Il camaleonte

Parte terza

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  1. squaloblu87
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    CAPITOLO TRE

    Per esaudire il mio desiderio trascorsero però alcuni mesi, perché ricominciò la scuola, sorsero altri problemi anche in famiglia perciò ebbi poco tempo da dedicare al mio amico e quando l’andavo a trovare gli facevo una veloce sega senza rimanere a lungo a casa sua.
    Ciò tolse ad entrambi un po’ d’entusiasmo, desideravamo entrambi avere più tempo a disposizione perché le “sveltine” non accontentavano nessuno dei due.
    Per fortuna durante le vacanze natalizie tutto ritornò nella norma e potei realizzare il sogno a lungo accarezzato in altre parole quello di succhiare la sborra direttamente dal cazzo.
    Mi ricordo che era una mattina fredda e piovosa, a cavallo tra le due feste, affacciandomi dalle scale vidi che era in casa poiché la porta era aperta.
    Scesi, chiusi la porta alle mie spalle e come al solito l’abbracciai, mi strinsi a lui con desiderio e trasporto facendogli intendere che avevo tempo a disposizione e potevamo dilettarci a nostro piacimento.
    Lui come al solito mi palpò le natiche con desiderio e come sempre cercò di intrufolare il suo dito medio nel buco, io lasciai fare.
    Aperta la patta, estrassi “l’oggetto” dei miei desideri ancora molle, lo scalpellai poiché mi piaceva un mondo vedere la” cappella”, cominciai lentamente a fargli una sega.
    Lui mi girò, mi fece curvare e abbassatomi i pantaloni cominciò a strofinarmi il cazzo, che cominciava a prendere consistenza, sul culo; provò come al solito ad insalivare il buco e la cappella del suo cazzo ormai divenuto duro, cercò di entrare nel mio buchetto, ma vuoi perché era ancora stretto, vuoi perché la cappella del cazzo era molto grossa, vuoi perché la saliva si asciugava in fretta, questo meraviglioso e duro cazzo assomigliava molto ad un’anguilla che scivolava un po’ sotto, un po’ sopra, un po’ di lato, ma non centrava mai il buco.
    Dopo diversi minuti di vani tentativi, anche lui si stancò e m’ invitò a riprendermelo tra le mani.
    Io che ero stato curvo per tutto quel tempo mi sedetti sulla poltrona. Con le mani sul cazzo lo tirai verso di me per continuare la sega.
    L’avevo impugnato con tutte e due le mani e mi accingevo a fargli un magnifico segone, come al solito e come del resto anche lui m’aveva insegnato, mi avvicinai con la bocca verso la grossa e turgida cappella del cazzo per insalivarla e poiché ero seduto, mi ritrovai con la cappella vicinissima alle mie labbra.
    Vedendo ciò mi disse: ”Dai, …. bacia questa meravigliosa cappella, dai, …. mettitela in bocca, ….. dai, succhiami il cazzo, ….. lo so che ti piace, ….. dai, ……fammi un magnifico pompino, dai, …… diventa un bravo succhiacazzi, dai, ….. leccami tutto il cazzo, ….. lo so che ti piace un mondo farlo….. dai, ……. Non ti fermare più, dai, …. impara a fare i pompini e vedrai che goduria”.
    Non so se furono le sue parole d’incitamento oppure il mio naturale istinto, poggiai le mie labbra su quella stupenda cappella e potei sentire quant’era liscia, morbida, avevo la sensazione di stringere tra le labbra una grossa e morbida prugna.
    Presi coraggio estrassi la lingua e cominciai a leccare tutta la cappella; prima leccai il forellino al centro, poi passai la lingua su tutto il bordo che era più sporgente e più grosso del cazzo, poi andai alla parte inferiore dov’era il frenulo e leccai tutto l’incavo e tutt’intorno.
    Leccai con piacere tutta la cappella che diventava sempre più dura e più rossa, poi passai a leccare tutte le pareti laterali, superiori ed inferiori di quel superbo, magnifico e grossissimo cazzo.
    Giunsi perfino a leccare lo scroto contenente due grossi coglioni ed egli sentendo che leccavo m’incitò a succhiare ed a mettere in bocca anche i coglioni.
