Le avventure del Folletto Luk - 3a parte - La MONTA!!

Povero culetto di Luk

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  1. Capricorn24
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    Passarono alcuni giorni, e poi le settimane… Luk era riuscito a fuggire, e a liberarsi di Paul. Il desiderio di quel giovane umano, dal pisello gigante, si era ritorto contro di lui, ma lo aveva segnato profondamente. Luk si era ripreso da quella traumatica esperienza sessuale, che gli aveva quasi slogato la mascella, ma nonostante tutto, il pensiero a volte tornava a quella esperienza, a quella situazione così assurda, in cui si era ritrovato ad ingoiare quell’uccellone enorme e litri di densa crema bianca umana.

    A Luk era piaciuto, e si chiedeva se sarebbe successo di nuovo…

    Un giorno, come tanti, Luk era nel bosco, a giocare con i suoi amici animali. Quando udì i corni dei cacciatori: la foresta era in subbuglio,e gli animali scappavano da tutte le parti. Luk cercò di nascondersi anche lui, tra le radici di una vecchia quercia. Ma l’udito e l'olfatto fine dei cani da caccia riuscì a stanarlo. Venne catturato e messo in gabbia, e portato come omaggio presso il Duca della vicina contea.

    I cacciatori entrarono nel castello, una volta che fu abbassato il ponte levatoio. La gente del castello guardava con diletto e scherniva quel piccolo esserino che era rinchiuso a forza dentro una gabbietta per uccelli. “Oddio, chissà che fine farò speriamo che mi capiti un umano gentile…” pensava tra se’ il povero folletto verde.

    Nella grande stanza delle udienze, i cacciatori posarono la selvaggina e gli altri omaggi per il Duca. La gabbietta di Luk era in bella vista in cima a tutto. “Il Duca ci ringrazierà per questo bell’esserino… dicono che gli piaccia molto divertirsi con le creature del bosco”, disse un cacciatore, concludendo la frase con una bella risata grassa. “Chissà perche’ ci mette così tanto… non e’ da lui…” aggiunse l’altro.

    I due cacciatori attesero una buona mezz’ora, quando dalla porta principale entrò un giovane ragazzo.
    “Lord Charles, i nostri ossequi. Pensavamo di avere l’onore di essere ricevuti da Vostra Grazia, vostro padre, il Duca…”
    “Mio padre è fuori, ma tornerà questa sera. Lasciate pure qui le vostre cose e i vostri omaggi. E tornate domani”
    “Ma veramente, Milord, noi credevamo che …”
    “che cosa? Non mi avete sentito? Ho detto lasciate qui tutto e tornate domani!” Il tono perentorio del giovane Charles non lasciava adito a dubbi.

    I cacciatori lasciarono il palazzo, e tutte le regalie che avevano portato. Il giovane Duca si aggirò attorno a quella pila di fagiani, beccaccie, pelle di lupi e volpi. “che bella pelliccia” disse, ammirando la morbidezza e lucentezza di una povera martora.

    “Ehi, per favore… sono qui” Charles si giro’ e cercò la provenienza di quella voce. Dapprima non vide nessuno, poi, alzo’ la testa, e sorrise a quella manina che si agitava fuori da quelle sbarre. “Per favore, Vostra Grazia, vi prego aiutatemi”
    “E questo cosa e’?” – penso Charles, osservando quella piccola e buffa creatura – “sembra un bambino, ma…”
    “Sono un folletto” – disse Luk, leggendo tra i pensieri del giovane. “Sono un folletto dei boschi, e sono stato catturato dai quei due lestofanti e dai loro cani. Vi prego, Vostra Grazia, aiutatemi, è davvero piccola questa gabbia”
    “Vedo”, disse Charles sorridendo – “fate fatica a respirare. Vi porto nei mie appartamenti”

    Una volta nella sua camera, Charles poso la gabbia sul letto, e l’apri. Luk riuscì ad uscirne con molta fatica. Era debole, con gli arti atrofizzati dalla postura e dal freddo, ed era affammato.
    “Io sono Luk, sono un folletto dei boschi. Ti ringrazio per avermi aiutato”
    “Io sono Charles, figlio del Duca Hamilton. Adesso sei al sicuro qua dentro”
    “Vi ringrazio, mio signore. Ho avuto paura che …” ma non riuscì a finire la frase, che svenne.

