Masterpiece Award Contest - Vota il racconto
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  • "Risvegliarsi con lui" - Di Thedreamer1989
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  • "La mia morte" - Di Luchettoxd
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  • "Mario, il figlio dei vicini" - Di Firescorpio
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Masterpiece Award Contest - Vota il racconto

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  1. Elchicoloco
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    Non č importante come entri nel palcoscenico della vita degli altri, l’importante č l’uscita di scena

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    Mario, il figlio dei vicini[di Firescorpio]

    Quel mattino Sara, la mia vicina di casa, mi ha suonato al campanello. Cosa strana, vista e considerata l’ora “giovane” e, soprattutto, le accese discussioni che, nell’ultimo periodo, avevano caratterizzato le nostre serate, causa, a detta sua, degli schiamazzi che i miei amici facevano fino a tarda ora.
    Comunque aprii, incuriosito da questa strana circostanza. Con fare molto imbarazzato, mi disse che suo figlio, un bellissimo ragazzo di 20 anni, stava cercando di poter fare qualche lavoretto extra per potersi pagare l’università. Aggiunse, inoltre, che le aveva espressamente fatto richiesta di chiedermi se per caso io, non avessi qualche cosa da offrirgli. Un pensiero maligno mi balenò per il cervello, ma, subito, tentai di ricacciarlo. Dopotutto quel ragazzo così volenteroso e gentile, non poteva pagare le conseguenze del comportamento di sua madre.
    Le dissi, quindi, che avrei pensato a qualche cosa e che lo mandasse da me per le due di quel pomeriggio.
    Riflettei a lungo e pensai che sarebbe stata un’ottima occasione per svuotare il garage e dargli una bella sistemata.
    Alle 13:30 spaccate suonò il campanello. Mario, il figlio dei vicini, mi stava davanti. Era magnifico. Un penetrante sguardo magnetico emanava da quei meravigliosi occhi azzurri. I capelli, mori e scomposti, contornavano un viso fresco e gioviale, con una bocca rossa e carnosa e dei denti bianchissimi. Era vestito con un paio di jeans tagliati e sfilacciati sopra il ginocchio e con una canotta dalla sbracciatura vistosa, dalla quale si intravedeva una carnagione appena scurita dalla prima abbronzatura estiva. Lo feci entrare, con un senso di inquietudine e disagio che cominciavano a far breccia nel mio animo, e gli spiegai in cosa sarebbe consistito il lavoro che ci aspettava.
    Dissi inoltre che, alla fine di tutto, se fossi stato soddisfatto, gli avrei dato un bel centone.
    Mi sorrise e mi incitò a cominciare subito.
    Appena entrati nel garage, una zaffata di aria, calda e soffocante, ci investì in pieno.
    - Non si può lavorare con questo caldo – dissi mostrando un certo disappunto per non aver pensato di aprire per tempo il garage
    - E perché no – ribattè Mario con un sorriso disarmante – Però, se non ti dispiace, mi tolgo la canotta
    Assentii quasi inebetito. Come avrei potuto affrontare un pomeriggio con un marcantonio come lui, mezzo nudo, a così pochi passi da me?
    Mario mi precedette, dopo essersi sfilato la maglia in un guizzare di muscoli, scattanti e ben torniti. Cominciò a guardarsi intorno e mi chiese come avrebbe dovuto procedere. Dissi che avremmo dovuto svuotare completamente lo spazio per dividere cosa tenere e cosa buttare. Iniziammo quindi con lo spostare le bici, e tutti gli ingombri che c’erano. Vi erano secchi di vernice vecchi di anni e vecchi bidoni, ciarpame di vario genere e scatoloni pieni di roba inutile. All’improvviso, da sopra una vecchia credenza, ci rovinò addosso una latta piena di colla vinilica.
    - Cazzo – imprecai quando me ne accorsi – Non possiamo stare con questa roba addosso, se si secca altro che ceretta e depilazione….
    - Già, mi sa che sarebbe un bel casino… - aggiunse ridendo Mario
    - Vatti a lavare di corsa, il bagno è la porta di fronte a quella di ingresso. Io vado a recuperarti dei vestiti puliti e degli asciugamani, poi quando avrai finito, sperando non si asciughi subito, andrò io
    - Perché? Se per te non è un problema, ci possiamo lavare contemporaneamente. Io non mi scandalizzo di certo. Sono abituato, con la palestra.
    L’idea di infilarmi in doccia con lui e poterlo vedere nudo mi fece rizzare all’istante… E cosa sarebbe accaduto se mi avesse visto in quello stato?
