Bisex 01

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  1. cavallino
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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Posto meraviglioso il Gargano, specie se si è in vacanza con davanti l’intero mese di Agosto per crogiolarsi al sole e questa era la mia invidiabile posizione in quella bellissima Estate.
    Ero arrivato una decina di giorni prima con i miei genitori, solo che questa volta c’era una variante alle precedenti vacanze trascorse insieme: ero infatti felice possessore di un bellissimo spider Alfa Romeo, rosso e nuovo fiammante e avevo ottenuto il permesso di trascorrere le vacanze in tenda. I miei sarebbero andati nel solito, meraviglioso albergo che ci aveva ospitato molte altre volte e dove io avrei potuto consumare i pasti.
    Quello della tenda era un mio vecchio desiderio che finalmente ero riuscito a realizzare e ora vivevo felice quasi sulla riva del mare, addormentandomi con il rumore delle onde che mi cullava. Una vera meraviglia.
    Avevo diciotto anni appena compiuti e sebbene fossi alto un metro e ottanta e ostentassi un fisico particolarmente prestante, non li dimostravo. Nel viso conservavo ancora i tratti della fanciullezza che la barba, del resto sempre ben rasata, non riusciva a nascondere e il mio corpo era ancora liscio, senza ombra di peli sul petto o nell’addome e le gambe, ricoperte da una rada peluria bionda, sembravano ancora quelle di un ragazzino giovane. Avevo anche la vita sottile e i fianchi pieni, con reni arcuate più simili a quelle di una ragazza o di un adolescente che non a quelle di un adulto come mi ritenevo. Questo mi dispiaceva, perché più di una volta avevo sorpreso uomini che mi fissavano dietro e avevo colto nei loro sguardi qualcosa di più di un normale apprezzamento estetico. In città poi, quando andavo a scuola su autobus affollati, mi capitava spesso di sentire una mano ribalda strofinarsi come per caso sul mio sederino. Di solito mi allontanavo in fretta, ma avvertivo anche un leggero senso di eccitazione serpeggiarmi nell’inguine e un paio di volte, con mio grande imbarazzo, avevo avuto una erezione.
    Sapevo che il piacere poteva venire anche dagli uomini, perché un’esperienza l’avevo avuta e anche molto coinvolgente e completa, tuttavia adesso erano le ragazze che mi interessavano. Ne avevo parecchie che mi ronzavano intorno e con più di una avevo fatto l’amore. La cosa mi aveva talmente entusiasmato da farmi dimenticare le mie reazioni a quelle toccatine sugli autobus, però mi rendevo conto di essere molto sensuale e che bastava un niente per mandarmi su di giri.
    Come tutti i bambini, a partire dai dieci anni avevo fatto anch’io il gioco del dottore con i miei coetanei più fidati. Ci abbassavamo a turno i pantaloncini e le mutandine, fingendo un immancabile male di pancia e ci massaggiavamo i piselli duri duri, scoprendo le prime emozioni sessuali e i primi turbamenti. Tutto finiva con un piccolo orgasmo che ci scuoteva e faceva rimpicciolire i nostri pisellini: segno inequivocabile dell’avvenuta guarigione. Poi, quasi quattordicenne, avevo avuto un’esperienza completa e molto trasgressiva che avevo relegato nel fondo della mia mente.
    Una giorno però, appena un mese addietro, mentre sentivo una mano sconosciuta tentarmi le natiche e io, pressato da una folla compatta e ondeggiante che occupava l’autobus fino all’inverosimile, non riuscivo a defilarmi, mi vennero in mente quei giochi di bambino e soprattutto quell’altra esperienza, quella che mi aveva fatto conoscere per la prima volta l’amore di una donna e quello di un uomo e mi ritrovai in erezione. La mano si fece più intraprendente, palpandomi le natiche e spingendosi nel solco che i pantaloni leggeri e attillati rendevano piuttosto accessibile e mio malgrado mi eccitai ancora di più. Estremamente imbarazzato cercai di allontanarmi, ma per farlo dovetti girarmi e la mano mi toccò il sesso irrigidito, stringendolo fra le dita. Stavo tremando e rimasi immobile, lasciando che si muovesse adagio sul mio pene, masturbandomi da sopra i pantaloni.
    Di fronte a me c'era un bel ragazzo di circa trent'anni: non poteva essere che lui ad accarezzarmi e lo fissai. Quando i nostri sguardi si incontrarono vidi una lucina maliziosa nei suoi occhi che dovevano leggere nei miei il turbamento che provavo. Rimase impassibile, ma la sua mano mi impugnò con più forza. Per un lungo minuto mi sentii come paralizzato, poi capii che se lo avessi lasciato proseguire ancora un attimo non sarei più stato in grado di fermarlo e avrei goduto. Mi riscossi, riuscendo a districarmi dalla ressa e scesi precipitosamente alla prima fermata. Ero sudato, tremavo e le gambe si rifiutavano di reggermi.
