Gay Boys Reloaded

Votes taken by Firescorpio

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    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
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    Nona parte: https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53091802

    Ecco a voi la decima parte. Non allungo troppo la premessa. Dico solo che, su richiesta di skikkoso, ho cercato di allungarla un po' :lol:


    Quando mi risvegliai, ero steso sul letto. Paolo mi era seduto accanto, lo avvertivo mentre mi accarezzava il volto. Lo guardai con gratitudine per quel gesto d’affetto, mi sollevai e lo abbracciai con forza.
    - Perdonami. Ti chiedo scusa per ciò che ho fatto.
    - Non ti preoccupare di questo, piuttosto, come stai?
    - Meglio. Ma non capisco, cosa è successo.
    - Sei svenuto improvvisamente. E sei rimasto in stato di incoscienza per oltre dieci minuti. Stavo per chiamare il dottore, ma ho visto i primi segni di ripresa ed ho aspettato un po’.
    - Credo sia stata tutta colpa delle fori emozioni che ho provato. In particolare la paura di perderti.
    - Giacomo, che dici. Tu non mi perderai mai. Qualunque cosa capiti, io sarò sempre orgoglioso di essere tuo padre.
    - Grazie. Anche io sono orgoglioso di te. Che dici, andiamo in sauna?
    - Non so se sia una buona idea, visto quello che ti è capitato.
    - Non ti preoccupare. E’ passato tutto.
    Uscimmo dalla stanza e ci dirigemmo verso il centro Wellness dell’albergo. Entrammo nello spogliatoio e ci liberammo dei vestiti. Rimasi, per un istante, con addosso gli slip, ed osservai Paolo che, nel frattempo si stava sfilando i suoi. Avevo il suo culo meraviglioso davanti agli occhi. Sodo, invitante e marmoreo. Si girò in cerca dell’asciugamano e, finalmente, potei vedere nitidamente il suo uccello. Era corposo, grosso e abbastanza lungo. Poteva essere, nonostante fosse a riposo, almeno una decina di centimetri. E la circonferenza era paragonabile a quella di un tubetto di colla stick. Non era circonciso ed era ornato da un ciuffo ordinato di peli scuri, ricciolini e folti.
    Le palle erano simmetricamente sostenute dallo scroto che dava, nel complesso, una visione armonica di tutto.
    - Pensi di stare ancora tanto ad ammirarmi – mi incitò mentre si legava l’asciugamano ai fianchi – ho voglia di entrare in sauna, io.
    Era sorridente, e non c’era traccia di rimprovero nella sua voce. Mi sfilai gli slip mostrando a lui il mio uccello, già parzialmente barzotto per la visione di poc’anzi. Poi imitai Paolo, cingendomi a mia volta, l’asciugamano ai fianchi.
    Entrammo nella finlandese e ci sedemmo sulla panchina più in basso.
    - Allora, Giacomo, ti va se ne parliamo. – il suo tono era dolce ed incoraggiante – Non puoi continuare a tenerti dentro quello che stai vivendo.
    Lo guardai con timore, ma anche con profondo affetto. Dovevo farmi coraggio, glielo dovevo. Inspirai profondamente. Il calore della finlandese mi bruciava la pelle e mi infuocava, ancor di più, l’animo già scosso di suo.
    - Il fatto è – presi a dire – che sento sempre più forte il bisogno di manifestarti con il corpo quello che, in realtà, provo in sentimento.
    - Giacomo, io sono tuo padre, è sbagliato lasciarsi andare a queste manifestazioni.
    - Perché? Che c’è di sbagliato nel voler bene ad una persona? E che c’è di sbagliato nel volerlo dimostrare fisicamente? Un abbraccio non è forse la manifestazione di un sentimento d’affetto? E non è forse considerato una cosa normale?
    - Sì, ma qui non stiamo parlando di un abbraccio.
    - Sì, ma il mio non è semplice affetto. C’è amore per una persona fantastica. E non mi venire a dire che è sbagliato amare il proprio padre.
    - Giacomo, questo è sleale. Io non ho studiato come te, e non so argomentare.
    - E tu non argomentare! Mi hai chiesto di parlare liberamente ed è quello che ho intenzione di fare. Mi sono stancato delle etichette, delle false morali che, quotidianamente, ti impediscono di vivere serenamente la tua esistenza. L’affetto che mi lega a te, non riesco a dimostrarlo solo con un abbraccio. Tu, per me, rappresenti tutto! Sei quello che mi ha messo al mondo, quello che ha lottato contro le difficoltà pur di vedermi e starmi vicino. Sempre tu sei quello che mi sta dando la forza per smettere di essere il burattino che mio nonno si stava costruendo ad hoc per cominciare ad essere, finalmente, me stesso. Quindi ti appartengo! Tutto il mio essere ti appartiene! Pertanto, l’unico modo per dimostrarti, appropriatamente, quello che provo, e di donarti tutto me stesso! Corpo e anima!
    - Giacomo, ti prego. Era già difficile senza che tu mi sgretolassi le poche idee chiare che avevo.
    - Ora è il tuo turno, papà, di aprirti totalmente.
    - Giacomo, è che tu assomigli talmente tanto a tua madre. Gli stessi occhi, la stessa espressione dolce e piena di vita. I lineamenti delicati e le labbra carnose. E poi ti voglio un mondo di bene. Quando, l’altra sera, ti sei strusciato su di me, ho avuto una gran paura. Paura di non riuscirmi a controllare. Sentivo di desiderarti anche io. Ma so anche che è sbagliato. O almeno questo è quello che sapevo prima. E ammesso che tu abbia ragione, perché ormai non so più nemmeno io se sia effettivamente sbagliato o se, come dici tu, mi sono fatto, e mi faccio, influenzare dalle ideologie del mondo, resta comunque il fatto che sei minorenne.
    - Qui papà, potresti avere ragione, se non fosse che, al compimento del sedicesimo anno di età, se il minore è consenziente, non c’è reato.
    - Giacomo, credo sia meglio uscire. Sono frastornato e non vorrei mai svenire.
    - Certo, usciamo.
    Ci dirigemmo agli spogliatoi e ci infilammo sotto le docce. Ammirai mio padre che nudo, si era abbandonato sotto il getto dell’acqua tiepida. Era meraviglioso. Tutto il suo corpo levigato, riluceva del riflesso dell’acqua che, sensuale, gli scivolava sulla pelle. Il pene, adagiato sui testicoli sodi e pieni, era invitante e ipnotico per il mio sguardo. Avvertii la mia erezione insorgere rapidamente. Ma me ne infischiai, lasciai che le cose andassero come dovevano andare. Dopotutto, vista la discussione intrapresa poco prima, sarei stato ipocrita nel nascondermi. Paolo sollevò lo sguardo e vide la mia erezione. Chiuse il getto della doccia e fece per coprirsi con l’asciugamano.
    - Ti prego, non farlo. Non rendere inutile quanto ci siamo appena detti.
    Si arrese, e fece ricadere il braccio. Eravamo l’uno di fronte all’altro e notai che la consistenza del suo uccello stava cambiando. Stava crescendo. Un espressione, quasi sofferta si dipinse sul suo volto. Mi sentivo crudele a procurargli quel dolore.
    - Grazie, papà. Ma vedo che per te è prematuro. Ed io non voglio forzarti. Andiamo a vestirci, ora. Ci aspetta un lungo pomeriggio.
    - Grazie, Giacomo, di aver capito che non me la sentivo.
    - Ti voglio bene, papà. Non potrei mai costringerti a fare ciò che non vuoi.
    Ci vestimmo ed uscimmo. Facemmo una lunga passeggiata per negozi e arrivammo, perfino a dimenticare ciò che ci eravamo detti e ciò che ci era accaduto. La sera cenammo, come di consueto, raccontandoci quello che ci era piaciuto o meno del pomeriggio. Poi andammo in camera. Ci preparammo per la notte e ci sdraiammo a letto.
    Guardammo un film tranquillo alla tivu. Poi, come ogni sera, ci preparammo a gustare il solito film erotico della notte. Dopo circa dieci minuti di film, eravamo già in erezione entrambi. Paolo spostò la sua mano sopra la stoffa degli slip e cominciò a massaggiarsi l’uccello. Io lo imitai, ma smisi del tutto di guardare il film. Paolo mi scheggiò un occhiata e infilò la sua mano, tremante per l’emozione del momento, sotto l’elastico degli slip. Vedevo Paolo mungere quel pezzo di carne, nodoso e duro. Mi lanciò un’altra occhiata e lentamente, estrasse la sua asta bollente. La sua mano scendeva e risaliva lentamente. Scoprendo, ad ogni discesa, una cappella lucida e gonfia. Avvertii l’impulso sempre più forte di avventarmi su di lui. Mi feci violenza e continuai ad osservarlo. Smisi anche di segarmi, preso com’ero dal meraviglioso spettacolo che avevo davanti. Paolo mi guardò dritto in viso, e mi sorrise. Era in preda al piacere e il suo respiro era leggermente affannato.

