Carlo il mio maestro

Capitolo 5

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  1. aramis1
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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Era difficile credere che noi avessimo potuto fare tanto sesso in così poco tempo! Carlo ha guardato l’orologio e ha visto che erano quasi le undici e mezza. Presto ci sarebbe stato l’intervallo e noi eravamo affamati!
    "Una nuotata veloce e poi andiamo a casa per pranzo".
    Senza aspettare risposta è strisciato in riva all'acqua e si è schizzato faccia e braccia. "Non è troppo fredda" ci ha riassicurati. "Venite".
    Si è alzato, era un piacere vedere il suo corpo nudo, col suo torace forte, le braccia ed i muscoli delle gambe che splendevano per il sudore degli esercizi della mattina. Non ci ha aspettato, si è tuffato ed è sparito dalla nostra vista. Enrico l’ha seguito ma subito dopo c’ero io, abbastanza vicino per ammirare il suo tondo, grosso sedere e desiderare di afferrarlo con le mie mani prima che scomparisse sotto l'acqua. Il mio cazzo era diventato di nuovo semi duro solo a guardare i loro corpi nudi. L'acqua non era così fredda da impedirci di nuotare, ma era abbastanza fredda da farmi diventare molle il cazzo.
    Non siamo stati a lungo nell'acqua e ci siamo vestiti rapidamente dopo essere emersi, rabbrividendo, coi cazzi flaccidi e le palle contratte. Carlo ed Enrico abitavano all’altro capo della città, così sono corsi via. Io mi sono incamminato verso casa sperando che i capelli si asciugassero prima di arrivarci.
    Fortunatamente la mamma non era in casa; mio fratello Franco invece c’era, aveva un cartone di latte in una mano ed un panino nell'altra. Ha accennato col capo quando sono entrato ma non ha smesso di bere fino all’ultima goccia. Ha abbassato il cartone e l’ho visto sorridere col viso imbrattato di latte.
    "Mamma è già ritornata al lavoro, doveva tornare presto" poi ha esitato. "Ha chiamato il tuo professore."
    Ho dimenticato completamente Carlo, Enrico ed i giochi della mattina. La mia faccia ha dovuto rivelare la mia sorpresa e gli improvvisi sensi di colpa perché Franco ha sorriso ancora di più.
    "Ha detto che tu ed altri due ragazzi eravate scomparsi e stava controllando dove eravate finiti. Ho pensato che tu fossi con Carlo."
    "Come hai fatto a saperlo? " Ho chiesto. "E cosa hai detto al professore?"
    "Gli ho detto che eri a letto con la diarrea e che mamma era andata in farmacia a prendere una medicina. Non potevo dirgli che probabilmente stavi facendo una sega a Carlo ed all'altro ragazzo!"
    Di nuovo il mio viso deve aver mostrato sorpresa. Franco sapeva! Come aveva fatto?
    "Come l’hai saputo?" Ho chiesto quando ho recuperato l’uso della parola.
    "Merda, ragazzo, io lo sto facendo col fratello maggiore di Carlo da quando siamo venuti ad abitare qui. Lui mi ha insegnato e ha insegnato anche a Carlo. Mi diceva quello che lui e Carlo facevano per eccitarmi. Funzionava! Io pensavo di fare quelle cose con te, ma tu eri troppo giovane; non pensavo che tu fossi pronto. Ora invece mi sembra che tu non sia troppo giovane!" I suoi occhi si sono abbassati al mio inguine e là si sono fermati.
    Franco stava provando a dirmi qualche cosa, ho pensato tra di me. Ho tentato di controllare l’espressione della mia faccia e ho guardato nella credenza per cercare pane e salame. Avevo fame ed avevo bisogno di mangiare. Mi sono fatto un panino, ma continuavo ad ascoltare attentamente ogni parola di Franco.
    "Quando ti sei fatto quel bagno ieri pomeriggio, io ero quasi sicuro, dall'espressione sulla tua faccia, di quello che tu e lui stavate facendolo" ha proseguito. "Ho visto il tuo inguine gonfiarsi e ho visto un segno bianco sulla tua camicia. La sua sborra o la tua? Mi sembravi molto eccitato e ho pensato che ti stavi facendo un bagno per farti una sega. Stupido! Se tu fossi andato nella tua camera ti avrei dato una mano."
