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Invano.
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-C'avrei scommesso che eri frocio!
La vista e l'odore stordente del suo fallo m'avevano assalito senza preavviso. Tentati di balbettare:
-Io non so cosa mi sia...
Lui fu più rapido, e mi zittì.
-Non voglio delle scuse, e non voglio nemmeno farti del male. Questo qua sarà il nostro segreto, il segreto di due persone che si divertono un poco e null'altro, checca!
L'ultima parole mi finì addosso prima come un ceffone, poi come una primordiale sicurezza: c'era della complicità vera in quella espressione.
-Allora non lo dirai a nessuno?
-Promesso, checca.
Se la rideva, puntandomi addosso due occhi che somigliavano a due profondi abissi turchese.
-Hai fame?
Annui, deglutendo, più per cortesia che per altro. Ero tutto un unico nervo teso.
Mi fece oscillare di fronte il cazzo flaccido:
-So che ti vorresti pappar questo, ma ho altro per te.
Sparì in cucina, lasciandosi dietro il rumore del chiavistello e l'odore forte della sua virilità. Avrei desiderato rivestirmi, ma non riuscivo a muovermi.
-Ti piacciano le fragole, Marchetto? Urlava la sua voce dalla cucina.
Se ne tornò poco dopo, tenendo in mano una ciotola ricolma di fragole.
-Ecco qua, checca!
Feci per allungare la mano e ringraziare, ma lui mi zittì. Ancora.
-Manca l'ingrediente numero uno...la panna! Si esibì allora in una risata grassa, facendosi di nuovo cadere i pantaloni.
-Panna di primissima qualità! Continuava a ridere, e intanto aveva cominciato a menarsi l'uccello, che mi pulsava davanti come l'inferno. Nonostante la tensione, il mio pene reagì con vita propria. Lui se ne accorse.
-E ti piacerà di più fra poco! Mi sussurrò, roteando gli occhi all'indietro e scaricando con un gemito la sua sborra sopra le fragole.
-A te, checca! E non fare complimenti.
Ero come paralizzato. Da una parte un terrore primitivo mi consumava, dall'altra un'eccitazione mai provata fino ad allora mi premeva sul costato.
-Allora, checca?
-Ti prego, Giovanni, lo scherzo...
-Te lo ripeto, Marco, non voglio farti del male, solo giocare...
Mi si avvicinò, e, inaspettatamente, m'accarezzo la guancia. Un sussulto mi sconvolse totalmente il corpo.
-Ci vogliamo divertire? Mi chiese di nuovo.
Ci pensai ancora un attimo: avevo 18 anni, era un pomeriggio qualunque e avevo davanti una ciotola di fragole e sborra del più figo della scuola. Decisi.
Feci per prendere la ciotola:
-Non qui, altrimenti che gioco è?! E la gettò a terra.
Mi piegai, in posizione canina, e avvicinai il naso alle fragole. L'odore intensissimo dello sperma mi fece ancora traballare e -insieme- me lo fece rizzare ancora di più.
Aprii la bocca e addentai il primo -squisito- boccone.
Alzai gli occhi, e m'accorsi che Giovanni mi stava riprendendo. Se ne accorse,e mi sorrise, complice:
-Non preoccuparti, è una sicurezza per la prossima volta!
-Ci sarà un prossima volta?
La mia eccitazione continuava ad aumentare.
Edited by Invano - 1/12/2014, 17:57.