Il camaleonte

Parte settima

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  1. squaloblu87
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    CAPITOLO SETTIMO

    Il servizio militare rappresentò per me una tappa importante poiché mi mise a contatto con culture e mentalità diverse.
    Com’era logico dovetti stare attento a non farmi assolutamente scoprire, diversamente sarei stato bollato per sempre con gravi conseguenze anche per la mia futura carriera lavorativa.
    Quando il mio erotismo era al massimo, potevo solo concedermi di fantasticare, ricordando tutti i miei amanti e tutte le scopate che avevo fatto con loro, riuscivo a godere solo toccandomi e ciò bastava.
    Era difficile potermi mantenere calmo soprattutto quando ero costretto a fare la doccia insieme a tanti altri; la vista di tutti quei cazzi più o meno grossi, mi eccitava fino all’inverosimile.
    Ma ciò che mi faceva arrapate in modo pazzesco era la sera quando la camerata totalmente buia, scrutavo i giovani militari spararsi un segone stando a letto.
    Sarei stato disposto a farlo io il segone, a qualcuno che l’aveva grosso, glielo avrei preso volentieri in bocca facendogli un favoloso pompino con l’ingoio, a qualcun altro avrei dato anche il mio culo facendogli fare una scopata da non dimenticare.
    Tutto ciò invece non fu mai possibile giacché non conoscevo nè desideravo conoscere le loro reazioni; se qualcuno si fosse fatto avanti avrei valutato la proposta.
    L’occasione si presentò spontaneamente quando un commilitone più giovane di me in età, ma più anziano come servizio, m’invitò a trascorrere un pomeriggio nella casa che aveva preso in affitto insieme con altri suoi amici.
    Io non avevo fatto trasparire la mia vera indole, in tutta onestà non ero mai andato insieme con loro quando si recavano a trovare le prostitute, asserivo che mi facevano schifo e ritornavo in caserma.
    Con questo giovane eravamo entrati più in confidenza e dalle sue risposte avevo intuito che aveva le idee piuttosto ampie, viveva in una gran città e condivideva le scelte sessuali di tutti senza criticarle.
    Fu così che un pomeriggio estivo mi recai con lui in quest’appartamento che condivideva con i suoi amici, che io non conoscevo.
    Era un appartamento al primo piano di un grande stabile composto di cinque locali più servizi; ognuno aveva diritto ad una stanza dove c’era un letto, un armadio, un tavolino e qualche sedia.
    Ciascuno di loro trascorreva lì il tempo secondo i propri desideri; ognuno era libero di fare senza intromettersi negli affari e nelle vicende degli altri.
    Insieme al mio amico commilitone entrammo nella sua stanza, ciò che mi colpì a prima vista fu il gran disordine che vi regnava; tanto disordine in giro, sul tavolo c’erano delle foto porno e delle cartoline pornografiche.
    Guardando più attentamente, mi
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    accorsi che ce n’era una in particolare dove c’erano foto di ragazzi che si sbocchinavano e s’inculavano.
    La vista di quelle foto mi eccitò tanto che non riuscii a nascondere la mia eccitazione ormai palese, cercai di non farmi scoprire ma l’amico evidentemente scrutava ed avvicinandosi m’invitò a mettermi a mio agio togliendosi lui per primo la divisa ed invitandomi a fare altrettanto.
    Io ero impacciato, lui invece si spogliò rimanendo in mutande; io lo guardai per carpire meglio le sue intenzioni, lui guardandomi maliziosamente mi fece capire che era eccitato anche lui; guardando, infatti, verso il suo cazzo, mi accorsi che era già ben teso attraverso la stoffa.
    Finsi indifferenza, lui avvicinandosi sempre di più verso di me, mi rassicurò chiarendomi che era etero ma aveva avuto molti e piacevolissimi incontri con ragazzi e sperava di realizzarne altri.
    Non mi sembrava vero, non mi sbilanciai, fece lui il primo approccio stringendosi a me da dietro e facendomi sentire contro le mie chiappe il suo cazzo duro.
    Rimasi fermo, lui spinse ancora di più ed io per fargli capire ch’ero d’accordo spinsi le mie natiche verso di lui come ad offrirgliele.
    Il messaggio era ben chiaro, mi girai e mi strinsi desideroso; era tanto che non sentivo un vero cazzo, ne avevo veramente di bisogno.
