Luca&Francesco parte III

10 anni dopo

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  1. Jessi_
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    Ok, premetto che mi ci è voluta na vita per scrivere xD
    ma spero che vi piaccia :)


    ...10 ANNI DOPO...

    [LUCA] Anche se quei dieci anni li avevamo trascorsi praticamente sempre assieme, svegliandoci stretti l'uno accanto all'altro la mattina così come ci addormentavamo la sera, sentire il rumore familiare della chiava nella toppa di casa mi dava ancora il batticuore. Andai verso la porta con un sorriso sincero sul volto cercando i suoi occhi smeraldini che già correvano su di me, neanche fossero giorni che non ci vedevamo.. Francesco si tolse le scarpe camminando scalzo nella casa, che avevo ereditato dai nonni materni e nella quale eravamo andati ad abitare quasi sei anni prima, verso di me. Un bacio leggerissimo sulle labbra <come è andata oggi?> Mi domandò mentre eravamo in cucina. Il tavolo ancora sommerso dai miei libri e dai quaderni pieni di appunti: mi era passata l'ora <stavo finendo di preparare la lezione di domani..> Risposi con un sorriso: era la prima supplenza che riuscivo a fare che coprisse tutto un anno scolastico e cercavo con tutto me stesso di trasmettere ai miei allievi non soltanto il contenuto della mia materia, ma desideravo che davvero imparassero ad usare la loro testa e vedere il mondo con i propri occhi di adolescenti senza che i loro pensieri fossero inquinati dalle parole degli altri. Che imparassero a vedere ciò che accomuna tutti gli uomini perchè in futuro non facessero distinzioni.. <tu?> Domanai a mia volta mentre raccoglievo le mie carte pronto per preparare la tavola. <come al solito, sono un po' stanco..> Certo fare il tirocinante per uno studio di avvocati non deve essere facile, ma anche Fra dava il meglio di sè. Negli anni eravamo cambiati entrambi, lui più di me: lontano dall'oppressione della famiglia vivendo prima con la mia e poi con me si era aperto davvero tantissimo; tuttavia alcune sere lo sentivo strano mentre si stringeva al mio corpo chiudendsi a riccio senza voler dire una sola parola. In quei momenti mi sentivo terribilmente impotente: non potevo fare assolutamente niente per aiutarlo visto che lui si ostinava a dire che non era niente. Io notavo che questo gli accadeva quando era partivolarmente stanco e, a giudicare dalla sua faccia, questa sera sarebbe successo di nuovo.. Ero già depresso alla sola idea.

    [FRANCESCO] La vita non mi era mai apparsa così bella: Luca è tutto ciò che si può desiderare di avere accanto. Dalla sera che mi ero trasferito a casa sua, con lui e sua madre, la mia vita era cambiata radicalmente: ero più sereno, tranquillo e, dopo qualche mese, quando mi sentii pronto, feci il mio comming out con gli amici e con gli altri semplicemente non ero aggrappato a quel segreto. Prima di allora mai mi ero reso conto di quanto la cosa mi pesasse e sicuramente ora ero più felice. Scoprii con immenso piacere che gli amici mi rimasero vicini esattamente come prima, che se qualcuno aveva da ridire qualche volta essi facevano muro a difendere non solo me, ma -cosa che mai nè io nè lui avremmo detto prima- anche Luca. Era successo infatti che una sera, in birreiria, mentre io e Lu ci stringemmo la mano per alcuni istanti, che un tizio ci apostrofò con "ma guarsa sti froci" .. La rissa venne sfiorata, ma per fortuna Luca da buon pacifista e filosofo come sempre disse che non ne valeva la pena. Tuttavia, anche se lui prbabilmente non l'avrebbe mai ammesso, la reazione dei nostri amici gli aveva fatto sentire di essere davvero, finalmente, parte del gruppo e infatti era anche lui cambiato con gli altri: non era più così irraggiungibile. Insmma, la mia vita era una bellezza, tranne che per una piccola cosa: ricordavo perfettamente la voce di mio padre mentre mi diceva di non avere un figlio. La cosa mi faceva gelare il sangue ogni volta: in dieci anni non mi aveva più rivolto la parola, le volte che a avevo tentato di telefonare -l'ultima per il compleanno di mia madre circa tre settimane prima- aveva riattaccato non appena aveva sentita la mia voce. Questo era l'unico segreto che avessi con Luca: non mi andava di farlo preoccupare, temevo si sentisse in colpa per quegli sguardi che da ragazzi ci aveva scoperti con qualcuno che si era divertito ad imbrattare la mia auto di allora ottenendo che i miei mi togliessero perfino la parola.

