L'APPARENZA INGANNA

In discoteca

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  1. Firescorpio
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    L'Amore con la A maiuscola, non guarda al sesso dell'amato, ma negli occhi per perdersi nella sua anima, fondendosi in un universo perfetto ed armonico, attraverso la donazione di sè

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    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Sopra, per chi volesse, il link della prima parte.
    Posto, di seguito la seconda parte. Spero possa risvegliare il vostro interesse:p

    Scesero e si avviarono assieme verso il bus navetta messo a disposizione dalla discoteca. Erano già le dieci di sera e la serata stava per avere inizio. Dieci minuti dopo erano all’ingresso del PROUD 54. Si munirono del biglietto di ingresso e si prepararono ad entrare in quel mondo pieno di ragazzi che, come loro, cercavano divertimento e, soprattutto, nuove conquiste.
    Subito Saverio vide Guido afferrare sotto il braccio Fausto e trascinarlo verso il centro della pista dove prese a ballare saltellando allegramente. Come aveva previsto si ritrovava lì, come un coglione, a guardarsi attorno. C’era una calca impressionante di gente, di tutte le età, che si scrutavano e ammiccavano. Era frastornato. Cosa ci faceva lì. Si stava dicendo che era stato un errore farsi trascinare fin lì, a oltre 150 km da casa, per trascorrere la serata a fare il palo contro il muro della discoteca. Improvvisamente, alzando lo sguardo vide, sul lato opposto della pista in cima alla piccola piattaforma che serviva da palcoscenico ai cubisti, la creatura più meravigliosa che, in quegli anni, gli era capitato di vedere. Si avvicinò per osservarlo meglio.
    Era alto forse uno e settantacinque, ma era splendidamente proporzionato. Il viso, nobile e delicato, era abbellito da un naso a punta praticamente perfetto. I capelli, biondo scuro, ricadevano bagnati sulla fronte ad ogni movimento della testa. Il corpo, sinuoso e sensuale, si muoveva sotto una canotta bianca retata, che lasciava intravedere, in un vedo non vedo sensuale e eccitante, una carnagione dorata e imperlata di sudore. I pantaloncini, troppo corti per essere definiti capo di abbigliamento, lasciavano scoperte le cosce forti e muscolose, toniche e glabre. Ed il pacco, stretto da quella stoffa troppo stretta per nasconderlo, risultava essere abbondante e generoso. Saverio era quasi ipnotizzato da quella visione e, quando, in più di qualche occasione, i suoi occhi si incontravano con quello sguardo magnetico, la sensazione che il cuore gli risalisse a soffocare il respiro era quasi opprimente.
    Il tempo sembrò fermarsi. Non riusciva a staccare gli occhi da quel ragazzo. Si sentiva attanagliare la gola da quei movimenti cosi carichi di erotismo e sensualità
    Gli sembrò, quasi, in qualche occasione, che il ragazzo cercasse il suo sguardo, che volesse attirare la sua attenzione. Poi si guardò attorno. Non era possibile. Con tutta quella massa di ragazzi adoranti che gli sbavavano dietro, alcuni anche molto carini, figurarsi se, uno come lui, si poteva perdere dietro una nullità come si sentiva Saverio.
    Si diresse, sconsolato, verso il bancone del bar, ma, quando si voltò per scheggiare un’ultima occhiata al cubista, gli sembrò di intravedere un’espressione di delusione, quasi disappunto, disegnarsi sul suo viso.
    Saverio si convinse che stava sognando ad occhi aperti e si lasciò cadere sullo sgabello a trespolo davanti alla spina delle birre.
    Ordinò, soprappensiero, una bionda da mezzo e, senza alcun piacere. Prese a sorseggiarla.
