Il diavolo e la bambina

Uno dei miei racconti

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  1. sand-storm
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    Abbiate pazienza, ma è piuttosto lunghetto! :-P

    Il diavolo e la bambina

    C’era una volta un Paese molto lontano, un Paese che oggi non esiste più e che solo chi è molto molto vecchio può ricordare. Mia nonna sentì questa storia da sua nonna che, a sua volta, l’aveva ascoltata dalla sua vecchissima bisnonna.
    In questo Paese oggi scomparso c’era un re e questo re aveva la sua regina. Il loro fu un matrimonio bellissimo che riempì il Regno di amore e gioia, si racconta persino che non piovve mai per sette lunghi anni, ma gli alberi fiorivano, i fiumi zampillavano e l’erba era sempre rorida di primo mattino.
    Una notte però, una tremenda notte di dicembre, si sentì il boato di un tuono e dell’acqua scrosciare forte forte sui tetti delle torri e sui vetri della camera da letto dei due regnanti: il temporale fu inaspettato e violento e durò per parecchie ore, per tutta la notte forse.
    Al suo risveglio la regina non trovò il consorte accanto a sé e pensò fosse sceso per occuparsi delle ordinarie questioni di cui si occupa qualsiasi sovrano. Dopo la toeletta scese per raggiungere il suo amato sposo, ma non lo trovò da nessuna parte: non era nella sala del trono, né nel suo studio, né sul belvedere, né in giardino. Chiese a questa guardia e a quella, ma nessuno le seppe dar notizia.
    All’improvviso il vecchio stalliere, e qui mia nonna mi disse un nome difficile da ricordare, ma credo che fosse Raimondo o Rolando, forse. Dicevo all’improvviso il vecchio stalliere disse alla regina di aver visto il re uscire molto di buon’ora solo sul suo cavallo, non aveva voluto nessuno con sé. Era andato verso Nord. Vedendo il volto preoccupato della sovrana le propose di accompagnarla alla ricerca del marito, perché una cosa così strana come un re senza scorta non s’era mai sentita in nessuna favola o fiaba.
    Appena usciti dalla cinta muraria che proteggeva il piccolo regno si trovarono in una foresta fitta fitta, a volte dovevano persino abbassare il capo per non prendere qualche ramo. Al centro di questa foresta, o forse poco più in là, videro la casa di uno spaccalegna o così sembrava. Si fermarono a chiedere un po’ di ristoro per la regnante che, per evitare di essere riconosciuta, si era travestita da mendicante lasciando tutti i suoi gioielli a palazzo.
    Aprì la porta un povero vecchietto molto magro e abbastanza basso.
    – Pover’uomo, non c’è nessuno in casa? – chiese lo stalliere.
    – No – rispose – io vivo solo, messere. Ma prego entrate pure, non nego ospitalità a dei viandanti.
    E così la regina e lo stalliere entrarono. La casa era piccola piccola, a misura di chi ci viveva insomma, però era accogliente e pulita: non c’era un filo di polvere proprio in nessun angolo. Della legna crepitava nel camino e sprigionava un gradevole tepore.
    – Chi pulisce così a fondo la casa? – chiese incuriosità la regina.
    – Io. Con l’aiuto di Dio la forza non mi manca.
    – E chi taglia la legna per il fuoco?
    – Ancora io. Con l’aiuto di Dio la forza non mi manca.
    – E chi prepara da mangiare?
    – Sempre io, signora. Con l’aiuto di Dio la forza non mi manca.
    Mentre cenavano, e sì, si era fatto tardi: i viaggi a cavallo erano molto lunghi. Mentre cenavano si accorsero che le portate erano proprio tante, ma non dissero nulla per non sembrare scortesi, infatti avevano già fatto molte domande al gentile vecchietto. Il padrone di casa li pregò perché restassero: non era saggio avventurarsi di notte nella foresta. E così fecero.
    Durante la notte ancora tuoni e fulmini e pioggia, tanta pioggia, la regina si svegliò spaventata e decise di andare a bere dell’acqua. Arrivata in cucina ebbe un sussulto: il gentile vecchietto era seduto davanti ad una candela accesa nel buio e pregava.

