Il camaleonte

Parte Quarta

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  1. squaloblu87
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    CAPITOLO QUARTO

    Da quel giorno in poi, non c’e bisogno di dirlo, tutto era fatto per il sommo diletto e godimento di entrambi.
    Ogni qualvolta l’andavo a trovare facevamo di solito le stesse cose: io mi stringevo a lui con passione, gli toccavo il cazzo molle attraverso i pantaloni, lui mi girava e mi strofinava il cazzo sul culo anche se eravamo ancora vestiti, poi mi rigiravo, tiravo fuori il cazzo semimolle, lo scalpellavo, cominciavo una lenta sega, poi m’inginocchiavo, lo infilavo in bocca, succhiavo, lo cacciavo fuori, leccavo tutta la lunghezza del cazzo, lo umettavo con la saliva, infilavo il glande in bocca, succhiavo, imprimevo al cazzo un ritmico andirivieni, fino a che non mi sentivo riempire la bocca di calda sborra; dopo inghiottivo, aspettavo che il cazzo si rammollisse, nel frattempo continuavo a leccare e a succhiare, finché lui non ritirava il cazzo dalla mia bocca con sua somma soddisfazione e se lo riponeva a posto richiudendo la patta dei pantaloni.
    Tutto ciò era divenuto normale, lo facevamo quand’era possibile, giacché diminuirono i rientri pomeridiani dei miei e a ciò si aggiunga che tre volte la settimana dovevo prendere delle lezioni private poiché a scuola non davo ottimi risultati ed era talaltro anche l’ultimo anno della media, ma che ci potevo fare se il mio chiodo fisso era solo ed esclusivamente quel maestoso cazzo del mio amico?
    Che cosa potevo farci se durante le lezioni ricordavo solo l’ultimo pompino, l’ultima sborrata, l’ultima sega e cercavo di fare confronti su cosa mi era meglio riuscita ed aveva fatto godere tanto il mio amico?
    Non potevo concentrarmi sulle lezioni, vedevo solo il maestoso cazzo e se avessi dovuto parlarne sarei stato sicuramente il più bravo, il più esperto, il più approfondito.

    I nostri incontri furono soltanto uno per settimana e talvolta anche meno, ma quando lo incontravo il piacere era sommo per entrambi e ce la mettavamo tutta per trarne il massimo godimento.
    In quel periodo mi accorsi che anch’io riuscivo a godere, m’uscivano poche gocce, ma sufficienti a farmi godere e subito dopo ricominciavo ancora più eccitato di prima, il cazzo del mio amico mi metteva su una carica erotica indescrivibile.
    Nei nostri incontri, quando c’era tempo a sufficienza, fu apportata una variante: dopo tutti i preliminari da me effettuati sul cazzo, quando questo diventava duro come il ferro, il mio amico mi denudava il culo, mi umidificava il buco del culo, s’insalivava la turgida cappella e poggiava il suo poderoso cazzo sul mio buchetto cercando di metterlo dentro.
    “Ormai – diceva – non mi rimane altro che puntare sull’ultimo obiettivo, in altre parole quello di mettere questo meraviglioso cazzo nel tuo culo, desidero farti mio, voglio entrare col mio cazzo dentro di te, voglio sfondarti il culo, voglio farti sentire i miei coglioni che sbattono contro il tuo culo, in una parola…. voglio incularti e desidero che godiamo come non abbiamo mai goduto.
    Ormai sei bravissimo a farmi le seghe ed i pompini con l’ingoio, ma l’unico desiderio rimane quello di sfondarti il culo”.
    Io immaginavo tutto ciò nelle mie fantasie, ma sembrava impossibile che potesse realizzarsi date le dimensioni ragguardevoli di quella superba e magnifica asta.
    Ogni volta i tentativi di metterlo dentro andavano a vuoto e finivano come sempre o con una sega o con un pompino con l’ingoio perché il cazzo sgusciava come un’anguilla e non entrava di un millimetro.
    “E’ troppo grosso – dicevo – non può entrare, mi fa male, lo desidero anch’io ciò che vorresti fare tu, ma il cazzo dovrebbe essere totalmente umido per poter entrare, in queste condizioni mi fa un male tremendo e mi passa il desiderio di sentirmelo dentro”.
    Passarono i mesi senza raggiungere l’obiettivo, il mio amico sapeva essere paziente ed era anche responsabile, sapeva che ci sarebbe voluto tempo e quindi attese accontentandosi di ciò che facevamo.
    Giunse finalmente giugno con la fine degli esami e subito dopo ebbero inizio finalmente le tante desiderate vacanze.
