sesso per me è una necessità naturale. Vorrei farlo con te, ma nel frattempo che ti aspetto, certo non posso farne a meno.
    A quel punto arriva sul mio cellulare un messaggio di whatsapp: un tipo un po’ maniaco, un po’ sfigato a cui avevo dato il mio numero mi scrive ossessivamente: mandami foto del cazzo, we, ci sei? A quel punto sono in imbarazzo anche io e un po’ di gelo torna a calare tra noi.

    Ci spostiamo dal ristorantino al cinema e a quel punto la trama ci prende. La sua testa è sulla mia spalla. La sua mano corre sul mio pantalone. Ma stavolta non lo sbottona. La sala è gremita: tutti a vedere il film erotico sadomaso. Ogni tanto donne ridono fragorosamente per spezzare l’imbarazzo. Io cerco di capire, mentre scorrono le immagini del film, come potrà svilupparsi il nostro rapporto dal punto di vista erotico. Intanto ci dà i brividi la scena del giovane maschio di spalle, completamente nudo con il suo bel culetto sodo. La protagonista femminile invece mi sembra sinceramente una sciacquetta: insulsa sia come corpo che come personalità.

    All’uscita dal cinema commentiamo il film. Che voto gli dai? Gli chiedo. E lui: un sei. Concordo. Il protagonista è troppo bamboccione per essere un vero master ed è ridicola la scena in cui fa capire alla partner che le frustrate non le faranno male. Insomma è una lezione di catechismo più che sado maso autentico.
    A quel punto gli dico che anche io sono master: no, niente frustini, niente lacci, niente bende. Nella mia concezione per rendere hard un rapporto deve bastare la durezza del pene che entra nel corpo del passivo e lo possiede con forza. Per il resto gli dico, mi piace essere ubbidito. Il partner non deve mai prendere iniziativa personale e deve soddisfare ogni mio desiderio a letto.

    Risaliamo in macchina. Ormai siamo complici. Guido veloce sull’autostrada per riaccompagnarlo al suo paese. E mentre premo sull' acceleratore, la sua mano è sul mio cazzo duro, fuori dai pantaloni. Fermati mi dice ho troppo bisogno di fare pipì. Mi fermo alla piazzola di sosta in un lungo tratto buio rettilineo non illuminato. E che vedo? Lui è girato per fare pipì ma i suoi pantaloni sono abbassati. Nella flebile luce lunare si vedono le due bellissime chiappe bianche. Altro che culo della sciacquetta del film! È un culo perfetto, sodo, sferico, molto più bello di quello del personaggio maschile del film. In un guizzo sono fuori dalla macchina. Lo prendo da dietro. Gli appoggio il mio cazzo duro tra le chiappe. Cerco di premere. Ma lui serra il culo. Non ho un profilattico a portata di mano. Intanto le macchine sfrecciano sull’autostrada. Gli sto dietro. Lui sente la potenza del mio cazzo dietro di lui e io gli mordo il collo.

    La situazione non è sostenibile per troppo tempo. Potrebbe passare qualche volante della polizia e sarebbe un bell’atti osceni in luogo pubblico. Ma ormai la febbre del sesso sta salendo. Risaliamo in macchina. Lui si china su di me e fa un lungo gustoso pompino. Scendi fino in fondo lo esorto.
    E mentre lui succhia, io picchio violentemente la mano fino a far risuonare il suo culo. Uno schiaffo, uno schiaffone, un altro ancora. Gli dico come nel film, questa è la punizione. E quanti altri schiaffi ancora mi chiede complice? Beh... sei arrivato sessanta minuti in ritardo quindi sono sessanta schiaffoni sonanti.
    Ma a lui a questo punto interessa soprattutto scendere con la sua bocca sul mio cazzo e lo riempie di elogi: dice che gli sembra davvero immenso.
    Allora mi dai il culo? Non qui, non in macchina.

    Ok… gli dico, soddisfatto per quello che mi ha concesso questa notte e soprattutto per la situazione davvero intrigante. Poi andremo fino in fondo. E allora qualcuno urlerà…

    Edited by Gotico74 - 17/2/2015, 21:35
  4. .

