L'amore conta! 2

Racconto a puntate per riflettere e arraparsi contemporaneamente.

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  1. Hakushin
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    Salve, sono tornato con un nuovo racconto. Spero vi piaccia e spero di avere suggerimenti e/o commenti a sfare! Buona lettura!
    Niar

    Capitolo 1 – Il gioco fa da miccia


    Michele e Mattia sono due ragazzi di 17 e 16 anni, amici da una vita. Tra loro c'è un forte legame che li unisce, non se lo sanno spiegare nemmeno loro. Michele è un bel ragazzo, palestrato, moro, viso da modello e abbastanza alto da rientrare nella media delle altezze. Mattia è un ragazzo che fa poca attività sportiva, tranne che giocare a calcio durante le uscite con gli amici. È più alto di Michele, anche se di poco, magrolino, castano chiaro e dagli occhi verdi. Michele, a differenza di Mattia, è aperto al mondo e , finché non prova i rapporti sessuali sia con maschi che con femmine, lui dice di non poter sapere con certezza a quale orientamento sessuale appartiene. Mattia si mette sempre a ridere quando Michele gli dice ciò, non è affatto d’accordo sul provare cose così strane. Mattia è più che convinto, anche se non ha mai avuto rapporti sessuali, di essere totalmente etero e dice sempre che è nella natura essere così. Sembra uno di quegli omofobi che parlano della natura dell'amore e del discorso che se due uomini non possono fare figli da soli non possono nemmeno fare l'amore. Michele e Mattia sono sempre stati contro l'omofobia, però Mattia ha più incertezze sul fatto che sia naturale anche l'omosessualità. Michele, di tanto in tanto, si mette a imitare i gay effemminati e Mattia si arrabbia sempre perché dice che fa spettacolo in pubblico e non vuole che lo vedano in quella situazione. Mattia e Michele hanno passato di tutto, dalle bravate più insignificanti alle risse più violente della scuola. Michele è un abile combattente ma Mattia non sa nemmeno come si tira un pugno ne dove. Michele, una volta, quando erano soli in casa di Mattia perché i suoi erano al mare per il weekend, chiese lui di provare una cosa nuova. Già altre volte si sono segati insieme, ma sempre ognuno per conto suo. Michele propose quella volta di segarsi a vicenda ma Mattia rispose che non era frocio e non voleva trasformarsi in tale. Michele gli spiegò che era solo per godere di più e per non annoiarsi, la mise come fosse una gara. “Chi fa venire prima l'altro vince!” questo era il nome del gioco. Mattia non rifiutava mai le sfide e decise di farlo a costo di vincere almeno su quello, visto che negli sport era sempre Michele a vincere. Si misero sul letto da una piazza e mezzo di Mattia e si tolsero tutti i vestiti. Michele si incantò per un po' a guardare il fisico di Mattia e anche il suo cazzo. Mattia lo risvegliò dicendogli di non provare a fare strani scherzi. Michele sorrise e, dopo che si sono afferrati il pene altrui a vicenda, disse “VIA!”. La sfida cominciò, Michele strofinava il pene di Mattia sulla punta, per farlo deconcentrare e farlo venire più in fretta, ma Mattia decise di segare Michele più velocemente, mettendo l'amico in difficoltà. Michele cominciò a sentire il liquido seminale attraversargli il pene piano piano e decise di fare un pompino a Mattia per velocizzare il suo pene a venire. Mattia emise un gemito molto erotico quando sentì la lingua di Michele che gli spingeva sul buco del pisello e percorreva in tondo il glande. Mattia non riusciva più a segare Michele dal godimento ma decise di spompinare anche lui il pene dell'amico. I due si misero a 69 spompinandosi a più non posso. I corpi si riscaldavano sempre di più e sudavano poco ala volta. Mattia smise di colpo a spompinare Michele e Michele smise insieme. Mattia era il vincitore, lo dimostrò aprendo la bocca piena di sperma e inghiottì, gli stava per andare di traverso. Michele lo abbracciò dicendogli che aveva vinto e gli fece un sacco di complimenti. Appena Mattia venne abbracciato venne sul ventre di Michele e sul suo pene. Si scusò e lo ripulì subito. Mattia si sentiva strano. Aveva goduto molto più del normale segarsi. Però era una cosa da gay. I due si sdraiarono sul letto aspettando che i cazzi si rilassassero e si rivestirono. “Non lo dire a nessuno, Michele!” disse Mattia. Michele gli fece un sorriso chiudendo gli occhi e disse “Sei molto arrapante quando spompini!”. Mattia gli disse come risposta “Stai zitto, Frocio. Ho vinto io e adesso dovrai esaudire un mio desiderio!”