    Questa è la premessa ^_^
    Che dite, devo continuare? :P :D

    Mi azzardo a postare l'undicesima parte. Ditemi che ne pensate. Mi fermo quì?

    Undicesima parte: https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53105491

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:29
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    Posto ora il nono capitolo. Per il prossimo, dovrete attendere domani. E' ben chiaro nella mia mente, ma per renderlo efficace ho bisogno di una discreta lavorazione. Ed il tempo non mi aiuta. Pazientate, perché, credo, ne varrà la pena. ^_^

    Il mattino dopo, quando mi svegliai, Paolo non era nel letto. E nemmeno nella stanza. Un attimo di angoscia mi attanagliò le viscere. Mi alzai a sedere di scatto a cercare la valigia. Temevo che, a causa del mio comportamento, avesse deciso di partire. Ma la valigia era, fortunatamente, al suo posto. Mi alzai, mi vestii e andai al bagno.
    Sentii la porta della stanza aprirsi e mi precipitai fuori. Paolo era lì, in piedi, con un vassoi in mano. Il suo caldo sorriso mi augurò il buon giorno. Posò il vassoio sul letto.
    - Ti ho portato la colazione. Così staremo un po’ tranquilli in camera. Fra un’ora abbiamo l’ingresso alla sauna. Quindi godiamoci questa colazione in tutta tranquillità.
    Si sedette sul letto e mi aspettò. Lo raggiunsi immediatamente e ci apprestammo a fare colazione.
    Poi, a un certo punto, Paolo mi guardò con un espressione grave in viso:
    - Ne dobbiamo parlare, Giacomo.
    - Come, scusa? – chiesi con l’ansia che cominciava a serrarmi la gola
    - Di ieri notte. Ne dobbiamo parlare.
    Le mie guance si infiammarono ed i miei occhi non furono più in grado di sostenere lo sguardo di Paolo.
    - Quello che non capisco – riprese – è il perché tu ti tenga dentro quello che stai vivendo, per poi cercare macchinose manovre per soddisfare le tue curiosità.
    - Non sono curiosità – cercai di giustificarmi – posso essere d’accordo con te sul fatto che ho sbagliato a non parlarti prima, ma non sono stato spinto da curiosità.
    - E che cos’è allora.
    Mi bloccai. Avrei voluto gridargli che lo amavo, che era un uomo meraviglioso e che, ad ogni momento che passavo con lui, averi voluto annullare me stesso immergendomi in lui. Volevo essere una cosa sola con lui, perdermi in lui. Era lui l’uomo che sarei voluto diventare un domani. Era, infine, ancora, l’uomo a cui avrei voluto donare me stesso. Volevo appartenergli, per dimostrargli, corporalmente, tutto il mio affetto. E, oramai, non ci vedevo più nulla di sbagliato in questo. Ma non riuscii ad aprir bocca. Lo guardai solamente, le lacrime che cominciavano ad offuscarmi la vista, ed un disperato bisogno di gettarmi tra le sue braccia. Avevo il terrore che, a causa del mio gesto, l’avrei perso definitivamente.
    - Coraggio – mi disse con tenerezza – andiamo a prepararci per la sauna. Lì riprenderemo la nostra chiacchierata. E non temere, non sono arrabbiato con te. Solo mi dispiace che, o per mancanza di fiducia, o per vergogna, ancora non riesci ad aprirmi il tuo cuore.
    Annuii, alzandomi a fatica dal letto. Le gambe, tremanti, stentavano a sostenere il peso del mio corpo mentre la testa, inondata da flussi di sangue sospinti dall’eccessiva emozione del momento, mi ronzava paurosamente, dandomi una sensazione di ubriachezza. Mi sorressi, cercando di non dare troppo a vedere il mio stato, contro la parete e abbozzai qualche passo. Paolo mi guardava. Si dipinse, sul suo volto, un’espressione di preoccupazione.
    - Tutto bene? Sei pallido da far paura.
    Non risposi, crollai a terra tramortito dalle mie angosce.

