La divina Commedia

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    La divina Commedia


    Dante Alighieri



    divina_commedia



    Com'è che manca la mitica Commedia? XD

    Be', vi incollo i miei appunti di introduzione dell'anno scorso, che danno una visione generale sul testo, il senso, l'ambientazione,...


    1. Date di composizione
    2. Diffusione dell'opera
    3. Titolo
    4. Articolazione dell'opera e schema metrico
    5. Contenuto (lettera a Cangrande della Scala)
    6. Cosmologia dantesca
    7. Struttura dell'Inferno (Purgatorio e Paradiso)
    8. Tema del viaggio
    --------
    1: secondo alcuni l'inferno e stato iniziato nel '304 secondo altri nel '307. Quello che è certo e che è stato terminato nel '309-310.
    Il purgatorio tra il '308-'312 -possibile sovrapposizione della stesura delle prime due cantiche-
    Il paradiso si presuppone iniziato dopo il '316 e finito entro il '321, anno in cui muore Dante.

    2: la diffusione dell'inferno e del purgatorio è immediata. Il poema diventa subito conosciuto da tutti, contenendo personaggi contemporanei e fatti di attualità. Tutti in Europa aveva sentito parlare dell'opera. Chi non sapeva leggere, se la faceva leggere. Il paradiso, invece, viene fatto leggere da Dante a chi gli era più vicino.
    Non si ha nessun verso scritto scritto da Dante. Sono state ritrovate più di 600 copie. La divina commedia che oggi leggiamo è il risultato del confronto dei 27 manoscritti più antichi - circa del 1330 -, che sono stati studiati da un'equipe diretta da uno studioso di Dante nel '900: Giorgio petrocchi. Questa edizione di confronto è stata messa a punto negli anni '60
    L'editio princes -la prima edizione, in filologia*- è del 1472, a stampa. Ce ne fu un'altra nel 1515, un'edizione veneziana, da parte Pietro bembo.

    3: l'aggettivo divina non è dantesco, ma si è imposto dopo. Inserito in un'edizione del 1555, sempre veneziana. Il primo ad usare l'aggettivo per la Commedia è stato boccaccio, che ha studiato Dante e in una biografia ha aggiunto l'aggettivo al nome dell'opera. Dante l'ha infatti chiamata solo "Commedia": il titolo, secondo Dante, si basa su ragioni di contenuto (comincia in modo negativo, dall'inferno e ha un finale positivo); un'altra ragione è linguistica: prevale lo stile comico, dice. Per lui gli stili espressivi erano 3: lo stile tragico o sublime, altissimo; lo stile medio, comico; e lo stile più basso, elegiaco. Quindi la commedia ha questo nome perché prevale lo stile comico, medio, questo perché è presente il volgare, la lingua delle "femminette", diceva, e non il latino. Nell'opera è presente un plurilinguismo, infatti vengono sperimentati tutti i possibili registri di questo volgare.

    4: l'opera è suddivisa in tre cantiche (inferno, purgatorio e paradiso), e ciascuna si suddivide in 33 canti, di circa 4700 versi e tutte terminano con la parola "stelle". Inoltre, il sesto canto di ogni cantica è politico (Inferno: Firenze; purgatorio: Italia; paradiso: impero). In tutto ci sono 99 canti + 1 all'inizio dell'inferno. Si hanno cento canti, e 100 è un multiplo di dieci, numero considerato perfetto. Sono ricorrenti il numero 1 e il numero 3, che simboleggiano l'essere uno e trino di Dio. Questa simbologia deriva dalla cultura giudaico-cristiana. Il numero 3 si ritrova anche nella struttura metrica: la terzina dantesca (terzina a rime incatenate: ABA BCB CDC - ogni rima torna 3 volte). Un'altra cosa che ricorda la simbologia è che Dante entra effettivamente nell'inferno al canto terzo, con la presentazione del girone degli ignavi. Il tre e il nove rientrano anche nella struttura fisica dei vari regni (3 gironi principali nell'inferno; e 9 anelli ad ognuno dei tre regni). Tre sono anche le guide (Virgilio all'inferno e purgatorio -luce della ragione non illuminata da Cristo-, Beatrice -grazia e fede- nel paradiso terrestre, e infine San Bernardo -estasi mistica-, che porta Dante dall'empirio fino all'illuminazione di Dio).
    I versi sono sempre endecasillabi.
    Dante quando racconta si ritrova inserito nell'opera, è in prima persona. E nel viaggio percorre tutti i regni dell'oltretomba cristiano, sostenuto dalle guide. Dante compie il viaggio a 35 anni, dice lui, nel 1300, che è anche l'anno del primo giubileo, indetto da Bonifacio VIII. Comincia di venerdì santo e dura 7 giorni.
    Nel suo viaggio Dante incontra circa 500 personaggi; ad alcuni da un nome, altri li lascia in incognito e ad altri da un soprannome. E questi si trovano a scontare pene eterne, all'inferno, pene temporanee nel purgatorio (per pirificarsi) e beati nel paradiso. In quest'ultimo luogo le persone si ritrovano avvolte dalla luce, all'inferno forme umane repellenti.