    Quella sera rimuginai a lungo sulla cosa e finì che mi eccitai nuovamente. Iniziai a masturbarmi adagio, come facevo abbastanza spesso fantasticando su improbabili avventure con donne bellissime. Questa volta però ripensai anche a quello che mi era successo sull’autobus. Fu così che le mie fantasie presero una nuova direzione, coinvolgendo mani maschili che mi accarezzavano. Quella mia prima avventura l’avevo quasi cancellata dalla mente, ma mentre muovevo la mano sul mio pene turgido i ricordi tornarono in tutta la loro sconvolgente chiarezza. Mi toccai fra le cosce e scesi in mezzo alle natiche, trovai il buchino e lo tentai un poco: ne provai un piacere immediato e Claudia e Paolo si stagliarono nitidissimi nella mia mente.

    Avevo tredici anni quando conobbi Claudia durante una vacanza estiva trascorsa a Milano Marittima. Era una donna molto bella che non dimostrava i suoi trenta anni, sottile come un giunco, ma con una figura armoniosa e tornita che a me non ancora uscito dall’adolescenza sembrava un miraggio irraggiungibile. Era una bionda naturale, con i capelli colore oro scuro che le circondavano un viso da gattina in cui spiccavano due labbra rosse appena imbronciate e due immensi occhi verdi. Che fosse una bionda naturale lo sapevo perché un giorno l’avevo seguita mentre si dirigeva in cabina per cambiarsi ed ero riuscito a sbirciarla nuda da una fessura della parete. Avevo provato un’emozione intensissima nel vedere il suo inguine ornato da un triangolino di pelini biondi che però non nascondevano il sesso. Si era infatti depilata mantenendo solo un cespuglietto sul pube che lasciava scoperta quella dolcissima ferita che le si apriva fra le gambe. Non ero riuscito a trattenermi dal masturbarmi, correndo il rischio di essere scoperto e avevo goduto osservandola mentre si rivestiva.
    Il fatto di averla vista senza mutandine era stato emozionante, ma lo era ancora di più vederla al mare, coperta solo da un minuscolo tanga che scopriva le natiche rotonde e sfacciate che si inarcavano dalla vita sottile e i seni piccoli e sodi in libertà con i capezzoli quasi sempre eretti. Claudia aveva fatto amicizia con i miei genitori e così potevo osservarla da distanza ravvicinata quando prendeva il sole nell’ombrellone accanto al nostro. Lo facevo sempre e cercavo di mettermi in posizioni tali da permettermi di sbirciarla fra le gambe che agitava con una certa disinvoltura, tenendole a volte completamente aperte per abbronzarsi meglio.
    Il marito, Paolo, la raggiungeva durante i fine settimana e spesso uscivano a cena con i miei. Era un bel ragazzo, con un fisico asciutto e scattante e un viso giovanile, rallegrato da due luminosi occhi azzurri sempre sorridenti sotto le ciocche di capelli castani che tentavano di nasconderli. Con me era molto cordiale e non mancava mai di strizzarmi cameratescamente l’occhio quando mi sorprendeva a sbirciare qualche bella ragazza con i seni al vento che ci passava davanti, sembrava però non accorgersi di come guardavo sua moglie.
    Vivevo in uno stato di perenne eccitazione e dovevo ricorrere alla masturbazione molto spesso per tenere quieto il mio affare quasi sempre dritto che minacciava di sgusciare fuori dai piccoli slip che indossavo. Non avevo mai avuto rapporti con una donna e le mie esperienze sessuali si limitavano ai giochi con i miei compagni d’infanzia, era quindi abbastanza naturale che stravedessi per Claudia e del tutto inevitabile che lei se ne accorgesse benissimo.
    Da un paio di anni avevo imparato lo sci d’acqua ed ero piuttosto bravo, anche Claudia aveva cominciato a praticarlo e sempre più spesso mi chiedeva di accompagnarla sul suo motoscafo. Normalmente lo guidava mio padre, mentre noi ci facevamo trainare in coppia, una volta però le cose andarono diversamente.
    I miei avevano un impegno per cena nella vicinissima Cervia e avevano deciso di raggiungerla via mare. Era anche stato deciso che io avrei mangiato nella villa di Claudia, così, a metà pomeriggio, la mamma giunse a bordo della nostra barca e papà trasbordò, lasciandoci soli a prendere l’ultimo sole su un mare talmente liscio che non era stato nemmeno necessario gettare l’ancora.
