L'Isolano

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  1. ApolloEclipse
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    L'Isolano



    Le prime luci dell'alba fecevano capolino lungo l'orizzonte mentre Valak apprestava gli ultimi preparativi alla sua piccola barca. Una volta ogni anno ripeteva quell'operazione e caricava l'imbarcazione con il lavoro di mesi di fatica solitaria, ma non gli dispiaceva affatto la vita che lui stesso si era scelto. Vivere su una piccola isola, sempre da solo, non doveva essere il sogno di molte persone ma certamente era stato il suo, d'altronde pescare era l'unica cosa che sapeva fare davvero bene. Dopo aver costruito la sua casetta di pietra non tagliata e frasche la sua vita era trascorsa tranquilla, interrotta solo dalle visite annuali in città dove barattava il pesce essiccato, che lui stesso produceva, con tutto ciò che gli poteva servire e che era impossibile trovare sul suo lembo di terra battuto dalle onde.
    Levando l'ancora salutò con un pensiero fugace la sua adorata isola e si preparò ad affrontare la folla che lo attendeva a destinazione. Quell'anno era stato proficuo, sembrava che i pesci scappassero dall'acqua per trovare la salvezza nella sua rete, pensava che gli dei dovessero essere contenti di lui e lo stessero sicuramente premiando per la parsimonia della sua vita. Era fiero di se stesso. Alla quarta ora in mare dopo l'alba Valak intravide la terra ferma. La giusta brezza e il mare così calmo avevano anticipato di un'ora il suo arrivo; nonostante vedesse ogni anno quello stesso spettacolo rimaneva comunque incantato dall' eterea bellezza della capitale dell'Impero, non c'era città del mondo conosciuto che potesse eguagliarne lo sfarzo di marmo e oro. Annwyn, la città degli dei, si diceva fosse così grande che, in caso d’invasione, erano necessari 4 giorni perchè tutti gli abitanti ne fossero informati.
    Ormeggiata la chiatta, ingaggiò due garzoni del porto perchè lo aiutassero a trasportare la sua merce, e si avvio con loro lungo la strada per il mercato.
    <<quali nuove per un forestiero?>>. Chiese ai due per conversare durante il cammino.
    <<ah vecchio, strane cose! La terra mormora...>>. Riuscì a dire uno prima che l'altro lo colpisse al braccio per farlo tacere
    <<non starlo a sentire signore, è solo uno stupido idiota>>. Disse l'altro.
    Nessuno dei due emise più un suono durante il tragitto. Valak tuttavia era troppo occupato a cercare di tranquillizzarsi piuttosto che a dar peso alle loro parole, ormai temeva il rumore della folla, abituato com'era alla quiete della solitudine. All'ingresso del mercatò pagò la guardia che gli assegnò un posto dove esporre la sua merce; quest'anno era stato spostato, pareva che nel suo spazio abituale ci fosse stato un crollo e la guardia gli lascio intendere che non fosse un caso isolato. Una volta sistemata la mercanzia pagò anche i garzoni con le sue ultime monete congedandoli con una battuta
    <<svuoto il porta monete per far spazio a quelle nuove, altrimenti non avrei dove metterle>>. Disse ridacchiando, e anche i due uomini risero augurandogli di fare buoni affari, e lui ne fece davvero.
    La gente sembrava ben contenta di far scorta di cibo anche se ben poco di parlare. Venivano, compravano, pagavano e passavano ad un altro banco depredandoli uno dopo l'altro. Le persone erano sempre le stesse ma l'atmosfera decisamente cupa, ma Valak era occupato a contare le monete e ignorò il mondo circostante. Ad attirare la sua attenzione qualche ora dopo fu invece l'intensificarsi del mormorio della folla, qualcuno di importante stava passando li vicino, chi poteva attirare l'attenzione di cosi tanta gente? Forse dei nobili? Ma da quando i nobili visitavano il mercato? Molti pensieri si affollavano nella mente del pescatore.
    <<e' Rianor? E l'altro chi è?...>>. <<...figlio dell'imperatore!>>. Mormorava la gente senza sosta. Era un avvenimeto raro che un nobile passasse per il mercato, figurarsi uno dei figli dell'imperatore!
    <<ehi tu, vasaio, cosa sta succedendo?>>. Chiese Valak al mercante suo vicino di banco.
    <<non vedi vecchio? La coppia d'oro dell'impero si fa vedere al mercato della città bassa>. Rispose arcigno quello.
    <<chi sono?>>. Chiese
    <<vieni dalle terre dell'oblio vecchio? Sono Rianor e Andres!>>. Disse il vasaio, sicuro che quei nomi altisonanti risvagliassero la memoria del pescatore.
    <<non sono di queste parti, le voci non arrivano fino alla mia terra>>. Valak era curioso di conoscere la storia dei due giovani, ai suoi tempi non era visto di buon occhio che due uomini formassero una coppia, e questo era uno dei motivi per cui si era isolato dal mondo. Pareva però che i tempi fossero cambiati visto l'ammirazione che suscitavano quei due nella gente.
    <<dimmi di più vasaio>>.
    <<ah! Devi essere nato al confine del mondo. Rianor è figlio di un contadino, si è fatto strada nell'esercito dal nulla e ora è comandante della VI brigata, il più giovane capitano che si ricordi. L'altro è Andres, nessuno ne parla ma è l'erede al trono, in teoria il titolo doveva andare al primogenito dell'imperatore e della leggittima consorte, ma tutti sanno che la madre del ragazzo supera per rango la stessa imperatrice, anche se è proibito pronunciare il suo nome>>. Il vasaio bisbigliò tutta la conversazione quasi temesse che qualcuno sentisse quel segreto che però tutti gia conoscevano.
    Tuttavia persino Valak aveva sentito parlare di quella storia; sapeva che 20 anni prima, dopo secoli, erano state celebrate le Nozze Sacre e lo stesso imperatore aveva dovuto giacere, benchè fosse già sposato, con la Somma Sacerdotessa della Dea. Nemmeno l’imperatore poteva sottrarsi a una sua richiesta, nessuno nell'impero poteva. Quello che Valak non sapeva, era il fatto che fosse nato un figlio da quell'unione. Non c'era da meravigliarsi che fosse lui l'erede al trono.
    A quanto pareva i due ragazzi erano venuti a cenare in una locanda del mercato come due amici qualsiasi, e visto che non c'erano scandali da commentare dopo un pò anche le persone più curiose tornarono alle proprie faccende quotidiane. Il pescatore intanto aveva esaurito la sua merce prima ancora che fosse buio, aveva programmato di stare in città almeno tre giorni, ma vista la sua fortuna negli affari era impaziente di tornare alla sua isola tranquilla. L'indomani avrebbe comprato ciò che gli serviva e se ne sarebbe tornato a casa. Ritirate le sue cose lasciò il banco così come l'aveva trovato e si avviò verso la locanda dove ogni anno pernottava, deciso a rilassarsi vista la faticosa giornata che l'attendeva il giorno dopo ma felice per quella appena trascorsa.
    L'ultimo raggio di sole lo accecò per un attimo mentre entrava nel cortile della taverna, il basso muro di cinta era costellato di fiori colorati, mentre lo spazio era occupato di panche e tavoli per permettere agli avventori di mangiare all'aperto. Due di loro erano seduti soli ad un enorme tavolo che però gli altri sembravano evitare; uno di fronte all'altro, parlavano e ridevano come due amici di vecchia data, così sembrava a Valak finchè non vide la mano di uno su quella dell'altro. In quel momento capì chi erano quei due ragazzi, e fu felice per loro, contento che potesso esprimere quei sentimenti che a lui erano stati negati, e col sorriso sul volto, entrò nella locanda, pronto per il suo riposo, troppo stanco perfino per cenare, non vide neanche la grossa trave che gli cadeva addosso.

