Bagnoschiuma

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    Sarà passato quasi un anno, da quando io e Alessio ci siamo messi insieme. La nostra storia come tutte ha avuto alti e bassi. Però alla fine si ricuciva tutto.
    Era un sabato pomeriggio. Lo stavamo trascorrendo a casa sua. Nella sua camera, sopra il suo letto. Lui alle mie spalle, mi abbracciava. Il suo turgido pene mi si sfregava tra le chiappe. Con le labbra mi succhiava il lobo inferiore. Io tra le mani tenevo il cuscino. Contro il quale mi si strusciava il pene.
    Lanciai il guanciale a terra, mi voltai.
    Alessio si stese sul letto. Io sopra di lui. Le nostre narchie si toccavano. Mi strusciavo su di lui. Mentre allungando il collo, raggiunsi il suo volto, iniziammo a giocare con le nostre labbra.
    Mi sollevi, mi appoggia con le chiappe sul suo addome muscoloso. La bollente verga mi sfiorava la schiena. Premevo la mia contro i suoi addominali e li accarezzavo.
    Lui si succhiò i pollici, poi portò le mani sui mie pettorali e con le dita inumidite mi accarezzava i capezzoli.

    - Alessio, lascia che ti scopi io.
    - No. Ti ho già detto che non sono passivo.
    - Stiamo insieme da più di un anno. Ci conosciamo da prima. Però non vuoi che ci provi.
    - Non mi piace.
    - Ma sarei io, il tuo dolce gattino.
    - Se il mio gattino. Piccolo, tenero, indifeso e solo passivo.
    - Io sarei versatile. Non ti chiedo molto solo, ti farmi provare. Almeno una volta. Così se non ti piace. Non te lo chiedo più.
    - Luca non insistere. Ora mettimi il goldone e salta su, dai.
    - Ok.

    Presi dal comodino il preservativo. Con velocità li misi sul suo cazzo il profilattico. Passa anche un po’ di lubrificante, spalmandolo con una energica sega. Ne passai un po’ sul mio culo e dentro il buchino.
    Poi con una mano, puntai la sua cappella contro il mio buco del culo. Feci pressione ed entrò. Poi iniziai a fare sali e scendi.
    Lui posò le sue mani sul mio cazzo. Lo avvolse stretto e iniziò a segarmi.
    Ansimavamo e gemevamo di piacere.
    Poco dopo le sue mani si spostarono sui miei fianchi. Senti pressione, per spostarmi verso sinistra. Poco dopo, senza che lui estraesse il pene da me ero steso pancia conto il letto. E lui sopra che mi scopava, con adagio. Con le mani prendevo e stringevo le lenzuola. Poco dopo Lui estrasse il cui cazzo da me, tolse il profilattico. Segandosi e in preda ai spasimi di piacere mi sborò sulla schiena. Poi si stese sopra di me. Mi baciava il collo, mentre mi strusciavo conto il materasso. Sul quale venni poco dopo. Con lui sopra di me, che mi soffiava sul orecchio mi addormentai.

    Mi svegliai, Alessio non c'era. Andai a farmi una doccia veloce, mentre probabilmente lui era occupata a fare la cena.
    Le sue mani mi avrebbero fatto comodo, così mi avrebbe potuto togliere la sua sborra dalla schiena. Pazienza, non sono mica un impedito.
    Non ci volle molto, indossai l'accappatoio le ciabatte e andai in cucina.
    Alessio non c'era. Nemmeno una pentola sul fornello.

    " Dove poteva essere?"

    Soggiorno, sala da pranzo, studio, biblioteca, veranda e l'ingresso. Non cera.
    Guardai in giardino e non lo notavo. Le nostre auto erano nel vialetto, pure la sua bici. Poteva essere uscito, per una passeggiata o corsa. Cosa penso tanto, quando esce lascia sempre un messaggio sulla lavagnetta in cucina.
    Nulla, non c'era nessuna nota. Era da qualche parte in casa. Mi rimisi a cercarlo. Poi un flash, la rimessa. Li tiene una vecchia auto d'epoca, che quando ha tempo cerca di riportare al suo vecchio splendore.
    Cosi uscì, dalla porta che dà sul retro percorsi il bordo della piscina. Poi il vialetto e arrivai alla rimessa. Un tempo era un grande fienile. Dopo la ristrutturazione ne nacque un deposito, laboratorio per i hobby e garage.
    C'era la vecchia carcassa ma non lui. Mi domando cosa ci trovi di bello da quel rottame.
    Andai dietro la scaffalatura con i utensili, lì c'è l'angolo per il disegno. Solo il cavalletto con sopra una tela sulla quale c'era una bozza informe.
    Ero lì perché non completare la visita, nel deposito al piano superiore. Salgo una scala dritta e senza parapetto. In cima una porta di legno massiccio l’apro. Entro in una stanza, piena di scatoloni, disposti sulle scaffalature. Non mi sembra d'averci mai messo piede. Inizio a girare tra i scafali.

