La storia di James deportato in Australia - Seconda Parte

La storia di James Groom diciottene inglese deportato in Australia nel 1821, per un furtarello

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  1. itguy
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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Per molte ore James tentò di non cedere al sonno, di mantenere i suoi sensi vigili, nella speranza che servisse a qualcosa. Si rendeva conto che era una strategia dal breve respiro ma aggrapparsi a quella illusione, infondo, era una fra le poche cose che gli restava. Nonostante la scomodità della panca di legno su cui era steso il sonno pian piano prese il sopravvento e le palpebre si fecero pesanti. La forza di volontà non riusciva più a mantenerle aperte. Cedette al sonno e dormì. Passarono forse pochi minuti forse ore.

    James si svegliò di soprassalto, agitato percependo una situazione di pericolo. Nel buio quasi completo in cui era ora avvolta la stiva della nave riuscì ad intravedere tre figure vicino a sé. All’improvviso in due lo bloccarono per le braccia e con una mossa fulminea lo scaravoltarono, mettendolo a pancia in giù. Nel farlo la testa sbatté contro il tavolaccio di legno e James perse quasi i sensi.

    Cercò di dimenarsi nel tentativo di sfuggire alla morsa dei suoi aguzzini. Ma altri due arrivarono a dar loro man forte immobilizzandogli anche le gambe e rendendogli impossibile ogni ribellione. Davanti a lui si parò un’altra persona. Con la sensibilità di un’animale in trappola ci mise solo qualche istante a riconoscere l’odore del suo cacciatore. Era l’uomo della cicatrice che lo aveva minacciato qualche ore prima.
    Afferrò i capelli di James e con uno strattone lo costrinse ad alzare la testa ed a guardarlo in faccia. Al ragazzo sfuggì un’esclamazione di dolore.

    “Eccoci ragazzo” disse il capo del gruppo.
    “Te l’avevo promesso che ci saremmo consolati delle nostre disgrazie grazie alla tua compagnia. Sono una persona di parola ed eccomi qui”.
    “Cosa volete. Lasciatemi” gridò James.

    Nessuno intervenne in suo favore. Nella stiva si sentì qualche imbarazzato colpo di tosse e niente altro. Chi era sveglio non voleva certo immischiarsi in fatti non suoi e rischiare di inimicarsi quel temibile gruppo di malfattori per salvarlo.

    “Ragazzo smettila di urlare o sarà peggio”. “A te la scelta. O fai il bravo e diventi la nostra puttanella e noi ti tratteremo abbastanza bene oppure non ci stai ed allora ti prenderemo con la forza e ti faremo molto, molto male”.

    Mentre diceva queste parole lo sfregiato si slacciò la corda che gli reggeva i pantaloni a mò di cintura e se li calò. Davanti alla faccia di James comparve un cazzo dall’aspetto terribile, quasi più largo che lungo e dall’odore terribile, se possibile ancor peggiore del resto del lurido corpo.

    James non era stupido. Sapeva che avrebbe comunque perso. Erano più numerosi e più forti di lui. Sebbene giovane era comunque un uomo e non poteva cedere ai ricatti di quei fetidi esseri. Soprattutto davanti alla visione di quella cosa schifosa decise che piuttosto di accettare il ruolo che volevano imporgli sarebbe morto. Cercò di farsi venire un po’ di saliva in quella bocca completamente asciutta per la paura e sputò verso il su aggressore colpendolo ad una mano.

    “Bastardo” esclamò l’uomo mollandogli uno schiaffone talmente forte da sollevarlo quasi dal tavolo.
    “Diamo una sistemata a questa puttanella ragazzi” esclamo rivolto ai suoi compari.

    Qualcuno gli strappò di dosso i calzoni, la camicia e le scarpe. James si ritrovò in un istante vestito solo degli anelli di ferro e delle catene. Chissà da dove comparve anche un bastone di legno ed uno dei suoi carnefici inizio a colpirlo con violenza su ogni parte del corpo. James urlò a squarciagola finché gli ficcarono uno straccio puzzolente in bocca che attutì il suono dei suoi lamenti.