    Come di consueto, il link alla decima parte:

    https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53098692

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:29
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    Un breve capitoletto, giusto per stuzzicare gli appetiti. :P
    Che dite, vi sta venendo fame? :D


    Durante la notte mi svegliai, come in preda al panico, mi misi seduto e vidi mio padre girato verso di me. Mi coricai dandogli le spalle ed indietreggiai a cercare un contatto con il suo corpo. Le braccia di Paolo mi cinsero e i nostri corpi aderirono. Le mie natiche avvertivano le pulsazioni del suo cazzo, ancora in tiro. Mi sfregai su di lui e, tremante, allungai la mano fin all’elastico. Lo scostai fino a che non sentii il calore del suo uccello sulle mie natiche. Con il cuore in gola e i battiti a mille, presi in mano quell’asta bollente, sfregandola in prossimità del mio buchino. Forse, anche se dormiva, sarei riuscito a essere suo. Ma, improvvisamente, Paolo si staccò da me e mi diede nuovamente le spalle.
    Amareggiato, anche se in parte soddisfatto per il piccolo traguardo raggiunto, tentai di riaddormentarmi.


    Ecco il link, come di consueto, della nona parte:

    https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53091802

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:35
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    Ho come l'impressione che la cosa vi stia annoiando, i commenti sono sempre più radi. Posto, per il momento, la settima parte del racconto. Almeno per i miei fedelissimi.

    Trascorremmo l’intera giornata a girovagare per musei e parchi. Quanto accaduto al mattino era, ormai, un vago ricordo. L’aria frizzante, quasi primaverile, rendeva allegro il nostro girovagare. Scherzammo e ridemmo come matti. A vederci sembravamo due vecchi amici che avevano scoperto il senso della felicità.
    A cena, come la sera precedente, continuammo a scambiarci idee e punti di vista sulle vicissitudine che, in quegli anni, ci avevano diviso. Io mi infervoravo detestando l’ingrata sorte, mentre Paolo, positivo come sempre, mi faceva notare di come, in fondo, la lontananza avesse alimentato, in entrambi, la voglia di ritrovarsi. Stavolta, dopo cena, eravamo così stanchi per l’intensa giornata, che decidemmo di non uscire. Tornammo in camera e, come da rito, ci dedicammo alla turnazione per la doccia. Anche stavolta Paolo fu il primo a entrare.
    Io, da fuori, ero dibattuto se fingere un bisogno impellente ed entrare a sbirciare Paolo, o se starmene buono buono ad aspettare il suo ritorno. Rimasi talmente a lungo perso nelle mie lotte interiori, che avvertii lo scrosciare della doccia arrestarsi. Era ovvio che la prima io ipotesi era andata in fumo. Paolo usci, come la sera precedente, con l’asciugamano che gli avvolgeva i fianchi.
    Io gli sorrisi e mi avviai in bagno. Notai che, mentre mi avviavo anche Paolo mi sorrise, ma stavolta con una tenerezza quasi triste. Forse era deluso dal fatto che non avessi dato ascolto ai miei istinti. Forse desiderava che entrassi e che mi gettassi su di lui. O forse, più semplicemente, era stato tutto un frutto della mia fervida immaginazione.
    Non ci pensai più, mi spogliai, gettando tutto a terra, e mi infilai in doccia. Mi abbandonai, questa volta, al tenue getto d’acqua che, sensualmente, accarezzava la mia pelle. Ero deciso a godermi quella tiepida carezza, farmi scivolare stanchezza e preoccupazioni di dosso, lavati via come polvere dimenticata. Chiusi gli occhi mentre, contemplante, ascoltavo le sensazioni che il mio corpo mi trasmetteva.
    - Tutto bene lì dentro? – chiese la voce preoccupata di Paolo – è da un po’ che sei lì.
    - Sì, scusami, ho quasi finito.
    Mi lavai in velocità, mi sciacquai e uscii dalla doccia. Ancora una volta mi diressi verso l’accappatoio. Lo afferrai e poi lo riposai. Stavolta avrei cambiato. Mi cinsi l’asciugamano attorno alla vita ed uscii.
    Paolo era steso sul letto e, come la sera precedente, indossava solamente gli slip, bianchi come la neve. Lo notai osservarmi con aria stupita. Poi mi sorrise e tornò alla sua occupazione di poco prima. Era intento a guardare la televisione. Era lo stesso canale dell’altra volta e stava annunciando l’inizio di un film a sfondo erotico. Prese in mano il telecomando, come per cambiare canale. Io lo pregai di lasciare il programma in corso e lui, con un sorriso, abbassò nuovamente il braccio. Mi stesi accanto a lui, ancora coperto solamente dall’asciugamano.
    Il film cominciò e, già dalle prime sequenze, si dimostrò essere al limite della censura. Notai immediatamente la reazione del cazzo di Paolo che, quasi istantaneamente, riempì la stoffa fin quasi a scoppiare. Paolo si accorse dei miei occhi puntati su di lui, ma, stavolta, non si coprì.
    - Scusami Giacomo, è che è da parecchio tempo che non do’ sfogo ai miei istinti. E queste immagini, di certo, non aiutano.
    - Oh, non ti preoccupare. Credo sia normale per tutti. – Poi mi passò per la testa un’idea malsana – anzi – dissi – guarda che se vuoi metterti in piena libertà, fai pure.
    Mi sorrise con dolcezza
    - Va bene che ho detto niente più imbarazzo. Ma così è un po’ eccessivo, non credi?
    - Peccato, se l’avessi fatto tu avrei colto l’occasione per imitarti – provai a dire sperando di convincerlo
    - Tu fai pure come credi. Io non ho voglia di mettermi nudo. Non stasera almeno.
    Mi arresi e tornai a guardare il film. Di tanto in tanto tornavo a scheggiare qualche occhiata a Paolo. E ad un certo punto vidi che, da sopra il tessuto, aveva cominciato a massaggiarselo. Il mio uccello impennò e la cosa fu molto evidente. Paolo mi guardò e mi sorrise. Poi tornò alla sua occupazione. Sentivo montarmi dentro la voglia di impugnare quel pezzo di carne. Lo volevo. Ma ancora una volta mi rassegnai all’idea che non era fattibile. Era sempre mio padre. Il film terminò lasciando sia me che Paolo in condizioni al limite dell’orgasmo. Ciononostante Paolo si voltò verso di me e mi posò un bacio sulla fronte, augurandomi la buona notte. Poi si girò e chiuse gli occhi. Io mi alzai, mi tolsi l’asciugamano e mi diressi verso la valigia. Presi un paio di slip e… li posai sul comodino accanto al letto. Avevo deciso di dare un’ulteriore svolta, dormendo nudo.
    Mi adagiai sul letto accanto al corpo di mio padre, e mi addormentai.

    Posto il link per l'ottavo capitolo.

    Un breve assaggio di quello che bolle in pentola :D

    https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53086913

    Buona lettura.

