Il mio Filippo

Cosa può nascere da un incontro casuale a un concerto metal con un ragazzo emo?

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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Mai mi erano piaciuti i ragazzi emo. A dire il vero, non mi era mai piaciuta la "sottocultura" emo in sé. Ai tempi del liceo, per me, non avevano senso quelle acconciature infelici, la lacrima facile, la spettacolarizzazione dei tagli ai polsi su internet, i gruppi musicali rappresentanti di quel mondo, etc etc. Col passare degli anni, la mia attitudine è cambiata. Ciò che mi suscitava disapprovazione (atteggiamento frutto anche dell'infantile cameratismo liceale mirato a schernire il diverso), quel mondo tanto criticato iniziò a incuriosirmi sul fronte femminile e maschile: alle donne "emo" più avvenenti associavo una carica erotica superiore al normale per inquadrarle in un immaginario fatto di feticismo e giochi di dominazione e sottomissione. Dall'altro lato, i ragazzi stavano salendo a un livello superiore di erotismo: i corpi efebici slanciati, non eccessivamente magri, i visi androgini occultati da ciuffi fatti apposta per essere spostati da un rapido gesto della mano e così svelare occhi di lago in cui annegare. Quello che per me fino a pochi anni prima era stato un qualcosa di sconveniente ed esecrabile, era diventato il mio desiderio.

    La mia pulsante bramosia si tramutò in realtà una notte in un locale di provincia adibito a concerti hard rock ed heavy metal. Lo scorsi in lontananza, in mezzo alla folla di quel pubblico che aveva appena assistito all'esibizione di un gruppo rumoroso e inconcludente. Non vidi il suo viso, ma attraverso quei capelli lisci corvini che ne celavano con pudicizia i lineamenti, intuii un'espressione tendente al malinconico. La maglietta nera a maniche corte mostrava braccia candide, ma non fragili come grissini pronti a spezzarsi da un momento all'altro. Dopo essermi avvicinato, mi sedetti sullo sgabello accanto a lui, ordinammo insieme una birra media. Approcciai in maniera piuttosto banale e scontata: «Ti vedo imbronciato e non so qual è il tuo nome: come posso esserti d'aiuto?». Alzò le sopracciglia dalla sorpresa per il mio esordio, si voltò lentamente dalla mia parte e finalmente ebbi l'opportunità di contemplare il suo viso: lo sguardo stanco forse per l'orario e la musica ad alto volume non valorizzava i suoi occhi rubati a qualche ghiacciaio norvegese dal nome oscuro e impronunciabile. «Mi chiamo Filippo». La consonante doppia esaltava la forma delle sue labbra che si schiudevano sulla vocale finale con le movenze di un bacio innocente. Al classico «Cosa ti turba?» da parte mia, seguii un'iniziale resistenza che poi si sciolse dopo qualche sorso dal boccale: 19 anni di età, del posto come me, preoccupato per l'approssimarsi dell'esame di maturità, non si sentiva supportato dalla famiglia con cui spesso era in conflitto, anche in modo aspro. Sarebbe stato poco cortese fare notare come tutto ciò sarebbe stato da ricondurre a problemi tipici della sua età. Posando per un istante la mano sulla spalla per instaurare un primo contatto fisico, gli feci presente che non avrebbe dovuto sentirsi sopraffatto, che avrebbe dovuto rilassarsi, concentrarsi sui suoi obiettivi, impegnarsi a raggiungerli e soprattutto godere a pieno delle gioie che quel periodo dell'esistenza offre a chi lo vive con pienezza. «So che non è facile – gli dissi – però, se vuoi parlarne, io ci sono». Ci scambiammo i contatti dei social network, ci stringemmo la mano e lo vidi allontanarsi più leggero e sollevato. Il suo profilo Facebook rispecchiava fedelmente lo stato d'animo amareggiato che aveva mostrato al bancone del bar. Brani musicali tristi, immagini e testi che parlano di incomprensione, solitudine, amicizie perdute.