    Una mattina mi svegliai particolarmente euforico, forse perché avevo superato gli esami, forse perché erano iniziate le vacanze, forse perché…. non so neppure io.
    Accertatomi dalle scale che fosse in casa, scesi, chiusi la porta e mi avvinghiai a lui iniziando tutta quella serie di preliminari che lo portavano ad avere il cazzo duro come il ferro.
    Quella mattina m’invitò ad inginocchiarmi ai piedi del letto di fronte allo specchio dell’armadio, pose vicino a sé una tazzina contenente dell’olio ed intinto il suo dito indice cominciò ad oliarmi le pareti intorno al buchetto, poi lo infilò dentro e rifece l’operazione fino a che il dito entrava ed usciva liberamente.
    Dopo si oliò il rosso e duro glande ed altri centimetri della sua superba asta.
    “Adesso tieni aperte le natiche, non muoverti, cerca di collaborare mentre io spingo il mio cazzo dentro al tuo culo”.
    Io avevo paura del dolore, ma al contempo desideravo sentire dentro di me quell’enorme arnese, quindi non mi mossi ma collaborai alla riuscita dell’impresa.
    Il mio amico teneva aperto il mio buco con l’indice ed il pollice della sua mano sinistra, mentre con la destra impugnava il suo poderoso cazzo e lo spingeva verso il mio culo.
    Sentii le pareti dello sfintere allargarsi e cedere il passo a quel maestoso e liscio glande che entrava inesorabilmente dentro di me, ma ahimè, …. che dolore.
    Non urlai per paura di farmi sentire da qualcuno del palazzo, ma lo implorai di fermarsi perché il dolore era insopportabile.
    Lui si fermò ma non uscì, si trattenne per far sì che i muscoli del “ buco” si adattassero ed accettassero la penetrazione, dopo un po’ riprese a spingere finché sentii entrare tutta la cappella, ma il dolore era troppo forte e lo pregai di fermarsi.
    Lui si fermò per paura che potessi farmi troppo male ma non uscì ciò che era inesorabilmente entrato.
    Si trattenne, rimase fermo, poi pian piano riprese una lenta e regolare penetrazione.
    Io non capii più nulla poiché sentivo solo dolore ed accusavo un totale allargamento del “buco”, avevo la sensazione che fosse entrato in me un tubo di ferro incandescente poiché sentivo bruciarmi le pareti laterali.
    Vidi, guardando lo specchio, che era entrato un po’ di cazzo, ma sembrava di più di ciò che era veramente dentro, sperai che venisse in fretta perchè non riuscivo a sopportare oltre a quella che era diventata ormai una sofferenza.
    Il mio desiderio fu subito esaudito perché mi sentii inondare dalla calda sborra e subito sentii il cazzo fuoriuscire, come se fosse stato respinto, come ospite poco gradito.
    Io non seppi dire nulla, ero sconvolto, m’infilai i pantaloncini e corsi come un fulmine a casa.
    Mi lavai per togliere l’olio e per lenire il dolore che non accennava a diminuire, misi anche del ghiaccio che aumentò la sensazione di bruciore, mi misi a piangere, avevo paura che dal buco del culo mi uscissero gli intestini, tanto lo sentivo largo, pensavo che tutti potessero vedere il buco del mio culo così sfondato da poter ospitare anche il cazzo di un asino.
    Cercai di calmarmi e cercai qualcosa per lenire l’infiammazione, mi ricordai di una crema che tenevo nel cassetto del mio comodino, ne strofinai abbondantemente sul culo infiammato e mi misi a letto e quando rientrarono i miei addussi un tremendo mal di testa.
    Non mi feci vedere per tre giorni, ed anche se il dolore e la sofferenza erano scomparsi, avevo paura di rifarmi male.
    Ma, si sa che non c’è piacere senza dolore, ed essendo ormai le sofferenze dimenticate, cominciai a desiderare il mio amico per continuare l’opera che era stata iniziata.
    Il mio desiderio si avverrò di mattino del terzo giorno; i miei erano da poco usciti quando sentii suonare alla porta, andai ad aprire e trovai …. lui; lo feci entrare e mi affermò che era preoccupato perché non mi aveva visto e nello stesso tempo desiderava riprendere l’opera iniziata e non completata.
    Io non desideravo altro, appena dentro mi strinsi a lui, poi lo portai in camera mia e qui, dopo essermi totalmente denudato mi dedicai prima al suo cazzo che resi duro come il ferro e poi gli dissi che desideravo farmi penetrare da quella meravigliosa mazza, ma che facesse piano perché avevo paura del dolore.