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:29
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    Come anticipato, eccovi la 6 parte del racconto. Questo passaggio, personalmente, mi piace molto. E' l'inizio di una svolta :rolleyes:

    - Coraggio Giacomo, hai voglia di parlare?
    - Non so papà, ho una gran confusione in testa in questo momento. Posso provare a fare un po’ di luce, prima?
    - Tutto il tempo di cui avrai bisogno. L’importante è che tu abbia sempre presente ciò che ti ho appena detto.
    Mi staccai da lui. Non mi importava più nulla di essere nudo. E ancora meno del fatto che, l’accappatoio ormai aperto del tutto, svelava a mio padre la prepotente erezione che mi tormentava.
    - Coraggio, vestiti, che usciamo a fare due passi – mi disse col suo solito enorme sorriso stampato sul viso.
    Era incredibile, ero nudo ed in tiro davanti a lui, e Paolo si comportava come se fosse la cosa più naturale del mondo. Mi diressi verso la valigia abbandonando, sulla candida moquette, l’accappatoio bagnato. Presi gli slip, li infilai e mi soffermai, con distacco, ad osservare quell’oggetto abbandonato. Strano, non l’avevo riposto. E non avevo alcuna intenzione di farlo. Qualcosa del vecchio e noioso Giacomo era, magicamente, scomparsa.
    Sentivo nascere una nuova sicurezza dentro di me. Non data da regole da seguire, etichette o protocolli. Finalmente la mia sicurezza nasceva dal fatto che, qualcuno, mio padre, vedeva in me qualche cosa di più di un erede da forgiare. Valevo qualche cosa. Ed ero padrone di vivere me stesso senza compromessi, senza maschere.
    Mi vestii quanto più semplicemente potevo. Volevo rendermi il più simile possibile a Paolo. Lo guardai con determinazione e gratitudine e gli dissi “Grazie, grazie per non pretendere da me la perfezione, ma solo la spontaneità” Mi voltai dandogli le spalle, aprii la porta ed uscii dalla stanza fermandomi ad attenderlo solo davanti all’ascensore.


    Lo so, è un po' cortino. Ma credo che il momento meriti di essere vissuto a se, lontano da qualunque altro episodio.
    Che ne dite voi?

    Ecco il link alla settima parte:

    https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53085243

    Spero non vi siate stancati di leggermi. :cry:

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:28
  6. .

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    Credo sia arrivato il momento per la quinta parte. Spero abbiate apprezzato, finora, e che continuerete a seguire il racconto.

    Mi svegliai al mattino dopo devastato. Mi voltai verso Paolo che, ancora, dormiva beatamente. Estrassi la mano, appiccicosa dalle mutande. Le avvicinai al naso e annusai il profumo dei miei umori. Cedetti alla tentazione di assaggiarne il sapore e mi infilai un dito in bocca. Mi sentivo come mai prima. Da una parte mi sentivo sporco e corrotto, dall’altra mi sentivo, finalmente, vivo. Mi alzai e corsi in bagno per non correre il rischio che Paolo mi vedesse in quello stato. Mi chiusi la porta alle spalle e mi guardai allo specchio. Negli occhi potevo notare una luce diversa, una lussuria che mai vi avevo vista dipinta. Mi sentivo un peso sullo stomaco. Ma al contempo desideravo che, quanto sognato in quella tormentata nottata, potesse realizzarsi.
    Ma perché Paolo doveva risvegliare i me questi desideri? Perché mai dovevo trovarlo così prepotentemente desiderabile? Era sbagliato, immorale, pericoloso e … cazzo, tremendamente eccitante.
    Mi detti una scossa, mi spogliai e mi infilai in doccia. L’acqua era fresca e sembrò far effetto.
    - Scusa Giacomo, ne hai per molto? Mi scappa da morire.
    - Mi sono appena infilato in doccia? Almeno cinque minuti.
    - Non è che posso entrare lo stesso. Faccio veramente fatica a trattenermi.
    Cazzo, che situazione. C’era a terra tutta la mia roba sporca di sborra, io nudo e mio padre che voleva entrare a pisciare. Non credetti a me stesso quando gli diedi il permesso di entrare.
    Paolo entrò quasi ballando, si diresse, senza quasi guardarmi, al water e, dandomi le spalle, si mise a fare una lunghissima pisciata. Finito che ebbe, si diede una bella scrollata, si risistemò l’arnese negli slip e si voltò verso di me.
    - Allora, dormito bene stanotte?
    No, cazzo –pensai tra di me – e per colpa tua. Perché cazzo devi essere così sexi?
    - Sì, grazie – furono invece le parole che uscirono dalla mia bocca - Ora se non ti spiace, mi sentirei un po’ in imbarazzo
    - Ma dai, sono tuo padre.
    - Sì, lo so, ma per il momento è così.
    - Come vuoi. Ti aspetto fuori.
    Quando uscì mi guardai l’uccello che aveva già cominciato a gonfiarsi alla sola presenza di Paolo. No, così non poteva continuare. Dovevo ad ogni costo trovare una soluzione. Altrimenti come avrei fatto a sopravvivere per venti giorni?
    Abbassai ulteriormente la temperatura dell’acqua fino, quasi, a congelarmi. Fortunatamente questo sortì l’effetto desiderato. Terminai di lavarmi, mi sciacquai, e uscii dalla doccia e… Cazzo, l’accappatoio era rimasto sulla panchina in camera. Le cose sporche, certo, non le potevo infilare. Cosa dovevo fare, ora? Uscire così, nudo come un verme?
    No, era impossibile. Sentii bussare
    - Giacomo, ho sentito che hai finito. Credo tu abbia dimenticato l’accappatoio. Te lo passo?
    Incredibile, Paolo mi stava salvando da questa situazione imbarazzante. Ulteriore prova che era un uomo fantastico, su cui poter sempre contare. Socchiusi la porta, mi sporsi con il viso oltre la soglia e allungai la mano.
    - Grazie Paolo. Sono in debito.
    - Ma figurati – mi sorrise.
    Il suo volto era bello, con lineamenti delicati, nonostante estremamente mascolini. Ma quello che mi faceva stringere il cuore erano quegli occhi. Così pieni d’amore. Perché il destino crudele si era beffato di me facendo sì che un uomo tanto meraviglioso fosse mio padre. E perché, se era mio padre, non potevo avere la fortuna di averlo in casa con me in ogni momento?
    Mi strinsi nell’accappatoio, presi un bel respiro ed uscii.
    Paolo era fermo dalla porta. Mi fissò con in suoi occhi verdi. Stavolta l’espressione era seria, quasi di rimprovero. Temetti che, in un qualche modo, fosse venuto a scoprire quali nefasti pensieri tumultuavano in me.
    - Hai ragione – proruppe improvviso e serio. Probabilmente colse l’espressione di incredulità e smarrimento nel mio sguardo, perché raddolcì lo sguardo e proseguì – sul discorso dell’imbarazzo. Hai ragione. Dopotutto, io, non mi sono forse comportato allo stesso modo ieri notte?
    Annuii più per sbigottimento che per convinzione. Paolo non diede peso alla cosa e terminò il suo discorso
    - Senti Giacomo, desidero che, tra di noi, non ci siano più imbarazzi o ipocrisie. Dobbiamo essere sempre noi stessi. Ci tengo a te e voglio costruire, con te, un rapporto vero, non fugace e saltuario. Quindi basta barriere, maschere e timori. Qualunque cosa ci sentiamo di fare, dobbiamo sviscerarla. Voglio che, tra di noi, regni la più totale e pura sincerità. Sei d’accordo con me?
    Annuii nuovamente, ma stavolta, nel mio cuore, un calore ed un entusiasmo crescenti, si stavano facendo strada tra la marea di dubbi, paure e frustrazioni che, nelle ultime ore, vi si erano affollate come in un tram in ora di punta.
    Paolo si avvicinò a me e mi abbracciò. Mi abbandonai a quell’abbraccio, dimentico di essere ancora coperto solamente dall’accappatoio. Il calore del corpo di mio padre, il suo respiro sul mio collo, il profumo della sua pelle, risvegliarono in me nuove ondate di desiderio, facendo risvegliare anche quella parte di me che, a fatica, avevo tenuto a bada con l’intervento dell’acqua gelata. In quel momento mi ricordai di essere nudo e mi irrigidii. Paolo, accortosi probabilmente di tutto, mi strinse ancor più teneramente tra le braccia.
    - E’ tutto OK, Giacomo. Non ti preoccupare. Qualunque cosa ti stia angosciando, ricorda che ti vorrò sempre un bene dell’anima. La tua presenza è quanto mi rimane a dare un senso alla mia vita.
    Queste parole, sussurrate al mio orecchio, ebbero l’effetto di un caldo raggio di sole su un piccolo mucchietto di neve. I miei timori si dissolsero, mi abbandonai nuovamente a quell’abbraccio e piansi.