    Continua...

    Mattia:
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    Michele:
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  2. Hakushin
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    sappiate che questa storia avrà contenuti molto espliciti ed erotici solo dal capitolo 4 o 5. Questo racconto serve per riflettere oltre che per segarsi o godere. In un forum del genere, penso che serva anche la riflessione su cose che fanno peso su tutti gli omosessuali e gli eterosessuali, l'amore e la natura!
    Aspetto commenti... Io continuerò comunque il racconto, a differenza degli altri che chiedevo conferme di piacere.
    Il vostro Niar!


    CAPITOLO 2 - LA MALATTIA

    Mattia pensò per almeno dieci minuti su cosa fargli fare. Dentro di se sentiva il desiderio di farsi fare un altro pompino da Michele, però così facendo avrebbe fatto dubitare a chiunque della sua eterosessualità. Doveva solo pensare a qualcosa a caso. Le uniche cose che gli passavano per la testa si riferivano sempre alla sessualità. Di colpo Michele gli si avvicinò e gli disse “Certo, che sei bravo con la bocca! Mi è piaciuto da impazzire!”. Mattia, senza pensarci, gli rispose tutto rosso “Grazie...”. Appena vide gli occhi spalancati di Michele si rese conto di ciò che disse poco prima e cominciò a balbettare cercando di convincere Michele sempre più insistentemente della sua eterosessualità. Michele gli sorrise e gli disse a bassa voce “Non lo dirò a nessuno, tranquillo. Rimarrà un nostro segreto!” e gli diede un bacio sulla guancia. Mattia disse “Devi toccarti le punte dei piedi da in piedi senza vestiti! Questa è la tua penitenza! :P” Michele sorrise già nudo e diede le spalle a Mattia. Si piegò fino a toccarsi le punte dei piedi con le mani e Mattia fisso il buco del suo sedere in tirare, allargandosi. Mattia stava cominciando ad amare Michele, anche se non lo voleva accettare, era stato contagiato. Si era ammalato di omosessualità anche lui. Michele, dopo la penitenza che ha fatto, disse a Mattia “Ti piace il mio culo?” Mattia divenne tutto rosso e si mise a gridare “NON DIVENTERÒ MAI UN GAY COME VOI!! NON MI CONTAGERAI MAI!!” Dure parole furono quelle uscite dalla bocca di Mattia, dette in un momento di rabbia repressa verso se stesso. Michele ne soffrì molto di quelle parole, lui amava Mattia e pensava che anche lui si stesse piano piano accorgendo della sua vera natura. Quella sera Mattia scappò dalla casa di Michele e Michele, preso dal significato di quelle parole tanto forti, si mise a piangere. Piangeva come se fosse morto il suo amore, come se tutta la sua vita fosse cancellata in una sola serata. Michele sapeva di essere gay, ne era quasi certo. Lui non aveva mai sentito parlare dell'omosessualità come una malattia. Forse perché non ne aveva parlato con nessuno, forse perché nessuno ne voleva parlare. Michele non rivide Mattia per due settimane, cosa molto insolita tra i due. Erano sempre fuori insieme d'estate. Michele lo rivide solo a scuola, il primo giorno. Era cresciuto ancora un po'. Ma questo non gli importava più. Mattia lo vide depresso, sapeva che ciò che gli aveva detto lo aveva ferito. Erano in classe insieme e, nonostante questo, non ebbero più il coraggio di parlarsi. Mattia gli si sedette accanto all'inizio delle lezioni e provò ad iniziare la conversazione. Un fallimento totale. Mattia ebbe la possibilità di dire solamente “Ciao...” che Michele gli rispose “Stammi lontano! Non ricordi? Sono malato!” Mattia ebbe una sensazione orribile al ventre. Un polpo, al suo interno, lo stava stritolando. Michele lo ignorò per tutte le tre ore di 'lezione'. Mattia non ebbe il coraggio di salutarlo all'uscita, stava per scoppiare in lacrime. Mattia arrivò a casa e si distese sul letto a pancia in giù. Era distrutto. Non aveva la forza di alzarsi da lì. Ripensò a quel momento, pensò a quello aveva detto e al fatto che l'omosessualità era una malattia contagiosa e che lui non sarebbe mai diventato 'malato' come colui che prima lo chiamava 'migliore amico'. Prese una decisione e per autopunirsi non pranzò e non cenò. Era una cosa che i suoi genitori riconoscevano da lontano. Era innamorato. Aveva perso il suo amore e adesso doveva ritrovarlo! Nel contempo, Michele pensò di nuovo a ciò che gli era stato detto dal migliore amico. Era vero? Era malato? Ad un certo punto pensò “Ma perché devo essere io quello malato? Non potrebbe essere lui quello malato? Si, dev'essere così! È lui quello malato e se non gli sto lontano mi contagerà con questa idea portandomi a fare ciò che la mia natura non potrebbe farmi fare!” Michele fece un incubo a proposito. In questo incubo, per essere libero e naturale, doveva uccidere Mattia e liberare il mondo dagli etero per non dover morire. Si svegliò di scatto la mattina. Era totalmente terrificato dall'idea di dover avere un etero accanto di banco. Non voleva che lo contagiasse oltre. Per poco, quella volta, non gli aveva fatto credere di essere veramente malato di una malattia. In classe vide entrare Mattia e cercò di non parlarci. A ricreazione Mattia decise di andare da Michele per parlargli e chiedergli scusa. “Hey, Michele? Ti posso parlare in privato? Vorrei parlarti di ciò che ti ho detto quella volta...” Michele, che stava parlando con altri ragazzi, disse “Vai via, uno come te non mi dovrebbe neanche stare vicino!” I ragazzi con cui parlava prima Michele si misero a ridere in faccia a Mattia pensando che si riferisse alla bellezza o ad un'azione da bullo. Mattia fece un passo indietro, sentendosi ferito al cuore, ma continuò “Ti volevo chiedere scusa per quella volta, non volevo dire quelle cose! Non le ho mai pensate! Io ti voglio troppo bene per dirti seriamente certe cose!” Michele non voleva che si sapesse del fatto che prima erano amici, era un 'malato' e, come tale, va isolato. Così fece Michele, mandandolo a Fanculo e dicendogli di non avvicinarsi più a lui se non voleva farsi male.
    Continua....
     
