Diego e Manuel - 5

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  1. and82
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    Dopo lungo tempo, finalmente ho completato la quinta parte del racconto romantico ed erotico su Diego e Manuel......

    Trovate la parte precedente qui: http://gayboysover17reloaded.forumcommunity.net/?t=40250424

    Se è la prima volta che lo leggete, cominciate dall'inizio: http://gayboysover17reloaded.forumcommunity.net/?t=38342020

    Buona lettura, e fatemi sapere cosa ne pensate! :)





    Guardavo la notte piangere.


    Osservo le gocce di pioggia che disegnano forme indistinguibili sulla finestra della mia camera. L’acqua ha creato un velo che sembra inghiottire i profili delle case, rendendo le linee che seguono i contorni della mia strada un ammasso incerto di tratteggi sfuocati. Il cielo s’è fatto grigio all’improvviso, verso le cinque. Eravamo ancora al parco, seduti sul prato a parlare di niente, quando le nuvole hanno nascosto il sole e la pioggia ha iniziato a scendere. Ci siamo alzati di fretta, e con la medesima velocità ci siamo salutati. Sono corso a casa con la mia bici per evitare di prendermi un acquazzone, ma a metà strada era già troppo tardi. Sono arrivato che ero completamente inzuppato, la maglietta appiccicata al corpo che mi provocava brividi di freddo. Appena entrato, mi sono precipitato in bagno per farmi una doccia calda. Lo sbalzo dolce tra le gocce di pioggia, gelide e spinose, e quelle della doccia, calde e tranquillizzanti, mi hanno portato un tiepido sollievo. Mi sono messo subito in pigiama e mi sono sdraiato a letto. Per tutto il tempo prima che fosse pronta la cena sono rimasto in quella posizione, in silenzio ad osservare il soffitto. Ho provato a limitare i pensieri, a liberare la mia mente lasciandola riposare, affinché si scrollasse di dosso tutte le preoccupazioni degli ultimi giorni. In quella calma irreale ho provato anche ad addormentarmi, socchiudendo le palpebre ed aspettando che il sonno giungesse. Ma non è giunto.
    A tavola ho mangiato poca roba, controvoglia. Mia madre mi guardava inghiottire la pasta con la lentezza di chi esegue delle operazioni senza un reale desiderio. Ho avvertito la strana sensazione di essere osservato, ed il timore che fosse sul punto di chiedermi che cos’avessi che non andava. Però non l’ha fatto, si è limitata a guardarmi, senza dire una parola, squadrandomi ogni tanto con occhiate di curiosità mista a preoccupazione materna.
    Appena ho potuto ho lasciato il soggiorno per ritornare in camera mia. Mi sentivo la testa svuotata, incapace di riuscire a concentrarsi. Volevo finire di leggere un libro, ma le parole sulla carta mi sembravano ammassi di inchiostro privi di senso. Ho chiuso il libro, e mi sono seduto alla finestra a guardare il cielo scuro. Guardavo la notte piangere, e in qualche modo è stata l’unica cosa che mi ha tenuto occupato tutta sera.
    Non ha ancora smesso, nemmeno ora. C’è tutta quest’acqua che ha reso l’asfalto una specie di mare agitato, onde in tempesta che trascinano via le foglie e la polvere. La guardo fluire nei tombini, scendere in un mondo sotterraneo sconosciuto e tetro. Là sotto dev’esserci una bella quantità di roba. Pensieri e agitazioni di migliaia di persone differenti, ognuna con la sua specifica storia, e nessuna che ne abbia una simile alla mia. Avrei bisogno di qualcuno con cui parlare, a cui raccontare quello che mi porto dentro. Mi sforzo di pensare a qualcuno di cui potrei fidarmi, abbastanza vicino a me per comprendere senza far domande, ma sufficientemente lontano per evitare di giudicarmi. Vorrei piangere, aggiungere acqua all’acqua che già cade e bagna i giardini. Vorrei che i miei gesti bastassero per dire al mondo che esisto, che anche io so amare, e che questo mio amore mi sta consumando lentamente, come la pioggia consuma centimetri d’asfalto e li corrode senza che la gente se ne accorga nemmeno.
    Guardo l’oscurità della stanza, e mi ricordo di quanto io sia solo. Se potessi parlare con Manuel, se potessi usarlo come mio confidente... Se solo il mio cuore desiderasse un’altra persona, una persona estranea che nessuno conosce, una ragazza magari, o anche un maschio… ma che non fosse lui, che non fosse il mio migliore amico, l’unico con cui saprei davvero parlare!
    Mi giro e cerco un ascoltatore immaginario nell’aria pesante della mia camera, una copia impalpabile di me stesso a cui affidare i miei stessi pensieri. Sento un nodo in gola, e una leggera nausea che è l’ansia di non sapere cosa fare. Costruisco in testa mille possibilità, passando in rassegna tutte le persone a cui potrei chiedere consiglio. Mi immagino mentre lo racconto ad uno dei miei amici, ed osservo il suo viso incuriosito e silenzioso che resta a bocca aperta. Mi sale una sensazione di profonda vergogna, un imbarazzo ingiustificato che sempre mi impedirà di mettere in pratica un’idea del genere.