    Una volta aperti gli occhi, osservò il grande soffitto e il grande arazzo sulla parete. “Dove sono?”
    “Buona sera, Luk. Sei nella Contea di Stirling, nel palazzo di mio padre, il Duca Hamilton. Ti hanno catturato questa mattina i cacciatori, ricordi?”
    “Oh sì, ora ricordo tutto. Tu devi essere Charles… ma che ci faccio qui?” disse guardandosi attorno, e realizzando di trovarsi nel letto del giovane duca, tutto nudo.
    “Eri debole, stremato, e ti ho fatto sistemare nel mio letto. Ho atteso qui per vedere se ti riprendevi. Sono contento, vedo che stai meglio adesso. Ti faccio portare qualcosa da mangiare”. Agitò un campanello, e una giovane cortigiana entrò nella stanza. Prese l’ordine del giovane duca, e si ritirò.
    “Grazie, Charles… ma perche’ sono … ehm … nudo?”
    “Sul tuo corpo c’erano diverse ferite e lacerazioni, probabilmente dovute alla caccia e alla forzata postura nella gabbia: ti ho fatto medicare, e ho chiesto che anche la tua veste venisse rammendata; mi spiace ma non ho trovato nulla di così piccolo, che andasse bene per la tua misura”
    “Grazie. Voi siete un umano molto gentile.”

    “Lord Charles, sono venuto per informarvi … oh mi scusi, milord”. Era Edgar, il cavaliere più bello del castello, e anche un fedele aiutante e consigliere di suo padre. Era entrato nella stanza di Charles, per richiedere la sua presenza al banchetto serale, ed era rimasto sorpreso di fronte alla vista di quell’esserino dalle fattezze umane, ma di piccola statura, nudo, in piedi sul letto del giovane duca, e Charles accanto a lui.
    “Oh Edgar, questo è Luk. E’ il mio nuovo amico. Che ne pensi?”
    “Ma quale creatura è mai questa?”
    “E’ un folletto dei boschi. Non abbiate paura. E’ una creatura innocua e pacifica. Lascia stare la spada” disse Charles, togliendo la mano di Edgar dall’elsa della sua spada.
    Edgar si avvicinò e si mise a studiare il folletto da vicino: i suoi occhi furono attratti piacevolmente dalla vista di quel corpicino esile e glabro. “Sembra una creaturina interessante”
    “Credi che potrebbe andare bene, per … ?” chiese Charles
    “Uhm… sembra molto esile e piccino… non credo affatto che il suo buco possa essere grande abbastanza per … non credo, Milord che potrà reggere… non credo proprio che riesca ad entrare … ”
    “Io credo di sì, invece”
    “Io nutro forti dubbi, altezza”
    “Che ne dici di una scommessa? 400 scudi che riesce ad entrare! E la prova si farà questa sera, dopo cena. Ripresentati qui, stanotte, e fai attenzione che nessuno ti veda”.

    Calò la notte. Nel palazzo ducale regnava un profondo silenzio; tutti erano ormai nelle loro stanze a dormire… quasi tutti!
    Rumore sommesso di passi, che avanzano. Un cigolio della porta, e il rumore di una chiave che girava, una volta richiuso l’uscio.
    Edgar entrò nella stanza di Charles, e li trovò sul letto, tutti e due, nudi.
    “Alla buon’ora. Ti stavamo aspettando… come vedi!” risatina sarcastica di Charles. Charles e Luk erano distesi sul grande letto a baldacchino, senza alcun indumento adosso: la luce del focolare rischiarava la stanza, e il calore del fuoco metteva in risalto la loro pelle liscia e vellutata.