    Claudia mi venne vicina e si sdraiò sui materassini prendisole e fui acutamente conscio del suo fianco che sfiorava il mio.
    - Mi piacerebbe prendere il sole nuda,- disse fissando il cielo, - è bellissimo stare senza costume. - Ti dispiace se mi tolgo lo slip?- Aggiunse, visto che ero rimasto zitto.
    - No, certo,- risposi e mi accorsi che mi tremava la voce. L’idea di vederla nuda al mio fianco mi entusiasmava e mi ritrovai con l’uccellotto duro ancora prima che lei si muovesse per spogliarsi. Mi girai precipitosamente sulla pancia e la vidi come in sogno mentre si sfilava agilmente il costumino dalle lunghe gambe. Il suo cespuglietto di peli si stagliò sul pancino piatto, ma quello che calamitò i miei sguardi fu il suo sesso che si mostrava nudo fra le cosce appena dischiuse. Distolsi gli occhi imbarazzato, perché non volevo che mi sorprendesse mentre la fissavo in quel posticino così intimo, ma lei sembrò non essersene accorta.
    - Hai un sederino bellissimo,- disse, mettendomi una mano sulle reni, - perché non togli il costume anche tu?
    Non risposi, sentendomi arrossire e avvertendo acutamente quella manina che mi accarezzava dolcemente, proprio dove cominciavano a sbocciare le natiche che sapevo di avere rotonde e rilevate, da ragazzino ancora molto giovane.
    - Girati,- ordinò. Lo feci, perché a quel punto sarebbe sembrato scortese non farlo e poi non mi andava che mi prendesse per un verginello imbranato, anche se in effetti lo ero.
    Mi guardò l’inguine, dove il mio sesso formava un notevole rigonfio sotto la leggera stoffa del costume e mi sentii ancora più imbarazzato, ma non feci nulla per ripararmi.
    - Lo so che sei eccitato,- mi disse gentilmente, - ma non devi vergognartene, è una reazione naturale e a me fa piacere perché mi fa capire che ti piaccio. Se non ti fosse successo avrebbe significato che mi giudichi brutta e che non ti interesso.
    - Ma non è vero!- La rassicurai con calore.
    - Lo vedo,- mi rispose sorridendo - e vorrei che anche tu ti spogliassi, in fondo io mi sto facendo vedere nuda da te.
    - Si, ma...- protestai debolmente.
    - Lo so, lo so. Nelle donne l’eccitazione non è visibile come nei maschietti, però anche noi ci eccitiamo e un uomo può capire quando ci accade.
    - Come?- Non riuscii a trattenermi dal chiederle.
    Lei portò le mani all’elastico dei miei slip e cominciò ad abbassarli. Non feci nulla per trattenerla: intuivo che stavo per vivere la mia prima esperienza con una donna, ma non potei impedirmi di arrossire violentemente quando mi scoprì l’inguine e il mio uccello si drizzò nudo, inchiodato da un’erezione quasi dolorosa. Sollevai i fianchi e lei mi liberò completamente del piccolo indumento.
    - Sei molto bello, sai?- Sussurrò, poi, ricordando la mia domanda, riprese: - a voi maschietti viene duro quando vi eccitate, a noi invece si inumidisce la passerina. Se un uomo ha un po’ di esperienza può accorgersene anche solo guardandola, sicuramente lo capisce se ci accarezza.
    Mi mancò il respiro, perché una sua manina si era posata sul mio sesso e lo stava circondando con le dita.
    - Ne hai voglia vero?- Mi chiese.
    - Si...- confessai, rosso come un peperone, ma comunque deciso a stare al suo gioco.
    - Anche io, senti come sono bagnata- e mi prese gentilmente una mano portandosela su quella meraviglia di fighetta che ora non mi vergognavo più di guardare. La toccai adagio, sentendola tutta umida e fu con un’emozione profonda che la vidi divaricare le gambe perché potessi raggiungerla meglio. Capii che quello era un gesto pieno di promesse, che significava che lei si stava offrendo e che avrei potuto spingermi molto più in là, ma purtroppo non sapevo bene come fare.
    La sua mano si mosse sul mio membro e sospirai forte, poi non riuscii più a trattenermi e mi dibattei in un orgasmo che mi colse quasi di sorpresa, strappandomi un piccolo gemito e facendomi contorcere contro di lei mentre dal mio uccellotto sprizzava un getto di seme. Era da poco tempo che avevo cominciato a eiaculare e per il momento tutto quello che riuscivo ad emettere era un getto solitario, il mio orgasmo però durava ancora a lungo e la mano di Claudia non mi lasciò fino a che non mi fui completamente placato. Quando ripresi fiato la guardai pieno di imbarazzo, ma vidi che i suoi occhi mi sorridevano.
