The Power

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  1. Jack930
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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



    ========================================================

    Ero disteso sul letto con lo sguardo rivolto al soffitto, una mano sotto la testa, l'altra sull'addome.
    Respiravo lento, il caldo estivo faceva da padrone e il vecchio ventilatore da soffitto, non ventilava poi così tanto.
    Gabriel era in bagno a lavarsi, avevamo deciso di stare in una stanza sola e lasciare l'altra agli ospiti inattesi.
    La porta si aprì e con molta lentezza mi voltai a guardare chi fosse.
    “Ciao straniera”. Dissi.
    “Ciao uomo solitario”. Rispose lei accomodandosi sul letto.
    “Cosa vuoi Sophie?”. Chiesi.
    “Voglio solo coccolarti un po', non ci vediamo da un mese”. Disse poggiando la testa sulla mia spalla.
    “Ora non mi sembra il momento”. Dissi. “Sono stanco e fa caldo”.
    “Da quando ti conosco, e ti conosco da molto tempo, non è mai il momento”. Disse stizzita mettendosi a sedere.
    “Non è poi così tanto”. Dissi tirandomi a sedere a mia volta.
    “Ho visto cadere meno imperi che il tuo viso”. Disse.
    “Io non ricordo che siano caduti, casomai c'è stato un cambio di governo, tutto qui”.
    “Vai a raccontarlo a Napoleone”. Disse cominciando a ridere.
    “Ritornando al ristorante, Gabriel ha notato che ti fissavano tutti... Sta attento questa volta, non ho intenzione di riperderti”. Continuò.
    “Solo perché hanno visto entrare un bel ragazzo non vuol dire che debba scappare nuovamente!”.
    “Mi ricordo quella volta della cartomante”. Disse.
    Mi ributtai sul cuscino.
    “Colpa mia se siamo andati da una vera cartomante?”.
    La porta si aprì nuovamente e ne entrò un Gabriel coperto da un asciugamano intorno alla vita.
    “Di che parlate?”. Chiese.
    “Di cartomanti”. Rispose Sophie.
    Ci guardò con aria strana.
    “Ok, capito”. Disse alzando le mani.
    Andò verso la valigia e prese un paio di boxer.
    Sophie in quel momento capì che era il momento per uscire.
    “Finiamo il discorso dopo”. Disse colpendomi l'addome.
    “A dopo strega”. Risposi sogghignando.
    Sophie si girò di scatto guardandomi in malo modo ed uscì.
    Gabriel era davanti al letto e si stava finendo di asciugare.
    Aprì l'asciugamano e cadde sul pavimento, lasciandomi una vista soda, tonda e alta.
    Si stava infilando i boxer, ma poi ci ripensò e li fece cadere a terra.
    Si voltò verso di me e si buttò sul letto, be' più che sul letto su di me.
    “Cosa fai?”. Chiesi.
    “Be' a te che sembra?”. Disse cominciando a baciarmi il collo.
    Avevo il suo arnese sulla coscia e lo sentivo crescere, no che la cosa mi dispiacesse, ma non avevo le forze per fare niente.
    “Dai Gabriel”. Dissi, ma mi bloccò le mani sopra la testa e salì sul mio pacco.
    “Dai nulla, ho voglia di provare il tuo cazzo da quando l'ho visto la prima volta”. Disse per poi baciarmi.
    Non ricambiai quel bacio.
    Mi liberai dalla presa, lo girai bloccandogli un braccio sulla schiena e con l'altra mano gli premevo sulla guancia per fargli stare la testa sul letto.
    “Se vuoi farlo, lo faremo alle mie regole”. Dissi.
    “Vabebfnsdve”. Provò a dire.
    Gli liberai la guancia prendendolo per i capelli.
    “Va bene, ci sto”. Disse.
    “Le mie regole sono, niente baci, niente effusioni, niente preliminari, direttamente penetrazione, senza urli e senza lamenti”. Dissi avvicinandomi al suo orecchio.
    “Così è peggio di uno stupro”. Disse lui.
    “Oggi o così o niente, domani potremo fare altro”. Dissi.
    “Dai, prima lo abbiamo svegliato per una pompa, ora che c'è il piatto forte fai sti fichi?”. Continuò.
    “Chi è quello che sta bloccando l'altro? Fino a che sarà così le regole le detto io”.
    In tre secondi mi ritrovai con una mano intorno al collo, la testa pigiata sul letto, le gambe aperte e lui in mezzo con il membro ancora duro che strusciava sui miei boxer.
    “Quindi ora le regole le faccio io?”. Chiese.
    Non ricordavo avesse tutta quella forza.
