L' AMORE AI TEMPI DEI PUB

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  1. Albert De Klerc
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    V



    Aprì la porta di casa sua come una furia, mi spinse quasi dentro prima di chiudersela alle spalle lasciandoci nel buio più fitto.
    Lo sentiì avvicinarsi lentamente, allungando un braccio verso di me, avvertiì la sua mano posarsi sul mio petto e spingermi verso un’ altra porta, dietro di me.
    Mi lasciai spingere senza opporre resistenza, desiderando solo che mi baciasse, bramando con tutto me stesso il suo corpo e il suo amore.
    Lui accese la luce della camera da letto, mi diede uno spintone deciso facendomi cadere sul letto, poi si fermò e prese a spogliarsi con una lentezza esasperante, quasi temesse di fare rumore.
    Prima levò la maglia, poi la canotta, si slacciò i pantaloni e mentre lui si liberava dei suoi abiti io fremevo di impazienza, tremavo di desiderio represso. Avevo atteso quel momento per una settimana e ora stavo per cogliere i frutti della mia pazienza.
    Non avevo altro pensiero, in quel momento, che contemplarlo in tutta la sua gloriosa nudità e lasciarmi avvolgere dalle sue braccia.
    Marco, rimasto in slip, mi guardò con gli occhi pieni di ardore, mi pareva quasi di intravedere le fiamme della sua passione baluginare dietro le pupille. Era tanto e tale quel calore che me ne sentivo avvolto, come se attorno a me vi fossero delle fiamme vere e ardenti.
    Lui fece un passo, poi un altro e un altro ancora, fino a torreggiare su di me con il corpo madido rilucente nella luce dorata che veniva dal lampadario sopra di lui.
    In un attimo calò su di me, mi afferrò il viso con le sue mani e appiccicò le sue labbra torride sulle mie, le spalancò con un solo tocco di lingua che, rapida come quella di un serpente, si fiondò all’ interno della bocca fino ad incrociare la mia e iniziare con lei un duello accanito e feroce.
    Si lasciò cadere lentamente su di me, schiacciandomi sul materasso, premendo su di me con tutto il suo peso, ero prigioniero delle sue braccia e non potevo muovermi. Ma muovermi era l’ ultima cosa che avevo intenzione di fare, anzi, gioivo di quella situazione e il mio desiderio crebbe a dismisura invadendo ogni parte di me. Vibravo come se qualcosa dentro di me si scuotesse, sudavo copiosamente per il calore del suo corpo contro il mio e per il fuoco che ardeva dentro di me come in un vulcano pronto ad eruttare.
    Mi ritrovai non so come, nudo completo al suo cospetto. Lui mi guardava con uno sguardo quasi folle, gli occhi lampeggianti, il corpo scosso da un tremito incontollabile.
    Poi si tolse gli slip restando totalmente nudo, li, a pochi passi da me che anelavo il suo corpo perfetto.
    Si avvicinò nuovamente e si ridistese sopra di me, preoccupandosi di farmi sentire tutta l’ impressionante durezza del suo membro, puntato come un missile al mio sedere esposto.
    - questa notte - mormorò rauco - ti farò toccare il cielo. Ricorderai questo momento per tutta la tua vita -.
    Ed io sospirai con desiderio e lo attrassi a me, baciando ogni brano di pelle in grado di essere raggiunto mentre nella mia testa ogni pensiero veniva spazzato via e ogni preoccupazione si dissolveva come fumo nel vento, avevo un solo desiderio e un solo pensiero, un solo obbiettivo e un solo scopo … mostrargli il meglio di me, stupirlo, sconvolgerlo.

    Ricordo che ci svegliammo nel cuore della notte, nudi, abbracciati stretti, madidi di sudore e col cuore ancora in subbuglio. Ricordo benissimo il momento in cui mi aveva penetrato, con un colpo solo, deciso, con quella che sembrava una lama lunga e bollente, sentivo i colpi e avvertivo dentro di me uno sconquasso incredibile, era come se tutte le mie viscere fossero sconvolte da un ariete impazzito.
    Provavo il piacere massimo possibile, mi sembrava davvero di essere alle porte del Paradiso e mi sembrava quasi di intravedere le ali dei cherubini.
    Che notte fu quella.

    VI



    La settimana successiva io e Marco riuscimmo a vederci quasi tutte le sere, da lui, al locale o semplicemente in giro per la città. Ogni volta pareva sempre che fosse il nostro primo incontro e per tutto il tempo che trascorrevamo lontani dal suo letto sarebbe stato difficile per chiunque pensare male guardandoci.
    Dopo quella notte di follia avevo avuto modo di constatare che, oltre ad essere ricco di soldi, Marco possedeva in grande abbondanza anche un sacco di pregi, rari in molte persone.
    Intanto era molto generoso, con chiunque. Una sera a cena pretese di pagare lui il conto per entrambi ( e il posto dove mi aveva portato era decisamente fuori dal mio badget in effetti ), e la sera dopo aveva lasciato 20 euro di mancia al barista che ci aveva portato i cocktail al tavolo del pub.
    Se non lo avessi conosciuto già piuttosto bene avrei detto, a suo riguardo, che la sua generosità non era altro che un modo per farsi vedere, per far capire che i soldi non gli mancavano. Io invece sapevo che lo faceva perché non sapeva realmente cosa fare di tutti i soldi che possedeva e che solo quando poteva essere generoso e fare felici gli altri, anche lui era felice.
    Generosità a parte, Marco era straordinariamente gentile, raffinato, amante del bello e sempre pronto a fare cose buone per gli altri. Molto colto rispetto alla media, sapeva parlare di testi classici o fumetti pornografici senza problemi ed era in grado di passare da un argomento all’ altro con una facilità disarmante.
    Un secondo prima era intento a spiegare il senso di alcune frasi di Cicerone e un attimo dopo eccolo immerso nella descrizione del gol partita segnato dal suo attaccante preferito.
    Pareva che conoscesse a menadito qualunque argomento e che le sue capacità di discuterne fossero illimitate.
    Ero sbalordito dalla sua cultura e dalle sue passioni e passavo ore ad ascoltarlo quasi senza interromperlo, beandomi di ogni parola uscita dalle sua bocca.
    Oserei dire che provavo le stesse emozioni di chi vede la Madonna, o quasi.