    - Ne avevi tanta voglia e non hai saputo trattenerti,- mi disse con una sorta di cameratismo che me la fece sentire quasi come una coetanea, - ma non è un male, adesso sei più calmo e potrai apprezzare meglio certe cose.
    Nonostante l’orgasmo avevo ancora il membro teso, ma la situazione era talmente eccitante che pensavo che sarei rimasto in erezione in eterno, non importa quanti orgasmi quella donna bellissima mi avesse fatto vivere.
    Mi strinsi a lei e la accarezzai ancora, o meglio cercai di farlo perché era la prima volta che toccavo una donna così intimamente. La sua mano coprì la mia e mi insegnò il modo giusto per darle piacere. Imparai subito e proseguii con foga a strusciare le dita sulla fessura che sentivo farsi sempre più umida e morbida. Claudia gemette e si sdraiò con l’inguine vicinissimo al mio viso: era tutta aperta perché aveva le gambe molto divaricate e affondai le dita nella piccola voragine che mi si schiudeva di fronte. Lei gemette di nuovo, poi fui io a sussultare mentre due labbra di velluto mi circondavano il pene assorbendolo nel gorgo umido della bocca. Cercai di trattenere un singhiozzo sentendo la sua lingua correre veloce sulla mia asta, ma anche lei stava godendo e prima di svuotarmi nuovamente fra quelle labbra fantastiche vidi per la prima volta un sesso femminile in orgasmo. La vagina di Claudia pulsò violentemente sotto le mie dita e lei mugolò, distendendo le gambe e poi divaricandole di colpo e un flusso più abbondante di succhi mi bagnò la mano. Mi parve una cosa meravigliosa essere riuscito a fare godere quella splendida donna, tanto bella che non resistetti e mi scaricai anch’io nella sua bocca, facendola singhiozzare mentre le donavo il mio giovane seme.
    Rimanemmo abbracciati per riprendere fiato, poi Claudia si girò di nuovo verso di me.
    - È stato bellissimo,- mi sussurrò, con gli occhi che le sorridevano e le labbra tumide e luccicanti.
    - Si,- sospirai beato.
    - Non lo avevi mai fatto?
    - No...
    - Nemmeno con i tuoi amici?
    - Be’...- balbettai, perché mi vergognavo a farle certe confessioni.
    - Dai, ormai mi puoi raccontare tutto. Ci siamo visti nudi, ci siamo accarezzati e fra poco faremo l’amore, fra noi non devono esserci più segreti.
    La guardai confuso, perché aveva detto quella cosa così importante: non mi sembrava vero che una donna della sua età tanto bella desiderasse farlo con me, ma allora ero molto giovane e non capivo bene le donne, ammesso che si possa mai farlo. Non capivo che per lei era esaltante cogliere la mia verginità almeno quanto lo era per me donargliela e forse ancora di più.
    - Con gli amici qualche volta ho giocato ai dottori,- risposi imbarazzato.
    - Vi accarezzavate?
    - Si.
    - Come ho fatto io?
    - No, solo con le mani.
    - E qui?- Chiese, facendo scivolare una manina fra le mie cosce dischiuse e cercandomi nel solco.
    - Qualche volta...- Mi sentii di nuovo arrossire mentre confessavo i miei giochi di bambino, ma soprattutto a causa delle sue dita curiose che si insinuavano sempre più in profondità nel mio culetto. Sussultai quando mi toccò il buchino e cercai di sfuggirle.
    - Non ti piace essere accarezzato qui?- Sussurrò.
    - Non so...
    - È bellissimo, a me piace da morire.
    - Si,- cedetti e le mie gambe si aprirono quasi da sole.
    - Fallo anche tu.
    Non chiedevo di meglio e intrufolai una mano fra le sue natiche sode, sentendola impennarsi quando mi spinsi in profondità, toccandole il centro.
    - Così,- sospirò, - spingi di più, entrami dentro come faccio io.
    - Oooooh...- sospirai quando il suo dito mi pressò con più forza, superando l’anellino di muscoli dell’ano. Ora ero di nuovo turgido e mi sfregai contro il suo ventre.
    - Si,- sussurrò guardandomi, - prendimi. Si girò supina, senza cessare di accarezzarmi e si aprì tutta. Mi guidò con una mano e sprofondai in un nido bollente che mi fece impazzire di piacere. Continuando a frugarmi dietro mi insegnò il ritmo giusto e iniziai a cavalcarla con forza, godendo dei gemiti che riuscivo a strapparle a ogni affondo.
