Gay Boys Reloaded

Posts written by Niar__

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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSUALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Rieccoti amico mio! Siamo rimasti che ti avrei raccontato della prima vera esperienza che mi ha convinto dei miei gusti in fatto di uomini. Lo so cosa stai pensando. Fino a quel momento non ritenevo ancora di essere gay. Solo curioso. Volevo nascondermi dalla verità da ciò che realmente mi eccita e volevo evitare di dare delle spiegazioni a chi mi stava intorno.
    Quest’avventura me la ricordo davvero molto bene. Si dice sempre “La prima volta non si scorda mai!” Beh, a questa volta si collegano anche tante altre prime volte. Ma sto correndo troppo… Andiamo in ordine, come sempre.
    Era 4 anni fa circa. Ero con un amico, Joseph. Avevo conosciuto Joseph a scuola, era un ragazzo orientale e di statura media anche se poco più basso di me. Aveva un viso tipico, un piccolo naso e occhi a mandorla. Aveva un viso molto giovanile e con dei lineamenti molto delicati, quasi femminili. Capelli neri, carnagione leggermente più scura della mia e un culo da sballo!
    Decidemmo di andare in montagna insieme, a camminare. Ad entrambi piaceva la natura e la montagna. Fissammo per una domenica, la prima che arrivava. Nessun adulto, solo io e lui. Io mi ero messo i jeans corti e una canotta senza maniche. Lui, mentre ci stava accompagnando mio padre, disse che gli davano fastidio le mutande. Io, per battuta, gli dissi “Toglile, magari stai più comodo senza!”. Lui la prese seriamente e si tolse i pantaloncini sportivi. Aveva delle mutande a rete, si intravedeva tutto. Caspita, la prima volta che vedevo delle mutande strane come quelle. Se le tolse e si girò verso di me… Io, facendo finta di nulla, guardavo lui al viso, bloccando la mia curiosità. Lui mi guardava, cercando di capire cosa guardassi e se ero interessato.
    Si girò verso il finestrino dell’auto di mio padre, come per far finta di non vedermi. Io abbassai lo sguardo e vidi che il suo cazzo si stava mettendo in posizione eretta. Mi sembrò un po’ inopportuno e gli dissi: “sbrigati a rivestirti, non vorrai farti vedere?”. Lui mi rispose: “Come fa a vedere? Sta guidando! Poi è normale un’erezione, non c’è nulla di strano con un bel ragazzo accanto che mi guarda.”.
    Mi avvicinai con la bocca alle sue labbra e gli diedi una leccata sulla punta. Lui mi prese di colpo dietro il collo con una mano e mi spinse la testa verso il basso. Non me lo aspettavo e mi spinse in modo da prendere tutto il suo pisello in bocca, fino in fondo, senza nessuna resistenza. Sentii che il suo membro si faceva spazio nel mio esofago, una sensazione incredibilmente soddisfacente. Joseph trattenne il fiato, per cercare di non fare rumore. Irrigidì i muscoli e non mi lasciò andare la testa, mentre io avevo difficoltà a respirare e cercavo di tirarmi indietro.
    Appena mi liberai, Joseph mise il pisello nei pantaloncini. Avevo paura che mio padre mi scoprisse, non sapeva nulla di me, e comunque non sarebbe stato bello farlo partecipare all’esperienza sessuale.
    Arrivati al paesino di partenza, mio padre ci lasciò e ci disse di chiamarlo quando saremmo arrivati alla fine del percorso e quando saremmo stati di nuovo al paesino. Così sarebbe venuto a prenderci per tornare a casa. Io e Joseph prendemmo i nostri zaini e iniziammo il cammino. Lui stava davanti e, appena iniziata la salita, ero continuamente a osservare il movimento del suo culo. Avevo costantemente l’immagine in testa di lui senza mutande e lo immaginavo fare gli stessi movimenti con il culo ma senza nulla. Un’immagine paradisiaca, un culo sodo ma grosso. Ogni piccola salita faceva aderire i pantaloncini al culo e lo rendeva quasi come fosse trasparente.