    “Be' sentiamo, se sono accettabili potrei starci”.
    “Dato che sta sera non hai voglia, ti metti nudo accanto a me, ci baciamo, mi lecchi l'orecchio, mi strusci le mani sul petto, mi tocchi i capelli e nel frattempo io mi tiro una sega pensando a domani sera”.
    “Potrei starci ad una condizione”. Dissi guardandolo dal basso.
    “Sentiamo”.
    “Dopo ti fai pulire con una benda sugli occhi e legato”.
    “Non sarebbe meglio farlo mentre mi sego?”. Disse.
    “Tu fidati di me”.
    Lasciò andare e portò le mani ai miei boxer.
    Sospirai.
    “Sembri un tredicenne voglioso”. Dissi.
    “Dimmi quando un uomo non sembra un tredicenne voglioso prima del sesso”.
    Alzai leggermente il fondo schiena dal letto, così da facilitarlo a togliermi i boxer.
    Li tolse lentamente, gustandosi il momento.
    Prima arrivarono i peli, poi andando sempre lento, intravide la cappella di un membro ancora moscio, poi lo vide tutto e alla fine, il sacco che calava tra le mie gambe.
    Si abbassò e gli diede un bacio.
    “Ehi, questa non c'era come regola”. Dissi colpendolo in pieno petto.
    Si buttò sul letto con la testa sul cuscino e cominciò a toccarsi.
    “Dai vieni qui”. Disse, ma mi alzai e andai a chiudere a chiave la porta.
    Mi buttai sul letto e mi misi accanto a lui.
    Si voltò verso di me e mi poggiò una mano sul volto avvicinando il suo.
    Sentì la sua lingua strusciare sulle mie labbra, sentivo la sua umidità bagnarmi il loro bordo, poi aprì la bocca e la sua lingua entrò. Oramai le nostre salive erano mischiate insieme.
    Montò sopra di me e le sue mani scorsero sul mio corpo, arrivando al petto, dove prese i seni e li strinse nelle mani.
    Le mie erano sulle sue cosce sode e andavano su e giù, massaggiando quei muscoli.
    Sentivo che sotto qualcosa si stava riprendendo, e forse anche Gabriel se ne accorse. Cominciò a muoversi lentamente, strusciando il suo corpo sul mio attrezzo.
    Le mie mani cominciarono a salire lungo le cosce e presi quello che prima il panorama mi aveva offerto.
    Strinsi il suo culo nelle mani molto forte, mentre lui con le sue mi accarezzava il corpo.
    Ad un tratto, così d'istinto lasciai andare una mano e gli tirai una delle più belle sculacciate che abbia mai sentito.
    Allo schiocco seguì un gemito e subito le parole: “Cazzo fai! Se ci sentono gli altri come lo spieghiamo?”.
    “Che ti ho schiacciato una zanzara sulla coscia”. Dissi ridendo.
    Riprese il bacio e questa volta la sua bocca era calda.
    “Il patto non era questo”. Dissi mentre le sue labbra schiacciavano le mie.
    Si staccò.
    “Il patto era, baci, carezze, effusioni, sborrata”.
    Disse riportando la sua bocca sulla mia.
    “Nel patto non c'era stuzzicare il cazzo dell'amico cercando di farlo diventare duro per sentirlo dentro”.
    Si staccò nuovamente.
    “Be' quello lo farò sta notte mentre dormi”. Disse ridendo.
    Continuava a strusciarsi e be' l'uomo non è fatto di legno...
    Era duro. Molto duro. La voglia che non avevo prima era entrata in circolo tutta insieme.
    “Ok, scordiamoci il patto”. Dissi ribaltando le parti.
    Era sotto, questa volta ero io a strusciare il mio culo sul suo cazzo.
    “Vuoi farti scopare? No perché anche questa è una fantasia che porto avanti da un po'”. Disse avvicinandosi per baciarmi.
    “Non lascio il mio buco alla prima scopata”. Dissi ridendo.
    “Oh, mi stai dando di troia?”. Chiese lui ridendo.
    “No, lo sto affermando”. Dissi baciandolo a stampo.
    Strusciai in basso fino ad arrivare con la bocca al suo cazzo.
    Lo annusai, anche se si era lavato sentivo bene il suo odore.
    Scesi ancora più in basso e li davanti ai testicoli, tirai fuori la lingua lentamente e ancor più lentamente mi avvicinai a loro, mentre il loro padrone mi guardava negli occhi.
    Arrivai piano con la punta e da li, cominciai a salire lentamente, su per i testicoli, fino ad arrivare alla base dell'asta.
