Notte, contorno d'amore.

Improvvisazione della variabile costante.

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  1. Salem Noire
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    Notte.
    Era notte, quella che teneramente e volgarmente i neon del locale sporcava. La si vedeva benissimo dal vetro della finestra del mio appartamento. Era un oasi di luci nella strada buia e desolata della periferia. E poi? Cos'altro c'era lì?
    Io e lui. Coperte e lenzuola. Cuscini ammucchiati dove si poteva, le nostre parole sussurrate, i suoi affanni, le sue mani... Sentivo l'umidità della notte poggiata appena sul suo collo. L'annusavo profondamente, come se fosse stato una droga fantastica, e la leccavo via per alleggerirlo da quell'ingombrante fardello. E la sentivo rabbrividire sotto la punta della mia lingua.
    Mani strette, cuore in gola, in quel silenzio il nostro dimenarsi sembrava una melodia d'una radio antica. Sottile, elegante, senza tempo, governava aleggiando sopra le nostre teste. Tastavo il mio amore con le mie mani tese e mi destreggiavo su esso come fosse il più bello strumento mai creato. Vibrava violoncello tra le mie braccia, lo sentivo dentro di me scuotersi e dimenarsi al tocco lieve d’ogni mia fiamma. E arse vivo me che ero con lui.
    Cosa si sente dopo aver fatto l’amore? Fatto? Abbiamo creato, abbiamo prodotto, abbiamo dato e ricevuto? Questa fucina alchemica m’è così oscura… E il suo corpo di fianco al mio tremante, candido, immacolato, come un lenzuolo di cotone steso al vento di prima stagione. Coprii quelle spoglia così stupende tra le coperte del nostro letto, e ancora accarezzai quei lineamenti a me ormai così noti. Chi aveva legato cosa? Chi aveva dimenticato cosa? Il mio passato lo sentivo bussare alla porta, ma non ne diedi conto. Perché adesso ho tra le mani il mio prossimo futuro, e non voglio cadere nello scantinato di vecchie epoche lontane.
    Dimmi tu chi sei, quale nome devo darti, mio splendido paradiso, comoda verità che adesso giace sul mio petto. Dimmi tu, quale nome vorresti avere? Vita? Amore? Morte? Quante parole ti servono per uccidermi? Quante per salvarti? Hai in mano l’arma più potente che sia mai esistita, la medicina più miracolosa, il veleno più potente. Il mio cuore di vetro colmo di quell’ambrosia spezziata chiamata Amore.
     
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0 replies since 10/1/2010, 00:11   65 views
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