Racconto di un'avventura - Parte 4

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  1. TheDreamer1989
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    "... ti amo, da sempre e per sempre..."

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    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    << PARTE 3

    Nei miei primi venti anni di vita ho trascorso tanti momenti piacevoli e, devo essere sincero, non posso proprio lamentarmi. Se però, qualcuno dovesse chiedermi quale sia stato il giorno più bello in assoluto di tutta la mia vita, non avrei dubbi: sicuramente la seconda notte a Parigi con Felipe!

    Arrivati in città, siamo scesi alla famosa Gare de Lyon e ci siamo diretti subito nell’alberghetto che avevamo prenotato durante il viaggio, assistiti dalla connessione internet che avevo sul mio tablet. Purtroppo, in quel periodo tutti gli alberghi di Parigi che potevamo permetterci sembravamo stracolmi e l'unico che riuscimmo a trovare aveva a disposizione solo una camera matrimoniale.

    Prima di prenotare ne parlammo un po', e ci riflettemmo su. Se da un lato non mi sembrava vero di condividere con lui sia camera che letto, dall'altro la parte razionale del mio cervello mi ricordava che avrei condiviso la camera e avrei dormito con un perfetto sconosciuto. Un ragazzo che fino a poche ore prima non conoscevo affatto. E la cosa non mi sembrava troppo normale! Essendo sempre stato più razionale che emotivo, devo dire che in quel momento ero abbastanza restio alla cosa. Facemmo altri tentativi di ricerca, con scarso successo però, e così alla fine cedetti ricordando a me stesso che alla fine, se la convivenza si fosse dimostrata proprio insostenibile, si sarebbe trattato comunque di pochi giorni.

    Arrivammo in albergo e ci sistemammo. A turno facemmo una doccia e poi decidemmo di uscire a fare un giro.

    Devo confessare che, nonostante conoscessi Felipe solo da poche ore, la sintonia tra noi c’era eccome. Io naturalmente ero follemente innamorato di lui perché mi trasmetteva un non so ché di magico. D'altra parte comunque, anche lui non sembrava indifferente nei miei confronti. Non riuscivo bene a capirne il perché, ma ero convinto che ci fosse qualcosa che non mi aveva ancora detto, che tuttavia non riuscivo a intuire.

    Il primo pomeriggio a Parigi trascorse nel migliore dei modi e prima di tornarcene in albergo decidemmo di fare una passeggiata sul lungo Senna.

    Mentre parlavamo del più e del meno approfondendo la nostra reciproca conoscenza, un ragazzo sconosciuto ci raggiunse, abbracciò Felipe e lo salutò calorosamente rivolgendosi a lui in spagnolo. Pensai che avesse trovato un amico, cosa della quale ebbi la conferma poco dopo. Felipe ci presentò e mi disse che il suo nome era Adrian e che era un suo conoscente che si era trasferito da poco in Francia. L'amico parlava perfettamente inglese e capito che con me non poteva parlare in spagnolo, si rivolse in me in lingua anglofona. In realtà non si rivolse proprio a me ma disse a Felipe una cosa che mi lasciò senza parole. Gli disse qualcosa come "E bravo Felipe, hai fatto conquiste e ti sei portato il nuovo ragazzo in vacanza…"

    Confesso che rimasi basito e fissai ad occhi spalancati con aria d’interdizione Felipe, il quale per tutta risposta fulminò con lo sguardo l’amico. Quest'ultimo, colto l'imbarazzo nell'aria, se ne defilò velocemente dicendo che stava ritardando a un impegno e se ne andò salutandoci in fretta. A quel punto Felipe decise di spiegarmi.

    "Vedi, solitamente tendo a non presentarmi alla gente dicendo 'piacere, sono gay' però, in effetti, è vero. Io sono omosessuale. E non è una cosa segreta. A casa mia lo sanno e lo accettano. Lo sanno anche i miei amici. In Spagna la cosa è vista in modo molto naturale."

