L' AMORE AI TEMPI DEI PUB

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  1. Albert De Klerc
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    VII



    La domenica sera, dopo cena, lasciammo la sua bella baita per tornare in città, ci salutammo davanti a casa mia ed entrambi passammo una notte tranquilla.
    La mattina seguente io ritornai al lavoro nel bar e passai quasi tutta la mattinata facendo caffè, cappuccini, marocchini e te per i clienti di passaggio. Arrivato all’ ora di pranzo non ne potevo più fisicamente, ma anche mentalmente ero piuttosto depresso.
    In tutta la mattinata non si era fatto vivo nemmeno un ragazzo giovane, erano stati tutti uomini di mezza età, bruttarelli, sposati, fidanzati ma sicuramente etero. Alcuni erano stati anche decisamente sgarbati, cosa che personalmente detesto.
    Finalmente, verso mezzogiorno e mezzo, la porta del bar si aprì tintinnando e un bel giovanotto entrò nel locale, si avvicinò al banco, lo ispezionò con cura e poi ordinò ( con grande educazione ) un panino con la mortadella, una birra e un croissant alla crema.
    Preparai quello che mi aveva ordinato e glielo portai al tavolino interno dove si era seduto, sfogliano un notiziario sportivo.
    - grazie - fece lui ripiegano il giornale e afferrando subito il panino.
    - di nulla - rispose io tornando verso il bancone.
    Mentre lui mangiava leggendo io ebbi modo di osservarlo molto attentamente e mi resi conto che era davvero un gran bel ragazzo, persino più di Marco e molto più dei due baristi del discopub.
    Alto, biondo con morbidi boccoli cascanti sulle spalle massicce, fisico sportivo, profondi occhi verdi, bocca perfetta e voce suadente.
    Decisamente un tipo con cui avrei volentieri iniziato una relazione.
    Alcuni minuti più tardi, terminato il suo pranzo, il ragazzo si alzò e si avvicinò alla cassa per pagare, io gli dissi il conto e lui prese i soldi da un borsello e li poggiò sulla superficie del bancone.
    - il resto è mancia - disse chiudendo il borsello e sorridendomi - ottimo pranzo e ottimo servizio -
    Poi, senza aggiungere altro, uscì.
    Io presi la banconota da venti euro ( il conto totale non arrivava nemmeno a dieci ) e la infilai nella cassa, ma sul marmo del bancone rimase un rettangolino di cartoncino bianco.
    Lo presi e capiì che era un biglietto da visita, lasciato li da qualche cliente distratto o indaffarato.
    “ Lo conservo casomai il proprietario tornasse a farsi vivo “ pensai e mi infilai il biglietto nel taschino del gilet nero.
    Tornato a casa dopo la chiusura, mi tolsi il gilet e facendolo lasciai cadere in terra il biglietto da visita. Lo raccolsi e mi resi conto che l’ unico che poteva averlo dimenticato era stato il giovane biondino del panino e della birra. Ma dimenticato era il termine esatto? Poteva sempre averlo tirato fuori dal borsello assieme alla banconota senza accorgersene e magari era anche l’ unico che aveva dietro. Probabilmente in quel momento lo stava cercando senza rendersi conto di avermelo lasciato.
    Decisi in un battibaleno di chiamare il numero di cellulare indicato sul biglietto per avvisare il proprietario ed eventualmente trovare un modo per fargli riavere il suo biglietto da visita.
    Presi il mio cellulare, composi il numero, premetti il pulsante “ chiama “ e attesi.
    Al terzo squillo rispose la stessa voce suadente che a pranzo mi aveva così stranamente colpito.
    - sapevo che avresti chiamato - esordì il tipo con un tono soddisfatto.
    - come scusi? - dissi io sbalordito.
    - ero certo che trovato il mio biglietto da visita avresti telefonato per avvisarmi, ma io te l’ho lasciato apposta -
    Decisamente non riuscivo a capacitarmi.
    - e come mai? -
    - perché ti ho visto una sera in un pub e ho saputo qualche cosa interessante sul tuo conto. Sono curioso di verificarne la veridicità -
    Era un ricatto? Una trappola? Oppure solo lo scherzo di un idiota? tanto valeva andare fino in fondo e capire esattamente le intenzioni dello sconosciuto biondino intraprendente.
    - tanto per sapere - dissi io - che cose interessanti si dicono a mio riguardo e a che pro vorresti verificarne la veridicità? -
    Lui rise.
    - forse è meglio se ne parliamo faccia a faccia, non credi? -
    - perché dovrei accettare? -
    - magari perché potresti soddisfare la mia curiosità e trovare in me un cliente assiduo e … generoso -
    Fu quel generoso finale che mi lasciò interdetto. E che stuzzicò la mia fantasia. Decisi di accettare con riserva.
    - dove e quando? -
    - magari a casa mia, stasera stessa -
    Decisamente il tipo non aveva paura di sembrare troppo precipitoso. Pur non essendo totalmente sicuro di ciò che facevo accettai e mi feci dire ora e indirizzo. Scopriì che il tipo abitava a poche centinaia di metri da casa mia e che a piedi ci avrei messo giusto qualche minuto.
    Mi diede appuntamento per le 21.30 e poi, prima di riattaccare, disse una cosa che pizzicò sensibilmente la mia fantasia.
    - non perdere tempo a farti la doccia, il mio bagno è molto spazioso -
    Prima che io potessi replicare lui riattaccò lasciandomi di sasso.
    Pensava davvero che saremmo arrivati a quello?
    Certo, il tipo non era niente male e certamente non avrei avuto problemi a farci sesso, ma così su due piedi il pensiero mi lasciò decisamente interdetto.
    Augurandomi che non fosse una trappola architettata da qualche pazzo omofobo assassino usciì di casa verso le 21.20 e mi avviai all’ indirizzo indicatomi. Prima di suonare il citofono presi la precauzione di inviare un messaggio a Marco: Se domani mattina non ricevi un messaggio da parte mia vieni a questo indirizzo e chiama la polizia.
    Allegai l’ indirizzo e poi spensi il cellulare.