    "Caspita quante cose ha!"

    Passo da una corsia all'altra, come al supermercato. Però d'Alessio non c'è traccia. L'illuminazione poi e pessima. Ho girato cosi tento in mezzo a quel vecchiume, dal forte odore di chiuso. Mi girava la testa, non capivo nemmeno più da dove ero arrivato o dove dovevo ancora passare. Ecco, la vedo la porta da dove sono entrato. L'apro e mi trovo in un’altra stanza. Guardo dentro e:

    - Ma che cazzo! Che cazzo! succede qui?!
    - Luca, calmo. Ti possiamo spiegare?

    Loro due mi fissavano, come due bambini presi con le mani nel barattolo dei biscotti. Non fiatavano, non dicevano nulla. Mentre aggrovigliati tra loro, stavano stesi su di un letto completamente nudi. Fermi, bloccati nel atto sessuale nel quale erano impegnati.
    Sulla parete difronte al giaciglio, un maxi schermo, sul quale passava una ripresa dell’ultima performance sessuale mia e d'Alessio.
    Dopo una rapida occhiata alla stanza, una specie di santuario del bondage. Riportai lo sguardo sui due gemelli.

    - Con chi devo parlare. Chi di voi due è Alessio?
    - Io! Però, ci siamo sempre stati entrambi per te.
    - Mio fratello a ragione. Sei tutto per noi.
    - Cosa?! Questa è ancora peggio. Mi prendete avete anche preso in giro. Lo fate dall’inizio?
    - Se la vuoi vedere cosi, sì Luca.
    - Per noi sei importante.
    - Se l'ero, mi avreste parlato da subito.
    - Non avresti capito, come ora.
    - Siete solo bravi a mentire. Mi hai sempre detto che non lo prendi. Questo però è un nulla. Il nostro incontro in palestra. Il primo bacio al bowling. Quando mi hai difeso dal vecchietto molesto. Non vi voglio sentire più.

    Mi sfilai l'anello da fidanzamento, regalatomi qualche settimana prima. Lo lanciai contro i due. Lascia la stanza.

     
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    Corsi in casa, rincorso dai due gemelli.
    Mi parlavano, non gli ascoltavo. Quello che dicevano entrava da un orecchio e usciva dall'altro. Indossai un pantaloncino e maglietta, prese a caso dall'armadio che condividevamo.
    Andai all'ingresso, infilai le mie scarpe. Non indossai dei calzateti, odio mettere le scarpe senza calze. Però non pensavo a nulla tranne che andarmene da li.
    Alessio e quella copia sputata a lui di suo fratello, presero atto di dovermi lascare andare. Non mi seguivano più.

    Salito in auto, mi allontani da quella casa. Poco più avanti, nella sterrata e desolata stradina. Mi fermai e scoppia in un incessante pianto.
    Un'eternità dopo, ripreso un pochino. Asciugai il mio volto, con il fondo della maglietta. Feci dei profondi respiri. Rimisi in moto l'auto.

    - Auto, chiamo Francesco.
    - Francesco, chiamata in corso. (Voce femminile, robotica)
    - Tuuuu. Tuuuu. Tuuuu. Tu.Tu.Tu.

    Riprovai, poco dopo. Pero non mi rispondeva.

    - Auto, mandare messaggio a Francesco.
    - Messaggio a Francesco. Prego dettami il testo.
    - Dove sei, sparito? Ti devo parlare? Chiamami!
    - Cosa sei, scimunito? Devi, cagare! Inviare, messaggio. Sì. No.
    - No. No. No. Cretina che non sei altro.
    - Ok, messaggio inviato.
    - Sei un rottame, lo sai.
    - Grazie, per avermi usato.
    - Devo farti assolutamente vedere.