    Come vedi Queer, ti ho realmente preso come maestro. ;) E credo di essere uno che impara in fretta :P
    Spero non ti arrabbi se ho preso spunto da te per questa svolta. :grini.png:


    Eccovi il link della sesta parte:

    https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53069590

    Buona lettura, se ancora non vi siete annoiati. ^_^

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:28
  7. .

    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Prima parte: https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53053543
    Seconda parte: https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53056192
    Terza parte: https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53058596


    Un piccolo assaggio con scene abbastanza piccanti, spero nel vostro entusiasmo. ^_^ Comunque, sono pronto anche alle stroncature. :86031815.png: Basta non siate troppo cattivi. :cry:

    Avvertii una mano farsi strada sotto le coperte, come a cercarmi. Avevo ancora gli occhi chiusi quando la mano si posò sul mio pacco. La reazione fu pressoché immediata. L’uccello balzò sull’attenti e il mio corpo si irrigidì. Tenni gli occhi chiusi per paura di ciò che potevo vedere e, soprattutto, di ciò che sarebbe potuto accadere. Improvvisamente la mano si fece più impertinente e si intrufolò sotto l’elastico del pantalone. Ora solo i boxer separavano le due carni.
    Il mio respiro si fece affannoso. Da una parte desideravo ciò che stavo vivendo, dall’altro sentivo che era sbagliato.
    Cristo, era mio padre, l’uomo che mi aveva concepito, colui che mi accompagnava al parco, mi faceva salire sull’altalena e mi comprava il gelato da bambino.
    Ma il mio corpo reagiva diversamente dalla mia mente. E anche dal mio cuore. Lo volevo ardentemente. Mi eccitava da morire sapere che Paolo mi avrebbe posseduto.
    Anche l’ultimo baluardo sparì. Ora la mano stringeva il mio cazzo eretto, lo mungeva lentamente. Faceva scorrere il pollice sul glande turgido e pulsante. Sentivo che distribuiva lungo tutta la sua superficie il liquido preseminale. Lo lubrificava e mungeva per ottenere nuovo liquido lubrificante. Scese poi a giocare con le mie palle gonfie saggiandone la consistenza e stringendole con desiderio. Scese a cercare il mio buchino e cominciò a solleticarlo. Prima un dito, poi due. Alla fine ben tre dita esploravano le mie viscere, mandando scariche di piacere al mio cervello. Stavo per godere come mai prima quando, improvvisamente, le dita abbandonarono il caldo pertugio che stavano esplorando. Un senso di vuoto mi pervase per il tempo necessario perché la mano arrivasse, nuovamente ad impugnare il mio cazzo teso.
    Il ritmo aumentò e, con un gemito strozzato, venni abbondantemente mentre la mano continuava a mungere lentamente, il mio cazzo.

    Ecco a voi la quinta parte:

    https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53065197

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:28
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    Prima parte: https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53053543
    Seconda parte: https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53056192

    Su gentile richiesta di Clod94 provvedo a postare la terza parte.
    Attendo notizie dai miei fedelissimi lettori. Devo proseguire :lol: o è meglio lasciar perdere :unsure: ?
    Fatemi sapere. :rolleyes:
    Intanto buona lettura :woot: :