    Edgar si tolse i suoi indumenti; si libero della calzamaglia, della cintura, e della maglia, e mise a nudo il suo corpo virile e maschile. Sebbene di qualche anno più grande di Charles, Edgar aveva un corpo sodo e robusto, muscoloso e tornito, con una leggera peluria corvina sul petto, braccia e addome. Rispetto al giovane Charles, era molto più alto. Ma la cosa sorprendente era il suo membro enorme, che penzolava in mezzo alle gambe.

    Da piccoli, Edgar e Charles avevano giocato assieme, e nel crescere, i due avevano sviluppato una profonda conoscenza intima. Ma il membro di Edgar era qualcosa di troppo grande, per Charles, che non poteva riceverlo dentro di sé tutte le sere, e soddisfare così le voglie del suo amato Edgar; così accadeva che i due si divertivano a mettere in mezzo un terzo (a volte anche una ragazza), in un voluttuoso gioco di passione e di desiderio; il terzo aveva solitamente il compito di accogliere il membro di Edgar, ma sovente, il gioco doveva interrompersi a meta’ (o ancora prima), perche’ il tapino non riusciva a sopportare il dolore lancinante e agonizzava sotto le poderose stantuffate di Charles. Ma quella notte, le cose non andarono così….

    Il piccolo folletto era a carponi sul letto, e si stava prendendo amabilmente cura del pisello di Charles. La bocca di Luk andava su e giu’ lungo l’asta del giovane umano, assaporando il calore e l’odore dolce speziato dei fiori di verbena che il giovane duca usava per la sua toeletta. A differenza di molti, Charles teneva moltissimo all’igiene, e usava regolarmente spezie e lozioni di vari fiori per profumare il suo corpo.

    Edgar avanzò verso i due. Luk e Charles, tutti e due insieme, si misero a lavorare il membro di Edgar.
    “Eddie, oggi il tuo uccello sembra piu’ grosso del solito…” disse Charles, scivolando lungo l’asta, ricoprendola di carezze e baci. “Povero Luk – rispose Edgar – spero proprio che riesca a contenerlo… ma tu sei sicuro che …?”
    “Sssshhh: sta zitto, e baciami” ordinò Charles. Edgar si chino’, sempre ritto in piedi, verso Charles, e lo baciò. Fu un bacio dolce, passionale: la lingua di Edgar scese nella bocca di Charles, ed esplorò a fondo la cavita’ tracheale del giovane ragazzo…
    “Hai un profumo speciale, questa sera, Charlie…” disse accarezzandogli il viso; “Forse perche’ questa e’ una sera speciale…” rispose Charles, rimettendosi al lavoro, e deliziando di piacere il membro di Edgar.

    Edgar guardò in basso, e riuscì a scorgere una parte della piccola testolina di color biondo grano di Luk: il piccolo folletto si stava prendendo cura dei suoi testicoli, grandi e rotondi; dapprima, con brevi e saporiti passaggi di lingua; quindi, aprendo ben ben la bocca, Luk aspirava uno dei due testicoli, e lo ingoiava, facendolo accomodare al caldo della sua bocca, e ricoprendolo per bene di saliva.
    “E’ davvero enorme… complimenti Messer Edgar” disse Luk al giovane cavaliere. “Continua, piccolo folletto, continua con la tua bella boccuccia, e le tue belle labbra, a cospargere di saliva il mio cazzo. Perche’ una volta pronto, dovrà essere messo al caldo tra le viscere del tuo culo… spero per te che tu ci riesca. Finora, più di una persona ci ha provato, ma nessuno e’ riuscito a sopportare il mio bastone più di qualche minuto nel suo culetto, senza finire agonizzante di dolore e con le lacrime in volto…”