    5: nella lettera in latino a Cangrande, signore di Verona descrive il significato allegorico dell'opera: il giudizio di Dio a cui l'uomo si sottopone in base al libero arbitrio di cui gode, unica tra le creature. E il significato letterale, che sarebbe la condizione delle anime dopo la morte.
    Dante dice che compiere il male fa parte della vita umana, e allo stesso modo fa parte il doverlo affrontare e sconfiggere, consapevoli del giudizio dopo la morte.
    La genesi di quest'opera è sostanzialmente di tipo politico, una sorta di polemica.
    Nel Medioevo l'uomo vedeva il mondo come una realtà apparente, dietro cui c'erano significati trascendentali che portavano a Dio. Per questo tutto era letto in chiave allegorica, a quel tempo. Infatti, i bestiari, gli erbari e i lapidari presentavano i vari significati nascosti di pietre, animali e bestie varie e piante. Dante parla di più significati (figurale,...) in relazione alla Bibbia.
    Queste cose accadevano perché l'uomo medioevale non vedeva il mondo terreno fine a se stesso, ma solo come fase di transizione.
    Nel paradiso si arriva a un punto in cui Dante chiama la sua opera "poema sacro". Il significato ultimo della commedia è un avvertimento morale ai suoi contemporanei.

    6: l'universo di Dante non è puramente inventato, bensì la sua concezione del cosmo è una sintesi della concezione cosmologica del medioevo: si basava su Aristotele e Tolomeo, riletta in chiave cristiana. Il faro di questa concezione aristotelica-tolemaica è Tommaso d'aquino.
    Aristotele vive nel IV a.C. e ha scritto svariate opere di ogni tipo, e per questo diventa il filosofo antico più importante nel Medioevo.
    Tolomeo era un egiziano ellenizzato che visse nel II d.C, e a lui si deve il sistema tolemaico o geocentrico, sul quale Dante si basa.
    La concezione di questi è riletta in chiave cristiana ed allegorica nel XIII secolo da tommaso d'aquino, filosofo molto importante, A cui fa capo la filosofia scolastica.
    Dante si rifà alla Summa Theologiae di Tommaso. (vedi foglio con i cerchi)
    I primi 9 cieli, dove ognuno contiene il pianeta relativo, sono ancora appartenenti al mondo della materia, oltre c'è l'empireo. Questo è il luogo effettivo in cui si trovano i beati, la candida rosa. Poi c'è Dio, al centro, circondato dalle 9 intelligenze angeliche.
    Il primo mobile, o cristallino, essendo quello più vicino a Dio, gira fortissimo perché vuole avvicinarsi a Dio e questo movimento si riflette sugli altri cieli, con forza che va calando. Ciò è permesso dalle intelligenze angeliche, che sono in grado di influenzare la vita sulla terra. Per questi cieli Dante è accompagnato da Beatrice, dalla candida rosa in poi c'è San Bernardo.
    La terra, poi è divisa in due emisferi (quello dell'acqua è quello australe, quello della terra è il boreale), a occidente il confine sono le colonne d'ercole, a oriente il Delta del Gange, e il centro della terra è Gerusalemme, come dicono le sacre scritture, e sotto Gerusalemme si apre la voragine dell'inferno. Tra Dio e Gerusalemme ci sono delle simmetrie, tutta la struttura ha delle simmetrie speculari.
    La voragine dell'inferno e il monte del purgatorio si sono prodotti in seguito alla ribellione di Lucifero, che era l'arcangelo più perfetto. Tuttavia, invidiava Dio e insieme ad altri angeli lo ha sfidato, e perdendo venne scagliato sulla terra, e traformato in demonio andò a conficcarsi al centro della terra, con la testa rivolta verso l'inferno -era caduto a testa in giù-. Satana è rappresentato con una testa e tre facce e maciulla i tre traditori per eccellenza -Bruto, Cassio e Giuda- ed ha tre paia di ali, e si trova nel punto più lontano da Dio.
    E poi la terra emersa, che da sud che si trovava, si sposta a nord per fuggire da satana e per allo tanarsi ulteriormente crea la voragine dell'inferno. E la terra che stava a sud forma il monte del purgatorio.
    I diavoli e i diavoletti che si trovano nell'inferno sono gli angeli che si sono schierati con Lucifero, gli angeli imbelli si trovano nell'antinferno, e sono quelli che non si sono schierati nella battaglia. Questi diavoletti condizionano la vita umana.
    L'uomo possiede il libero arbitrio, e possiede tre anime
    -vegetativa, sensitiva e intellettiva, sua peculiarità-. La terza è stata concessa da Dio solo all'uomo, ed è quella che con un atto di volontà permette di compiere bene o male. Secondo natura l'uomo è predisporo al bene, ma può deidere di fare il male. Da qui si ha che i peccati più gravi sono quelli di chi compie un uso più perverso della ragione. Tutto secondo la concezione di Dante, che deriva da Aristotele e Tommaso