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  3. Hakushin
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    CAPITOLO 3 - TUTTI MALATI

    Mattia era shockato dalla reazione del suo amico. Non disse niente e se ne andò da quella situazione. Michele, vedendolo andare via così, sentì molta tristezza ma la nascose per non far capire ai suoi nuovi amici che era innamorato di lui. I ragazzi attorno a lui gli fecero discorsi offensivi nei confronti di Mattia ma lui non reagiva, non gliene importava più nulla, o almeno era quello che dava a vedere. Mattia non mangiava più da un paio di giorni, era troppo impegnato a recuperare il suo amico, nonché amore. Finalmente aveva capito cosa voleva, Michele! Non gliene importava più nulla di ciò che gli avrebbero detto o fatto, lui doveva riprenderselo e dirgli che lo amava. Il giorno dopo, a scuola, Michele cambiò posto di banco e si mise dall'altra parte. Mattia vide il suo sguardo, era lo sguardo di chi è pronto a tutto per difendersi. Faceva paura persino a Mattia il suo sguardo. Mattia, vedendo che accanto a lui non c'era ancora nessuno, gli si sedette accanto e ciò provocò una reazione in Michele che neanche lui avrebbe mai voluto. Michele reagì dicendogli di allontanarsi e di portare la sua malattia da un'altra parte. Mattia gli disse “Nessuno di noi è malato, è parte integrante della natura! Ho sbagliato io a dirti quelle cose, mi dispiace!” Michele, vedendo arrivare uno dei suoi nuovi amici verso il suo banco tirò un calcio a Mattia, pensando di colpire la sedia. Lo prese di fianco, sulla sinistra, all'altezza dello stomaco. Era un calcio impulsivo, non era controllato, e ciò vuol dire che la potenza del calcio era troppo forte per Mattia. Mattia subì il colpo cadendo lateralmente a terra e cominciò a vomitare sangue poco alla volta. Michele era terrorizzato, aveva ferito gravemente l'unica persona che amava. Mattia urlava e si dimenava dal dolore con gli occhi chiusi. Non riusciva a trattenere il dolore e le lacrime da quanto gli facesse male. Michele chiamò subito un'ambulanza e andò con lui all'ospedale, non voleva lasciarlo da solo. Mattia rimase all'ospedale per giorni, mangiava solo cose liquide per far riprendere piano piano il normale funzionamento dello stomaco. Mattia non riusciva ancora ad aprire gli occhi, si faceva imboccare da una persona senza sapere chi fosse. Michele gli parlava tranquillamente dei suoi sentimenti per lui ma non voleva farsi riconoscere ancora. Mattia raccontò a Michele, senza sapere che fosse lui, che amava un altro ragazzo anche se era lo stesso ad avergli provocato quel male. Mattia disse “Sai, anche se ho lo stomaco a pezzi, il mio cuore è più deciso che mai ad amarlo! Io l'ho ferito molto duramente al cuore perché non accettavo la mia natura. Adesso so cosa voglio e farò tutto il possibile per avere ciò che desidero più di tutto! Michele!” Michele si mise a piangere dalla commozione, anche se gli aveva dato quel calcio, lui lo amava alla follia! Mattia gli chiese “Perché piangi? Che hai? È perché amo un altro ragazzo? Beh, mi dispiace ma non posso perderlo!” Michele, senza fiatare gli si avvicinò e lo baciò appasionatamente. Mattia era confuso. Era stupendo quel bacio, era un bacio che gli aveva trasmesso un'energia così forte che si mise di scatto a sedere e aprì gli occhi con un po' di fatica. Michele stava uscendo e non si era accorto che Mattia lo aveva visto e riconosciuto. Mattia, approfittando di quella situazione, decise di fingere di non averlo mai visto all'ospedale e aspettò il giorno dopo. Michele tornò anche il giorno successivo, come tutti i giorni in cui Mattia doveva stare all'ospedale. Mattia gli raccontò, facendo finta di non sapere ancora chi fosse, di aver sognato il bacio di Michele. Michele si mise a ridere e gli disse “Apri gli occhi, stronzo! Lo sapevi? Sapevi che ero io?” Mattia, sorridendo disse “Ti ho visto scappare ieri dopo il tuo bacio. Mi piaci da impazzire Michele, io ti amo! Non voglio perderti ed ero disposto a tutto pur di riportarti da me! Anche se non pensavo potessi arrivare a tanto.” Michele gli rispose “So tutto, me lo hai raccontato nei giorni scorsi. Ero sempre io, ero io a dirti di amarti! Da ora non ci lasceremo più per una cosa così stupida, ok?” “Ok!” I due si baciarono ancora e facendo ciò capirono che non esiste una malattia dell'omosessualità o dell'eterosessualità, esiste solo la malattia dell'amore. La più bella malattia che Madre Natura ha voluto darci. L'amore è contagioso e si manifesta senza distinzioni di alcun tipo! Michele e Mattia, per capire ciò, sono dovuti arrivare ad un pericoloso conflitto che poteva peggiorare di parecchio. E tu? Cosa pensi dell'omosessualità e dell'eterosessualità? Vuoi avere un'esperienza così per capire che non ci sono persone malate e altre no, siamo tutti malati d'amore!
    Continua...
     