    [LUCA] Avevo perfettamente ragione: cenammo e poco dop, vuoi perchè entrambi avevamo la sveglia presto -io dovevo farmi più di un ora di treno per arrivare alla scula superiore dove lavoravo- o perchè eravamo stanchi, ci stendemmo sotto al piumone coccolandoci dolcemente. Fra era assente, non saprei come altro dirlo e dopo pochi minuti lo strinsi a me sfiorando la sua fronte con le labbra, ma ero proprio triste e forse una punta arrabbiato con lui. Smisi di carezzarlo e, cosa forse mai successa prima, mi voltai dall'altra parte fingendo di voler prendere sonno.. I minuti passarono lenti, lentissimi, ma alla fine sentii la mano di Francesco scivolare dalla spalla fino al gomito <sei sveglio?> Mi domandò insicuro. <no.> risposi secco, non avevo voglia di discutere, di litigare: ero stanco per la giornata, ma soprattutto stanco di questo segreto; cosa diavolo c'era che non andava? Fra rimase sorpreso, lo capii da come si allontanò di qualche centimetro distanziandosi da me.. <che ho fatto?> Ecco, questo mi mandava in bestia: come faceva a non capirlo? Presi alcune boccate d'aria cercando di rimanere calmo, poi mi girai verso di lui e soffocai le mie domande sulle sue labbra baciandolo con desiderio. Come la prima volta le nostre bocche che s'incontravano continuavano a lasciarmi senza fiato annullando tutti i miei pensieri. Inizialmente sembrava che volesse tirarsi indietro, ma poi cedette baciandomi anch'egli e fu l'oblio: le mie mani e la mia bocca sul suo corpo, le sue sul mio.
    Sentivo i suoi muscoli irriggidirsi quando vi passavo sopra la mano gelida, il gusto delle sue labbra m'inebriava così come quello di ogni millimetro del suo corpo che baciavo a scendere. Come prevedibile eravamo entrambi eccitati: i nostri pensieri si erano dissipati in un momento. Arrivato poco più in basso dell'ombelico ricominciai a risalire nuovamente il suo corpo facendo crescere la sua voglia. Presi a segarlo mentre lentamente ritornavo su fino alle sue labbra per poi ridiscendere soffermandomi sul suo collo, poi sui suoi capezzoli che solleticai a lungo con la punta della lingua. In questi momenti apprezzavo particolarmente che entrambi avessimo continuato a fare nuoto una o perfino due volte alla settimana quando si riusciva a combinare con gli impegni di entrambi. Mentre ricominciavo a scendere Fra mi posò entrambe le mani sulla nuca senza sospingermi, ma giocando con i miei capelli, cosa che non mancava di piacermi come sempre. Un po' stronzo, come in fondo sono, continuai ad evitare il suo sesso facendogli allargare leggermente le cosce ber baciarlo su di esse, prima una e poi l'altra risalendole entrambe fino ad arrivare alle sue palle che leccai diligentemente mentre continuavo a segarlo con la mano. Il suo odore mi faceva impazzire e senza pensarci un secondo di più presi la sua cappella tra le labbra coprendola della mia saliva prima di cominciare a leccare il resto della sua asta. Mi spostai e ci mettemmo a 69: volevo disperatamente sentire la sua bocca su di me. Non si fece attendere, appena mi fui sistemato cominciai a sentire la sua lingua sul mio cazzo già durissimo. La faceva girare attorno alla cappella prima di ricominciare a leccarlo per tutta la sua lunghezza. Quasi contemporaneamente prendemmo l'uno il cazzo dell'altro in bocca facendolo entrare più che potevamo ed iniziando un simultaneo su e giù che dava i brividi. Intanto che pompava le sue dita cominciarono a forzare il mio culo che oramai ed entrarono senza nessuna difficoltà. Questo con l'eeffetto di suzione prodotto dalla sua bocca mi portò ad un orgasmo insensissimo. Fra non si perse nemmeno una goccia del mio seme ed anzi ne usò una parte per lubrificarmi maggiormente il buchino mischiandolo alla sua saliva. Mi fece voltare e si mise sopra di me, le mani sul mio petto mentre mi baciava si spostarono di lato mentre sentivo il suo membro duro cominciare a spingere sul mio buco. Cominciò a scoparmi con una foga che mai aveva usata con me le pochissime volte, rispetto almeno a quando facevamo l'inverso, che era lui a penetrare me e la cosa mi piacque parecchio. Usciva quasi del tutto con l'uccello prima di schiaffarmelo di nuovo dentro sempre più veloce fino a quando mi riempì il culo.
    Facemmo molto tardi nonostante ci fossimo coricati davvero prestissimo. Francesco si risistemò accanto a me, le sue labbra sul mio collo.. <adesso mi dici che ho fatto?> Sospirai, non volevo tirare fuori l'argomento, non sapevo come dire ciò che sentivo.

