La storia di James deportato in Australia - Undicesima parte

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  1. itguy
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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    La costa Australiana era ormai vicina.

    Ed e James continuavano a fare progetti sul loro futuro sempre più prossimo. Grazie alle sue conoscenze ed alla sua influenza in conte sarebbe riuscito a saltare tutti i passaggi burocratici ed avrebbe immediatamente portato con se il giovane prigioniero nella grande proprietà a pochi chilometri da Sidney dove sarebbe incominciata la loro nuova vita. Entrambi si sarebbero lasciati alle spalle un passato da dimenticare.
    Edward decise che sarebbe andato dal capitano per capire quanti giorni mancavano all’arrivo. Lascio solo il ragazzo nella cabina, dicendo che sarebbe tornato da li a poco.

    Per garantire la sua incolumità, dopo l’aggressione, il nobile faceva seguire James dal proprio servitore come un ombra. E infatti Ian si piazzò immediatamente all’esterno a vigilare.

    Dopo oltre un’ora il giovane prigioniero incominciò a preoccuparsi poiché il suo protettore non era ancora tornato. Alla fine il nobiluomo riapparve ma doveva essere successo qualcosa di molto grave. Il suo viso era pallido, tirato.
    “Cosa è successo Ed?”.
    “Questa mattina hanno trovato il marinaio che ti ha aggredito,Robert Bryan , morto, sgozzato”.
    “Oh Dio” esclamo James. “Certo meritava una punizione ma la morte mi sembra troppo anche per un bastardo come lui”.
    “Si, si certo. Ma abbiamo un problema James”
    “In che senso un problema?” rispose il ragazzo facendosi improvvisamente preoccupato.
    “Tutti mi hanno sentito minacciarlo di morte ed ora che è morto davvero è ovvio che sospettino di me. Non fossi stato figlio di mio padre sarei già stato arrestato e sarei in catene”.
    “Oh Dio. E ora cosa succederà?”.
    “Una volta arrivati a Sydney saliranno a bordo un rappresentante del Governatore e del Giudice Generale che mi prenderanno in consegna. Sarò condotto nel palazzo del Governatore dove resterò in attesa che tutta la vicenda venga chiarita”.
    “E io cosa farò?”
    “Ian si prenderà cura di te.”
    “Dopo che avremo finito di parlare tornerai nella tua cella dove resterai fino allo sbarco. Scenderai insieme a tutti i deportati. Ian cercherà di farti assegnare alla nostra proprietà o a qualche amico”.
    “Mah …” tentò di intervenite il ragazzo
    “Aspetta James. Abbiamo poco tempo. Taci ed ascoltami. Io farò di tutto per uscire da questo pasticcio il prima possibile. Se qualcosa dovesse andare storto, qualunque cosa succeda, cerca di un certo Thomas Delaney. Lui saprà come aiutarti”. Concluse la frase afferrando James e stringendolo forte fra le sue braccia. Sul volto del ragazzo comparvero alcune lacrime che tentò subito di nascondere sfregando gli occhi sui vestiti del conte.

    L’addio fu straziante per entrambi. Si baciarono intensamente promettendo di reincontrarsi da li a pochi giorni. Ma non sapevano che il destino non sarebbe stato affatto tenero né benevolo.

    James venne condotto nella cella dove restò chiuso per i successivi quattro giorni finché la nave giunse nel porto australiano. Furono giorni struggenti, tormentati. James si lasciò spesso andare allo sconforto, piangendo delle proprie disgrazie.

    Venne fatto sbarcare insieme agli altri prigionieri. Cercò di guardarsi intorno alla ricerca di Edward o di Ian ma non vide nessuno dei due. I deportati vennero fatti sedere per terra in una specie di cerchio, circondati da soldati. Nel porto oltre alla nave di James erano arrivati altri quattro vascelli con il loro carico di uomini e donne.
    In teoria erano deportati con condanne variabili fra la minima di sette anni e la massima a vita. In realtà la differenza fra deportazione e schiavitù era spesso inesistente.

    I prigionieri potevano finire a lavorare per padroni privati, generalmente in fattorie, oppure per lo stato. I più apprezzati erano gli artigiani, i contadini, coloro che conoscevano un mestiere.

    I peggiori, coloro che avevano tendenza alla ribellione o avevano causato problemi durante la traversata finivano ai lavori forzati, in catene, a costruire strade, ponti.
    La sorte peggiore toccava ai fuggiaschi, ai ladri, ai turbolenti. Venivano spediti nelle colonie penali come il porto Macquire o l’isola di Norfolk. Posti terribili in cui i prigionieri talvolta preferivano il suicidio alla brutalità della vita degradata a cui erano costretti.

    L’arrivo delle navi di deportati dava vita ad una sorta di mercato di schiavi. Chi abitava vicino a Sydney o chi, era nelle grazie del Governatore, riusciva ad arrivare prima degli altri e a scegliere i migliori esemplari fra i prigionieri. Al centro del cerchio formato da soldati e prigionieri entrarono varie persone, agenti del governo e proprietari terrieri per analizzare da vicino i deportati e fare la loro scelta.

    Edited by Elchicoloco - 19/6/2014, 18:17
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    Bene ragazzo continua sono curioso di sapere come andranno a finire le sorti di James e di Ed.Fino ad adesso un grande commosso affettuoso ringraziamento un bel racconto continua te ne prego......
     
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  3. Matt87
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    Bello, bello bello!! Hai un modo di scrivere che cattura davvero, e poi la storia mi ha appassionato davvero. Complimenti...aspetto il seguito.
     
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    Sembrava che la storia stesse avviandosi al lieto fine..chissà se il povero James verrà comprato da qualche nobile compagno di Ed o dovrà patire ancora molto....
     
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  5. zeus27
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    bello :)
     
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4 replies since 14/10/2010, 22:41   2343 views
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