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  4. problemless
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    Mh non male
     
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  5. Hakushin
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    Grazie...



    CAPITOLO 4 - C'E' SEMPRE UN DEFICIENTE DI TURNO


    Dopo una settimana in ospedale, Mattia si riprende del tutto dal calcio e torna a scuola con l'anima in pace. Finalmente i due si potevano riparlare come prima, se non meglio. Ora erano fidanzati. Michele e Mattia stavano sempre accanto, a scuola e fuori. A ricreazione, il gruppetto che frequentava Michele prima del cambiamento cominciò a fare battute “Hey, ma non dicevi che ti doveva stare alla larga? Adesso che ti è preso? Ti sei fatto contagiare dalla sua omosessualità?” Michele si incazzò ma si trattenne anche per salvaguardare la salute di Mattia. Finite le lezioni Michele e Mattia andarono a casa a piedi, andavano entrambi verso la casa di Mattia. Lungo la strada si fermarono ad un alimentari, uno di quelli che si vedono nelle stazioni di servizio. Mattia disse a Michele che gli voleva offrire una bibita e di aspettarlo lì fuori, gli avrebbe fatto una sorpresa. All'interno del negozio Mattia vide quei ragazzi che fecero battute omofobe a scuola. Li ignorò e andò allo scomparto delle bibite per scegliere qualcosa da bere insieme al suo ragazzo. I ragazzi lo videro, era dall'altra parte del negozio rispetto alla cassa. Cominciarono a provocarlo con “Hey, guardate chi c'è! C'è il fidanzatino di Michele, quello che lo ha contagiato!” “Attento, non ti avvicinare troppo a lui, potrebbe infettarti!” Mattia si girò spaventato dalla situazione. Uno dei ragazzi, il probabile capo della banda, disse “Dobbiamo fare in modo che non contagi più nessuno! È un gay e, come tale, va debellato dalla società! Vi immaginate un mondo fatto da gay? No, non deve accadere!” Mattia rispose “Immaginate un mondo fatto da cretini e imbecilli, che mondo di merda! La società vi rifiuterebbe senza nemmeno pensarci se sapesse come siete nella zucca! Siete la spazzatura dell'umanità!” Il boss del gruppo formato da quattro ragazzi, compreso lui, gli tirò un cazzotto dal basso, dritto allo stomaco. Mattia sputò un miscuglio di sangue e saliva e sentì una fitta pazzesca alla pancia. Non riusciva a stare in piedi... Il boss disse “Mi sono anche sporcato! Adesso dovrò lavarmi ben bene per evitare il contagio. Divertitevi pure! Non si deve muovere più!” Mattia ebbe un momento di terrore improvviso, era sott'attacco! Non poteva urlare dal dolore e non poteva scappare. Era una situazione 'dimmerda' come avrebbe detto Michele. Gli venne da ridere pensando a questo, come per altre cose che lo facevano ridere di Michele. Michele era lì fuori al negozio ad aspettare, però notò che stava facendo troppo tardi per prendere una bibita. Entrò per cercarlo, avendo un presentimento molto brutto. Lo vide, vide la sua mano insanguinata distesa a terra in mezzo a tre ragazzi che gli tiravano calci a sfare. Non riuscì a controllarsi più, perse il lume della ragione. Prede subito in mano la situazione gridando “LASCIATELO SUBITO!!!” Prese l'estintore in mano e si scagliò addosso ai tre aggressori usando tutta la sua forza e tutte le sue conoscenze. Colpì il primo, quello più vicino, al mento dal basso e gli spezzò i denti. Si videro i denti