Non sono una checca!

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  1. SunFly
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    “No, non sono una checca!” continuava a ripetersi all’infinito dopo l’ultimo schizzo di piacere.
    Si ripuliva con un po’ di carta igienica, si lavava l’uccello ancora grondante sborra con acqua calda e sapone idratante, richiudeva il sito web, fisso sulla pagina”Annunci gay” e usciva di casa come se nulla fosse.
    In auto, poi, non poteva fare a meno di ritornarci su, di ‘masturbarsi’ anche la testa….”ma come, io, proprio io, che ho sempre sghignazzato quando si parlava di omosessuali, che ho sempre deriso chi si eccitava all’idea di far sesso con qualcuno “della sua stessa parrocchia”, io…proprio io……..vado poi ad aprire solo gli annunci gay di quel sito, eccitandomi istantaneamente alla vista di quei culetti bianchi, delicati, senza ombra di peluria e vogliosi di un cazzo che li riempia e li faccia sentir ‘troie’?! io, proprio io mi sento spinto a tirar fuori l’uccello, già ritto come una mazza da baseball e a masturbarmi furiosamente nel leggere che il tale ragazzo ha voglia di farsi pisciare in bocca, il tal altro vorrebbe ficcarsi due cazzi neri su per il culo e l’altro ancora vorrebbe essere sculacciato e frustato dopo che gli si è sborrato in bocca?!
    Proprio io godo come un matto e con più pienezza e soddisfazione nel vedere un uomo che incula un altro uomo anziché una bella cagna in calore?!”.
    Ma cosa diavolo mi capitava?!
    “Non sono una checca!”, accelerava e quasi sempre finiva col dimenticare quel pensiero ossessionante.
    Un paio di volte, al colmo dell’eccitazione, era arrivato a contattare addirittura qualcuno di quegli inserzionisti, di quegli affamati di cazzo…anche del SUO cazzo.
    Tra gioco e desiderio proibito, immaginava di poter incontrare uno di loro, giovane, ben fatto e molto voglioso…di poterci sborrare dentro, così, anche solo per provare, per una sola volta….e di andar via, dopo aver soddisfatto quella curiosità che oramai da mesi lo possedeva.

    “L’occasione fa l’uomo checca”, dicevano gli antichi (che in fatto di promiscuità sessuale erano già molto più avanti di noi); e l’occasione si presentò sotto le spoglie di Marco, un ventiduenne salernitano che incrociò per caso, come sempre avviene, la sua strada proprio su quel sito che anch’egli di tanto in tanto frequentava alla ricerca di ispirazione per le sue onanistiche soddisfazioni.

    Arrivò a masturbarsi per tre volte di seguito sulle foto di quel giovane impertinente che sembrava non aver limiti in fatto di sesso, come scriveva senza alcun pudore nel ‘biglietto da visita’:”sarò la tua troia, voglio che tu mi faccia qualsiasi cosa, non ti dirò mai di no, sono insaziabile etcetcetc”.
    Mmmmhh…che voglia di incontrarlo, quel frocetto, di fargli vedere l’uccello e andar via, lasciandolo con un palmo di naso e col buco del culo insoddisfatto!
    E se lo menava con una violenza che mai prima aveva sperimentato nelle sue pluriennali pratiche ‘manuali’, sborrando ogni volta più rapidamente…e ripetendosi a voce sempre più alta quel “Non sono una checca!” a cui oramai non credeva più.

    Gli scrisse, certo che lo fece! “fossi lì ti riempirei della mia crema calda bocca e culo, troietta ingorda!” e firmò il suo messaggio con un’altra sborrata, prima di chiudere la sua mailbox.

    Marco gli rispose subito o quasi, ma lui non lesse il messaggio che alcuni giorni dopo, di rientro da un viaggio di lavoro; dato che Salerno non distava più di un’ora d’auto dalla sua città, decise che sì, aveva voglia di incontrarlo, di vedere se davvero corrispondeva a verità il suo annuncio…ma solo così, tanto per passare un paio d’ore diverse dal solito…perché tanto…”non sono una checca”…

    Si diedero appuntamento per il pomeriggio del sabato seguente nel parcheggio di un grande centro commerciale; si salutarono, si presentarono, andarono a bere un aperitivo e…..anziché salutarsi e andar via, come lui aveva preventivato, Marco riuscì a ottenere di fare un rapido giro in auto con lui, giusto per fargli vedere i dintorni della sua splendida città di mare e….magari aveva voglia di arrivare fin sulla costiera? Anche solo Ravello poteva andar bene, giusto per avere un’idea….

    Non glielo confessò mai (ma credo che all’occhio esperto di Marco non sia sfuggito quel rigonfiamento clamoroso sotto la stoffa sottile dei bermuda di cotone), ma mentre guidava aveva un uccello che mai era stato così duro e gonfio e turgido, mai prima d’allora, con le numerose puttanelle che avevano voluto svuotarlo, quell’uccellone lì!