    Durante la camminata parlavamo di tutto, dai cinghiali a battute di sesso. Poi, quando vide un serpente, si mise ad urlare di colpo abbracciandomi stretto e forte. Io cercai di spiegargli quanto fossero innocui i serpenti della zona, mentre sentivo leggermente la punta del suo pene a riposo sfiorarmi una gamba. Lo notai e cominciai piano piano a fare confusione con le parole, mi distraevo e non completavo una frase prima di iniziarne un’altra. Ero davvero persuaso dall’idea che fosse senza mutande e che i pantaloncini fossero larghi e ultrasottili.
    Continuammo con il percorso, anche se io ebbi qualche difficoltà con la salita. Non è facile fare la salita con un’erezione che limita i propri movimenti. L’erezione mi durò per almeno dieci minuti. Ad un certo punto, chiesi di andare avanti io, così da non guardargli il culo. Funzionò, in poco tempo l’erezione si alleviò e ripresi a camminare bene.
    Arrivammo quasi alla cima del monte, dovevamo fare una piccola scalata fra le rocce per raggiungere la vetta più alta. Mi ricordo bene che Joseph scivolò all’indietro, verso di me. Lo presi con le mani dal culo e lo spinsi in avanti, per evitare che cascasse indietro. Non pensare male, mi venne spontaneo!
    Una sensazione di morbidezza e di eccitazione davvero singolari! Quel momento, anche se durato pochi istanti, mi sembrò durare diversi minuti. Di nuovo non riuscivo a muovermi liberamente, ma mancava poco. Non dovevo deconcentrarmi proprio in quel momento! Arrivammo in cima, tirammo fuori la macchina fotografica e fotografammo il bellissimo panorama.
    Joseph, per farsi fare una buona foto, si portò il cambio di vestiti. Iniziò togliendosi la maglietta, mostrando una piccola pancetta e due capezzoli duri duri. Poi toccò ai pantaloni che, una volta tolti, svelarono un’erezione in crescita. Senza nasconderlo, il mio sguardo puntò dritto su quell’immagine. Non con la faccia da ebete, come nei cartoni animati. Proprio con disinvoltura, non ci pensavo nemmeno. Era davanti a me, con l’uccello di fuori e anche in procinto di un’erezione! Sfido chiunque a non guardare!
    Stavamo parlando della cosa che era successa in macchina, di quanto fosse stato pericoloso. Mentre parlavamo, lui si avvicinò. L’erezione era sempre più evidente e, prima che me ne accorgessi, era già a contatto con le mie labbra. Guardai Joseph negli occhi, lui mi prese per la nuca e mi spinse la testa di colpo fino a farmi tossire. Mi liberai dalla presa, tossendo e pensando a come fosse piacevole sentire quella sensazione di pienezza nella gola. Era soddisfacente sentire di poter fare spazio a tutto il suo cazzo. Mi avvicinai di nuovo con la bocca, con la lingua di fuori. Puntai a una goccia di precum che avevo notato. Partii da sotto, percorsi tutta la sua lunghezza e arrivai alla punta sentendo quella goccia scorrere sulla mia lingua. Con una mano, strinsi alla base del suo pene e portai la stretta verso la punta. Vidi uscire un altro po’ di precum e approfittai per prenderne dell’altro con la punta della lingua. Il sapore era lievemente dolciastro, ma un sapore difficile da descrivere. Continuai a stimolare il precum con un dito sulla punta del glande e via via bevevo il suo nettare. Dopo qualche minuto così, che lui gemeva fra una leccata e l’altra, lui mi fece alzare e mi abbassò i pantaloni e le mutande insieme. Il mio pisello uscì di scatto con tutti i 20cm di lunghezza e lo schizzò con un po’ di precum che era sulla punta. Gli arrivò al naso, visto che si era avvicinato prima che uscisse del tutto.
    In pochi secondi eravamo in cima al monte completamente nudi e in bella vista! Ma niente sembrava preoccuparci in quel momento. Avevamo altro a cui pensare, le nostre inibizioni erano andate a farsi fottere anche loro.