    Era un bel cazzo, aveva una bella vena che sovrastava sul resto, ma io mi divertivo a salire lentamente sul “canale di sfogo”, fino ad arrivare alla cappella. Per il tempo che leccai il suo cazzo non distolsi mai lo sguardo dal suo, e lui fece lo stesso con me. Quando arrivai alla cappella vidi la delusione nei suoi occhi quando mi allontanai e non la presi in bocca.
    Ero già tra le sue gambe, così le presi e le alzai, mettendole sopra le mie spalle.
    Non mi era mai piaciuto praticare il sesso orale, preferivo altro.
    Piegai la testa e feci uscire nuovamente la lingua.
    Anche questa volta la lentezza dei miei movimenti rese tutto più emozionate.
    Con la punta cominciai a stuzzicare il buchetto, poi cominciai a leccarlo, ed in fine cominciai l'opera.
    Sentivo che il suo respiro accelerava, succede sempre quando l'eccitazione e la goduria colgono l'essere umano.
    Continuai per alcuni minuti, fino a che non sentì che la mascella cominciava ad indolenzirsi.
    Gli feci calare le gambe giù dal mio corpo e lui col piede cominciò a massaggiarmi il cazzo duro.
    Con un cenno della mano dissi lui di girarsi, e così fece.
    Aprì la gambe e alzò leggermente il culo, così da mostrarmi il buchetto.
    Prima mi avvicinai con la bocca, e ci sputai sopra massaggiando con due dita. Poi risalì la schiena baciandolo, e con forza lo penetrai.
    Gli bloccai un urlo con la mano, poi buttò la testa sul cuscino e continuò a mugugnare.
    Il buco non era così stretto, ne aveva presi altri fino a poco tempo prima, sennò non sarei mai entrato.
    I suoi pugni stringevano il lenzuolo sul letto e i suoi denti ora stringevano il cuscino.
    “Era solo una prova, e be' il tuo culo non l'ha superata”. Dissi uscendo.
    “Mi hai fatto malissimo”. Disse lui alzando la testa per guardarmi.
    Una lacrima stava scivolando sulla sua guancia.
    Mi tolsi da sopra di lui e mi buttai al suo fianco.
    Con il pollice gli tolsi la lacrima dalla guancia.
    “Scusami”. Dissi.
    “Non scusarti, rifallo”. Disse aprendo ancor di più le gambe.
    Dentro di me pensavo che non avrebbe più voluto farlo, ma quel gesto di superiorità, quel gesto di violenza gli erano piaciuti.
    Sputai nuovamente sul buco e poggiai la cappella. Spinsi e subito entrai.
    Gabriel trattenne un altro urlo e poggiò la testa sul cuscino.
    Io lo tolsi nuovamente e rientrai senza avviso.
    I suoi pugni stringevano ancor più forte il lenzuolo.
    Era il momento.
    Gli presi tra le mani i glutei a cominciai a darci dentro. Sentivo i testicoli sbattere contro i suoi, faceva male, ma non così tanto. Il peggio sarebbe arrivato la mattina dopo con i dolori al basso ventre.
    Nella stanza si sentiva solo il rumore sordo del mio corpo che sbatteva contro il suo. Tratteneva il più possibile i gemiti e gli urli, neanche il letto si spostava o cigolava.
    Mi piaceva quella posizione. Lui che con le gambe formava quasi una spaccata, le mie mani che tenevano alti i suoi glutei, i suoi pugni stretti al lenzuolo, la sua faccia schiacciata contro il cuscino e il mio cazzo, che vedevo uscire ed entrare in quel buchetto che mai avrei pensato di visitare.
    Continuai in quel modo per un cinque sei minuti, dando sempre colpi energici, fino a che mi chiese di cambiare posizione.
    Si alzò dal letto e si poggiò al muro aprendo le gambe.
    “In piedi duro meno, vengo dopo poco”. Gli dissi alzandomi.
    “Credo che anche io durerò ancora per poco”. Disse.
    Gli presi ancora i glutei tra le mani e con il cazzo puntai al buco.
    Entrai senza lubrificarlo nuovamente.
    Lasciai i glutei e lo strinsi intorno alla vita. I suoi addominali duri, questa volta sembravano più morbidi.
    Il rumore sordo dei nostri corpi che si univano echeggiava nuovamente nella stanza.
    Nella stanza poco distante sentivo le risate di Sofhie e Luana, mentre di Nick nessuna traccia.
    Mi avvinghiai meglio al corpo di Gabriel e sulla sua schiena sentì delle goccioline di sudore, unirsi alle mie che si stavano formando sul petto.
    I miei colpi aumentarono, sapevo che stavo per venire.
    Aumentavo sempre più, e sempre più velocemente, fino a che non sentì il punto di non ritorno.