    Tutto gli parve durare un’eternità. Non aveva mai provato tanto dolore tutto in una volta. Ogni colpo dal corpo si trasmetteva su fino al cervello dandogli l’impressione che la testa stesse per esplodergli. Dopo l’ennesima bastonata svenne.

    Quando riaprì gli occhi ci mise un po’ di tempo a metter a fuoco l’ambiente che lo circondava. Non era più nella gabbia. Era da solo, in una cella, steso su un materasso di paglia. Si sentì osservato attraverso la grata presente sulla porta.
    Ed infatti, qualche istante dopo, il pesante uscio di legno si aprì e nella stanza entrò un uomo che non aveva mai visto. Dai vestiti che indossava il ragazzo capì che doveva essere un ufficiale della nave.
    “Ciao James” gli disse il nuovo entrato guardandolo intensamente.
    “Buonasera Signore” rispose Groom rendendosi conto solo in quel momento di essere ancora completamente nudo e facendosi subito rosso in volto per la vergogna.
    “Sei stato fortunato James. Molto fortunato. Devi dire grazie al comandante che aveva finito il vino ed ha mandato il cambusiere a prendere una bottiglia. E’ passato nei pressi della tua gabbia, ha visto cosa stava succedendo e temendo ti ammazzassero mi ha avvisato”.

    L’ufficiale lanciò uno sguardo ambiguo al ragazzo che cercò di trovare le parole giuste per ringraziare il suo salvatore. Gli uscì solo un qualche borbottio.

    “Non che ci interessi molto della vostra sorte per dirti la verità James. Siete la feccia della società. Deportati. Schiavi. Niente altro”.
    “Però devi sapere che io sono il primo ufficiale di questa nave. E che mio padre è l’armatore. Come tale godo di non pochi privilegi. Mi piace scegliermi ad ogni viaggio un ragazzo giovane, carino e nessuno ha il coraggio di rinfacciarmi questi capricci. Avevo messo gli occhi su di te quando vi hanno caricato. Il cambusiere lo sapeva. Così ho evitato che venissi rovinato da un branco di bruti”.
    “Grazie signore” gli rispose James con voce non pienamente convinta. Essere sveglio gli aveva permesso di sopravvivere in strada senza una famiglia. Aveva intuito che la generosità dell’ufficiale difficilmente sarebbe stata fine a sé stessa.

    Quasi intuendo i suoi pensieri il comandante in seconda mise subito in chiaro le cose.

    “Caro James devi saper che fra me e gli uomini che tentavano di violentarti nella stiva non ci sono molte differenze. Qualcuna si. Non puzzo. Sono ben vestito. Sono un uomo libero e ricco. Ti posso offrire vantaggi ed una vita abbastanza agevole durante la traversata. Ma alla fine voglio la stessa cosa che volevano loro. Te, il tuo corpo, la tua verginità, la tua sudditanza”.

    Edited by Elchicoloco - 16/6/2014, 01:07
     
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    Bello stupendo un bel racconto e questa volta si è invertito un vecchio proverbio "non dalla padella alla brace " come si dice ma "dalla brace alla padella",nel senzo che il protagonista si che perderà la sua verginità ma in maniera meno brutale.Complimenti aspetto con trepidazione il proseguo
     
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  3. Mr.Luke
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    bello!! davvero molto bello! chissà cosa capiterà al ragazzo..:)
     
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  4. thedark-man
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    veramente bellissimo!!!! aspetto impaziente il seguito
     
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    Se dovessi scegliere di essere violentato sempre meglio l'ufficiale che gli uomini meschini............aspettiamo il seguito...grande racconto!
     
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  6. enil79
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    bellissimo si fa sempre più intrigante!!!! aspetto il seguito
     
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  7. matik
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    un racconto davvero avvincente
     
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6 replies since 14/4/2010, 22:58   3302 views
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