    Attanagliato dal consueto dilemma da commedia romantica del “Lo chiamo/non lo chiamo”, la mia condizione venne risolta dallo stesso Filippo pochi giorni dopo: mi scrisse in chat chiedendo se avevo tempo per uscire un pomeriggio, per parlare e fare una passeggiata nel parco cittadino. Tardò di qualche minuto, ma il suo arrivo mi fece sobbalzare: il freddo pungente di novembre lo aveva costretto a un semplice giaccone che lo faceva sembrare più grosso di quanto in realtà fosse e su tutto spiccava il suo candido viso pulito, un viso risparmiato da quell'acne giovanile che purtroppo è solita mietere tante vittime. Dopo i saluti, mi parlò degli ultimi aggiornamenti di casa: sua madre era sempre più intrattabile e la continua assenza da casa del padre per motivi di lavoro (e forse altri oscuri problemi di cui non mi ha voluto fare parola) rendeva tutto più difficile. Mi limitai ad ascoltare, a parlare il minimo, a raccogliere informazioni per elaborare una risposta. Tutto questo, però, non servì a nulla: «Volevo dirti che mi sono accorto del modo in cui mi guardavi l'altra sera» disse Filippo fermandosi in piedi dritto di fronte a me con sguardo serio. Mi si raggelò il sangue. «Tu mi vuoi – aggiunse – mi desideri, ma allo stesso tempo mi vuoi proteggere». Faticai, fui sull'orlo di balbettare, di perdere la lucidità: tentai di abbozzare una risposta, ma Filippo fece un passo in avanti e mi baciò sulla bocca. Le sue labbra si posarono con ferma dolcezza sulle mie e le sue mani giovani e sottili portarono il mio viso al suo. Colte alla sprovvista, le mie braccia, incredule, non poterono fare altro che posare le mani sui fianchi del giovane uomo che avevo di fronte a me. Le nostre lingue, invece, mostrarono forte timore: giunsero al contatto, ma la paura di sguardi indiscreti di condanna prese il sopravvento e si decise di rinviare l'appuntamento ad altra sede. Il mio appartamento.

    Chiusa la porta di casa, la giacche caddero tragicamente a terra e il divano accolse il calore del nostro bacio. Le mani iniziarono a prendere conoscenza del corpo dell'altro ancora protetto dai vestiti: «Ti voglio», sussurrai dopo avere a lungo indugiato sul suo collo indifeso. Lo esortai ad alzarsi in piedi davanti a me che ero rimasto seduto sul ciglio del divano. La cintura dei suoi jeans si aprì facilmente, sfilai i pantaloni e una presenza sostanziosa si manifestò sotto i boxer parigamba. Le dita curiose abbassarono l'elastico e l'essere maschio di Filippo si presentò ai miei occhi: lievemente ricurvo verso il basso, il suo membro vedeva all'estremità un glande che stava iniziando ad uscire dal suo giaciglio. Completamente glabre, le sue vellutate ghiandole genitali rappresentavano un pasto troppo ghiotto per la mia avida bocca. Con il viso smarrito nella sua zona pubica, una mia mano premeva il suo bacino verso di me, mentre l'altra massaggiava cautamente il suo organo che, nel giro di pochi minuti, prese vigore e mostrò tutta la sua sfrontatezza. Filippo emise un flebile gemito che parve quasi il guaito di un tenero cucciolo. Il palmo della sua mano sopra la mia testa tremò e le espressioni di piacere del suo viso non erano più sotto il suo controllo diretto, ma il mio. Dopo il meritato antipasto, le mie labbra si diressero sull'asta, ormai rigida, per inumidirla con tanti piccoli baci utili per aprire la strada alla mia lingua famelica. Mentre la mia mano destra mi aiutava nell'opera, la sinistra prese l'iniziativa di esplorare il ventre piatto che avevo di fronte scoprendo un imberbe principio di addominali sotto la felpa scura. Come seppi in seguito, Filippo aveva da poco ripreso a praticare atletica leggera. La pista e la palestra stavano cominciando a plasmare quel corpo ancora in fase di sviluppo.

