La casa a Lake Shore

Quella notte diversa

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    Non è importante come entri nel palcoscenico della vita degli altri, l’importante è l’uscita di scena

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    >>>>>>>> QUI il PRIMO EPISODIO <<<<<<<<


    >>>>>>>>QUI IL SECONDO EPISODIO<<<<<<<<






    Quella maledetta parte del linguaggio PHP non l'aveva mai sopportata. Gli veniva anche facile utilizzarla, dopotutto era pur sempre un ingegnere, ma ciò non significava che dovesse anche provare simpatia per quella sfilza immane di codici. Aveva lavorato duro per giorni e giorni, veloce pausa per Brian, e di nuovo all'opera. Gli ultimi 4 erano stati micidiali e si era concesso il lusso di un panino per pranzo, di uno sguarnito piatto di insalata o qualche scatoletta di tonno per cena e di 2-3h di sonno per notte. Sapeva quanto importante fosse quel lavoro e non voleva perderlo nè deludere il suo capo per nulla al mondo. Ormai era giunto alla fine, finalmente, e gli ultimi ritocchi non potevano che essere la felice conclusione per quello che sarebbe stato certamente apprezzato come un lavoro magistrale. Poteva andare a letto felice, quella notte, l'ultima prima del grande evento di presentazione al capo e tutto il Consiglio di Amministrazione. Il sonno iniziava ad appesantirgli le palpebre e quasi non si ricordava di essere andato a letto già da un po', preso com'era a fare le prove di modestia ai certamente abbondanti complimenti per la riuscita del suo progetto. C'era solo un'abitudine serale a cui ancora non aveva ottemperato e un certo torpore nel basso ventre già lamentava la poca attenzione prestata. Sebbene avesse avuto poco tempo, quei 20 minuti di sfogo solitario erano un must a cui tutte le sere non sapeva sottrarsi, specie ora che il suo Brian era lontano. Sentiva i boxer staccarsi dalla pelle, forzati da un corpo via via più prorompente. Cj iniziò a toccarlo, a stiracchiarlo, a saggiane il calore ad impegnarne col pollice la base del glande. Aveva iniziato persino a leccarsi le labbra, pregustando il fatidico momento in cui si sarebbe ricoperto di schizzi di caldo seme, ma finì col mordersele, le labbra, ricordando a se stesso che sarebbe stato certamente meglio continuare a seguire le tradizioni e non segarsi il giorno prima di un evento importante. Erano anni, ormai, che seguiva quel metodo superstizioso, da quando, volendo sfidare la sorte, aveva rotto quel patto con se stesso e si era concesso una doppia sega con tanto di ingoio di sperma, prima di un importante colloquio di lavoro. Da quel giorno si disse che la goduria di un momento non poteva valere così tanto e, seguendo il motto "non è vero ma ci credo", aveva deciso di far fede per sempre a quell'impegno. Il cazzo continuava a pulsargli, affamato di quei movimenti che pretendeva, dopo una giornata di riposo, tutte le sere, ma Cj fu più forte e decise di desistere. Si girò sul fianco destro e si addormentò. Il silenzio della casa aiutava molto e la stanchezza accumulata neppure scherzava.

    D'un tratto, nella notte, un rumore attirò la sua attenzione, facendolo svegliare. Era chiaramente la porta esterna, sentiva la chiave scattare nella toppa e il familiare cigolio dell'anta che si apriva. Aveva paura. Non sapeva cosa fare.. Sentiva i passi sempre più vicini, sebbene flebili. Fece per alzarsi, buttando un occhio velocemente avanti e indietro per la stanza, alla ricerca di qualcosa con cui difendersi. Troppo tardi. Vedeva distintamente l'ombra di qualcuno dalla porta. Il farabutto aveva anche avuto l'ardire di accendere la luce in cucina, prima di recarsi nella stanza da letto e prendere Cj nel sonno. La porta si aprì. Cj chiuse gli occhi: qualunque cosa stesse per succedere, chiunque fosse, non voleva saperlo. Era solo rammaricato per non poter dire addio al suo amore di sempre. Ma pazienza. Si amavano e l'avrebbe capito, in un modo o nell'altro. La maniglia si abbassò lentamente, in silenzio, la luce della cucina filtrò nella stanza, inesorabile. Un sibilo, un sussulto, una voce flebile lo chiamò "Cj" e un colpo al cuore colpì il giovane: Brian... Era lui, la sua voce era inconfondibile. Cj aprì gli occhi, per sincerarsi e rincuorarsi e se lo vide lì: sorridente come il sole.