    - Sei fantastico...- singhiozzò, venendo incontro ai miei colpi. Il suo dito affondò per intero nel mio culetto nel momento in cui raggiunse l’orgasmo e anch’io mi sciolsi di nuovo dentro quella fighetta meravigliosa, stringendo le natiche su quel ditino che mi procurava sensazioni sconvolgenti.
    - Sei sempre così silenzioso quando vieni?- Mi sussurrò quando la tempesta dei sensi si fu placata, stringendosi morbidamente a me.
    Non risposi e la guardai imbarazzato, sentendomi arrossire.
    - È bello lasciarsi andare quando si prova piacere,- mi disse dolcemente, - è bello anche ascoltare i singhiozzi di chi sta con te, perché significa che lo stai facendo godere molto. Io non sarei mai capace di venire in silenzio...
    Di questo me ne ero accorto molto bene, ma a me riusciva difficile lasciarmi andare così, anche se in alcuni momenti lo avrei desiderato. Sempre più imbarazzato cercai di spiegarglielo e lei mi sorrise affettuosamente e con una manina venne a cercarmi il sesso.
    - Sono sicura che imparerai,- sussurrò, aprendo un poco le gambe perché anch’io le avevo trovato l’inguine. - Al momento giusto anche tu griderai e forse sarò proprio io a sentire per prima i tuoi gemiti di piacere.
    Tacemmo, ma le nostre mani non rimasero inoperose e sentii con emozione la sua vagina inumidirsi mentre anch’io mi inturgidivo fra le sue dita.
    - Adesso basta,- sospirò dopo qualche minuto, sciogliendosi dal nostro abbraccio, - o questa sera non avremo più la forza di fare nulla.
    - Ma non arriva tuo marito?- Le chiesi.
    - Certo, ma questo non ci impedirà di fare ancora l’amore.
    - Ma cosa dirà?
    - Nulla, lo vorrà fare anche lui.
    - Con noi?
    - Certo, ti dispiace?
    - Non so...
    - Sarà bellissimo, vedrai,- mi assicurò, raggomitolandosi contro di me, - Paolo è bravissimo e tu potrai imparare molto da lui.

    Quando entrammo nella villa di Claudia erano le sei di sera, Paolo era già li e lo trovammo che prendeva beatamente l’ultimo sole sul prato. Doveva essere nudo, perché lo vidi coprirsi l’inguine con un asciugamano quando ci sentì arrivare. Il prato che circondava una piccola piscina era molto ben protetto da un’alta e foltissima siepe ed era quindi praticamente impossibile che qualcuno potesse sbirciare all’interno, così chi desiderava prendere il sole nudo poteva farlo senza problemi.
    Claudia salutò il marito con un lungo bacio che andò facendosi sempre più infuocato e quando si staccarono vidi il sesso dell’uomo tendere il piccolo asciugamano che lo copriva sommariamente.
    - Perché non seguiamo anche noi il suo esempio?- Mi chiese sorridendo e si tolse con grazia la corta gonnellina e la camicetta che indossava, sfilandosi poi il piccolo costume da bagno. Di nuovo vidi con emozione il suo inguine nudo e di nuovo mi ritrovai in erezione.
    Mi tolsi i calzoncini e la maglietta, ma conservai il costume. Mi vergognavo di farmi vedere eccitato da Paolo, che però aveva già allontanato l’asciugamano e mostrava il sesso quasi completamente eretto. Notai che era lungo e piuttosto sottile, non molto più grosso del mio ed era circondato da una piccola nuvola di peli castano chiari. Anche il corpo di Paolo era quasi totalmente glabro, ma di quello mi ero già accorto per averlo visto spesso in costume. Come la moglie, sembrava molto più giovane della sua età e vidi che mi osservava, sorridendo del mio imbarazzo.
    - Coraggio,- mi disse, - spogliati anche tu. Lo so che la vista di Claudia fa un certo effetto, ma non è il caso di vergognarsi. In fondo le stiamo rendendo un omaggio,- aggiunse maliziosamente sbirciandosi il sesso che aveva raggiunto un’erezione completa.
    Mi sentii arrossire, ma mi feci forza e mi sfilai velocemente il costumino, sdraiandomi poi a pancia in giù sull’erba.
    - Sai che io e Marco abbiamo fatto l’amore?- Disse Claudia, sdraiandosi vicino a me che adesso mi trovavo fra lei e Paolo. Mi sentii sprofondare e guardai imbarazzatissimo il marito che sorrideva apertamente.