    Ho smesso di mangiare e ho guardato Franco che stava ancora vicino al frigorifero con il cartone di latte vuoto in mano. Con l’altra mano si è massaggiato la protuberanza che sembrava stesse crescendo nei suoi pantaloncini. Mi ha guardato negli occhi e mi ha sorriso.
    Ho appoggiato il panino, tutti i pensieri di mangiare se ne erano andati, a meno non si pensi a quello che stavo immaginando di fare col cazzo di Franco! Mi sono alzato e lui ha guardato il mio inguine. Poi ha usato quella vecchia battuta cinematografica "È una pistola quello che hai in tasca, o sei solo felice di vedermi?"
    Il mio cazzo pulsante e duro come la roccia gli ha dato la risposta.
    "Vieni" ha detto Franco. "Abbiamo delle cose da mostrarci l’un l’altro."
    "Cose di scuola? " Gli ho chiesto seguendolo.
    "Al diavolo la scuola! Noi possiamo insegnarci l'un l'altro. Inoltre tu sei a letto ammalato, ricordi? Vieni. "
    Ho seguito Franco nella sua stanza che era dall’altra parte del corridoio rispetto alla mia. Il suo letto era contro il muro, ma lui non è andato là. Invece è andato all’armadio e ha preso una grossa scatola chiusa dalla mensola in alto. Mi sono ricordato che gliel’aveva regalata tre anni prima nostro padre per il suo diciottesimo compleanno. Non l’avevo mai visto metterci dentro o toglierci qualche cosa, ma siccome da qualche anno dormivamo in stanze separate, la cosa era normale.
    Franco ha messo la scatola sul letto e si è tolto di tasca una chiave; l’ha aperta e ha alzato il coperchio.
    "Dai un’occhiata, hai mai visto niente del genere?"
    Nella scatola c’erano un piccolo plico di riviste, dei piccoli pacchetti come le borse del tè che si trovano nei ristoranti, ma diversi, ed una cosa lunga, di plastica che sembrava un cetriolo, ma senza le protuberanze. Uno sguardo più da vicino mi ha detto che si trattava di un grosso cazzo di plastica! A cosa serviva, mi sono chiesto.
    Ho preso una rivista e l’ho aperta. Franco ha riso all’espressione che è passata sulla mia faccia. La fotografia mostrava due ragazzi, un nudo in ginocchio di fronte all'altro, la testa proprio nell’inguine dell'altro. Non ho avuto bisogno che mi dicesse cosa stavano facendo, io avevo fatto la stessa cosa a Carlo quella mattina.
    "Cazzo!" Ho detto.
    "No, succhio!" Ha detto Franco e poi ha riso. "C'è più. Guarda le altre."
    La rivista seguente mostrava una donna con grandi tette e due uomini. Uno stava le stava strofinando le tette con una mano ed il cespuglio peloso con l'altra. L'altro ragazzo aveva la mano avvolta intorno al cazzo del primo.
    "Vuoi vedere la fica? Più avanti ci sono delle immagini."
    Ho aperto la rivista a metà e c'era un'immagine della stessa ragazza sdraiata sulla schiena, le dita di una mano conficcate nel suo buco, la sua fica, come l’aveva chiamata Franco, e l'indice dell’altra mano infilato in bocca. Sorrideva.
    "È’ lei?" Ho chiesto. "Quella è una fica?"
    "Non ne hai mai vista una prima?"
    "Fino ad ieri non sapevo che le ragazze ne avevano una" ho confessato e Franco ha riso di nuovo. "Uaaa, sei veramente vergine! O meglio sei stato vergine fino a che non hai incontrato Carlo, non è vero?"
    "Sì" ho detto, ora avevo meno vergogna a parlare di sesso con Franco. Ho girato la pagina e c'era un uomo, teneva il cazzo massiccio con una mano e lo spingeva nella fica della ragazza. La sua testa era gettata indietro, proprio come Carlo quando io... noi... Enrico ed io, gli succhiavamo il cazzo. Conoscevo quella sensazione. Le sue anche erano spinte in avanti, come se stesse spingendo la fica sul grosso cazzo. L’uomo stava guardando in basso come per guidarlo dentro. Avrei desiderato che fosse un film invece di una fotografia!
    "Guardane un’altra, prova questa" ha detto Franco guardando tra le riviste per trovare quella che cercava. Ha girato molte pagine prima di mostrarmi la foto che cercava. "Questa è la mia favorita."