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    Infilai la chiave nella serratura, la vecchia non voleva aprirsi, e con le buste della spesa era un odissea.
    Gli diedi una spallata e si spalancò davanti a me, fortuna avevo i riflessi pronti.
    Entrai e la richiusi con un calcio.
    Gli idioti dei miei coinquilini avevano lasciato un macello nell'entrata.
    “Claudio! E che cazzo! Almeno le mutande levale dall'entrata”. Nessuno rispose.
    Sospirai profondamente e buttai le busta sul tavolo.
    Mi voltai e vidi il lavabo pieno di pentole e piatti.
    Mi partì il nervo dell'occhio.
    Sistemai la spesa e sentì uno strano rumore provenire dalle stanze.
    Presi il coltello della bistecca e mi avviai.
    Un altro strano rumore.
    Arrivai alla porta di Simone e guardai dentro, c'era lui in piedi con un ragazzo nudo ai suoi piedi.
    Il ragazzo aveva una bella ed evidente erezione mentre gli leccava gli anfibi che poi erano i miei.
    Poggiai il coltello sul mobiletto accanto al vaso che mi aveva regalato la mia ex.
    La porta era socchiusa, quindi non poterono vedermi, non sapevo che Simone fosse gay, o bsx, tre anni di convivenza e non lo avevo mai notato.
    “Il mio coinquilino deve essere riuscito, ora possiamo continuare quello che non abbiamo fatto prima”. Disse Simo tirando su il ragazzo per i capelli riccioli e buttandolo sul letto.
    Si slacciò i pantaloni e salì sul letto con lui.
    “Lo vuoi succhiare Nerd?”. Disse lui.
    Il Nerd mugugnò come un cane e lui gli tirò uno schiaffo.
    “Devi parlare”. Disse prendendolo per il collo.
    Quelle scene di violenza mi piacevano, mi eccitavano.
    “Si padrone”. Disse lui con la voce strozzata.
    Simone gli lasciò andare la gola e lo riprese per i capelli portando la sua faccia sul suo pacco duro dentro le mutande.
    “Per ora puoi leccarlo così”. Disse tendolo attaccato al suo corpo.
    “Lecca”. Gli disse.
    Non potevo vedere la sua lingua muoversi ma vedevo bene che la mascella faceva piccoli movimenti.
    “Bravo Nerd”. Disse lasciando andare la presa dai capelli.
    Il Nerd riprese la mano di Simone e la riportò sulla sua testa.
    “Ti piace eh?”. Disse lui strattonandolo nuovamente con un sorriso in volto.
    Il Nerd accennò un si.
    Aveva un corpo secco, senza molti muscoli, pallido, ma quel cazzo lungo e duro, con quella cappella di un colore tra il rosa ed il violaceo, meravigliosa. Aveva pochi peli se non alla base del pene e pochi sui testicoli.
    “Basta!”. Disse Simone spostandolo dal suo pacco.
    “In ginocchio”. Disse buttandolo già dal letto con un calcio.
    Il ragazzo si drizzò e mi inginocchiò chinando la testa e lasciando i suoi ricchi castani alla portata di Simone.
    Gli tirò su la testa tirandolo ancora per i capelli.
    Cominciò a muovere le labbra, e anche la lingua dentro la bocca, si vedeva.
    “Apri”. Disse al Nerd, il quale aprì la bocca e lo guardò con occhi dolci.
    Simone gli sputò dentro e lui buttò giù la sua saliva.
    Simone gli accarezzò la guancia dove prima gli aveva tirato lo schiaffo, e si avvicinò a lui con il viso.
    Lo prese dal mento e gli infilò la lingua in bocca tirandolo a se.
    Lo staccò da se e lo buttò giù nuovamente.
    “A gattoni”. Disse Simone.
    Il ragazzo si mise a quattro zampe.
    Simone attraversò la stanza, e mi dovetti nascondere dietro il muro.
    Mi riaffaccia giusto un po' per vedere cosa facevano.
    Simone era all'armadio e prese una scatola da scarpe.
    La portò al letto e tolse il coperchio.
    Non riuscivo a vedere cosa ci fosse nella scatola, ma da quel che prese capì.
    Tirò fuori un guinzaglio ed una coda di cane.
    “Girati”. Gli disse avvicinandosi a lui.
    Il Nerd si girò ed alzò il fondo schiena aprendo le gambe.
    Vidi il buchetto del suo culo sodo, pronto a ricevere quello che il padrone gli avrebbe donato.
    Simone sputò sul piccolo dildo che era attaccato alla coda di gomma.
    Sputò sul buchetto e si abbassò i pantaloni. Per la prima volta in tre anni vidi il suo cazzo duro.
    Era bello lungo, non tanto grosso, ma abbastanza.
    Si inginocchiò e puntò la cappella sul buchetto e spinse.
    Il Nerd gemette e Simone gli tirò uno schiaffo sul culo.
    “Zitto”.
    Diede un paio di colpi ed uscì.
    “Doppiamo farti ristringere, lo prendi troppo”. Disse rimettendo il dildo nella scatola.
    “Non mi mette la coda padrone?”. Disse con voce dolce.
    “No, ti scopo dopo”. Disse Simone tirandosi su i pantaloni.
    Si sedette sul letto e lo fece andare in mezzo alle sue gambe, con la bocca sul cazzo di nuovo coperto dalle mutande.
    Gli prese il mento in mano e gli tirò su la testa.
    Prese il guinzaglio e lo mise intorno al suo collo.
    “Ora fai il bravo cucciolo, leccami la cappella”. Disse facendo uscire il cazzo dall'apertura centrale dei boxer.
    Il Nerd si avvicinò piano al cazzo di Simone. Aprì piano la bocca e lo guardò in faccia.
    “Bravo, allora ti ricordi che mi piace che mi guardi negli occhi mentre me lo succhi”. Disse tirandogli i capelli per avvicinarlo ancor di più.
    Quando la cappella entrò nella bocca, il Nerd la chiuse e cominciò a succhiare come un poppante succhia il seno della madre.
    Simone lo guardava contendo e ogni tanto aveva qualche piccolo brivido di goduria.
    “Gioca col piercing, mettilo dentro”. Disse. Non capì in principio cosa volesse dire, poi capì. Con il piercing della lingua gli entrava nella fessura della cappella.
    La mia eccitazione stava salendo, non avrei mai pensato in vita mia di vedere un porno in diretta, se non su internet.
    Dopo un paio di minuti che il Nerd succhiava, Simone lo staccò.
    “Girati”. Disse tirandolo per il guinzaglio.
    In ragazzo si girò e alzò il culo come prima.
    Simone cominciò a frustarlo con il guinzaglio e ad ogni colpo il Nerd gemeva.
    Andò avanti per un minuto, con il cazzo di Simone sempre più a tirò.
    Lo tirò a se per il guinzaglio e gli levò il collare.
    “Sul letto”.
    Il giovane risalì e Simone lo trascinò fino al bordo dove gli legò le mani dietro la schiena, prendendolo da dietro, cominciò a fotterlo.
    “Chi è il tuo padrone?”.
    “Voi e solo voi”. Disse il Nerd tra un gemito di goduria e l'altro.
    “Chi può fottere il tuo culo?”. Continuò.
    “Solo voi avete il permesso”.
    Simone ci dava dentro.
    “Chi solo può stuprarti?”.
    “Sempre e solo voi”.
    Vedevo il culo di Simone contrarsi a ogni botta sempre più forte
    “Chi solo può farcirti il culo?”.
    “Solo voi mio Sire”.
    Simone continuò per molti minuti, ed io cominciai a masturbarmi.
    “Appena finiamo voglio che la tua lingua mi pulisca”. Disse.
    “Sarà fatto mio padrone”.
    Simone cominciò a muoversi più velocemente e dopo poco si fermò.
    Diede uno schiaffo al culo del nerd e si spostò, portando la sua faccia vicino alla sua.
    “Se vedo una sola goccia di sperma uscirti dal buco del culo ti pesto così tanto che la prossima volta dovrò fotterti all'ospedale”.
    “Non uscirà una goccia del vostro prezioso oro Sire”.
    Disse lui avvicinandosi per baciarlo.
    Simone gli tirò un pugno nel costato.
    “Solo io posso dirti quando baciarmi”.
    “Mi scuso padrone, non succederà più”. Disse piegato in due.
    Simone lo buttò nuovamente giù dal letto e gli buttò il cazzo sporco di sperma in bocca, e tirò a se il Nerd fino a che il suo naso non sbattesse contro i boxer ancora indosso.
    Dopo pochi minuti aveva ancora il cazzo in tiro.
    Lo slegò e lo fece alzare, si baciarono intensamente.
    “Torna giù, voglio farmi leccare il buco”. Disse.
    Si poggiò al muro, vicino alla finestra e allargò le gambe.
    Il Nerd si abbassò e cominciò a leccare.
    Simone chinò in dietro la testa e rimase in quella posizione per molto tempo.
    Il Nerd cominciò a segarsi, come stavo facendo io.
    Simone si girò verso la porta, e non feci in tempo a nascondermi.
    Mi vide e sorrise invitandomi ad entrare con un cenno della testa.
    Entrai e chiusi la porta dietro di me.
    Il Nerd si staccò dal culo di Simone nascondendo il pene.
    “Tranquillo, lui può guardarci”. Disse facendomi avvicinare ancor di più a loro.
    Mi trovai con il volto di Simone vicino al mio.
    “Da quanto guardi?”. Chiese.
    “Da quando ti facevi leccare i miei anfibi”. Dissi.
    Lui si avvicinò ancor di più.
    “Lo vuoi?”. Disse facendo cenno verso il Nerd.
    “No”. Dissi guardando il Nerd mentre muoveva la lingua sul buchetto di Simone.
    Poggiai una mano sul suo culo sodo, e mi avvicinai al buchetto con il dito.
    “Voglio il tuo”. Dissi entrando, mentre il Nerd leccava intorno.
    “Giulio, prendi la tua roba e levati dal cazzo, devo farmi aprire il culo”.
    Il Nerd si alzò prese le sue cose e si rivestì velocemente, mentre Simone si era abbassato a succhiarmi il cazzo.
    Chinai indietro la testa, aveva la bocca più accogliente che mai avevo trovato. E ne avevo provate tante...
    Il Nerd uscì di casa, tirandosi dietro la porta..

    Immagine eliminata



    Edited by ben_neb - 24/6/2015, 23:52
  5. .
    La Via dei Lupi è il primo, ma sono due storie indipendenti :)
  6. .
    Beh fan è una parola grossa, però è vero che l'ho seguita assiduamente.. :D
  7. .
    Io ho seguito (e ho sul PC) tutte le stagioni, fino alla quinta è ultima che è terminata dieci giorni fa. Se vedo che interessa a qualcuno carico tutti gli episodi :D
  8. .
    Woww. Trovo che non ci sia nulla di più romantico ed eccitante, di quando due ragazzi si baciano per la prima volta, trasportati dalla naturale attrazione, lasciando che l'amore si schiuda come un fresco fiore al sole di primavera. :wub:
  9. .
    Ciao Stefano,

    Benvenuto tra noi.. Leggici e facci sentire tuoi pareri, mi raccomando ;))
  10. .
    Benvenuto Stefan Salvatore ahahah u.u
    Ti auguro una buona permanenza :)
  11. .