    - Lo avevo immaginato,- affermò, - è molto difficile resistere a certe tentazioni, per tutti e due.
    - Si,- rispose Claudia, - Marco è stato molto bravo e poi è anche molto bello, guarda che sederino perfetto ha- e mentre parlava sentii una manina che mi accarezzava le natiche. Di nuovo fui preda della vergogna, ma era meraviglioso subire quella leggerissima carezza, così affondai il volto fra le braccia, lasciandola continuare.
    - È vero,- disse Paolo, - è un culetto meraviglioso, chissà se è anche capace provare piacere.- La sua mano si unì a quella della moglie e io mi sentii morire per quel contatto che sapevo proibito, ma che mi faceva provare brividi sempre più intensi.
    - Oh, si,- lo assicurò Claudia, - gli piace molto sentirsi toccare qui- e un suo dito mi scivolò nel solco sfiorandomi il buchino, - mentre facevamo l’amore gli piaceva sentirsi godere il culetto, vero?- Mi chiese, avvicinando il volto al mio che tenevo ancora nascosto fra le braccia.
    Dovevo essere rosso come un peperone quando la guardai, ma le sue mani mi stavano dando un piacere terribile e non solo le sue, perché adesso anche Paolo mi stava toccando fra le natiche e quando sentii che premeva sul mio buchino non fui capace di stare fermo e mi agitai sotto la carezza.
    - Non devi vergognarti,- mi sussurrò Claudia, - è bello per tutti essere accarezzati così, anche a Paolo piace molto.
    - Oh si,- confermò lui - ed essere baciati in un certo modo è ancora più bello.
    - È vero,- disse Claudia e scivolò sul mio corpo avvicinando il viso ai miei fianchi. La sua lingua mi sembrò un serpentello di fuoco quando cominciò a tracciarmi pigre spirali sulle reni, avvicinandosi sempre più all’inizio del solco. Me lo lambì per tutta la sua lunghezza, fino alle cosce e mi contorsi quando si insinuò profondamente dentro. Le mani di Paolo si posarono sulle mie natiche e le divaricarono, mi resi conto di avere il buchino tutto esposto e mi mancò il fiato quando la lingua di Claudia cominciò a leccarlo. Era una sensazione sconvolgente ricevere quel bacio così trasgressivo e i miei fianchi si sollevarono da soli. Ero quasi inginocchiato adesso e mi offrivo alla lingua della donna che mi scavava sempre più in profondità, cercando di penetrarmi. Il mio sesso era rigidissimo e mugolai quando una mano, non sapevo di chi, lo strinse, muovendosi adagio e regalandomi nuove sensazioni di piacere.
    Mi sentivo sempre più aperto e disponibile e quando mi spinsero ad inginocchiarmi lo feci, sollevando il culetto e nascondendo il viso fra le braccia, offrendomi senza più ritegno alla lingua di Claudia che adesso riusciva a penetrare il mio ano reso umido e cedevole dalla sua saliva. Mi accarezzò anche con un dito e fu quasi con sollievo che lo sentii affondarmi dentro, perché il mio culetto era diventato un centro di nervi scoperti che gridavano di piacere e quella penetrazione era stata la benvenuta. Al primo dito Claudia ne aggiunse un secondo e di nuovo mugolai sentendomi dilatare senza provare alcun dolore, perché ormai il mio buchino si era arreso e lo sentivo allargarsi sempre più.
    Mi tesi come un arco quando la mano che mi accarezzava davanti si fece più insistente e non riuscii a trattenere un gemito.
    - Così mi piaci,- sussurrò Claudia, - lasciati andare... facci capire che godi di quello che ti stiamo facendo...
    Quasi non la sentii, perché avevo la testa completamente persa in una nuvola di piacere che sembrava non dovesse mai finire e avevo davvero voglia di gridare, ma ero ancora troppo timido per farlo liberamente.
    Claudia si staccò da me e scivolò sotto il mio corpo, aprendo le belle gambe per farsi prendere.
    - Vieni,- mi sussurrò, - vienimi dentro.- Fu lei a guidarmi il pene all’ingresso della vagina e con una piccola spinta affondai nel suo ventre caldissimo. Avevo quasi dimenticato Paolo, ma di nuovo sentii una lingua che mi lambiva dietro. Ero inginocchiato sopra Claudia e lei mi attirò a sé, baciandomi e costringendomi a sollevare ancora di più i fianchi.
    Paolo si raddrizzò, poi qualcosa di più grosso di un dito mi centrò il buchino. Capii che era il suo membro quello che sentivo contro l’ano e mi irrigidii, perché quella cosa non l’avevo mai fatta, anche se qualche volta avevo sentito dire dai miei amici che era bello e sapevo che alcuni lo facevano con dei ragazzi più grandi.