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    Beh, la seconda esperienza che ti voglio raccontare non è come la prima. No. È stata un’esperienza un po’ più spontanea. Mi sono divertito, ma mi sono anche sentito male. Ma non voglio spoilerartelo, da dove inizio…?
    Avevo 18 anni ed era capodanno. Eravamo io, Michela, Carlos, Giulio, Tommaso e Silvia a casa dei miei. Ci eravamo messi a bere un pochino verso le dieci di sera, roba leggera. Iniziammo con qualche spritz, per poi andare ad aumentare un po’ per volta. Si parlava, si inventava nuovi giochi e si faceva baccano. Avevamo fatto qualche gioco da tavolo, ma avevo sempre perso… ahahah. Dopo un po’ avevamo deciso, in realtà decise Michela, di proporre “Obbligo o Verità”. Gioco molto divertente se non ti vergogni di nulla.
    Iniziammo, con l’aiuto di un’app, con cose semplici tipo: “Cosa vuoi fare dopo questo gioco?”, “Baciati un piede”, “Credi negli UFO?”, “Balla come ballerebbe una gru”. Ci stavamo divertendo e arrivammo a mezzanotte con quel gioco. Aprimmo 3 spumanti e brindammo per il nuovo anno. Quei tre spumanti non durarono molto, in un quarto d’ora erano già finiti. Eravamo un po’ tutti allegri, chi molto di più e chi un po’ meno. Ci mettevamo a ridere di niente e ci mettemmo sul divano a parlare delle cose più filosofiche che ci venissero in mente. Parlammo di quanto fosse geniale la capacità di alcuni dittatori di portare il popolo dalla loro parte, di quanto sarebbe stato bello se fossero venuti a trovarci gli alieni, di quanto ci sarebbe piaciuto avere qualche esperienza di sesso in più ahahah. Era davvero una serata molto bella e piena di confessioni. Sembravamo un gruppo di cannati degli anni ’70, gli hippie.
    Dopo un po’ di discorsi con più o meno senso, avevamo ripreso il gioco secondo il consiglio di Silvia. Lo avevamo lasciato a metà, era giusto continuarlo. Nella nostra versione, c’era la regola che chiunque potesse rifiutare un obbligo ma avrebbe dovuto togliersi un indumento in cambio. Quindi chi aveva più indumenti, aveva più possibilità di salvarsi. Io, ovviamente, ero quello con meno vestiti. Avevo una maglietta, un paio di pantaloncini e mutande (ovvio). Che ne sapevo che avremmo fatto quel gioco?
    Durante il gioco vennero fuori dall’app alcune domande e alcune confessioni un po’ inaspettate. Ma il bello arrivò con gli obblighi. Il primo obbligo da ricordare fu quando uscì un obbligo di gruppo. L’obbligo diceva “Obbligo di gruppo: tutte le persone devono dare una bacio a stampo a tutte le persone dello stesso sesso”. What? Ma scherziamo? Che poi, presi dall’alcol, nessuno si è ricordato di poter rifiutare! Io, che cercavo il modo di provarci con Tommaso, ero molto imbarazzato. Nessuno sapeva che avessi il dubbio di essere gay, nessuno sapeva dell’esperienza in bagno al cinema. Quindi iniziammo a raggrupparci e cominciarono a gonfiarsi le mie mutande. Cacchio! Ma ho i pantaloncini! Così si nota se non li copro! Che cosa faccio?