    Mi fermai in uno spazio libero poco più avanti. Presi il cellulare e mandai, un messaggio di scuse a Francesco. Chiedendo se mi poteste richiamare il più presto possibile.

    Rientrai a casa mia. Fra, non aveva nemmeno letto il mio messaggio. Decisi d'uscire, per provare a tirami su. Indossai un Jeans, la camicia rossa e le scarpe da ginnastica bianche. Presi il giubbino in finta pelle e uscii di casa.

    Andai in un bar in centro. Presi un cocktail e mi accomodai su un tavolino, al esterno. Fissavo il cel speranzoso che Francesco mi rispondesse, però di lui nessuna notizia.
    Guardavo la ragazza che suonava il piano a coda bianco. Una musica che mi metteva più malinconia di quella che avevo di mio.
    Speravo nel pomeriggio quiz, invece nulla.

    - Ehi, Luca! Come va?
    - Ohi, ciao Lello. Che combini da queste parti?
    - Sono venuto ad ascoltare la mia vicina di casa.
    - Le è morto il gatto?
    - No, la lascata il fidanzato. Le faceva le corna con la migliore amica di lei.
    - Non sapevo che i personal trainer, fossero più pettegoli dei parrucchieri.
    - Hai sorriso. Avevi una faccia. Indovini, centra Alessio.
    - Non ne parliamo.
    - Ok. Ho un idea, finito qui andiamo a prenderci una pizza. Poi ti porto a una festa.
    - Va bene.

    Era la distrazione che mi serviva. Parlammo, fino alla fine del concerto. Proseguimmo nella pizzeria lì vicino, dove fanno delle pizze fantastiche.
    Raggiunsi l'auto, con quella arrivai a un distributore. Lì mi attendeva Marcello, che poi mi fece strada fino alla destinazione.

     
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    Arrivammo a un condominio, lì il ragazzo citofono. La porta si aprì poco dopo. Percorso l'androne, prendemmo l'ascensore.
    Marcello, si precipitò, verso la porta che si trovava difronte a noi; appena usciti dal ascensore.
    Ci trovammo in una piccola stana, con un bancone. Tipo reception di un albergo. Oltre al quale, stava un uomo. Indossava una polo nera, con una scritta ricamata. Ineleggibile.
    Appena ci notò disse:

    - Sera ragazzi.
    - Buona sera (Io)
    - Ciao, bello. (Lello)
    - Tieni e filate.
    - Grazie. (Lello)

    Marcello prese qualcosa dalle mani del uomo, poi si mi guardò. Io lo fissavo stranito.

    - Andiamo Luca.

    Segui il ragazzo, lungo il corridoio davanti a noi. Prese la prima porta a destra. Mi trovai in una stanza piena d'armadietti.

    - Ecco il quarantotto e quarantanove. Prendi.

    Colsi al volo, l'oggetto che mi lanciò. Una piccola chiave, con annessa una coordina.

    - Che razza di festa è?
    - Luca, non è una festa. Ti ho portato in crussing club gay.
    - Ah, potevi dirlo prima.
    - Non ero sicuro ti andasse di venire.
    - Sai che, sono fidanzato.
    - Eri arrabbiato con Alessio, non hai l'anello al dito. Ti serve un posto così per distratti.
    - Lello, sei gay?
    - No. Bsx, vengo qui per svagarmi un po’. Spogliati, oggi serata naked.

    Respirai, contai fino a dieci. Poi l'illuminazione. Distarmi mi serve, provare non nuoce.
    Mi misi a nudo e le mie cose nel armadietto quarantanove.
    Dalla corporatura si notava fosse ben allenato, nudo però era ancore meglio. Marcello mi analizzava a sua volta.
    Un attimo dopo tra uno spam qua e uno là. Io e Marcello ci baciammo, sbattendoci contro i armadietti. Mi scostai e dissi:

    -Forse non è il caso. Almeno ora.
    - Vieni ti mostro il locale. Docce infondo ai armadietti, trovi anche shampoo e asciugamani.
    Quando vedi queste colonnine sul muro, trovi dei distributori di profilattici, vicino dei lubrificanti monouso.

    Usciti dallo spogliatoi mi disse:

    - Le due porte sul lato opposto, portano a due stanza attrezzate. Se sono aperte puoi entrare, chiuse le persone fanno una seduta privata.
    - Attrezzate come?
    - Sono aperte e vuote, metti la testa dentro e scopri Luca.