    Mi staccai da lui lo buttai sul letto e tirandomi una sega venni sui suoi addominali schizzandogli tutto il petto e un po' del lenzuolo.
    Lui venne pochi istanti dopo. I suoi schizzi gli arrivarono fino a sotto il collo e caddero sul letto.
    Mi buttai accanto a lui ansimando.
    Si voltò a fissarmi e poi scattò giù dal letto inginocchiandosi e prendendomi in bocca il cazzo.
    Era un dolore e un piacere che ogni volta mi faceva tremare, irrigidire ed urlare allo stesso tempo. Ma questa volta mi trattenni con un semplice gemito.
    “Volevo risentirne il sapore”. Disse ributtandosi accanto a me.
    I nostri sprema si erano uniti sul suo petto, e con un dito cominciai a giocarci, poi gli montai addosso, sopra il pacco oramai moscio e gli leccai via quello dal petto e dal collo, ingoiando tutto.
    “Continua”. Disse lui in estasi.
    “Pensa, volevo fartelo da bendato, ma hai voluto che ti spaccassi dietro”.
    “E lo rifarei ancora”.
    Mi alzai dal letto, presi l'asciugamano che aveva usato prima e gli tolsi lo sperma. Lo girai e gli bloccai le mani dietro la schiena.
    “Se io rientro ora, dopo aver sborrato, ne uscirò tra un ora, se non di più, e tu domani non riuscirai a sederti”.
    “Fammelo sentire ancora una volta, una sola e poi giuro che fino a domani sera non te lo richiedo”.
    Gli tirai un altro sculaccione, ma questa volta non fece rumore. Mi buttai sul letto e lo fissai.
    “Per sta sera basta, casomai usa un vibratore”. Dissi dandogli un bacio a stampo.
    “Come fai a sapere che l'ho portato?”.
    “Ho tirato ad indovinare”. Dissi alzandomi e rimettendomi i boxer.
    “Vado un attimo a bere, te ricomponiti”.
    Uscì dalla camera e mi diressi in cucina.
    Sophie era seduta al tavolo con un bicchiere davanti.
    “Richiamami strega e te ne pentirai”. Disse fissandomi.
    Le sorrisi, guardai il bicchiere ed il liquido cominciò a salire creando una spirale.
    “Lo sai che non puoi battermi”. Dissi sorridendo passandole accanto.
    “Potresti rimettere la mia acqua nel bicchiere?”.
    Sospirai e feci ricadere l'acqua nel bicchiere mentre mi prendevo del succo dal frigo.
    “Dobbiamo trovare un modo per non farti fissare da tutti ogni volta che entri in un locale”.
    Mi sistemai al tavolo.
    “Cordelia ogni volta la stessa storia, è la mia maledizione, non posso farci niente”. Dissi.
    “La mia è quella di rubare la vita alle persone che amo e vederle morire Fedro!”.
    Respirai profondamente.
    “Ne usciremo”.
    “Non dirlo con tutta questa calma. Tu non solo ti sei beccato la maledizione dei mille sguardi, ma anche quella della sirena destinata a tua sorella”. Disse.
    “Lei almeno non patisce come noi”. Dissi.
    “Patisce tutti i giorni vedendoti”. Continuò.
    “Non dovevamo sfidare tua madre”. Aggiunse alzandosi.
    “Sono sette secoli che me lo ripeti, prima o poi ne usciremo”. Aggiunsi guardandola andar via dalla cucina.
    Feci un ultimo respiro profondo, poi tornai in camera e trovai Gabriel ancora sveglio che guardava la Tv.
    Mi sistemai accanto a lui e aspettai che il sonno mi prendesse nel suo abbraccio.

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  2. Hothot95
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    WOOOW! Voglio sapere come va avanti!
    Fammi capire bene, lui è qualcosa tipo una strega? No perché è una figata! :woot: :woot: :woot:
     
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  3. Gale Noah
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    Wow continua, ti prego!
     
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  4. Jack930
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    CITAZIONE (Gale Noah @ 26/4/2015, 16:28) 
    Wow continua, ti prego!

    ;) Manca un solo capitolo e la storia si concluderà, arriverà tra pochi giorni
     
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  5. christian grey96
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    Complimenti scritto bene e arrapante
     
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4 replies since 11/4/2015, 00:11   3761 views
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