    La via dei Lupi


    Susan Laine
    Romance MxM



    jpg



    Kris Ellis credeva che i tempi dei matrimoni combinati fossero finiti, ma questo era prima della Grande Rivelazione. Ora un test medico di routine ha decretato che ha un compagno predestinato, Rafael. Però, Kris è appena uscito dal college e ha dei piani per il suo futuro, e nessuno di questi prevede l’essere legato per sempre a qualcuno che non ha mai nemmeno incontrato. Poi Rafe lo chiama e Kris inizia a riconsiderare la cosa. Dopotutto, come deve essere aspettare il proprio compagno per oltre duecento anni?

  12. .

    ATTENZIONE
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    Non ero arrivato da molto quando è entrato portando il contenitore dello strumento. Non avevo mai sentito niente di così strano in vita mia. Stavo preparandomi, musica sul leggio, strumento accordato, sai, tutto quello che serve a riempire il tempo mentre si aspetta l'arrivo del maestro per iniziare la prova, quando è entrata quella visione che si è seduta nella sezione degli ottoni, al leggio della prima tromba. E mi sono sentito strano, non riuscivo a vederlo completamente senza girare un po' la testa verso di lui, ma sapevo che è là. Ero nuovo dell'orchestra e speravo di essere all'altezza. Avevo sostenuto un'audizione per un posto, avevo vinto il concorso e volevo fare una buona impressione, ma mi sono sentito di doverlo guardarlo di nuovo. Dovrebbe avere la mia età, ho pensato, forse un po' più giovane, con un viso rotondo e capelli castano chiaro tagliati corti. Un viso dolce, attraente. Accidenti, non avevo mai studiato il viso di un ragazzo prima di allora, ma il suo era veramente bello. Occhi chiari che si accoppiavano ai capelli, guance leggermente rosee ed un naso in perfetta proporzione. Un ragazzo può essere bello? E perché lo stavo osservando? E perché non poteva togliergli gli occhi di dosso? Era magro e della mia altezza. Bene, stavo pensando a tutto questo ed ero seduto quando si è girato e ha incrociato il mio sguardo. "Ciao, chi sei?" Mi stava domandando chi ero, ed io stavo là seduto a bocca aperta e lo guardavo. "Sono il nuovo clarinetto" "Er, sì, 'nuovo clarinetto', ma come ti chiami?" "Oh, scusa. Giorgio. Mi chiamo Giorgio." "Io sono Aldo." E mi ha sorriso; il viso gli si è illuminato ed io mi sono sentito ancora più strano. "Sei già stato in un'orchestra?" "Beh in una o due ma penso che questa sia la più importante" ho detto. "Ti troverai bene, penso. Ogni tanto ci facciamo delle belle risate; non essere così serio!" E ha riso, una bella risata argentina. "Quindi è un po' di tempo che sei nell'orchestra?" Dovevo parlargli, non avevo idea del perché, era solo un desiderio irresistibile di parlare con lui, di poterlo guardare. "Un veterano ed un neofita!" Rideva mentre lo diceva. "Mi stai prendendo in giro!" "Beh, un po'" ha ammesso. "E perché no? Dammi una buona ragione perché non dovrei prenderti in giro?" Non ero sicuro di quanto stava succedendo, la mia testa era un turbine e mi sentivo senza fiato. Ho pensato di essere sul punto di svenire, ma non sono svenuto e sono stato salvato dal maestro che ha richiamato l'attenzione di tutti. Tutti? Non mi ero accorto che ci fosse qualcun altro nel locale. E abbiamo cominciato la prova. Roba leggera, la marcia Radetsky, tutto bene, poi altra musica stile banda, e potevo suonare anche se la maggior parte del tempo la passavo a leggere la musica. Mi piacerebbe dire che mi ero ripreso completamente durante la prova, invece continuavo a girarmi per vedere se Aldo era reale, se era ancora là... tra un pezzo e l'altro, naturalmente, e quando lo facevo vedevo che anche lui mi stava fissando negli occhi; quando distoglievo lo sguardo, e poi tornavo a guardare, i nostri occhi si incontravano e non si lasciavano, quasi ci fosse una sorta di guida laser tra di noi. Che sensazione stupida, stupida. Abbiamo fatto una pausa a metà prova. Quando si suona uno strumento a fiato si sente necessità di bere. Non l'ho cercato, ho fatto uno sforzo supremo e non l'ho cercato. Avrei voluto ma non l'ho fatto. "Come ti va?" Era proprio dietro di me e mi sono sentito formicolare. "Non male, non è difficile, ma neanche facile, l'uno e l'altro. Penso che mi piaccia." E mi sono girato, naturalmente era Aldo. Sapevo che era Aldo prima che iniziasse a parlare, e naturalmente era lui. "Facciamo due passi dopo?" ha domandato. "Se non devi andare a casa naturalmente." "Devo chiamare mio papà perché mi venga a prendere." Ero diviso, averlo vicino mi faceva quasi male, ma volevo averlo vicino "ma penso che se glielo dico potrà passare più tardi." "Va bene, oppure potrei portarti a casa io, OK?" "Hai una macchina?" "Non proprio una macchina, una vecchia carretta." Sono rimasto sorpreso, pensavo potesse essere addirittura più giovane di me, ma se aveva la patente doveva avere la mia età. Papà mi aveva prestato il suo cellulare per chiamarlo quando avessi finito. "OK" ho detto "Sarebbe una buona idea." Ho telefonato a casa e ho detto che ci sarebbe stato un piccolo ritardo. Mi hanno fatto le solite domande ma devo aver risposto correttamente perché mamma ha detto che avrei potuto stare fuori 'col mio nuovo amico'. Prima che potessimo continuare siamo stati richiamati per la seconda parte della prova e per la comunicazione che avrebbero chiesto ai nostri genitori il permesso per partecipare ad un tour estivo. La cosa mi sembrava interessante, particolarmente perché si trattava di un viaggio di sei giorni nel nord Europa. Non ero mai stato lontano da casa prima di allora, passavamo le ferie a casa perché era impossibile portare con noi i cani, quindi era tutto così eccitante e nuovo. Il resto della prova è trascorso abbastanza rapidamente, ero perso nella musica, io adoro la musica e la sensazione che si ottiene quando tutta l'orchestra suona insieme, in quel caso si trattava di un'orchestra giovanile di 60 ragazzi e ragazze, provenienti da tutte le scuole della zona. Quando abbiamo finito e stavo sistemando i clarinetti, Aldo è venuto a cercarmi, è più facile mettere nella custodia una tromba che due clarinetti, si fa più in fretta. "Pronto?" ha domandato. "Sicuro. Dove andiamo?" "Ti piacerebbe un sacchetto di patatine?" "Sì. Sono affamato. Quale il miglior posto di patatine della zona?" "Quello all'angolo, vieni, andiamo!" e mi ha guidato alla sua macchina. Alla faccia della carretta, era abbastanza nuova, ed un Cooper! Verde scuro con strisce bianche. "Che bomba! E tua?" "Sì, ne sono orgoglioso." E rideva di nuovo con quella risata argentina. "Montiamo." Abbiamo messo gli strumenti nel baule e siamo saliti. Mi piacciono le Mini, si è così vicini quando si viaggia. Siamo arrivati al negozio e ci siamo presi due sacchetti di patatine, poi Aldo si è diretto ai giardini dell'ippodromo. C'è una strada poco frequentata che finisce in un parcheggio da dove, di notte, si possono vedere le luci della città. Siamo scesi dalla macchina ed abbiamo finito la patatine, seduti su di un rialzo d'erba tra il parcheggio ed il prato; Aldo mi indicava i punti notevoli della città, ma io non ascoltavo, non attentamente, nella mia mente si stavano formando sensazioni diverse, fastidio e meraviglia per il piacere che sentivo ad essere con lui. Un qualcosa di diverso, voglio dire che stare con amici mi aveva dato delle sensazioni piacevoli, ma mai come queste. Questa