SCENEGGIATURE PER PORNO

RACCONTI PORNO

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Cecco80
        Like  
     
    .
    Avatar

    PICCOLO GAY

    Group
    Member
    Posts
    85
    Reputation
    +1

    Status
    Offline
    Ciao a tutti! Abbiamo pubblicato un nuovo romanzo!! e siamo felicissimi di condividerlo con voi!....questo è davvero assurdo a partire dal titolo!
    IL GENIO DELLA NERCHIA, in pratica è la storia di Aladino rivisitata, il genio non si trova nella lampada ma nel pipolo del protagonista e ogni volta che se lo sfrega, zac, desiderio! XD

    vi lascio il primo episodio! buona lettura!



    IL GENIO DELLA NERCHIA – 1. IO





    Che tu sia maledetto per l’eternità!- La Strega urla questa frase e sparisce nell’oscurità. Sono rimasto da solo nella caverna con la lampada dorata fra le mani. Quella che pensavo fosse la mia matrigna, in realtà era una strega. Se ne è andata così, all’improvviso, come mia madre, ma senza dubbio in maniera più suggestiva.

    Era l’ultima fiamma di mio padre, e devo dire che questa, rispetto a tutte le altre, ha resistito pure troppo. Poi, come tutte le fiamme, si è spenta. Non potevo certo immaginare il motivo per cui continuava a rimanere con noi, ma quel giorno, quel maledetto giorno in quella maledetta caverna, tutto mi fu chiaro, fin troppo chiaro!

    Voglio spiegare la situazione dall’inizio. Io sono un ragazzino come tutti gli altri, non ho niente di speciale o particolare, niente di esclusivo che mi contraddistingue. Il mio fisico è normale, fin troppo magro, una faccia rotonda, niente di strano o anomalo e nemmeno qualcosa di strepitoso. Sono uno di quei ragazzini invisibili che incontri per strada con le cuffie sempre nelle orecchie e che vivono la loro vita pigramente aspettando che succeda qualcosa, che poi… non succede mai niente.

    Ho un padre. Mia madre è scappata qualche tempo fa, ero ancora piccolo e me la ricordo appena. Mi ricordo però molto bene, le numerose governanti che ho avuto: cercavano tutte di darmi una disciplina e mio padre non badava a spese per impartirmi una “regolare” educazione. Io me ne infischiavo, non lo facevo mica apposta a far disperare, tutti quelli che mi si paravano davanti e pretendevano di insegnarmi qualcosa. Ero uno di quei ragazzini che definirebbero molto vivace, quasi iperattivo. Nessuno riusciva a starmi dietro con il mio comportamento irriverente e sconsiderato ero la peste di casa. A scuola, per le maestre, io ero quello che dava fastidio, disturbava la lezione e si cacciava nei guai. Ci provavano spesso a chiamare mio padre ma non si presentava quasi mai, era sempre indaffarato con il lavoro.

    Poi crescendo sono cambiato, come se avessi esaurito tutta la quantità di esuberanza. Sono diventato sempre più introspettivo e chiuso e non ho più rotto il cazzo.

    Ho avuto anche molte “mamme sostitute” che mio padre mi procurava e ricordo benissimo come ognuna di loro, con una scusa qualsiasi, spariva nel nulla, dopo averlo munto per bene, spillandogli quanti più soldi possibile.

    A lui forse piace farsi trattare così, non gliene frega niente di queste che se ne approfittano e magari non si aspetta di avere una donna a fianco per tutta la vita. Non più ormai.

    Gli piace viziarle, riempirle di regalini, farle sentire delle regine ostentando le sue ricchezze, portarsele a spasso, farsi vedere con loro e poi lasciarsi sfruttare. Da piccolo non capivo cosa ci guadagnava. Crescendo, poi, ho collegato: mio padre era uno che ci sapeva fare con le donne, e in effetti se le faceva tutte. Erano sempre mezze nude, sorridenti e soddisfatte. Stravolte dal piacere. Quello che ci guadagnava lui, era proprio in mezzo alle loro calde cosce.

    Mio padre viziava anche me, parecchio, provava con i soldi a darmi l’affetto che non riusciva a donarmi in modo naturale. A volte ci stavo male, mi dispiacevo e piangevo. Non ricevevo mai da lui un dolce abbraccio, niente teneri baci o parole di conforto. Mi sommergeva di regali e basta.


    Quando sei un bambino è bello beccarsi migliaia di giocattoli, chiedere e ricevere senza obiezioni. Ma un bambino ha bisogno anche di altro, di affetto e conforto, cose che mia madre non poteva più darmi e io lo volevo da lui. Non mi sembrava di chiedere troppo. Ma lui non c’era mai e quando c’era era ancora più assente. Amava solo loro, quelle troie che si portava dietro e io le odiavo, le odiavo con tutte le mie forze, in silenzio con i pugni e i denti stretti. Le sommergeva di baci, sulla bocca, sulle guance, le stringeva forte con le sue braccia possenti, quelle braccia non mi hanno mai sollevato dal pavimento. Poi, a un certo punto ti rassegni, non l’ho più cercato, ti convinci che è così che va la vita, chiedevo tutto quello che potevo desiderare, anche le cose di cui non avevo bisogno. Quanti sprechi, quanti capricci. Me ne stavo da solo a giocare con le mie cose che subito dopo distruggevo, abbandonavo o dimenticavo da qualche parte, tanto mi bastava chiedere, chiedere di nuovo, in qualsiasi momento e puntualmente veniva esaudita ogni richiesta.