    – Mi ha spaventata! – esclamò la donna.
    – Lei no, mia regina.
    – Come sa che io sono la sua regina?
    – Con l’aiuto di Dio nulla mi è nascosto. Lei piuttosto faccia attenzione.
    – Perché mai?
    – Il diavolo è sempre dietro di noi quando meno ce lo aspettiamo.
    La regina rimase un po’ spaventata e non disse più una parola, bevve la sua acqua e tornò a letto, ma non chiuse occhio per tutta la notte.
    Quando ormai il sole era sorto lei e il suo stalliere ripartirono in cerca del re, salutando il vecchietto gentile ed inquietante.
    Al tramonto erano appena usciti dalla foresta e si trovarono davanti ad uno spettacolo strano e fantastico al tempo stesso: un enorme prato di fiori, ma questi fiori sembravano di vetro, anzi di cristallo e le tonalità rossoarancio del sole morente si riflettevano su un petalo, su una foglia, rimbalzando di fiore in fiore, creando un’immenso prato immerso nell’arancio che esso stesso prendeva dal sole.
    Già si preoccupavano per la notte imminente, ma, quando il Sole tramontò completamente, l’ultimo raggio colpì uno di quei fiori di cristallo e si riflesse su un punto senza fiori in mezzo al prato e qui comparve una casa, illuminata solo da quel raggio. Sì, era proprio così, il sole non illuminava quello che il suo ultimo raggio riflesso riusciva ad illuminare.
    Anche se rimasero attoniti, il bisogno di un posto dove pernottare era forte e decisero di bussare. Aprì la porta una vecchina.
    – Gentile signora, ha un posto per noi per questa notte? – disse lo stalliere.
    – Ma certo, buon uomo, accomodatevi pure, vi farà freddo qua fuori.
    La casa era molto grande, anche se a vederla dall’esterno nessuno l’avrebbe immaginato. Era arredata molto bene e davvero sembrava strano che una vecchina potesse permettersi tutto questo. La regina non poté trattenersi dal chiedere:
    – Ma chi mantiene tutto questo?
    – Io, con l’aiuto di Dio le forze non mi mancano.
    – E come fa?
    – Vendo torte, pani, focacce nel villaggio vicino. Con l’aiuto di Dio le forze non mi mancano.
    – E chi accende il fuoco, chi si occupa delle faccende, chi cucina se lei è impegnata?
    – Ancora io, con l’aiuto di Dio le forze non mi mancano.
    Sopraggiunse la notte e ancora un forte temporale si abbatté sulla casa, la regina che si svegliò di nuovo andò in cucina per un bicchiere di acqua. Anche questa volta, però, notò che qualcuno era sveglio: la gentile vecchietta era seduta davanti ad una candela accesa nel buio e pregava.

    – Mi ha spaventata! – esclamò la donna.
    – Lei no, mia regina.
    – Come sa che io sono la sua regina?
    – Con l’aiuto di Dio nulla mi è nascosto. Lei piuttosto faccia attenzione.
    – Perché mai?
    – Il diavolo è sempre dietro di noi quando meno ce lo aspettiamo.
    La regina rimase un po’ spaventata e non disse più una parola, bevve la sua acqua e tornò a letto, ma non chiuse occhio per tutta la notte.
    Il mattino seguente ripartirono e arrivarono al villaggio vicino. Lo stalliere cominciò a chiedere notizie del re e nessuno sapeva niente. Ad un certo punto una bambina che faceva la mendicante disse di averlo visto andare poco fuori città verso un piccolo bosco sacro, ma la cosa più strana era che la bambina era cieca, eppure descrisse perfettamente il volto del sovrano.
    Chissà perché la regina si fidò della bambina e decise di andare verso questo bosco, portandola con sé e lasciando lo stalliere ad attenderla al villaggio. Con grande sorpresa la bambina la portò esattamente in questo piccolo boschetto con giardinetti, statue devozionali e rose profumate.
    Purtroppo in questo bosco la regina fece un’amara scoperta: una lapide portava incisi il nome e le generalità del suo consorte.
    – E sì, pover’uomo – disse un passante – l’hanno sepolto questa mattina.
    – Com’è morto? – domandò la regina.
    – Non lo sappiamo, chi l’ha visto ha detto che era tanto triste per suo figlio.