    “Ci penso io a lui, Eddie” rispose Charles, che si stacco dal membro e si mise dietro il folletto. Accarezzò le natiche lisce e pallide del folletto, passò un dito, poi due lungo la piccola fessura, rivelando lo stretto pertugio.
    “AAAAAHHHH” gemette sommessamente Luk. “Guarda come gli piace… chissa’ se gli piacerà anche dopo…” fece Edgar, ridendo malizioso. Charles scostò le natiche del folletto con le mani, e appoggio’ la sua bocca su quel pertugio stretto e roseo.
    “Ora qualche bacio, e un massaggio, per prepararti alla monta di Eddie”: la lingua di Charles passo’ lungo i bordi di quella piccola fessura, e poi scese piano piano dolcemente al suo interno.

    Edgar li guardava, dritto, ai bordi del letto: Luk davanti al suo pube, che faceva scomparire e riapparire il suo uccellone gigante da quella piccola boccuccia. Charles dietro di lui, che leccava e bagnava il piccolo forellino.
    “Sono pronto, cominciamo” disse Edgar.

    Charles prese dal vicino comodino un piccolo vasetto con del grasso oleoso, che passò delicatamente attorno e poco in profondita’ dentro il culetto di Luk. Diede un bacio al folletto, sulla guancia, e gli porse il vasetto. “Dai, coraggio, spalma per bene questo olio lungo il membro di Eddie. Ti aiuterà a farlo scivolare meglio dentro di te.”

    Ora erano tutti e tre sul grande letto a baldacchino: Edgar e Charles in ginocchio, l’uno di fronte all’altro, che si abbracciano e si scambiano dolci effusioni, carezze e baci. Sotto, disteso sulla schiena, al morbido contatto con le lenzuola candide di seta, il piccolo Luk, che spalma con le sue manine il grasso lungo il membro virile e nodoso di Edgar. Di tanto in tanto, i tre corpi si univano in una profusione di tenerezze e coccole. Era arrivato il momento!

    “Sei pronto?” chiese Charles, staccandosi dalle labbra di Edgar – “mi raccomando, fai piano…”
    “Sì” – rispose Edgar – “non ti preoccupare… e tu, la’ sotto sei pronto?”
    “Certo! – rispose Luk, scivolando da sotto le gambe, e mettendosi in posizione.

    Charles era seduto sulle sue ginocchia; abbraccio’ con dolcezza e bacio’ la bocca del piccolo folletto, in ginocchio davanti a lui. Luk cinse con le braccia le spalle del giovane duca. Charles accarezzò la dolce testolina bionda, diede soffici e morbidi baci sul collo, e scese con le mani lungo i fianchi dell’esile corpo del folletto, massaggiando e carezzando quella morbida pelle liscia e setosa, fino ad arrivare alle morbide natiche, lisce e sode. Luk sentì le mani di Charles che premevano sulle natiche, per esporre meglio il piccolo pertugio alla monta del cavaliere.

    Charles e Luk si guardarono.
    “Sei sicuro che …?” chiese per un momento a Charles, ammirando con una sorta di timore riverenziale la grossa asta di Edgar che era pronta dietro il folletto. “Certo, non ti preoccupare. Procediamo, dai!”, gli rispose.

    Edgar si avvicino’: Luk si aggiustò meglio sulle ginocchia, flette’ il busto e mise in maggior rilievo il suo bacino. La piccola fessura delle sue natiche era ben visibile, grazie alla poderosa stretta delle mani di Charles. Con una mano, Edgar punto’ il suo membro su quel piccolo forellino che si intravedeva appena, e pose l’altra sulla spalla del folletto; si chinò, e diede un bacio a Luk, sulla bocca, e poi sul collo, e sull’orecchio, al quale sussurrò: “ora entro”