sensazione vibrante, questa tensione nel torace, a ancora una simile beatitudine... "Quella è la stazione" "Prego?" Mi ha spaventato, non stavo ascoltando e sono stato riportato bruscamente alla realtà. "Eri lontano chilometri." "Er... credo proprio di sì." "Ero noioso? Talvolta mi dicono che parlo troppo ." "No, stavo solo sognando. Ero proprio lontano chilometri, non volevo essere maleducato." "Dove eri?" Mi guardava, i suoi occhi guardavano dritto nei miei, come incollati e sorrideva leggermente, il suo viso era illuminato nel crepuscolo. "In qualche luogo bello, spero?" "Penso di sì, sì; ma non sono sicuro di dove fossi..." Non riuscivo ad interrompere il nostro guardarci, non volevo interromperlo. Ero perso, perso nei suoi occhi. Vi ero caduto dentro, in quei due cristalli marrone chiaro; ho sentito una carezza sul braccio ed un tocco più leggero sulle mie labbra, poi si è ritirato, e continuava a guardarmi. "Sei scioccato" Ha domandato. Non riuscivo a parlare; sì, ero scioccato. "Giorgio?" Non riuscivo ancora a parlare. Ero scioccato? "Giorgio? Ti ho sconvolto?" Continuavo a non riuscire a parlare. No, non sconvolto, ma sorpreso, sorpreso dalle sensazioni che non avevo mai provato prima. Per essere stato baciato; ero stato baciato? "Per favore di qualche cosa. Colpiscimi o fai qualcosa." "Aldo?" Ricominciavo a parlare, la mia voce usciva, potevo parlare. "Io, er, io non..., er." "Vuoi baciarmi?" Sentivo che stava arrossendo. Stava ancora coi suoi occhi nei miei, i nostri occhi non si abbandonavano. "Io, er, sì..." "Oh." "Oh?" "Oh." Mi ha baciato, mi voleva baciare, mi ha baciato. "Er, ma, er, io sono, er tu sei, siamo..." "Ragazzi?" "Sì, er, ragazzi." "E ti ho sconvolto, allora?" Mi sorrideva ancora. Non sicuro, quasi ansioso "Bene, no, ma, er." "Posso baciarti di nuovo?" "Non ne sono sicuro... Er no... Sì... No... Non so! Non sono mai stato baciato prima di ora. Non in quella maniera." "Non ho mai baciato nessuno prima d'ora. Non in questa maniera." "E allora?" "Ho dovuto, eri così bello, e ho sentito, ho sperato..." "Non sono." Mi sentivo veramente strano. Volevo afferrarlo, non volevo toccarlo, volevo rendergli il bacio, speravo che mi baciasse di nuovo, speravo, desideravo, sognavo, non comprendevo i sentimenti che mi attraversavano. "È bello, voglio dire. Ma sono spaventato." "Da me?" "Da me, penso." Tremavo. "Mi sento un po' strano." "Anch'io. Giorgio, ho fatto un errore?" "Non so. Ci devo pensare." E ancora non aveva tolto i suoi occhi dai miei. E io ero sempre perduto nei suoi occhi. "Aldo?" "Sì?" "Non voglio che sembri stupido?" "Non importa, non per me." "Sei gay?" "Non so." "Se ti rendo il bacio sono gay?" "Non so, Giorgio." "Così..." "Così cosa sta accadendo?" "Uhh, davvero. Sì, cosa sta accadendo?" E mi ha baciato, proprio con le labbra completamente sulle mie. Ha penetrato la mia bocca con la sua lingua, mi ha trattenuto nel suo abbraccio, nell'oscurità crescente, davanti alle luci della città, con le sue mani sulla mia schiena, la sua bocca sulla mia ed il mio cervello in un turbine. E gli ho reso il bacio, spaventato ma ancora confortato da lui. Era alto come me, ho notato stupidamente mentre ci baciavamo. Un motivetto è uscito dalla mia tasca. "Dannazione. Papà! Sul cellulare! Era lui. Quando gli ho risposto voleva sapere dove ero, chi mi avrebbe portato a casa e quando sarei tornato, minacciando sanzioni se non fossi tornato entro dieci minuti! "Aldo, devo andare a casa." "Lo so, è un po' tardi." È salito in macchina e ha acceso il motore. "Sali!" Non abbiamo parlato per tutta la strada, a parte le istruzioni che gli davo sulla via da seguire. Quando si è fermato davanti a casa mia mi ha toccato il braccio. "Non voglio andarmene, so che devo ma non voglio andare. Non so neppure come rintracciarti." Gli ho scritto il mio numero di telefono. "Grazie Aldo." "Per il passaggio?" "Non so per cosa, ma grazie." Sono sceso dalla macchina ed anche Aldo ha dovuto scendere per aprire il baule per permettermi di recuperare i clarinetti, quindi è rientrato e mentre chiudeva la porta, proprio prima del rumore, ho sentito la sua voce "Ti amo, Giorgio." Ha inserito la marcia, ha lasciato andare la frizione ed è partito a gran velocità prima che potessi dire qualche cosa. Ero a bocca aperta ed immobile dopo la sua partenza? Potete scommetterci! Ma cosa sentivo? Mi sono diretto verso la porta e sono entrato. Sì, sono stato sommerso da una paternale, le conoscete vero?. Stare lontano da casa con quello che potrebbe essere un maniaco, stare fuori fino a tanto tardi, come possiamo fidarci di te, fidarci dei tuoi amici, la prossima volta non ti lasceremo uscire; ma sapevo come comportarmi, non si hanno gli stessi genitori per diciotto anni senza imparare come trattarli. Mi sono scusato molto, ho detto che era Aldo che mi aveva accompagnato a casa, che ci eravamo fermati a guardare le luci della città, che avevamo comprato patatine fritte in città, e mi sono scusato di nuovo. Ho detto che mi ero dimenticato del cellulare di papà, che li avrei chiamati per dire dov'ero se mi fossi ricordato del telefono, ma non ero abituato ad averlo, così mi ero dimenticato. E sono stato molto attento a non parlare dell'andare di nuovo alle prove perché sapevo che se l'avessi fatto non me l'avrebbero più permesso. Quando abbiamo ripreso la conversazione, non erano poi così arrabbiati, la domanda è stata 'Com'era l'orchestra?' ed io ho raccontato della prova, di quello che avevamo suonato, del viaggio previsto per l'estate e ho dato loro la lettera che non avevo ancora letto che, a quanto sembrava, dava tutti i dettagli eccetto il costo, cosa che ha dato loro qualcosa d'altro a cui pensare. Comunque mi avevano sempre supportato nella mia passione e anche questa volta sarebbe stato così. Tutto questo mi aveva tanto stancato che mi sono fatto una doccia e poi sono andato subito a letto. Mi piacerebbe dire che la notte aveva porta consiglio e svegliandomi il giorno dopo sapevo cosa avrei fatto. Da un lato c'era Aldo, il suo bacio, anzi i suoi due baci, il fatto che mi avesse detto che ero bello. Tutto questo faceva pendere il piatto della bilancia da una parte, ma non completamente; comunque per me voleva dire molto.
    [IMG]bacio[/IMG]
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    <ha chiamato la zia! Ci ha invitato a casa sua per il prossimo weekend. Vuole organizzare una festa per il suo compleanno. Quindi non ti prendere impegni! Compie quarant'anni! Non possiamo non andarci!> mi disse mia madre entrando in camera, aprendo la porta senza bussare come al solito. <ufff...va bene mamma...> risposi un pò scocciato. Avrei preferito passare il fine settimana andando a divertirmi con i miei amici invece che andare da parenti che non vedo da quasi due anni. I miei zii abitavano a Roma, dove si erano trasferiti quando io avevo quindici anni. Occasioni per scendere e andare a trovarli, per un motivo o per un'altro, erano molto poche e quindi non potevo rifiutarmi di partire. <dai, non fare quella faccia! Vedrai che ci troveremo benissimo! Ci sarà anche il tuo cuginetto! potrai giocare con lui!> cercò di convincermi mia madre, vedendo la mia faccia scocciata <e poi così ti stacchi un po da quel computer! Quest'anno hai la maturità! Quando ti vedrò con in mano un libro? Devi studiare!!> <si mamma!!> risposi, mantenendo la faccia scocciata.