    C'è una numerologia del 10 (i 9 cerchi più l'antinferno; i 9 cerchi del purgatorio più l'eden; i 9 cieli più l'epireo; i 9 cerchi angelici più Dio)

    7: L'Inferno ha entrata sotto Gerusalemme, centro esatto del mondo abitato. Prima di arrivare nell'inferno vero e proprio ci si trova nell'antinferno, dove risiedono gli ignavi, i peccatori che non sono degni nemmeno dell'inferno: coloro che non si sono mai schierati. Per Dante essi erano i peggiori tra tutti. Infatti, se normalmente, scendendo, i peccati diventano più gravi, ecco che loro sono così gravi da dover star fuori
    L'antinferno è diviso dal Limbo tramite un fiume, l'Acheronte. In questo secondo luogo, nel I cerchio, risiedono gli spiriti Magni, ovvero le grandi menti dell'antichità che non hanno ricevuto il battesimo; essi non hanno nessuna pena fisica, bensì abitano in un enorme castello. Oltre, si arriva nell'inferno vero e proprio. La prima categoria che si incontra è quella degli incontinenti, coloro che non hanno saputo controllarsi e si divide in tre cerchi: il II è il cerchio dei lussuriosi -quello degli spiriti Magni è il primo tra tutti, ma non fa parte di nessuna categoria-; il III dei golosi; il quarto degli avari e dei prodighi.
    Successivamente troviamo lo stige, un fiume paludoso che fa da V cerchio, e qui si trovano gli iracondi e gli accidiosi. Passato lo stige, viene la città di Dite, oltre la quale si arriva nel basso Inferno. Il primo cerchio del basso Inferno è quello di eretici ed epicurei (quelli che non hanno creduto nell'immortalità dell'anima). Questa zona è esclusa da ogni categoria ed è seguita dal burrato, che precede il Flegetonte. Questo è il terzo fiume infernale ed è descritto come fatto di sangue bollente. Il Flegetonte fa parte dell'VII cerchio, ovvero la categoria dei violenti (la violenza è per Dante un tipo di incontinenza più ragionata, quindi più grave), che a sua volta si divide in tre gironi diversi: il primo in cui si trovano i violenti contro il prossimo -omocidi e predoni-; il secondo che comprende i violenti contro sé stessi -suicidi e scialacquatori-; e il terzo, in cui vi sono i violenti contro Dio, natura e arte -bestemmiatori, sodomiti, usurai-.
    Le categorie citate vengono separate dal resto grazie alla ripa scoscesa, una zona frammentata che si è creata dopo il terremoto provocato dalla crocifissione di Cristo. Ciò che si trova passata la Ripa sono le categorie dei traditori. La prima è quella dei fraudolenti, un tipo di traditori che ha compiuto frode contro chi non aveva motivo di fidarsi di loro. Essa si divide in 10 bolge, rispettivamente:
    -seduttori
    -adulatori
    -simoniaci
    -indovini
    -barattieri
    -ipocriti
    -ladri
    -consiglieri fraudolenti
    -seminatori di discordie
    -falsari
    Tutte queste bolge sono parte dell'VIII cerchio. Oltre la decima bolgia, si trova il pozzo dei giganti, dove Dante verrà sollevato appunto da un gigante e depositato nel IX cerchio, che corrisponde alla categoria dei traditori (coloro che hanno compiuto frode contro chi si fidava di loro). Questo cerchio è diviso in 4 zone:
    -caina: traditori dei parenti
    -antenora: traditori della patria
    -tolomea: traditori degli ospiti
    -giudecca: traditori dei benefattori
    Tutto il IX cerchio si trova nel cocito, una zona ghiacciata a causa dell'aleggiare di Lucifero.
    In fondo al cono dell'inferno risiede il diavolo -Lucifero, appunto-, dietro al quale si trova il natural burella, un canale che sbuca nelle spiagge del purgatorio (che svanirà dopo il giudizio universale, e le anime arriveranno in paradiso; mentre le pene dei dannati all'inferno diverranno più aspre).
    Tutti le anime incontrate nei vari cerchi sono condannate a subire una pena spirituale, ovvero non poter incontrare Dio, e una pena fisica, stabilita in base alla legge del contrappasso: essa veniva inflitta in base ad analogie o contrasti con il peccato compiuto.
    Inoltre, se una persona, in vita, commetteva più peccati, la sua anima finiva nella cerchia di quello più grave commesso.
    Infine, Durante tutto il viaggio nell'inferno, Dante incontra vari mostri, come Medusa, Minosse, Cerbero o Caronte, che sono conosciuti dal poeta grazie alle opere classiche.