    Diego, nessuno ti può capire. Mettitelo in testa. Questa è la verità che non posso togliermi dal cervello, l’unica conclusione possibile nel pensare ai miei sentimenti così strani e ambigui. Nemmeno Manuel potrebbe, lui che ora ha ragazze che gli fanno il filo e lo vogliono quasi quanto me. Forse non dovrei mai dire nulla, portarmi dietro per sempre il peso delle mie rivelazioni non date. Sarebbe egoista costringere qualcuno a non condividere il tuo amore, il tuo dolore, le tue passioni irrazionali. Sarebbe egoista raccontargli che lo pensi troppo spesso e che stai male perché lui non lo sa fare nel modo in cui lo fai tu. Sarebbe egoista e ancora più egoista è il fatto che sembra essere l’unica soluzione per ritornare normale. Gridare al vento le cose che mi distruggono e sperare che il vento mi sappia rispondere con un sorriso.
    Mi illudo che la malinconia sia passata, ma ancora ticchetta sui vetri e li appanna. I miei occhi si sono fatti pesanti, ora. Mi cambio per andare a dormire, con la speranza che la notte possa portare consiglio. In piedi davanti allo specchio comincio a togliere la maglietta, poi i pantaloni della tuta, sorvegliando tutte le mie mosse. Scruto il mio corpo esile, i muscoli sottili che attraversano la penombra. Con la mano percorro la mia pelle. Chiudo le palpebre e penso a Manuel, come se il corpo che sto sfiorando fosse il suo. Scendo fino allo slip, lo tocco. Tolgo le mutande e rimango nudo, ad osservarmi. Ho una semi-erezione che vorrei scacciare, ma l’idea di masturbarmi pensando a lui è stranamente triste. Sento tutta la mia inadeguatezza, la sfortuna di essere in un corpo sbagliato ed incompatibile col suo, troppo simile perché i nostri corpi si possano trovare. Guardo la mia eccitazione ridursi, tornare alla sua dimensione naturale. L’angoscia del momento me lo fa smosciare, piuttosto che farmelo andare in tiro. Rimetto le mutande e mi infilo sotto le coperte, coprendomi il più possibile come per scomparire dentro al letto. Cerco di attutire il rumore della pioggia che continua a scendere, che ora s’è fatto rimbombo. Ma per quanto tenti di tapparmi le orecchie con la coperta, il suo devastante e ripetitivo suono non accenna a diminuire. Serro gli occhi con forza e prego che arrivi la notte anche nella mia testa. Nel bagliore creato dalle palpebre strizzate, mi appare sempre l’immagine di Manuel, dei suoi capelli neri mossi dal vento, dei suoi denti bianchi e allineati che brillano al sole.
    Poi un tuono squarcia il cielo, e mi fa sussultare. Mi sollevo di scatto, impaurito. Rimango immobile nel buio, nella monotonia delle gocce che tormentano. Il silenzio del mio universo diventa un fischio nelle orecchie, prima sottile, poi via via sempre più acuto e difficile da sostenere. È come essere al centro di una guerra, con le bombe che cadono da ogni lato e ricoprono ogni cosa col loro frastuono. Per quanto cerchi una via d’uscita, una direzione da seguire per fuggire da tutto quel pericolo, non c’è spazio abbastanza grande che possa contenere il mio corpo impaurito e fragile, che ora trema.
    Rimango in silenzio, nell’attesa di qualcosa che rompa la staticità di quell’istante. Gli occhi fissi, le orecchie in allerta che provano a cogliere suoni impercettibili, movimenti che testimonino che sono ancora vivo, che sono davvero lì nella mia stanza e non al centro della giungla che cerco di schivare gli assalti dal cielo.
    Dal corridoio improvvisamente filtra una luce sotto la porta. Avverto passi che si avvicinano, poi una mano che afferra la maniglia e la ruota. Mentre la porta si apre, la luce invade tutto il resto, sovrasta le ombre dei mobili, si allarga fino a raggiungere le mie pupille, brucia. La figura di mio fratello si staglia sotto lo stipite, l’attraversa provando a muoversi furtivo come un gatto. Richiude dietro a sé, e il mio mondo precipita di nuovo nel buio.
    Abbasso la testa, fingendo di dormire. Con l’orecchio seguo i suoi movimenti, lo sento infilarsi nel letto, agitarsi per trovare la posizione di riposo. Tenta come può di ridurre la confusione, forse credendo che io stia riposando davvero; ma è maldestro, vuole limitare i suoi gesti riuscendo solo ad amplificarli.
    Pochi minuti, e già sta russando. Tutto ciò che tiene sveglio me non lo riguarda, lui ne è estraneo. Mi viene in mente che è ancora troppo giovane per riuscire a razionalizzare l’amore, i suoi meccanismi atroci che levano il sonno.
    Richiudo gli occhi e provo nuovamente a trovare una quiete che non vuole arrivare. Per qualche straordinario motivo, la sua presenza mi è di conforto, come se un ragazzino di tredici anni potesse proteggermi dalla tristezza che mi sta avvolgendo.
    Immagino mio fratello che mi fa da scudo, che col suo corpo gracile si pone davanti a me per aiutarmi a sconfiggere le cose brutte. Mi viene all’improvviso un piccolo sorriso, e con quello finalmente si offusca il resto. La pioggia perde di senso, e piano piano si riduce fino a scomparire.