    A cena discorremmo tutto il tempo di quanto, entrambi, fossimo entusiasti ed emozionati di questa vacanza assieme. Io dissi, inoltre, a Paolo che ero felice di aver trovato in lui, oltre che un padre, un grande amico a cui mi stavo particolarmente affezionando. L’atmosfera, nonostante quanto da me vissuto poco tempo prima, era rilassata e allegra. Paolo era veramente un ragazzo simpatico, pieno di ottimismo e amore per la vita. Mi dava l’impressione di una persona che non si fa mai abbattere da una difficoltà ma che, con grinta e determinazione, cerca sempre la soluzione migliore per superarla. Lo aveva, in effetti, dimostrato anche con me e con mia madre, trovando il modo di starmi vicino, nonostante le enormi difficoltà. Ci alzammo da tavola sazie e ristorati e decidemmo, quindi, di andare a fare quattro passi nei dintorni dell’albergo. La serata era alquanto umida, nonostante fossimo nel mese di luglio.
    Il nostro albergo era lungo la St.John’s Wood Road e, quindi decidemmo di andare fino all’ingresso di Regent’s Park.
    Paolo mi raccontava di quando vide Amanda, mia madre, per la prima volta, alle scuole medie. Ne rimase subito folgorato. Era meravigliosa, diceva, elegante e delicata, ma di una semplicità e di un’allegria travolgenti. Se ne innamorò immediatamente, ricambiato. Uscivano sempre assieme, nel giardino della scuola, facendo lunghe chiacchierate. Ma fuori dalla scuola era un altro paio di maniche. Proprio perché appartenenti a due mondi così diversi, per loro era impossibile incontrarsi. Fino a che, con l’occasione di una gita scolastica, non capitò loro l’occasione per stare un po’ da soli. E mi racconto di come fosse stato naturale, per loro, trovarsi abbracciati e cercare con desiderio i rispettivi corpi. E così, complice l’innocenza e l’inesperienza tipici di quell’età, capitò il fattaccio. Sorrise teneramente, mentre diceva così, guardandomi dritto negli occhi. Aveva due occhi meravigliosi, verdi come un prato d’erba in primavera. Dolci e pieni d’affetto.
    - Sai, quando ti guardo rivedo molto di tua madre. E’ per questo che mi risulta ancora più facile volerti bene.
    Queste parole mi spiazzarono, ma, al contempo, mi riempirono il cuore del caldo tepore dell’amore. Paolo era proprio un uomo meraviglioso.
    - Si è fatto tardi. Credo sia meglio rientrare – annunciò stringendosi nella sua morbida giacca in velluto.
    Annuii, senza proferire parola. Arrivammo all’albergo che eravamo ancora in silenzio, ma non per imbarazzo o per mancanza di argomenti, ma perché, semplicemente, non avevamo bisogno di parlare. Sentivamo la vicinanza delle nostre anime, e tanto ci bastava.
    Salimmo in camera e ci turnammo per il bagno. Memore di quanto accaduto prima di cena, diedi a Paolo la precedenza mentre io mi preparai infilandomi il mio elegante pigiama di seta. Dio, com’ero scontato. Cominciavo ad odiare tutta quella perfezione che mi si cuciva addosso allontanandomi da mio padre. Perché non potevo essere come lui. Ma è pur vero che, dopo 16 anni in cui ti hanno abituato in un certo modo, ti si appiccica addosso come un’etichetta. Quindi ripiegai i miei vestiti poggiandoli sulla panchina imbottita ai piedi del letto. Poi, semplicemente, attesi che Paolo uscisse.
    Non dovetti attendere molto, che uscì, vestito solo di un paio di slip succinti.
    - Ti dispiace se dormo senza pigiama? Di solito non lo porto, quindi, al momento, ne sono sprovvisto. Se ti infastidisce, domani vedrò di procurarmene uno.
    - No, nono ti preoccupare. Dormi pure come sei abituato.
    Entrai in bagno e presi a lavarmi i denti. Solo in quel momento, la consapevolezza che avrei avuto il corpo di Paolo seminudo accanto al mio, insinuò in me quella sensazione mista di paura e eccitazione che scatenò, nuovamente, in me, l’eccitazione del pomeriggio.
    Cercai di ricacciare nel profondo quella sensazione scomoda respirando profondamente, ma nulla. Era impossibile liberarsene.
    Me ne feci una ragione ed uscii dal bagno. Paolo era steso sul copriletto, le gambe incrociate, che guardava la televisione. Stavano trasmettendo un film che, solo più tardi, scoprimmo essere a sfondo erotico. Quando Paolo se ne avvide, fece per cambiare canale…
    - Guarda che non sono più un bambino. So come funzionano queste cose – gli dissi sorridendo.
    - Hai ragione, scusa. E’ che non so nemmeno io bene come comportarmi. D’altro canto è la prima volta che ho l’occasione di farti da padre per più di due ore – rispose sorridendo a sua volta.
    Ci mettemmo, quindi a guardare il film. Le scene, pur non arrivando ad essere esplicite, si facevano sempre più eccitanti, tanto che notai gli slip di Paolo diventare sempre più gonfi, al punto che, ormai, faticavano a celare quello che c’era sotto.
    Accortosi del mio sguardo incredulo, Paolo si infilò sotto le coperte.
    - Scusami – mi disse – è che sai, sono pur sempre un uomo. Ed è da parecchio tempo che non do sfogo ai miei istinti.
    - Non ti preoccupare – dissi mentendo spudoratamente – è normale. Solo che non è facile immaginare il proprio padre in questi atteggiamenti. Comunque non serve che ti copri per così poco. Dopotutto siamo uomini entrambi.
    - Sarà – rispose con poca convinzione – ma credo sia meglio così. Anzi, se non ti dispiace spegnerei adesso.
    - Come vuoi – dissi senza nemmeno fingere un certo disappunto che mi era insorto.
    Paolo spense quindi la televisione e si girò dandomi le spalle. Io rimasi a guardarlo un po’ e percepii che, in quel momento, stava probabilmente stringendosi l’uccello. Non ne ero certo, ma era come se fossi in empatia con lui, e avvertivo che, probabilmente, era talmente eccitato da fargli male. Sapevo, comunque, che mai e poi mai si sarebbe segato in mia presenza. O almeno di questo credevo di essere certo. Chiusi gli occhi e provai ad abbandonarmi al sonno.

    Come d'abitudine, il link alla quarta parte:

    https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53063208

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:28
  9. .

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    Quì la prima parte del racconto, per chi fosse interessato a leggerla:

    https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53053543

    Posto ora la seconda parte. Aspetto di vedere se continua a raccogliere il vostro interesse, prima di proseguire con la terza.
    Buona lettura e... Aspetto commenti.
    COMMENTATE GENTE, COMMENTATE!!! ^_^