    E spinse. Luk emise un urlo sommesso, che diventò sempre più acuto, man mano che Edgar si faceva strada dentro di lui. Charles vicino a lui, staccò una mano dalla natica, e prese a carezzargli dolcemente la testolina bionda, baciandolo in bocca, per assopire il rumore delle sue grida: “sssshhh, vedrai, adesso fa male, ma poi ti piacera’… pazienza, ti prego, pazienta solo un altro poco…”

    E sentì un'altra spinta. E poi un’altra. La cappella di Edgar si stava facendo strada, con forza, lungo quello stretto ed angusto sfintere. Luk avvertì una fitta, un dolore sordo, continuo, che si fece lancinante. Provo’ ad urlare, ma la sua bocca era tra le labbra di Charles; al quale si aggrappava disperatamente e fortemente, come per contenere il dolore che quel cazzone enorme gli stava dando.

    Charles sposto’ la testa in avanti: Luk era avvinghiato al suo addome, ma Charles si sporse in avanti, per ammirare e godere della scena: la vista dell’uccellone del suo amato che avanzava in quel piccolo corpicino lo mandava in visibilio.
    “E’ bellissimo, Eddie: dovresti vedere come si allarga…”
    “E’ bellissimo, Charlie: dovresti sentire come e’ caldo e stretto qua dentro…”

    “Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah – fece Luk – fa male invece, troppo male… basta ti prego!”
    “Ti avevo avvertito: una volta aperto, devi lasciarlo entrare… e tutto quanto, ti avevo avvertito” gli rispose candidamente Charles
    “Aaaaaaaaaaaahhh … nooooooooo nooooooooo … brucia… fa male … aaaaaaaaaaaahhhh … ti prego … Digli di smettere, ti prego…”
    “Noooo … nooooooooooo” – disse Edgar – “è entrata solo la cappella, fino ad ora, vedrai che bello che sara’ quando te lo farò sparire tutto dentro… fino alle palle…”
    “Noooooooooooooooo … ti prego …aaaaaaaahh … nooooooooo …. fa troppo male… non ci riesco a prenderlo … ti prego, per carita’, esci, non ce faccio proprio”

    Charles afferrò di nuovo le natiche di Luk, e le tirò verso l’esterno: “Coraggio, Eddie, spingi adesso… vai .. entra…”
    Edgar era sopra Luk: afferrò con le sue manoni il bacino del giovane folletto e spinse forte: diede un grosso affondo, ma riuscì ad entrare di pochi cm. L’urlo di Luk rieccheggio’ nella stanza. “basta… nooooooo… vi prego… basta vi supplico……”

    “Ci vuole altra crema… aspetta…” Charles si stacco Luk di dosso, si sporse verso il comodino, e afferrò nuovamente il vasetto di crema grassa e oleosa. “esci un poco adesso, dai…”
    “SCHIOOOOCKKK” fu lo schiocco acuto e forte, della cappella di Edgar che si staccava da Luk. “Forza, dai, fai presto… che non resisto… voglio proprio vedere se riesce a prendermi tutto l’uccello, questo bel follettino biondo.
    Luk era prigioniero tra le mani di Edgar. Piangeva dal dolore, e chiedeva pieta’.

    Charles spalmo’ di nuovo un bel po’ di crema lungo quella asta maestosa e robusta, e ne passò una dose alquanto abbondante nella zona arrossata del culetto del lacrimante folletto. “Dai Luk, coraggio… non e’ ancora finita… vedrai, sono sicuro che ti piacera’… prendi un po’ di questo” … e così dicendo, aprì uno scomparto segreto dal fondo del comodino e tirò fuori una piccola borraccetta di pelle di cervo. “Questa e’ una tisana che ti aiutera’ a rilassarti, e a distendere meglio i tuoi muscoli… vedrai ti piacera’ da impazzire…”