    Non dissi niente. Avevo in me un misto senso di smarrimento e di felicità. Non mi sembrava vero che Felipe giocasse dalla mia parte, ma nello stesso tempo non potevo certo confessare il segreto di una vita in cinque minuti e per di più nel bel mezzo della strada.

    Felipe continuò. "Non ti ho detto niente perché mi stai molto simpatico e l’idea di passare il resto del viaggio con te mi piace. Per questo non volevo rovinare tutto. Per di più in Italia so che non siete molto 'amici' di quelli come me e così… vabbè, se vuoi che mi cerchi un’altra stanza, non preoccuparti, lo capisco."

    A quel punto dovevo proprio dire qualcosa, anche perché Felipe sembrava avere ormai gli occhi lucidi ed io ho rivisto in lui me stesso qualche settimana prima quando Marco aveva preso proprio male la mia confessione.

    "Sì, hai ragione, in Italia l'omosessualità non è ben accettata… anzi forse la maggior parte degli italiani è omofoba, tuttavia…"

    E qui avrei dovuto dire, "…tuttavia io sono gay, tu mi piaci da morire e non sai quanto vorrei fare l’amore con te." Poi lui avrebbe sorriso, avremmo fatto una corsa fino in albergo felici ed eccitati e avremmo fatto sesso per il resto del viaggio.

    Il fatto però è che io non dissi così, ma continuai la frase con "…tuttavia, io non ho nessun problema nei confronti dei gay. Anche tu mi sembri una persona a posto e, in ogni caso, mi fa piacere continuare il viaggio in tua compagnia. Penso di aver trovato un buon amico."

    Ecco, se io fossi stato in Felipe in quel momento, l'unica parola che non avrei voluto sentire era quella: "amico". E invece l'avevo pronunciata proprio io. Assurdo!

    Ricapitolando, avevo conosciuto una persona la cui compagnia era decisamente piacevole, dall'aspetto affascinante ed eccitante, un bel maschio insomma. Pure gay, senza problemi ad ammetterlo e in nessun modo effemminato. Addirittura poteva anche essere interessato a me. Insomma, il sogno della mia vita ed io che faccio, invece di saltargli addosso all'istante, resto abbastanza indifferente e superficiale. Da non credere…

    Mi sono sentito un coglione per tutta la sera e il giorno seguente. In ogni momento avrei voluto dirgli la verità ma sapevo che se l'avessi fatto poi tutto sarebbe stato ufficiale. E anche se evidentemente Felipe non avrebbe avuto la stessa reazione di Marco, per ovvi motivi, l'esperienza con Marco mi aveva segnato in modo tale che non mi permetteva neanche di pronunciare una parola in quella direzione. Nella direzione cioè di ammettere quello che sono veramente.

    Fortunatamente il giorno seguente ci divertimmo come non mai e l'aria tra noi fu molto giocosa e allegra. Stavo per trascorrere la mia seconda notte a Parigi e a poche ore dal tramonto non sapevo ancora che la mia vita di lì a poco sarebbe cambiata per sempre.

    Quella sera, la luna era enorme. Piena come non avevo mai visto. Da Campo di Marte poi, sembrava immensa. Per chi non fosse mai stato a Parigi, devo aggiungere che Campo di Marte costituisce un complesso di parchi e giardini che si affaccia sulla parte ovest della Torre Eiffel.

    Da quei giardini Felipe ed io ammiravamo la luna che sembrava coronare la torre. Insomma, l'immagine che avevo davanti ai miei occhi era decisamente da cartolina. Erano molte le coppie d’innamorati che passeggiavano lì, mano nella mano ed io confesso che avrei voluto fare lo stesso con lui.

    Stavamo per tornare e andarcene a dormire quando un assurdo e imprevisto temporale estivo ci sorprese. Non eravamo molto lontani dal nostro albergo ma senza ombrello ci inzuppammo completamente. Il clima tra noi sembrava irreale, per metà tragitto abbiamo corso tentando inutilmente di non bagnarci, e poi stanchi abbiamo proseguito a piedi ridendo come pazzi fino all'albergo.