    Le mie ferie sarebbero terminate quel fine settimana mentre le sue si sarebbero prolungate per altri sette giorni, e così decidemmo di passare quell’ week end lontano dalla città, per goderci un po’ di pace.
    Lui aveva una casa in montagna, in Valle d’ Aosta, e fu li che volle portarmi, conoscendo e condividendo la mia passione per l’ altura e la natura selvaggia.
    Il posto era incantevole, affacciato ad una vallata verdeggiante e dominato da una schiera di vette innevate luccicanti nel sole estivo. La casa, una tipica baita montana, era magnifica e arredata con attimo gusto, tutta rivestita di legno e piacevolmente lussuosa.
    Il lusso, quando si tratta di arredi, quadri o edifici, mi è sempre piaciuto molto e quella baita era poco meno di una reggia. Il grande salone era dominato da un colossale camino di pietra e da un quadro quasi sicuramente originale raffigurante un paesaggio al tramonto, racchiuso in una cornice stupenda in legno dorato.
    Nella camera da letto padronale, occupato da un colossale letto matrimoniale con baldacchino in legno scuro con inserti dorati, faceva sfoggio di se un lampadario degno dei saloni di Versailles, tanto imponente da lasciarmi senza fiato.
    Marco sembrava decisamente impacciato, quasi imbarazzato dal mio incantato stupore, e non faceva nulla per nascondere il suo disinteresse verso quelle meraviglie meritevoli di un museo.
    - la mia camera è molto più semplice - disse ad un certo punto guidandomi nel corridoio.
    E in effetti, rispetto al resto della casa, la sua stanza era decisamente spoglia e semplice, priva di letti a baldacchino, lampadari di cristallo o tele preziose. Era come stare nella cella di un monastero. Una cella sicuramente grande, ma adatta più per le orazioni di un benedettino che per i divertimenti di un figlio di papà.
    - quando veniamo qui in vacanza - mi disse - io sto quasi sempre chiuso in questa stanza. Il resto della casa mi mette l’ ansia, è come stare in un museo -
    - pensavo di piacessero i musei - feci io, accomodandomi accanto lui sul letto.
    - infatti mi piacciono - rispose - ma non se devo viverci -
    Potevo capirlo. Anche me l’ idea di dormire in un museo, al cospetto di un Giorgione o sotto la cornice di un Caravaggio, non piaceva molto.
    Parlammo di noi e del nostro rapporto per l’ intera ora successiva e giungemmo alla conclusione che, per il momento, non saremmo andati oltre alla scopamicizia. In fondo era una situazione che stava bene ad entrambi, perché permetteva a me quanto a lui di godere di una certa libertà e indipendenza e soprattutto evitava spiacevoli complicazioni, nel caso uno dei due fosse finito malauguratamente nel letto di un altro.
    Naturalmente Marco non mi dava l’ impressione di essere il tipo di ragazzo che passa da un partner all’ altro come le api sui fiori, ma conoscendo piuttosto bene il mondo gay non potevo essere certo riguardo alla fedeltà di nessuno, nemmeno del mio migliore amico.
    Io, glielo avevo detto subito, non sono mai stato un tipo particolarmente fedele, anche se non ho mai avuto il problema di tradire o di essere tradito perché non sono mai stato fidanzato, ma tradire un ragazzo come Marco che possedeva tutto ciò che potevo desiderare, sarebbe stato decisamente difficile. Sono pochi i ragazzi più fortunati di lui e ancora meno sono quelli più belli.
    Certo, i due baristi del locale sapevano il fatto loro e avevano un non so che di estremamente attraente, ma difficilmente avrei potuto costruire qualcosa di serio con uno o l’ altro. Avevo l’ impressione che fossero molto meno fedeli di me.
    Marco mi disse che era uscito da poco da una storia decisamente complessa e che quindi non era affatto desideroso di finire nuovamente nel turbine di una relazione stabile. La scopamicizia era decisamente più adatta al suo momento.
    - e poi - aggiunse - tu hai un qualcosa che mi fa bollire il sangue, credo che non potrei fidanzarmi con te senza che questo qualcosa venga a mancare -
    Io feci una risatina sciocca.
    - e cosa sarebbe questa cosa che ti fa bollire il sangue? - chiesi.
    - se lo sapessi forse non mi attirerebbe così tanto - rispose lui avvinghiandomi e baciandomi con passione.
    Io mi lasciai avvolgere dalle sue braccia e dal suo corpo, chiusi gli occhi, e attesi che la solita onda di piacere mi travolgesse. Ero li soprattutto per quello.
     
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13 replies since 18/11/2014, 23:21   1497 views
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