    Marco non dovette insistere che pochi secondi per convincerlo a seguirlo nella sua casa ‘delle vacanze’ (forse un vero e proprio ‘luogo di perdizione’, pensò lui a posteriori, dove chissà quanti turgori aveva sgonfiato con la sua giovanile veemenza, quel giovanotto).
    Si accomodò, pensò per un attimo soltanto:”Tanto io…non sono…..” ma si distrasse e non completò il pensiero perché intanto Marco, che era sparito da qualche minuto, rientrò sotto le spoglie di una vera femmina…e che femmina!
    Aveva un paio di calze autoreggenti velatissime, di quelle un po’ rétro con la riga nera dietro, ma che fanno impazzire più gli uomini di oggi che quelli di mezzo secolo fa, un reggicalze nero allacciato poco al di sotto dell’ombelico, un paio di scarpe nere con un tacco vertiginosol’uccello ben depilato e totalmente inerte, un culetto sodo, liscio e oscenamente invitante, una parrucca bionda e un filo di trucco sulle labbra…INSOMMA, LA FIGA Piu’ BELLA CHE MAI AVESSE VISTO!
    Dallo stupore gli scivolò il bicchiere dalle mani, andando a infrangersi sul pavimento.
    Cominciò ad armeggiare furiosamente attorno ai bottoni della patta, ma con fare esperto e con voce suadente Marco gli disse di lasciar stare, che ci avrebbe pensato lui.
    Non essendo in grado di ribattere alcunché, convinto forse di star vivendo una di quelle esperienze davanti al monitor del pc che si concludevano con una appagante sborrata e un paio di click del mouse, si abbandonò alle mani sapienti della ‘puttanella’; la vide che gli apriva la patta, gli tirava fuori quell’obelisco di carne invitante già umido in punta e pulsante come se stesse per svuotarsi, si passò la lingua agli angoli della bocca e…con un sol boccone ingoiò quel ben di dio e cominciò a fargli la pompa migliore che mai avesse provato il suo uccello!
    Era un vero drago: succhiava e cambiava il ritmo e si muoveva e mugolava come nessuna mai prima d’allora! Sembrava conoscere i suoi tempi, come un direttore d’orchestra li capiva e si fermava in tempo, sulla soglia dell’eiaculazione, sussurrandogli:”No no no, amore: è nel culetto che voglio farti esplodere!” come una vera troia.
    Lui gli strinse con forza i fianchi, lo fece sedere su di sé e lo penetrò con violenza, tanto da farlo sobbalzare un momento, non si sa se per il dolore o per il piacere o per entrambi e cominciò a stantuffarlo poderosamente mentre con le mani gli percuoteva i glutei urlando:”Tieni, puttanella! E’ così che finiscono le cagne in calore come te, prendi questo! E quest’altro! Toh, troiaaaaaaaaaaaaaaahh!!!”
    Che sborrata ebbe! Lunga, sembrava non finire mai, calda, abbondante….condita da gemiti e mugolii e turpiloqui vari….
    Marco non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire il suo giocattolo, ora che l’aveva quasi convinto dei piaceri dello ‘stesso genere’ , per cui senza neppure dargli il tempo di rifiatare, riprese in bocca il grosso malloppo prima ancora che si sgonfiasse del tutto e con sapienti guizzi della lingua riuscì in poco tempo a fargli rizzare nuovamente il capo.
    Si masturbava intanto lo sfintere con il collo di una bottiglia di spumante aperta poco prima per festeggiare l’incontro e aveva lo sguardo più ‘da troia’ che mai avesse incrociato.
    Sotto queste continue sollecitazioni, il suo uccello non potè davvero opporre altre resistenze e, ripreso il vigore di poco fa, tornò a desiderare di aver sollievo in qualche cavità della instancabile troietta.
    Marco intanto continuava a masturbarsi il culo e a menargli il grosso cazzo….passò poi ad accogliere nuovamente in bocca l’uccello duro dell’amico e a masturbarsi mentre succhiava, pensando senza sosta a quanto era bello sentirsi così troia, alla mercé del desiderio fisico!
    Modulò i colpi che dava alla sua verga con i gemiti del compagno di giochi e riuscì a sborrare nel momento esatto in cui un fiotto di sperma gli inondava le tonsille, continuando a svuotarsi per terra mentre l’altro gli svuotava il contenuto delle palle in bocca, tanto da avere per un attimo la precisa sensazione di star lì a sborrarsi in bocca da solo.
    Come saluto finale, riuscì a ottenere che una lunga pisciata liberatoria ripulisse le reni e la mente del suo compagno; bevve perfino un po’ di quel dissetante liquido giallo, continuando a titillarsi il buco del culo e quasi facendo ripartire il gioco…..

    Sulla via del ritorno, nessuno dei due proferì verbo, ognuno immerso nei suoi pensieri.
    Marco scese nel parcheggio, salutò e vide l’altro ripartire veloce e tornare al nulla da cui era venuto e a cui sarebbe tornato per sempre, forse continuando ancora a ripetersi:”Non sono una checca!”.
     
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