L'eroe negato

Francesco Gnerre

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  1. SunFly
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    Edito originariamente in "Pride", novembre 2000, col titolo "Il corpo ritrovato".
    Dietro ogni romanzo c'è uno scrittore. E dietro alcuni scrittori c'è l'omosessualità. In che modo questa esperienza umana influenza i loro libri? Un nuovo studio di Francesco Gnerre getta finalmente luce su questo interrogativo, normalmente censurato dai critici della letteratura italiana... e dalla scuola.
    Quando uno scrittore è omosessuale la letteratura diventa per lui un modo per esprimere l'omosessualità? Dipende dai punti di vista.
    La risposta è "sì" se si pensa, come scriveva Goffredo Parise, che "ogni uomo, uno scrittore, un poeta, un artista è quello che è la sua sessualità". Diventa invece "no" se si segue la linea predominante nella critica letteraria e nell'insegnamento della letteratura.
    In questa prospettiva sembra che l'arte sia ancora un modo per liberare lo spirito dai vincoli della carne, per salvare l'anima dalla bassezza della materia e traghettarla nell'orizzonte delle "pure idee"... L'omosessualità di uno scrittore appare quindi come un ostacolo alla "vera" espressione artistica, un incidente biografico da rimuovere per evitare maldicenze o "ghettizzazioni", una sconvenienza da eliminare, o almeno da attenuare, a tutti i costi.
    È accaduto così ad alcuni autori italiani del Novecento di venire santificati dalla critica e, di conseguenza, "derubati" per quanto possibile di quell'erotismo omosessuale che è stato per loro un tema di ispirazione fondamentale.
    È accaduto, non proprio di rado, perfino a Pier Paolo Pasolini, benché fosse l'incarnazione stessa dello scandalo omosessuale, o a Sandro Penna, un poeta che praticamente non ha scritto d'altro che del suo amore per i ragazzi, e che oggi, se fosse vivo, rischierebbe come minimo il linciaggio televisivo come corruttore di minorenni.

    Penna scriveva:

    "Sempre fanciulli nelle mie poesie!

    Ma io non so parlare d'altre cose.

    Le altre cose son tutte noiose.

    lo non posso cantarvi Opere Pie".

    O anche:

    "Il problema sessuale

    prende tutta la mia vita.

    Sarà un bene o sarà un male

    mi domando ad ogni uscita".