    Ho guardato l’illustrazione e ho visto tre bei giovani ben fatti in un fienile; mi è venuto in mente il posto dove Carlo ed io avevamo giocato a strip poker; era stato solo ieri? Un ragazzo stava in piedi, il cazzo enorme spinto nel culo del secondo ragazzo. Il secondo ragazzo era chinato, accarezzava le tette al terzo ragazzo e gli succhiava il cazzo. Il terzo ragazzo giaceva sulla schiena su una balla di paglia ed aveva la mano avvolta intorno al cazzo duro come pietra del ragazzo di mezzo ed evidentemente gli stava facendo una sega.
    Ero così eccitato, il mio cazzo stava diritto nei mio shorts. Avrei voluto avere sollievo, ma gli altri oggetti nella scatola mi intrigavano, dovevo sapere cos’erano. Ho preso uno dei pacchetti.
    "Cos’è questo? " Ho chiesto.
    "Non sai cos’è quello?" Ha chiesto Franco. "Cazzo, è un preservativo. Lo devi mettere sulla verga quando chiavi una ragazza così lo sperma non le resterà dentro."
    Lo sapevo, Carlo mi aveva spiegato che sborrando in una ragazza si fanno i bambini.
    "Dovresti portarlo anche se fotti un ragazzo" ha continuato Franco. "Altrimenti, potresti prenderti qualche cosa di irrimediabile, l’AIDS."
    Avevo sentito qualcosa sull’AIDS a scuola, ma l'insegnante non aveva accennato alle inculate, ma solo ad aghi sporchi o roba del genere.
    "Ma come si usa?" Ho chiesto, effettivamente non ne avevo idea. Non ne avevo mai visto uno, se non nella fotografia dei ragazzi che chiavavano sulla rivista di Franco, e anche in quel caso si vedeva vicino allo stomaco, il resto del cazzo era sepolto nel culo dell'altro ragazzo.
    "Aprilo" ha detto Franco; mi si è avvicinato mentre io stracciavo l’estremità del pacchetto. Ho tirato fuori un piccolo cerchio di gomma.
    "Vuoi mettertelo? Ti aiuto io."
    Ha aperto il bottone dei miei pantaloncini poi ha tirato giù la chiusura lampo. I pantaloncini si sono impigliati nel mio uccello duro, lui li ha spostati e sono precipitati sul pavimento; quindi mi ha aperto le mutande, con una mano mi ha afferrato il cazzo e con l’altra mi ha abbassato gli slip.
    "Direi che sei proto, dammi il preservativo".
    Gli ho passato il preservativo e lui ha messo l'anello di gomma sulla cima del mio pene duro. Poi, con un movimento uniforme, lo ha fatto scivolare dall’inizio alla fine giù fino al mio stomaco. Il mio cazzo è rimasto stretto in un pallone di gomma!
    "Lo si porta così" ha detto Franco. "Ora usiamolo, non vorrai sprecarlo."
    Ha cominciato a masturbarmi lentamente, tenendomi per il cazzo è retrocesso verso l’armadio ed io l’ho seguito. Raggiunto l’armadio ha aperto il primo cassetto, ha preso un vasetto e ha detto "Aprilo"
    L’ho aperto, c’era dentro una specie di gelatina.
    "Calami i pantaloni" mi ha detto, il suo respiro era pesante e continuava a menarmi i cazzo nel suo contenitore di plastica.
    Gli ho aperto la cintura, poi il bottone, poi la chiusura lampo. I pantaloni gli sono caduti alle ginocchia, poi sul pavimento. La parte anteriore delle sue mutande era tesa in fuori. Sono entrato con una mano e ho trovato il suo uccello duro che pulsava e sobbalzava al mio tocco. Con l’altra mano gli ho tirato giù le mutande. Vedendoglielo duro per la prima volta non ho potuto fare a meno di pensare che non era molto più grosso del mio anche se aveva due anni più di me. Questo significava che anche il mio non sarebbe diventato più grosso? Carlo pensava che fosse possibile ed io speravo che avesse ragione.
    Franco mi ha teso il vasetto. "Mettitene un po’ sul cazzo" ha ordinato. L’ho fatto spalmandolo sul preservativo, tenendo in mano il cazzo e strofinando la sostanza gelatinosa su tutta la lunghezza. Franco si è girato e si è piegato mettendo le mani sul bordo del letto.
    "Ora fottimi" ha detto. "Fai scivolare il tuo cazzo caldo nel mio buco del culo. Spingilo con forza, dal principio alla fine."
    Mi sono messo dietro di lui e ho appoggiato l’estremità del mio pene dentro il suo sudario di plastica contro il buco. Ho spinto ed improvvisamente il cazzo è scivolato dentro, fino all'elsa! Oh, Dio! ho pensato mentre la pressione mi stringeva la verga. Che sensazione meravigliosa! Ed il piacere è aumentato quando Franco ha stretto i muscoli stringendo il pene per tutta la sua lunghezza.