    Accadde tutto così in fretta che Andres non si accorse di niente, la scossa era stata abbastanza forte da distruggere alcuni edifici, e anche la vecchia locanda stava crollando. Rianor scattò in piedi non appena capì cosa stava succedendo, si portò d'istinto al fianco della persona che per lui era più importante della sua stessa vita e usò il suo corpo come scudo contro la pioggia di detriti che cadevano nella loro direzione, prima ancora che potesserò rialzarsi le guardie che li seguivano sempre, seppur a debita distanza, si fecero largo fra le macerie seguite da altre che erano di guardia nella zona.
    <<tutto bene mio signore? Siete feriti?>>. Chiese preoccupata una di loro
    <<solo qualche graffio! Niente di rotto, vero Andres?>>. Rianor sembrava quasi eccitato all'essere scampato alla morte per così poco
    <<sto bene>>. Rispose Andres lapidario, meno eccitato del compagno e più preoccupato invece di quello che poteva essere successo alle altre persone
    <<ci sono feriti?>>. Chiese alle guardie che giravano fra le macerie.
    Fu quella che di solito era appostata all'ingresso del mercato a rispondere
    <<qui c'è un morto mio signore>>. Disse tristemente il soldato
    <<lo conoscevi? Era un tuo amico forse?>>. Andres si preoccuva di ogni persona, al contrario di Rianor che invece stava gia pensando freddamente a come stilare un rapporto dettagliato di danni e perdite.
    <<no mio signore, era solo un pescatore che esponeva al mercato>>. Rispose la guardia coprendo il corpo di Valak col suo mantello.
    Le monetè dell'isolano solitario erano sparse tutt'attorno a lui, nessuno sembrava notarle in mezzo al caos di morte e distruzione causato da quel terremoto inaspettato, e certo Valak non avrebbe più potuto usarle per tornare alla sua isola solitaria, al suo paradiso.

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    La storia di Valak è stata ispirata dalla canzone "the Islander" dei Nightwish, spero che vi piaccia e che vi invogli, una volta chè l'avrò finita, a leggere la storia completa di Rianor e Andres che dovranno far fronte alla inevitabile caduta dell'impero e al lungo viaggio che li attende per ritrovarè la felicità.



    Edited by EricNorth - 21/11/2015, 22:12
     
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