    - No,- sussurrò Claudia, ondulando lentamente il bacino contro di me, - lascialo fare, vedrai è bellissimo, è la cosa più bella che un ragazzo possa fare.- Portò le mani sulle mie natiche e le divaricò, spingendomi verso di lei e impedendomi di muovermi.
    Di nuovo sentii la pressione di Paolo contro l’ano, ma a quel punto lo desideravo e non mi importava più se fosse bene o male fare certe cose. Cercai di rilassarmi e percepii acutamente la punta che superava il mio anellino di muscoli, spingendosi all’interno del mio culetto vergine.
    Una nuova spinta e il mio ano si arrese completamente facendomi provare un’acuta fitta di dolore che mi strappò un grido, poi il pene di Paolo mi scivolò tutto dentro e quando il suo inguine si appoggiò alle mie natiche gridai ancora, rimanendo senza fiato, con il culetto in fiamme e lui rimase immobile perché mi abituassi alla sua sconvolgente presenza.
    Il dolore passò abbastanza in fretta e a un tratto cominciai a provare piacere: un piacere violento, inaspettato e sempre più intenso che dall’ano si propagò a tutto il corpo focalizzandosi sul pene che aveva perduto parte della sua erezione e che adesso era di nuovo turgidissimo.
    Mi inarcai contro quel mio primo amante e gridai ancora mentre un fiotto di seme zampillava dal mio sesso sovreccitato. Mi sentivo pieno fino all’inverosimile e sembrava che quella verga che adesso aveva preso a muoversi lentamente dentro di me dovesse arrivarmi fino in gola ogni volta che affondava nel mio corpo.
    Claudia mi aveva guardato negli occhi mentre venivo sodomizzato e vi stava leggendo tutto il piacere che provavo, quando capì che ero pronto a godere si lasciò andare anche lei e si contorse sotto di me, gemendo forte mentre la riempivo del mio seme, dando per la prima volta libero sfogo ai singhiozzi e alle grida di piacere che mi salivano alle labbra. Infine giacemmo abbracciati e Paolo si fermò perché potessimo recuperare il fiato, poi riprese ad andare lentamente su e giù nel mio culetto.
    - No,- disse Claudia, vedendo che cercavo di sollevarmi, - non ti piace stare così?
    - Si...- sussurrai, perché nonostante l’orgasmo appena goduto era molto bello sentire quella presenza viva che mi scavava dietro. Ora che ero più calmo percepivo acutamente il membro di Paolo che si muoveva adagio su e giù fra le mie natiche. Me ne sentivo ricolmo e questo mi provocava un piacere ambiguo che si focalizzava nell'ano dilatato e totalmente arreso e nell'altalenare dell'uomo che si sfilava quasi completamente da me per poi rituffarsi dentro, riempiendomi in modo delizioso. Non provavo più nessun dolore, ma pensando alla mia posizione mi sentii arrossire. Ero infatti inginocchiato con le gambe aperte e il culo proteso all'indietro e sentivo gli occhi di Paolo fissi sulle mie natiche e sul suo uccello che le penetrava ritmicamente. La vergogna in qualche modo rinfocolò la mia eccitazione e mi trovai a sculettare contro il suo inguine, quasi a chiedere una penetrazione maggiore.
    Claudia si sciolse dal mio abbraccio e mi venne a cercare con la bocca il sesso che si era intenerito, ma le sue labbra gli ridiedero vigore in un tempo incredibilmente breve e di nuovo fui teso e pieno di desiderio davanti, mentre dietro venivo goduto come una femmina.
    La fighetta di Claudia era vicinissima al mio viso e la vidi luccicare degli umori che vi avevo versato. Ormai capivo poco: ero solo un piccolo centro di piacere e chinai il volto verso il suo inguine lambendola piano, per abituarmi ad un sapore che non avevo mai provato.
    - Si,- la sentii gemere, - baciamela tutta...
    Tuffai la lingua in quelle pieghe profumate cercando di leccarla come meglio potevo, perché non avevo mai baciato così una donna e non sapevo bene come fare, ma dai suoi sospiri capii che godeva intensamente di quanto le facevo. Aveva distolto la bocca dal mio pene, ma mi resi conto che ero pronto a godere di nuovo, questa volta solo sentendo Paolo che mi cavalcava con forza, artigliandomi i fianchi. Il suo membro sembrava diventato una spada di fuoco che mi trafiggeva e stava portandomi ad un nuovo, travolgente orgasmo.