    Lui cercò di baciarmi in bocca, io rifiutai poiché il bacio mi ha fatto sempre schifo; il mio primo amante non mi baciò mai con la lingua ed io non baciai mai nessuno, mi fece sempre schifo; ho succhiato cazzi di tutte le dimensioni, ho ingoiato litri di sborra, ma non ho mai infilato la mia lingua nella bocca di un altro, al solo pensiero mi passava anche l’eccitazione.
    Comincia a toccare il cazzo con la mia mano e sentii che era già duro, abbassai gli slip e mi trovai fra le mani ciò che io definisco un “cazzetto” in confronto a quelli cui sono stato abituato.
    Era lungo sedici centimetri e come calibro era modesto, ma ben duro e dritto; poiché era da tanto tempo che non ne ricevevo, mi accontentati.
    “Ti piace – mi disse – non è fantastico?”
    A me veniva da ridere, ma per non offenderlo gli risposi che i cazzi sono tutti belli specialmente se restano duri a lungo e sanno svolgere bene la loro funzione.
    Mi chiese se avessi avuto in passato delle esperienze con altri uomini ed avuto il mio assenso non si parlò più, si passò ai fatti.
    Mi spogliai rimanendo totalmente nudo, quindi ci rotolammo sul letto stringendoci vogliosamente, poi passai a leccarlo sul collo, dietro le orecchie, passai al petto villoso e mi diressi senza indugio sul cazzo che era ben eretto.
    Con la mano iniziai a praticargli una lenta sega, subito dopo introdussi la rosea e delicata cappella dentro la mia bocca che l’accolse con voracità.
    Poiché il cazzo non era molto lungo né altrettanto grosso, potei infilarmelo tutto in bocca e cominciai a fargli un pompino meraviglioso tanto che dopo qualche minuto mi sentii riempire la bocca di calda sborra che provvidi ad ingoiare senza perderne una goccia.
    Di fronte ad un simile trattamento, rimase stupefatto assicurandomi che nessuno sia donna che uomo lo aveva spompinato in quel modo, si sentiva svuotato ma ancora desideroso.
    Benedetta gioventù. Avendo ancora vent’anni, il cazzo subito riprese vigore diventando di nuovo ben duro, lo rimisi in bocca, lo leccai a lungo, lo succhiai con rinnovato piacere, trattai allo stesso modo anche i coglioni; ma mi fermai perché lo sentii gemere di nuovo, segno che stava di nuovo per sborrare.
    Mi riposai anch’io e gli tenni il cazzo tra le mie mani; poi mi girai sul letto offrendogli le mie natiche che aprii con le mie mani e mostrandogli il mio buchetto tanto voglioso di essere allargato.
    Lui non aspettava altro, inumidì il mio buco ed anche la cappella che subito dopo sentii appoggiare all’apertura che dietro una sua leggera spinta si allargò per farlo entrare.
    I muscoli del culo ormai abituati, accolsero il cazzo fino alla radice; non fece alcuno sforzo per farlo entrare, scivolò fino in fondo con facilità e leggerezza.
    L’amico cominciò a scopare pensando di farmi impazzire; per me era come solleticare il buco del culo, infatti, lo incitai a sfondarmi selvaggemente.
    Incitato da me riversò dei colpi furiosi che produssero solamente una rapida sborrata dentro il mio culo.
    Io non ero ancora venuto, abituato com’ero a trattamenti diversi; infatti, i cazzi lunghi e soprattutto molto grossi mi hanno fatto tanto soffrire ma mi hanno anche fatto tantissimo godere; infatti, la mia formula era “più sofferenza uguale più godimento”.
    Per non offenderlo presi il mio cazzo fra le mani, con una veloce sega lo feci sborrare e così ci calmammo entrambi.
    L’amico aveva capito che avevo ricevuto nel mio culo cazzi ben più grossi del suo poiché era scivolato dentro con estrema facilità ed aveva scopato comodamente godendo immensamente.
    Ci stendemmo sul letto per riposarci e per parlare, spiegai al mio amico che il mio “buco” era sfondato perché il mio primo uomo era un “superdotato” che aveva scopato con me tantissime volte.
    Per non offenderlo, ripresi il cazzo molle fra le mani e cominciai a fargli una lenta sega; non appena mi accorsi che stava erigendosi, lo rimisi in bocca e cominciai a succhiare.