    L’effetto del papavero misto all’oppio non tardò a fare effetto. La mente di Luk era nebulosa, i suoi pensieri confusi e offuscati, sentiva delle voci, come se venissero da qualche posto lontano, echeggiare nella sua testolina.
    E avvertì di nuovo la cappella di Edgar che entrava dentro di lui, che a forza si faceva strada. Luk si teneva debolmente con le braccia sulle spalle di Charles, seduto sulle ginocchia di fronte a lui. Dietro di lui, Edgar spingeva e affondava, come un toro alla monta, spingendo piano ma deciso il suo pisello dentro le viscere del folletto.
    Luk urlo’ ancora di dolore: una, due, tre… dieci, venti volte… e poi, piano piano, il dolore si attenuò… rimase il dolore dovuto allo sfregamento della verga dura e nodosa di Edgar al suo interno, ma avvertì nascere dentro di sé un insolito calore, una sensazione di piacere e di lussuria che non aveva mai provato.

    “Cazzo Eddie, ci sei, dai… ancora poco… spingi dai” Charles incito’ il giovane toro a farsi ancora strada dentro quel corpicino esile.
    Tra i vari sospiri e gemiti, Edgar gli rispose “Ecco, sì… ci sono quasi … ancora una… ecco, ancora una… e … e … e… e’ dentrooooo!!!!”

    Finalmente, quel bastone enorme (25 x 20 cm) di Eddie era entrato tutto dentro quel piccolo corpicino.
    “Non capisco proprio come facciano a starci tutti” esclamo’ stupito Charles, che si stava masturbando – “ma e’ una cosa meravigliosa, davvero…”
    “Aaaaaah, che bello… tutto dentro finalmente… sento le palle che sbattono… quanto tempo… ahhh che bello…”
    Edgar e Charles si chinarono e baciarono Luk, la cui mente vagava nel vuoto, i sensi onbulati dal piacere e dolore misti insieme. Lo coccolarono di carezze e di massaggi, lo baciarono sul collo, sul viso.
    L’azzurro degli occhi di Charles si specchio’ nel blu degli occhi di Luk “Sei stato davvero bravo, sai! Nessuno, da tempo, era riusciuto a prenderlo tutto… anche io ci ho provato una volta, ma mi ha fatto davvero troppo male… stavo quasi per svenire dal dolore…”
    Luk osservò un’ombra, al lato del suo viso. Mosse gli occhi verso sinistra, e si incrociarono con il verde smeraldo di quelli di Charles, che stava risalendo dal collo, lungo l’orecchio, leccando e baciando quella pella dolce e setosa.
    “Si, davvero bravo…” disse Edgar “ma non e’ ancora finita… anzi, la monta e’ appena iniziata”
    Luk tremo’, e i due avvertirono i brividi salire e pervadere il corpo del folletto.

    Charles si stacco’ da Luk, che si ritrovo’ a quattro zampe sul letto. Il minimo movimento accentuava la presenza della mazza di Edgar dentro di lui, e gli faceva male, male e piacere insieme. Avvertì il bacino di Edgar spingere contro di lui, verso il basso. Capì e si distese. Edgar era adesso sopra di lui. Il corpicino di Luk era sparito, dalla mole massiccia e muscolosa di Edgar; la testolina bionda era schiacciata tra le lenzuola candide e la lieve peluria corvina del petto di Edgar.

    Charles era dietro di loro, questa volta. Porse ad Edgar la borraccetta con la tisana, il quale, una volta bevuto a sufficienza, la porse a Luk, che fu costretto a berne di nuovo. “Questa e’ per la monta… devi rilassarti bene… non durera’ poco…”
    “Eddie, io sono pronto qua dietro” disse Charles. “Si, bravo… solo un altro po’. Qua dentro e’ davvero troppo stretto. Ho paura che … se ci vado pesante, rischio di aprirlo in due, questo piccolo folletto…”
    Luk aveva gli occhi semi aperti. L’azzurro dei suoi occhi vagava nel nulla. Non riconosceva piu’ le forme, ne’ gli oggetti. Avvertì le risate dei due provenire come da lontano, risate ovattate… mentre avvertiva chiaramente la presenza di Edgar dentro di lui. Sentiva quel membro enorme tutto dentro di lui, arrivargli fin quasi alla gola… respirava un po’ a fatica.

