Verrinae - la pseudo parodia

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  1. shaker90
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    Io volevo proporvi, oggi, un piccolo branetto. È una pseudo parodia delle Verrinae di Cicerone, ho scritto ieri il primo capitolo, e avrei intenzione di continuarla nelle vacanze, con il presupposto di chiamare i capitoli "Libri" e numerarli. Il primo libro sarebbe basato sul secondo, il "de praetura siciliensi", a seguire "de frumento", "de signis" e "de supplicis", saltando quindi il "de praetura urbana". Alcune cose le ho inventate, altre vengono dalle versioni che ho fatto a scuola.
    Come mio solito, quello che scrivo è molto corto. Questo primo, per esempio, è di una paginetta di Word



    IN VERREM





    Preambolo



    Vennero a svegliarmi in piena notte, quel 15 sextilio. Era mezzodì. A rubarmi al sonno furono due giovani vegliardi, tali Terone e Anassila, che dicevano di essere stati mandati dai siciliani, perché accusassi il loro pretore, un certo Verre, di cui avrete già udito. Li feci cacciare dalla mia dimora. Non era il caso di svegliare un avvocato a quell’ora, ci sono i giuristi praticanti per queste cose. Tuttavia, non si arresero, e presero a gridare davanti alla mia finestra che allora avrebbero chiamato Quinto Cecilio Nigro a sostenere le loro accuse. Non potevo permettere che quello mi rubasse la fama e la scena, e per farmi perdonare buttai giù qualche idiozia, che li convincesse del mio essere il migliore.




    LIBRO PRIMO

    Lodevoli giudici, vi porgo i miei saluti. Come mio solito, vi dimostro le mie eccelse capacità, donatemi dagli dei più fecondi, e vi espongo le prove che ho raccolto in tempo minore di quanto non me ne fosse stato concesso. Di grazia, scegliete un pacchetto tra questi che vi ho posto innanzi. Quello centrale, dite? Bene, vi comunico che avete appena vinto una vacanza nel Ponto, oltre alla testimonianza di un cittadino di questi luoghi, la cui affidabilità è riconosciuta. Chiamo Pizio al banco.

    Eccelsi giudici, giuro di palesare solo la verità, e di non raccontarvi cosa alcuna se non i fatti reali che codesto pretore ha compiuto. L’Onorevole Marchino mi ha chiesto di parlarvi della politica di amministrazione di questo schifo di uomo, e lo farò. Sappiate, dunque, che costui fece del suo incarico la vergogna della Repubblica. Infatti, abusò a non finire del suo potere, ci impose tasse assurde, giocò con la giustizia, rubò, uccise, e fece piangere i pueri! Vi faccio degli esempi molto semplici, cominciando dal suo ruolo come amministratore della giustizia: voi sapete già che egli si dava alle faticose trasferte solo nel momento in cui vedeva le rose sbocciare, poiché non sapeva guardare le costellazioni e non comprendeva la differenza tra una bora e un favonio, per cui questo era l’unico modo che avesse per dire che la primavera fosse iniziata. Ad ogni modo, vista la rosa, prendeva la lettiga, gli 8 portatori e si faceva scarrozzare beato per tutta la Sicilia, comodo comodo tra cuscini profumati e di seta preziosa. E quando giungeva a destinazione, andava fino in stanza da letto con questa stessa lettiga e gli 8 uomini che lo avevano scortato per tutto il viaggio. A quel punto, la camera diventava un’aula di tribunale, e tutti andavano lì per lavorare, o per esporre. Alla fine, tutto veniva reso pubblico, cosicché il popolo potesse conoscere la decisione del pretore riguardo una causa. Ovviamente, queste sentenze non erano decise facendo appello alle leggi, ma ai soldi. Chi più pagava, più aveva vantaggi. Era come andare al lupanare.
    Un’altra cosa che lo caratterizza sono i festini che organizzava quando più gli pareva opportuno: dopo un processo, dopo cena, prima di cena, prima di un processo. Qualche mese fa, per esempio, nella sua villa -che ha una storia particolare, che sarà narrata più avanti- di Orcare, un comune da lui fondato solo per costruirci la reggia, organizzò il party del secolo, secondo lui. Invitò tutte le meretrici più conosciute della Repubblica, e non mancarono ospiti d’alto rango, e cibo, e magnificenza. Per organizzare tutto ciò, derubò i miei concittadini. Ci spennava tutti e non ci invitava nemmeno... che baldracca!

