L' AMORE AI TEMPI DEI PUB

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  1. Albert De Klerc
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    II



    Era passata forse mezz’ora dal mio ingresso nel disco-pub ed io avevo ormai terminato il coktail.
    Ero indeciso se alzarmi e ordinarne un altro oppure aspettare un po’ e nel frattempo fare un giro nei vari ambienti per scoprire quante gente era entrata e verificare se la media di età era rimasta la stessa o no.
    Presi il tumbler e lo deposi cautamente sul bancone, poi varcai la porta del primo privè, che era piuttosto buio, e scoprii che c’erano già alcune persone intente a chiacchierare o a limonare. Feci qualche passo nella saletta e notai che alcuni dei ragazzi mi guardavano, anche se non capii con quale intenzione o sentimento lo facevano; finsi di non vederli e proseguii, cercando di sembrare impegnato nella ricerca di un amico, giusto per non dare l’ idea di un guardone arrapato.
    Ero ormai dietro il divanetto posto al centro della sala quando, con un briciolo di timore, sentii dei movimenti dietro di me e dei passi.
    Mi voltai di scatto e per un pelo non mi schiantai contro il viso di un ragazzo, piuttosto carino, immobile a pochi centimetri da me.
    Lui mi guardava con un’ aria pacifica ma allo stesso tempo intensa e sembrava volesse parlare proprio con me.
    - hai bisogno di aiuto? - mi disse infatti.
    Io provai a capire quale aiuto volesse darmi: aveva capito che ero in cerca di compagnia, oppure pensava davvero che stessi cercando qualcuno?
    Prudentemente decisi di tenermi sul vago.
    - dipende - dissi.
    - da cosa? -
    - bè, dall’ aiuto che vuoi darmi -
    Lui sorrise e mi resi conto che era effettivamente un bel ragazzo, poco più alto di me, castano, con gli occhi marroni e un fisico che doveva essere piuttosto definito, a dare credito alle forme che la maglietta faticava a nascondere.
    - stai cercando qualcuno? - chiese.
    - si e no - risposi io, sempre enigmatico.
    Lui probabilmente capì e mi allungò una mano.
    - piacere - disse - io sono Marco -
    Io, stringendo la sua mano, mi presentai.
    - spero di non averti spaventato - fece Marco quando fummo usciti dal privè e tornati a sederci sul divanetto che avevo occupato fino a pochi minuti prima.
    - no - risposi io sincero - ma confesso che non mi aspettavo una mossa da parte di qualcuno, non così presto per lo meno -
    Lui ridacchiò.
    - in effetti nemmeno io pensavo che sarebbe entrato qualcuno di interessante così presto -
    - mi trovi interessante? - chiesi io, un po’ sorpreso.
    - si - rispose lui - di solito nel privè entrano solo coppiette o comunque gruppetti di amici -
    - e quindi io che sono entrato da solo dovevo essere necessariamente interessante -
    - più che interessante direi che sei piuttosto carino -
    Io non potei fare a meno di arrossire ( i complimenti mi mettono sempre un po’ a disagio, specie se fatti da bei ragazzi ), e ridacchiai.
    - non sei abituato ai complimenti vero? -
    - diciamo di no, ne ricevo pochi e quasi sempre da uomini che potrebbero essere mio padre -
    Lui fece un gesto scocciato.
    - uh non me ne parlare - disse - io mi sono tolto da ogni sito di incontri proprio per colpa di quei vecchiacci. Non facevano altro che scrivermi complimenti … all’ inizio fanno piacere, ma dopo un po’ annoiano -
    Ero assolutamente d’ accordo con lui e scopriì che era solo la prima di parecchie cose in comune tra noi.
    Come lui anche io detestavo la matematica e l’ inglese, come lui ero un appassionato di architettura classica e proprio come lui anche io adoravo leggere prima di dormire.
    Dopo svariati minuti di conversazione lui mi chiese se mi andava un secondo cocktail e io accettai. Gli dissi cosa volevo e lo ringraziai in anticipo mentre lui si alzò e andò al bancone per ordinare.
    Un paio di minuti dopo era di ritorno con due bicchieri in mano, mi porse il mio e si sedette nuovamente al mio fianco sorseggiando la bevanda che aveva preso.
    Il discorso finì presto sui rispettivi lavori e fu così che venni a sapere che Marco era il figlio del direttore di una banca e che suo padre era pieno di soldi da far schifo.
    - Naturalmente lui dice che quei soldi sono anche miei - precisò - ma chissà come mai prima di darmi cento euro per uscire la sera passa mezz’ora a farmi il terzo grado su come li spederò -
    - deve essere piuttosto fastidioso - feci io, stupito più dal fatto che potesse avere fino a cento euro per una sola sera che dalle reticenze di suo padre nel darglieli.
    - abbastanza, soprattutto perché sa benissimo che sono gay e che frequento locali gay. E sa altrettanto bene che non fumo, non mi drogo e non vado con gli escort, quindi non capisco perché si preoccupa tanto. Darmi meno soldi a sto punto? -
