Il mio Filippo - parte 3

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    IMPORTANT GAY

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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Chi è l'uomo? Chi è il ragazzo? Quali sono le gerarchie? L'ossessione mi aveva fatto perdere la testa, era tempo di riprendere padronanza di me stesso, di fare capire a Filippo chi fosse l'adulto. Lo avevo invitato a casa mia per un pomeriggio di ripetizioni durante la settimana. Quello che non sapeva è che l'oggetto di studio sarebbe stato il suo corpo nudo sul mio letto.

    Sapevo come si sarebbe presentato a casa mia. Fresco di scuola, sarebbe giunto all'ingresso con tutto il fascino efebico e i suoi meravigliosi capelli neri fatti per essere carezzati. Dovevo marcare la differenza. Per tale ragione, sfoderai il guardaroba delle grandi occasioni utilizzato solamente per matrimoni o incontri aziendali di alto livello: completo grigio antracite, camicia bianca, cravatta e scarpe di vernice. Senza barba e con il capello curato, sembravo pronto per una prima hollywoodiana. La mia prima, da uomo adulto, per Filippo. “Siamo eleganti, oggi”, esclamò alla mia vista sulla soglia. Abbozzai un sorriso di saluto, afferrai il suo zaino per posarlo a terra e poi, vedendolo diretto verso il salotto, lo fermai: “Oggi non studierai sui libri – spiegai con fare severo – Oggi sarò io a studiare te”. Filippo rimase interdetto, fiatò un monosillabo di incomprensione. “Ora ascoltami attentamente – gli dissi guardandolo dritto negli occhi – Va' in bagno, utilizza bidet e sapone intimo. Mi raccomando: devi essere perfettamente pulito. Poi fatti una doccia. Per asciugarti puoi usare l'accappatoio bianco appeso all'attaccapanni. Infine, rivestiti con le cose che troverai dentro la borsa di carta lasciata sul lavandino”. Filippo annuì senza fare domande e svanì dietro la porta scorrevole del bagno.

    Approfittai dell'attesa per godermi un sorso del mio amaro alle erbe preferito. I due cubetti di ghiaccio annegati nel distillato ambrato, nel frattempo, mi avevano suggerito un'idea molto piacevole. Nel giro di qualche minuto, Filippo uscì dal bagno e sopraggiunse in camera avvolto dall'accappatoio candido che avevo preparato per lui. Davanti si distingueva la protuberanza sintomo di un principio di erezione. “Scopriti”, ordinai. Lentamente, svelò il suo corpo con i pochi indumenti che avevo acquistato per lui pochi giorni prima. Un gonnellino cortissimo da fanciulla non copriva la sua inquieta virilità. Timidamente, Filippo nascose le parti intime con le mani rivestite da un lungo manicotto che rivestiva tutto l'avambraccio. Le calze parigine che avevo scelto lo slanciavano ulteriormente. La giarrettiera a cingere la coscia destra? Un mio sfizio personale. “Mi hai sentito? Scopriti!”. Ribadii indicando i suoi genitali. Rispose affermativamente con lo sguardo che filtrava attraverso i suoi capelli ancora umidi. Le mani si spostarono e la sua virilità fece capolino con una lacrima di liquido preseminale che brillò al riflesso della luce. “Ti sei toccato?”, domandai con fare perentorio. “No, sono diversi giorni che non mi tocco - rispose imbarazzato a capo chino – sotto la doccia mi sono eccitato perché, prima di lavarmi, avevo visto che cosa c'era nella borsa”. Il mio sguardo si fece austero: “Ora mettiti a quattro zampe sul letto”. Filippo obbedì anche stavolta.