    Divenne di nuovo duro e quindi rimessomi in posizione invitai l’amico a rimetterlo dentro il mio buco.
    L’operazione fu facile, stavolta io cominciai a stringere i muscoli del buco, così, mentre l’amico scopava, io sentivo il cazzo entrare ed uscire e lui sentiva massaggiarsi la sua asta.
    Insomma, la scopata fu migliore della prima, io capii che ogni cazzo necessita di una tecnica e poiché i cazzi non sono tutti uguali non sempre la stessa regola è valida, bisogna cambiare sempre e adattarsi alle nuove circostanze, anche per non intaccare la suscettibilità dell’altro.
    Iniziò così questa relazione, i nostri incontri avvennero sempre in questa casa, ma talvolta per mancanza di tempo gli praticavo un bel pompino la sera tardi e in luoghi appartati.
    Durante questa relazione ebbi anche “un’avventura” totalmente piacevole che mi riportò indietro nel tempo facendomi ricordare le mie prime volte.
    Era esattamente il giorno di ferragosto: la caserma era quasi totalmente disabitata; i militari erano chi in ferie, chi in licenza e chi in permesso; eravamo rimasti i soliti fessacchiotti di guardia.
    Io non ero esattamente di guardia, ma reperibile quindi non potevo assolutamente allontanarmi dalla caserma; ogni ora avevo l’obbligo di presentarmi al posto di guardia per dare eventuale sostituzione, diversamente ero libero di girare dentro la caserma o rimanere in branda.
    Dopo essermi alzato mi recai al posto di guardia, poiché non dovevo “montare”, rientrai in camerata con il desiderio di fare una doccia.
    Trovai le docce occupate da un altro commilitone che si stava insaponando e volgeva a me le spalle;
    Aprii il rubinetto della doccia vicina e cominciai a lavarmi.
    Mi girai e vidi il militare con un’imponente erezione: aveva un cazzo maestoso, lungo, dritto e grosso, con una maestosa cappella.
    Rividi lo stesso cazzo del mio primo amico, ciò non fece altro che aumentare in me l’eccitazione ed anche il desiderio di possesso.
    Pur di sentirmi sfondare il culo da quel meraviglioso cazzo, sarei stato disposto a fare qualunque cosa mi avesse chiesto.
    Non potei più allontanare lo sguardo da quel superbo e maestoso “arnese” tanto che il legittimo proprietario si accorse oltre che del mio interessato sguardo, anche della mia eccitazione.
    “Ti sei eccitato guardandomi – mi disse – è chiaro che sei interessato al mio cazzo di cui io sono molto orgoglioso, ma ti avverto che non mi piacciono i maschietti, sono etero e intendo rimanere tale, anche se in tutta onestà oggi mi accontenterei di un bel pompino e forse…. chissà, quindi se vuoi prendilo, è tuo”.
    Io ero come in trance, eseguii imbambolato, mi avvicinai a quella maestosa “mazza”, la strinsi vogliosamente con entrambe le mani, m’inginocchiai, la baciai a lungo, la leccai in tutta la sua lunghezza, feci lo stesso trattamento anche ai due grossi coglioni e poi mi concentrai sulla rosea, dura e vellutata cappella che infilai lentamente dentro la mia bocca spingendola fino in gola.
    L’amico gradì il trattamento e tenendomi ferma la testa, provvide ad imprimere al suo cazzo un lento movimento d’andirivieni: cominciò a scoparmi in bocca.
    Io ero abituato a quelle misure e sapevo come fare, con arte e maestria lo portai al massimo dell’eccitazione, infatti, lo sentii mugolare e subito dopo una violenta sborrata mi riempì la bocca.
    Io mi affrettai ad ingoiare e non volli perderne nemmeno una goccia, continuai a succhiare e a pulire quel cazzo stupendo.
    Non mi ero ingannato circa le misure, come lui stesso mi confermò, era lungo quasi uguale a quello del mio primo uomo, circa ventitré centimetri, uguali invece in grossezza e durezza.
    N’avevo ancora gran desiderio, desideravo farmi sfondare il culo e riandare indietro nel tempo, non sapevo però come farglielo capire.
    “Per adesso completiamo la doccia, poi andiamo in camerata, tanto siamo soli e lì continuiamo” – mi disse.
    A me sembrava tutto un sogno, non risposi, ripresi a lavarmi e quando anche lui ebbe finito ritornammo insieme in camerata.