    Dopo avere dedicato le giuste attenzioni all'asta, passai al glande reso paonazzo dalle cure che avevo fin lì riservato al suo organo. Sempre le mie labbra diedero il benvenuto all'ospite fin qui più atteso, per poi lasciare spazio alla mia lingua instancabile ed irrequieta. La consistenza e la sapidità della corona dell'estremità di Filippo mi trasmisero una scossa ai sensi e prepararono la bocca trepidante ad accogliere il suo vigore: calda, percorsa da vene pulsanti, le mie tonsille inizialmente dovettero faticare a prendere confidenza con questa voluminosità. Nonostante la posizione apparentemente sottomessa, stavo comandando il movimento pelvico di Filippo con le braccia, mentre lui sospirava e stentava quasi a rimanere in piedi. Il suo membro mi apparteneva e non aveva più segreti per le mie mani, il mio cavo orale, le mie labbra, le mie guance e la mia lingua. «V-Vengo!» bofonchiò in maniera quasi incomprensibile. Il palmo della mia mano sinistra massaggiò le sue sacche soffici e succose per spronarle a dare il meglio: con uno spasmo infinito delle sue viscere, l'ondata di caldo nettare invase la mia bocca e la sua delizia di acerba mascolinità si posò sulla mia lingua per poi nutrirmi con la sua vitalità. Barcollante, Filippo, si sedette sul divano: «Ma vivi da solo?» chiese sottovoce. «Sì» risposi. Si tolse la felpa rimanendo completamente nudo, con fare irruento mi svestì e ci sdraiammo teneramente sul divano: con mano inesperta, afferrò il mio membro turgido, iniziò a massaggiarlo per poi farlo esplodere sul mio petto. Incuriosito e spaventato al tempo stesso, intinse il polpastrello in una goccia grossolana del mio sperma per poi portarla alla sua bocca e inghiottirla timidamente. Con un fazzolettino di carta, ripulì il resto per poi abbracciarmi e guardarmi negli occhi con aria soddisfatta mentre io stavo assaporando il profumo rarefatto della sua pelle. Si avvicinò al mio viso, mi baciò e mi disse una parola: «Grazie». Quello non fu il nostro ultimo incontro.

    ---Continua---

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    Edited by Racconto - 16/11/2014, 20:50
     
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    Testo ripulito da qualche refuso causato soprattutto dalla tarda ora :D Fatemi sapere cosa ne pensate, ho in cantiere la seconda puntata. Avete qualche consiglio?
     
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    Carino;) Secondo me sarebbe stato migliore se tu avessi dedicato più spazio alla parte delle conoscenze, cosi mi sembra che tu abbia creato dei dialoghi poco verosimili per arrivare subito al contatto fisico che, magari, poteva essere posticipato al prossimo capitolo :D ma questo è il punto di vista di chi in questo tipo di racconti preferisce dare la priorità ai sentimenti e ai pensieri rispetto al semplice "consumo sessuale";)
    Mi pare anche di avere riconosciuto un'eco di Nabokov, sbaglio o è proprio così?:D

    Edited by Principe di Creta - 19/11/2014, 21:24
     
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    Ciao Principe e grazie per il tuo commento ^_^ Non hai tutti i torti nell'evidenziare la questione della conoscenza e della verosimiglianza dei dialoghi e, se in futuro capiterà una "situazione letteraria" analoga, vedrò di seguire il tuo consiglio, magari portando in risalto alcune immagini come un gioco di sguardi, uno scambio di sorrisi, qualche tic o un paio di dettagli in più. Ho scritto questo racconto di getto, senza pensarci su due volte (il giorno dopo, infatti, l'ho ripulito da diversi refusi ed errorini vari) e ho cercato di concentrarmi sulla resa erotica della descrizione nella parte "sessuale" che, a livello personale, ho trovato particolarmente invitante (volevo proprio eccitarmi nello scrivere quella situazione) :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes:

    Non sono mai andato d'accordo con gli autori russi, anche se il concetto della Lolita di Nabokov può essere qui percepito in modo evidente. Ho sempre preferito la letteratura americana, pochissimi autori italiani e, più che altro per interesse di approfondimento personale, i saggi di politica e sociologia. Poesia praticamente nulla: una stupenda raccolta di componimenti di Verlaine non fa primavera :)

    Ti invito a continuare a commentare e, se vuoi, a proporre temi o situazioni in cui fare proseguire il racconto. L'invito è ovviamente rivolto anche a tutti gli utenti del forum! :lol:

    Buona serata
     
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  5. 19mark95
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    carino :-)
     
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    Bellissimo corro subito a leggere il secondo capitolo
     
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    Grazie mille Roby ^_^
     
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    vai avanti....bravo
     
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    IMPORTANT GAY

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    Gentilissimo, WhiteAngel :D è già uscita la seconda parte ;)
     
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    DOLCE GAY

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    Adoro quando la parte più "femminile" di una coppia "fa l'attivo". Inoltre ho trovato scritta molto bene la parte "porno", mentre è un po' troppo barocca e irrealistica la costruzione per i miei gusti. Comunque molto bello, appena riesco leggo il seguito!!! :D
     
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9 replies since 16/11/2014, 02:37   2527 views
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