    Vidi Carlos e Giulio che si scambiarono un bacio velocissimo a stampo, quasi senza toccarsi. Poi toccò a Giulio e Tommaso, un bacio ancora rapido e sfuggente. Arrivò il turno di Tommaso e Carlos, un bacio un po’ meno frettoloso, ma comunque veloce e a occhi chiusi. Cavoli, in quel momento iniziarono a guardarmi tutti. Ah, era il mio turno! Venni assalito da Carlos che mi bloccò le braccia per evitare che scappassi dal bacio. Carlos mi diede un bacio girato al contrario, con gli occhi aperti. Non era affatto un bacio a stampo, quello era un bacio che lascia l’impronta! Tre secondi con le sue labbra attaccate alle mie, ma scherziamo? Che stronzo! Poi arrivò il turno di Giulio, che come con gli altri cercava di non pensarci e mi diede un bacio velocissimo e impercettibile. Ora c’era Tommaso, che cavolo! Era l’ora! Carlos e Giulio mi bloccarono gambe e braccia, distendendole. Notarono un rigonfiamento ma, prima che lo vedessero le ragazze, Tommaso si sedette sopra e si sporse verso di me avvicinando il viso al mio. Mi sussurrò “Ci penso io a proteggerti”. Io, non capendo, cercai di toglierlo muovendomi con l’erezione e il suo culo sopra. Ovviamente finii per peggiorare la situazione, cacchio! Lui mi avvicinò le labbra alle mie fino a toccarle. Non chiuse gli occhi, anzi. Mi fissò e piano piano sentii qualcosa fare pressione fra le mie labbra. Qualcosa che si faceva spazio senza muovere le sue labbra. Ma era la lingua? Ma che stava facendo?? Io non riuscivo a muovermi, bloccato dagli altri due che non si accorsero di questo particolare. Per loro eravamo solo appoggiati sulle labbra, ma invece era con la lingua dentro la mia bocca. Cercava la mia lingua, senza troppa difficoltà per trovarla. Si staccò appena trovata e si alzò.
    Io, scioccato dall’evento, rimasi in silenzio. Tutti si girarono verso di me e guardavano verso il basso. Io, non capendo chiesi “Che avete?”. Silvia, indicò la direzione del loro sguardo e io lo seguii con gli occhi… Cazzo! In tutti i sensi! Mi stava uscendo dai pantaloncini e dalle mutande con l’erezione in bella vista!
    Lo rimisi a posto in mezzo secondo e tutti si misero a ridere. Poi uscì la domanda fatale: “Ma tu sei gay?” Io, non sapendo cosa rispondere, risposi per pararmi un po’ il culo: “Sono bisex, così ho più scelta!” ahahahha! Tutti si misero a ridere e io pensai “speriamo che non l’abbiamo presa seriamente”.
    La serata andò avanti, senza troppi discorsi sull’argomento. Ad un certo punto, uscì a me un nuovo obbligo “Hai bisogno di una bella doccia, portati Tommaso con te, così ti aiuta a lavarti bene. Fate la doccia al buio”. Io diventai rosso, non avevo neanche la minima idea di quello che poteva uscire da quell’app. Era veramente per sporcaccioni! Tommaso mi disse all’orecchio “Se ti rifiuti, dico a tutti di prima”. Io, messo alle strette, dissi di accettare e andai in bagno. Le ragazze, stronze come pochi, dissero: “Come minimo dovete entrare nel bagno nudi, dobbiamo essere almeno un po’ sicuri del fatto che facciate per davvero l’obbligo”. Quindi ci eravamo tolti tutti i vestiti e ci coprivamo con un asciugamano una volta nudi. Entrammo nel bagno e io, con la mano sul rubinetto, dissi: “Preferisci acqua calda o fredda?”. Lui si avvicinò a me nella doccia e mi spinse con le spalle alla parete. Accese la doccia e mi abbracciò con un’erezione ancora più dura della mia.
    Ci baciammo, con il rumore dell’acqua che scorreva. Un bacio lungo, eccitante, pieno di movimento. La mia erezione era ormai al culmine della sua intensità e la sua lo era già da un po’. Dopo diversi scambi di lingue, lui si abbassò lentamente. Mentre la sua testa si abbassava, leccò tutto il petto per poi passare all’addome, per poi finire a leccare il pube rasato a zero. Prima che mi accorgessi che stessimo iniziando una sessione di sesso sfrenato, lui era già pronto per leccare e succhiare il glande con l’aspettativa di sentirmi gemere fino a superare il rumore dell’acqua della doccia.
