Tuttalpiù Muoio

Albinati & Timi

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  1. HumanBeing
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    L'ho letto l'estate scorsa. È un buon libro, forse un po complesso. Parla della vita difficile di Filo, ragazzo della provincia umbra dotato di gran vitatlità ma contro il quale remano tante situazioni, e persone. Filo è gay, ma è riduttivo descrivere il libro soltante come gay-themed; l'omosessualità è elemento chiave per comprendere il disagio del ragazzo (tanta voglia di amare ma nessuno cui donare il suo amore). Enigmatico il finale in cui Filo si sposa nel suo paesello di nascita con una donna.

    Tuttalpiù muoio è un romanzo importante, romanzo nonostante racconti una storia di vita vissuta, e il protagonista, Filo, possa considerarsi un "eroe del nostro tempo", le cui straordinarie e strampalate vicende sono tratte dalle cronache dei nostri pazzi anni, che hanno visto nel sesso, nello spettacolo, nel mondo del lavoro, nelle famiglie, rivolgimenti e cambiamenti epocali. Eppure i materiali di cui è fatto il libro sono organizzati in modo tale, come invenzione linguistica, sintassi narrativa, uso del dialetto, commistione tra lingua colta e lingua bassa, parlato e gerghi vari, che il fatto che il romanzo sia ispirato alla realtà anche più trita non gli nuoce, anzi, poiché questa immersione nella realtà più ribollente, viene a coagularsi, per virtù di stile e di scrittura, in uno dei romanzi più dirompenti, divertenti e scoppiettanti che siano usciti negli ultimi anni. La collaborazione tra Filippo Timi, diventato una rivelazione del teatro italiano, e alla cui vita si ispira con tutta evidenza il protagonista del racconto, Filo, e lo scrittore Edoardo Albinati è stata un connubio felice da cui è nato questo romanzo monstre: ora cinico e amaro, ora tragicomico, ora picaresco, ora esilarante, dove si passa da un trucido cronachismo di paese all'aura del fiabesco. E "fiaba nerissima" – come l'ha chiamata qualcuno – mi sembra l'epiteto che meglio lo definisce. Esso forse diventerà oggetto di dotte analisi formali e antropologiche, ne ha tutti i requisiti e le qualità. È un romanzo molto italiano, in senso antropologico, perché rispecchia, del costume italico, vizi e virtù, l'arte d'arrangiarsi, ma anche quell'inguaribile ottimismo, che riesce a trionfare sulla malasorte, sulle disgrazie e sulle malattie. Quanti nostri connazionali si potrebbero riconoscere nelle avventure di Filo, nella sua vita bastarda e beffarda. E lo stesso dicasi di tante famiglie, specie del Sud, che le trasformazioni sociali e culturali di questi anni hanno sottoposto a sconquassi biblici, eppure sono rimaste in piedi, anzi, forse vivono, almeno sul piano materiale, meglio di prima. Albinati e Timi non sono mossi certo da propositi sociologici. A loro basta raccontare, e lo fanno con un certo ordine logico e cronologico, nonostante la babele di episodi piccoli e minimi di cui infarciscono il loro granguignolesco racconto. Raccontano la vita di Filo, dal momento della nascita fino alla maturità, anzi fino al suo matrimonio, che è un matrimonio inverosimile dato che Filo è gay. E tanta parte del racconto è dedicata all'omosessualità, ai sotterfugi, ai traumi, alle contorsioni fisiche e mentali, a cui le sue naturali inclinazioni sessuali sottopongono Filo, ma anche alla sua inesauribile e commovente capacità di amare, non solo i suoi amanti ma i tanti amici che ha. Filo, che è una vera forza della natura, ce la fa a diventare un attore teatrale importante, percorrendo con volontà implacabile un cammino irto di ostacoli. Ma la cosa straordinaria è che Filo è assai menomato nel corpo: è balbuziente, è mezzo cieco e alla fine lo diventa quasi del tutto, è grasso, e soprattutto è sottoposto a periodici attacchi epilettici. Ma la sua vita non conosce compromessi e riesce a non deflettere mai dallo scopo principale, che è quello di abbandonare la povertà e lo squallore della sua famiglia di origine e di diventare qualcuno, nell'Italia di questi anni, che ha sì il potere di distruggerti ma può anche, se hai la scorza dura, farti diventare un divo. Nel suo perenne stato di eccitazione Filo tocca tutti gli estremi dell'oltranza, dall'abiezione alla più candida generosità, perché al fondo della sua natura c'è un incontenibile bisogno di amare e di essere amato.

    Edited by EricNorth - 4/11/2015, 22:14
     
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