Corna d'amore

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    SPLENDORE GAY

    Group
    Utente Abilitato
    Posts
    371
    Reputation
    +2

    Status
    Offline

    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSUALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



    ========================================================

    Ero fidanzato da qualche mese, felicemente, e convivevo ormai col mio fidanzato in casa mia. Lui poco più che ventenne, attivo, universitario della provincia, io ventottenne passivo gestore di un caf. Era quasi estate, a luglio il mio fidanzato aveva finito gli esami ed io ero nel pieno dell’attività. A volte veniva a darmi una mano in patronato, ma con le giornate calde divertenti non era giusto costringerlo a star lì. Infatti tornò al suo paese da metà luglio fino a fine agosto, col patto che, per i quindici giorni in cui chiudevo il caf per ferie, sarei andato là anch’io, visto che mi voleva presentare ai suoi genitori. Partì il 23 luglio, ed io restai in città, sempre più vuota.
    Passavano i giorni, e la mancanza iniziava a pesarmi. Lo chiamavo quattro-cinque volte al giorno, ed a volte non mi rispondeva. L’ultima mattina che lo chiamai mi disse “Non c’è bisogno che mi stalkerizzi, appena vieni ti aggiorno. Non chiamarmi per ora”. Questa frase mi rattristò. Io al caf solo e questa frase mi diedero da pensare e mi rattristarono molto.
    Passarono altri due giorni, eravamo in pieno agosto ormai, verso il quinto del mese. Erano passati 6-7 giorni dall’alterco telefonico col mio ragazzo. Mentre stavo spegnendo i computer dell’ufficio sento entrare una persona. “Avanti” dico a voce sostenuta. Entra un ventenne che conoscevo da anni, con cui ebbi un flirt. Un twink, occhi castano scuri, capelli nero corvino, longilineo.
    “Ciao Voss!”, gli dico io
    “Ci conosciamo scusa?” replica lui.
    “Abbiamo chattato per un bel po’ tre anni fa, prima che ti fidanzassi, Gae”
    “Ah boh non mi ricordo”.
    “Che ti serve?”
    “Quello stronzo del mio ex mi ha licenziato dal suo stripclub”.
    “Perché?”
    “Dice che non attraggo più”
    “Per me è una cazzata. Comunque, se vuoi mi dai la lettera di licenziamento con preavviso e facciamo che ti iscrivo alla disoccupazione ed al collocamento, e nel frattempo facciamo ricorso contro il licenziamento”.
    “Va bene. Quanto ti devo?”
    “Una cena. A casa mia stasera alle 8”.
    “Ah, ok”.
    “L’Indirizzo è via della donnola morta 71. Casa mia è cento metri dopo il centro commerciale. Prendi pure il mio numero di cellulare così mi avvisi quando stai per arrivare”.
    “Ok a più tardi”.
    Ma che cazzo sto facendo? Io sono fidanzato!
    Passano le ore, passo dal sushibar più vicino, prendo di tutto e salgo a casa. Candele a profusione, luci soffuse, vino rosso a prender fresco nel ghiaccio e sakè nella brocchetta pronto per essere riscaldato. Mi infilo in doccia e mi lavo accuratamente. Appena esco mi metto il mio accappatoio, che sembra quasi un kimono, e sento suonare il telefono.
    “Hey, guarda che io sono giù, a che piano devo salire?”
    “Ah ok, io sono in accappatoio al momento. Sali al nono piano, ti lascio la porta aperta e mi sbrigo”.
    “Non ti formalizzare”.
    Vado di corsa ad aprire dal citofono il portone, apro la porta e mi infilo subito in bagno per vestirmi subito.
    “Si può?”
    “Entra pure, sono subito da te”.
    Mi metto i vestiti pur essendo ancora un po’ umido e vado ad accoglierlo. Lo vedo zeppo d’acqua.
    “Ma che ti è successo Gae?”
    “E’ venuto un temporale tutto insieme, io ero a piedi”.
    “Cazzo… vuoi asciugarti?”
    “Posso farmi una doccia?”
    “Va bene, dammi i vestiti che te li lavo subito”.
    “Grazie”.