    Gli occhi erano fissi sul mio viso, traboccante di eccitazione e di godimento. Iniziò ad accarezzare la punta del mio pisello con la punta della sua lingua, quasi come se si vergognasse o si imbarazzasse. Piano piano, si spostava dalla punta al resto, per abbassarsi ancora e leccare le palle. Ne prese in bocca una sola, ci giocò con la lingua e non riuscii a resistere dal fare gemiti. Non erano di certo più forti dell’acqua che scorreva nella doccia, ma potrei scommettere che lo eccitavano lo stesso e lo mettevano a suo agio. Ripercosse tutta l’asta, dalle palle fino verso la punta, solo con la punta della lingua. Aprì un poco di più la bocca e fece sparire il mio cazzo dentro la sua bocca, dentro la sua gola. Via via che entrava, sentivo il mio cazzo farsi strada dentro di lui, sentivo farsi sempre più stretto e bagnato. Iniziai a sudare, e preso dalla voglia, lo presi per i capelli biondi e lo tirai a me, al mio viso. Gli riempii la bocca con la mia lingua, cercando di farmi strada anche con essa fino alla gola, ma senza successo.
    Mi abbassai io, senza leccargli nessuna parte del corpo. Presi in mano il suo pisello, lo strinsi forte, e cominciai a segarlo con velocità. Ogni poco sputavo sulla sua punta e distribuivo la saliva con il pollice, cosciente del fatto che lo avrebbe portato a gemere più forte. Lui mi girò di scatto, facendomi alzare. Mi mise la mano sulla schiena e fece forza verso il basso finché non mi misi con la schiena perpendicolare al suolo e i gomiti al muro. Si abbassò repentino, avvicinò il viso al mio buco e cominciò a leccare delicatamente. Sentii una strana sensazione, un misto di vergogna, imbarazzo, fresco e rilassamento. Mi piaceva il suo spingere la lingua nel mio culo.
    Non aspettò molto per rimettersi in piedi e appoggiare la punta del suo pene al mio buco. Appena provò a spingere un poco, si sentii bussare forte. “HEY! PER QUANTO NE AVETE ANCORA? POSSIAMO CONTINUARE IL GIOCO APPENA VI DEGNATE DI USCIRE” urlò Michela. Io mi girai, lo guardai negli occhi e dissi “Forse dovremmo uscire… Ma possiamo rifarlo se vuoi”. Lui si girò per prepararsi ad uscire e rispose “Rifare cosa? Io non ho nulla da rifare con te!” Non voleva ammettere quello che era appena successo, ma sapevo nel mio cuore che gli piaceva e che l’idea lo stuzzicava.
    Cavoli, la mia seconda esperienza poteva togliermi la verginità per un pelo! Ero davvero spaventato in quel momento ma avrei lo stesso lasciato fare a Tommaso. Se non ci avesse fermato Michela, credo che saremmo stati lì per almeno 2-3h.
    Non vedo l’ora di rivederci, così ti racconto della volta in montagna, in cui ho perso davvero la mia verginità. Ma ora devo andare, alla prossima amico mio!
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    Beh, si parte da 4 anni e mezzo fa. Più o meno quando ho avuto le prime incertezze sul mio orientamento sessuale. Ero convinto mi piacessero le ragazze. Ammiravo i loro volti, la pelle liscia e morbida, le curve e i movimenti lenti e delicati. Erano davvero un bel vedere per me, ma non ho mai riflettuto su cosa realmente mi eccitasse. Era veramente difficile capire se le desiderassi sessualmente o se fosse solo invidia per la cura che riservavano per il loro corpo.
    Cacchio! Mi viene da ridere se ripenso alla prima ragazza che ho avuto. Era bellissima, la più bella della classe! Era bionda, pienamente sviluppata anche se precocemente. Lei aveva davvero un fantastico viso, quel tipo di viso che ti sussurra agli occhi “guarda quanto mi illumino, questa è la mia innocenza”. Vogliamo parlare del suo modo di parlare? Era fantastica, pura come un fiore appena sbocciato, ancora non notato dalle api. Con lei sono stato per 4 mesi, senza mai dubitare del nostro “amore”. Ci tenevamo per mano, ci baciavamo in pubblico, uscivamo spesso da soli. Non c’era niente fra noi due che facesse credere che fosse solo una cotta momentanea.