    Eppure per la critica più ufficiale la (omo)sessualità di questo grande poeta, checché ne pensasse lui medesimo, è sempre qualcosa da inserire "in un contesto più ampio" ed è tutto tranne che una chiave di lettura privilegiata della sua poesia.
    Di Penna (disavventure critiche incluse) e di moltissimi altri parla L'eroe negato, un ampio studio di Francesco Gnerre su omosessualità e letteratura nel Novecento italiano che debutta il 7 novembre 2000 sugli scaffali delle librerie.
    Il titolo del libro (L 'eroe negato) è lo stesso di una precedente ricerca che Gnerre pubblicò all'inizio degli anni Ottanta, e anche l'intento principale appare a prima vista lo stesso: far emergere dietro i silenzi e le rimozioni una "presenza" omosessuale consistente e costante nella letteratura italiana del secolo appena terminato.
    Ma in questa seconda edizione, che è in realtà un lavoro interamente diverso e molto più esteso per il numero delle pagine e degli autori presi in considerazione, appare uno scopo più definito: raccontare attraverso i testi letterari l'omosessualità vissuta dall'interno, componendo una storia delle identità omosessuali che spazia dalle ambiguità e autocensure di inizio secolo ai tranquilli coming out di oggi. Passando naturalmente attraverso una selva di tormenti interiori, estasi erotiche, parodie feroci e deliqui religiosi come in ogni romanzone che si rispetti.
    Si può dare quindi per scontato che tutti gli scrittori che compaiono nel volume abbiano anche vissuto in prima persona il desiderio omosessuale (non necessariamente come orientamento esclusivo).
    Non ci sono però clamorosi outing, visto che nella totalità dei casi le "confessioni" sono tratte più dall'opera pubblicata che dalla vita dei protagonisti.
    C'è una sola rivelazione completamente inedita che riguarda Alberto Aquarone, un professore universitario autore di importanti saggi storici che morì ne1 1985, lasciando coperta da pseudonimo una raccolte di versi a tema omoerotico.
    Un'altra piccola sorpresa è costituita da un brano gaio tratto dal diario di Altiero Spinelli, intellettuale famoso per le sue idee politiche e non per la sua sensibilità alla bellezza maschile.
    Per il resto nessuna novità assoluta, ma non si tratta certo di cose di dominio pubblico, benché spesso di tratti di scrittori tra i maggiori della nostra letteratura.
    È il caso per esempio di Aldo Palazzeschi, Carlo Emilio Gadda o Umberto Saba, le cui propensioni omoerotiche, rilevanti per un'adeguata comprensione delle opere, vengono di norma taciute nelle scuole e nelle università.
    Del resto anche gli interessati, da vivi, non si esprimevano certo a voce alta. Si nascondevano dietro travestimenti e messaggi più o meno cifrati, come Palazzeschi e Gadda (che era per giunta ossessionato dalla riservatezza sulla vita privata), o lasciavano il loro romanzo "gay" nel cassetto in attesa di tempi migliori, come fece Saba con Ernesto.
    L'omosessualità, d'altro canto, era "innominabile", parola che non è comunque sinonimo di "impraticabile". In pieno fascismo, infatti, Giovanni Comisso cantava la maschia bellezza dei soldati, Sandro Penna sbucava da un "fresco orinatoio alla stazione" e Filippo De Pisis annotava le sue "eccentricità" sulla carta, mettendole poi in pratica, dal momento che pubblicarle sarebbe stato sconveniente. E persino Mario Soldati si faceva tirare le orecchie da Montale per certi suoi racconti di argomento "freudiano-sessuale".
    L'omosessualità, nelle pagine di questi autori, è quasi sempre legata al cliché dell'uomo che desidera ragazzi più giovani e assolutamente maschi, ma è spesso anche più serena che problematica.
    Il panorama si complica di molto negli anni Sessanta e Settanta, quando l'omosessualità si trasforma in un esplicito terreno di discussione etica e politica, mentre si fanno strada in modo più chiaro diversi modi di viverla e di giudicarla.
    Si va qui dal travaglio di scrittori cattolici come Carlo Coccioli e Giovanni Testori all'opera monumentale e contraddittoria dell'eretico Pasolini, dall'ironia chic di Alberto Arbasino alle visioni rivoluzionarie di Mario Mieli.
    Le trasformazioni però non sono finite, perché negli ultimi vent'anni una nuova generazione di scrittori parla del proprio mondo, rappresentando l'omosessualità come un fatto acquisito, uno stile di vita consapevole, meno schematico e più libero dal senso di colpa che nel passato.
    I romanzi di Pier Vittorio Tondelli e Aldo Busi segnano, inquesta direzione, uno spartiacque. E dopo di loro il desiderio omosessuale appare, forse definitivamente, avviato alla conquista della normalità, nella produzione di numerosi nuovi autori in grado di trattarlo, ciascuno a modo suo, come un argomento del tutto quotidiano (il che non vuol dire ovviamente noioso o banale).
    L'eroe negato sarà un libro utile per chi si occupa di letteratura, comedoverosa integrazione critica di tante letture imbarazzate e reticenti, e si rivelerà certamente pieno di interessanti scoperte per chi ama leggere omosessuale.
    Si spera poi sempre che qualche copia serva per far rinsavire chi dice che l'omosessualità non è cultura. Ma per questo, forse, ci vorrebbe un miracolo.
     
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