Il mio Filippo - parte 2

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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Filippo, Filippo, Filippo. Tra noi due, chi era il quasi trentenne invecchiato precocemente e il liceale prossimo all'esame di maturità? Dopo il nostro primo incontro, la mia mente era stata avvolta da una nebbia di stati d'animo che credevo ormai dissolta dall'avanzata dell'anagrafe. Il lavoro in ufficio si era fatto più difficile del solito: mi disconnettevo dallo schermo del mio pc, dalle telefonate, dai meeting per rimembrare il tepore suscitato dal tuo corpo eburneo adagiato sul mio, le tue braccia esili a cingermi il collo, i sussurri modellati dalle tue labbra fatte per amare e per essere mordicchiate. Che tu sia maledetto, Filippo! Tu che mi hai dissetato con la pozione di gioventù sgorgata dalle tue membra, tu che mi stai privando del senno, stai diventando il mio tormento! Le mie mani sono impazienti di solcare quella distesa nera e lucida di capelli che custodisce il tuo viso lasciato fin qui illeso dalla pubertà. Lasciami pettinare le tue sopracciglia scure, Filippo, voglio giocarci, voglio conoscere la loro forma, il loro spessore. Non temere, Filippo, voglio solo baciare quel naso acuto, sì, proprio lui, quel naso acuto che prenderei e porterei via come fanno i genitori amorevoli quando giocano con i loro figli piccoli dicendo «Ti ho rubato il nasino!», dopo averlo afferrato teneramente tra l'indice e il medio.

    Vorrei sequestrarti quegli sguardi adoranti che ti lanciano le tue compagne di scuola all'uscita alle ore 13, quei bacetti innocenti che schioccano sulle tue guance immacolate per salutarti. L'ho notato quando, pochi giorni dopo il nostro primo incontro, mi avevi chiesto aiuto per ripetere i classici della letteratura italiana, in vista di una simulazione di prima prova. Ti ho caricato in macchina, non so come ho resistito all'impulso di avventarmi su di te, abbiamo pranzato con un panino veloce e ci siamo recati a casa mia. Devi stare calmo – mi ripetevo mentalmente – non farti trasportare dal desiderio, oggi devi aiutare Filippo nello studio, niente distrazioni. Rientriamo insieme nella mia abitazione, mi precedi, rivolgi un'occhiata fugace a quel divano che ha accolto le nostre effusioni, ti volti verso di me con aria scanzonata, ti sposti con uno svolazzo della tua mano quel ventaglio di capelli per mostrarmi i tuoi occhi fulgidi e regalarmi un sorriso che ferma il tempo. «Meglio mettersi a studiare», mi suggerisci con una breve risata delicata. Sembra distare anni luce la malinconia che avevo trovato la sera in cui ci eravamo conosciuti. Ripongo il tuo giaccone sull'attaccapanni e per qualche istante non posso evitare di contemplare il candore della pelle esaltato dal nero di ordinanza dei tuoi vestiti. Ripenso a quando anch'io, alla tua età, ero fortemente legato a questo rigido monocolore che mi disciplinava dalla testa ai piedi. Il risultato, però, non era paragonabile a quello ottenuto da te.

    Ti accomodi al tavolo del salotto, apri i libri di testo, recuperi gli appunti presi in classe e rielaborati a casa. Dopo esserti messo a capo chino su frasi e parole scritte con caratteri minuscoli, i tuoi capelli si protendono in avanti quasi per gettarsi in mezzo alle pagine poste di fronte ai tuoi occhi. Il racconto delle opere e delle vite dei maestri prende forma grazie alle tue parole, gesticolando con la matita in mano dipingi quadri immaginari nell'aria. Dove ci sono sbavature o lacune intervengo in punta di piedi prelevando tomi impolverati nei meandri della mia memoria quanto appreso in un tempo remoto e non goduto nella sua totalità.

    «Come fai a sapere tutte queste cose?» Mi domandi.
    «È la vecchiaia!» replico con autoironia.
    «Non devi dire così!» Mi rimproveri amorevolmente. «Vieni qua! Avvicinati!» Mi ordini con fare risoluto.