    CONTINUA QUI: https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=48710048

    Edited by and82 - 14/11/2011, 12:26
     
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  2. manu the beast
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    OH quanto è bello questo racconto,davvero complimentoni,sia per la forma che per il contenuto.
     
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    FIGO GAY

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    Ragazzo continua così che stai andando alla grande mi stai regalando emozioni che avrei voluto provare alla tua età.Ma leggendo i tuoi racconti mi fai tornare indietro di 27 anni fa complimenti vai continua .Continua a regalarci queste emozioni che ci fai provare.
     
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    SinnoH

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    Ho letto tutte e 5 le parti d'un fiato, e non posso che complimentarmi con te per come riesci a coinvolgere il lettore nella trama e a farlo immedesimare nel protagonista... questa quinta parte, è quella che mi è piaciuta di più :cry: ^_^

    Sei grande continua!
     
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  5. carpstar10
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    Anch'io ho letto questo racconto tutto intero e solo adesso. Hai creato un'attesa. Cosa succederà adeso? Questo è il primo segno che la tram funziona. Infatti non si capisce maledettamente come possa andare a finire questa vicenda con Manuel e sono perfettamente plausibili le due soluzioni opposte.
    Altra cosa bella della scruttura è come fai emergere i idettagli degli ambienti e quello che ci succede dentro, le strade, le camere da letto, le magliette, la piscina...
    Aspetto gl sviluppi, buon lavoro!
     
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  6. carpstar10
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    Mi viene in mente un'altra cosa. Il tuo racconto sarà tanto più efficace quanto più la vicenda sentimentale-erotica sarà raccontata attraverso gli oggetti, gli stumenti e gli ambienti: i calzini, il telefonino, le magliette e le felpe, le chat, le foto scambiate via mail.... Questo fa la differenza dal semplice racconto erotico.
    Tutti i racconti erotici si assomigliano perché parlano di muscoli di marmo, del palo che diventa dritto, di culi perfetti, di buchetti irresistibili, con variazioni che vanno dal raffinato al pecoreccio. Ma sempre e solo di meccanica parlano e vanno a finire sempre nello stesso modo. Invece, guardando i fatti da altri punti di ossevazione.... puoi far sentire che non ci troviamo all'epoca degli antichi rimani o nel medioevo, ma nei nostri giorni e....
     
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    SinnoH

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    Aspetto con ansia il seguitoooo.. non vedo l'ora di reimmergermi ancora nelle sventure del povero Diego.. quando arriverà?
     
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6 replies since 11/11/2010, 18:00   1462 views
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