    Bene, grazie. Era esattamente quello che volevo sentir dire.
    Quindi, giudici, come avete udito, codesto pretore ne ha fatte di peggiori di quante non ne farà Berlusconi tra una ventina di secoli.

    Edited by shaker90 - 28/12/2010, 13:30
     
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  2. shad86
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    Devo ammettere che non conosco le Verrinae, anche se il genere non mi è nuovo dato che anche io ho fatto il classico, ho un paio di commenti da fare: prima di tutto hai esposto un argomento romano secondo un'esposizione ottima, si vede che conosci bene il vocabolario del tempo, però lo stile della parlata mi ricorda molto più l'oratoria greca, il modo di porsi dell'imputato ad esempio assomiglia molto a quello di Lisia... Secondo essendo un genere antico per renderlo interessante in ambito moderno devi rendere il tuo modo di scrivere più pungente, trovare uno stratagemma letterario che renda il ritmo meno statico... Così com'è non graffia l'attenzione del lettore, comunque a parte questo è scritto bene, attendo con impazienza il secondo libro =)

    P.S.: ho trovato un piccolo errore, si dice lupanare, non lupanario
     
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  3. shaker90
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    grazie per la segnalazione, non me ne ero accorto... conoscevo i "lupanari", al plurale, ma del singolare ignoravo la forma xD
    Ad ogni modo, io mi sono basato abbastanza sul testo di Cicerone, che essendo uno, diciamo, di doppia cultura è possibile che esponga alla greca...
    Per il ritmo, ci proverò. Ripeto, mi sono basato proprio sui testi latini, di mio ci ho messo poco. L'intento per i prossimi libri sarebbe quello di rendere le trame più demenziali, e lì mi sento a mio agio, quindi dovrei rendere tutto più dinamico ^^
    Grazie!
     
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  4. shad86
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    Bene, attendo il seguito =)
     
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  5. shaker90
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    Il secondo libro, molto corto e leggero, e anche poco originale xD

    LIBRO SECONDO

    Come v’è ben noto, codesto pretore non solo sottometteva la giustizia a suo piacere, ma dimostrava le sue alte capacità negl’ambiti criminosi in ogni campo con cui avesse a che fare. Uno di questi, sommi giudici, è l’ambito frumentario.
    Dovete sapere, infatti, che costui ha imposto al popolo di questi luoghi delle decime supplementari, con lo scopo di arricchirsi, ma non finisce qui. Ho interrogato molti testimoni, e da tutti ho sentito la stessa storia. Il pretore inviava mensilmente dei legati suoi a raccogliere le tasse imposte, e nel frattempo egli visitava i campi, la testa avvolta in un foulard azzurrino e molto “virile”. Dicono di averlo udito cantare un motivetto molto accattivante, e cito testualmente ciò che questi cittadini mi hanno dettato: “son una mondina, e son dolce e carina, ma se non mi dai i sesterzi, divento una monella teppistella. La la la la”. Questa è chiaramente una prova della sua avidità, della sua sete di denaro. Ora, vi chiederete per quale motivo visitasse i campi così abbigliato, ebbene ve lo racconterò. È conosciuta la nobilitas di codesto pretore, che vede la sua massima ostentazione nell’evitare gli ambiti bassi, sporchi e vili, ma ogni vero nobiluomo, come costui, è pronto ad andare contro i suoi principi per dei motivi più grandi, e questo è il caso. Si spostava sempre dalla sua reggia con un grande cesto di pregiatissima fattura -mai se ne videro di tale bellezza e preziosità-, e l’utilizzava per arraffare gli ortaggi incolti che più gli parevano degni di nota: se vedeva un cespo di smeraldo, lo coglieva, una dolce prugna che non aspettava altro che la sua mano per essere colta sarebbe stata la nuova preda. E così, ogni mese faceva compere guadagnando pecunia e lasciando i miserabili agricoltori a tasche vuote.
     
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4 replies since 26/12/2010, 14:21   78 views
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