    Salimmo in camera e appena entrati successe l'irreparabile. Io scivolai sul pavimento e, tentando di aggrapparmi a Felipe per non cadere, riuscii involontariamente a scaraventare entrambi sul letto. Lui sopra di me. Ridemmo ancora per un attimo, ma poi fissandoci occhi negli occhi, complici le birre bevute durante il giorno Felipe mi disse "Te quiero!"

    Non conoscevo lo spagnolo ma quelle parole le capii molto bene. Fissavo i suoi occhi ambrati e desideravo solo baciarlo. Rendendosi conto della situazione, Felipe fece per alzarsi, quasi scusandosi, ma a quel punto l'emotività prevalse sulla razionalità e lo trattenni.

    Lui, che non si aspettava quella reazione da parte mia, rimase un attimo interdetto ma io lo rassicurai subito avvicinando le mie labbra alle sue. Fu il bacio più bello della mia vita. Fu il mio primo bacio.

    Esplorai le sue labbra ancora umide dalla pioggia. Sentivo i suoi capelli bagnati gocciolare sulla mia fronte. Le sue labbra avvolgevano le mie e la sensazione che provavo era decisamente indescrivibile. Da quel momento fummo travolti dalla passione.

    Cominciò a baciarmi sul collo e nel frattempo scese a sbottonare la mia camicia bagnata bottone dopo bottone la aprii completamente e iniziò a baciarmi il petto. Scese a sbottonarmi i jeans che mi sfilò dopo avermi tolto le scarpe. Titubante, ero rimasto steso sul letto con la camicia aperta e con solo gli slip addosso. Felipe si spostò su di me, in ginocchio sul letto all'altezza del mio ventre e lentamente, fissandomi negli occhi, cominciò a spogliarsi. Si tolse la maglietta bagnata mostrando un fiso che mi eccitava da matti. Il fatto poi che fosse tutto bagnato amplificava la cosa. Ed era anche del tutto evidente, vista la mia potente erezione che ormai faceva fatica a restare negli slip.

    Poi, si tolse i jeans corti e tornò a baciarmi. Il mio secondo bacio fu migliore del primo. Questa volta le nostre lingue s'incontrarono e a quel punto fui io a rigirare Felipe sul letto, passando sopra di lui e scendendo a baciarlo dopo essermi tolto la camicia bagnata. Scesi fino ai suoi boxer aderenti e notai che anche lui era iper eccitato. Decisi di osare, gli sfilai i boxer e mi avvicinai al suo cazzo con la bocca: stavo per fare il mio primo pompino. Lentamente sfiorai la cappella con le labbra e scesi per tutta l’asta quasi per tracciarne un percorso. Baciai quel meraviglioso cazzo ovunque e poi, altrettanto lentamente, risalii fino alla cappella. Delicatamente aprii le labbra e la mia lingua si avvicinò quasi chiedendo permesso. Leccai poco alla volta la cappella e Felipe sembrava davvero gradire in quanto sentii le sue mani accarezzarmi i capelli. Poi osai di più e presi in bocca tutto il cazzo. Pompavo su e giù e cercavo di metterci molta saliva per rendere la cosa più eccitante.

    La sensazione che stavo provando nell'avere quel cazzo in bocca poteva essere compresa solo guardando il mio cazzo che era dritto e duro come non mai e, aveva già fatto capolino dagli slip che ancora indossavo. Mentre ciucciavo quel meraviglioso oggetto di piacere Felipe mi fermò, e avvicinandosi a me tornò a baciarmi. Ci alzammo in piedi sempre baciandoci e lentamente sui s’inginocchiò ai miei piedi. Mi calò gli slip e dopo aver alzato lo sguardo verso di me e aver sorriso si fiondò sul mio cazzo. Pochi stanti prima avevo fatto il mio primo pompino e ora stavo per ricevere il secondo. Questa volta però era tutto diverso e mi sentivo come in paradiso… Felipe mi stava facendo godere come mai prima di allora.

    PARTE 5 >>

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:56
     
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