    8: Dante non è il primo a rappresentare un viaggio nei 3 regni dell'oltretomba -o dell'oltretomba in generale-. Il primo importante è il viaggio di Enea, nell'eneide di Virgilio nel I a.C., che viene compiuto nell'oltretomba pagano. Nell'oltretomba Enea incontra il padre, Anchise, che gli profetizza il suo destino -fondare il popolo romano-, e in questo oltretomba si ritrovano molte figure che si vedono poi anche in Dante. Un altro viaggio sincompie anche nell'odissea.
    Un altro testo in cui si ritrova il tema del viaggio è il Visii Pauli, in cui v'è San Paolo a compiere un viaggio nell'oltretomba -cristiano, questa volta-; il legame maggiore in Dante è tenuto con l'eneide


    *Filologia: studio attento della storia manoscritta, in modo tale da ricostruire i testi il più vicino possibile all'originale ---> primo testo la bibbia.


    Io l'ho amata, mi è piaciuta tantissimo e mi ha condizionato parecchio. A dimostrazione del fatto che mi sia rimasta impressa, la quantità esorbitante di parodie che ho creato con una mia amica: dall'idea del parco dei divertimenti a tema, alla realizzazione di un film, fino al "fotoromanzo" (unico realmente realizzato) XD
    Ho affrontato solo l'Inferno, però xD

    Edited by EricNorth - 5/11/2015, 10:18
     
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  2. Mgm91
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    Sinceramente, vi piace la Divina Commedia? Se si, c'è una cantica particolare?