con il sangue volare in aria e il ragazzo cadere all'indietro senza dire una parola. Colpì il secondo a mani nude alla gola, dove c'è il pomo d'Adamo, con due dita piegate su se stesse per farlo diventare muto e lo colpì, subito dopo, alla nuca con un colpo di karate. Il ragazzo svenne cadendo su sé stesso. Il terzo fu quello più sfortunato, lo colpì con una combinazione di colpi che lo ridusse ad una paralisi respiratoria, facendolo morire dopo qualche minuto. Michele era fuori di sé, non controllava più la sua mente assassina. Si fermò di scatto guardando con un volto nero di collera il boss. Era là, paralizzato dalla visione di quello scatto d'ira. Era terrorizzato! Stava tremando. Michele gli si scagliò addosso con uno scatto incredibile e lo colpì alla rotula con un pugno che lo fece spezzare. Il ginocchio si separò in due. Dalla pelle esterna si poteva vedere tranquillamente le ossa della gamba non combaciare, anzi si muovevano scivolandosi a vicenda. Il ragazzo si mise ad urlare dal dolore pregò Michele di smetterla e di lasciarlo scappare. Michele era ancora con uno guardo raggelante, se lo si fissava negli occhi, si poteva vedere il volto di Satana. Michele gli passò dietro e gli afferrò le braccia, diede un calcio alla schiena del ragazzo e cominciò a spingere con la gamba e a tirare con le braccia. Gli voleva slogare le spalle, voleva renderlo paralitico, un vegetale. Mattia, con un filo di voce disse a Michele “Ba... basta! Mi... Mi... Michele! Controllati!” Michele si bloccò di colpo e si mise le mani alla testa urlando dal dolore, come se un tir gli avesse schiacciato la testa! Dopo poco si riprese e corse ad aiutare Mattia. Chiamò un'ambulanza e lo accompagnò all'ospedale, dove gli dissero che Mattia era ridotto molto male. Era in coma farmacologico. I danni non gli permettevano di respirare quasi e non aveva costole intere. Il capo-medico disse a Michele che non era affatto sicuro del fatto che potesse risvegliarsi. Avrebbero fatto del loro meglio, però era un lavoro molto delicato e il più difficile di tutta la sua carriera. Michele pianse tutta la notte in ospedale e rimase lì senza informare nessuno del suo ritardo a casa e di quello di Mattia.
    Continua...
     
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  6. Djn99
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    Oh ma certo che sto mattia lo distruggono: io botte del genere mai viste XD
     
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  7. Hakushin
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    Sono eventi possibili e potrebbe accadere a chiunque una cosa simile. Il racconto non serve tanto a riflettere sui personaggi, bensì sulle loro mentalità e le loro idee.
    Anche se avessi dovuto dirlo prima: I nomi, eventi, avvenimenti e tutto ciò che viene scritto nel racconto è puro frutto della fantasia dell'autore. In questo racconto, qualsiasi somiglianza con casi d'indagine, persone reali vive o defunte, avvenimenti nel mondo reale, sono pura coincidenza.
     
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  8. problemless
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    Ti concentri troppo sul fatto della rissa diventa monotono e surreale -.-
     
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7 replies since 1/9/2015, 08:02   860 views
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