Sotto le stelle, al mare d'inverno

Diario di un play-gay. 12

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    Musica dei Dire Straits, la colonna sonora di quella notte fu questa: Video Sultans of the swing

    Ci eravamo conosciuti per chat e subito piaciuti. Lui un ragazzo snello, piccolino, capelli un pò ricci, biondo-ramati, gli occhi verdi. Dall'aspetto un inglesino, ma viveva in una di quelle località del Sud (nel Cilento), paesini di pescatori molto graziosi. Io ero lì per lavoro e lo raggiunsi nella notte.

    Salì in macchina e mi sorrise. Fu facile trovare il posto per liberare tutti i nostri istinti. Era inverno e il paesino era avvolto nella notte e nel vento. Molte case che si riempivano soltanto durante le vacanze d'estate erano disabitate. Ci diriggemmo verso il porticciolo, andammo oltre verso un punto a picco sul mare, dopo il fondo male asfaltato si mescolava a sabbia e grosse pietre. Lì la macchina di una coppietta era già appartata, un'altra macchina di uno stanco guardone di provincia girava alla ricerca di qualche emozione visiva.
    Puntai la macchina verso il mare e accesi le luci per godermi lo spettacolo del suo corpo di diciottenne che si denudava. Lui prevedibilmente mi chiese di spegnere la luce per continuare ad essere avvolto dal pudore dell'oscurità. Ma a parte questo, e a parte il freno a mano, non ci furono altri freni al libero sfogo del sesso.

    Lui si chinò su di me, e fece massicciamente crescere il mio pene nella sua bocca. Sapeva succhiare senza mordere, io affondavo le mie mani nei suoi ricci con un compiaciuto senso di possesso.

    La mia mano lentamente scivolava sui suoi glutei, schiaffeggiava la natica, si insinuava nel buco. Gli ordinai di girarsi e mettersi a quattro zampe: la gamba destra sul sedile del guidatore, la gamba sinistra sull'altro sedile. La macchina era abbastanza larga e i sedili completamente reclinati creavano una confortevole alcova.

    Senza troppe premure spinsi il membro nel suo culetto. Ahiiiii!
    Va bene, rallentai la penetrazione, graduandola centimetro dopo centimetro fin quando fui tutto dentro di lui. Reggeva bene all'urto e allora strinsi con le dita i suoi capezzoli,morsi il suo orecchio e il collo.
    Spinsi sempre più forte.

    Al suo primo stancarsi, approfittai per cambiare posizione e cominciare il secondo tempo. Lo misi a pancia all'aria, le sue gambe sulle mie spalle. Era piccolo grazioso e maneggevole. Delizioso il suo sorriso. Lo penetrai così guardandolo negli occhi. Con una piccola contorsione potei baciare la pianta dei suoi piedi e leccargli l'alluce.

    Anisamava lui e ansimavo anche io, quando una forte scarica di sperma invase il profilattico e venni mentre continuavo ancora a penetrarlo fin quando la verga conservava la durezza. Intanto lui era venuto garbatamente sul suo pancino.

    Ci rivestimmo, promettendoci un secondo incontro. Mentre le stelle brillavano forti e il vento soffiava sul mare d'inverno. Con cautela lo riaccompagnai al posto che mi aveva indicato evitando che i paesani si accorgessero della sua discesa da una grande macchina nera.

    Poi la macchina nera partì veloce. Vero, superava abbondantemente i limiti di velocità di quella costa tra Casalvelino, Ascea e Pisciotta.
    Correva nella notte e la colonna sonora era Sultans of the Swing.

    Lui somigliava al chitarrista biondo degli Strits
     
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