    Preparammo i bagagli e venerdì mattina partimmo. I viaggi in auto io non li sopportavo. Era scomodissimo stare seduti per sei ore di fila in macchina. Per di più soffrivo il mal d'auto. Arrivammo a casa dei miei zii nel pomeriggio. Abitavano in una piccola villetta indipendente in un complesso residenziale. Mentre mio padre scaricava le borse, io e mia madre andammo a citofonare. Ci venne ad aprire un ragazzo alto poco meno di me, sul metro e settanta, di corporatura esile, capelli castano chiaro tenuti corti e occhi verdi. <ah! siete arrivati! entrate pure!> Era il mio cuginetto! Rimasi stupito. Me lo ricordavo molto diverso. L'ultima volta che l'avevo visto era un bambinetto simpatico e vivace, ora mi trovavo davanti un ragazzo! Era cresciuto molto! <ciao Zia! Ciao Ale!> Ci salutò baciandoci sulla guancia facendoci entrare in casa. <ciao Lorenzo! Quanto sei cresciuto! quasi non ti riconoscevo!> lo salutò subito mia madre. <già! eri un bambinetto altò così l'ultima volta che ti ho visto! Ora sei alto quasi come me! A quanti anni sei arrivato che non mi ricordo?> intervenni io subito dopo <quattordici anni e mezzo! Ti ho quasi raggiunto ormai!> rispose sorridendo Lorenzo.

    Ci venne a salutare anche mia zia e ci offrì un caffè. Poi ci fese sistemare la roba nelle sanze. Ai miei era destinata la camera degli ospiti, metre io mi sarei sistemato in camera di mio cugino dove era già pronto ed aperto il divano letto. <tu dormirai in camera con tuo cugino! Tanto siete sempre andati d'accordo fin da piccoli. Va bene?> <si si! Tranquilla Zia! va benissimo!> dissi posando il mio zaino vicino al letto.

    <vieni che ti faccio vedere una cosa!> mi disse Lorenzo, tutto contento di avermi come ospte in camera sua, sedendosi alla scrivania e accendendo il computer. <che cosa?> chiesi incuriosito <mi sono messo a fare video e a caricarli su youtube!> <sei uno youtuber? e che tipo di video fai?> <niente... mi metto a giocare a dei videogiochi e li commento!> mi rispose quasi orgoglioso e voglioso di dimostrarmi la sua bravura a fare quella cosa. <e hai molti iscritti?> <non tanti...anzi.. pochi! però a me non importa! io mi diverto nel farli!> mi disse tutto contento.

    Mi fece vedere tutti i suoi video che aveva fatto e altri video dei suoi youtuber preferiti. Passammo così alcune ore al computer, fino a quando non ci chiamarono per la cena.

    <lorenzo, anche se ci sono gli zii, a letto alle nove e mezza! nessuna eccezione!> <ma mamma!!> <niente ma!>. Mia zia era molto rigida con le regole da rispettare.<tranquillo Alessio, tu poi stare alzato fino a quanto vuoi! vale solo per Lorenzo!> <tranquilla zia! Tengo compagnia al mio cuginetto! Vorrei solo andarmi a lavare. Dopo il viaggio mi sento tutto sporco> risposi io educatamente <certo! Puoi usare il bagno di sopra, quello vicino alla camera di tuo cugino. troverai l'accappatoio appeso vicino alla vasca> <va bene! Grazie mille zia!> <figurati!>

    Andammo in camera e preparai la roba per andare a lavarmi. Lorenzo si buttò nel letto preparato per me e rimase sdraiato a pancia in sù, con le mani incrociate dietro la testa. <ma vai a letto sempre così presto?> gli chiesi <si! mia madre è molto rigida su queste cose> mi rispose continuando a guardare il soffitto. <ve bhe, dai, per qualche giorno ti terrò compagnia io!> gli dissi mentre prendevo in braccio l'occorrente per andare a fare il bagno.<già! almeno quello!> Mi guardò sorridendo.

    Andai a lavarmi e tornai già in pigiama in camera, dove Lorenzo era disteso sul suo letto, ancora vestito dalla giornata, con la sua felpa blu col cappuccio e i pantaloni della tuta grigi tenuti a vita bassa, intento a leggere un libro. <ma ti devi ancora cambiare!?> gli chiesi stupito entrando in camera. <ah, ci hai messo poco! si adesso finisco questa pagina e mi metto il pigiama...> mi rispose. Mi sedetti a gambe incrociate sul divano letto e mi misi ad osservarlo. <che guardi?> mi chiese, chiudendo il libro e mettendolo sul comodino di fianco al suo letto. ><no niente... osservavo che sei proprio crescuito! mi devo abituare. Ti ricordavo bambino!> Gli confessai. <e non hai visto tutto! ahahah> disse scherzando maliziosamente mio cugino. <ahahah che cretino che sei! dai muoviti! cambiati che sono stanco e vorrei spegnere la luce!> <calma calma! un attimo!> mi disse togliendosi la felpa. <che bella maglietta!> <ah ti piace... prendila!> mi rispose togliendosi la t-shirt e lanciandomela in faccia per scherzare, rimanendo così a petto nudo. Si mise la maglia del pigiama e si tolse i pantaloni della tuta rimanendo con gli slip bianchi che lasciavano intravedere un interessante rigonfiamento che non potevo non notare! Aveva ragione mio cugino prima! Era prorprio cresciuto! E non avevo visto tutto! E ora ero intenzionato a farlo! <ma dormi in mutande?> <si! sono abituato così> mi disse mentre si stava infilando sotto le coperte. Dopo aver spento la luce ed esserci dati la buona notte mi addormentai subito, stanco dal lungo viaggio fatto in mattinata.

    Quando mi svegliai al mattino, Lorenzo non era più nel suo letto. Mi cambiai e scesi in cucina dove c'erano i miei gentori e mia zia seduti al tavolo intenti a chiaccherare mentre mia zia stava cucinando. <buongiorno a tutti!> salutai. <buogiorno Alessio! Dormito bene?> <si benissimo! Grazie zia!> feci colazione con latte e biscotti, ascoltando passivamente i discorsi dei miei zii e dei miei genitori che stavano ancora parlando vicino a me. <ma Lorenzo dov'è?> chiesi dopo aver finito di bere l'ultimo sorso di latte. <è in giardino che sta sistemando per la festa di oggi> mi rispose mio zio <ah okey! allora vado ad aiutarlo!> risposi <ma non preoccuparti! sei ospite! Non devi disturbarti!> <ma figurati zia! mi fa piacere! almeno faccio qualcosa!>.