    Io adoro la divina commedia, ma tutta intera. Senza il paradiso non posso godermi l'inferno. ^__^
     
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    SinnoH

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    La Divina Commedia per conto mio è l'opera d'arte più alta che essere umano sia mai riuscito a creare, una perfezione assoluta in un poema vastissimo; siamo davvero al tetto dell'arte. Il fatto che sia realizzata in lingua italiana la dice lunga sulle enormi possibilità che un idioma malleabile come il nostro riesce a dare, soprattutto nella perfezione metrica dell'endecasillabo rimato. Inesprimibile un giudizio! Siamo semplicemente al massimo dell'espressione artistica umana (:
     
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  4. marco993
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    Il Conte Ugolino e Paolo e Francesca, secondo me sono i Masterpiece della divina commedia ;)
     
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  5. bios1986
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    Alle superiori sono stato fortunato ad avere un professore di letteratura che adorava la Divina Commedia e quindi ce l'ha fatta piacere pure a noi studenti.. un capitolo in particolare che mi è piaciuto?'' mmh. davvero difficile come domanda.. Nell'inferno ce ne sono alcuni come il quinto di Paolo e Francesca o il 26° dove parla di Ulisse.. Mentre per il paradiso uno dei preferiti è il 17° quello della perplessità di Dante sul libero arbitrio contrapposto all'onniscenza di Dio...
     
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  6. lukasfs87
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    Sottoscrivo ciò che ha scritto Sinnoh. La Commedia è veramente un capolavoro dell'umanità, e nel Paradiso Dante illustra i più complessi concetti filosofici e teologici con una chiarezza e un'immediatezza che non sono riusciti a tutti i teologi messi insieme (l'ultimo canto del Paradiso con la sublime preghiera di S. Bernardo e la descrizione della Trinità: estasi pura).
     
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  7. Mgm91
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    Ho letto per ben 4 volte consecutive l'intera Divina Commedia
     
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  8. lukasfs87
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    il più grande capolavoro della letteratura mondiale
     
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  9. Emerald133
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    Lukas, il più grande capolavoro è il Faust di Goethe, e non si discute...
    La Divina Commedia è fantastica nell'Inferno, noiosa nel Purgatorio e semplicemente trascurabile nel Paradiso. Lo dicono tutti, ma è la verità: il Purgatorio e il Paradiso sembrano scritti obbligatoriamente da Dante, preso da questa "missione divina" alla quale crede solo lui... mi dispiace ma poteva dedicarsi molto di più all'Inferno e scrivere solo un paio di canti per il resto.
     
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    SinnoH

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    CITAZIONE (Emerald133 @ 4/11/2011, 01:47) 
    Lukas, il più grande capolavoro è il Faust di Goethe, e non si discute...
    La Divina Commedia è fantastica nell'Inferno, noiosa nel Purgatorio e semplicemente trascurabile nel Paradiso. Lo dicono tutti, ma è la verità: il Purgatorio e il Paradiso sembrano scritti obbligatoriamente da Dante, preso da questa "missione divina" alla quale crede solo lui... mi dispiace ma poteva dedicarsi molto di più all'Inferno e scrivere solo un paio di canti per il resto.

    Per fortuna il tuo criterio di giudizio non è quello universalmente più accettato... saremmo alla frutta
     
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  11. lukasfs87
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    caro Emerald, non sono per nulla d'accordo. Dante, se è accattivante nell'Inferno, diviene sublime nel Paradiso, ove con estrema chiarezza opera una sintesi massima di tutta la teologia medievale, con una immediatezza che nessun teologo èriuscito a dare (pensa solo all'ultimo canto:dopo una delle più meravigliose preghiere alla Vergine, Dante descrive Dio e la Trinità, e lo fa meglio di qualsiasi dottore della Chiesa!!)
    Senza nulla togliere alla meraviglia del Faust, che è innegabile, l'opera dell'Alighieri è ineguagliabile.Poi, per carità,i gusti sono gusti, e hai tutto il diritto di preferire Goethe a Dante...ma certe affermazioni sono semplicemente ridicole
     
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  12. Mgm91
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    La Divina Commedia è LA PIETRA MILIARE della letteratura.

    Io mi chiedo perché IN TUTTO IL MONDO insegnano e leggono tutta la divina commedia, nelle università europee e statunitensi esiste una materia chiamata DANTISTICA, ove si studia tutta la produzione dantesca, mentre da noi è quasi trattato come un autore marginale. Si salva solo l'Inferno, e poi si fa studiare il resto di Dante quasi alla stregua di poetuncoli come Gozzano o Caproni.