    Prendo subito i suoi vestiti tranne gli slippini, che comunque lasciavano poco all’immaginazione. Appena è in doccia, prendo anche gli slip e metto tutto in lavatrice, non prima però di averne sentito il profumo inebriante.
    Appena esce si mette seduto nel divano con l’accappatoio del mio ragazzo. A me prende un magone.
    “Vieni accanto a me”, disse.
    Io andai là quasi tremando. Appena mi sedetti mi abbracciò. Siamo stati mezz’ora abbracciati, dopo di che gli dico: “dovremo pur mangiare”
    “Certo, ma tu vestito ed io in accappatoio non possiamo. Mi sentirei a disagio”.
    Dopo aver detto questo, si alza e si leva l’accappatoio. Io ero seduto e non potei non notare la vistosa erezione che aveva davanti a me. Punzecchiandomi la guancia con il suo cazzi mi disse “Perché non ceniamo nudi? Spogliati anche tu, tanto qui si sta bene”.
    Non me lo feci ripetere due volte, e così, nudi entrambi, andammo a tavola. Lui mi seguiva standomi dietro quasi attaccato, e la cosa mi piaceva.
    Cenammo, bevemmo tutta la bottiglia di vino rosso e finimmo il sakè. Mezzi tramortiti e completamente ubriachi, andammo sul divano e là accendemmo la tv. C’era una replica di SuperQuark e nel momento in cui accendemmo la tv, parlavano dei benefici del sesso.
    “E tu da quant’è che non fai sesso?” mi chiese lui.
    “Beh… onestamente dal 21 luglio, tu?”
    “Da una settimana. Ho le palle che fanno male”.
    “Mi disp…” neanche il tempo di finire la frase e mi baciò.
    “Lo so che mi vuoi. Facciamolo”.
    “Sei sicuro?”
    “Voglio svuotarmi. Ora”.
    Là nel divano, mi sentii tramortito e fui titubante, ma appena continuò a baciarmi e si distese sopra di me fui perso completamente. Il suo marmo premeva sul mio sfintere e la sua lingua si aggrovigliava alla mia.
    “Dai, succhiamelo un po”.
    Lui resta disteso sul divano, mentre io mi inginocchio ed inizio a succhiargliela. Prima piano, poi sempre più forte. Tempo neanche cinque minuti e mi inonda la bocca e la faccia. Si mette a ridere, e io gli dico sogghignando “Non penserai di essertela cavata così”.
    Riprendo a succhiarglielo, e lui continua a mugolare. Dopo un po’ torna in erezione e mi stacco. Mi avvicino alla sua faccia, gli do un bacio e gli dico “Ora andiamo in camera da letto, voglio che mi sfondi”.
    Lui si alza, andiamo nel letto di casa mia ci buttiamo nel letto e neanche il tempo di prendere i preservativi lui mi infilò il cazzo in culo seccamente. Urlai dal dolore, ma lui se ne fregò e continuò a stantuffare. Presto il dolore divenne piacevole, e divenni la sua cagna.
    “Sii continua così”, gridavo tra mugolii e urla ansimanti. Mi sentivo sporco a pensarci, ma stavo godendo come un pazzo. Sentivo i suoi 24 centimetri che abradevano il mio sfintere e la cappella che toccava con forza la cima.
    “Sei la mia troia? Eh? Sei la mia troia?” mi urlò lui.
    “Si, sono tutto tuo” risposi con voce rotta.
    Uscì da me e mi sentii vuoto. Mi diede uno schiaffo sulla chiappa e mi disse “Andiamo in bagno!”.
    Ubbidii senza fiatare. Mentre entrammo in bagno mi spinse nel box doccia esclamando: “Sei troppo sporco, fatti la doccia!”. Tempo un secondo per girarmi e lui, spintomi in ginocchio, iniziò a farmi pipì addosso. In faccia, nei capelli, in bocca. Ovunque. Ero in totale balia sua. Finito tutto questo, entrò anche lui e, aperta l’acqua calda, ci facemmo la doccia. Io gli pulivo il pisello e le palle, e lui mi puliva ben bene la schiena. Con l’acqua ancora che scorreva, mentre mi puliva la schiena, mi rimise dentro il suo bastone e, abbracciandomi, iniziò a stantuffare forte tanto che dovetti piegarmi per non sentire dolore. Tutti lindi e pinti, tornammo ancora bagnati sul letto e continuammo a scopare. Lui disteso, io seduto su di lui, stavolta. Continuammo così per qualche minuto, poi lui doveva venire.
    “Dove ti sborro?”
    “In bocca!”