    È così da sempre, posso avere qualsiasi cosa, tutto quello che riesco a desiderare. Tranne però, quello che vorrei veramente.

    Con le ragazze invece, rispetto a mio padre, sono una frana. Anche se ci provo, (non che abbia fatto troppi tentativi eh!) non ho mai risolto niente e per adesso devo accontentarmi delle seghe e in quello modestamente sono un campione! Da quando ho scoperto il passatempo che ho fra le gambe mi dedico alacremente all’attività onanistica.

    A volte mi sono chiesto perché non ci riesco con le ragazze, eppure mio padre con quelle donne la fa sembrare una cosa così naturale, le prende, le stringe, le tocca, ci parla, loro sorridono, pendono dalle sue labbra… o dal suo portafoglio… o dal suo pisello?!

    A volte mi dico che non riesco perché non sono abituato a dare e ricevere amore, o probabilmente è solo una scusa per non ammettere che sono un fallimento totale.

    Passo la mia adolescenza sognando che un giorno, magari, potrò fare come lui, trombarmi una donna dopo l’altra sul ponte del mio yacht di lusso, con il nostromo che guarda la scena, con il durello nei pantaloni.

    È così che inizia la mia storia bizzarra, quel giorno del mio dodicesimo compleanno, quando mio padre, per l’ennesima volta, mi presenta la mia “nuova mamma sostituta”.

    Eravamo tutti in giardino per festeggiare con i miei amichetti in piscina, pochi dei quali erano davvero amici veri, gli altri stavano sfruttando la situazione per fare il bagno e mangiare la torta. A me non interessava, a quell’età mi bastava divertirmi con i miei compagni e fare casino.

    Mio padre aveva fatto organizzare la festa. Aveva delegato qualcuno del personale e si era limitato a strisciare la carta di credito. Gli allestimenti erano di quelli standard che si vedono sui cataloghi o nei depliant con tanto di festoni e palloncini colorati. Nessuna personalizzazione. Si era limitato a chiedere che venisse allestita una festa di compleanno per me, niente di più. Le cose da mangiare erano tantissime, ce n’era per tutti i gusti: una quantità spropositata di dolci e salati, ma noi ragazzini non mangiavamo quasi niente, concentrati come eravamo a fare i tuffi in piscina. Ero in quel periodo in cui i problemi non ti riguardano e non sei afflitto da nessun tipo di preoccupazione.


    Entravamo e uscivamo dalla piscina, ci schizzavamo con i potentissimi fucili ad acqua che avevo ricevuto in regalo, correvamo sul bordo cercando di non scivolare, e, male che andava, la scivolata si trasformava in un balzo eccezionale, un modo diverso per tuffarsi. Ce la ridevamo a crepapelle senza pensieri.

    Quando è giunto il momento di spegnere le candeline, appena uscito dall’acqua, ancora tutto bagnato, con addosso solo il costume zuppo, arriva lei, senza dire una parola mi infila un cappellino da festa, tirando poco l’elastico per farci passare in mezzo la testa e lasciandolo subito dopo. L’elastico è andato a sbattere sul mio mento, procurandomi un leggero dolore.

    Ecco, questa è stata la mia prima impressione di lei: un leggero dolore.

    – Lei è Marie, la tua nuova mamma! – disse mio padre con il solito sorriso standard stampato in volto.

    I capelli acconciati in dei boccoli, un vestitino che le fasciava strette le cosce e i tacchi alti, occhiali da sole, e rossetto scarlatto. Sembrava essere appena uscita da uno spot televisivo.

    In quel momento mi sono bloccato per un attimo, immortalato ancora prima che la macchina fotografica catturasse la mia faccia da compleanno, mentre tutti intorno cantavano tanti auguri a te, io ero disintonizzato. Pietrificato, con la bocca aperta e l’acqua che mi gocciolava dai capelli fino al collo e poi sul petto scheletrico.

    – Soffia!…dai…soffia! – Urlavano i miei amici eccitati.
    Anche lei mi incitava – Soffia… – diceva con un sospiro e un sorriso affabile, mentre con l’estremità dell’asticella degli occhiali, che teneva in mano, si sfiorava le labbra.

    Quella notte, per tutta la notte, li ho sentiti urlare mentre facevano l’amore.



    Puoi continuare a leggere tutti i racconti in versione integrale e senza censura solo sul nostro BLOG!

    a questo link!





    vi lascio anche il link a tutti gli altri social seguiteci per rimanere aggiornati!

     
    .
9 replies since 30/12/2021, 21:39   3095 views
  Share  
.