    "Ma... ma... Cosa ci fai qui?" chiese lui.

    Brian si limitò a continuare a sorridere e si mise un dito sulle labbra, mimando il gesto del silenzio. Cj era ancora interdetto. Non riusciva a spiegarsiil perchè di quel ritorno repentino ed improvviso, non capiva neppure perchè aveva dovuto rischiare un infarto e la cosa non gli andava giù in alcun modo. Mentre continuava a ribollire, vide Brian che, continuando a tacere, gli puntò il dito contro e lo fece girare su se stesso. Cj stentava a comprenderlo, ma poi dedusse che doveva significare "girati". Qualcosa, nei pataloni, doveva aver capito prima e meglio di lui cosa stesse per succedere, e dovette arrendersi: quel sorriso, poi, lo disarmava troppo, così si ripromise di mantenere quel broncio e quella rabbia dopo aver passato la notte probabilmente più adrenalinica della sua vita. Si stava sfilando i pantaloni, di spalle al letto, ma l'altro lo fermò, giungendogli dietro e calandoglieli il tanto che bastasse per scoprirgli le chiappe, tonde e paffute. Sentì la cintura dell'altro aprirsi, i pantaloni scendere, ma si sorprese a sentire il cazzo dell'altro puntargli il bichetto e spingere forte, prima ancora che avesse avuto il tempo di abbassare i pantaloni. "Dev essere proprio allo stremo, se non si concede neanhe il tempo di spogliarsi" pensò Cj tra sè e, mentre il pensiero era ridondante nella sua testa, un grido di sorpresa e di dolore gli si materializzò sulla bocca: Brian era entrato nel suo ano senza cerimonie, senza curarsi di attutire il dolore, senza neppure lubrificare. Persino senza preservativo, cosa rara per loro. Iniziò a spingere, forte, forte, sempre di più. Cj provava dolore ma la situazione era estremamente eccitante e avrebbe comunque avuto la sua rivalsa anche su quel punto, una volta finito. Ma non ebbe il tempo di concludere neppure quel pensiero che sentì il suo cazzo issarsi pesantemente sul petto, stretto dalla mano dell'altro che lo segava strenuamente, tirando la pelle prima tutta giù e poi di nuovo tutta su.

    Il buchetto continuava a fumare dal bruciore, Brian tirò fuori il cazzo, si abbassò e guardo il gran lavoro che aveva fatto con l'ano di Cj che ora era largo, possente, pronto ad ospitare la sua lingua. Tutto il bruciore era stato lenito dalla saliva che scorreva a fiumi, sputata a più riprese e sparsa per bene con la lingua. Cj sapeva che sarebbe stato il suo turno e si preparò a restituire pan per focaccia, ma Brian lo spiazzò, prendendolo di peso e mettendolo sul letto a pancia in su. Di nuovo prese a scoparlo, bloccandogli le mani e dando colpi sempre più profondi. Cj non si stava più divertendo, non riconosceva più Brian, si dimenava e gli chiedeva di fermarsi, ma lui non rispondeva. Aveva un sorriso quasi sadico sulla bocca. A Cj stavano per uscire delle pesanti lacrime, ormai non sapeva più cosa pensare, ma ormai avrebbe chiesto presto spiegazioni: Brian aveva tirato fuori di nuovo il cazzo dall'ano del suo ragazzo e glielo aveva avvicinato alla bocca, e gli aveva sborrato sulle labbra, inondandolo di tanto liquido cremoso. Con il cazzo ancora duro, lo recuperava dal viso e spingeva tutto sulle labbra, perchè Cj lo assaporasse ma lui non voleva e teneva stretti i denti, dimenandosi e tentando di allontanarlo. Brian gli teneva ancora le mani bloccate e gli tappò il naso: avrebbe presto aperto la bocca. Poi lo fece: le labbra cedettero all’involontario ma vitale bisogno di prendere aria e solo così Brian riuscì a far entrare tutta la sua sborra nella bocca dell’altro- Cj prese a piangere. Non riconosceva più quella persona che tanto aveva amato. Lo guardava, osservava quel sorriso beffardo e gli occhi si riempivano ancora più di lacrime. Poi un suono acuto, ripetitivo, monocorde: erano le 6.30 e Cj doveva prepararsi per andare in ufficio… Era stato solo un sogno…

    [Continua…]
     
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