    Quando mi sentì aprire la porta Paolo spense di scatto il televisore e, sempre dandomi le spalle, lo vidi armeggiare con qualcosa all’altezza della cinta. Intuii che, probabilmente, aveva beccato un qualche canale porno e che si stava trastullando un po’. Sorrisi dentro di me al pensiero di mio padre che si masturbava di fronte ad un pornazzo, ma, d’altro canto, aveva pur sempre 31 anni e, da quanto mi era dato sapere, nella sua vita, dopo mia madre, non c’era più stata nessuna. A dire il vero credo che Paolo fosse, ancora, profondamente innamorato di lei.
    Cercai di stemperare l’imbarazzo che leggevo nel suo viso, così decisi di incitarlo a prepararsi.
    - Non vai a docciarti? Guarda che il ristorante è già aperto. Ed io ho un certo languorino
    - Sì, hai ragione, scusami.
    Lo osservai mentre, con foga, si sfilava il maglione e la camicia gettandoli, con pochissima grazia, sopra il letto. Furono ben presto seguiti dai jeans mentre calze e scarpe ebbero la più triste sorte di venir abbandonate sulla moquette. Fui incuriosito da quel corpo seminudo.
    I pettorali, perfettamente forgiati dal pesante lavoro che faceva (era carpentiere) guizzavano glabri e tonici. Fui catturato dai capezzoli, grandi e, a prima vista, duri. Il ventre, piatto e anch’esso glabro, era perfettamente ornato da un ombellico a dir poco favoloso, la perfetta forma di tortellino. Le braccia, forti e muscolose, erano le uniche cose, a parte le gambe, sulle quali si potessero scorgere peli biondicci. Mi soffermai a guardare il suo pacco, e notai il rigonfiamento, decisamente molto evidente e mi visualizzai, per un istante, a saggiarne la consistenza, soppesandolo e tastando la bianca stoffa che lo celova allo sguardo.
    Mi ripresi immediatamente. Cazzo, era mio padre quel ragazzo di fronte a me. Un uomo favoloso, ma pur sempre mio padre. Cercai di ricacciare l’immagine che mi si era focalizzata, spostando la mia attenzione sulle gambe. E li una delle mie convinzioni, perse, immediatamente, ragione di esistere. Fino ad allora, infatti, avevo sempre ritenuto che le gambe storte dessero, a chi le aveva, un aria impacciata e goffa, quasi ridicola. Ma su Paolo l’effetto era totalmente diverso. Lo rendevano estremamente virile e affascinante. Lo vidi sparire e, da dietro, l’effetto non fu certo deludente. La schiena era levigata, con le scapole ben delineate e spalle forti. La vita era sottile e, quasi fosse opera di uno scultore, si incurvava per disegnare due magnifiche colline, sode e perfettamente sagomate.
    Avvertii il mio uccello cominciare la sua opera di inturgidimento e mi strinsi, quanto più potevo, nel mio accappatoio.
    La porta si richiuse dietro Paolo e, con sollievo, tornai a respirare.
    Mi alzai ed osservai la stanza.
    I miei abiti, ordinatamente poggiati sul letto, davano l’idea di un piccolo lord inglese, perfettino e snob. Mi accorsi che questa immagine non mi piaceva affatto. Sperai, con tutto me stesso, di non diventare mai quel tipo di persona. Poi osservai gli abiti di mio padre, gettati un po’ alla rinfusa e abbandonati a se stessi. Chiaro segnale di un uomo che, delle apparenze, non si creava alcuna preoccupazione. Un uomo essenziale, semplice e limpido. Ciò che si vede è ciò che è. Lo adorai per questo.
    Mentre contemplavo questo, pensai che, se qualcuno fosse stato lì con noi, a fatica avrebbe creduto che fossimo amici, figurarsi padre e figlio. Eravamo, realmente, due mondi opposti.
    Ripresi a vestirmi con calma e, una volta pronto, mi avvicinai al televisore. Ero curioso di vedere cosa avesse eccitato mio padre. Presi in mano il telecomando ma avvertii lo scroscio dell’acqua della doccia arrestarsi proprio in quel momento. Posai quindi il telecomando e mi diressi verso il letto per sedermi ed attendere l’uscita di Paolo.
    Lo vidi rientrare nella stanza, un asciugamano cinto attorno ai fianchi, e uno con il quale si stava frizionando i capelli.
    Ad ogni frizione era tutto un guizzare di muscoli. La pelle, ancora imperlata di gocce d’acqua, riluceva per opera del prezioso lampadario che pendeva su di noi. Sembrava uno di quei modelli che, tante volte, rivestono, attraverso le pubblicità, le strade delle nostre città.
    - Abbi ancora un attimo di pazienza Giacomo. Finisco di asciugarmi, mi vesto e scendiamo.
    - Fai pure con calma. Ce la faccio ad aspettare ancora un po’
    Continuai a guardare quel corpo seminudo strofinarsi l’asciugamano su tutto il corpo, si chinò per armeggiare nella valigia e l’asciugamano stretto attorno alla vita, cedette ricadendo sulle sue gambe. Fu questione di una frazione di secondo, prima che Paolo si coprisse con l’asciugamano che stringeva in mano, ma ebbi la visione di quel ben di dio che gli slip prima celavano. La cosa mi sconvolse al punto che sentii le guance avvampare.
    - Scusami, devo andare al bagno. - Dissi cercando di fuggire da quella situazione divenuta particolarmente strana.
    - Fai pure, intanto io finisco di vestirmi.
    Richiusi la porta alle mie spalle, mi poggiai al lavandino ed osservai il mio viso congestionato dal rossore. Lasciai trascorrere qualche secondo, poi aprii il getto dell’acqua fredda e mi rinfrescai il viso. Lasciai trascorrere ancora qualche secondo per cercare di riprendere il mio solito colorito, quindi mi girai su me stesso e uscii incontro a mio padre.
    Lo trovai vicino alla porta ad aspettarmi, mi avvicinai e percepii il profumo dolce del bagnoschiuma che aveva appena usato. Aprì la porta e mi fece cenno di precederlo.

    Ecco il link alla terza parte:

    https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53058596

    BUONA LETTURA -_-

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:28
  10. .

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    Che dire, dopo aver dispensato consigli e opinioni, come è giusto, provo anche io a postare un racconto.
    Intanto la prima parte, giusto per capire se può essere di gradimento. Successivamente, in caso di riscontro non eccessivamente negativo, posterò il seguito.
    Siate pure sinceri nei giudizi, come io sono stato con voi. Le critiche, quando costruttive sono sempre ben accette. Solo grazie alle critiche, infatti, ci si può migliorare.
    Grazie fin d'ora a quanti mi leggeranno e a quanti posteranno i loro commenti.
    Ma ora bando alle ciance e partiamo con la storia....