    E qui c’era da immaginarsi la faccia della regina che sapeva benissimo che non avevano figli.
    – Suo figlio?
    – Sì, lo portava in braccio, ma gli hanno detto che sarebbe morto tra qualche anno.
    – Chi gliel’ha detto?
    – Una bambina cieca.
    La regina si voltò verso la bambina, ma era sparita. – Dov’è il bambino?
    – In quella casa che vede laggiù.

    La regina andò verso la casa, entrò dopo aver bussato, ma trovò solo un bambino in fasce che piangeva e così, in lacrime, dopo l’amara notizia, tornò a casa.
    Il bambino, che in verità assomigliava tutto alla regina, cresceva sano e forte e dimostrò tanto amore nei confronti della sovrana, anche se lei non riuscì mai a volergli bene, dato che pensava che fosse il frutto di un tradimento.
    Un giorno il bambino, ormai ragazzo, volle far visita alla tomba di suo padre. E la madre, che per tanti anni aveva lasciato insoddisfatta la richiesta, dové ormai constatare che suo figlio era cresciuto e aveva tutti i diritti di essere accontentato. Così partirono.
    Erano in tre questa volta: lei, suo figlio e lo stalliere, ormai più anziano. E ritrovarono la stessa casetta nella foresta con lo stesso gentile vecchino. Vi trascorsero la notte e la mattina dopo il vecchio li ammonì: – Attenti! Ché il diavolo vi segue!
    Ritrovarono il prato di fiori di cristalli al tramonto con la stessa magia e la stessa dolce vecchina. Vi trascorsero la notte e la mattina dopo la vecchia li ammonì: – Attenti! Ché il diavolo vi segue!
    Alla fine giunsero al boschetto sacro dove giacevano le spoglie del re. La regina si chinò sulla lapide per poggiare dei fiori, ma in quell’istante arrivò la stessa cieca di anni prima, ormai una ragazza, e si mise ad urlare: – Mia signora, il diavolo è dietro di voi!
    La regina si girò un po’ confusa e vide la bambina che indicava verso il suo presunto figlio e lo stalliere. – Il diavolo ha ucciso vostro marito! – continuava a gridare la giovane mendicante.
    A questo punto nessuno sa perché accadde quello che accadde, ma si dice che la regina prese la spada che lo stalliere aveva portato con sé e ferì a morte il ragazzo dicendo: – Non t’ho generato io, ed ecco la prova! Tu sei il demonio!
    La piccola cieca, però, cominciò a piangere e abbracciò il corpo senza vita del giovane. E quando la regina posò di nuovo gli occhi verso il ragazzo, vide due ali bianche sporche di sangue spuntare dalle sue spalle ormai rigide.

    – Mia regina – piangeva la giovane – il diavolo ha vinto a causa della vostra sfiducia.
    – Io l’ho ucciso, il diavolo. – disse seccamente la donna.
    – No, perché quello che vostro marito vi ha lasciato in eredità, prima di essere ucciso dal diavolo, è stato un pensiero d’amore che è stato il vostro angelo custode per tutti questi anni.
    – E il diavolo allora?
    – E il diavolo era dietro di voi.
    Ed effettivamente il diavolo era sempre stato dietro di lei per tutto il tempo: era lo stalliere. Quando la regina si girò per cercarlo, lo stalliere era già scomparso e la donna, adesso di nuovo sola, continuava a chiedersi perché.
    Perché l’amore è un’offesa a quanto di male ci sia. Il diavolo è sempre dentro di noi, quando non ci fidiamo, quando odiamo, quando invidiamo. E vedendo che l’amore di un uomo era stato più forte della sua morte, così forte da dar vita ad un angelo, aveva cercato in tutti i modi di distruggere questa creatura con la sfiducia e il dubbio.
     
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  2. Lion92na
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    bella, complimenti
     
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  3. sand-storm
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    Grazie mille :)
    Siete tutti così gentili con me che penso mi monterò XD
     
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    MIGLIOR GAY

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    Mi è piaciuto molto, ma ho qualche appunto da farti.