    Dante bisogna saperlo leggere. Il processo di astrazione della commedia dantesca si trova in TUTTE le opere (compiute ed incompiute) di Dante. Se avessi letto la Nuova Vita, noteresti che c'è anche lì un processo di astrazione. La commedia diventa il completamento di quell'iter terreno che nella vita nuova si conclude con la protensione di Dante alla sua Beatrice, e che riprende, nella dimensione spirituale ed interiore, nella commedia. Il fine della commedia non è, infatti, politico o teologico, bensì è un moto interiore di Dante che, visitando ogni tipo di dannazione, penitenza e beatitudine, lo porta a liberarsi dalle sue "deficienze umane" per consacrare il suo amore verso Beatrice nella visione della mistica rosa, e viceversa, per consacrare l'amore di Beatrice dinnanzi alla beatitudine eterna. Beatrice, infatti, è COLEI CHE PORTA ALLA BEATITUDINE; ma per essere portato alla beatitudine, Dante deve vedere le dannazioni dei peccati, deve vedere che la ragione è fondamentale, ma non basta essa stessa per essere beato e comprendere l'amore (comprendere nell'accezione latina significa PRENDERE INSIEME A SE', e nell'accezione tomista PRENDERE CON SE' NELLA VITA); deve vedere che la sofferenza può essere "purgata" rispondendo con amore alla vita, così come alla morte (proprio come Pia de' Tolomei); deve vedere quale bellezza spirituale porta l'amore. Se diciamo che il Paradiso è inutile, diciamo che i frutti dell'amore sono inutili, così come se diciamo che il Purgatorio è insignificante, diciamo che il perdono dell'amore è inutile.

    Bisogna saper leggere la Commedia dantesca, sia di per sè stessa, sia nell'intero corpus dantesco, sia nella vita di Dante.

    Il disprezzo che Dante prova per alcuni per tutto l'inferno, va,pian piano, scemando, per lasciar posto alla compassione, che si concretizza negli ultimissimi canti dell'Inferno ed in moltissimi canti del Purgatorio (all'incirca fino al 28esimo). Infine, questa compassione lascia il posto, dapprima all'amore stupito, e poi all'amore disinteressato (L'ardor del desiderio in me finii)
     
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  13. Emerald133
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    Va bene, va bene. I miei saranno semplicemente dei gusti personali e insignificanti, ed è per questo che adesso studio letteratura tedesca e francese all'università piuttosto che "Dantistica" & Co... Però, sarà il mio gusto per l'orrido e il sadico, ma l'Inferno mi ha soddisfatto molto di più, mentre della "sintesi massima di tutta la teologia medievale" e dei "frutti dell'amore" e il "perdono dell'amore" posso dire (cercando di non cadere nel volgare) che non me ne frega niente, o che se dovessi leggere un capolavoro di letteratura che tratti questi temi leggerei l'opera magna di Goethe, in particolare la prima parte (che contiene tra l'altro la storia d'amore più commovente di tutta la letteratura mondiale).
    Lo so, si parla sempre di gusti personali, e non voglio assolutamente insultare il caro vecchio Dante, il quale, povero, non ha avuto una bella vita e merita tutta la stima che oggi gli studiosi gli dedicano.
    Quindi torno a leggere il mio umile Faust e vi lascio adorare la Commedia in santa pace.
    Tschüß!
     
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  14. polichrome
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    Pur riconoscendone l'altissimo valore artistico, non sono riuscito ad apprezzare le riflessioni filosofiche perché troppo teologiche. La metafisica mi rimarrà sempre oscura! Però l'Inferno è stato uno dei compagni di studio più interessanti del liceo, soprattutto lo straquotato canto V e, ancora di più, il XIII, Pier Delle Vigne.
     
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    Crescere significa anche assumerci la responsabilità delle nostre scelte e dei nostri errori. Ma crescere significa anche puntare a migliorare ogni giorno, fosse anche di poco...

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    l'opera nel complesso è meravigliosa anche se io con la divina commedia ho un unico grande problema chiamato prof.ssa di italiano... quella donna mi sta incominciando a far odiare sia shakespeare che goldoni che dante... a mio parere è una piaga sociale...cmq sia, pur non avendo un fermo concetto di fede diciamo, la divina commedia è un'opera che oserei definire perfetta....penso proprio di non esagere con questo aggettivo....
     
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16 replies since 18/1/2011, 18:31   274 views
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