    VIII



    Per mia fortuna il bel biondino non si mostrò per niente omofobo ne tantomeno assassino, anzi.
    Appena entrato in casa l’ occhio mi cadde immediatamente sul tanger accanto alla porta su cui facevano sfoggio alcune foto molto provocanti di lui in pose di nudo artistico e alcune riviste dal contenuto gay inequivocabile.
    Il resto della casa, che mi mostrò in pochi minuti, trasudava omosessualità da ogni angolo e in un baleno fu evidente che il suo proprietario non solo era gay, ma che lo erano anche i coinquilini.
    - non ti preoccupare - disse lui tornando verso il salotto - i miei amici torneranno tardi stasera, e poi sono abituati a trovarsi sconosciuti per casa -
    - ne porti così spesso? - chiesi io.
    - abbastanza, a volte li porto qui per divertirmi assieme ai miei amici, ma accade di rado -
    - organizzi anche orge? -
    - si, ogni tanto, quando trovo qualcuno che piace anche a loro -
    Mentre mi offriva da bere del whisky, che rifiutai educatamente non amandolo, il discorso cadde sul pub.
    - i due baristi mi hanno detto che hai un culo fantastico - esordì lui diretto come un freccia rossa.
    Io, vagamente imbarazzato, non risposi e mi limitai a fare un’ espressione di circostanza.
    Lui, che probabilmente non notò il mio imbarazzo, proseguì sulla stessa strada.
    - e poi so che al posto della bocca hai un’ idrovora -
    Questa volta arrossiì vistosamente e lui finalmente capì di avermi messo decisamente a disagio e ridacchiò.
    - non credevo fossi così imbarazzabile - disse.
    - non sono molto abituato a sentire cose di questo genere sul mio conto, specialmente da parte di un quasi sconosciuto - risposi io educatamente.
    Lui rise di cuore e si sedette accanto a me.
    - perdonami - disse - probabilmente i due giovanotti si sono dimenticati di dirmi qualcosa su di te -
    - penso di si - feci io.
    Per alcuni istanti cadde un silenzio profondo, ma non dubitavo che presto o tardi il bel biondino ci avrebbe provato sul serio. Non amavo molto il genere di ragazzi che al primo incontro si buttano a parlare di sesso in maniera così spinta e quindi non ero affatto entusiasta al pensiero di dover affrontare un tentativo serio di approccio.
    Certo, il tipo meritava senz’ altro, ma il modo in cui si era posto non mi attirava per nulla. Anzi.
    Per un po’ parlammo normalmente, tralasciando il sesso e le volgarità, ma le occhiate che mi lanciava erano un segno evidente che prima o poi avrebbe osato spingersi oltre ai complimenti spinti. Erano sguardi pieni di una lussuria che non avrei mai creduto possibile rivolta a me e la cosa mi spaventava. Avevo quasi il timore che, se avessi rifiutato di passare dalle parole ai fatti, mi avrebbe costretto con le cattive a soggiacere alle sue voglie e la cosa non mi entusiasmava affatto.