    Poiché lo scroto era pendulo, i coglioni apparivano netti e separati, per questo motivo fu facile succhiarli e metterli in bocca ad uno ad uno.
    Ebbi la sensazione di avere in bocca un uovo di piccione e mi trastullai succhiandoli come si fa per una grossa caramella e m’accorsi che il mio amico ne traeva un gran godimento.
    Non era sufficiente la saliva per umidificarlo tutto, tanto era lungo e grosso, ma il mio amico accettò di buon grado il mio trattamento al suo cazzo.
    “Adesso infilati la cappella in bocca e succhia, vedrai come ti piacerà, sono sicuro che mi farai sborrare presto”.
    Io ritornai sul glande, aprii la bocca e cominciai a farla entrare dentro.
    Ebbi qualche difficoltà a farla entrare tutta perché era troppo grossa ed una volta tutta dentro la mia bocca non potei più muovere la lingua ed ebbi la sensazione che mi mancasse il respiro, quindi la rimisi fuori e piano piano la feci scivolare di nuovo dentro adattando la mia bocca a quella meravigliosa, dura e grossa cappella di quel meraviglioso cazzo.
    Provavo una strana sensazione a sentire quella grossa cappella tutta dentro la mia bocca, riuscivo solo a succhiare anche se con qualche difficoltà.
    Poi cominciai un ritmico andirivieni facilitato dalla saliva che si accumulava nella bocca.
    Talvolta la uscivo totalmente per insalivare il cazzo e continuare la sega con le mani; insomma leccavo, succhiavo e “scopavo” con la bocca.
    Dopo un po’ di quest’esercizio, nuovo per me, lo sentii irrigidirsi, segno inequivocabile che stava per venire.
    “Sto per sborrare” – mi disse, infatti, – se non vuoi che goda dentro la tua bocca preparati ad uscire il cazzo, diversamente fai come meglio ti piace”.
    Io che non desideravo altro da parecchio tempo, tenni quasi tutta cappella del cazzo dentro la mia bocca, strinsi le labbra sul bordo esterno e mi preparai a ricevere la sborra mentre continuavo a succhiare.
    Sentii uno schizzo violento e caldo che colpì il fondo della mia gola e mi precipitai ad ingoiare subito, ma ne seguirono subito molti altri che mi riempirono la bocca di quel caldo e meraviglioso nettare.
    Lo trattenni un po’, poi facendo uscire un po’ di glande, passai con la lingua sul palato e gustai a lungo prima di ingoiarlo.
    Com’era buono, ….caldo, leggermente acidulo e vischioso, mi lasciò in bocca una dolce sensazione di viscido, ma quale sapore meraviglioso era stato, così come l’avevo immaginato, dolce, caldo nettare da assaporare direttamente alla fonte.
    “Sei stato bravissimo – mi disse – non avrei mai pensato che uno come te che fa per la prima volta un pompino, riesca a farlo così bene ed addirittura con l’ingoio che è il massimo del godimento, da ora in poi, oltre che essere un bravissimo segaiolo, sarai ottimo succhiacazzi perché hai realizzato un meraviglioso pompino con l’ingoio, da oggi in poi potrai bere tutta la sborra direttamente dal mio cazzo”.
    Poi strinse il pollice e l’indice intorno all’asta che cominciava a diventare molle e fece uscire altre gocce ritardatarie che si fermarono sul forellino al centro della cappella, io estrassi la lingua, le leccai, le ingoiai e poi rimisi in bocca la cappella e continuai a succhiare con piacere bagnandola della mia saliva ed impregnandola del sapore della sborra.
    Quel giorno ci sentimmo entrambi soddisfatti, lui perché aveva ricevuto un pompino completo ed io perché avevo concretato il mio sogno di succhiare un cazzo e di bere la sborra, non c’era più bisogno di fantasticare, il sogno era finalmente divenuto realtà, un altro obiettivo era stato raggiunto.

    (...continua...) Clicca qui per la terza parte: Seconda parte
     
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