Punti di sutura 2

pt.2

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    PICCOLO GAY

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    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    la prima parte la trovate qui: https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=58505850

    rimasi chiuso in quel posto più o meno per un'altra ora, se non di più: il libro mi aveva preso e una cameriera belloccia mi aveva offerto dell'altro tè. in ogni caso quando uscì aveva smesso di piovere e poche stelle facevano capolino da qualche buco di cielo rimasto visibile in quella coltre grigia di nuvole. adoravo quelle sere, il freddo pungente, il rumore delle scarpe sul pavimento bagnato e il profumo di aria pulita che riempiva la città. decisi di allungare per il parco così da godermi tutto ciò che mi circondava. il parco non è un posto tanto carino a quell'ora del giorno, e mi erano giunte voci di rapine stupri e qualche leggendario omicidio, ma non mi interessava più di tanto. ero a metà del parco e decisi di sedermi su una panchina ad osservare dell'acqua che cadeva giù per le foglie di un albero secolare e soprattutto perché mi sentivo seguito; rimasi lì seduto per un 10 minuti, nessuno si fece avanti; mi rialzai e ripresi la mia strada, il mio passo era deciso e il mio atteggiamento fiero, credo sia stato questo a incuriosire due barboni che avevano appena lasciato il senno nelle mani di Bacco; mi si avvicinarono con disinvoltura, videro la mia valigetta e mi salutarono così: "oh mio caro eccellentissimo dottore, cosa la spinge a far visita a noi, due barboni pronti alla morte a quest'ora della sera", come mia abitudine sorrisi e continuai a camminare. indispettiti continuarono a seguirmi urlando: "aspetti, e non ci guarda nemmeno? sa un tempo avrebbe pregato di visitarci, eravamo due grandissimi signori. le vogliamo concedere quest'onore, non si tiri indietro". "mi spiace, ma non posso curar Lei e il suo amico, son bravo solo a pulire e cucire", "la sua borsa di pelle rifinita a mano dice tutt'altro; comunque se non ci vuol visitare ci darà alt..." sentì questa parola strozzarsi in gola del barbone e un tonfo accompagnato dal rumore dell'acqua che schizza, mi giro e vedo il secondo barbone dare un pugno all'addome di un ragazzo incappucciato per poi essere steso con un colpo secco alla nuca. il ragazzo ovviamente lo conoscevo, e credo abbiate capito chi sia, in ogni caso noto subito una macchia di sangue spandersi sulla felpa. con sguardo freddo analizzo la situazione, può camminare, ma non per molto, l'ospedale è troppo lontano e nella valigetta mi mancano delle cose che credo di avere a casa. girandomi e riprendendo a camminare dico "mi fai lavorare doppio così, cammina e seguimi che siamo quasi arrivati" sento i suoi passi seguirmi e il suo fiato affaticarsi per il dolore "non avresti dovuto, so difendermi anche da solo; in ogni caso grazie... premi questo sulla ferita e tenta di stare rilassato" dicendo questo mi sfilo un fazzoletto di stoffa doppia dalla tasca e glielo lancio. arrivo davanti al portone apro e mi incammino per le scale dell'androne, non lo sento salire "non credere che ti porterò in braccio, sali, muoviti!" le sue scarpe iniziano a fare rumore sulle scale e la ringhiera tramava al peso del ragazzo affaticato. entrai in casa lasciando la porta aperta, la governante aveva lasciato il camino acceso e la casa era ben riscaldata, tolsi il giaccone e mi avviai nello studio; lui entrò, chiuse la porta dietro di se e svenne sul pavimento “ti avevo detto che non volevo portarti in braccio” pensai. ritornai nell’ingresso e lo portai nello studio lo spogliai e lo lavai tutto con una spugna soffice e acqua tiepida, iniziai dal viso che era violaceo, passai al collo che presentava delle piccole chiazze bluastre, poi i pettorali e capezzoli che si dilatarono non appena l’acqua calda li toccò, ora erano rosei e di una forma perfettamente circolare; scesi all’addome e arrivato alla ferita gemette e mi strinse una spalla rimanendo privo di sensi; toccò al cazzo che era già leggermente in tiro, emanava un buon odore (un misto di sudore, piscio e sperma ma erano ben mescolati e non pungenti); continuai giù per le gambe che erano perfette e i piedi. Sterilizzai l’ago e presi il filo; disinfettai la ferita molto dolcemente (emise solo un gemito, nulla di più) purtroppo con il filo fui più rude, infatti appena iniziai a cucire emise un urlo atroce e sbarrò gli occhi “quante mosse piccolo, dai che questo è nulla, dopo ti dovrò amputare un arto” dissi scherzando ma con tono molto serio, iniziò a dimenarsi e a piangere non voleva essere amputato; iniziai a ridere come avevo fatto prima nella caffetteria e gli chiesi gentilmente di calmarsi che dovevo finire il mio lavoro. si calmò e iniziò a fissarmi di nuovo come aveva fatto prima, “non mi hai coperto questa volta” mi disse con la voce ancora singhiozzante; “e perdermi tanto spettacolo?! qui non sono più il professionista, questa è casa mia faccio ciò che mi pare” dissi con voce tranquilla anche se sentivo le mie guance diventare rossicce. “non ti capisco… e non capisco neppure cosa mi fai.” “ti sto ricucendo quello che ti sei fatto riaprire e non mi devi capire per forza” “non intendevo questo, tu mi ecci…AHIA…” avevo iniziato a cucire con un certo nervosismo e avevo tirato il filo con un po’ di foga in più. “ti ho già detto che devi stare rilassato altrimenti è peggio, ora taci dopo avrai tutto il tempo di parlare; spero trovi comodo questo lettino perché qui dormirai sta notte” “credo che tornerò a casa, grazie comunque. ora mi rilasso…” e come in precedenza si addormentò di nuovo. finì e andai a farmi un bagno caldo, gli preparai una zuppa calda e lo svegliai “devi mangiare, ti sta salendo la febbre” “ci credo, sono nudo” “non mi dispiace” “mi puoi aiutare a mangiare? non riesco a stare alzato” posai il piatto sulla scrivania e mi avvicinai al lettino per alzarglielo, ma non appena fui vicino mi tirò a sé e mi baciò il collo; risi “non hai il coraggio neppure di bac…” mi ritrovai la sua lingua nella mia bocca ed era calda e dolce, come se chiedesse il permesso per entrare, mi accarezzava le spalle e voleva sfilarmi la maglia. lo fermai...

    continuo?
     
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