    CITAZIONE
    All’improvviso il vecchio stalliere, e qui mia nonna mi disse un nome difficile da ricordare, ma credo che fosse Raimondo o Rolando, forse.

    Inforigurgito evitabile! Spezza la narrazione ed offre informazioni inutili. Se togli questa parte, il racconto ne guadagnerà.

    CITAZIONE
    Mentre cenavano, e sì, si era fatto tardi: i viaggi a cavallo erano molto lunghi.

    Altro inforigurgito: di' semplicemente che intanto si era fatto tardi e quindi cenarono dal vecchio.

    CITAZIONE
    un enorme prato di fiori, ma questi fiori sembravano di vetro, anzi di cristallo e le tonalità rossoarancio del sole morente si riflettevano su un petalo, su una foglia, rimbalzando di fiore in fiore, creando un’immenso prato immerso nell’arancio che esso stesso prendeva dal sole.

    La scena descritta è un po' confusionaria. Vedi se così ti piace:
    "un enorme prato di fiori, che sembravano di vetro o cristallo, su cui si riflettevano le tonalità rosso-arancio del sole morente; di petalo in petalo, di foglia in foglia, i raggi rimbalzavano per tutto il campo rendendolo splendente."

    CITAZIONE
    Già si preoccupavano per la notte imminente, ma, quando il Sole tramontò completamente, l’ultimo raggio colpì uno di quei fiori di cristallo e si riflesse su un punto senza fiori in mezzo al prato e qui comparve una casa, illuminata solo da quel raggio. Sì, era proprio così, il sole non illuminava quello che il suo ultimo raggio riflesso riusciva ad illuminare.

    Anche questa scena è poco chiara. Propongo di semplificarla:
    "Già si preoccupavano per la notte imminente ma, non appena il Sole tramontò completamente, l'ultimo raggio colpì uno di quei fiori di cristallo e fu riflesso verso un punto spoglio del prato, dove apparve una casa."



    Piccoli dettagli a parte, mi è piaciuto molto: ho adorato la narrazione in forma di fiaba, sei stato molto bravo a renderla. Storia semplice, con i giusti parallelismi che spesso si ritrovano in una fiaba (il vecchio e la vecchia che ripetono le stesse battute) e con un finale adeguato, anche se forse un po' complesso per una fiaba. Bella anche la morale, anche se sembra messa lì un po' per caso.

    Bravo! Ti preferisco nella prosa più che nella poesia, sinceramente.
     
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  5. sand-storm
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    Le interruzioni sono volute. Mi spiego meglio: in questa "fiaba", che ho voluto impostare più come una leggenda sinceramente, mi sono "esercitato" a ricreare una narrazione che partisse dal parlato (di qua i varî ed eventuali "inforigurgiti", come li chiami tu). La narrazione deve essere spezzata, proprio perché il mio scopo era dare l'impressione di qualcosa che non sia inventato, ma riportato.

    Per quanto riguarda la poesia, la situazione è diversa: la mia poesia dev'essere confusa, nebbiosa, immagini e suoni devono piovere da ogni direzione, assediare, ossessionare, dare sensazioni primitive e non spiegazioni razionali. E a volte capita che nelle descrizioni io inserisca le immagini in maniera confusionaria anche nella prosa, prendendo spunto proprio da come le esprimo in poesia.
    È un concetto contorto, lo so XD

    Ad ogni modo, grazie per le tue critiche costruttive e per i tuoi complimenti, mi fa sempre piacere il confronto. :)
     
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    MIGLIOR GAY

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    Non sono io che ho inventato il termine inforigurgito, eh! È un termine tecnico che indica l'introduzione in un testo di informazioni poco rilevanti, che spesso interrompono la narrazione. Ma se l'effetto è voluto, allora mi limito a dire che non mi piace granché! ; p

    Ma come ho detto, si tratta di dettagli...
     
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  7. sand-storm
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    De gustibus :)
    Non avevo mai sentito quel termine ahahah! Abbastanza cacofonico però :P
     
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6 replies since 12/7/2009, 22:20   145 views
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