    "Oh fotti!" Ho esclamato.
    "Hai detto la parola magica, ragazzo! Fottimi! Fottimi forte!" ha detto mio fratello e non ha aspettato che iniziassi l'azione. Ha cominciato a muovere le anche ed il mio cazzo è scivolato fuori, poi dentro, poi fuori e dentro di nuovo, ancora ed ancora.
    "Vai ragazzo!" ha gridato. "Inculami! Fottimi il culo! Dammelo tutto!"
    Dopo due o tre tentativi ho preso il ritmo; il mio uccello andava dentro e fuori, dentro e fuori, dentro e fuori. Di tanto in tanto lui stringeva con forza ed io ho pensato che stesse per spingermi fuori come fosse uno stronzo, ma poi lui allentava la presa ed io scivolavo di nuovo dentro. Dentro e fuori, dentro e fuori. Lui si lamentava e così io. Di tutte le esperienze che avevo avuto in quei due giorni di istruzione al sesso, quella era la migliore! Ho aumentato la velocità, sempre di più, volevo venisse il momento dell’orgasmo, quel momento delizioso del piacere più alto, di liberazione improvvisa, ma contemporaneamente non volevo che quella sensazione finisse. La sborrata però non era dilazionabile ed io mi sono immerso in lui, più profondamente e con più forza possibile. Se avessi potuto farlo avrei spinto il mio cazzo duro attraverso di lui e fuori dall'altro lato. Dio sa se ho tentato!
    Poi sono venuto! Uunnnnggghhh! Sprizzata dopo sprizzata, sprizzata dopo sprizzata! Possibile? Ho sprizzato veramente sei volte? Il piacere del momento era troppo grande, tuttavia tentavo di contare, tentando di vedere quanti spruzzi riuscivo a fare. Il giorno precedente ne avevo fatto solo uno e non lo si poteva chiamare veramente uno spruzzo, più che altro una colatura! Questa volta avevo sprizzato sei grossi getti di sperma nel preservativo nel culo di Franco! Non potevo crederlo!
    Poi, passato il momento, ho sentito le ginocchia cedere e sono precipitato in avanti avvolgendo il mio corpo caldo, sudato su quello di Franco. Le mie anche hanno smesso le loro convulsioni; il mio cazzo ha cominciato ad ammollarsi ed è scivolato fuori dal suo culo. Lui si è spostato di lato ed io sono precipitato sul letto, esausto.
    Franco si è voltato e mi ha guardato. "Ehh, se te l’avessi insegnato prima avremmo potuto farlo un sacco di volte! Pensa quello che abbiamo perso!"
    "Non fa niente Franco" ho detto. "Quello che è successo valeva l'attesa. È stato magnifico!"
    Ho guardato il mio uccello flaccido, l’estremità del preservativo pendeva libera con dentro una grande quantità di liquido bianco. L’avevo fatto tutto io?
    "Che grande chiavata!" Ha detto Franco. "Hai ragione! Valeva l'attesa! "


    Con questo siamo arrivati per ora alla fine del racconto, fatemi sapere le vostre opinioni, saranno gradite

    Edited by Elchicoloco - 16/6/2014, 19:26
     
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    alla fineeeee? ma non se ne parla nemmeno! :D
     
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  3. carpstar10
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    Il bello del tuo racconto è che arrivi subito al dunque, come nella vita non succede mai. ma ci arrivi per portare al massimo l'eccitazione e trasmettere le sensazioni che si provano nei giorni più belli e negli incontri più emozionanti. grazie
     
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  4. Riuk
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    mio caro protagonista... ma dove hai vissuto la tua vita?!?! e poi il fratello... ma dai!! insegnagli qualcosa a sto ragazzo!! xd
     
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  5. oldmanny
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    Ho letto tutti e cinque i capito d'un fiato: strepitosi ed eccitantissimi, spero tu non voglia lasciarci davvero a bocca asciutta, continua presto
     
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4 replies since 4/11/2013, 11:50   2331 views
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