    [FRANCESCO] Feci per chiedergli nuovamente di dirmeelo, ma lui, gorse capendo le mie intenzioni, mi zittì <sto pensando a come esporre i miei pensieri..> Mormoò a voce così bassa che per un'istante pensai di essermelo immaginato. Gli lasciai il suo tempo e mi accorsi che io non avevo assolutamente mai avuto bisogno di chiedergli tempo: lui, proprio come aveva detto quel primo giorno d'agosto all'obmra di quel rovere che continuava a rimanere uno dei nostri posti preferiti, mi aspettava sempre e questa era la primissima volta che cercava di forzarmi a dire qualcosa che non volevo. Lui si puntellò sul gomito per guardarmi grazie alla luce della luna piena che filtrava dalle persiane aperte. <e' che delle volte capita che...> Le parole gli morirono sulle labbra mentre i miei occhi si perdevano nel cielo blu scuro dei suoi al riflesso della luna e le mie dita correvano sulle sue labbra <non distrarmi..> Mi riprese lui tra lo scherzoso e il serio. <beh, come questa sera..> Riprese dapprima tentennando, poi sempre più sicuro di quel che andava dicendo <delle volte ti sento lontano, c'è qualcosa che ti rende infelice e non so cosa sia.. Mi pesa che tu abbia dei segreti con me> Ammise infine come se dirlo gli costasse una certa fatica <dimmi cosa c'è... Perfavore Fra..> Chissà da quanto tempo si tormentava chiedendoselo ed io non mi ero mai accorto che l'avesse notato.. Abbassai lo sguardo con un po' di vergogna, ma poco dopo sentii le sue dita sotto il mento e ritornai a guardarlo. Parlammo assieme <se non vuoi, non sei..> lui <e' per i miei Lu..> io. Mi lasciò continuare senza dire una parola <sono felice con te e sai che è così, che non cambierei la nostra vita per nulla al mondo, ma certe sere, quando sono particolarmente stanco o quando abbiamo discusso su qualche cosa, mi viene in mente quello che mi disse mio padre quel giorno quando bussai alla porta e...> Non ce la facevo ad andare avanti, ma Luca rimase silenzioso e perfettamente immobile: non avevo mai detto a nessuno quel che sentivo in quei momenti, forse non l'avevo ammesso nemmeno con me stesso... Deglutii, più prossimo alle lacrime da quanto non fossi da dieci anni a quella parte, <mi disse e che non aveva alcun figlio..> Ancora un sospiro ed intanto una lacrima rigava il mio volto. <e se un giorno dovessi bussare e tu mi dicessi che non mi conosci?>