    La Priama aveva una seduta di pelle che pendeva dal soffitto. La seconda una sedia con dei lacci per immobilizzare e anche una grande x alle sue spalle, con i medesimi lacci alle estremità. Alle pareti dei frustini e altri giocatoli erotici.
    Entrambe con uno schermo, sulla parte di destra, sul quale passava un porno gay e un materasso matrimoniale confinato in un angolo. Altra nota, illuminate scarsamente.

    - Vieni dai, li puoi provare più tardi.

    Lo segui alla fine del corridoio. Ci trovammo in una grande stanza, c'erano parecchi uomini in piedi o seduti, tutti rigorosamente nudi. Giovani e meno giovani. Non pensavo di trovare così tanta gente. Anche qui la luce lascava a desiderare.

    - Questa è la stanza principale, dove si trovano tutti. C'è il bar, il proiettore per i film porno e il palco per i spettacoli. Oggi niente show, tocca accontentarsi dei film.
    Vieni.

    Parlava e gesticolava indicando le varie cose. Poi passando tra copri glabri, pelosi, magri, grassi e pure sudati. Sbucammo davanti a un corridoio.

    - Qui ci sono la saletta per il pissing, la dark room, due salette con un letto e le glory hole. Il bagno in fondo. Ora prendiamo qualcosa da bere dai.

    Trovammo posto su un tavolo e consumammo le birre che ci eravamo presi al bancone.

    Se non era per la luce e il porno, sembrava un normale bar. Con la tranquillità di scambiare occhiate con persone complici. Una di quelle mi fece rimanere solo. Mi alzai e andai a cercare, qualcuno con cui intrattenermi.
    Un bel biondino dai occhi castani, prese le mie attenzioni. Era in piedi davanti a me. Lo raggiunsi. Ci salutammo. Poco dopo ci strusciavamo, uno sul altro.
    Mi prese per mano e mi trascino fino alla zona delle glory hole. Mi butto dentro una postazione e poi vidi il suo cazzo, sul buco di fronte alla porta.
    Lo presi in bocca e iniziai a fare un pompino. Dopo qualche attimo, una mincia apparve sul buco alla sinistra. Allungai la mano e cominciai a segarlo. Lo step dopo alternavo, bocca e mano, tra i due membri.
    Con schizzi che lascai cadere a terra, sborò il biondino. Che tolse il suo cazzo dal foro.
    Sento, che quello alla mia sinistra. Mi parla.

    - Ti va se ci appartiamo?

    Apro la porta e mi trovo un vecchio, declino l'invito e richiudo la porta.
    Spompinai altri due cazzi, facendoli sborare. Senza mai toccare, il liquido denso e biancastro, che nemmeno mi toccò. Tre li succhia solo. Quando sentii, farmi nuovamente quella proposta.
    Apro la porta e mi trovo davanti Francesco, che imbarazzato scappa via. Passa Marcello:

    -Che cazzo hai fatto a quello?
    - Nulla. Mi consce.
    - Tutti quelli che consci scappano?
    - Vieni qui, Lello.

    Richiusi la porta, il personal trainer appoggiò il suo grosso cazzo sul foro e iniziai a spompinarlo. Hai lati apparvero altri due cazzi, ne presi uno per mano e iniziai a fare una sega. Le mie labbra lascarono la cappella di Marcello, per posarsi sulla fragolona del cazzo alla mia destra. Non lasciai senza attenzioni la verga di Lello, la presi saldamente con la mano appena liberata e lo masturbavo. Cambiando ancora, assaporai il terzo cazzo, il quale come smisi di spompinarlo sparì. Mi occupai dei altri due. Tranne per Marcello, i cazzi sui altri fori andavano e venivano. Che si trattasse sempre delle stesse persone o diverse non lo capivo.

    - Ehi, bello che dici d'uscire?

    Disse Lello.

     
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    Aprii la porta, trovai davanti a me Lello. Inizia a limonare con lui. Uno dei uomini, che era su un foro della cabina. Mi venne alle spalle, sentivo il suo bene duro e pulsante premermi sulla chiappa destra. Mentre mi baciava il collo. L'ultimo uomo, che intrattenevo fino un attimo prima, introdusse il suo cazzo in un altro buco.