    Il mio nome è Giacomo, sono un ragazzo di 26 anni e mi sono scoperto essere bisessuale dieci anni fa.
    In realtà credo di averlo sempre saputo, ma fino a dieci anni fa la consideravo solo una mia fantasia, un mero frutto degli ormoni impazziti che mi facevano immaginare situazioni bollenti sia con uomini che con donne.
    Premetto che vivo con mia madre, di soli 14 anni più grande di me, e che mio padre, di un anno più grande di mia madre, l’ho potuto vedere, per anni, solo in sporadiche uscite pomeridiane.
    Premetto, inoltre, che, sia mia madre che mio padre, sono persone meravigliose e, nonostante, diciamo, la disavventura di gioventù, sono rimasti in ottimi rapporti. Quando accadde il fattaccio :-D erano poco più che ragazzini e, nonostante questo, tentarono di portare avanti la storia. Ma era pressoché impossibile, anche a causa dell’intervento delle due famiglie di origine. Mia madre, infatti, è figlia di un noto giudice che mal ha accettato il fatto che io fossi stato concepito con il figlio di un ex tossicodipendente che ora, per campare, si alzava ogni mattina alle 4 per pulire le strade dal cesso che la brava gente si prodiga sempre, e con grande impegno, a distribuire.
    Dal canto suo, il padre di mio padre, non mandava giù che suo figlio sprecasse il suo tempo con una famiglia così arrogante e piena di sé.
    Quindi, come potete ben intuire, il primo ha usato tutte le conoscenze che aveva per impedire a mio padre di “interferire”, così come dice mio nonno, nella mia vita.
    Ma mia madre, che come già vi dicevo intrattiene un ottimo rapporto di amicizia, anche se nascosta, con mio padre, mi portava, ogni qual volta le era possibile, ad incontrarlo nei posti più disparati (un parco, lo zoo, il cinema …).
    Questo fino a che non compii i fatidici 16 anni.
    Quell’estate mia madre, con la scusa di mandarmi in vacanza studio, propose a mio padre di accompagnarmi a Londra per stare con me una ventina di giorni. Immaginatevi la felicità, mia e di mio padre che, finalmente, potevamo godere di un po’ di tempo per stare assieme e conoscerci meglio.
    L’indomani pomeriggio mio nonno mi portò in aeroporto a Malpensa e mi salutò al check in guardandomi trascinare le pesanti valigie verso il gate di imbarco. Quando svoltai l’angolo, dove era pressoché impossibile che mio nonno potesse vedere, trovai mio padre fermo ad aspettarmi. Era un bel ragazzo (aveva infatti solo 31 anni e anche molto ben portati) sportivo e atletico. Ci scambiammo un lungo e affettuoso abbraccio.
    Salimmo sull’aereo e trascorremmo le due ore di viaggio in aereo per raccontarci quanto più possibile delle nostre vite. I nostri occhi brillavano per l’emozione di essere, finalmente, assieme e da soli.
    Volevo un gran bene a quell’uomo, così solare, magnetico e rassicurante.
    Scendemmo dall’aeromobile e prendemmo un taxi che, mia madre, premurosa, aveva già a suo tempo prenotato. Ci condusse all’albergo presso cui avrei soggiornato per i prossimi due mesi e perfezionammo la prenotazione.
    L’importo era, ovviamente, già stato abbondantemente pagato, sia per me che mio padre, anche se con due bonifici diversi. Salimmo in ascensore seguiti, come da copione, dal garzone dell’albergo che ci accompagnò fin dentro la nostra stanza.
    Vi troneggiava un comodo letto a due piazze con morbide coperte e una morbida moquette copriva il pavimento.
    Mio padre salutò il garzone e richiuse la porta. Si guardò attorno ed io mi sedetti sul letto ad ammirarlo. Era divertente osservare il suo sguardo stupito in mezzo a tanto lusso. Era ovvio che non ne fosse abituato.
    Visto che l’ora di cena si stava avvicinando, decidemmo che era il momento di farci una doccia ristoratrice. Decidemmo che sarei andato prima io, dando a mio padre l’occasione di gustarsi, fino in fondo, le meraviglie del lusso in cui, per venti giorni, avrebbe potuto vivere. Mi tolsi scarpe e calzini assaporando la sensualità della moquette sotto i piedi scalzi. Mi voltai a guardare mio padre e lo trovai incantato ad armeggiare con il televisore maxischermo posto sulla parete di fronte al letto. Era mio padre ma vedevo in lui, per la prima volta, solo un ragazzo entusiasta per l’avventura che stava vedendo. Lo sentii molto più vicino a me, quasi un amico, un compagno di scorribande.
    Mi sfilai quindi giacca, camicia e pantaloni e rimasi così in mutande e canottiera. Mi voltai nuovamente e sorrisi nel vedere Paolo (da questo momento comincerò a chiamare così mio padre) intento a trafficare con i programmi del satellitare in cerca, probabilmente, di qualche programma in lingua italiana.
    Entrai in bagno, richiusi la porta dietro di me, e mi spogliai completamente, lasciando cadere slip e canottiera nel lustro pavimento marmoreo del bagno. Mi soffermai a guardarmi nell’enorme specchio sopra il lavello. Ero magro ma ben tonificato. Le ore di karate avevano scolpito a sufficienza il mio fisico. Per fortuna che, almeno con lo sport, con mio nonno, ero riuscito ad arrivare ad un giusto compromesso. Tra le varie alternative il karate era l’unico abbastanza nobile da poter aggradare mio nonno e sufficientemente non noioso da poter interessare me. Avevo già una bella abbronzatura, ovviamente frutto di qualche lampada e di qualche, sporadica, capatina ai navigli.
    Guardandomi mi resi conto che avevo molto di Paolo. In particolare lo sguardo e la postura fiera. Le gambe, invece,le avevo ereditate da mia madre. Lunghe, dritte e sottili. Nel complesso avevo un aspetto elegante. Anche il ciuffo di peli scuri attorno al mio pene sembravano curati. Distolsi i miei pensieri da quella contemplazione e mi infilai in doccia.
    Cercai di sbrigarmi il prima possibile e, terminato che ebbi la pulizia del corpo, indossai il morbido accappatoio bianco messo a disposizione dell’albergo, raccolsi gli indumenti abbandonati sul pavimento e uscii per cedere il posto a Paolo.

    Posto quì il link per la seconda parte:

    https://gayboysreloaded.forumcommunity.net/?t=53056192

    Buon proseguimento di lettura

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:28
  11. .
    Tanto per cominciare la cosa più importante, nonchè il motivo per cui mi avventuro in questo forum, è che amo conoscere un sacco di persone. E mi piace confrontarmi. Sono estremamente curioso e un amante della bellezza. Spero di trovare molte persone, simpatiche, socievoli e pronte a soddisfare la mia bramosia di relazioni epistolari. E chissà, magari un giorno anche di incontrarci per un aperitivo.
    Non mi chiedete dati fisici, età o altri dati sensibili se prima non vi siete almeno preoccupati di conoscermi un po' prima. Vorrei che chi mi diventa amico apprezzasse principalmente il mio spetto caratteriale, prima che quello fisico.


    A completamento della presentazione aggiungo che il mio nome è Alberto, sono orgogliosamente uno scorpione. Sono bisessuale, ma adoro in maniera esagerata il corpo maschile, soprattutto se tonico e ben definito. In particolare mi fa impazzire la linea a forma di V, che dai fianchi, scende verso l'inguine. Sono un impiegato contabile con la passione per il cinema (soprattutto quello non commerciale) e per le belle voci. Non vorrei aggiungere troppo però, perchè vorrei che, chi è interessato a farlo, mi scoprisse un po' alla volta.
    Lo vorrei considerare un regalo alle persone che mi apriranno la loro amicizia.
    Spero di aver soddisfatto le curiosità basilari degli utenti del sito e, mi auguro, di poter cominciare presto a raccontare a qualche utente qualche cosa in più di me.

    Edited by xen@ - 7/8/2012, 21:11
26 replies since 1/8/2012
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