    Raggiunsi mio cugino in giardino e lo aiutai a sistemare. Spazzammo per terra, portammo fuori i cassonetti della spazzatura, andammo in cantina a prendere i tavoli e le sedie, le pulimmo e le sistemammo per bene. Erano veramente lorde, chissà da quanto tempo giacevano lì in cantina. Ci imbrattammo tutti. Dopo aver finito di mettere a posto tutto, rientrammo in casa annunciammo che fuori era tutto pronto. <andatevi a preparare che tra mezzora arrivano tutti gli invitati!> ci invitò mia zia. <okei!> rispose Lorenzo <lavatevi pure che siete sporchi! Non voglio fare brutte figure!> incalzò sempre mia zia. <va bene! io vengo nel bagno di sotto così Alessio può lavarsi sopra tranqullamente> suggerì allora mio cugino <non ci pensare neanche! Ci ho messo una vita a pulirlo! Ora è tutto pulito e pronto, non voglio che crei confusione! Lavati sopra anche tu!> ribattè mia zia, che nel mentre era intenta a cucinare le ultime cose rimaste ancora da preparare in cucina. <ma mamma! In mezz'ora come facciamo a lavarsi tutti e due! Non ce la faremo mai!!> chiese preoccupato Lorenzo. <ma che problema c'è!? Lavatevi insieme no!? Mica è la prima volta! Quando eravate più piccoli vi lavavate sempre insieme! Su dai! andate se no perdete tempo!> rispose infine mia zia, invitandoci a sbrigarci per non fare tardi. Finalmente stavo per riuscire a vedere come stava crescendo il mio adorato cuginetto.

    Salimmo in camera e mi misi a cercare nella mia borsa le mutande e le calze pulite da mettermi. <ufff... spero che non ti crei tanto fastidio questa cosa...> mi chiese ancora preoccupato Lorenzo. <ma figurati! Ha ragione tua madre! mica è la prima volta! Non ti preoccupare!> gli dissi per tranquillizzarlo. Notai che era ancora un pò scosso da questo fatto. Era seduto sul letto e mi guardava, mentre prendevo la mia roba, con aria imbarazzata. <mica mi scandalizzo eh... io non sono timido! mi hai già visto nudo! e io il tuo pisellino te l'ho visto un sacco di volte! ehehe> si dissi per cercare di rompere l'imbarazzo. <eh... ero un bambino! ora sono cresciuto!> mi rispose. <e che sarà mai! sei timido? ti vergogni di tuo cugino?> <un pò...> <dai, non fare il cretino! dai muoviti che è tardi!> presi l'occorrente e mi dirisi in bagno <ti aspetto in bagno! muoviti!!>.

    Entrai in bagno, appoggiai la roba pulita sul mobiletto, aprii l'acqua della vasca e la feci scorrere cercando di regolare la temperatura. Trovata quella giusta, chiusi il tappo della vasca e versai dentro qualche goccia di bagnoschiuma e mi sfilai la felpa. Proprio in quel momento entò mio cugino. <ah eccoti finalmente!> affermai mentre stava posando la sua roba di fianco alla mia. Mi tolsi i calzini e mi calai i pantaloni rimanendo in maglietta e boxer. <che fai? ti lavi vestito? su muoviti!> lo invitai a fare in fretta. Si tolse prima felpa e maglietta e poi si tolse i pantaloni. Rimase in slip. Mi tolsi anche io la maglietta e rimanemmo entrambi in mutande. Si mise a controllare se la temperatura dell'acqua fosse quella giusta e intanto io mi denudai completamente, rimanendo come mamma mi ha fatto, col mio bel pisellotto moscio e penzolante, sormontati da una bella chioma nera di peli pubici. Lorenzo allora si girò e si accorse che ero già nudo e pronto per entrare. Entrai nella vasca e rimasi in piedi davanti a lui <bhe, che aspetti? muoviti!> gli dissi. Si calò con timidezza giù le mutande e finalmente se le tolse completamente.

    Sorpresa! ce l'aveva enorme! A riposo sarà stato sui14/15 centimetri, bello cicciotto, ricoperti da dei magnifici peli castano chiari! Rimasi stupito! L'ultima volta che l'avevo visto completamente nudo era un bambinetto con un piccolo pisellino glabro e ora aveva un bell'arnese tra le gambe che anche solo da moscio lasciava a bocca aperta.

    Rimasi fermo senza dire niente. <bhe? che c'è??> mi chiese entrando anche lui nella vasca. <complimenti! sei messo proprio bene!> gli dissi, riferendomi al suo uccello che gli penzolava li sotto. <te l'avevo detto che non avevi ancora visto tutto!> Mi rispose sorridendo.<e bravo il mio cuginetto!> Ci sedemmo nella vasca, uno davanti all'altro. Incominciammo a lavarci e a insaponarci parlando del più e del meno, avendo ormai rotto il ghiaccio. Ci sciacquammo e nel mentre io decisi di adentrarmi su argomenti più interessanti. <lory... dimmi la verità! Quella bestia che hai tra le gambe... l'hai già usata?> <ahaha ma che dici Ale! Ho solo quattordici anni e mezzo! che vuoi che abbia fatto! solo qualche sega!> <ah bravo! ti fai le seghe eh? porcello!! ahahah> <ahahah> <ma quindi... neanche una pompa da qualche ragazza??> gli chiesi maliziosamente, sapendo benissimo dove volevo andare a parare. <ma no! Sono pure molto timido... figurati!> <inveci a me è capitato!> gli dissi mentre mi stavo alzando per uscire dalla vasca. <che cosa?> mi chiese mio cugino mentre stava anche lui uscendo dalla vasca. <mi hanno fatto una pompa!> gli dissi mentre mi infilavo l'accappatoio. <veramente??> mi chiese conferma Lorenzo mentre, cancora nudo, si sedeva sul bordo della vasca e con un'asciugamano si stava asciugando il viso e la testa. <certo! un pò di tempo fà!> gli risposi acora in piedi davanti a lui con l'accappatoio aperto, intento a strofinarmi i capelli per asciugarmi. <e cosa si prova??> mi chiese guardandomi negli occhi. <bhe... è difficile da spiegare... ... vuoi provare?> gli dissi tutto d'un fiato, lasciandolo di stucco. <cosa?????> <vuoi provare cosa si prova?> <e... ma... e... ma... co-come.. fai?> mi chiese stupito e imbarazzato. <bhe.. te la faccio io!> <m-ma.. s-sei sicuro?> <certo!>.

    Rimase fermo immobile, come un pezzo di ghiaccio, ancora lì seduto sul bordo della vasca. <vedi? Il tuo pisello è favorevole a provare! ahahah> gli dissi facendogli notare che il suo uccello si stava alzando. Continuò a non dire niente e a stare seduto senza muoversi. <rilassati... vedrai che ti piacerà> gli sussurrai dolcemente all'orecchio. Mi inginocchiai e glielo presi in mano e lo massaggiai dlcemente. Ormai il suo arnese era bello dritto e duro. Era magnifico! Ad occhio e croce sarà stato sui 20 centimentri. <complimenti! Hai proprio un bel bastone al posto del pisello!> Mi complimentai. Lo smanettai ancora per qualche istante e poi mi gettai sul suo caldo uccello, facendolo entrare nella mia bocca. Lorenzo continuava a stare immobile, come pietrificato.Incominciai a muovermi e a far su e giù. Prima lentamente poi sempre più veloce. Sentivo Lorenzo fare piccoli scatti di piacere e respirare affannosamente, sempre senza dire neanche una parola. Mi staccai e gli chiesi <ti piace?> <s-si s-si> mi rispose con un filo di voce. Ripresi a giocare col suo saporito pisello. Giocai con la lingua sulla sua violacea cappella e poi ripresi a ciuparlo con gusto. Presi ad accarezzare le sue tenere palline e a giocarci, mentre con la testa riprendevo a fare su e giù. Ad un tratto Lorenzo si irrigidì e, ansimando, mi venne in bocca, sparando dolci schizzi di calda sborra sulla lingua e nel palato. Ingoiai tutto e lo riulii bene con la lingua. Mi alzai e lo guardai negli occhi. <allora ti è piaciuto?> <sei stato fantastico!> mi rispose con un lieve sorriso, ancora lì seduto sul ciglio della vasca, stupefatto, con l'aria di uno che ha appena goduto tantissimo. Ricambiai il sorriso.