    In un’altra occasione, magari con qualcuno di già conosciuto, avrei anche potuto eccitarmi all’ idea di essere costretto a fare sesso, ma così, con un emerito sconosciuto per quanto bello no.
    Ad un certo punto lui allungò una mano e me la poggiò sul ginocchio e piano piano la fece risalire lungo la coscia verso l’ inguine. Era arrivato il momento, che fare? Mostrarmi compiacente e starci, oppure cercare di resistere e sperare di uscirne senza dover subire violenza?
    Avevo solo pochi istanti per decidere e certo lui non mi aiutò quando, avvicinando la bocca all’ orecchio prese a mormorare frasi decisamente oscene.
    - sai - disse - i due baristi avevano ragione sul tuo conto -
    - si? -
    - si, mi dai proprio l’ impressione di uno che quando ha voglia è disposto a tutto pur di godere -
    - e io ti sembro uno che ha voglia? - chiesi temendo una sua reazione.
    - direi di si. Sei caldo come un forno, la voce ti trema e il pacco si sta indurendo a vista d’ occhio -
    Purtroppo era vero. Sentire il suo fiato sul mio orecchio e la sua voce così calda mi stava procurando un’ erezione indesiderata.
    - devi essere un gran porco a letto - continuò lui sempre più suadente - quasi ti vedo, legato e bendato, nudo, mentre io e miei amici abusiamo di te in ogni modo -
    - non mi pare uno scenario molto carino - feci io con la voce più ferma possibile.
    - nel mio scenario tu stai godendo degli abusi - ribattè lui - tu non vedi l’ ora di essere scopato da tanti bei cazzi giovani e duri e prenderli in ogni buco e poi bere tutto -
    Io tremai vistosamente, ma non potei fare a meno di trovarmi d’ accordo con lui. In effetti avevo pensato spesso ad una situazione del genere e l’ idea mi stuzzicava molto. Ma perché proprio in quel momento dovevo essere così eccitato?
    Lui prese a carezzarmi il pacco da sopra i pantaloni e naturalmente si rese conto che era bello che pronto.
    - perché non mi fai vedere il tuo culo? - chiese lui con un mormorio eccitato, prima di darmi due colpi di lingua sul lobo.
    Ormai obnubilato, asservito al desiderio e posseduto dalla voglia, spazzando via i pochi resti di resistenza ancora presenti nel mio cervello, mi alzi lentamente e altrettanto lentamente mi spogliai.
    Rimasto nudo come un verme gli voltai le spalle e gli mostrai il sedere.
    Lui emise un gemito roco e subito dopo avvertiì una sua mano sfiorarmi i glutei.
    - avevano ragione - disse fremendo - questo è un culo da oscar -
    Io non risposi. Avevo la lingua incollata al palato …
    Venti secondi dopo la porta d’ ingresso si aprì e fecero irruzione in casa tre ragazzi mezzi sbronzi. I suoi coinquilini erano arrivati prima del previsto e si bloccarono quando videro me nudo mentre il loro amico mi accarezzava il sedere con la lingua penzoloni.
    Avrei voluto sprofondare negli abissi della terra e sparire per sempre dall’ imbarazzo. Ma ero solo io ad esserlo.