    Cammino verso di te e, ancora una volta, mi cogli di sorpresa abbracciandomi la vita per posare l'orecchio sul mio ventre.

    «Guarda che non sto portando avanti una gravidanza» ti ricordo.
    «Sciocco!» Mi riprendi immediatamente per poi iniziare a fare le fusa.
    «Anch'io ti voglio» bisbigli facendomi percorrere un brivido lungo la schiena.

    Con uno sguardo malizioso mi fai capire di esserti accorto di cosa sta succedendo all'interno dei miei calzoni. Con le mani vuoi avere conferma, posi il palmo sopra la patta dei pantaloni e il tuo sguardo guizza subito malizioso a cercare i miei occhi persi su di te. La cintura e i bottoni si arrendono alle tue dita sottili e per la mia biancheria intima, ormai, non c'è più nulla da trattenere. La mia virilità tozza e prorompente si palesa davanti al tuo sorriso compiaciuto. Sai che è merito tuo. I tuoi polpastrelli si posano leggeri sulla mia carne rigida: la seta delle tue dita abbandona la timidezza e prende via via sempre più confidenza. Il tuo sguardo curioso, Filippo, studia il mio organo, lo osserva da più angolazioni per comprenderne la fattura e organizzare un approccio più approfondito. Ti accorgi di me, della mia espressione di rassegnato abbandono. «Sei in mio potere!» Sorridi posando il mio sesso sulla tua guancia per farmi notare il rapporto delle proporzioni rispetto al tuo viso. Filippo mio! Ti stai accaldando e lo noto dalle tue gote pennellate da un tenue arrossamento. Ma i tuoi occhi, Filippo, i tuoi occhi, Filippo che tu sia maledetto!, mi hanno portato alla perdizione e allo smarrimento di ogni raziocinio. Sono annegato in quelle gemme di ghiaccio che mutano il colore a seconda dell'umore del cielo: ho perso ogni libero arbitrio, il tuo sguardo mi comanda, sono completamente sottomesso alle tue mani e alla tua bocca che finalmente mi accoglie dopo un lungo preambolo della lingua sull'asta e sul glande inebriato dalla tua freschezza. Oddio, Filippo, che ne sarà di me? Mi fai conoscere ogni segreto del tuo cavo orale, mi riservi ogni singola goccia della tua preziosa saliva, mi fai avvolgere dalle tue soffici tonsille, inizialmente contrarie con un paio di colpi di tosse, ma poi calde e generose nell'accogliermi. Mi devo appoggiare al tavolo, Filippo, perché sto per esplodere per causa tua: riprendi un attimo fiato, mi accogli nuovamente fino al momento della suprema estasi in cui le mie membra si contraggono in un istante interminabile e la tua lingua insolente si ritrova ricoperta da una densa glassa di sciroppo di uomo che deglutisci dopo qualche secondo. Non so come, una goccia galeotta era sfuggita al suo destino e si era posata sul tuo viso al di fuori del raggio d'azione della lingua. Ti dico di aspettare un attimo. Mi chino, raccolgo con un bacio questa goccia fuggitiva e la consegno alla tua bocca.
    «Poi mi spiegherai il perché di tutto questo» gli dico.
    «Ti volevo - risponde semplicemente - Cosa c'è da spiegare?»

    Filippo, Filippo, Filippo, maledettissimo Filippo!

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  2. Albert De Klerc
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    Perchè tutti questi problemi? è un ragazzo maggiorenne mi pare ......
     
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  3. 19mark95
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    effettivamente!!!
     
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    Nessun problema. :-) Ho solo cercato di rendere in un modo un poco particolare l'ossessione del protagonista. Grazie per i vostri commenti.
     
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    DOLCE GAY

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    Ci sarà un seguito vero? Ci sarà un "di più", VERO? :D
     
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    Sì che c'è :D La scaletta è già pronta, il problema è che in questo periodo pre-natalizio sono preso in mille altre cose di lavoro/studio che mi tengono lontano dalla stesura del terzo capitolo. Grazie per avere commentato :)
     
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    Uscita la terza parte :)
     
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6 replies since 19/11/2014, 02:58   1388 views
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