    Eravamo, come imbambolati, ancora nudi, uno di fronte all'altro, quando sentimmo bussare forte alla porta del bagno. <alloraaa!!! Vi muovete voi dueee??? Gli invitati saranno qui a momenti!!! su forza!!> sentimmo urlare dall'altra parte della porta del bagno. <si zia!!!! Abbiamo finito!!! Stiamo arrivando!!!> risposi io chiudendomi l'accappatoio davanti.
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    Sfogliavo distrattamente “Panorama”, superate le pagine di politica, di esteri, arrivai alle pagine più leggere su costume e società: la vita segreta dei gay. “Si bussa a una porta discreta senza insegne, sul campanello c’è scritto club. Al banco ti offrono ciabatte e un telo per rivestirti”. Si parlava delle saune: saune gay dove tutto era finalizzato a una grande scopata. Scattò nella mia testa il campanello della curiosità.
    Superai il Colosseo e mi avviai all'indirizzo che lo stesso settimanale dava ai suoi lettori: ero entrato per la prima volta nel mondo dei locali a circuito chiuso gay. E infatti dovetti anche fare una tessera. Con il telo, le ciabatte e i fedeli amici … profilattici… mi avviai agli armadietti: già lì fu eccitante spogliarsi, sbottonarsi la camicia, abbassare pantaloni e slip, rimanere col pisello penzolante fuori prima di ordinare tutto nell'armadietto e cingere i fianchi col telo. Gli altri che passavano, si spogliavano o si rivestivano osservavano in verità la scena con indifferenza. In quel luogo la nudità era di casa e semmai era il vestito ad essere una cosa eccezionale.
    Sotto la doccia cominciai a guardare i corpi che più mi attraevano: ovviamente quelli di maschi molto giovani, snelli con corpi lisci e culi ben rotondi. Il cazzetto mi interessava secondariamente: diciamo come un optional tra gli altri su una macchina di lusso.
    Nel bagno turco, il calore umido scioglieva i corpi. A prima vista gli occhi vedevano solo buio, poi cominciavano a distinguere le forme. Ci si avvicinava a seconda dell’attrazione, ben presto qualcuno lasciava scivolare la mano sul tuo cazzo. Io facevo altrettanto prendendo tra le mani i glutei di chi avevo adocchiato.
    Ma nel bagno turco con assoluta disinvoltura si faceva anche sesso orale e qualcuno con le mani contro la parete veniva anche penetrato.
    Usciti dal bagno turco, la grande vasca idromassaggio. Li si parlava, ci si toccava o tutte e due le cose, era comunque estremamente rilassante stare sdraiati, conversare e cominciare il sesso soft che precludeva alla sodomia che si praticava in camerino.

    Divenuto esperto di quel mondo, scoprii una sauna ancora più grande.
    D’inverno mi toglievo giacca e cravatta e subito dopo mi immergevo nella grande vasca, molto calda. Fuori il freddo, dentro il tepore e il sesso.
    A volte il mio pene già turgido affiorava sopra il livello dell’acqua attirando già il primo partner. Altre volte ero io a sedermi accanto al ragazzo che era immerso nella vasca, sfioravo con la mano la coscia. Immediatamente la mano scivolava dietro: sul gluteo e poi nel solco, a far capire immediatamente che non appartenevo al restante 90% dei presenti, passivi, ma alla categoria più ristretta – e diciamo pure privilegiata – degli attivi. A quel punto il ragazzo prendeva il mio pene tra le mani.
    In fondo alla sala grande, la vasca girava dietro una parete con delle fontanelle, lì in posto relativamente più appartato l’attivo si poneva in piedi e il passivo seduto in acqua succhiava. La gioia del passivo era di avere due cazzi a portata di bocca, mentre alle spalle scorreva la cascatella di acqua calda.
    Ne ho viste di orge in quel luogo.
    Io sono esibizionista, mi piace ostentare il pene che è giunto alla durezza massima e che viene preso in bocca dal partner. Quando sono in camerino spesso divido il rapporto in due tempi. Nel primo tempo mi piace l’intimità assoluta e romantica; nella seconda fase mi piace essere guardato e aprire la coppia ad altri partecipanti al gioco.
    Si comincia comunque baciandosi a lungo e con passione. Poi mi piace baciare tutto il corpo del partner, e amo che lui sia totalmente passivo, come la bella addormentata nel bosco. Io scendo con la lingua e gli bacio il collo, come il vampiro. Poi gli succhio i capezzoli e tiro la lingua fino ad arrivare alle ascelle. Mi piace sentire il profumo del maschietto lì.
    Poi scendo giù e per breve tempo metto la lingua anche nell’ombelico. Quindi succhio il pene: adoro i peni barzotti, dolci, morbidi, non turgidi. Siccome amo al massimo la sensazione forte della penetrazione, confesso di non essere molto attratto dal pompino del partner: cioè metterlo dietro mi sembra molto più eccitante che farmelo succhiare. Per questo nei preliminari preferisco succhiarlo io, poi scendo ai piedi, lecco la pianta dei piedi, mordicchio le dita dei piedi. Il mio pene è grosso ed è un grande piacere per il partner prenderlo tra i suoi due piedi e farmi una sega con quelli
    A questo punto lo giro e ricomincio dal capo: lo bacio lungo la schiena, la mia lingua scende nel solco tra le spalle fino ad arrivare al frutto del desiderio: il culo che deve sbocciare su fianchi snelli, essere sodo, rotondo, senza peli. Lì affondo la lingua e bagno con la saliva. Poi la penetrazione. Lenta, graduale, centimetro per centimetro, quindi selvaggia.
    Si comincia con la posizione a pecora.
    Poi stendo completamente il partner e gli faccio sentire i miei ottanta kili addosso.
    Poi lo impalo su di me. Prima con il culetto rivolto verso il mio viso: posso sculacciarlo forte e massaggiargli i piedini.
    Poi col viso rivolto verso di me e in tal caso mi piace accostarmi al suo pisellino che mi penzola sul torace.
    Poi gli ordino di mettersi faccia a muro. E lo penetro in piedi.

    Dicevo nella seconda fase divento esibizionista. Apro uno spiraglio della porta del camerino: una porta scorrevole. Mi piace che altri vedano l’espressione intensa di chi penetro. Ovviamente chi guarda vuole anche entrare: se sono tipi non compatibili con i miei/nostri gusti lo tengo alla porta altrimenti lo faccio entrare o ne faccio entrare anche due.
    A quel punto il partner può succhiare mentre io lo penetro. Oppure il nuovo arrivato può stringere la mano attorno al mio cazzo mentre esce dal buchetto del boy.
    Tutto fino alla eiaculazione finale:
    sul viso del boy, sul suo petto oppure su un punto che – mi ha confidato un ragazzo – suscita molto piacere: la curva della schiena immediatamente sopra il culo. Lì si sente caldissimo lo schizzo dello sperma sparato dal cazzo subito dopo essere stato sfilato da dietro.