    IX



    Negli anni seguenti mi sono sempre chiesto come riusciì a trovare le forze per chiamare Marco e dirgli che stavo bene e che gli avrei raccontato tutto.
    Era stata una notte folle, come non ne avevo mai provate prima e come non ne ho mai provate in seguito.
    In quattro mi avevano preso in ogni modo e goduto di me in qualunque posizione e situazione. Anche io avevo goduto, ma terminato tutto mi era rimasto in gola come un nodo, inspiegabile, un qualcosa che mi impediva di essere felice.
    Il mio sogno di essere preso da più ragazzi contemparaemante, naturalmente escludendo quella volta con i due barman, si era avverato dopo tanto tempo, eppure non ero felice. Sentivo che mi mancava qualcosa.
    Marco mi chiamò il martedì all’ ora di pranzo e mi chiese spiegazioni. Io gli raccontai della notte trascorsa, senza nascondergli nulla, e quando lui rispose non potei fare a meno di sentire nella sua voce un tono di rimprovero che non gli avevo mai sentito prima.
    - D’ accordo che non stiamo assieme, ma non ti sembra esagerato scopare con quattro ragazzi assieme? Quattro sconosciuti? - mi disse.
    Aveva ragione naturalmente, e lo sapevo, ma cosa potevo farci? Non avevo chiesto io che mi scopassero tutti e quattro. Io pensavo che avrei finito per farlo solo con il biondino …
    - Senti Marco, hai ragione - risposi - ma non l’ho chiesto io. Quei tre sono arrivati all’ improvviso, non li aspettava nemmeno il tipo. Mi sono praticamente volati addosso -
    - Si ma tu avresti potuto dire che non te la sentivi -
    - E perché avrei dovuto scusa, in fondo erano tutti e quattro dei bellissimi ragazzi, e io avevo anche voglia. Che ho fatto di male? -
    Lui sbuffò.
    - Non mi sembra corretto da parte tua, considerando quello è successo tra di noi -
    - E cosa è successo? Abbiamo fatto sesso qualche volta, ci siamo visti a cena, siamo andati al cinema e abbiamo fatto una gita in montagna. Ma questo non vuol dire che siamo legati da un contratto -
    - No, ma siamo pur sempre scopamici, e tu avresti potuto dirmi cosa andavi a fare a casa di quel tipo -
    Io risi.
    - Io non sapevo che mi avrebbe portato a letto, pensavo volesse solo conoscermi. E poi scusa, da quando in qua gli scopamici pretendono di essere avvisati quando uno dei due scopa con altri? -
    - Non sta scritto da nessuna parte, ma è un comportamento che io vorrei fosse fatto -
    - Ah ecco, è un problema solo tuo. Be’ mi spiace ma non ho alcuna intenzione di mandarti un messaggio ogni volta che vado a letto con qualcuno. Non ti deve interessare -
    - E invece mi interessa -
    - E perché ti interessa così tanto? -
    Lui non rispose subito, lo sentivo respirare rumorosamente come per trovare il coraggio di parlare.
    - Perché tu mi piaci e non solo come scopamico, perché ci tengo a te e perché sono geloso -
    - Gli scopamici non sono gelosi l’ uno dell’ altro, altrimenti non possono essere scopamici. I fidanzati sono gelosi del partner e noi non lo siamo -
    precisai io.
    - Bè, io vorrei che lo fossimo -
    - Mi spiace, ma io non credo di essere pronto per una storia -
    - Quindi è un no -
    - Marco, tu non mi hai chiesto ancora nulla -
    - Sai benissimo cosa intendevo. Chiederti esplicitamente di metterti con me non ha senso adesso, visto che mi hai già detto di non essere pronto -
    - Tu lo sai da un pezzo che non sono pronto, te l’ ho detto subito, proprio per evitare situazioni come questa -
    - Si, lo so, ma è dura lo stesso essere rifiutati -
    - Io non ti sto rifiutando - dissi io - io ho solo detto che non mi sento pronto per una relazione -
    - Bè, fino a che non sarai pronto temo che il nostro rapporto debba interrompersi. Io non posso andare a letto con te sapendo che non provi niente per me mentre io ti desidero al mio fianco stabilmente -
    - Come scusa? -
    - Hai capito benissimo - disse lui deciso - da questo momento in avanti la nostra scopamicizia è finita. E anche la nostra amicizia -
    Io deglutii cercando di trovare le parole per evitare il naufragio di un’ amicizia così forte, ma non mi venne in mente nulla.
    - Non è giusto - gorgogliai mentre le prime lacrime scendevano sul viso.
    - No, è necessario - fece lui deciso.
    Attaccò senza darmi tempo di rispondere. Chiusi il telefono e,approfittando del fatto che il locale era deserto, mi chiusi nel bagno.
    Piansi come non avevo mai pianto prima.
     
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13 replies since 18/11/2014, 23:21   1497 views
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