    Fece una capatina verso il bagno e passò davanti ad un divanetto dove vide Guido seduto sulle gambe di Fausto, tutto intento a baciarlo avvinghiato al suo corpo, strusciandosi come se fosse stato n calore. Ancora una volta la sua mente gli disse che era tutto secondo copione. Entro nell’affollato bagno e vedendo che le cabine erano tutte occupate ed intuendo, dai mugolii di piacere, che chi le stava occupando non si sarebbe liberato presto, si diresse verso le vespasiane.
    Lì gli si affiancò un uomo robusto, con un’espressione di lussuria non controllata dipinta in volto, che prese ad osservargli l’uccello menandosi, al contempo, il suo. Era quasi disgustoso per la volgarità che emanava. Incapace di fare alcunché, Saverio uscì, quasi infastidito, da quel tugurio di persone e tornò ad appollaiarsi sul trespolo.
    Notò che, nel frattempo, il ragazzo di prima era sparito e che, al suo posto, c’era ora un altro ragazzo che, a torso nudo e con lo stesso modello di pantaloncini del primo, si muoveva in modo troppo frenetico e esaltato per apparire sensuale.
    Lo guardò con un misto di curiosità ed apatia, poi si voltò nuovamente verso il bancone con la speranza, almeno, di riuscire a scambiare due parole con il barista.
    Ma era talmente impegnato a esaudire le mille richieste che piovevano da ogni angolo che, ben presto, si girò rassegnato a guardare la sala. La gente, incurante del suo malumore, ballava vorticosamente al suono di quella musica dal volume troppo alto per essere semplicemente ascoltata. Impugno il suo iPod e guardò l’ora. Erano le undici e un quarto, solo un’ora era trascorsa dal suo arrivo, ma a lui sembrava un’eternità il tempo perso a guardarsi intorno. Decise allora di mandare un messaggio a Guido per avvisarlo che sarebbe tornato a casa con il treno di mezzanotte.
    Appena il messaggio fù inoltrato, si girò per ordinare una coca da bere al volo prima di uscire, quando, una voce allegra e piena di vita richiamò la sua attenzione.
    - Ciao, io sono Enrico.
    Saverio si voltò a guardare quell’alieno sbucato dal nulla. Aveva un viso particolarmente familiare ma non riusciva a realizzare bene dove l’aveva incontrato. Aveva dei morbidi capelli biondo scuro accuratamente sistemati con un velo di gel, due profondi occhi scuri, come due neri zaffiri incastonati nel marmo. Il viso, tendenzialmente rotondeggiante, era solare e fresco, con un sorriso perfettamente bianco e aperto. Il naso, leggermente a punta, dava quel tocca di nobiltà ai lineamenti rendendolo simile alle statue del neoclassicismo italiano.
    Pur essendo più alto di lui, la sua statura non era superiore al metro e settantacinque ma tutto il suo corpo era perfettamente proporzionato. Il tronco, anche se ben coperto dall’elegante camicia, sapientemente lasciata aperta fino a lasciar intravedere l’attaccatura dei pettorali, risultava forte e tonico. La pelle, lucida ed abbronzata, appariva liscia e fresca. Emanava un gradevole profumo di talco e risvegliava in Saverio il desiderio di affondare il viso in quel paradiso di mascolinità.
    - Ti sto forse disturbando? – riprese Enrico con uno sguardo perplesso.
    - No, no, scusa. Ero sovrappensiero. Io mi chiamo Saverio.
    - Piacere di conoscerti Saverio. Ti va di farmi compagnia con una birra fresca. Magari ci facciamo due passi nel giardino esterno, così prendiamo una boccata d’aria fresca.
    Saverio annuì, quasi ipnotizzato da quello sguardo. Era sicuro di averlo già visto ma non riusciva proprio a realizzare dove. Di sicuro non al suo paese. Era troppo bello per passare inosservato. E non è che lui si fosse mosso molto poi. Sentì il barman salutare calorosamente il ragazzo e servirgli due birre. Enrico gliene porse una e lo invitò a seguirlo.

    Quì sotto trovate il link alla terza parte.
    Spero vi possa piacere.


    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:25
     
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6 replies since 22/7/2013, 15:27   1447 views
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