    - No, ribattei, è meglio di no…
    - Insisto, non puoi assolutamente stare così.
    Di nuovo, quel sorriso disarmante, fece crollare ogni mia resistenza. Ancora una volta annuii con aria assente.
    Entarmmo in casa e lo vidi sparire dentro il bagno, vidi i jean volare appena dentro la porta, seguiti, quasi immediatamente, da un paio di boxer. Poi sentti lo scrosciare della doccia. La porta era stata lasciata aperta.
    Presi degli asciugamani, ma dimenticai completamente il cambio.
    Entrai nel bagno e vidi la figura slanciata di Mario. Era di spalle e si stava frizionando i capelli. Le spalle larghe e muscolose, erano tutto un guizzare di energia, mentre i fianchi, sottili e sinuosi, scendevano fino ad arrivare a due natiche piene e sode, invitanti e … semplicemente perfetette. Le gambe, dritte e magre, chiudevano una visione da sogno.
    Mario si girò verso di me…
    - Allora, ti muovi, o ti si asciugherà tutto addosso.
    Il suo uccello, penzolante ma vistoso, ipnotizzò il mio sguardo. La mia espressione da ebete, credo, fece il resto, perché sentii Mario ridere divertito. Sollevai lo sguardo e vidi la sua espressione farsi tenera e comprensiva
    - Allora è come pensavo… Ti piaccio, vero Aldo?
    - Non hai idea di quanto – Affermai quasi senza rendermene conto.
    - Su, spogliati e raggiungimi, credo che ne varrà la pena – così dicendo mi fece l’occhiolino.
    Tanto mi bastò per risvegliare l’animale passionale che sopiva in me. Mi strappai i vestiti di dosso e lo raggiunsi spingendomi in avanti per baciarlo. Mario mi posò un bacio delicato sulle labbra e, ridendo, mi disse di lavarmi via, prima, la colla, o avremmo rischiato di rovinare il divertimento.
    Imbarazzato, diedi un colpo di accelerata lavando per bene ogni centimetro del mio corpo, eccitato come non mai per la situazione. Guardavo estasiato Mario far scorrere le sue mani su quell’addome e quei pettorali scolpiti. Lo osservai lavarsi i pesanti genitali e, inconsapevolmente, mi ritrovai a mungere il mio uccello, già potentemente teso.
    Vinto dal desiderio, crollai sulle ginocchia e mi fiondai su quel pezzo di carne. Lo volevo sentire, quanto prima, dentro di me. Lo presi, avidamente, tra le mie labbra e comincia a spompinare con foga crescente. Il sapore giovane e intenso del suo membro lanciò messaggi lussuriosi al mio cervello infoiandomi ancora di più. La mia lingua titillava la sua cappella turgida per poi scorrere, volitiva, lungo tutta la lunghezza di quell’asta, seguendo,c on cura ed attenzione, il corso della vena principale. Sentivo il corpo statuario di Mario fremere per il piacere che gli stavo procurando e, per un attimo, mi chiesi se non fossi il primo ad avere il privilegio di dargli piacere.
    Nel frattempo il suo membro era cresciuto in modo pauroso. Superava sicuramente i venti centimetri di lunghezza, ed anche la grossezza era impressionante. Decisi che era il momento di averlo dentro di me, quindi mi girai, offrendogli il mio culo voglioso.
    Mario non si fece pregare un gran che e, dopo averlo ben inumidito e preparato, puntò il suo uccello contro il mio buco palpitante. Piano piano lo sentii farsi strada nelle mie viscere e, per quanto fossi ben allenato a riceverne di varie misure, un leggero bruciore accompagnava il suo incedere. Assaporai, comunque, ogni istante di quell’avanzare, non badando a quel piccolo fastidio dovuto alla dimensione.
    Durò, comunque, molto poco, perché, di lì a poco, mi ritrovai gemente e ansimante, a ricevere i vigorosi affondi di Mario. Sentivo il suo enorme palo ben piantato in me danzare con un ritmo ben controllato e deciso. Compresi che non ero il primo uomo che faceva godere così. Ad ogni colpo, brividi di profondo piacere correvano lungo la schiena , procurandomi intensi momenti di piacere e goduria. Non ebbi nemmeno bisogno di toccarmi l’uccello che cinque potenti fiotti di calda crema si unirono all’acqua che defluiva dal piatto doccia.
    Dopo qualche minuto, in cui lo stantuffare di Mario divenne meno regolare e controllato, lo sentii annunciare l’imminente sborrata. Immediata la mia reazione. Mi girai e imboccai quell’asta di ferro accogliendo nella mia bocca tutta quella gustosa e calda crema.
    Quando fui certo di averlo ripulito a dovere, ci lavammo a vicenda ed uscimmo dalla doccia. Ci baciammo e ci accordammo affinchè potessi avere, il più spesso possibile, un aiuto, da parte sua, nelle faccende domestiche
     
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