    “Ok, ma non ingoiare subito”.
    Uscì, glie lo succhiai e poi accolsi in bocca tutti i suoi fiotti dolcissimi. Saranno stati tredici o quattordici, tanto che a fatica tenevo tutto il nettare in bocca. Una volta finito, mi ricordò di non deglutire subito. Lui prese in mano il mio cazzo, lo segò e dopo un paio di minuti venni anch’io nella sua bocca. Finito ciò, mi baciò. Con i nostri semi ciascuno nella bocca dell’altro ultimammo quella serata. Stette a dormire da me, per il diluvio.
    La mattina, intorno alle 7, fui svegliato dal suo cazzo contro la mia coscia. Senza farmelo ripetere, ancora addormentato, presi a spompinarlo ben bene e delicatamente, perché non si svegliasse. Quando sembrava stesse per svegliarsi, mi tirai indietro e mi misi sul fianco dandogli le spalle, fingendo di dormire. Lui si svegliò, e pensando che stessi dormendo ancora, avendo il cazzo in tiro, ci sputò sopra e me lo adagiò dolcemente dentro, abbracciandomi e dandomi un bacio. Feci finta di svegliarmi in quel momento e lui sussurrò “Deve suonare la sveglia”. Iniziò a stantuffare come la sera prima, ed in men che non si dica eravamo nuovamente un concerto di mugolii. Lui che ansimava ed io che mugolavo. Quando stava per venire, uscì e mi venne in faccia. Poi mi baciò e disse: “Mettimi ora il tuo phard”. Gli venni anch’io in viso e poi passammo quel sabato a casa mia.
    La sera lui volle uscire e mi disse “Aspettami sveglio, voglio tornare più tardi”.
    Io ormai ero preso da lui e dal suo modo di fare. Avevo in mente sempre il mio fidanzato e, nel mio cogitare, si fecero le quattro del mattino. Verso quell’ora squillò il cellulare ed era Gae. “Apri, ho una sorpresa per te”. Apersi la porta e dopo qualche minuto entrò lui con un ragazzo. “Lui è il mio ex ex-fidanzato, ci rimettiamo assieme, non c’è bisogno della disoccupazione. Però per ringraziarti, facciamo una cosa a tre, ti va?”.
    Mi sentii morire. Dissi di no, ma ero nudo e la visione di quei due tradiva il mio “no”. Dopo qualche secondo eravamo là, in salotto, tutti e tre nudi. Fui il loro schiavo per tutta la notte. Fu anche la prima ed unica notte in cui fui penetrato da due cazzi contemporaneamente. Prima di salutarci, Gae mi disse: “Non preoccuparti, sarai sempre l’avventura più bella che ho avuto. Quando vorrai, potremo rifarlo” e mi baciò.
    Si erano fatte le 9 del mattino di domenica. Io ero una pezza, e decisi di andare in ferie un po’ prima. Mi feci la doccia, preparai la valigia col necessario, chiusi casa e, presa la 126 di mio padre, unica cosa che mi lasciò in eredità, mi diressi verso il paesino del mio ragazzo. Fermatomi all’area di sosta per un caffè ricevetti una chiamata. Era il mio ragazzo.
    “Pronto?” dissi io.
    “Ehi amore ciao, come stai? Senti ho fatto una cazzata ed ora mi sento in colpa. Sei seduto?”.
    “Ro’, sto venendo in paese, già sono in macchina per strada. Comunque tranquillo, anch’io”.
    Chiudemmo così la chiamata. Presi il caffè, rifeci il pieno e ripartii.
    Intorno alle 4 del pomeriggio fui a Modigliana dal mio ragazzo. Appena mi vide, mi saltò al collo, mi abbracciò ed in lacrime mi disse “Ho fatto una cazzata, sono andato a letto col mio ex”.
    Rimasi in silenzio. “Amore mio. Anch’io. Perdonami”.
    Stemmo in silenzio a piangere per mezz’ora. Poi ci baciammo e giurammo che niente più ci avrebbe separato per così tanto tempo. Tornati in città, decidemmo di sposarci. Mai più rimanemmo per così tanto tempo da soli e, quando lo fummo, ci videochiamavamo in continuazione.
     
    .
  2.     Like  
     
    .
    Avatar

    stefanoroma

    Group
    Member
    Posts
    6,704
    Reputation
    +1
    Location
    roma

    Status
    Offline
    mi piace bravo
     
    .
1 replies since 31/10/2017, 15:47   1106 views
  Share  
.