    Andai in cucina, portai in camera un po’ d’olio in un bicchiere e gli dissi di rifare lo stesso trattamento al mio “buco” ed alla sua mazza.
    Quando lui ebbe finito il trattamento al mio buco, mi disse di riprenderlo in bocca per farglielo diventare duro e di imparare a sopportare il dolore perché desiderava penetrarmi completamente col suo cazzo e rompere così l’ultimo ostacolo al totale godimento.
    Io lo succhiai con piacere e poco dopo divenne duro raggiungendo quella gagliarda maestosità.
    Stavolta però oliò tutta l’asta fino alla radice, poi fattomi mettere in posizione “pecorina” mi fece allargare le natiche con le mie mani, lui tenne aperto il buchetto con le sue dita, mentre la destra teneva e dirigeva il cazzo verso il mio buchetto.
    Sentii la liscia cappella entrare lentamente ed aprirsi il passaggio, subito la sentii tutta dentro, ma, a differenza della volta precedente non ci fu troppo dolore, era più che altro un fastidio.
    Anch’io desideravo che mi sfondasse, che entrasse tutto dentro di me, perciò assecondai i movimenti andando incontro a quel grossissimo arnese che penetrava in me allargando inesorabilmente il mio “buco”.
    Sentii il grosso e lungo cazzo scivolare lentamente dentro di me, sembrava non finisse mai, di tanto in tanto il mio amico si fermava per far sì che i muscoli si adattassero al membro e fare in modo che il dolore fosse sopportabile.
    Quando la lunghezza del cazzo ebbe superato la metà il mio amico per l’eccessiva eccitazione, non riuscì trattenersi e sborrò copiosamente, ciò a me dispiacque perché riuscivo a sopportare quella lenta e lunga penetrazione.
    Ci riposammo dalle fatiche e ci ripromettemmo di vederci l’indomani per completare definitivamente l’opera, ma non fu così.
    Il giorno dopo, a mia insaputa, come premio per gli esami, i miei genitori mi portarono in montagna per trascorrere il fine settimana.
    La montagna non mi ha mai attirato, ma dovetti fare buon viso a cattiva sorte, perciò anche se di malumore, senza darlo a vedere, fui costretto a partire senza poter avvisare il mio amico, che, avrebbe ricevuto anche lui una grossa delusione perché per la seconda volta non era riuscito a portare l’opera iniziata a compimento.
    Rimasi tre giorni in montagna tra il verde ed il fresco ma con il pensiero a casa e a ciò che m’ero perduto, non pensavo ad altro anche perché stavolta il dolore e l’irritazione erano stati facilmente e felicemente superati e stava subentrando il piacere.
    Passarono i tre giorni e ritornammo a casa, io speravo in cuor mio di giungere presto per andare a trovare con una scusa il mio amico, ma così non fu poiché giungemmo tardi a causa di una serie di contrattempi.
    L’indomani ebbi la sgradita sorpresa di svegliarmi con la febbre, a causa di una forte tonsillite che costrinse mia madre a rimanere in casa con me per tre giorni.
    La febbre non fece altro che aumentare la mia eccitazione; avrei desiderato avere nel letto il mio amico per farlo godere e trarne io stesso il massimo godimento.
    Superata la febbre al quarto giorno mia madre riprese il lavoro ma mi proibì di uscire da casa per evitare complicazioni.
    Io rispettai gli ordini ricevuti, rimasto solo, mi affacciai dalle scale e mi accorsi che il mio amico era appoggiato allo stipite della porta come se fosse nell’attesa di qualcuno, gli feci cenno e chiusa la porta di casa sua salì per entrare in quella mia.
    Inutile affermare che fui felicissimo di stringermi a lui e sentirmi in suo possesso, avevo anch’io fretta che realizzassimo totalmente il nostro desiderio; andai in cucina, preparai un po’ d’olio per lubrificare sia il mio “buco” sia la sua “mazza”, poi entrati in camera mia, dopo essermi denudato gli offrii il mio culo per lubrificarlo.
    Finita questa prima parte, estrassi l’oggetto del mio desiderio e lo succhiai con un accanimento da meravigliare il mio amico che da ciò capì che ero pronto per essere totalmente sfondato.
    Quando il cazzo fu maestosamente eretto e duro come il ferro badò a lubrificarlo e renderlo liscio e scivoloso, quindi badai a dispormi sul folto tappeto e lui postosi dietro di me, mentre io collaboravo tenendomi le chiappe aperte con entrambe le mani, lui dispose la cappella contro l’orifizio e spinse decisamente.