    Preso per mano da Marcello, mi lasciai condure in una vicina stanzetta libera. Congedai il terzo uomo. Stavo chiudendo la porta. Nello stesso attimo, osservavo Lello. Stesosi sul materasso. Alle prese con l'indossare un preservativo e tenendo in mano la boccettina di lubrificante. Sembra invitarmi a saltarli addosso.
    Qualcosa, non andava la porta non si chiudeva. Guardai in basso, c'era un piede.

    - Ho detto di no. Sposta quel piede. Lascaci in pace.
    - Luca?!
    - Come sai il mio nome?
    - Apri la porta.
    - No, lascaci in pace.
    - Qualche problema? Luca!
    - No, adesso il signore sposta il piede e ci lasca in pace.

    Senti spingere la porta, cercavo di oppormi. Però alla fine scivolai al indietro e la portami colpi l'alluce. Mi faceva un male cane.

    - Sei scemo, sparisci prima che ti denuncio.

    Alzai gli occhi e davanti a me, i gemelli.

    - Che cazzo, avete da rompere.
    - Scusaci se ti sei fatto male.
    - Quello che ti stai facendo. Domani di farà male.
    - Meno di quello che mi avete fatto voi. Mi state pedinando.
    - Si!
    - Sentito?! Marcelo, tu mi fai da testimone. Perché io questi buffoni li denuncio. A proposito chi e chi?
    - Io sono Mattia.
    - Io Alessio.
    - Ragazzi, avete bisogno di sbrigarvela da soli. Io, mene vado.
    - Lello, dami una mano. Non voglio rimanere qui con questi. Non andare, Lello!

    Il mio alluce, stava sanguinando. Mi faceva pure male. Rimasi pure solo, con i gemelli.

    - Luca, lasca che ti portiamo fuori da qui e ti facciamo medicare.
    - Non era nostra intenzione ferirti. Dai vieni, appagati su di me.

    Non, volevo però dovetti accettare il loro aiuto. Mi appoggiai su Mattia e andammo nello spogliatoio.
    Ci raggiunse, il responsabile e mi fece una medicazione, raccomandandomi di farmi vedere dal mio medico.
    Faticando ad appoggiare il piede a terra, Alessio mi accompagno a casa. Mi portò fin dentro casa, poco dopo ci raggiunse suo fratello.
    Per tutto il tempo non volo una mosca, io non volevo rivolgerli la parola. Loro non sapevano come iniziare il discorso. Poi però Mattia, disse:

    - Luca, non volevamo ingannarti. Cercavamo il modo migliore per confessare la nostra attrazione, tra noi.
    - Quello che intende e che, tra me è lui. Dalla semplice curiosità e esplorazione tra fratelli, accentuata dal essere gemelli identici. Si è trasformata in qualcosa di più, serio. Però nello stesso tempo, senza un terzo elemento ci sentiamo incompleti.
    - Potevate, essere onesti.
    - Ci avresti, rifiutato.
    - Esatto l'avrei fatto. Matteo giusto?
    - Sì, Luca. Non capisci cosa c'è tra noi fratelli.
    - Non sono così stupido da non comprendere, che vi sentiate profondamente legati. Però il terzo elemento, come lo definite voi deve essere informato.
    - Luca, quando abbiamo provato cosi, abbiamo rimediato solo interessati a una botta e via con fratelli gemelli.
    - Alessio, però in quel caso siete stati sinceri.
    - Ma essere usati ci ha fatto male.
    - Come credete che mi senta io.