    Le sue natiche glabre erano rivolte al cielo e il gonnellino era una decorazione meramente simbolica attorno la sua esile vita. Le mie mani vollero prima di tutto prendere contatto con la consistenza di quel tesoro che avevo di fronte: i glutei mostrarono la loro sostanza frutto degli allenamenti di atletica che Filippo aveva ripreso da qualche tempo. Lo sculacciai. “Ahi!” si lamentò il mio giovane liceale. “Zitto. Qui parlo solo io”, mi imposi. La freschezza di quel corpo appena lavato era irresistibile per i miei sensi. Sempre le mie mani aprirono la strada per quell'orifizio tanto bramato dalla mia lingua. Il profumo del sapone intimo aveva massaggiato questa pelle acerba e mi aveva consegnato una degustazione indimenticabile. Emettendo dei lunghi gemiti di piacere, Filippo iniziò a patire le sferzate inflitte dalla padrona della mia bocca. Successivamente, percorsi quella terra di nessuno che separava la mia lingua dalle sue sacche colme di ambrosia. Mi resi conto di un piccolo problema: essendo chinato in avanti, la cravatta mi era di impaccio nei movimenti. Me la tolsi e bendai il mio giovane liceale: “Tanto non hai bisogno di vedere – sogghignai – devi solo sentire”. Ripresi l'opera dopo questa breve interruzione: era impossibile stancarsi di inumidire la sua intimità e di accogliere in bocca le sue docili ghiandole maschili. Completamente eretto e intriso di ormone, il suo organo reclamava attenzione, ma fui particolarmente ingeneroso nei suoi confronto concedendogli solo un piccolo assaggio: una toccata e fuga sull'asta. Avevo altri programmi per quel punteruolo di carne. Prelevai dal cassetto un flacone di gel lubrificante, lo versai sui polpastrelli dell'indice, del medio e dell'anulare della mano destra per applicarlo con leggerezza sull'ano. Anch'essa ingentilita dalla sostanza contenuta in quello strano contenitore di plastica dalla forma fallica, la mano sinistra mungeva lentamente la virilità del mio sempre più sospirante Filippo. Ormai lo aveva capito. Aveva capito di essere nel mio più completo potere. Le mie dita premettero sull'ingresso e, dopo una prima resistenza, ebbero accesso a quel bocciolo che ancora non si era schiuso. Al tatto non c'era più freschezza, ma solo il calore del corpo del giovane liceale dominato dalle mie mani. Non aveva più alcun controllo sui movimenti: spasmi improvvisi interrompevano il suo dimenarsi per l'interminabile massaggio a cui lo stavo sottoponendo. Dentro di lui, le mie dita avevano esplorato la sua cavità, mentre la sua virilità paonazza mi implorava l'orgasmo.

    Capii che mancava poco quando la sua mano destra tentò di avvicinarsi al glande. Mi imposi con un “Fermo! Non ti azzardare!”. Con un mugugno misto di piacere e disapprovazione, Filippo richiamò a sé l'arto. “Aspetta, prendi il bicchiere”. Goffamente, Filippo si alzò dalla sua posizione prona, scostò il bendaggio improvvisato che lo privava della vista e si allungò verso il bicchiere lasciato sul comodino con dentro quel poco di amaro rimasto. Non gli lasciai requie e non smisi di stimolarlo per un solo istante: “Ora tieni fermo il bicchiere – ordinai – guai a te se sprechi una sola goccia”. Accelerai i movimenti, il corpo di Filippo si contrasse per poi esplodere con una fragorosa eiaculazione che travolse i due inermi cubetti di ghiaccio o, almeno, quello che ne rimaneva. Filippo gridò il suo piacere, si svuotò completamente con gli ultimi schizzi per poi accasciarsi esausto sul letto. Soddisfatto, rimiravo il mio bicchiere che conteneva il prezioso succo sgorgato dal sesso del mio amante. Lo portai alla bocca per gustarlo e giocarci con la lingua: le ultime gocce di amaro si erano fuse con il nettare di gioventù di Filippo, mentre il ghiaccio aveva alzato bandiera bianca lasciando gli ultimi pizzicori di gelo sulla lingua per poi svanire completamente. Stavo deglutendo con profonda soddisfazione quella prelibata bevanda quando Filippo, completamente sfiancato dalla fatica, sussurrò: “Sono tuo, fammi ciò che vuoi”.

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    Non soddisfa, come l'altro, la mia predilezione per l'inversione dei ruoli ma è scritto molto bene! :-P si aspettano i seguiti ;)
     
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    Grazie per il tuo commento, Queer Boy :-) la tua opinione è importante! :-D
     
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