    “Mi sto facendo inculare,” pensai con la mente in fiamme, concedendomi sempre più al mio amante. “Un uomo me lo ha messo tutto dentro e a me piace da impazzire, mi piace tanto che godrò così, senza che nessuno mi tocchi davanti, ma solo sentendo questo sesso così simile al mio che si muove dentro di me”.
    - Dio, che bello,- sussurrò Claudia, - si sta facendo scopare in modo meraviglioso, sembra una ragazzina che muore dalla voglia di essere goduta e forse è proprio così, perché alla sua età non si è ancora né uomini né donne e si riesce a godere in tutti i modi possibili...
    - Muoviti,- singhiozzò Paolo, - muovi il culo... Sto per venire, sto per riempirtelo tutto questo tuo culetto di femmina.
    Davvero mi sembrava di essere una femmina, una ragazzina che si concede per la prima volta al maschio e che desidera essere presa e allagata dal membro che sente agitarsi sempre più forte nel suo corpo.
    - Si!- Gridai, sentendomi venire e sculettando con forza contro quel membro che mi faceva impazzire, - ancora, fallo ancora...
    Paolo ruggì che ero la più bella puttanella che avesse mai conosciuto e si piantò profondamente in me, sussultando. Anche sentire i suoi schizzi che mi invadevano fu bello, perché così non ero mai stato goduto e mi sembrava una cosa magnifica procurare tanto piacere ad un’altra persona. Quando lo sentii zampillare gridai forte e venni a lungo contro la bocca di Claudia, che aspettò che avessi vissuto per intero il mio orgasmo prima di accogliermi fra le labbra e raccogliere gli ultimi fremiti del mio sesso che sembrava non volesse finire più di godere.
    Facemmo ancora l’amore il giorno successivo e poi lo feci da solo con Claudia durante i giorni seguenti e un paio di volte, durante i fine settimana, ci ritrovammo di nuovo in tre. Paolo, naturalmente, volle prendermi ancora e mi fu sempre più facile accoglierlo, perché mi aveva insegnato a rilassarmi completamente e la penetrazione non mi procurava più dolore, ma solo un piacere sempre nuovo e, se possibile, sempre più intenso. Una volta anche io lo penetrai, scoprendo il piacere di inculare un maschio e sentirlo godere sotto di me, poi le vacanze finirono e tornai a Milano, mentre Paolo e Claudia rientrarono a Roma.
    Non ci vedemmo più. Passarono parecchi anni e non ebbi altre esperienze del genere, tanto che avevo quasi sepolto nella memoria quegli episodi che non avevo mai cessato di considerare un po’ peccaminosi, anche se la mia concezione di peccato si era via via dissociata dal sesso, focalizzandosi su cose che, mi pareva, meritassero più a buon diritto questa definizione. La violenza, ad esempio, o la prevaricazione dei diritti altrui, cose che succedono di continuo e a cui sembra che nessuno presti grande attenzione, mentre certi comportamenti sessuali sono ancora oggetto di scandalo.
    Adesso però, mentre mi accarezzavo nella mia stanza, Claudia e Paolo erano di nuovo vivissimi nella mia mente e masturbandomi con forza crescente mi affondai un dito nel culetto, la mente affollata di immagini che mi vedevano in ginocchio con un ragazzo che danzava contro i miei fianchi facendomi godere. Venni in un tempo brevissimo, contorcendomi su quel ditino che mi ricordava sensazioni ambigue e sconvolgenti e pensando alla coppia che per prima mi aveva iniziato ai piaceri del sesso.
    Dopo rimasi un po’ scioccato, perché ritenevo di avere definitivamente cancellato quell’episodio. Certo non avevo nulla contro l’omosessualità maschile, quella femminile poi ero certo che mi sarebbe piaciuto moltissimo osservarla, ma non credevo che sarei stato di nuovo preda di fantasie di quel tipo.
    “Be’,” mi dissi filosoficamente, “non è certo il caso di farne un dramma!”

    Edited by Elchicoloco - 20/6/2014, 23:27
     
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  2. Spokky91
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    Gargano dove?
     
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  3. teen94
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    bello!
     
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  4. BIRD22
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    bellissimo racconto...
     
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  5. cavallino
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    Il posto nel gargano era Mattinata
     
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    FIGO GAY

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    Bellissimo racconto molto eccitante peccato che alla tua età io non abbia fatto un'esperienza simile mi avrebbe cambiato la vita.
     
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  7. celebrimbor
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    wow... mi piace...
     
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  8. JessyJames
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    Cavallino......ma il racconto è autobiografico? Se si......sei un grande!!!!!! :happy:
     
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7 replies since 6/3/2011, 16:54   2799 views
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