    Tutto cambiò al cinema, una sera di febbraio. Avevo 16 anni e mezzo, ero un cretino e pieno di ormoni che mi pregavano di sfogare le mie pulsioni sessuali! Ma per qualche motivo, anche se lei mi piaceva, non ho mai teso un solo dito alle sue parti più intime. Certo, le occasioni non sono mancate, ma non sentivo la pulsione che mi dicesse “Fallo ora! Non ti vergognare e non esitare!”. Lei si che ci provava a volte, ma ogni volta la bloccavo con un bacio e mi mettevo seduto sopra di lei senza concludere niente. Davvero ridicolo, non credi? Smetti di ridere, mi metti in imbarazzo! Che stronzo! Però fa ridere anche me a ripensarci.
    In quella notte di febbraio, durante il film, un film rosa con alcune scene un po’ spinte per dei sedicenni, avevo bisogno di andare in bagno con una certa urgenza. Dissi alla mia ragazza che sarei tornato subito e lei, ovviamente presa dal film, mi ha chiesto di accompagnarmi. Io le risposi di non sprecare il biglietto e di godersi il film, ci avrei messo 2 minuti al massimo. In bagno ci arrivai di corsa. I WC erano tutti guasti, c’era solo il pisciatoio, quello al muro. Io odiavo quelli, mi vergognavo a tirarlo fuori in pubblico. Quella sera ne funzionavano solo 2, uno accanto all’altro. Andai al primo, attaccato al muro. Ero leggermente girato verso il muro, per non far vedere nulla a nessuno, nel caso in cui qualcuno entrasse. Il caso volle che un ragazzo più grande entrò poco dopo. Mi gelò il sangue a sapere che non avevo finito e che lui sarebbe venuto a quello accanto a me a pisciare. Mi disse “Mi fai un po’ di spazio? Così ne occupi 2”. Mi sentii talmente in colpa da girarmi di colpo spaventato e pisciare un po’ di fuori per un attimo. Lui mi guardò e cominciò a pisciare. Mi disse “come mai così nervoso? Ti faccio paura?”. Io mi inventai qualcosa del tipo “No, è solo che non sono abituato a pisciare in pubblico! Scusami!”. Lui mi sorrise e mi disse “senti, perché non mi guardi nemmeno quando parli? Mi metti a disagio…”. Io mi giro per scusarmi e, per istinto, la prima cosa che guardo è la sua verga in tutta la sua erezione. Mi bloccai per qualche secondo con lo sguardo fisso verso il suo enorme pisello. Quando mi ripresi, accorgendomi che mi stava guardando, dissi “Scusami tanto!”, presi il mio pisello e lo rimisi apposto.
    Per qualche motivo, si stava allungando. Lui, prima che lo rimisi nelle mutande, lo guardò crescere quel poco per capire che era un’erezione. Mi guardò negli occhi e mi si avvicino con il pisello ancora fuori, ormai finito di pisciare. Mi arrivò ad un centimetro di distanza, il mio pisello stava premendo contro i pantaloni, nel tentativo di trovare una fuga verso la libertà. Lui mi era arrivato col viso a una distanza tale da dubitare che non mi stesse già toccando. Mi sussurrò “ora ti abbassi i pantaloni e mi fai vedere cosa nascondi”. Io, scioccato, feci finta di non capire. Lui mi abbassò a forza i pantaloni, strappando il bottone dei miei jeans. Le mutande non riuscivano a nascondere tutto il mio tesoro. Spuntava sulla destra la punta del mio pisello, ovviamente al massimo della sua erezione. Lui lo osservò per qualche secondo, senza dire nulla. Mi teneva con una mano attaccato con le spalle al muro. Si abbassò per osservarlo meglio, senza toccarlo. Si rialzò piano piano e mi disse “Ti vergogni perché sei circonciso? È per questo che hai paura a farlo vedere?” Io, imbarazzato come mai, lo spinsi con forza. Gli risposi “Ti piace così tanto guardarmi il cazzo? Eccolo!” Mi abbassai le mutande e il mio pisello si librò verso l’alto, rimbalzando sul mio addome. Lui, a bocca aperta, mi rispose “Non devi