    7. Continua.

    Nota Bene: quello esposto è un puro racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone esistenti, a luoghi o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

    Edited by Gotico74 - 30/12/2014, 19:26
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    Spaventato dall’esperienza con il maghrebino che nel vagone fermo alla stazione aveva cercato di infilarmi il suo cazzo color carbone nel buco del culo, cominciai a frequentare i cinema porno. L’idea germogliò un poco alla volta nella mia mente.
    Qualche mese prima con la comitiva di amici che studiavano nello stesso convitto universitario eravamo andati a vedere un pornazzo al cinema. Ricordo che per esorcizzare l’imbarazzo ridevamo forte, facevano schiamazzi e commentavamo in maniera grossolana le tette della porno star o i cazzi esagerati dei negri che “recitavano” nel film. Io soprattutto quei cazzi guardavo, o meglio contemplavo i corpi dei maschi e nello stesso tempo sbirciavo l’espressione dei miei amici per capire se in fondo qualcuno di loro fosse stato così aperto mentalmente da ammirare non solo il corpo femminile, ma anche quello maschile.
    Intanto uno dei miei amici ridendo forte aveva notato che qualche fila dopo la nostra un signore maturo solitario si stava segando. Nella mia mente si impresse l’idea che in quei cinema non ci si andava solo per vedere, ma anche per … toccarsi. Magari anche per toccare qualcuno vicino e a disposizione.
    Il passo successivo avvenne con la birra. Stavo a una festa organizzata dai ragazzi di architettura, bevvi una birra dietro l’altra e mi venne una strana frenesia. Uscii dal cortile universitario dove a cielo aperto si teneva la festa e svoltate due tre strade entrai nel cinema aperto di notte. Mi sedetti, ma quando vidi che c’era gente in movimento ai bordi della platea mi alzai anche io. Cominciai a girare sui due piani e nel buio rischiarato dalla luce del film, e nello stesso tempo velato dai fumi delle sigarette capii che tutto un mondo misterioso si muoveva.
    Entrai in bagno e vidi gli orinatoi. Allora, come ormai facevo da qualche tempo nei cessi della stazione, tirai fuori il pisello e cominciai a pisciare: la birra invogliava a farlo, ma in quel posto chiuso con maggiore sicurezza potevo accarezzare il mio pene a lungo e senza nessuna preoccupazione di nascondere il gesto. Si avvicinò un signore maturo, calmo, vestito in maniera sportiva con un borsello a tracolla e con altrettanta disinvoltura tirò fuori il suo pene e cominciò ad accarezzare… no, non il suo! Cominciò ad accarezzare il mio pene.
    Allora avvenne una rivelazione per me… il signore mi disse: “hai un cazzo grosso, che nella vita non guasta mai!” Davvero non avrei mai immaginato di avere un cazzo grosso, sopra la media. Sono alto e snello. Ma ero sempre stato abituato a pensare che come c’erano altri ragazzi più muscolosi di me, allo stesso modo i loro cazzi dovevano essere più grossi del mio. In proporzione. Il mio lo vedevo medio e tutto sommato insignificante. Invece in verità era grosso sopra la media.
    Lieto di questa rivelazione, il signore mi portò nel bagno nel cinema, mi fece salire sulla tazza del bagno e mi succhiò il pene. Lo inghiottiva o lo rigirava nella sua lingua sapiente. Dopo un po’ diedi segno di stanchezza: a me non piacciono i “signori” ma i ragazzi! E la cosa finì lì, ci salutammo con garbo e reciproca educazione.
    Quella sera ero troppo ubriaco e tornai a casa, segnando nella memoria quella nuova esperienza. Nelle settimane successive cominciai l’esplorazione nel nuovo mondo misterioso ed oscuro dei cinema porno.
    Trovai. Trovai uomini di tutte le età, di tutte le taglie, di tutte le condizioni sociali, belli, brutti. La democrazia insomma! Io mi sedevo e qualcuno si sedeva vicino a me, cominciava ad accarezzarmi la gamba, a quel punto io mettevo la mano sulla cerniera e raccoglievo nel palmo il pene da sopra il pantalone. L’altro capiva che io ci stavo e allungava la mano all’altezza del pene. Io abbassavo la zip e lui prendeva in pugno il pene che ormai svettava liberato dallo slip. Nella semioscurità e nella totale impudicizia del cinema il passivo poteva anche piegarsi in avanti col busto e inghiottire il pene. Chissà quanti schizzi di sperma erano disseminati tra le poltroncine, un vero groviglio di DNA…
    Se decidevi di andare fino in fondo andavi nei bagni. Lì ci si abbassava i pantaloni e turandosi il naso – dato il posto – ci si avvinghiava l’uno dietro l’altro, col passivo che di solito appoggiava la fronte sul braccio piegato in avanti e il braccio sul muro.
    Ma a volte vidi scene di estrema libidine in cui, nelle ultime file un giovane abbassava i pantaloni, mostrava senza alcun problema il culo e sotto lo sguardo di altre persone veniva inculato.
    So che in passato nei cinema avvenivano begli incontri e i ragazzi andavano tutti là a trovare l’amore. Ma quando cominciai a frequentare io l’era dei cinema porno volgeva alla fine. I gay si orientavano verso i locali – saune, cruising bar, discoteche omo con darkroom – nei cinema rimanevano invece i vecchi, incapaci di intercettare le nuove mode, e i prostituti che sempre più numerosi affluivano dai paesi di immigrazione per fare concorrenza ai marchettari italiani.
    Per avere corpi giovani e freschi decisi di pagare. Non ancora guadagnavo allora, ma avevo appena finito i quindici mesi come ufficiale di complemento. Per nove mesi, dopo il corso allievi ufficiali, ero stato pagato come un Sottotenente e avevo messo i soldi da parte. Ora potevo togliermi qualche sfizio.
    Vidi un ragazzo snello e sexy come piacciono a me. Si chiamava. Oddio, come si chiamava? Sì, Ivan si chiamava. Era proprio quel che a Milano si definisce un “culattone” perché aveva un corpo alto e snello, ma dai jeans sbocciava un grosso culo carnoso. Abbassato i pantaloni esso si rivelava bianco e glabro. Lui si inchinò davanti a me e mi fece il pompino di rito. Poi si voltò, si mise a novanta gradi e io infilai le mani nella sua bella camicia nera sbottonata in alto fino ad andare a toccare i suoi capezzoli come se fossero due seni di donna, allargando le palme sui pettorali e soppesandoli. Intanto col cazzo puntavo il buchetto e affondavo sempre di più, sentivo il culo fresco e carnoso che si apriva e lasciava entrare il cazzo.
    Ahha ahahah gridava spalancando la bocca e a me venne di mettergli un dito in bocca, mentre con i denti gli mordicchiavo l’orecchio.
    Andammo avanti così a lungo nel cesso del cinema porno. Poi a un certo punto il piccolo professionista del sesso – 19 anni appena compiuti – si ricordò di avere una fiorente attività commerciale… allora si sfilò dalla penetrazione si mise in ginocchio davanti al mio cazzo e mi segò rapidissimamente per farmi arrivare. Alla eiaculazione si scansò con abilità dalla traiettoria, ma uno schizzo di sperma gli rimase appiccicato sulla bella camicia nera.
    Lo pagai una miseria. Ci scambiammo i numeri.
    Mi dimenticai di lui.
    Poi un giorno, un anno dopo, ero a casa di una mia amica, matura professoressa di filosofia. Erano le cinque e l’elegante signora nel suo salottino mi offriva una fetta di torta e un tè.
    Mentre lei era in cucina a portarmi il tè bollente, squilla il mio cellulare.
    - Ciao sono Ivan, ti ricordi?
    - Sì, ma stavolta non ti pago.
    Risposi sotto voce. Fissammo appuntamento per un incontro di sesso stavolta non mercenario.
    La professoressa sorrise: è una tua amica?
    Sì, sì una mia amica. Sorrisi come un angioletto.



    Nota Bene: quello esposto è un puro racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone esistenti, a luoghi o a fatti realmente accaduti è assolutamente casuale.
17 replies since 23/3/2009
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