    Piombo il silenzio, i due caddero in silenzio.
    La loro somiglianza era, anche in una fantastica caratteristica. I loro occhi castani, brillanti e che mettono una carica di vita. Avevo cercato di evitarli il più possibile. In quel momento di silenzio, la vista cadde su di essi. Cercavano di trattenere le lacrime, però da essi cadde una goccia a ciascuno.
    Stavano male, avevano capito che quello che avevano fatto mi fece soffrire tantissimo. Che mi sentivo usato. Come quei ragazzi che hanno giocato con loro e poi li hanno abbandonati.
    Provai ad alzarmi e L'alluce mi pulsò e fece un male cane. Cadi al indietro. I gemelli mi vennero incontro per sorreggermi. Io mi buttai su di loro e li avvolsi in un abbraccio. Venni ricambiato da loro.
    Iniziammo a scambiarci baci in bocca. Poco dopo, un abito alla volta e con leggere pressioni di labbra, su tutto il corpo, i due mi spogliarono e io aiutai i gemelli a denudarsi.
    Matteo, mi prese in braccio. Io mi ressi sul suo collo e andammo nella mia camera.
    Una volta adagiato sul letto, steso panca in su. Lui mi si stese sopra, iniziò a scusarsi. I nostri membri da borzati vennero duri.
    Alessio, sullo stipite della porta ci osservava. Poi si avvicinò.
    Si mise dietro suo fratello e li leccava il culo. Mentre strusciando il suo bacino contro il mio. I nostri cazzi ormai duri si massaggiavano tra loro. Nel mentre le nostre labbra si toccavano.
    Alessio, allontanatosi un attimo, prese e mi mise un profilattico sul cazzo. Matteo, poi puntò la mia cappella contro il suo buco. E cercò di infilarselo, dopo qualche tentativo. Senti la mia cappella avvolta dal suo ano. Alessio, poi mi portò il suo fondoschiena in faccia, iniziai a leccargli il culo.

    - Mmmm, siii. Oooooh (Mattia)
    - Dai preparami per bene, poi tocca a me. (Alessio)
    - Aspettavamo solo di dirti tutto, per farsi scopare entrambi. Mmmmm, oooooh. Siii devi provarlo, fratellino. (Mattia)

    Ignorai il commento. Mattia, inizio ad aumentare il ritmo. Del suo sali e scendi.
    - Aaaah, siii. Mmmm. Ooooh. Lo prendo tutto. Mmmmm. Oh. (Mattia)
    - Mmmmm, ooooh si che slinguazzate. (Alessio)
    - Dai cambiamoci. (Mattia)

    Poco dopo, Alessio, cambio il preservativo. Poi stava prendendo confidenza con il mio cazzo, spingendolo dentro di se. Quando si senti pronto, si scatenò.
    Io passavo la lingua, attorno il buco di Mattie e con essa lo penetravo un po’ pure.
    Travolto dal dare tanto piacere hai due fratelli, non sentivo più dolore. Solo la forte e travolgente passione e eccitazione del momento. Ero estasiato.

    - Ooooh, mmmm si con lingua ci sa fare. Mmmm. (Mattia)
    - Mmmmm, ooooh. Aaaah. Ooooh, si mmmm. Come mi piace prenderlo da te Luca. (Alessio)

    Mattia, assumendo una posizione strana. Braccia a terra. Piede destro sulla testa del letto l'altro su suo fratello. Punto il suo cazzo sulla mia bocca io, lo iniziai a spompinare.

    - Oh, mmm. Sii. Vai cosi, Succhiamelo. Ooooh. Mmmmm. (Mattia)
    - Ah, mmm come godo. Mmmm. Oooh, siii. Godo, mmmm. Ooooh. (Alessio)

    Poco dopo si misero, uno alla mia destra e uno alla sinistra. Si segavano con una mano, il pulsante cazzo. La mano libera, intrecciata con quella del altro, stantuffava la mia verga. Quasi assieme sbrammo, copiosi. I schizzi dei fratelli, raggiunsero l'altro e caddero su di me. La mia mi arrivò al petto.

    Poi mi senti, come un wurstel, avvolto da due fette di pane. Erano i gemelli. Che mi abbracciarono e ci addormentammo sul mio letto, avvinghiati e sporchi di sborra.

    Alessio e Mattia, compresero di avermi ferito profondamente. Le loro lacrime, mi fecero capire questo. Io, sentendomi compreso e nel loro modo bislacco pure amato. Decisi di perdonargli e dare una possibilità a questa cosa di nasce e crescere.
    La cosa buffa, la scopri qualche giorno dopo quando i due mi sbiecarono il nostro primo incontro.
    Un pomeriggio, quando presi l'ultima confezione di "Brezza oceanica". Sollevando lo sguardo, incrocia il loro e li rivolsi un Soriso. Da quel momento, si sentirono rapiti da me. Scoprendo che frequentavamo la stessa palestra, il resto della storia lo sapete.
    Quelle parole, effettivamente mi ricordarono che avevo sorriso a due ragazzi quasi uguali. Però forse in quel periodo uno portava la barba e l'altro no. Fatto sta che il bagnoschiuma aveva segnato il nostro incontro.

    Fine




     
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