    [LUCA] Ero rimasto pietrificato, per una volta non ero rimasto silenzioso perchè sapevo che lui aveva da finire di parlare, ma perchè non sapevo proprio cosa dire, tuttavia la sua domanda mi fece tornare in me. <beh, per questo hai le chiavi..> tentai di scherzare io, ma il mio tono era tirato e sicuramente non lo feci ridere, però sorrise e ne fui felice. Erano passati dieci anni e per tutto quel tempo lui si era portato dentro quella paura, ora che sapevo, mi meravigliavo di quanto raramente si fosse comportato in maniera strana e distaccata. NOn sapevo che dire, lo abbracciai e baciai le sue lacrime <ti amo> era l'unica cosa che in quel momento sentivo vera della mia vita. Si addormentò poco dopo, io invece rimasi sveglio pensando a cosa potevo fare per aiutarlo, ma l'idea mi venne soltanto quando oramai ero sul treno diretto al lavoro e dopo questa decisione mi addormentai come un bambino con la fronte spiccicata contro il finestrino. <prof?!> Sentii la voce imbarazzata di Samuele e mi destai. Samuele era uno dei miei allievi migliori. <ehm, siamo arrivati..> Disse con quella sua voce da diciassettenne saltò giù dal treno prima che io fossi del tutto sveglio era già saltato guà dal treno fermo sul capolinea. Era un ragazzo tremendamente timdo ed ora che ci pensavo era la primissima volta dall'inizio dell'anno che mi rivolgeva la parola fuori dalla classe. Mi sistemai e scesi dal treno ed andai a fare lezione.
    Le ultime due ore avevo un compito in classe e quindi ne approfittai per pensare a come avrei fatto a mettere in atto quel che avevo pensato.
    Quindi al ritorno salii in treno abbastanza rincuorato e mi fermai a discutere alcune domande del compito con un manipolo di allievi e allieve preoccupati.
    Arrivato a casa presi l'auto e tornai nel paese dove viveva mia madre, ma invece che andarla a trovare suonai al campanello della casa di Francesco. La fortuna mi assistette e aprì sua madre. La donna, anche se ero pronto a scommettere che la visita non le facesse affatto piacere, era avida di informazioni sul figlio e io, senza dire niente di ciò che avevo pensato, le diedi alcune notizie sugli studi, oramai conclusi, di Fra e del suo tirocigno. <sono venuto qui> cominciai alla fine <perchè Francesco non sta bene.> Notai, con un certo sadico piacere che Luana rabbrividì. <gli mancate, gli manca la sua famiglia..> mormorai senza smettere di guardarla negli occhi. Vidi che in lei si ruppe qualcosa, che, senza la presenza del marito, la sua voglia di riconcigliarsi col figlio era ben visibile. <fra dieci giorni è il suo compleanno, si faccia sentire.> Ed allungandole un biglietto col nuovo numero di cellulare del mio ragazzo uscii diretto a casa.
    Quei dieci giorni passarono veloci. Era una domenica. Avevamo passato una romantica giornata sotto il rovere nella radura facendo un pic-nic aiutati dal caldo inaspettato di una delle prime giornate di primavera. Eravamo ancora sdraiati l'uno accando all'altro, il suo orecchio sul mio cuore quando suonò il suo telefonino. Ed il mio cuore battè a mille per l'ennesima volta in quella giornata nella speranza che fosse, questa volta visto che gli amici erano esauriti, sua madre.
    Lo vidi impallidire e poi diventare rosso dalla contentezza. La telefonata du brevissima, ma lo vidi felice come non mai e mi bastò quello per capire. Gli sorrisi di rimando quando attaccò il telefono ancora frastornato e con la testa nelle nuvole. <e' il più bel regalo che mi abbiano mai fatto..> sussurrò incontrando le mie labbra.
     
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  2. rainbowboy
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    Bella storia! Scrivi molto bene e mi piace il tuo stile :)
    C'è in programma un continuo?
     
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  3. Jessi_
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    Grazie :)
    No, non è in programma.. magari scriverò qualcos'altro, ma la storia di Luca e Francesco finisce qui.. Forse qualcosa di collegato..
    Ho qualche ideuzza
     
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    FIGO GAY

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    Stupendo racconto.E complimenti perchè non sai come mi faccia più felice che una etero scriva queste cose, come vorrei che queste parole le leggessero padri che hanno figli gay a cui voltano nella realtà le spalle.Veramente sei da stimare e a malincuore sono concorde con te che questa storia finisca qui anche se attorno ad essa spero ci sia un seguito ma è stata breve ma intensa complimenti mia ha emozionato.
     
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  5. Jessi_
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    Grazie Roby ^_^
     
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  6. manu the beast
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    Bellsissima storia caspita!!!Peccato che sia finita qui
     
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5 replies since 7/2/2011, 23:58   850 views
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