Masterpiece Award Contest - Vota il racconto
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  • "Risvegliarsi con lui" - Di Thedreamer1989
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  • "La mia morte" - Di Luchettoxd
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  • "Mario, il figlio dei vicini" - Di Firescorpio
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Masterpiece Award Contest - Vota il racconto

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  1. Elchicoloco
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    Non è importante come entri nel palcoscenico della vita degli altri, l’importante è l’uscita di scena

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    La mia morte [di Luchettoxd]

    Era lì, nudo che mi aspettava, il suo pene era già in tiro. Io invece ero chiuso in bagno, avevo paura, non volevo dargli la mia verginità; ma lui era lì per prendersela. Mi lavo il viso e dopo essermi asciugato riaprendo gli occhi lo vedo dietro di me. Mi fissava, la paura mi prese e mi irrigidì, il mio pene si indurì di scatto; il suo sguardo mi penetrava e mi uccideva l’anima, sentivo il suo fiato sul mio collo e la sua mano scivolarmi sulla schiena fino alle mutande. Sentii l’elastico scendere e le mie mutande cadere per terra mentre lui mi iniziava a baciare il collo; volevo scappare ma non potevo, ero immobilizzato, ormai ero suo. Mi comandò di andare in camera, ma io continuavo a rimanere pietrificato e a guardare nel vuoto, volevo che se ne andasse; ma mi prese in braccio e mi portò sul letto. Ero lì a pancia in giù, disteso sul letto dove ero cresciuto e sentivo la mia infanzia rompersi mentre lui mi divaricava le gambe e iniziava a massaggiarmi lo sfintere. Sentii il suo fiato salire dalle gambe fino ai glutei e la sua lingua calda e ruvida scorrere sul mio buchetto. Un brivido mi percorse la schiena. Quando staccò la lingua, il mio corpo si rilassò nonostante fosse consapevole che era solo l’inizio, che si avvicinava il momento in cui tutto sarebbe cambiato. Il rilassamento durò poco più di due secondi. Un grande dolore mi percorse tutta la schiena e sentii il caldo invadere il mio sedere. La prima botta fu tale da farmi scendere un rivolo di sangue fin sotto lo scroto, sentivo il suo percorso mentre lui entrava e usciva preso dalla troppa libidine accumulata. Ogni botta era più forte e alla quinta urlai perdendo i sensi, ma lui non si fermò; mi risvegliai mentre lui mi teneva abbracciato e scorreva su e giù su di me. Guardai in basso e vidi sangue e quello che doveva essere il mio sperma cosparso su tutte le lenzuola. Annaspava, sapevo che mi avrebbe baciato prima di venirmi dentro, quindi tentavo di girare la faccia, ma mi strinse la mascella con la sua mano possente e mi mise la lingua in bocca passandola su tutti i denti e allungandosi fino l’inizio della gola. Quando cacciò la lingua sentì il caldo sperma scorrermi per il retto e uscire un po’ dallo sfintere. Ma non aveva finito, voleva di più. Iniziai a piangere, ma lui rideva mentre iniziava a masturbarsi facendo ritornare duro ciò che poco prima era sgonfio e vuoto. Prese con il dito un po’ di sperma e iniziò a giocarci con la mano. Lo passo sul pollice e me lo mise in bocca. Mi comandava di assaporarlo, di gustarlo e di farmelo piacere, perché sarebbe stata la mia cena. Piangere non aveva più senso, almeno per lui, infatti mi diede uno schiaffo e mi disse di tacere. Sentivo la guancia rossa e bagnata e in bocca avevo un gusto amarognolo e allo stesso tempo dolciastro. Mi volle punire perché avevo pianto. Mi penetrò nuovamente e sentii il suo pene contrarsi dentro di me e poco dopo sentì la sua pipì salirmi