    Eravamo veramente soli, ma per precauzione chiudemmo la porta della camerata; ci avvicinammo alla sua branda e poiché eravamo nudi, lo strinsi a me con passione e desiderio.
    Quant’è difficile l’arte della seduzione in un soggetto che è convinto d’essere etero; mi allontanò da lui, m’invitò a fargli di nuovo un pompino che aveva gradito tantissimo, perchè fatto con l’ingoio, poi aggiunse che se gli fosse diventato di nuovo molto duro mi avrebbe inculato perché sentiva il bisogno di scopare.
    Io mi diedi da fare, lo baciai, lo leccai, lo succhiai, lo pompai facendoglielo diventare talmente duro che egli stesso m’implorava di fermarmi per non sborrare.
    Era talmente eccitato che lasciò fare a me ed io messomi in posizione, mi allargai le natiche e con una mano passata in mezzo alle mie gambe indirizzai il cazzo verso il mio buco incitandolo ad entrare in me.
    L’amico non si fece pregare e ripreso in mano il gioco, mi fece inginocchiare a terra, mi allargò il buco del culo, lo insalivò per bene, appoggiò la sua grossa e calda cappella e con un movimento deciso entrò con un solo colpo otre la metà del suo stupendo cazzo.
    Si fermò un attimo per rendersi conto della situazione, quindi continuò e con pochi ed assestati colpi entrò il suo cazzo tutto dentro al mio culo, i muscoli dell’ano si dilatarono e si allargarono per fare passare ed accogliere con immenso piacere quella maestosa “mazza”
    Quando fu tutto dentro, si fermò quasi per accertarsi della conquista; fu soddisfatto dello sfondamento del mio culo, rimesso fuori il cazzo, rientrò violentemente dentro di me in un solo colpo per poi riprendere a scopare con tremendi colpi che produssero una copiosa e calda sborrata dentro di me.
    Anch’io avevo goduto e lui mi disse di essere veramente soddisfatto, era la sua prima volta con un uomo e non si sarebbe mai aspettato d’essergli tanto piaciuto.
    Quello stesso giorno scopammo altre tre volte, ogni volta lo facevo impazzire con il mio pompino e scopammo variando tantissime posizioni, addirittura lo feci distendere sulla branda ed io mi sedetti sopra il suo cazzo infilandolo dentro al mio culo e scopandolo senza che lui muovesse un solo muscolo: lo feci impazzire dal godimento poiché lo sentii gemere e sborrare dentro copiosamente.
    Inutile aggiungere che da quel giorno in poi, cercammo tutte le soluzioni possibili almeno per fargli un pompino che gradiva tantissimo.
    Era difficile rimanere soli ed altrettanto trovare un posticino tranquillo e sicuro, la paura d’essere scoperti ci lasciava spesso l’amaro in bocca; talvolta entravamo in uno sgabuzzino buio quando la maggior parte dei commilitoni dormivano, qui velocemente riuscivamo a concludere o un pompino con l’ingoio, oppure una scopata meravigliosa che ci faceva godere entrambi in modo totale.
    Non gli dissi mai di quell’altro militare col quale m’incontravo, entrambi non sapevano l’uno dell’altro, io mi servivo di loro due, uno in casa, l’altro dentro la caserma, anche se avrei desiderato che fosse al contrario.
    Questa situazione, per me insperata, andò avanti per diversi mesi, cambiò con il sopraggiungere dell’autunno quando l’amico con il quale si scopava in casa non fu trasferito in un’altra città, ma non mi lasciò solo, ma passò il testimone ad un suo amico con il quale era in confidenza.
    “Tra qualche giorno mi trasferiranno – mi disse – e questa stanza la lascio ad un mio carissimo amico che lavora in un reparto vicino al mio e che io desidererei presentarti e sarei felice che stringessi amicizia con lui poiché so per certo perché me l’ha confidato, che non disdegna avere rapporti sessuali con maschi”.
    Io sulle prime ci rimasi male poiché mi sembrava d’essere trattato come una baldracca che si passa da un cazzo ad un altro, ma poi, a ben pensarci non mi dispiaceva l’idea perché non desideravo perdere un potenziale cazzo, data la situazione difficile del militare, pertanto accettai di conoscere il nuovo amico.

    (...continua...) Clicca qui per la sesta parte: Sesta parte
     
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