vergognarti di una opera d’arte come questa!” Io, a quel punto eccitato come uno che non avesse scopato da una vita e che stesse scoppiando di voglia, gli saltai addosso. Lo buttai a terra con uno sgambetto e gli misi il mio pisello sulla faccia. Lui, bloccato alle braccia e alle gambe, avvicinò la bocca e allungò la lingua. Io, non sapendo cosa stessi facendo rimasi fermo finché un gemito non uscì dalla mia stessa bocca, senza neanche esserne cosciente. Mi alzai di colpo, con uno scatto rapido e mi rivestii subito. Scappai di corsa dal bagno e tornai alla sala dove c’era la mia bellissima ragazza. Era lei Quella che io volevo, non uno sconosciuto succhia cazzi. La mia ragazza, venendomi incontro con un’aria strana, mi tirò uno schiaffo e disse “Che cazzo hai fatto per tutto il film? Ormai è finito e tu non sei ancora tornato! Con chi te la spassavi?”. Io provai a pensare a cosa dire, non sapendo nemmeno io che cazzo fosse successo! Provai a dire “Non ho fatto null…” “Stai zitto! Non ti voglio più vedere! Mi hai tradito, ci scommetto! Sei come tutti gli altri! Sei uno stronzo!”. Io rimasi come un ebete davanti a tutti gli spettatori del nostro film rosa e la lasciai andare via. Per tutta la notte non feci altro che pensare a quel bagno, con un’erezione perenne che non aveva intenzione di darmi tregua. Non stavo affatto pensando alla mia ex, che diceva che l’avevo tradita. Stavo pensando al ragazzo del bagno, a quando si avvicino, a quando mi ruppe il bottone e soprattutto a quella sensazione strana sul mio cazzo. È proprio vero quello che disse Fabrizio Caramagna: “E’ di notte che si percepisce meglio il frastuono del cuore, il ticchettio dell’ansia, il brusio dell’impossibile e il silenzio del mondo.”
    Ma ti rendi conto? Da lì è partito il mio primo dubbio su cosa mi piacesse, anche se l’idea mi schifasse. Aspetta di sentire la seconda storia, non hai idea delle esperienze che ho passato in questi anni!
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    Ciao, è tanto che non ci vediamo! Ho così tante cose da raccontarti! Ho vissuto delle esperienze che neanche ti immagini. Lo so, ora starai pensando: “Chissà che cavolate vuole rifilarmi adesso”. Non sono cavolate, è la pura realtà! Non sono più quello che inventa storie, non mi interessa. Ora voglio solo raccontarti quello che ho vissuto, perché siamo amici e gli amici condividono i successi e i dolori.
    Cazzo! Da dove inizio? Potrei parlarti di quella volta che ho conosciuto un vip televisivo e ho scoperto anche che i pregiudizi sulle dimensioni degli orientali sono false. Oppure potrei raccontarti di come sono riuscito ad entrare in un concerto gratis e ho conosciuto di persona il cantante. Altrimenti di quando un ragazzo ad un ristorante mi ha offerto la cena solo perché gli ho chiesto se potevo unirmi a lui, vedendolo solo come me. Uffa! Questo è quello che succede a non sentirci per anni!
    Hai ragione, rischio di fare confusione raccontando a vanvera senza collegamenti temporali… Partiamo dal primo!
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    Nome: Niar
    Età: 22
    Provenienza: Ucraina
    Segno Zodiacale: Scorpione
    Altezza: 1.72
    Peso: 62
    Orientamento Sessuale: Gay
    Occupazione:
    Pregi:
    Difetti:
    Hobby:
    Sono un narratore di storie erotiche, già stato in passato in questo forum. Mi piace e voglio renderlo più attivo. Sono socievole, mi piace la psicologia umana e ciò che la riguarda. Mi piace fare nuove conoscenze.



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5 replies since 12/8/2020
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