nello stomaco, quando finì rimase dentro di me per non far uscire il suo lavoro. Mi mise a candela e mi comandò di non dilatare neppure un muscolo, altrimenti mi avrebbe punito di nuovo. Sentivo il sangue alla testa e vedevo lui che sputava sul pene, mi disse di aprire la bocca, ci sputò dentro e subito la penetrò con tutta la verga ormai di nuovo dura e pulsante. Lo sentivo in gola, avevo i conati, avevo paura, lo sentivo ansimare. Mi toccava le gambe, i tronco, iniziò a baciarmi le palle e a succhiarle. Mi mise un dito in culo, poi due e dilatava, poi tre, quattro, infilò la mano. Svenni nuovamente. Quando mi svegliai ero legato e avevo un dilatatore in bocca, suppongo che svenendo gli abbia morso il pene, non appena aprii gli occhi mi diede un calcio e mi mise in bocca la sua mutanda. Mi fece alzare e sputare la mutanda per mettermela come maschera, mi comandò di bacargli i piedi e nel piegarmi sentì una fitta allo sfintere, avevo un dilatatore anche lì. Dopo avergli baciato i piedi mi fece girare e mi urinò nuovamente nel retto, poi tappò il dilatatore e ritornò al suo pompino. Non riuscivo a respirare, la bocca era contratta in una smorfia innaturale ed era riempita da quel pene umido da mille sapori orribili ma irresistibili. Chiusi gli occhi e iniziai ad assecondare i suoi movimenti. Sentivo la sua pipì mista a sperma girarmi nello stomaco. Volevo vomitare ma il pene mi riempiva tutta la gola. Finalmente venne, più di dodici schizzi densi e caldi, ormai non avevo più saliva in bocca, lo sperma l’aveva invasa. Sentivo il suo pene decontrarsi ma non uscire, volevo sputare tutto e vomitare per un’ora, ma lui non voleva questo. Sfilò contemporaneamente dilatatore e cazzo dalla bocca e la chiuse con talmente tanta forza e rabbia da scheggiarmi due denti. Mi ordinò di ingoiare, io non volevo, ma lui lo voleva, sentivo il suo peso sulle gambe dove si era seduto e la sua mano tenermi il viso contratto. Sentivo il suo alito sussurrarmi nell’orecchi: “ingoia se non vuoi che continui, e goditi tutto”. Le lacrime scendevano sulle guance. Il mio pene era di nuovo gonfio; vedendo che non seguivo i suoi ordini me lo strinse e mi ordinava di ingoiare se non volevo che lo staccasse con un colpo secco. Ingoiai e i conati vennero automatici. Un “ntz no, no, no, no, non puoi vomitare” mi invase il cervello. Mi prese di nuovo in braccio, e mi portò in bagno. Mi buttò nella vasca, mi baciò sulla fronte e mi disse: “Sei stata una brava puttanella, amore”, quella parola mi uccise e mi bruciò per tutto il corpo. Ero pietrificato, rimasi lì immobile mentre lui se ne usciva ridendo. Mi tolsi il dilatatore anale e cacciai tutto ciò era dentro di me, vomitai. Feci scorrere l’acqua bollente tentando di pulirmi di dosso tutto, anche se mi sembrava di non riuscirci. Mi rimisi le mutande che stavano a terra e ritornai in camera. Era lì che mi aspettava. Mi disse di salire sul letto. Mi abbracciò e si addormentò. Io rimasi sveglio tutta la notte. Il suo respiro mi soffocava e il suo pacco spingeva sulle mie mutande. Dentro di me urlavo ma fuori stavo in silenzio. Feci pipì a letto e piansi un po’. Alle sei si svegliò e mi baciò spalle e collo, mi tastò il sedere, e fece scorrere di nuovo l’elastico. Ormai non avevo più un anima e le sue botte ben assestate e secche, non mi aveva lubrificato in nessun modo, non mi facevano più male. Eseguivo i suoi ordini e stavo in silenzio. Solo dopo tre giorni ebbi il coraggio di uccidermi.

    (non ha nulla di autobiografico, tutto completamente inventato)
     
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10 replies since 1/8/2014, 14:05   678 views
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