    Forse era troppo il desiderio di entrambi che subito lo sentii scivolare dentro e con un’altra spinta n’entro oltre la metà, il cazzo ben oliato entrava come una lama di coltello nel burro.
    Io quasi non sentii più dolore, pertanto lo incitavo a continuare, a spingerlo pian piano sempre di più e fino in fondo.
    Desideravo sentire dentro tutto il cazzo, desideravo sentire i coglioni sbattermi contro il perineo, volevo sentire i peli pubici del mio amico strofinarsi sulle mie natiche.
    Ad esaudire i miei desideri fu la voce del mio amico che mi disse: “Adesso tieniti il culo con entrambe le mani, mancano pochissimi centimetri perché te lo sfondi completamente con questo mio cazzo, vedo che stai godendo, che ti piace, quindi infiliamolo dentro fino alla radice”.
    Così avvenne, con pochi e decisi movimenti il cazzo entrò fino in fondo allargando totalmente i muscoli dell’ano, sentii sbattere i grossi coglioni del mio amico e sentii strofinare i peli contro il solco del mio culo.
    La soddisfazione di entrambi era al massimo, l’amico si trattenne un po’ per godere di quel totale sfondamento, per la prima volta nella sua vita era riuscito ad infilare la sua imponente “mazza” dentro un culo, per giunta di un ragazzino vergine e di sfondarlo, entrando il suo poderoso cazzo fino all’elsa.
    Anch’io mi sentivo soddisfatto e rimanendo fermi entrambi, cominciai ad abituarmi a ricevere quel poderoso ospite e ad accettarlo di buon grado.
    Il mio amico non era ancora “arrivato” quindi tiratolo indietro per oltre metà con un deciso colpo di reni lo rimise dentro tutto.
    Giacché io avevo superato la fase del dolore per entrare in quella del piacere, strinse le sue braccia intorno al mio petto imprimendo al suo poderoso cazzo un regolare e ritmico movimento d’andirivieni, insomma si mise decisamente a chiavare entrando ed uscendo il cazzo che ormai scivolava tranquillamente dentro al buco del culo ed arrecando piacere e godimento ad entrambi.
    Io non so le volte che avevo goduto, in seguito alla violenta scopata, anche il mio amico “venne”, riempiendomi il culo della sua calda sborra.
    Appagati entrambi, scivolammo sul tappeto, io sotto e lui sopra di me con il cazzo ancora dentro il culo.
    Restammo in questa posizione per qualche tempo, poi tirò fuori il cazzo ormai molle e mi disse: ”Mi hai dato il più gran piacere della mia vita, ora sei un vero rottoinculo, te lo metterò dentro tutte le volte che vuoi, sarai anche tu felice di farti sfondare il culo dal mio cazzo che tanto ami, desidero incularti senza olio, al massimo con un po’di saliva e voglio renderti il buco del culo così largo che appena ci appoggi la cappella, il cazzo deve entrare e scivolare dentro senza alcuna difficoltà, quindi dobbiamo scopare tutti i giorni così potremo continuare a godere insieme”.
    Andai a trovarlo molto spesso tenendo conto dei suoi impegni di lavoro e della mia discrezionalità a non far trasparire nulla.
    Evitavo di andarlo a trovare quando i miei erano in casa per non destare sospetti, quindi gli incontri dovevano avvenire in tutta tranquillità.
    Ormai eravamo diventati amanti, io lo accontentavo in tutti i suoi desideri, i nostri incontri avevano come scopo l’inculata profonda preceduta da tutti i preliminari.
    Mi fu difficile fargli una sega o fargli un pompino con l’ingoio, appena il cazzo diventava duro mi faceva assumere la posizione che desiderava e inculava fino al godimento.
    Il mio amico aveva una fervida fantasia erotica ed ogni volta mi faceva assumere posizioni diverse anche se prediligeva la posizione a “pecorina”.
    Per tutto il periodo estivo, prima e dopo le mie ferie, fu un periodo d’oro perché le scopate erano quasi giornaliere ed io ormai godevo nel sentirmi dentro quel cazzo enorme che sembrava non finisse mai tanto era lungo e piacevolmente grosso.
    Lo desiderai tanto, nelle tre settimane che trascorsi al mare, non vidi l’ora di rientrare e di riprendere a farmi inculare con sommo diletto di entrambi.
    Tutto questo cambiò quando raggiunsi i diciannove anni, fino a quella data, rimasi un fedele amante, non conobbi altri cazzi ed altri uomini, solo il mio amico poteva fare di me ciò che voleva e solo lui sapeva farmi veramente godere, merito soprattutto di quella maestosa “mazza”.

    (...continua...) Clicca qui per la terza parte: Terza parte
     
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