    - puoi sempre dirglielo. Avessi io cento euro da spendere a sera - esclamai.
    - io non so nemmeno come spenderli tutti sti soldi - rispose lui un po’ imbarazzato - se va bene arrivo a spenderne quaranta o cinquanta, e capita solo quando mi allargo tanto -
    - purtroppo è un problema che non mi tocca - dissi io cercando di assumere un tono neutro - io me la devo cavare con venti euro a sera e nemmeno tutti i week end -
    - arrivo quasi ad invidiarti - rispose Marco -
    - io invece vorrei poter avere cento euro tutti i week end da spendere. Prima a cena fuori nei ristoranti, poi discoteca e se mi avanza qualcosa anche la colazione il mattino dopo. Ecco la vita che vorrei -
    - i soldi non danno la felicità, te lo assicuro -
    - questo lo so, ma se devo piangere preferisco farlo sul sedile di una Lamborghini cappottabile piuttosto che seduto su un motorino scassato -
    Lui rise di cuore alla mia affermazione e io notai che quando rideva era doppiamente bello.
    I suoi tratti perfettamente delineati, il suo viso ovale e di un pallore nobile, illuminato dai grandi occhi marroni e da una bocca che, parere puramente personale, doveva baciare divinamente.
    Archiviato il discorso lavorativo-economico, arrivammo a parlare di cose molto più terra terra.
    - senti - mi chiese ad un certo punto dopo qualche attimo di silenzio - mi levi una curiosità? -
    - certo -
    - ma tu, cosa cerchi in un ragazzo? Dal punto di vista sessuale intendo -
    Era una bella domanda, che meritava una risposta completa.
    - non cerco un ragazzo troppo bello - dissi - sono pochi i fighi che hanno anche un cuore e dei sentimenti. Diciamo che vorrei un ragazzo normale, che sia carino, dolce ma allo stesso tempo passionale, serio ma non triste e perché no, anche un po’ trasgressivo -
    - in che senso? -
    - bè, che sia aperto a nuove esperienze. Io non sono geloso e non cerco un maschio possessivo. Mi piacerebbe trovare qualcuno con cui potermi divertire anche in gruppo diciamo -
    - praticamente cerchi una coppia aperta -
    - si, diciamo di si. Voglio dire, sto assieme ad una persona ma se capita non dico di no all’ inserimento di un terzo e magari anche di un quarto. È ovvio che non lo farei da solo con un’ altro, ma se sono in coppia, perché no? -
    - non credo siano molti i ragazzi di oggi pronti ad accettare una relazione aperta come la intendi tu - mi fece notare lui.
    - lo so, infatti sono ancora single - risposi io con l’ aria di chi dice una cosa ovvia.
    - e non hai mai pensato ad una coppia tradizionale, tu e lui e basta? -
    - si, ma dovrei trovare un ragazzo di cui innamorarmi perdutamente. Vedi, io non sono un tipo troppo fedele. Potrei avere accanto anche un bel ragazzo, ma se ne dovessi incrociare uno anche meno bello ma più .. affascinante, non saprei resistere alla tentazione di andarci a letto -
    Lui mi guardò per qualche istante, come se cercasse di leggermi nel pensiero.
    - tu lo sai vero che se vai in giro a dire queste cose non lo troverai mai un ragazzo? - disse serio.
    - forse no. Ma posso accontentarmi anche solo di qualche scopamico con cui passare il tempo, a letto e fuori - risposi io, ammiccando spudoratamente.
    Lui accennò ad un sorriso.
    - il vantaggio degli scopamici è che puoi averne tanti senza tradirne nessuno - esclamò lui.
    - già - convenni.
    - e che ti piace fare a letto? - chiese lui impertinente.
    Io finsi di pensarci un po’ su prima di rispondere, anche se non ne avevo affatto bisogno.
    - bè, una cosa che adoro sono i baci. Intensi, profondi, passionali. Quelli in cui la lingua ti invade la bocca e ne prende possesso. E poi toccare a lungo, far scorrere le dita sulla pelle, sentirne il calore. Se c’ una cosa che mi attizza al massimo è sentire i gemiti di piacere di un ragazzo mentre gli stuzzico i capezzoli con la lingua -
    Marco era arrossito vistosamente ascoltando la mia risposta ma non era riuscito a celare il suo desiderio di provare quelle sensazioni.
    Per un attimo fui tentato di avvicinarmi e cacciargli la lingua in bocca, ma preferii evitare, almeno per il momento. Volevo che fosse lui a farsi avanti per primo.
    - e poi - continuai con voce suadente - scendere con le mani, appoggiarle sul pacco e accarezzare lentamente il rigonfiamento, farlo crescere … poi sfiorare anche il sedere e intanto mordicchiare il lobo delle orecchie e il collo e immergere la mano tra i cape ….. -
    A quel punto lui si fece avanti, mi poggiò un dito sulla bocca.
    - adesso basta. Chiudi gli occhi e non muoverti - mi sussurrò languidamente.
    Io obbediì e un attimo dopo sentii le sue labbra carnose e umide poggiarsi sulle mie.
     
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13 replies since 18/11/2014, 23:21   1497 views
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