    D’un tratto, avvertì chiaramente il membro di Edgar uscire. Era sempre sotto di lui, ma Edgar aveva alzato il bacino e fatto uscire la sua mazza. Luk sentì il suo forellino tornare a richiudersi, una sensazione di sollievo, temporanea, da quel dolore forte e lancinante che lo aveva allargato fino all’inverosimile.
    Sentì un rumore di sfregamento: era Charles che passava di nuovo la crema lungo l’asta. E poi, anche attorno e dentro il suo forellino. Le dita lunga e affusolate di Charles erano un dolce rimedio e sollievo, rispetto al calibro di 20cm di diametro del pisellone di Edgar.

    “Ho finito la crema. E’ pronto… dacci dentro, Eddie” disse Charles, schioccando un bacio e una carezza sulle natiche sode e muscolose del suo amato Eddie. “Mmmmm non vedo l’ora… Coraggio Luk… apri ancora per bene il tuo buchino per me”

    “AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH”
    Luk emise un urlo, il piu’ forte di tutti: Edgar aveva puntato il forellino del culetto, e ci aveva spinto tutto dentro quel suo pisellone gigantesco. La dose abbondante di grasso e crema fu sufficiente per adattarsi lungo tutto lo sfintere del giovane folletto, e permise alla mazza nodosa di Edgar di scivolargli tutto dentro, in un affondo solo. Poderoso, violento, ma in un colpo, i 25 cm scomparvero dentro.

    Edgar gemette e grugni di piacere… “Che bello… Mamma mia… che bello…” continuava a ripetere, mentre sentiva la sua carne entrare e scomparire dentro quello stretto canale. “Che calduccio che fa qua dentro… adesso ti faccio diventare caldo come un vulcano… preparati Luk” E così dicendo, inizio’ una serie poderosa di stantuffate che fecero cigolare paurosamente il letto.
    Luk sentì il calore divampare all’interno del suo corpicino. Il dolore dello sfintere che cedeva sotto la forza bruta e violenta del pisellone di Eddie si assopiva, affondo dopo affondo, spinta dopo spinta. Sentiva la punta della cappella sbattergli contro la gola.

    “E’ bellissimooooooooooooo… che spettacolo…. Dovresti vedere….” Dall’altra parte, Charles era disteso sul letto, con i gomiti appoggiati sul materasso, che osservava il suo amico trombare il folletto. Di tanto in tanto, allungava un braccio, e con la mano, accarezzava l’asta e le palle del suo focoso amante, e testava la tenuta del forellino di Luk “Cazzo, Eddie, e’ proprio al limite… se spingi ancora, credo che si romperà…”
    “No, non ti preoccupare… lo senti? Il folletto non urla piu’, ma geme come una cagnetta in calore.. dovresti sentire come e’ caldo… sembra che ha la febbre a tremila…”
    Luk gemeva di piacere. Teneva stretto le lenzuola tra le mani, stringendo la presa ogni volta che il pistone di Eddie scendeva fino in gola, e le sue palle si scontravano con le sue natiche. Inarcava la schiena, quando Eddie sollevava il bacino, e la distendeva ogni volta che entrava. Di tanto in tanto, sotto di lui, spostava la testa di qua e di la’, dando degli amorevoli bacietti lungo le dita delle mani di Eddie, ferme e salde tra di lui come una morsa d’acciaio.

    Passarono i minuti… Luk non sapeva da quanto tempo era la’ sotto, ma sentiva il suo corpo cedere al calore della passione e della lussuria, affondo dopo affondo. Il suo sfintere era slabbrato, dilatato all’inverosimile. Sentiva la pressione del bacino e del torace di Eddie sopra di lui, ma era una cosa sopportabile ormai, quasi piacevole. Anche la sua mente aveva accettato la presenza di quel grosso tocco di carne che sembrava arrivargli quasi in gola. Con un poco di raziocinio che gli restava, avvertì l’imminente rottura del suo sfintere: se Edgar avesse continuato a spingere ancora, gli avrebbe aperto il suo sfintere, rompendogli il culo letteralmente in due.

    “Charles, Eddie, vi prego… basta… non ce la faccio piu’… se spinge ancora, moriro’..”
    “Eddie fermati.. Lo stai aprendo in due”
    “Nooooo… ancora una … e un’altra… e un’altra ancora…”
    “Eddie, fermati, ti supplico, non ce la faccio piu’ … sono così debole… non riesco piu’ a contenerlo….”
    “Eddie, e’ tutto rosso, dovresti vederlo… sta per cedere…
    “Ecco… ancora una… e … ee… e… VENGOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO”

    Un getto caldo; una sensazione di qualcosa di liquido e caldo dentro di lui.
    E subito dopo, un fiume in piena. Edgar venne come un elefante. Riversò dentro Luk una copiosa e abbondante dose di sborra. Luk tossì, come se avvertisse il liquido bianco arrivargli in gola.
    Charles era sempre dietro i due, e passò la lingua tutt’attorno a quel buchetto ormai slabbrato, raccogliendo e assaporando la sostanza bianca di Eddie che fuoriusciva copiosa. “Mamma mia, Eddie, quanta ne hai fatta… non finisce mai…”. Charles continuò a smanettarsi, e dopo pochi istante, venne anche lui…
    “Aaaahhh Aaaahhh … tutta quanta… fino all’ultima goccia… tieni piccolo luk…” Grugni Eddie di piacere, muovendo piano il suo cazzone dentro Luk, per far uscire tutta la sua essenza di maschio.
    “Cough … cough… oh mio Dio, la sento arrivare in gola… Eddie, ne fai davvero tanta… Oddio, la sento… che sapore dolce amaro che ha… e’ bellissima… Grazie Eddie!”
    “Era da tempo che non svuotavo il mio cazzone tutto dentro un bel culetto liscio e stretto… Grazie Luk” e si chino’ baciando la fronte madida di sudore del folletto… “senti come e’ caldo, sembra febbricitante”
    “E’ caldo anche qui”… gli fece eco Charles da dietro “Devi sentire come scotta il culetto… l’hai proprio montato a dovere, Eddie”.

    Eh sì. Quella fu la prima e non l’ultima monta del piccolo Luk.
    Dopo la monta, i tre ragazzi passarono il resto della notte (quando Eddie fini di svuotarsi dentro Luk, ormai, si era fatta quasi l’alba) abbracciati insieme. Luk rimase per diverso tempo tra le lenzuola del giovane duca, per riprendersi dalla interminabile monta subita. Charles si prodigo’ nelle cure e nel risollevare l’animo e il corpo del suo giovane amico, per prepararlo alla inculata successiva.
    “Sei stato davvero bravo Luk” gli dissero i due ragazzi, insieme “vedrai la prossima volta, sara’ ancora piu’ bella”.

    Luk li guardò negli occhi. E sorrise. Pensando a quella che sarebbe stata un’altra incredibile e interminabile monta, e al piacere immenso che avrebbe provato.

    Luk rimase nella Contea di Stirling per parecchio tempo, e subì diverse monte… ma questa e’ un’altra storia.

    By Capricorn24

    Edited by Capricorn24 - 18/3/2011, 18:49
     
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  2. waverly93
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    Il racconto in sé e per sé è bellissimo, solo che (almeno per me) il fatto di essere in alcuni punti molto crudo gli ha fatto perdere molti punti... Sto parlando solo della terza parte...
    Comunque bravo!
     
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  3. Tauros1990
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    Un Po crudo, forse, ma ne vale la pena la lettura se lo scopo è una facile maturazione *_*
     
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2 replies since 18/3/2011, 17:54   1054 views
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